Napoleon tende l’arco e incocca una nuova freccia;
la prima è una ferita aperta in un tronco e una scia rosso sangue
sulla guancia di una guardia del Re. «Signori, questa è
un’imboscata; evitiamo la parte in cui voi estraete le spade e io
sudo per uccidervi e, da bravi, consegnateci l’oro.»
Nessuno lo chiede, ma davanti agli sguardi basiti
delle guardie si sente in dovere di presentarsi con un inchino «Per
chi ancora avesse dubbi, potete chiamarmi Napoleon Solo, Principe
dei Ladri, a capo dell’allegra brigata della foresta di Sherwood, e
lui…» con un cenno del capo e il languore d’un sorriso, ch’è la
culla di notti di fuoco e sogni di carne, ammicca verso Illya «è
Little John.»
Il sospiro di Illya è un grugnito feroce; serra la
presa al bastone e trattiene il colpo – la giornata è lunga e
Napoleon, di certo, gli darà altre ragioni per appenderlo al muro,
figurativamente, letteralmente e, forse, anche sessualmente.
«Cambia il tuo nome quante volte ti pare, Loksley, ma non toccare il
mio.»
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