La folla grida, aizzata da re Giovanni; inveisce
contro Illya, tracima odio, sputa al suo volto e lancia pietre al
suo capo – non sanno cos’ha fatto per loro, che se Napoleon era un
lord rinnegato ed eroe del popolo, lui ne è stato l’alfiere, soldato
di una causa giusta.
Il boia strattona le catene. Illya inciampa, atterra
in ginocchio, ma anche dal basso i suoi occhi sono lame affilate che
gli pianta nel cranio – il cappuccio non lo protegge e il boia
non smette di tremare nemmeno quando gli infila il cappio al collo.
La platea tace, trattiene il fiato in anticipazione,
mentre ai lati di Illya uomini, ladri, prigionieri e condannati
gonfiano i polmoni per l’ultima volta.
In quel silenzio, la voce di Napoleon è un boato
insolente e una freccia scoccata dall'arco. «A me non permetti di
allacciarti al collo una collana di preziosi, ma a quel bruto lasci
ogni libertà? Me lo ricorderò la prossima volta che dovrò salvarti
da morte certa, Peril.»
Illya spezza le corde ai polsi, con la sola forza.
«Avevo tutto sotto controllo, Loskley.» Ma la durezza dello sguardo
cede il passo a un sorriso – la morte può attendere.
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