Quel pomeriggio, quindici persone erano riunite attorno a un ampio
tavolo color della pece, ricoperto di vetro, nello studio di un notaio.
Singhiozzavano tutti, meno la più giovane del gruppo, una
ventiduenne afroamericana piuttosto robusta il cui ventre cominciava ad
essere pesante. Tuttavia l'atmosfera della stanza la infastidiva. E non
solo a causa dei sette orologi ticchettanti sparsi per la stanza... era
l'unica a sentirli?
”Quest'uomo ha davvero un atroce gusto per gli arredi! Ma a
parte questo... stanno facendo scena o sono inconsolabili
davvero?” si chiese guardandosi intorno furtivamente. Aveva
attirato sufficientemente l'attenzione dei proprio parenti in
quell'ultimo periodo. “Oltre il primo grado, e a volte
neanche, i parenti sono solo un covo di serpi... ma almeno le serpi non
hanno la parola, né sanno lacrimare... o almeno credo...
Qualcuno che conosco sicuramente saprebbe dirmelo.”
sospirò il più sommessamente possibile mentre
osservava un fiore di plastica decorativo di colore rosso.
“Quasi non lo conoscevo lo zio Amos, sono qui per i soldi...
come tutti...” era l'unico suo familiare che conosceva ad
essere riuscito ad arricchirsi, la bellezza di novantatré
anni aveva. I nipoti avevano fatto praticamente a gara per accudire il
vecchio sperando di ingraziarselo e ottenere una buona parte
dell'eredità. Ora era bello che morto e tutti erano curiosi
di vedere se i loro sforzi avevano avuto successo, solo il documento
che il notaio si apprestava a leggere poteva dirlo.
In realtà Leshawna non ci aveva neanche provato a stare a
presso al vecchio. Del resto lui che aveva fatto per lei e la sua
famiglia? Assolutamente nulla... Vivevano in un quartiere povero e
malfamato e neanche gli altri presenti nella stanza avevano avuto vita
facile, anche per questo si erano organizzati per assistere lo zio
cercando la sua simpatia e i suoi soldi. Chi avrebbe avuto
più successo si sarebbe assicurato più soldi, se
avessero condiviso equamente, la ricompensa sarebbe stata magra per
tutti.
Anche se non aveva fatto granchè, Leshawna, magari era stata
presa in simpatia dallo zio e l'uomo le aveva lasciato qualcosa...
questa speranza aveva spinto la ragazza a sospendere il suo periodo di
latitanza per presentarsi alla lettura del testamento.
-“Io, il sottoscritto Amos Nansy, ancora in possesso delle
mie facoltà mentali, lascio tutti i miei
beni a mia moglie...”-
cominciò a leggere il notaio e dovette fermarsi a causa dei
rumori di sottofondo.
I singhiozzi e i tristi lamenti si erano improvvisamente fermati,
nipoti e pronipoti cominciarono a confrontarsi fra loro allarmati:
“Moglie?! Quale moglie?!” “Ma la zia
è morta trentanni fa! Mi sa che tanto in possesso delle sue
facoltà mentali, lo zio, non era!”
“Bisogna annullare il documento e spartirci equamente soldi e
beni...” “MA CHE STATE DICENDO?! EQUAMENTE?! DOPO
TUTTI QUEGLI ANNI CHE SONO STATO AD ACCUDIRE IL VECCHIO ASPETTANDO CHE
SCHIATTASSE?!”
-E-Eh... s-stavo dicendo...- continuò il notaio con voce
tremolante. -”Mia moglie, la signora Angelise...”-
com'era prevedibile fu interrotto nuovamente:
“ANGELISE?! MA E' LA BADANTE! PUR DI NON LASCIARCI NULLA SI
E' SPOSATO A QUELLA!” “Hai capito il vecchio
porco...” “QUANDO CAZZO SI SONO SPOSATI?!”
Leshawna non era particolarmente delusa, né dal testamento,
né dal comportamento dei familiari. Forse l'avrebbe pure
trovato ironicamente divertente in un'altra situazione, ma in quel
momento non poteva importargliene meno, aveva solo
voglia di uscire di lì. Si sentiva innaturalmente
suscettibile, eppure non mai stata realmente sensibile alle situazioni
caotiche... Anche se potendo avrebbe distrutto ad uno ad uno quegli
stramaledetti orologi davanti ad un notaio piangente, ma impotente che
la supplicava in ginocchio! Come faceva ad udirli nonostante tutto il
chiasso del suo parentame?!
“Detesto questa instabilità emotiva!”
-Ehm, ehm...- richiamò l'attenzione il notaio.
“Ma perchè insiste nel continuare?” si
chiese Leshawna “Non c'è più nulla di
quel pezzo di carta che possa interessare...”
-“Alla mia cara nipotina che non ricordo di aver mai visto
prima di un mese fa, ma che ho apprezzato per non aver cercato di farmi
simpatia nella speranza di assicurarsi parte dell'eredità (a
differenza di diverse sanguisughe che mi sono state col fiato sul collo
negli ultimi anni) lascio una scatola rompicapo che si trova sotto il
mio letto, certo che il suo amico l'apprezzerà. Per
sdebitarmi con lei di aver permesso il mio matrimonio sacrificando il
suo giorno.” Eh..- lesse un po' perplesso il notaio. Nel
mentre i clienti discutevano fra loro poco pacificamente per cercare di
capire cosa fosse successo. -Allora... Se non è scritto il
nome della donna, come dovrei capire a chi si riferisce?- Nel frattempo
i clienti sembravano essere giunti alla loro conclusione, peccato che
la colpevole si fosse dileguata...
-Ah, ecco il nome, eccolo...- disse fra sé e sé
il notaio. -Leshawna Gardner...-
-Ah, vecchio di merda!- si sfogò Leshawna al telefono,
parlando con la cugina mentre si nascondeva in macchina da altri cugini
furiosi. -Quindi è così che sono andate le
cose...-
-Mi dispiace, ma lasciatelo dire... hai fatto un macello.-
sospirò Leshaniqua. La cuginetta piccola non rispose.
-Comunque, inutile piangere sul latte versato! Quindi... che hai
intenzione di fare?-
-Penso che me ne starò per conto mio ancora per un po'...-
confessò Leshawna. -Ma ci vedremo presto, contaci!- rise
nervosamente.
Leshawna sospirò, poi si preparò per fare questa
seconda telefonata.
“Forse non dovrei dispiacermi più di tanto se non
mi risponde...” si disse mentre attendeva.
“Perchè diavolo non mi sta rispondendo?!”
-...Leshawna?- rispose una voce insicura.
-Ehi! T..t...- “Non posso chiamarlo tesoro...”
-Harold... ciao...- “Perfetto... Come glielo chiedo ora?
Perchè non ho l'abitudine di preparami i discorsi
prima?” in quel momento i suoi istinto e capacità
di improvvisazione sembravano essere ancora latitanti.
-Sei in salute?- si limitò a domandare Harold.
-Beh... direi di sì.-
-...Bene.- fu un veloce e difficilmente percettibile sussurro, quasi
Leshawna si sarebbe potuta domandare se l'aveva sentito davvero. Poi la
telefonata si chiuse.
-...Che?- sussurrò incredula. -Stiamo scherzando?-
ripetè la telefonata.
-Sì?- rispose Harold scocciato. Inaspettatamente
bastò per avere un impatto eccessivo sulla ragazza, si
sentiva davvero scoraggiata.
“Mah... che mi prende?” si chiese lei,
massaggiandosi le tempie.
-Ehi? Sei... ancora lì?- domandò Harold.
-Niente, lasciamo perdere!-
-...Cosa?-
questa volta fu Leshawna a riattaccare.
Inclinò la testa verso l'alto e osservò
pensierosa il tetto dell'auto mentre stava accovacciata fra i sedili.
“Gli ho richiamato solo per poter essere io a riattaccare?
Sul serio?” il telefono squillò. Leshawna lo
guardò esasperata. “Se ha richiamato solo per
poter essere lui a riattaccare per ultimo, vado lì e gli
spezzo quel piccolo, pallido collo!” si calmò un
attimo, prima di rispondere. “E' la
pancia a parlare, non io...”
-Qual è il problema, perchè mi hai chiamato?-
chiese Harold. -Q-qualcosa n-non è... andato a buon fine?-
domandò atterrito.
-No! La gravidanza procede tranquillamente...- sospirò.
-Ma...-
-Ma?!-
-Non c'entra ma è successa una cosa di cui vorrei
parlarti...-
-Va bene...- rispose apparentemente più calmo.
-Ecco... Hai presente il giorno in cui non mi sono presentata al
matrimonio?- chiese nervosa.
-Stai scherzando?!- Harold cominciava a sentirsi preso in giro.
-Beh, visto che non ci siamo sposati noi, un mio vecchio zio, ne ha
approfittato per sposarsi lui con la sua badante... il vecchio porco ha
ben pensato di crepare lasciando tutto in eredità alla
moglie... e niente... i miei familiari non l'hanno presa proprio
benissimo e ci ritengono responsabili...-
-Hanno anche ragione... e poi, non mi sembra il caso di giudicare tuo
zio così alla leggera. Era un uomo a cui restava poco da
vivere e che sentiva la sua ora che si avvicinava, un...- Leshawna lo
interruppe.
-Lo dici solo per darmi contro?- chiese nervosa.
-Eh... sì e no... Volevi solo sfogarti con me?-
-No...- Leshawna deglutì. -Senti... dopo non essermi
presentata al matrimonio non sono sparita solo per te...-
-Lo so, io e tua cugina eravamo preoccupatissimi! Ok, n-non volevi
sposarmi...- si bloccò un attimo. -Certo, magari avvertirmi
prima! Ma come ti è venuto in mente di scomparire in quel
modo?!-
-Non ce la facevo più, stavo soffocando!- si
sfogò. La madre di lei aveva fatto loro pressione
affinché si sposassero anche per questioni religiose
“Mentre lei si è sposata quando avevo
già otto anni... da che pulpito... tutta 'sta fissa
religiosa ora le è venuta...” Harold si era
adattato con naturalezza alla situazione lasciandola indietro... lei
poco lucidamente aveva aspettato fino all'ultimo per poi scappare.
-Dopo che non avevo avuto il coraggio di sposarmi non ho avuto nemmeno
quello di affrontare la mia famiglia, non sono più riuscita
a rimane lucida così...- sentì Harold sospirare.
Non sapeva cosa significasse ma nel dubbio si incazzò. -Non
ce la facevo con gli studi prima, figuriamoci ora, non sono riuscita a
trovarmi un lavoro e mi ritrovo in questa situazione... non riesco
neanche a sposarmi, qualunque disperata sembra farcela!-
-Già... per sposare me bisogna essere davvero disperate...-
-N-non volevo dire questo, lo sai!-
-No, che non lo so...- sospirò il ragazzo -N-non so nulla,
n-non ho idea di cosa... tu pensi... Lascia perdere...-
-Non volevo ferirti, dico sul serio...-
-Ok... ti credo...- si limitò a risponderle piuttosto
rassegnato.
-Sono una stupida... Sai, in teoria ero quella intelligente della
famiglia e invece mi sono ritrovata a fallire in tutto... con un
bambino in arrivo da crescere, non so come, da sola!- “Non mi
sento neanche tanto bendisposta nei suoi confronti al momento... Se lo
dessi a qualcun altro? Forse gli farei anche un favore...”
-Sì, hai sentito bene! I miei familiari mi hanno sempre
considerata molto intelligente e avevano delle buone aspettative per
me... immagino che per te sia assurdo ma, apparentemente era
così!- rise nervosamente.
-In modo differente da me, ma sei molto intelligente e non ne ho mai
dubitato...- chiarì Harold. -Perchè senti il
bisogno di essere sulla difensiva?- chiese profondamente infastidito.
-Lascia perdere... Sono sulla difensiva nei confronti di chiunque,
è un casino... sarà una questione di ormoni.-
-Sei anche esaurita di tuo negli ultimi tempi...-
-Ah, grazie! Davvero consolante!-
-Guarda che non intendevo... forse non avrei dovuto scegliere il
termine esaurita...-
-Lo so, lo so...- lo interruppe -Beh, certo... se sono particolarmente
intelligente e sono finita così, gli altri che ce la fanno
cosa sono? Geni?- chiese infastidita.
-Indipendentemente dall'intelligenza e il rendimento scolastico, capita
che finita la scuola ed entrati nel mondo degli adulti ci si ritrovi
completamente spaesati magari per cause esterne. Forse dovremmo... eh,
dovresti individuare la tua e...-
-Mi sembra inutile a questo punto, no?- lo interruppe di nuovo.
-Quindi... posso rimanere da te per un po'?- decise di sganciare quella
bomba senza prepararlo ulteriormente, continuando a temporeggiare non
sarebbe più riuscita a chiederglielo.
-Cosa?!-
-Beh, ho accidentalmente fatto in modo che mio zio non lasciasse niente
ai miei familiari... vorranno la mia testa... e in ogni caso non ho
tutta questa voglia di averci a che fare ora. D'altra parte non mi va
di approfittare ulteriormente dell'ospitalità di Gwen...-
-Ah, quindi eri da lei...- si sentiva un idiota a non averci pensato.
-Comunque, fammi capire...- sospirò. -Mi abbandoni
all'altare, ma torni per chiedermi aiuto... sai, mi sento leggermente
usato e preso per i fondelli...-
-Ok, fa finta che non abbia detto nulla, allora! Farei volentieri a
meno di...-
-Ti aiuterò, non posso lasciarti sola in questa situazione,
è anche una mia responsabilità.-
puntualizzò -Ma avrei perlomeno il diritto di lamentarmi
fino a prova contraria, no?-
Una parte di lei provava quasi un bisogno irrazionale di litigare anche
se non aveva torto, ma provò a sopprimerla. -Farei
volentieri a meno di sfruttarti, dico sul serio, ma...-
-In questo momento hai bisogno di aiuto, è inutile che ti
faccia problemi chiederlo e suppongo sia naturale tu ti rivolga a
me...- riflettè Harold. -Certo, gravidanza a parte, sono
problemi che avresti potuto evitare con la tua famiglia chiarendo dal
principio che non avevi intenzione di sposarmi...- sentì il
bisogno di specificare nuovamente. -Però anche per il
bambino, se io non fossi intenzionato a darti una mano spontaneamente,
potresti sempre cercare qualche appiglio legale per costringermi,
quindi da quel punto di vista, stai tranquilla.-
-Hai... davvero uno strano modo di rassicurarmi...- involontariamente
sorrise. -Ma non farei mai una cosa del genere... inoltre i soldi per
l'avvocato?-
-Per tua fortuna ti aiuterò per il bambino a prescindere.-
affermò Harold senza slanci di alcun tipo. -Ripeto,
è anche una mia responsabilità...-
Leshawna si sentiva irritata. -Grazie...-
-Li hai fatti i controlli? Sappiamo di che sesso è?
È il terzo mese, dovrebbe essere visibile.-
domandò interessato.
-E' l'ultima cosa a cui volevo pensare sinceramente, sai?-
sbirciò dal finestrino per assicurasi che non ci fosse
più nessuno in giro. -Quindi, sto venendo da te ora o hai
bisogno di prepararti o qualcosa del genere?- cambiò
volentieri discorso.
-Puoi passare da mia sorella così ti do le chiavi
dell'appartamento.-
-Eh? Perchè sei da Celia?-
-Ho deciso di rimanere da lei per un po'... non faccio la sanguisuga
ovviamente.- chiarì con una punta di orgoglio. -L'aiuto con
la casa e con il bambino. Lei e il marito hanno molto lavoro
ultimamente e non ci sono quasi mai... Riff ha già quattro
anni, sai? Da non credere, mi sembra ieri che è nato!- era
la prima volta da quando avevano cominciato a parlare che aveva un tono
così leggero. Non sapeva se si sentiva rassicurata o
inquieta. Una parte di lei non riusciva a non sentirsi infastidita dal
fatto che si trovasse facilmente a suo agio in un contesto domestico...
anche se era sollevata di sentirlo più tranquillo.
-E riesci a studiare lì? Dovesti laurearti quest'anno se non
sbaglio...- cambiò nuovamente discorso.
-Ho voluto staccare un po' non... non riuscivo proprio a
concentrarmi... non riuscivo più neanche a leggere... sono
andato nel panico, credevo di avere qualche danno al cervello!- rise
nervosamente.
-Immagino.- sorrise di nuovo, non capiva il perchè -Certo
che fare la domestica e la baby sitter per qualcun altro è
proprio uno strano modo per staccare, eh?-
-Per ora è buono per distrarmi...- si limitò a
rispondere.
-Ok... allora sto arrivando, tanto sono già in macchina e...-
-Leshawna!- si voltò, il cugino Josh si era accorto della
sua presenza e si avvicinava infuriato.
-Merda!- partì in fretta e furia.
Leshawna arrivò verso le sedici, era sollevata che ci fosse
solo Harold in casa, per quando rimanesse una situazione tesa.
Inizialmente il ragazzo si sporse dalla porta e le passò le
chiavi. Le diede un'occhiata e disse che gli faceva piacere che stesse
bene. Poi si ritirò.
Leshawna rimase un momento ferma dietro la porta, poi Harold
rispuntò di nuovo.
-Non è stato carino il modo in cui hai chiuso la chiamata.-
-Beh, sarebbe stato meno carino dover stare li a menare mio cugino.-
Harold la guardò molto preoccupato.
-Non devi esporti a certe situazioni.- disse tenendo le braccia
conserte.
-Sì, si lo so... sono incinta ecc...- odiava quella
situazione.
-Non dovresti esporti a situazioni in cui puoi farti male o finire in
galera, a prescindere.- commentò Harold infastidito
-Comunque tranquilla, è normale che per ora la pancia non si
veda soprattutto considerando che è la prima gravidanza.-
Leshawna lo guardò storto.
-Non mi ero nemmeno posta il problema in realtà.-
“Vorrei pensarci il meno possibile onestamente.”
Mentre Harold insisteva per spiegarle, poco sinteticamente come al suo
solito, che era importante che invece monitorasse la situazione, si
accorse di una presenza alle spalle del ragazzo che la osservava con i
suoi occhietti grigi. Il minuscolo bambino sporgeva la testolina
castana da dietro la gamba dello zio. Appena si accorse di essere
osservato fece un timido gesto della mano per salutarla, poi corse via
dentro casa. Era sempre stato molto schivo e timido come la madre...
Harold prima di rientrare, si girò e le diede un'ultima
occhiata.
-Sono contento che tu stia bene... sul serio...- ripetè di
nuovo accennandole un sorriso teso.
“Perchè qualunque cosa cerchi di dirmi si
trasforma in domande e commenti sulla mia salute? Sta diventando
insostenibile...”
Ma anche Leshawna cercò di sorridergli. -Anche io sono
contenta che tu stia bene...- era molto magro e teneva una postura
storta, ma era così anche prima. Le sembrava particolarmente
pallido, ma probabilmente era colpa dell'autunno inoltrato, tendeva ad
acquisire e perdere colore facilmente a seconda della stagione. Anche
le occhiaie, era da qualche mese che le aveva, non dipendevano dalla
sua fuga. Si sentì sollevata.
Harold rientrò in casa, sentire Leshawna era stato un
sollievo. Era stato davvero preoccupato e non solo per il bambino e per
la poca attenzione e prudenza di Leshawna. Ma si era sentito anche
molto a disagio vedendola.
“Per quanto tempo ha intenzione di evitare la sua
famiglia?” non gli sembrava avesse dei cattivi rapporti con
loro, per quanto potesse comprendere un suo imbarazzo era un
atteggiamento inusuale. Non era mai stata il tipo da angosciarsi troppo
ma era da un po' di tempo, ben prima della gravidanza che gli era
sembrata strana, quasi malinconica e spesso di cattivo umore.
“Indipendentemente dal rapporto con i suoi familiari, la
memoria umana funziona così, se sei triste richiamerai
più facilmente ricordi tristi, con più
difficoltà ricordi legati ad altri stati d'animo... forse in
questo momento non riesce ad avere molti ricordi positivi dei suoi
familiari e non li vede come supporto, ma come figure ostili e
deluse... oltre a sentirsi in una situazione umiliante a quanto
pare...” cominciò provare una morsa allo stomaco.
“E... io? Come dovrei sentirmi?”
Non era mai andato d'accordo con i familiari di Leshawna. L'avevano
sempre visto come l'animaletto strano e fastidioso che a volte si
trovava nelle vicinanze della ragazza. Non era mai riuscito ad entrare
in confidenza con nessuno di loro. Non lo odiavano, ma decisamente non
lo rispettavano...
“Del resto sono il tizio con cui per sei anni ha avuto una
strana relazione di tira e molla con pause di mesi... non sono
esattamente elementi che ti fanno prendere sul serio...” non
era mai riuscito a staccarsi completamente da lei e anche la ragazza
tornava a cercarlo. Erano prima di tutto amici e Leshawna aveva di suo
un rapporto complicato con le relazioni quindi l'aveva sempre un po'
giustificata quando aveva un comportamento contraddittorio nei suoi
confronti.
Negli ultimi due anni avevano avuto una relazione più
stabile, avevano anche cominciato a convivere... più o
meno... Quando, con poco entusiasmo, si era trasferito in un
appartamento per stare più vicino l'università,
la ragazza aveva cominciato a passare più tempo da lui che a
casa propria. “Comincio a chiedermi se non lo facesse
più per problemi a casa di cui non mi aveva mai parlato che
per altro... Sono sempre più confuso sulla nostra...
“relazione”... Spero si decida a tornare a casa
presto. Non posso rimanere qui per sempre, per ora sono utile, ma mio
cognato mi odierà... Ritrovarti a casa il fratellino di tua
moglie non deve essere proprio il massimo...” Era un uomo
tranquillo, un po' più piccolo di Celia, ma si sentiva a
disagio nei suoi confronti. Sospettava di non piacergli anche se non
gli aveva mai accennato niente del genere. Anche questo lo motivava a
cercare di rendersi il più utile possibile in casa, non
voleva essere il parassita da cacciare.
“Eh... Forse sto diventando un po' paranoico... e... e se lei
rimanesse nel mio appartamento e dovessi ritornarci?”
pensò angosciato. “No... non voglio ricascarci...
Mi sembra di essermi umiliato abbastanza, no? Sono stanco! Lei non
riesce mai a tenere in considerazione i miei sentimenti e... davvero
non ne posso più, subisco sempre il contraccolpo peggiore
fra i due! E... e ho paura...” si era sentito molto male a
causa di tutta quella situazione, era una cosa che non voleva ripetere.
“Però non è che se stiamo a contatto
debba per forza ricascarci e dovremo per forza stare vicino se avremo
un bambino...” deglutì “Ma non voglio
rivederla ora, non sono pronto!” si sentiva come se avesse
qualcosa di incastrato in gola, respirava sempre peggio e cominciava ad
avere la vista appannata come se stesse per avere un mancamento.
“No, non ora...” si costrinse a a controllare il
respiro, prese in braccio la gatta e si distese sul divano tenendola
sulla pancia.
-Scusami Kunoichi...- disse carezzando la testa della gatta fulva. Lei
lo osservò con gli occhi socchiusi e assonnati. In teoria
non apprezzava essere presa in braccio, ma con l'età si era
fatta più docile. Se così non fosse stato non
avrebbe potuto portarsela in una casa con un bambino piccolo che
cercava di abbracciarla, rincorrerla e tirarle orecchie e coda, ma da
giovane era stata un animaletto piuttosto feroce...
-Uh... stai male ancora?- domandò Riff avvicinandosi con
carta e matite.
-Emh... già...- sospirò Harold.
-Se non ti stendi, cosa succede?- domandò curioso.
-Potrei perdere l'equilibrio, svenire...-
-Uh... non ho mai visto qualcuno svenire...- disse molto interessato.
Harold sorrise, gettò un braccio all'indietro,
inclinò un po' il collo e cercò di simulare uno
svenimento scenico. Lui e il bambino ridacchiarono.
-Magari avrai l'occasione di vedermi svenire quando ci saranno mamma e
papà in casa, ma in questo momento non posso permettermelo.-
-Ok... ma Kuni che c'entra?- Harold ci pensò.
-Kunoichi... Mi fa sostegno morale.- Il bambino pensò di
sedersi bruscamente davanti la gatta in corrispondenza del plesso
solare dello sventurato ragazzo. Harold fece un suono strozzato.
-Ahi!- esclamò. Spostò il nipote e lo mise
giù mentre Kunoichi ne approfittò per svignarsela.
-Riff... non puoi sederti così sopra una persona!- disse
massaggiandosi.
-...No sostegno morale?- chiese Riff confuso.
-Mi daresti più sostegno facendo il bravo.-
-Lo sono sempre!- protestò il bambino.
-Sì, si lo so. Fai un ottimo lavoro infatti.-
sospirò carezzandogli la testa. Il bambino si convinse, poi
gli punzecchiò la pancia.
-Il bambino quando esce?- Harold lo guardò perplesso.
-Non... non c'è un bambino... il bambino c'è l'ha
Leshawna...- “Probabilmente non è neanche tuo,
siete sempre stati prudenti...” odiava quando gli arrivavano
quei pensieri, ma ormai era quasi abituato “Prudenza o no, la
sfiga esiste... non mi chiamavano lo sfigato, del resto?” non
avrebbe mai pensato che quella parola potesse rassicurarlo in qualche
modo.
-Ma mamma dice che sei incinta... E mamma non dice mai le bugie!-
affermò punzecchiandolo con insistenza.
-E' per prendermi in giro perchè continuo ad avere vertigini
come una donna incinta...- sospirò. -Per essere incinta devi
essere una donna... E della cicogna che mi dici?-
-E' una bugia!- rispose infastidito. -Ho visto donne con la pancia
grossa e dicevano che c'era il bambino dentro... se il bambino sta
dentro la pancia, non può averlo la cicogna!-
spiegò infervorato. Harold non potè non
sorridergli, gli ricordava lui da bambino. -Forse mamma qualche bugia
la dice...- ammise.
Mentre il Riff disegnava, Harold venne incuriosito dal colore del
sole... il bambino lo aveva fatto rosso. “Se non è
un sole che tramonta, di solito i bambini lo fanno giallo...
chissà perchè proprio rosso...” il
rosso era il colore a matita meno consumato, Riff non sembrava
favorirlo... a giudicare dallo stato delle matite, sembrava preferire i
colori freddi... verde, verde acqua, azzurro, viola...
“Il rosso è un colore che mette in allarme...
è il colore del sangue... e... della rabbia? Forse lei prova
del rancore nei miei confronti...” riflettè
Harold. “Posso permettermi di dedicarmi allo studio
perchè l'affitto per il momento può pagarmelo mia
madre... e che si tratti di scuola o università non ho mai
avuto grossi problemi... dall'esterno sembro il genio che non deve
neanche sforzarsi...” pensò irritato
“Lei invece ha inizialmente tentato di distribuirsi fra
lavoro e studio e aveva le migliori intenzioni... peccato sia rimasta
sempre più indietro, si sia sentita sempre più
scoraggiata... ad un certo punto era come se il solo aprire il libro la
angosciasse. Sembrava stesse sviluppando quasi una fobia...”
ricordò Harold “Ma ci ha provato lo stesso, ad un
certo punto ha deciso di dedicarsi solo a quello, ma ha continuato a
non andare a parare da nessuna parte... quella scelta mi ha comunque
stupito. L'ha fatto perchè si sentiva in competizione con
me?” ricordava che si innervosiva spesso quando lui sembrava
non capire i suoi problemi, le ricordava quando aveva esami, di
studiare. Sembrava infastidita dal fatto che a lui, almeno in
apparenza, venisse tutto facile. Sentì di nuovo il bisogno
di stendersi “Facile? Ho un'ottima capacità
mnemonica, ma è uditiva... Quando si tratta di studiare dai
libri non sono avvantaggiato. È solo che sono stato abituato
a stare sui libri per ore... non sono un cheater, mi sono impegnato...
mi sono sempre impegnato!” gli sembrò di essere
ancora a scuola e di doversi giustificare con i suoi bulli e compagni
di classe. Fece un respiro profonde. “Se Leshawna me lo
chiede glielo dico...” si appuntò “Mi
dispiace per lei... non credo che riuscirebbe a comprendere quanto...
ma avrebbe potuto chiedermi di aiutarla... o forse lo avrebbe trovato
imbarazzante?”
Harold si rese finalmente conto di star solo facendo congetture, non
sapeva se Leshawna davvero provasse risentimenti per lui. Per quanto in
quel momento gli sembrasse più che plausibile, forse era
solo influenzato dalle sue emozioni. “No, non avrò
mai il coraggio di chiederlo...” si rese conto. “In
ogni caso... se aveva prima rancore nei miei confronti... se il bambino
è mio, potrebbe... ah, anche se a livello inconscio deve
odiarmi! No, no basta congetture...”
-Riff... perchè il tuo sole è rosso?- chiese al
bambino. Riff lo guardò confuso poi indicò fuori
dalla finestra.
-E' rosso, vedi?-
-G-giusto... è il tramonto...- sospirò -Scusa era
una domanda stupida, come ho fatto a non pensarci?- sorrise.
-Zio è stupido...- commentò innocentemente Riff.
-E il sole sembra... il rosso dell'uovo! Mi piace!- continuò
il bambino -Sarebbe bello mangiarlo... un rosso di uovo gigante...-
disse osservando l'astro con interesse.
-Già... ma magiare tanto rosso potrebbe farti male alla
pancia.- Harold gli pose la mano sopra il capo. -E non guardarlo
troppo, potrebbe farti male alla vista... Vuoi finire mezzo ciecato
come il sottoscritto?- scherzò.
-Oh... preferisco no...-
Angolo dell'autrice.
Finalmente sono riuscita a scrivere qualcosa... troppe idee, ma troppa
poca testa per sedersi a scrivere... Questo è un tema che ho
provato ad accennare più volte, ma non ne sono mai uscita
soddisfatta quindi ci riprovo, magari è la volta buona! O
forse no...
Spero che questo primo capitolo possa piacervi e che la storia possa
interessarvi, una vostra opinione fa sempre molto piacere. Mi scuso per
eventuali errori.
-Con kunoichi si intende un ninja di sesso femminile. Mi sembrava
adatto come nome.
|