«Mi ricorderò sempre di quando sono andata a sentire
Ligabue…»
«Davvero ci sei andata? Io non l’avrei sopportato!»
«A me piace da sempre!»
Come vedi sono
qua:
monta su,
non ci avranno
finché questo
cuore non creperà
di ruggine, di
botte o di età.
Non credo che riuscirò ad apprezzare mai Ligabue, non fa
proprio per me.
Ma il tuo entusiasmo quando parlavi di quel concerto e di
quelle canzoni lo ricordo eccome.
Sorrido perché riuscivi a trovare te stessa in ogni genere
di musica, in ogni testo, in ogni voce particolare.
Uno schiaffo morale, una positività così grande era insita
in te anche se la vita ti ha messo a dura prova.
Poteva esistere qualcosa di bello, per te è esistito quando
eri giovane e, nonostante colei che ti ha messo al mondo ti abbia strappato dal
luogo che più ti piaceva, hai cercato di ripartire con ciò che avevi.
Facevi amicizia facilmente, così aperta e spontanea, così
divertente e ironica.
Sei entrata nella classe di una scuola che non avevi scelto
e ti sei accorta subito che c’era una tizia che ti stava antipatica.
Tu stavi antipatica a lei, la cosa era reciproca.
Per alcuni giorni vi siete guardate in cagnesco, poi avete
capito che non aveva senso fingere di non essere già parte l’una dell’altra.
C’è una notte
tiepida
e un vecchio blues
da fare insieme,
in qualche posto
accosterò
e quella là sarà
la nostra casa,
ma credo che
meriti di più
e intanto son qua
io
e ti offro di
ballarci su:
È una canzone di
cent’anni almeno.
Urlando contro il cielo.
Insieme avete affrontato tutto, avete condiviso tutto, avete
lottato contro tutto.
Primi amori, genitori bigotti, feste in discoteca, ragazzi
che neanche vi piacevano tanto.
Non hai mai creduto nel vero amore, disillusa proprio come
me.
Non ci hai creduto perché non lo hai mai provato, proprio
come me.
Ma speravi e ti auguravi che per gli altri potesse esistere,
in questo siamo diverse.
Il tuo non era cinismo, era realismo.
Ma nell’amicizia, oh, in quella ci credevi eccome. Per la
tua amica avresti fatto di tutto e lei avrebbe fatto di tutto per te.
Niente è stato in grado di separarvi, nemmeno i vostri
matrimoni, le disavventure, i mesi trascorsi lontane.
Niente vi ha spezzato, siete rimaste anime gemelle fino alla
fine.
Avete ballato e lottato insieme, avete riso spensierate da
giovani e riso per sdrammatizzare da adulte.
Avete cresciuto l’una le figlie dell’altra come fossero
vostre.
Vi siete sempre capite senza parlare, e avete anche parlato
senza capirvi, per poi scoppiare a ridere e ricominciare da capo.
Non saremo delle
star
ma siam noi, in
questi giorni
fatti di ore
andate per
un week-end
e un futuro che
non c’è.
Avreste potuto avere un futuro diverso, riprendere davvero
in mano la vostra vita e darle una svolta.
Ma siete rimaste voi, sempre voi, l’una per l’altra.
Le scelte fatte si sono rivelate sbagliate, a volte, ma
senza queste scelte io non sarei qui e non ti avrei avuto nella mia vita.
Quella tizia che non sopportavi durante i primi giorni di
scuola era mia madre.
Lei mi ha permesso di conoscerti, di apprezzarti, di volerti
bene come se anche tu fossi parte integrante della mia famiglia.
Non si può sempre
perdere
per cui
giochiamoci
certe luci non
puoi spegnerle.
Se è un purgatorio
è nostro
per lo meno.
Urlando contro il
cielo.
Avete lottato insieme, vinto molte battaglie e perso altre.
Ma sempre insieme, unite, come anime gemelle inscindibili.
Un po’ vi invidio, non posso negarlo: io non ho qualcuno di
così speciale al mio fianco, non so se lo avrò mai. Il tempo per stringere legami
indissolubili sembra passato da un pezzo.
Qualunque cosa vi siete guadagnata, l’avete ottenuta perché
ci siete sempre state l’una per l’altra.
Sorrido a pensarci, sorrido perché voi due eravate davvero
una cosa sola.
È così che vi ho sempre visto, è così che continuerò a
vedervi.
Continuerò a sentirmi un po’ tua figlia, continuerò a
pensare a te che vorresti ancora urlare contro il cielo e combattere.
So che lo vorresti, so che vorresti ancora essere qui, se
solo tu ce l’avessi fatta.
Qui, insieme alla tizia che conoscesti alle superiori,
l’amica di una vita che è stata la tua metà indiscussa.
So che lo vorresti, in fondo l’ho sempre saputo; so che eri
positiva, in fin dei conti speravi fino all’ultimo che le cose si
aggiustassero.
Vorrei essere riuscita a stringerti prima di perderti per
sempre.
Vorrei che ce ne fosse stata l’occasione, senza distanze
imposte, senza restrizioni dettate da un altro mostro più grande di noi.
Fantasmi sulla
A14.
Dai finestrini
passa odor di mare,
diesel, merda, morte
e vita.
Il patto è
stringersi di più
prima di perderci.
Ricordo i giri in macchina con te, quando inveivi contro i
pedoni imprudenti e imprecavi contro il finestrino che non potevi chiudere.
Ricordo tutti quei momenti con la pioggia e con il sole, sui
sedili di quella vecchia macchina passata per chissà quante mani.
Io e te che cantavamo a squarciagola e tu che guidavi con
prudenza.
Forse lassù ci sentivano cantare, forse qualcuno ci avrebbe
preso per pazze se ci avesse guardato con occhio critico, dall’esterno.
Non ci siamo mai definite normali, non ci piacevano le
convenzioni.
Forse ci sentono
lassù.
È un po’ come
sputare via il veleno.
Urlando contro il
cielo.
Cantare ci permetteva di sfogarci, a me ha sempre fatto
bene.
Come dice Ligabue: «Un po’ come sputare via il veleno».
Quello che avevi dentro, lo riversavi nella musica che amavi
ascoltare, nei testi che amavi analizzare e comprendere.
Ci siamo perse ora, io ti ho perso, ma in realtà non mi
abbandonerai mai.
E io non abbandonerò mai il tuo ricordo.
I racconti di quando eri giovane, di quando a te e mia madre
capitava di tutto e allora ridevate, vi sfogavate, vi divertivate e vi
supportavate a vicenda.
«Con chi sei andata al concerto di Ligabue?»
«Da sola. Ho preso la macchina e sono andata.»
«E com’era?»
«Bravissimo. Mi è sempre piaciuto, lo sai, no?»
«Io non l’avrei sopportato!»
«Io sì.»
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