Capitolo 16 – Relief
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“Vuoi
andare a visitare la nonna e il nonno, oggi?” chiese Katsuki, e suo
figlio lo guardò sbattendo le ciglia perplesso.
“Nonno?
Anche io ne ho uno?”
“Sì.
Mia madre e mio padre. Ti ricordi di zia Misaki e zio Masaru?”
Provò
una piccola punta di dolore nel petto al sentire Hisami fare quella
domanda. Era una delle altre cose che gli ricordava tutto ciò che
gli era stato negato perché Deku aveva tenuto all'oscuro chiunque. I
suoi genitori avevano il diritto di conoscere il loro nipote.
“Nonna
e nonno?” Hisami sembrava piuttosto felice, e forse anche un po'
sorpreso dalla sua sempre crescente cerchia familiare. Si vestirono
per la giornata e uscirono.
Gli
occhi di Hisami brillarono come stelle quando entrarono nella casa
dove l'eroe era cresciuto. Katsuki si sentì un po' giù sapendo di
star per prendere i suoi genitori alla sprovvista, ma Deku era stato
d'accordo nel lasciare che gestisse lui per contro proprio la
faccenda, e Katsuki non era mai stato il tipo da conversazioni
pianificate. I suoi genitori -o meglio, sua madre- non ne era
ugualmente propensa, perciò pensò che fosse meglio andare
semplicemente al sodo. Si augurava soltanto che non se la prendesse
con Hisami. Mentre bussava alla porta, gli vennero in mente, col
panico, dei flashback di quando lo aveva confessato a Kirishima ed
Ashido, ma li allontanò con forza.
Suo
padre rispose alla porta, e con orrore di Katsuki, Hisami si attaccò
alla gamba di suo padre, con manine rapide ad aggrapparsi ai suoi
pantaloni cachi, proclamando, “Lo sapevi che sei il mio nonnino?”
La
risposta tranquilla e sincera che diede suo padre fu anche più
sorprendente.
“Lo
sapevo. Vai a dire ciao alla nonna. E' nel salotto.” il sorriso di
suo padre non faceva trapelare né confusione né shock, e Hisami
volò via, con lo zainetto che sobbalzava ad ogni suo passo. Suo
padre si voltò a guardare Katsuki, e un qualche residuo stralcio del
se stesso bambino si fece piccolo piccolo dentro di lui, terrorizzato
all'idea di deludere suo padre.
“Sorpresa?”
disse con voce debole.
“Non
proprio. Il bambino è la tua copia esatta. Furbo da parte tua
comunque portarlo con te, nel caso tua madre perda le staffe.”
“Già,
l'idea era quella. Lei... anche lei lo sa?”
“Parliamo
dentro.”
Katsuki
entrò nella sua vecchia casa sentendosi come un condannato al
patibolo. Hisami era seduto sulle gambe di sua madre, intento a
mostrarle gli scarabocchi nel suo quaderno. Sembrava abbastanza
contenta, mentre massaggiava la schiena di suo nipote e lui puntava
col dito i suoi disegni infantili. Quando vide Katsuki entrare nella
stanza, lo fissò profondamente, ma non con tutta quella ostilità
che si sarebbe immaginato da lei.
“Adoro
i tuoi disegni, Bubba,” disse lei, con la voce più dolce che
avesse mai usato in tutta la sua vita, Katsuki ne era certo.
“Papà
mi chiama Bubba,” replicò Hisami, come se quel soprannome fosse in
qualche modo unico.
“Il
tuo papà è stato il nostro Bubba da piccolo. Vuoi andare a fare
casino nella sua stanza?”
“Sì!”
Hisami svicolò dal grembo di sua nonna e volò su per le scale.
Katsuki si domandò che razza di casino si sarebbe trovato a
fronteggiare dopo che i suoi genitori avessero finito di fargli una
sana ramanzina. L'atmosfera si fece tesa e di ghiaccio una volta che
Hisami andò via, ma Katsuki si disperò per non essere il primo a
parlare.
“Okay,
marmocchio. Voglio sentirlo uscire dalla tua bocca.” Sua madre lo
stava squadrando dall'alto in basso, mettendogli effettivamente
addosso un terrore assurdo.
“Hisami
è biologicamente mio figlio e Deku ed io abbiamo trovato il
compromesso della custodia condivisa,” tirò fuori il rospo in
fretta, incapace di mantenere il sangue freddo. Sua madre imprecò e
suo padre aveva quasi
un'espressione compiaciuta sul volto. La donna uscì dalla
stanza, sbuffando e fumando di rabbia, e Katsuki era sicuro che
sarebbe tornata indietro con un qualche tipo di arma. Non fu così, e
ritornò pochi secondi dopo rovistando dentro la sua borsa. Lanciò
una mazzetta di yen a suo marito con estremo pregiudizio e l'uomo
osservò serenamente le banconote svolazzargli addosso. Katsuki si
sentì come all'interno di una realtà alternativa.
“Lo
sapevo,” disse suo padre, con un sorrisone.
“Maledizione.
Odio perdere.”
“Non
preoccuparti, cara. Ho perso anch'io. E' stata Inko a vincere
l'intera scommessa. Cinque mesi a partire dal pranzo -precisa come un
orologio.”
Katsuki
li guardò a bocca aperta. Eccolo lì, convinto che suo padre avrebbe
finito col singhiozzare e che sua madre avrebbe tirato in aria sedie
in preda alla rabbia, mentre invece i due sapevano già tutto.
“Davvero
lo avete sempre saputo e non mi avete mai detto niente?”
“No,
solo da quando vi abbiamo visto al pranzo. E' stato piuttosto
evidente una volta che ci siete capitati davanti insieme,” si
lamentò sua madre, ritornando a sedersi sul divano e mettendo da
parte la borsa.
“E
la cosa non vi turba?”
“Ci
siamo riuniti per discuterne, noi tre nonni. Sapere che Izuku potesse
arrivare a fare una cosa simile ha alquanto sconvolto Inko, ma
dopotutto voi due siete sempre stati stranamente ossessionati l'uno
con l'altro,” disse lei, e il modo rigido con cui teneva le spalle
fece capire a Katsuki che aveva già avuto la sua crisi riguardo alla
storia, e si era già ripresa, proprio come era successo a lui.
“Non
sono mai stato stranamente ossessionato da Deku,” replicò
stizzito, offeso da quella accusa.
“Quando
tornavi a casa da scuola passavi ore a straparlare di lui. Non
provare a mentirmi, ragazzo.”
Katsuki
si imbronciò. Era vero che un tempo Deku occupava una gran parte dei
suoi pensieri, ma una volta entrato alla UA le cose erano cambiate.
Lontano dagli occhi lontano dal cuore, per così dire. Forse tutti i
sogni erotici che faceva su Deku erano dovuti ai sentimenti
indesiderati e accantonati che provava per lui.
“Ad
ogni modo, noi amiamo quel bambino, e adesso non dovrò più
aspettare che tu ti dia una cazzo di regolata e darci finalmente un
nipote. Mi sembra che ci guadagniamo tutti così.”
“Non
vogliamo sembrarti insensibili. Sembra che la cosa ti renda felice,
per questo abbiamo pensato di non commentare nulla. Avevi bisogno...
di parlarne un po' più seriamente?”
Katsuki
fece una pausa, pensando a tutto quello che avevano appena detto.
Questo... questo non era per niente quello che si era immaginato.
Sinceramente, era quello che avrebbe desiderato succedesse quando si
era confessato con Kirishima e Ashido. Forse avrebbe dovuto
richiamarli. L'ultima loro conversazione era stata imbarazzante e fin
troppo formale, ma il baby shower era alle porte e non sarebbe stato
un amico tanto pessimo dal perderselo.
“No.
Ho più o meno deciso di non essere più incazzato per tutta questa
storia. Voglio bene ad Hisami.” Realizzò che quella era la verità
solo quando la disse ad alta voce. Di quello, però, ne era sicuro.
Non aveva idea di come riuscisse ad andare d'accordo con Deku, ma
quando si parlava di Hisami era fin troppo facile decidersi. “Non
avete dato di matto, sono sollevato.”
“Farlo
non avrebbe aiutato nessuno. Vogliamo sostenerti,” rispose suo
padre. Sua madre stava in silenzio, e Katsuki si ricordò di quel
vecchio detto che recitava “se non hai niente di carino da dire,
non dire niente.”
“Lo
apprezzo molto,” disse il biondo, e quando lo fece, fu come se gli
avessero tolto un macigno di dosso. I suoi amici potevano forse non
essere così tanto entusiasti delle nuove aggiunte alla sua vita, ma
perlomeno poteva contare sui suoi genitori.
“Vuoi
mangiare qualcosa, piccola peste?”
Notò
che sua madre non la stava prendendo poi così tanto bene, perciò
annuì e la lasciò fuggire nell'altra stanza. Gli occhi di suo padre
si fissarono su Katsuki, come facevano sempre quando percepiva che
suo figlio si trovasse, metaforicamente, sull'orlo di un precipizio.
Suo padre aveva un modo tutto suo di trattare con lui e sua madre,
era in grado di scalfire le loro ruvide corazze e arrivare dritto al
centro, tenero e nascosto.
“Come
stai, veramente, Katsuki?”
Buttò
fuori un grosso sospiro, e si afflosciò sul divano. Era andato tutto
abbastanza bene, e questo era un sollievo, ma non era sicuro di
riuscire a parlarne per davvero. Si era tenuto tutto dentro per così
tanto, che ormai sopportare era la sua reazione spontanea.
“Me
la sto cavando. Questo è il nostro primo weekend nel mio
appartamento, senza Deku, e sta andando bene. Sono fottutamente
stanco, però. Non ho idea di come faccia lui.”
“Come
vanno le cose tra voi due?”
“Bene
quanto ci si poteva aspettare.”
“Non
mi stai dicendo nulla così. Sii sincero. Non riesco ad immaginare
che tu ne sia stato felice sin dal primo istante.”
“E'
stato maledettamente difficile, papà. Non ho mai voluto una cosa
come questa, e sicuramente non la volevo con Deku, ma adesso che ce
l'ho...”
Suo
padre attese, dandogli il tempo di trovare le parole. Sapeva bene
quando era il caso di insistere e quando aspettare.
“Non
lo so. Continuo a pensare che Hisami non sarebbe Hisami, se in lui
non ci fosse una parte di me e una parte di Deku. Non so come
comportarmi riguardo a lui, ma quello che stiamo facendo adesso
funziona, credo. E' un bravo padre.” Katsuki scosse le spalle
perché non sapeva cosa dire. Ogni volta che provava a mettere a
parole quello che sentiva per o nei riguardi di Deku, finiva col non
farcela. Si accaldava, si arrabbiava e restava confuso. E i sogni non
aiutavano.
“Continuo
ad avere sogni erotici su di lui, non so come prenderla.”
“Uh,”
disse suo padre e Katsuki inorridì. Non
era quello il modo con cui intendeva fare coming out
con suo padre. Odiò il fatto che fosse così semplice aprirsi con
lui -motivo per cui evitava di farlo a tutti i costi. Diceva
un mucchio di cazzate senza nemmeno riflettere.
“Cristo,”
disse, passandosi una mano giù per la faccia. “Dimentica che l'ho
detto. Io e Deku stiamo bene. E' tutto.”
“Ovviamente
non è così. Stai cercando di dirmi che sei attratto da lui?”
“No.”
Katsuki scosse la testa con decisione, come se scuoterla forte
abbastanza avrebbe cacciato via certi pensieri dalla sua testa. “E'
solo che... cazzo.”
“Appunto,”
replicò suo padre, ridendo leggermente e prendendo un sorso da una
tazza con del the ormai freddo. Katsuki roteò gli occhi, quando poi
suo figlio comparve e non fu mai così tanto felice di rivederlo.
“Papà,
ho trovato dei pennarelli!”
“Lo
vedo,” disse ridendo. Hisami si era spogliato fino a restare con
solo le sue mutande a tema Ground Zero ed era completamente ricoperto
da scarabocchi fatti col pennarello. “Mi auguro che non fossero
indelebili.”
“Guarda,
ho disegnato te, e papà, e ci sono anche tutte le mie nonne e il
nonno,” disse, puntando col dito il ritratto di famiglia sulla sua
pancia.
“E
questo cos'è?” Chiese, pigiando un dito contro il bicipite di
Hisami.
“Un
tatuaggio! Proprio come quello di papà.”
“Oh,”
disse, perché stava avendo una mini crisi all'immaginarsi come
sarebbero cambiati i suoi sogni ora che aveva scoperto del tatuaggio
di Deku. Si domandò che aspetto avesse perché la massa informe sul
braccio di Hisami era indecifrabile. Suo padre sembrò notare il suo
momento di crisi, perciò intervenne.
“Andiamo
a pulirci, Bubba.”
Katsuki
gli rivolse uno sguardo colmo di gratitudine, prima di dirigersi
verso la cucina. Non voleva per forza controllare come stesse sua
mamma, ma sentiva di doverlo fare. Mitsuki stava aggressivamente
tagliando le verdure, brandendo un coltellaccio come una cuoca
professionista.
“Hey,
Ma. Posso aiutare in qualche modo?”
“Stai
bene?” fu la sua replica immediata e Katsuki notò che aveva gli
occhi velati. Nei suoi ventotto anni di vita, non aveva mai visto sua
madre piangere.
“Sto
bene,” le rispose con tono piatto. Anche se non fosse stato così,
avrebbe detto lo stesso. Si sentiva a disagio a vedere quanto tutta
quella storia toccasse sua madre. “E' tutto a posto.”
“Non
riesco a credere che l'abbia fatto. E tu ne non sapevi niente.
Tre anni persi della vita di tuo figlio e non li riavrai mai
indietro!” Sventolava distrattamente il coltello mentre parlava.
Alla fine, lo lasciò andare e quello si piantò dritto nel tagliere
in legno. Katsuki sentì di poter respirare un po' più liberamente.
“Non ne avevo idea, fino al momento in cui non vi ho visti insieme
ed era così dannatamente ovvio che mi sono picchiata per non
essermene accorta prima.”
“Lo
so. Non importa, in ogni caso.”
“Gli
tirerei un calcio nelle palle se sapessi che ti potrebbe far stare
meglio, o potesse aiutare in qualche modo. Sembra che tu la stia
prendendo bene.” sua madre piegò la testa sommessamente e forzò
Katsuki ad un abbraccio. Questo non andava bene. Poteva contare sulle
dita di una mano le volte in cui sua madre lo aveva abbracciato negli
ultimi vent'anni, ed erano tutte avvenute a seguito di attacchi dei
villain, degenze in ospedale e disastri naturali. Il fatto che lo
stesse abbracciando in quel momento significava mettere
essenzialmente l'esistenza di Hisami sullo stesso piano di una
esperienza quasi mortale.
“Non
piangere. E' stato uno shock, ma sono davvero felice. Amo quel
piccoletto, e lo stesso vale per te,” disse con voce dolce. Erano
anni che superava in altezza e in stazza sua madre. Mitsuki era
sempre stata piccola, ma mai gli era sembrata fragile prima di
quell'istante. Stava davvero sperimentando una realtà alternativa,
una dove sua madre piangeva e Katsuki era il figlio che la consolava.
Cercò di alleggerire la tensione.
“Diamine,
Ma. Non sapevo che fossi una tale piagnucolona. Tra te e Deku, finirà
che affogherò prima che l'anno finisca.”
“Non
dire il suo nome. Sono così dannatamente incazzata con lui,”
rispose lei, con il volto ancora nascosto contro il suo petto. La
stoffa della sua maglietta stretta nei pugni di Mitsuki.
“Non
esserlo. Gli ho urlato già io a sufficienza per una vita intera.
Stiamo cercando di far funzionare le cose.”
“Stai
davvero prendendo le difese del tuo auto-proclamato nemico mortale
per impedirmi di non urlargli contro?” Sua madre lo schernì e
Katsuki sperò che quello stesse a significare che sua madre
cominciava a sentirsi meglio. Rise anche lui, a quel ricordo
d'infanzia.
“Sono
abbastanza sicuro di essere stato uno stupido moccioso di otto anni
quando ho deciso di chiamarlo così. Non è così male.”
Ancora
una volta, era ricascato nella condizione di difendere Deku dalle
persone che si sentivano oltraggiate, per solidarietà a Katsuki.
Questa volta gli riuscì più semplice dell'ultima occasione. Si
domandò se quella sarebbe stata una sua abitudine quotidiana da lì
in avanti, quella di difendere Deku finché non fosse diventata una
azione automatica. Si stupì nel notare quanto poco gli desse
fastidio.
Alla
fine, le acque si calmarono e sua madre si ricompose a sufficienza
per asciugarsi gli occhi. Li distrasse la comparsa di Hisami e suo
padre in cucina, e sua madre fu rapita dal suo adorabile
chiacchiericcio e dai suoi tentativi di aiutarla a cucinare.
La
famiglia Bakugou non aveva mai vissuto una giornata così piena di
emozioni come quella. Era una sensazione positiva, invece che
soffocante e bizzarra. Mangiarono il pranzo e Hisami cadde presto nel
suo pisolino post-pappa sopra al suo letto. Proprio quando stava
chiudendo la porta della camera, il telefono vibrò nella tasca.
“Pronto?”
“Bro!
Ti prego vieni qui. Mina ed io abbiamo appena finito di sistemare le
cose nella casa nuova, e ci piacerebbe davvero tanto che venissi a
vederla.”
Cazzo,
aveva dimenticato che si erano trasferiti. Li avrebbe dovuti aiutare
a farlo. Era scioccante quanto gli mancassero i suoi amici, e quanto
si fosse perso mentre era impegnato a giostrarsi con la propria vita.
Era ancora un po' incazzato con loro per le cose che erano state
dette l'ultima volta che si erano riuniti, ma voleva essere lì per
loro ora che le loro vite stavano per cambiare drasticamente.
“Uh,
devo tenere Hisami questo weekend,” disse, invece che dare una
risposta definitiva.
“Portalo!
Possiamo usarlo per esseri sicuri che la casa sia sufficientemente a
prova di bimbo!”
“Oi,
mio figlio non è una specie di cavia,” replicò aggressivo,
fomentato da un paterno istinto di protezione che gli salì nel
petto.
“Lo
so, lo so. Troppo presto per gli scherzi. Colpa mia amico. Seriamente
però, vieni da noi. Voglio davvero scusarmi di persona e lasciarci
tutto alle spalle.”
“Hisami
è K.O. al momento. Vedrò se si sente di andare quando si sveglia,
vi farò sapere.”
Note
della Traduttrice:
Mi
dispiace davvero tanto per il ritardo dell'aggiornamento, sono
sommersa di impegni ;_; cerco di ricavarmi qualche spazio qui e là
(╥﹏╥) ma questo capitolo è
lunghetto
Baci
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