Riassunto:
In
cui Lance prende ripetutamente la scossa, e a quanto pare l'idiozia
è
contagiosa
Note
autrice: In
caso non l'abbiate ancora capito, questa fic è fatta, tipo,
al 90%
da stronzate e da due ragazzi che sono al 100% inconsapevoli di se
stessi e dell'altro.
[L
A N C E]
Sentivi che la
faccia ti stava andando a fuoco.
Ed
era tutta colpa del fatto che ti stavi facendo strada attraverso un
labirinto invisibile che
ti dava la scossa quando
sbagliavi, ma non avevi idea di
dove stessi andando. Questa era la prima volta che lo facevi senza
qualcuno in cabina di controllo a guidarti. Il tuo corpo era caldo a
causa della trentesima scossa, o forse quarantesima? Cinquantesima?
Ne avevi prese un sacco,
e probabilmente avevi così tanta elettricità
nelle vene tanto
quanta adrenalina.
Il
tuo rossore non aveva assolutamente niente a
che fare con un certo paladino rosso che stava lì ad
osservare ogni
tua mossa.
Chi
volevi prendere in giro? Il tuo rossore era totalmente
a
causa di Keith. Sapevi che stava lì, a giudicarti,
guardandoti
dall'alto in basso, ridendo ogni volta che sbattevi contro un muro.
Ti faceva arrabbiare così
tanto. Odiavi che ti guardasse con una faccia così
impassibile.
Facevi troppa fatica a leggere i suoi pensieri e lo odiavi.
Odiavi lui. Keith,
con la sua stupida voce perfetta, e la sua stupida faccia perfetta, e
la sua stupida zazzera perfetta, e il suo stupido sorriso perfetto
che non mostrava spesso, ma quando lo faceva sembrava spazzare via le
nuvole e portare il sole e ti faceva sentire accaldato, fin troppo.
Non aveva alcun diritto di essere così–
così... perfetto.
UGH! Keith.
Ma ti costringevi a
continuare, facendoti spazio nel labirinto. Rifiutavi di arrenderti.
Avevi già cominciato, e sicuramente non ti saresti lasciato
andare
di fronte a Keith. Avresti raggiunto il traguardo e gliel'avresti
sbattuto in quella stupida, compiaciuta faccia perfetta. Aveva anche
ammesso che non fosse una brutta idea, ed eri determinato a provargli
che avevi ragione.
Erano
questi pensieri che ti facevano continuare, che ti tenevano
concentrato. Ma il tempo passava, e più venivi
elettrificato, più
il silenzio di Keith cominciava a darti sui nervi. All'inizio andava
bene. Sembrava addirittura una benedizione. Finalmente
aveva chiuso
quella
stupida bocca, e tu potevi concentrarti sul mappare il labirinto
nella tua testa.
Aveva
cominciato a ridacchiare a bassa voce ogni volta che colpivi un muro
del labirinto. Il che era super irritante,
ma la parte peggiore era il modo in cui il tuo stomaco si contorceva
e il tuo petto veniva stretto in una morsa quando udivi quei suoni.
Ti stava guardando, e ne eri fin troppo consapevole, e.. e ti
piaceva. Odiavi che ti piacesse, ma era così. Ti piaceva
avere
l'attenzione di Keith su di te, e ti piaceva sentire
la sua stupida risata bisbigliata. Ti piaceva esserne la causa. E
odiavi quanto ti
facesse piacere. Keith era il tuo arci-nemico dai tempi della scuola.
Era il tuo rivale. Era fastidioso e frustrante e faceva così
bene
tutto quello di cui volevi essere capace da essere odioso. L'avevi
odiato, ma avevi iniziato a vederlo come un amico. Era un tuo
compagno paladino, e formavate una bella squadra. Era ancora
frustrante, ma andavate d'accordo nove volte su dieci.
Anche
adesso eri ben conscio della sua presenza. Ogni volta che ti voltavi,
sapevi esattamente dove fosse lui. Ogni risatina sussurrata e ogni
sbuffo divertito ti faceva venire i brividi lungo la schiena e la
pelle d'oca sulle braccia. Parte di te era compiaciuta di essere il
motivo del suo divertimento, ma una parte più grande era
infastidita
e frustrata che la sua attenzione su di te fosse solo per ridere di
te e non
perché stessi facendo
qualcosa di significativo.
La tua vita sarebbe
sicuramente stata migliore se non avessi mai provato ad essere amico
di Keith.
Ciononostante,
proprio perché eri così attento a ciò
che faceva, notasti il
momento in cui smise di ridere ogni volta che colpivi un muro.
Sembrò
smettere di divertirsi all'improvviso. Era, per una volta, davvero
silenzioso. Non potesti evitare di lanciargli uno sguardo incuriosito
da sopra la spalla mentre ti giravi. Non ti guardava più con
le
sopracciglia alzate e le labbra curvate dal divertimento. Aveva messo
il muso.
Che
diavolo avevi fatto ora?
Lo ignorasti e
tornasti a farti i fatti tuoi, ma il suo silenzio ti gravava addosso.
Non avresti mai pensato che ti sarebbe mancata la sua voce, anche se
stava ridendo di te. Volevi sapere che cosa stava succedendo nella
sua testa, ma la sua faccia era illeggibile. Sembrava solo...
amareggiato.
Non parlò fino a
che non riuscisti a prendere la scossa cinque volte di fila. Colpisti
un muro, ti girasti dall'altra parte soltanto per colpirne un altro,
poi provasti la direzione opposta e finisti nuovamente contro un
muro, e dopo un altro paio di passi ti elettrificasti altre due
volte.
“Oh,
andiamo!” Urlasti,
mettendoti il dito formicolante in bocca. Le tue terminazioni nervose
vibravano a causa di tutte le scosse. Ti chiedevi se avresti mai
riacquistato sensibilità alle mani. Ti sfregasti forte il
gomito e
saltasti su entrambi i piedi, cercando di riprendere un po' di
sensibilità prima di sacrificarla nuovamente ai muri del
labirinto
invisibile.
“C'è
una curva, idiota!”
Disse Keith improvvisamente, estremamente esasperato. Avevi la
sensazione che se lo stesse tenendo dentro da un po'.
Ti fermasti e lo
guardasti da sopra la spalla, un dito ancora in bocca. Lui stava
digrignando i denti e ti guardava in cagnesco. Il fatto era che ti
aveva colto di sorpresa, e ci volle un po' perché le sue
parole
arrivassero al tuo cervello. Quando ci riuscirono, ti guardasti
intorno, cercando di ricordare tutti gli strani angoli dov'eri stato
shoccato. “Oh
sììììì,”
Dicesti lentamente, annuendo fra te e
te. “Ha senso.”
Con la coda
dell'occhio, vedesti Keith buttarsi una mano in faccia.
Mentiresti se
dicessi che non sentivi un po' di soddisfazione quando lo frustravi
tanto quanto lui faceva con te.
Ti
togliesti il dito dalla bocca, lo asciugasti sui pantaloni, e
tornasti a camminare, muovendoti lungo quello che pensavi fosse il
percorso ricurvo. Le tue ginocchia erano piegate e strisciavano sul
pavimento, mentre il tuo mignolo sporgeva verso l'esterno.
Lentamente, con attenzione. Il cuore ti martellava nel petto e il tuo
corpo era teso come una corda di violino, anticipando il momento in
cui avresti preso la prossima scossa. Il corridoio ricurvo era
più
stretto di quanto immaginassi, il tuo braccio, il fianco e la tua
spalla sfiorarono il muro.
L'elettricità ti
attraversò e un rumoroso crepitio riempì l'aria,
mischiandosi al
suono del tuo grido. Ti aveva colto completamente alla sprovvista.
Istintivamente ti ritirasti, lontano dal muro.
“Lance! Non andare
indietro-” L'urlo di Keith venne interrotto da un altro dei
tuoi
strilli quando la tua gamba venne in contatto con il lato opposto del
corridoio ricurvo.
“Santo quiznak!”
Rantolasti, saltellando su un piede solo. Provasti a stare
esattamente tra i due muri. Mantenendoti in equilibrio sull'unico
piede sano che avevi, scuotesti la gamba elettrificata, cercando di
fermare il formicolio. Agitasti il braccio e ruotasti la spalla,
cercando di sbarazzarti dell'orribile sensazione che sentivi. Dio se
odiavi questo labirinto.
“Smettila!”
Keith ti stava urlando contro.
Digrignasti
i denti, le spalle tese mentre ti giravi sul posto per essere faccia
a faccia con lui. Ti sfregasti il braccio, ruotando la spalla e
inclinando il capo di lato. Lo guardasti male. “Non
è esattamente
facile.” Sbottasti.
Ruotò gli occhi,
disegnando un piccolo cerchio con la testa prima di farla riposare da
un lato, imitando la tua posa. “Non è nemmeno
tanto difficile
quanto lo fai sembrare.”
“Ah
sì?!” Avevi ragione. Ti guardava dall'alto
in basso.
“Sì.”
“Pensi che non ce
la possa fare?”
“Esatto.” Disse
lui schiettamente, senza traccia di divertimento. “Finirai
intrappolato in un angolo e allora dovrò venire a
salvarti.”
“Come
se avessi bisogno del tuo aiuto!”
Voltasti le spalle alla direzione che stavi prendendo prima,
mettendoti in posizione per scivolare e portando il dito verso
l'esterno. “Ho capito tutto di questo labirinto. Facile come
bere
un bicchier d'acqua. E poi, credo di starmi abituando alle
scosse.”
“Non penso che sia
una cosa buona.” Disse lui in tono piatto.
I tuoi occhi si
assottigliarono, concentrati sullo spazio aperto di fronte a te,
aspettando di vedere le scintille prima della piena scossa.
“Scusa,
Keith! Non riesco a sentirti con tutto il fracasso che fa la mia
vittoria.”
“Questa non è una
gara!” Quasi urlò. Sentisti l'angolo delle labbra
piegarsi in un
piccolo sorriso. Era confuso e arrabbiato. Bene. Se lo meritava. Ti
piaceva quando era confuso e arrabbiato. Nessuno poteva far perdere
le staffe al grande Keith come te, e ne andavi fiero.
Inoltre, un Keith
frustrato era un Keith che potevi gestire. Non eri altrettanto sicuro
del Keith sorridente.
“Uhm,
certo, Keith.” Dicesti, sentendoti un po' presuntuoso.
Portasti il
tuo sguardo su di lui, ghignando. “Dici così solo
perché sto
vincendo.”
“Non
stai vincendo!”
Grugnì Keith, gesticolando verso di te con una mano mentre
l'altra
rimaneva sul suo petto.
Ridesti. “Qualunque
cosa ti possa aiutare a superare il dolore della sconfitta,
Keith–
OW” Avevi smesso di prestare attenzione, e l'inevitabile era
accaduto: il tuo dito aveva colpito il muro. Non ti eri spostato in
tempo e tutta la tua mano ci premette contro prima che saltassi
indietro. Portasti la mano maltrattata alla bocca, e ti girasti per
tirare un'occhiataccia a Keith.
Ti
aspettavi che ridesse di te. Cavolo, se non fossi stato tu quello a
prendere la scossa, lo avresti fatto. Ma rimanesti sorpreso quando lo
trovasti... arrabbiato. Esasperato e arrabbiato. Le sue sopracciglia
erano corrugate e il suo naso arricciato. Sembrava quasi provare
dolore, il che non era giusto, perché era stranamente
adorabile ed
eri tu quello che
stava provando dolore.
“Non.
Dire. Niente.” Sputasti tu, tornando alla missione. Almeno
avevi
trovato la fine del corridoio ricurvo. Ti girasti in una direzione e
proseguisti un poco per tastare il terreno. Ti elettrificasti il
dito. “Ow, okay, non da questa parte. Sarebbe PIÙ
FACILE se
QUALCUNO spegnesse il LABIRINTO!” Urlasti apertamente.
“Non sono qui!”
“Lo dici tu. Non
hai sempre ragione, Kei– OW.”
“Lance,
SMETTILA. Finirai per
ammazzarti.”
Ghignasti,
sporgendoti all'indietro per guardarlo di sbieco. Alzasti un
sopracciglio, facendo il labbruccio. “Attento, Keith.
Continua così
e comincerò a pensare che ti importa davvero di
me.” La sua faccia
prese colore in una maniera che non poteva voler dire solo rabbia. Le
tue viscere si contrassero.
Lui strinse i pugni.
“Voltron non può avere solo una gamba,
idiota!”
Roteasti gli occhi,
scegliendo una nuova direzione in cui procedere. Ti eri dimenticato
da dove arrivavi e anche dove si trovava il muro. Keith stava
intaccando completamente la tua concentrazione e quindi stava
rendendo tutto questo più difficile di quanto già
fosse. “Adesso
chi sta facendo il drammatico? Non ti preoccupare, amico, ce la
faccio.” Sembravi ottimista e sicuro di te, ma l'effetto
venne
rovinato dalla tua mano che colpiva un muro. Sibilasti.
“Non ce la farai.”
“Sì invece!”
Il
tuo gomito colpì il muro, inviando una nuova scarica di
dolore lungo
il tuo braccio. Urlasti.
“Non ce la puoi
fare!”
Gli facesti il terzo
dito e continuasti a camminare. Il tuo ginocchio finì dritto
contro
un muro. Caddi all'indietro sul sedere e ti portasti il ginocchio al
petto. Strizzasti gli occhi per un attimo contro il dolore.
“Ce la
faccio!”
“LANCE!”
I tuoi occhi si aprirono di scatto. Keith stava... urlando? Lo
fissasti, le labbra leggermente aperte e gli occhi spalancati, il
dolore per un secondo dimenticato. Non l'avevi mai sentito gridare il
tuo nome così prima. Era stato così... intenso.
Aveva catturato la
tua attenzione, questo era certo. Ti guardava male, i capelli che
ricadevano sulla fronte, respirando pesantemente. Le mani erano
chiuse a pugno sui fianchi, le braccia dritte e le spalle rigide.
“SMETTILA, okay?”
Eri scioccato.
Era... era davvero preoccupato per te? Qualcosa vibrava dentro di te
e non aveva niente a che fare con il labirinto elettrico.
“Sei già un
idiota, e così finirai per bruciarti gli ultimi due neuroni
che ti
rimangono.”
Non importa. Quella
sensazione vibrante doveva essere un'indigestione.
“Ah
sì?!” Ti tirasti in piedi. “Che
c'è, Keith? Ti dà fastidio
quando faccio così?” Allungasti la mano,
strizzando gli occhi e
aspettando. Non colpisti niente. La mano era lì, in aria.
Corrugasti
la fronte. “Oh ceeeeerto, quando voglio
colpirti,
non ci sei!” Gridasti al labirinto. Volevi distruggere quella
cosa.
“Lance, stai
seriamente pensando di–”
Prima
che potesse finire, muovesti diversi passi in avanti fino a che la
tua mano non colpì il muro. Strillasti, riportando la mano
al tuo
petto. Ti girasti per guardare Keith in cagnesco. “Questo ti
dà
fastidio? Un idiota
farebbe questo?”
Portasti il piede all'indietro e calciasti il muro del labirinto. Il
dolore dell'impatto corse lungo la tua gamba assieme a quello della
scossa. Gridasti e cadesti all'indietro, atterrando sul culo con le
mani dietro di te.
“Sì!”
Buttò le mani in aria gridando, poi le usò per
indicarti. “È
esattamente quello che
farebbe un idiota!”
Forse...
forse aveva ragione. Ma non eri proprio lucido. Ti faceva male il
corpo, la tua pelle formicolava, i muscoli erano doloranti, ed eri
bloccato in una stanza con il ragazzo più frustrante e
destabilizzante che avessi mai incontrato. Potevi giurare di sentire
ancora il suo odore. Uno strano mix di sapone alteano e Keith.
Ti sfregasti il naso pensandoci, guardandolo male.
Appoggiandoti su
entrambe le mani con un ginocchio alzato, sollevasti più che
potevi
l'altra gamba mantenendola ben dritta. Lo fissavi, gli occhi stretti
e le labbra corrucciate in un broncio di sfida.
Keith ti guardava
impassibile, ma i suoi occhi si assottigliarono sospettosi.
“Lance,
che stai facendo?” Chiese in tono piatto.
Facesti la punta con
il piede per quanto ti consentiva la scarpa, distendendoti e alzando
sempre più la gamba.
“Sei ridicolo.”
Lentamente
cominciasti a piegare il ginocchio, puntando il piede dove sapevi
trovarsi il muro.
“Lance, oh mio
dio–”
“Questo
ti dà fastiiiiidio,
Keith?” Biascicasti, abbassando lentamente il piede verso il
muro.
“Lance, giuro su–”
Non ti fermasti. I suoi occhi lampeggiarono e la sua fronte si
corrugò ancora di più.
“Sì!” Buttò le mani in aria.
“Sì!
Mi dà fastidio!”
“Bene!”
Il tuo piede fece contatto con il muro. Digrignasti i denti per
sopprimere un grido e ritirasti la gamba, in qualche modo mantenendo
la posizione. Okay, realizzasti che probabilmente
ti
stavi comportando da stupido e probabilmente avresti
dovuto smetterla di toccare le pareti di proposito. Ma ne valeva la
pena se voleva dire far incazzare Keith.
“Lance, piantala!”
Sbottò lui.
“Perché non mi
costringi!?” Sbottasti tu di rimando.
Il suo corpo si
irrigidì, le sue mani si chiusero a pugno lungo i fianchi.
“Va
bene! Lo farò!”
Sbattesti le
palpebre. Non te lo aspettavi. Ti sporgesti per togliere il peso
dalle tue mani e le buttasti in aria in segno di sfida.
“Accomodati
pure!”
Si guardò intorno,
scuotendo il capo per togliersi i capelli dagli occhi. Il suo corpo
si rilassò leggermente mentre potevi praticamente vedere gli
ingranaggi girare nel suo cervello. Alzò con esitazione le
mani e le
tenne di fronte a sé, i palmi aperti. Tu abbassasti le
braccia,
avvolgendo le tue ginocchia piegate. Il movimento catturò la
sua
attenzione e la sua testa si voltò di scatto per guardarti
male.
“Non ti muovere.”
Alzasti le mani in
tua difesa e scuotesti il capo. “Oh, non vado da nessuna
parte.”
Abbassasti le braccia, portandole nuovamente attorno alle ginocchia e
ghignasti. “Questa non me la voglio perdere.”
Il suo sguardo
furioso si accigliò per un attimo, le labbra leggermente
sporgenti.
Tornò al suo compito. Fece scivolare i piedi in avanti,
avanzando.
Teneva la schiena dritta e non piegava le gambe, le mani allungate di
fronte a sé. Vedevi il suo viso perfettamente, e vi era
stampata
un'espressione nervosa. Le sue sopracciglia erano corrugate, gli
occhi attenti. Si leccò il labbro inferiore e lo strinse fra
i
denti. Il tuo cuore partì in quarta e sentisti i polmoni
avere un
piccolo spasmo.
Non dovetti guardare
a lungo prima che la sua mano colpisse il muro e lui urlasse,
tirandosi indietro velocemente.
Buttasti il capo
all'indietro e ridesti. Lui ti lanciò un'occhiataccia, i
denti
stretti e le labbra corrucciate. Le sue sopracciglia erano ancora
corrugate, ma questa volta pensavi che fosse per il dolore
improvviso. Distolse lo sguardo da te, e tu avesti la netta
impressione che fosse imbarazzato. Ma invece di arrendersi, si
girò
e alzò nuovamente le mani, la bocca deformata dalla
concentrazione.
“Oh, sarà
fantastico.” Dicesti, ghignando. Avevi ancora male al corpo,
e ora
che non ti stavi muovendo, sentivi molto più chiaramente
quello
strano formicolio. Le tue terminazioni nervose sembravano andare a
fuoco. Ma ne valeva la pena, se potevi guardare Keith cercare di
farsi cocciutamente strada attraverso il labirinto.
Non ti pentivi
nemmeno del dolore.
Note
traduttore: Scusatemi,
scusatemi tantissimo se vi ho fatto attendere dei giorni in
più. È
che qui da me non ci si annoia mai. Fra il lavoro ed altre cose non
sono davvero riuscito a dare uno sguardo alla fic e mi dispiace
veramente tanto. Sarò più meticoloso la prossima
volta, lo
prometto. Grazie per essere qui a leggere, fatemi sapere se vi
è
piaciuto con un commentino, magari.
Spero
di aver tradotto in maniera decente ♥
NON
POSTATE DA NESSUNA PARTE I DISEGNI PRESENTI NEL CAPITOLO
Andate
invece a supportare l'artista ufficiale di Wittyy, wolfpainters.
I miei social:
Lavori di traduzione
di Andrea:
Andate
anche a leggere Shut
Up and Dance with Me, tradotta dalla mia fantastica collega!
Andrea
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