Message In A Song
Stiamo provando da quasi un’ora, quando la situazione si
trasforma velocemente in un momento di jam session non programmato.
Jim comincia con un ritmo in levare, accompagnato subito
dopo da Bill che intreccia una fluida linea di basso.
Puffy è il terzo a entrare, assestando dei colpi precisi su
grancassa, rullante e piatti.
Rimango impressionato dalla precisione dei miei amici: forse
stiamo davvero migliorando come band, forse non facciamo più tanto schifo come
l’anno scorso.
Sorrido nel riconoscere il brano che i miei amici hanno
cominciato a suonare: non me lo sarei mai aspettato.
Poi arriva Mike, si scaraventa sul microfono e lascia
esplodere la sua voce che riesce a toccare vette impossibili. Riesce a cantare
qualsiasi cosa e a far vibrare le corde del mio cuore.
Sussulto e lo osservo muoversi per la saletta, sembra
animato da una forza invisibile che lo rende affascinante e inquietante allo
stesso tempo.
Roxanne
You don't have to
put on the red light
Those days are
over
You don't have to
sell your body to the night
Sollevo le mani e gli faccio cenno di fermarsi.
Quando la saletta piomba nuovamente nel silenzio, domando:
«E io cosa dovrei suonare? Ci sono brani dei Police che hanno le tastiere,
potremmo farne un altro?»
I quattro si scambiano occhiate perplesse, poi Mike mi
sorride con fare enigmatico. «Beh, tu… sei la nostra musa ispiratrice» commenta
poi.
«Che cazzo dici?» bofonchia Jim stranito.
«Prendete Roxanne e sostituitelo con il nome di
battesimo di questo biondino» prosegue il cantante.
Bill sghignazza e si avvicina al microfono con aria
divertita.
Roswell
You don't have to
wear that dress tonight
Sgrano gli occhi. «Cosa cazzo state dicendo?» protesto.
«Gould, non rubarmi la scena!» blatera Mike, spingendo amichevolmente
il bassista.
«Oh, giusto! Deve farla lui la serenata al suo innamorato»
lo canzona Jim, dando di gomito a Bill.
Avvampo e abbasso lo sguardo, borbottando diverse
imprecazioni tra me. Le relazioni all’interno delle band non vanno mai bene, avrei
dovuto impararlo prima di perdere la testa per il mio cantante.
E forse anche lui avrebbe dovuto evitare di perdere la testa
per me.
«Sei geloso, Martin?» lo provoca Mike, facendosi più vicino
al chitarrista e fronteggiandolo con fare minaccioso.
Jim si stringe nelle spalle e se la ride, scambiando
occhiate complici con Bill e Puffy. «Guardate come se la prende! Ehi, Patton,
non ti facevo così romantico e protettivo! Quasi non ti riconosco più!»
Mike ringhia e continua a fissarlo, ma io attiro nuovamente
l’attenzione di tutti.
«Possiamo piantarla? Grazie! E comunque mi rifiuto di
diventare il vostro fenomeno da baraccone» chiarisco, incrociando le braccia al
petto.
«Andiamo, Roddy, vuoi davvero rovinarci la festa? È un’idea
geniale!» strilla Bill, battendo amichevolmente sulla spalla di Mike.
«Non se ne parla!»
Mike si avvicina a me e mi guarda dritto negli occhi, le sue
iridi sono così scure e calde che mi fanno venir voglia di cadere tra le sue
braccia.
Sento il resto della band sghignazzare: commentano il modo
in cui rimango imbambolato sotto lo sguardo del cantante, ma io non riesco a
farci caso.
«Andiamo, bambolina» mormora Mike, sfiorando appena
il mio braccio sinistro, esattamente dove campeggia il tatuaggio con il logo
dei Freaky Pigs.
Rabbrividisco e inclino leggermente la testa di lato. «Io…»
Quando mi parla in questo modo non so proprio come
comportarmi, non so dirgli di no.
Mike sorride, per poi ghignare soddisfatto e scompigliarmi i
capelli come fa sempre quando siamo in compagnia di altre persone e non gli va
di regalarmi altre effusioni.
«L’hai convinto?» gracchia Puffy, stravaccato sul seggiolino
della sua batteria.
«Certo» replica Mike con ovvietà, stringendosi nelle spalle
e facendo oscillare i lunghi capelli scuri.
«Roddy, ma come sarebbe? Basta che ti guardi e ti tocchi sul
braccio per farti venire nelle mutande?» Bill scoppia a ridere e mi fa
l’occhiolino.
Mike gli molla uno scappellotto per niente amichevole e lo
inchioda con lo sguardo. «Falla finita, idiota. Continuiamo a provare!»
Arrossisco ancora una volta: detesto quando i nostri
compagni di band fanno certe battute su di noi, forse avremmo dovuto tenere
segreta la nostra relazione.
«Patton ha ragione: abbiamo un concerto tra una settimana e
se vogliamo inserire la cover di Roxanne dobbiamo lavorare duro»
concorda Puffy, giocherellando con la grancassa.
Sospiro e mi lascio cadere dietro le tastiere. Siamo così
sfigati che sicuramente l’esibizione andrà malissimo.
I miei compagni di band riprendono a provare e, dopo qualche
battuta, comincio a trovare divertente il fatto che il nome della prostituta
decantata da Sting venga sostituito con il mio nome di battesimo.
Anche perché, quando Mike si lascia scivolare dalle labbra
le lettere che lo compongono, il mio cuore batte più forte; quando i suoi occhi
catturano i miei, il respiro mi si mozza e le guance mi vanno in fiamme.
Sarà dura affrontare il concerto di domenica prossima, me lo
sento.
«Secondo me l’ha fatto apposta» commenta Bill, mentre siamo
seduti con Puffy a un tavolino del chiosco sulla spiaggia in cui suoneremo nel
pomeriggio.
«Eh?»
«A voler fare Roxanne in versione Roswell. Non
fa che provocarti.»
Puffy fa un tiro dalla sua stecca di erba e sorride placido,
rilassandosi ulteriormente sulla sedia in plastica. «Certo che lo provoca, è
così da sempre.»
«O forse vuole dirti qualcosa» insinua ancora Bill,
sorseggiando la sua birra.
Sbatto le palpebre e pesco un cucchiaino di gelato dalla mia
coppetta in cartone che tengo in mano. «Dirmi qualcosa?»
«Pensa al testo. Ti ho amato dal primo momento in cui ti
ho visto… Devo dirti cosa provo, non voglio dividerti con un altro
ragazzo… andiamo, è palese!» prosegue Bill convinto.
«Già!» esclama Puffy, passandosi una mano tra i dreadlocks.
«Non ci avevo pensato.»
Mi sento andare a fuoco. «Ragazzi, così non mi aiutate… non
riuscirò mai ad affrontare il concerto con lucidità se continuate a dire certe
stronzate» farfuglio.
Una goccia di crema cola sui miei pantaloni; impreco e
strappo un fazzolettino dal dispenser posto al centro del tavolo, ripulendomi
in fretta.
Bill e Puffy scoppiano a ridere.
«Che tenero!» esclama il bassista con aria sognante.
«Tu e Patton siete proprio una bella coppia!» aggiunge il
batterista, spegnendo il mozzicone nel posacenere e stiracchiando piano le
braccia.
«Ragazzi, cazzo… mi fate venire l’ansia!» sibilo,
guardandomi attorno.
Saluto qualcuno che conosco, sorrido a qualcun altro; da
quando facciamo dei piccoli live in alcuni locali, abbiamo incontrato nuova
gente e abbiamo guadagnato un discreto seguito. Questo anche perché abbiamo
ampliato il nostro repertorio di cover e siamo migliorati grazie al duro lavoro
dell’ultimo anno.
Noto Mike e Jim che parlottano in piedi vicino alla
balaustra in legno, uno accanto all’altro.
Il cantante incrocia per un secondo il mio sguardo e mi
sorride dolcemente, poi torna a concentrarsi sulla conversazione con il nostro
chitarrista.
Sospiro e incrocio le dita sotto il mento. «Non so come
comportarmi» ammetto.
Puffy si stringe nelle spalle. «Io nel dubbio mangio il tuo
gelato, mi sta venendo una fame chimica incredibile!»
Annuisco. «Fai come ti pare…»
Bill mi appoggia una mano sul braccio e mi strizza l’occhio.
«Su con la vita! Divertiti e basta, poi dopo il concentro potrai indagare su
quali sono le intenzioni di Patton, no?»
«Speriamo che vada tutto bene…»
«Sì, fidati!» borbotta Puffy, già con la faccia dentro la
coppetta di gelato. «Questa roba è buona davvero!»
Scoppio a ridere. «Che porco!»
«Guarda che ci sono degli studi che dimostrano che i
batteristi sono quelli che consumano più energie sul palco, quindi ho il
diritto di mangiare quanto voglio!» si difende Puffy.
«Ehi, Caviglia d’oro, non vantarti troppo!» esclama
Bill, rubandogli la coppetta di mano e alzandosi.
«Oh, cosa fai? Ridammela!»
«Scordatelo!»
Anche Puffy si mette in piedi e comincia a rincorrere Bill
per tutto il chiosco, scatenando le risate e le occhiatacce da parte dei
presenti.
Intanto io sbuffo e alzo gli occhi al cielo. Ho caldo,
vorrei soltanto correre verso la riva e buttarmi in mare, almeno non sarei
costretto a suonare.
Forse ho sbagliato a farmi convincere da Mike con una sola
occhiata, forse lui ha veramente troppo potere su di me.
O forse ho semplicemente paura di scoprire che ha veramente
qualcosa da dirmi.
Il nostro concerto comincia verso le sei e mezza del
pomeriggio; per una band di sfigati come la nostra non c’è la possibilità di
avanzare troppe pretese, in fondo va bene così.
Mi sento inquieto e per questo motivo commetto diversi
errori che non sfuggono ai miei compagni; mi lanciano occhiate interrogative e
incoraggianti, mentre Mike pare sorpreso e incredulo.
Il palco consiste in un semplice angolo del terrazzo che si
affaccia sulla spiaggia, allestito apposta per i gruppi che suonano qui di
tanto in tanto. Stiamo stretti, Mike ha poco spazio per muoversi come fa in
genere, e il sole del tardo pomeriggio ci arriva dritto in faccia.
Il pubblico è poco ma caloroso, i presenti ci regalano
applausi e commenti gridati con entusiasmo. Per lo più sono nostri amici, tra cui
qualche altro studente della scuola di musica che frequentiamo.
Nonostante io indossi soltanto una canottiera rossa e dei
bermuda neri, sto morendo di caldo e sudo come un animale. il punto in cui ci
troviamo, per giunta, è anche riparato dalla lieve brezza che spira sulla
spiaggia, il che complica ulteriormente le cose.
Osservo Mike con la coda dell’occhio: ha addosso una t-shirt
bianca su un paio di pantaloncini in jeans, mentre ai piedi porta le sue
immancabili sneakers verdi portafortuna. È bellissimo con quei capelli scuri e
ribelli che gli incorniciano il volto dai lineamenti marcati.
Canta con il suo solito trasporto, non ha paura di
raggiungere le vette più ardue, per poi lasciarsi ricadere sinuosamente verso
le viscere della Terra. Piccole gocce di sudore gli imperlano la pelle del viso
e delle braccia, il che non fa che mettermi ancora più a disagio.
Concludiamo Highway Star dei Deep Purple e so
esattamente cosa sta per succedere.
Mike, leggermente affannato, parla con disinvoltura al
microfono: «Abbiamo un nuovo brano in scaletta, dedicato a una puttanella
speciale!»
Il cuore mi affonda nel petto e sollevo le mani dai tasti
bianchi e neri. Per fortuna non devo suonare, perché le sento chiaramente
tremare e sudare sui palmi.
Poi sento Jim cominciare con il suo levare di chitarra,
seguito dalla fluidità del basso di Bill e dalla batteria secca e decisa di
Puffy.
Chiudo gli occhi, vorrei tapparmi le orecchie ed estraniarmi
completamente da questo momento, ma non posso farlo. Sono comunque il tastierista
dei Freaky Pigs: un musicista non lascia mai il palco senza un valido motivo o
senza che l’uscita di scena sia programmata.
Poi la sua voce, quella voce che improvvisamente riesce a
carezzarmi e calmarmi anche se mi sento profondamente a disagio.
Roswell
You don't have to
put on the red light
Those days are
over
You don't have to
sell your body to the night
Roswell
You don't have to
wear that dress tonight
Walk the streets for money
You don't care if it's wrong or if it's right
Il mio nome di battesimo scivola sulle mie braccia tese e
sulle mie mani scosse dai tremiti; cosa significa? Mike starà davvero cercando
di dirmi qualcosa?
Una puttanella speciale, è questo che sono io per
lui?
Scuoto appena il capo e non gli tolgo gli occhi di dosso,
mentre le risate e l’entusiasmo del nostro pubblico mi raggiungono.
Roswell
You don't have to
put on the red light
Roswell
You don't have to
put on the red light
Parte il ritornello e io dovrei fare i cori insieme a Bill,
ma non ce la faccio. Sono ipnotizzato da Mike e dal modo in cui si muove, da
come plasma il mio nome per farlo calzare a pennello con la canzone.
Dal modo in cui ogni tanto mi guarda.
È così dolce, i suoi occhi sono caldi e scuri, ma c’è anche
qualcos’altro in quelle iridi penetranti: una scintilla di desiderio, l’ombra
di un’emozione che continua a sfuggirmi e che non so decifrare.
Il cuore sussulta nel petto quando la seconda strofa ha
inizio e il cantante si volta completamente verso di me, inchiodandomi con lo
sguardo.
I loved you since I knew you
I wouldn't talk down to you
I have to tell you just how I feel
I won't share you with another boy
I know my mind is made up
So put away your make-up
Told you once, I won't tell you again
It's a bad way
È un turbinio di emozioni quello che scava nel mio petto e
mi mozza il respiro, quello che rischia di sciogliere il sottile strato di
eyeliner che ho applicato sugli occhi umidi di lacrime.
Roswell!
Ed è un ruggito il mio nome quando lo grida nel microfono,
per poi tornare a darmi le spalle e a sputare le parole in faccia ai presenti.
Ho così tanta voglia di correre ad abbracciarlo che mi fanno
male le braccia a furia di tenerle serrate lungo i fianchi.
Poi una consapevolezza bizzarra e divertente raggiunge la
mia mente.
Scoppio a ridere e scuoto il capo, le ciocche bionde legate
in una coda bassa mi si appiccicano sulle spalle.
Bill, hai sbagliato tutto: Mike non ha bisogno di
toccarmi per farmi eccitare.
«Coraggio!» Bill mi dà di gomito, tenendo lo sguardo fisso
su Mike che chiacchiera con un paio di ragazze al bancone del bar.
Mi mordo una pellicina sull’unghia del pollice destro e
scrollo il capo. «Mmh» farfuglio.
«Che fai, ora mi diventi timido? Cristo, quanto cazzo voleva
sbatterti Patton mentre cantava quella canzone!» prosegue il bassista,
utilizzando la sua solita delicatezza.
Puffy sghignazza e gli circonda le spalle con un braccio.
«Perché sei sempre così stronzo? Guarda che Roddy è una bambolina,
rischi di scandalizzarlo!»
«La volete piantare?» abbaio stizzito.
«No, una puttanella speciale! Attento a come parli,
Puffy, usa le parole giuste!»
«Fottetevi» sibilo, incrociando le braccia al petto.
Bill mi regala un abbraccio da orso. «Dai, piccolo, guarda
che lo sanno tutti che voi due fate coppia. Non c’è niente di male se vai da
lui e gli chiedi di parlare di questa storia della canzone» tenta di
rassicurarmi.
«Ha ragione, vai da lui! Non aspetta altro! Non vedi come si
annoia con quelle due sventole? A loro possiamo pensare noi!» scherza Puffy.
«Ehi, che si dice?» Jim si affianca a me e sorride appena,
regalando a tutti e tre un cenno.
«Mah, niente… stiamo convincendo la puttanella speciale
ad andare dal suo protettore» se ne esce candidamente Bill, tirandomi appena i
capelli.
«Ma la vuoi smettere? Sei davvero insopportabile!» gracchio,
schiaffeggiandolo sulla mano.
«Io posso distrarre quelle due pollastrelle che lo stanno
importunando» commenta serio Jim.
«Ehi, una la lasci a me! Ho avuto prima io quest’idea!»
protesta Puffy.
«Bene, e io lo trascino da Patton» conclude Bill,
afferrandomi per un polso.
Prima che possa rendermene conto, stiamo già raggiungendo il
bancone del bar.
Non vedo l’ora di uscire da questo forno fatto di legno e
sudore umano, fa talmente caldo che ho ancora più voglia di buttarmi in acqua e
sgombrare la mente.
«Ecco a te, Patton!» strilla il bassista, spingendomi quasi
addosso a Mike. «Ti ho riportato il tuo innamorato!»
Il cantante smette improvvisamente di prestare attenzione
alle due ragazze che gli stazionano accanto, e subito Puffy e Jim ne
approfittano per attaccare bottone e offrir loro qualcosa da bere.
«Facciamo due passi sulla spiaggia? Sto morendo di caldo»
propongo a Mike, scrollandomi Bill di dosso.
Il bassista scoppia a ridere e raggiunge un gruppetto di
amici poco distante.
Mike sorride e mi precede fuori dal chiosco; cammino dietro
di lui sulla passerella in legno e lo seguo giù per i pochi gradini che portano
alla spiaggia.
La sabbia è sottile e dura sotto le suole delle scarpe da
ginnastica, almeno i nostri passi non affondano completamente.
Io e Mike ci accostiamo alla riva e la troviamo deserta.
Ormai il sole sta tramontando e proietta riflessi aranciati sulla superficie
calma e rassicurante del mare. È raro che l’Oceano sia così quieto, è una di
quelle giornate in cui anche le onde sembrano essersi rilassate e prese una
pausa dal solito rumoroso sciabordare.
Mike si siede sulla sabbia e batte accanto a sé per
invitarmi a fare lo stesso. Con il cuore a mille, mi accomodo al suo fianco e
rimango a osservare la distesa d’acqua salata di fronte a me.
I nostri corpi si sfiorano appena, è così bello quando siamo
così vicini e non abbiamo bisogno di parlare per capire che stiamo bene
insieme.
«L’hai fatto apposta?» spezzo il silenzio dopo un po’,
disegnando con le dita sulla sabbia.
«A fare cosa?»
Tengo gli occhi sui granelli dorati e mi accorgo che ho
scritto il nome della nostra band. «A insistere per cantare quella canzone dei
Police» mormoro, cancellando con il palmo le linee appena tracciate.
«Forse…» ammette Mike.
Avverto il suo braccio destro avvolgermi la vita e sussulto
appena. Mi faccio più vicino a lui e lo abbraccio a mia volta, appoggiando la
guancia sul suo petto.
Mike mi accarezza il fianco con movimenti leggeri,
lasciandomi un bacio tra i capelli umidi di sudore.
Rido. «Ehi, puzzano un sacco. Non vedo l’ora di farmi una
doccia» commento.
«Non me ne frega niente.»
Lo dice in un modo così sicuro, così naturale, da farmi
rabbrividire.
«E cosa volevi dirmi?» indago, tenendo a mente le parole di
Bill. È vero che il bassista è fin troppo schietto e sboccato, ma non ha tutti
i torti. «Volevi che capissi che sono la tua puttanella speciale?»
«Più o meno.»
«E basta? Sono solo questo?»
Mike porta la mano sinistra sotto il mio mento e lo solleva,
fino a costringere i nostri occhi a incrociarsi. «Che dici, bambolina?»
«Non lo so, io…»
«Il testo della canzone dice un sacco di altre cose. E poi
il tuo nome ci sta davvero bene» mormora, carezzandomi piano una guancia.
«Non ti piace quando mi trucco un po’ gli occhi?» chiedo
divertito.
Lui sbuffa. «Che idiota…»
«Dai, sul serio!»
Mike mi bacia sulla tempia. «Non dire stronzate, Roddy.
Certo che mi piace.»
Ci rifletto un po’ su. «Allora… non vuoi condividermi con un
altro ragazzo?»
Mike assottiglia lo sguardo, si fa mortalmente serio. «Esatto.
Neanche per idea.» Rafforza la presa sul mio fianco, è così possessivo che mi
viene quasi da ridere perché non l’ho mai visto così determinato.
«Sei dolce» sussurro, abbracciandolo più stretto.
«Io non sono dolce, sono Patton» scherza, insinuando le dita
tra i miei capelli fino a raggiungere l’elastico che li tiene legati. «So che
hai caldo, ma mi piaci di più così.» Detto questo, li scioglie e vi affonda maggiormente
i polpastrelli, grattando appena la cute della mia nuca.
Rovescio appena il capo all’indietro e vado incontro a
quelle carezze meravigliose, così lui ne approfitta per chinarsi a tracciare
con le labbra la curva del mio collo.
Sospiro estasiato e mi abbandono completamente tra le sue
braccia: aspettavo da ore che arrivasse quel momento, quello in cui saremmo
stati solo noi due e io mi sarei potuto rifugiare contro il suo petto e
immergere nel suo odore forte e mascolino.
«E poi?» biascico, socchiudendo appena le palpebre. «Vuoi
dirmi qualcos’altro?»
Lo sento ridacchiare contro il mio orecchio, per poi
mordicchiarne appena il lobo. «Quanto sei curioso…»
Mi aggrappo alle sue spalle e faccio leva per potermi
sistemare a cavalcioni su di lui. I nostri occhi si incrociano e Mike fa
aderire la sua fronte contro la mia.
«Dai, dimmelo» lo imploro in tono lamentoso, circondandogli
il collo con le braccia e giocherellando con qualche ciocca dei suoi capelli.
«Te l’ho già detto.» Mi serra tra le braccia e mi stringe
forte al petto. «Lo sai…»
«Che mi ami da sempre?» azzardo. Lo conosco, non potrebbe
mai dirmelo esplicitamente, ma sento ogni suo sentimento incresparmi la pelle
che lui sfiora appena con le dita.
«Roddy…»
«E che avevi bisogno di dirmelo ma non sapevi come fare?»
proseguo, appoggiando il mento sulla sua spalla.
Lo sento sospirare. «Dai, lo sai…»
Lo tengo più forte contro di me e gli lascio un piccolo
morso sul collo. «Che tenero che sei… non me lo sarei mai aspettato da te. Ehi,
Mike?»
Mi scosto da lui e cerco i suoi occhi scuri e bellissimi,
sui quali si infrangono gli ultimi raggi di sole. Sbatte appena le palpebre e
mi fissa leggermente smarrito.
«Grazie» mormoro, catturando le sue labbra in un dolce
bacio.
Lui fa per approfondirlo, quando in lontananza sento delle
grida e dei fischi che mi riscuotono; aggrotto la fronte e mi allontano appena
da Mike, sbirciando alle sue spalle.
È solo allora che noto Bill, Puffy e Jim che ci indicano e
sghignazzano tra loro.
Scambio un’occhiata con Mike ed entrambi scoppiamo a ridere.
«Sai una cosa? Che si fottano! Vieni qui» conclude il
cantante, stendendosi supino e trascinandomi su di sé.
Mi abbraccia e mi fa posare il capo sul suo petto
accogliente; sento ancora le voci dei nostri compagni di band, ma non importa.
Non importa neanche quando quei tre idioti si avvicinano a noi e si lasciano
cadere al nostro fianco.
«Ehi, coppietta felice, avete risolto? Possiamo stare qui o
volete darci dentro?» se ne esce Bill, cadendo a peso morto alla nostra
sinistra.
Gli mollo un calcio che lo colpisce sulla gamba e rido.
«Coglione! Beh, siete andati in bianco con le pollastrelle?» li canzono,
notando che Jim si sdraia accanto a Bill e Puffy si sistema alla nostra destra.
«Volevano soltanto Mike, che palle!» si lamenta il
batterista, incrociando le braccia dietro la testa.
Il cantante continua ad accarezzarmi i capelli e a tenermi
stretto a sé, ma io non mi sento affatto in imbarazzo; sto così bene in questo
momento, con la leggera brezza ad accarezzarmi, mentre me ne sto tra le braccia
del ragazzo che amo e insieme ai miei amici e compagni di band.
«Mike non è disponibile» gracchio, avvertendo una nota
isterica nella mia stessa voce.
Il mio ragazzo si muove appena sotto di me e mi prende
meglio tra le braccia, sbadigliando rumorosamente.
«Uh, geloso?» mi punzecchia Bill.
«Sì, e allora?» replico piccato.
«Abbiamo cercato di negoziare, capite? Abbiamo spiegato che
Mike è impegnato con un’altra bambolina! E abbiamo anche detto che noi passiamo
dargli molto di più» prosegue Jim.
«E non vi hanno voluto lo stesso?» si informa Mike
divertito.
«No, hanno detto che tu sei così sexy… e che noi non
possiamo competere!» aggiunge Puffy.
«Ci hanno anche pregato di proporti una cosa a tre» conclude
il chitarrista, sospirando teatralmente.
Sbuffo. «Ah, interessante… che troie.»
Mike stringe nel pugno una ciocca dei miei capelli e la tira
appena. «Smettila» mi ammonisce piano.
«Beh, sai che c’è? Nemmeno io voglio dividerti con qualcun
altro!» esclamo.
Bill scoppia a ridere e si allunga per scompigliarmi i
capelli. «Non corri mica il rischio, piccolo! Non c’è nessuno che questo qui
desidera più di te, chiaro?»
«Giù le mani» ringhia Mike.
Bill rotola su un fianco e molla una gomitata a Jim. «Visto?
Che ti dicevo?»
Tutti scoppiano a ridere e io tento di protestare, ma alla
fine mi lascio contagiare dall’ilarità generale.
«Abbiamo suonato bene oggi, vero?» indaga Mike.
«Ma sì, dai, non possiamo lamentarci…» corcorda Jim.
Sorrido. «Prima o poi dovremo cambiare nome, perché non
saremo più tanto sfigati!»
«Ma saremo sempre dei maiali schifosi» grida Bill, mollando
un calcio a Jim.
A quel punto il chitarrista impreca e in poco tempo i due
cominciano a rotolarsi e azzuffarsi sulla sabbia.
Puffy si puntella su un gomito e li osserva con fare
annoiato. «Roddy, mi sa che il nome rimarrà sempre lo stesso. È perfetto per
quell’idiota di Gould: è uno sfigato porco attaccabrighe!»
Mike ridacchia e porta le dita sulla mia guancia. «Attento a
non farti sentire, altrimenti lascerà in pace Jim e se la prenderà con te!»
«Spero di no, ne ho avuto abbastanza questo pomeriggio
quando ho dovuto rincorrerlo per riprendermi la coppetta di gelato che Roddy ha
regalato a me!»
Scoppio a ridere e continuo a osservare divertito Bill e Jim
che fanno la lotta come due bambini, bestemmiando e insultandosi con veemenza;
intanto sono rilassato e tranquillo contro il corpo di Mike e sotto le sue
dolci carezze.
È proprio in quel momento che mi accorgo che non è mai stato
così affettuoso con me in pubblico. Certo, siamo soltanto noi della band e non
è un segreto che stiamo insieme, però Mike non si era mai comportato così
nemmeno di fronte ai nostri compagni di gruppo, né tantomeno in un luogo in cui
chiunque potesse vederci.
Forse il messaggio più importante era proprio questo,
nascosto tra le righe della canzone e tra l’ironia che ha portato a sostituire Roxanne
con Roswell.
Tra il casino che stanno facendo Bill e Jim e le risate di
Puffy, sollevo il capo e cerco per un istante gli occhi di Mike, trovandoli
caldi e bellissimi.
«Adesso ho capito» sussurro. Poi mi accosto al suo orecchio
e proseguo: «Anche io ti amo da sempre».
Sento Mike rabbrividire sotto di me e sono così felice, così
sereno, in pace.
«Ehi, gente! Chi ha voglia di una pizza?» propone Puffy,
mettendosi a sedere.
«Buona idea!» strilla Bill, lasciando andare Jim e scattando
in piedi.
«Offro io, ma a una condizione.»
Io e Mike ci mettiamo a sedere e lanciamo a Puffy
un’occhiata dubbiosa.
«Sarebbe?» domanda Jim.
«Aiutatemi a smontare la batteria!»
«Col cazzo!» protesta Bill, cominciando a correre nuovamente
verso il chiosco.
Puffy grugnisce e parte al suo inseguimento, gridando: «Dove
credi di andare? Brutto stronzo, non credere che ti lascerò andare via senza
avermi aiutato!»
«Sì, Caviglia d’oro, continua a sognare!»
Mike mi accarezza piano il collo, scostando i capelli ancora
sudati.
Rabbrividisco appena e gli sorrido, poi guardo Jim che tiene
gli occhi fissi su batterista e bassista che corrono come forsennati sulla
spiaggia.
«Andiamo ad aiutare Puffy, dai» dice infine Mike, mettendosi
rapidamente in piedi.
Lo imito e insieme ci incamminiamo nuovamente verso il
chiosco.
«Ricordatemi perché mi sono azzuffato con quel deficiente»
borbotta Jim.
Scoppiamo a ridere e raggiungiamo in fretta i nostri amici.
Non vedo l’ora che la serata continui: tutti insieme siamo
capaci di divertirci sempre un sacco.
Prima di entrare nel chiosco, afferro Mike per il polso
sinistro e lo osservo per un attimo.
Lui ricambia la mia occhiata e mi sfiora appena la guancia
con la mano destra.
È così dolce e delicato, sa sempre come scuotermi fin nel
profondo con un piccolo gesto.
Le sue labbra si incurvano in un lieve sorriso, mettendo
appena in mostra le fossette che tanto amo. «Per me ci sei solo tu, bambolina.»
Detto questo, si volta e si avvicina al resto della band.
Rimango spiazzato per un attimo, poi sbatto le ciglia e noto
che Bill sta cercando di attirare la mia attenzione.
Forse sto sognando, non ne sono certo. Però il cuore mi
batte così forte e mi sento scoppiare di gioia.
Infine mi decido a muovermi e mi affianco a Bill, il quale
ha ben pensato di smontare le mie tastiere pur di non aiutare Puffy.
«Allora? Siete più affiatati che mai, vedo…» sibila il
bassista.
«Sì. MI ha detto che per lui ci sono solo io, ti rendi conto?»
«Cazzo, qui le cose si fanno davvero serie! Se vi serve un
testimone di nozze, io sono qui!»
«Abbassa la voce, idiota!» lo ammonisco, guardandomi
intorno.
«Dai, non essere così pudico. Se stanotte ve la spassate,
voglio i dettagli, okay? In fondo è anche merito mio se…»
Lo guardo dritto negli occhi e mi faccio serio. «Non te li
dirò mai!»
Lui sospira e scuote il capo. «Che puttanella ingrata che
sei…»
«Prova a ripeterlo!» strillo.
«Ehi, voi due! Vi date una mossa o no? Io ho fame!» ci
interrompe Puffy.
Io e Bill scoppiamo a ridere e riprendiamo a sistemare la
mia attrezzatura.
In fondo questo concerto è andato meglio di quanto mi
aspettassi.
♥ ♥
♥
Ciao a tutti e bentornati nella mia serie dedicata al
FreakyPigs!AU ^^
Oddio, voi non avete idea di quanto io mi sia divertita a
scrivere questa storia! Insomma, infilare i ragazzi dei Faith No More in questo
universo in cui sono una band di sfigati formata da ragazzini che studiano in
una scuola di musica è veramente troppo bello!
Poi sono così giovani, ingenui se vogliamo, così spensierati
e terribilmente CRETINI *___*
Specialmente Bill AHAHAHAHAH XD
Mi ha ucciso tutti i neuroni, il suo ruolo in questa storia
mi ha veramente piegato dal ridere :D
Ho voluto inserire tutti i ragazzi in questa storia perché
in realtà la serie dedicata ai Freaky Pigs è nata anche per dare spazio a tutti
e cinque i componenti della band, rispettando la “formazione d’oro” che vide i
FNM dalla fine dell’88 fino al ’93, quando poi Jim non fu più un membro della
formazione ^^
Piccole note, ma essendo un AU non sono neanche tanto
necessarie in realtà XD: il nomignolo “Caviglia d’oro” che viene affibbiato a
Puffy nasce da scleri/vaneggi miei e di Soul, secondo i quali Puffy ha la
caviglia d’oro per il suo modo fenomenale di giocare letteralmente con la
grancassa della sua batteria; sarà anche frutto di un trip mentale, ma che lui
sia bravo a gestire i pedali non è certo una nostra invenzione ^^
Poi, “bambolina” è un modo che Mike usa sempre per chiamare
Roddy in questo particolare AU, ormai fa parte del loro rapporto!
Anche il tatuaggio che Roddy ha sul braccio sinistro, quello
che rappresenta il logo dei Freaky Pigs, è parte integrante di questa serie e
deriva da un sogno che ho fatto tempo fa; ho inserito esattamente la descrizione
di Roddy come l’ho visto in sogno nella flash Shivers.
Di questa serie fa parte anche il particolare di Roddy che
usa applicare l’eyeliner e che ha gli occhi azzurri, dato che nel mio sogno
erano proprio così ^^
Il logo che trovate sotto il titolo l’ho creato io ed è lo
stesso che Roddy ha tatuato sul braccio!
Anche la “storpiatura” della canzone dei Police deriva da un
delirio tra me e Soul, figuriamoci se poteva essere diversamente! XD
Qui i link per ascoltare le canzoni che ho citato nel testo:
The Police – Roxanne
Deep Purple – Highway Star
Inoltre, il titolo della storia si rifà alla canzone Message
In A Bottle sempre dei Police :)
Ultima nota: lo scambio di battute tra Roddy e Mike («Sei
dolce.» | «Io non sono dolce, sono Patton.») è un piccolo regalino per la mia
carissima Sabriel! Tu SAI perché AHAHAHAHAHAH XD
E niente, la chiudo qui e vi ringrazio per aver letto e se
deciderete di lasciare un piccolo commento :3
Alla prossima ♥
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