La morte è la curva della strada

di blackjessamine
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Non ha nido la menzogna



 
 
“Fa male morire?”
 
Remus deve schermarsi il viso con una mano: c’è troppa luce nella sua notte più buia. È una luce che abbaglia, e confonde il sentiero: binari che brillano come code di comete, binari che si sciolgono e piegano fino a formare le radici di alberi che spargono odore di resina e casa.
C’è il ricordo di un colpo di frusta inchiodato nel petto.
Scompare, il dolore, rapido come il singhiozzo affannato di un bimbo.
 
“Fa male morire?”
 
James ha mani che sono solo carezze, mentre si specchia in quel riflesso imperfetto. 
Sono carezze che sollevano il peso del mondo. Carezze che sporcano i polpastrelli di nero rimpianto.
Scompare, il dolore, quando gli occhi della donna che ama rendono perfetto il suo riflesso di carne.
 
“Fa male morire?”
 
Lily ha un vuoto nel ventre che si nutre di luce. 
Mette in fila i sorrisi e incoraggiamenti: diciassette anni pesano come pietre anche oltre la curva della strada. 
Diciassette anni si riempiono con ricordi e rimorsi, con sussurri affidati ai sogni e sospiri struggenti.
Diciassette anni, in una foresta, cominciano ad avere il sapore del ricongiungimento.
Lily vorrebbe cucirsene addosso altri cento.
Scompare, il dolore, in una carezza che resta impigliata sulla punta delle dita.
 
“Fa male morire?”
 
Sirius ha gli occhi spalancati su un mondo d’argento.
Le luci delle stelle non sono mai state abbastanza per scacciare gli incubi.
Le luci delle stelle hanno sempre avuto il riflesso malsano degli occhi di un mostro.
Respirare è sempre stato come annegare.
Oltre il velo, c’è solo risveglio: Sirius si tiene stretta la sua verità.
Scompare, il dolore, assieme a un mondo che non ha più spazio per i brutti sogni.
 
“È più facile e più veloce che addormentarsi”.



 
 

Note:
“Fa male morire?”
[…]
“È più facile e più veloce che addormentarsi”: questo dialogo è tratto dalla scena in cui Harry usa la Pietra della Resurrezione in “Harry Potter e i Doni della Morte”.




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