11
(Chiacchiere)
–
Devi
tornare qui e basta,
il tuo comportamento era già totalmente irrazionale quando
credevi che Spectrus
fosse offline…
–
Rannicchiata
contro una “parete”
metallica costituita dai resti della mezza astronave con cui era
precipitata
sulla Terra, Spectra era intenta ad ascoltare il messaggio di Soundwave
per la
decima volta.
Decima
o forse ventesima, non sapeva
più dirlo e in ogni caso non faceva molta differenza.
–
Ma
adesso sappiamo che non è così, quindi non hai
motivi per non tornare. Non
risolverai niente stando in compagnia di un disertore, è
tutto tranne che tuo
amico e finirai solo col rovinarti più di quanto tutto quel
che è successo
abbia già fatto. –
–
Finirai
solo col rovinarti più di quanto tutto quel che è
successo abbia già fatto-
–
–
Finirai
solo col rovinarti- –
–
Rovinarti-
–
–
Rovinarti-
–
–
Rovinarti-
–
«Spectra,
smettila di riascoltarlo,
questo è masochismo!» esclamò
Dreadwing, per nulla intenzionato a lasciare che
i pochi miglioramenti che c’erano stati finissero
giù per lo scarico a causa di
un messaggio arrivato con un pessimo tempismo.
Era
successo poco dopo che lui aveva
avuto l’idea di cercare un riparo temporaneo nei resti di
quell’astronave, che
si trovavano in un posto isolato e lui sapeva non essere mai stati
rimossi.
Incastrato tra le macerie Spectra era persino riuscita a ritrovare il
datapad
personale, decisamente ammaccato ma ancora funzionante, che aveva perso
il
giorno dell’incidente. Spectra l’aveva considerata
una buona notizia, e
Dreadwing ne era stato felice perché lei aveva decisamente bisogno di buone notizie,
specie in previsione di una
difficile conversazione riguardo quel che era successo con Starscream;
peccato
che poi lei avesse notato l’arrivo di un messaggio di
Soundwave, con tutto ciò
che era conseguito, incluso il fatto che Spectra, dopo aver ripetuto
che forse
per lui sarebbe stato meglio andare ognuno per la propria strada, si
era chiusa
nel silenzio da ore -proprio lei che fino a un mese prima aveva sempre
qualcosa
di cui parlare o delle domande da fare.
Più
di una volta Dreadwing aveva
pensato che Soundwave fosse dannoso per la sua compagna, anche se non
del tutto
di proposito, e quella per lui era un’altra conferma.
«So
che è difficile ma non devi
badare a quel che ha detto, perché è tutto
sbagliato» continuò Dreadwing «Parla
in quel modo solo perché ce l’ha con tutti e due
e- NO, non ripetermi
un’altra volta di andare ognuno per la sua
strada, perché dopo quel che è successo ieri e
dopo aver visto chi c’è ora
sulla Terra sono ancora meno propenso a farlo. Forse quel pazzo sadico
completo»
ovvero Tarn «Non vuole farti del male ma già solo
l’idea che tu sia in qualche
modo nei suoi radar è allarmante».
«Più
che “pazzo sadico completo” io
lo considero “particolare”» disse
Spectra, tornando finalmente a far sentire la
sua voce «Se fosse davvero un pazzo sadico completo credo che
sarei andata
offline prima di diventare adulta. Per quel che ricordo sono stata
trattata con
rispetto e con pazienza per la maggioranza del tempo…
più che altro sono
stupita che mi ricordi».
«Parole
tanto gentili nei confronti
suoi e del suo gruppo possono venire solo da te»
commentò il jetformer, meno
stupito del dovuto avendo imparato a conoscerla
«Però ti chiedo di tenere bene
a mente il fatto che la DJD resta pericolosa».
«Come
parte del messaggio di
Soundwave resta vera».
«Di
certo non quella in cui sono
“tutto tranne che tuo amico”».
«Quella
è una delle parti sbagliate. Più
di una volta posso aver dato la mia fiducia a chi non avrei dovuto ma
non per
questo smetterò di darne a chi non mi ha fatto niente di
male. Nel tuo caso poi
mi fido sempre e comunque» affermò Spectra, con
una sicurezza che soprattutto
in quell’ultimo periodo era del tutto mancata, andando a
stringere la mano
destra di Dreadwing «Anche se venisse giù Primus
in persona a dirmi che non
devo. Mi spiace per le ore che ho passato zitta».
Il
Decepticon strinse leggermente le
dita. «Dovresti cercare di non scusarti per qualunque cosa. E
per quanto
riguarda Soundwave…»
«Ce
l’ha con tutti e due ma è ovvio
che sia così. Sono sua moglie e non sono con lui, quindi
è arrabbiato e
preoccupato, lo so, e giuro che mi dispiace per questo» disse
la femme «Però
non riesce a capire il problema, perché per lui il problema
non esiste, sono
solo io che non torno e che sono diventata una
“rovinata”. Quest’ultima cosa
è
una delle parti giuste del messaggio, perché di sicuro mi ci
sento».
Dreadwing, molto serio in volto, si sedette davanti a lei.
«Questo l’avevo capito. Però sappi che
nonostante tutto non ti vedo
“rovinata”».
«Dreadwing, io prima d’ora non avevo mai desiderato
la morte
di qualcuno. Se questa non è una
“rovinatura” non so cosa possa esserlo»
disse
Spectra, cupa.
«Prima d’ora non avevi incontrato la persona
responsabile
del massacro della tua famiglia, che ti ha fatto del male e che ha
cercato di
fartene ancora di più e per ben due volte»
replicò il mech.
«A me però non piace provare queste cose! Cerco di
dirmi che
sono inutili, che fanno più male a me che a lui, e tutto il
resto… non voglio
cercare altra vendetta nei confronti di Starscream.Voglio solo evitare
di avere
a che fare con lui, quel che volevo dirgli gliel’ho detto e
l’ho anche ferito.
Però più cerco di
“schiacciare” queste cose che provo, più
si fanno sentire… e
più lo fanno, più temo che potrei finire a fare
del male a tutti come fa Spectrus.
Non so cosa dovrei fare» concluse Spectra, passandosi una
mano sul viso che
mostrava effettivamente un’espressione spaventata
«So che mi hai detto che non
dovrei avere questa paura, però dopo quel che è
successo, quel che ho sentito
nel messaggio e quel che ho provato io, ne ho più di prima.
Ne ho tanta».
Dreadwing aveva temuto che i pensieri dietro le ore di
silenzio potessero essere stati quelli, però si
sentì sollevato del fatto che
lei avesse deciso di parlargliene. Si fidava di lui, glielo aveva
detto. Non
poté fare a meno di pensare che lui, al posto suo, avrebbe
smesso di fidarsi
delle altre persone per molto meno.
«Probabilmente pensi che io sia un po’di parte,
Spectra, ma
se sono sicuro di una cosa è che non puoi finire come lui.
Forse si ha
controllo solo fino a un certo punto su come ci si sente, ma si ha un
controllo
totale di come si agisce o reagisce. Spectrus avrebbe ucciso
Starscream, io
stesso qualche tempo fa l’avrei ucciso» e se si
trovava lì con lei, infatti,
era anche per quella ragione «Tu invece, pur avendo la
possibilità concreta di
farlo, hai scelto di limitarti a renderlo inoffensivo. Lo odi ma hai
scelto di
non uccidere, proprio come hai sempre fatto in passato quando ti sei
difesa. Per
questo non ti vedo rovinata, la tua natura è rimasta la
stessa. Provare odio
per chi ci fa del male è normale, odiare Starscream quindi
non ti rende
malvagia, ti rende normale» affermò Dreadwing
«E comunque resti sempre troppo
gentile per già solo per aver definito Tarn
“particolare”».
«Io ho sempre considerato l’odio come qualcosa di
negativo e
basta. Non avevo mai pensato che potesse davvero essere una cosa
normale».
“E tantomeno che potesse essere normale per me. Sono la
stessa persona che non vuole morto il fratello che ha tentato di
terminarla”
pensò Spectra “Che poi è stato quel che
ha fatto venire fuori i problemi con
Soundwave”.
«La normalità ha lati negativi con cui devi venire
a patti
anche tu. E non solo tu».
«Non solo io… già… da come
parla non sono sicura che
Soundwave sia interessato a una me “normale”. Si
è innamorato e ha sposato
qualcuno di un po’diverso, quindi si aspettava qualcosa di
diverso. Io credo di
poterlo capire almeno in questo, perché se non sono con lui
adesso è per un
motivo simile. A volte…» aggiunse, facendo
visibilmente fatica «A volte quando
penso a tutto questo mi chiedo se… mi sento in colpa anche
solo a dirlo, perché
fino a poco tempo fa speravo tantissimo di trovare un compagno di vita,
però…
forse con il matrimonio abbiamo affrettato un po’le cose,
perché forse tutto
questo avremmo potuto aspettarcelo se ci fossimo conosciuti un pochino
meglio».
Le era sembrato di vivere una delle sue fiabe: l’amore
tormentato, l’amore ricambiato, il rivale sconfitto, mancava
solo il “per
sempre felici e contenti” che aveva davvero creduto di poter
ottenere sposando
il suo “principe” da poco conosciuto proprio come
voleva la tradizione.
Peccato che non si trovasse in una fiaba, nessuno di loro si
trovava in una fiaba, ormai perfino lei era arrivata a capirlo, e pur
non
avendo smesso di provare dei sentimenti per suo marito si era resa
conto che
andare tanto veloci non era stata una buona idea.
«Non credevo che ti avrei sentita dirlo in modo
così
diretto» ammise Dreadwing, con espressione un po’
stupita «E non posso nemmeno
dire che sia insensato, perché è
tutt’altro. Dunque cosa intendi fare con lui
adesso?»
«Innanzitutto credo che dovrei parlargli di persona, ora me
la sento abbastanza» disse Spectra «Ma ho paura che
cercherebbe di riportarmi
nella Nemesis e basta senza ascoltarmi, e non intendo assolutamente
finire ad
alzare le mani su di lui un’altra volta. Più di un
graffio non riuscirei a
fargli ma il punto è il gesto, non il danno».
«A impedirgli di portarti via con la forza posso pensare
io»
si offrì il Decepticon, che però la vide scuotere
la testa in un cenno di
diniego «Perché?»
«Non vi metterete a fare a botte per colpa mia, tra voi due
è già abbastanza un disastro adesso.
Troverò un modo… magari se riesco a
chiamarlo e fargli promettere di comportarsi bene potremmo…
non so, forse
risolvere tutto in una volta sarebbe troppa grazia, ma almeno potremmo
provare
a capirci un po’, ecco. Spero. Se così non
fosse…»
Non era in grado di concludere la frase.
Non aveva idee, non aveva alcuna prospettiva futura al di là
dell’essere la moglie di Soundwave, era in fuga, non aveva
una casa e non
sapeva nemmeno dove e come avrebbe potuto trovarne una. Prima della
possibilità
di averla nella Nemesis, la sua “casa” era sempre
stata Spectrus,
indipendentemente dall’astronave o dal luogo in cui si erano
trovati. Quelli
non erano mai stati importanti, era stata in grado di soprassedere a
tante cose
convinta che ne valesse la pena e che ne sarebbe sempre valsa. Sarebbe
andato
sempre tutto bene finché avesse potuto restargli vicino e
cercare di ripagare
il debito enorme che aveva sempre sentito di avere nei suoi confronti,
per
quanto tempo lo aveva pensato! Ma non era più
così, anzi, peggio: non lo era
mai stato per davvero.
«Se così non fosse potremmo andare via».
Sentendo quelle parole, Spectra guardò Dreadwing con aria
sorpresa. «Via?»
«Dalla Terra. Ho degli shanix da parte»
“Se Soundwave non me
li ha già portati tutti via dal conto”
pensò l’ex secondo in comando «Ci sono
colonie e città-Stato in cui potremmo andare, luoghi dove
non ci sono grossi
problemi. Potremmo trovare un posto dove vivere e un lavoro».
«Dreadwing-»
«Tu potresti… non saprei, hai mai pensato a cosa
vorresti
fare se potessi scegliere?»
Spectra fece un sorriso un po’malinconico. «Quando
ci pensavo non andavo molto più in là
dall’immaginarmi con un marito e almeno cinque
figli…»
«Cinque!»
esclamò Dreadwing.
«Così avrebbero
avuto sempre compagnia» spiegò la femme
«Però per come mi sento adesso non
credo che riuscirei a essere una mamma brava quanto servirebbe. Sono un
disastro. E comunque se con Soundwave dovesse davvero finire non credo
che mi
metterei a cercare un nuovo compagno tanto presto, penso che tra le mie
priorità
questa cosa si troverebbe in fondo o quasi, dunque tutto questo
è da escludere.
Pensandoci… forse mi metterei a vendere dolci. E farli. Di
solito piacciono»
disse, e il sorriso divenne più aperto e meno triste
«E tu?»
«Mh?»
«Tu cosa faresti
lì?»
«Credo che cercherei
un lavoro nella sicurezza. Ci sarà pure qualche posto,
qualche azienda» ipotizzò
il Decepticon «Forse mi farebbero partire dal basso ma sono
sicuro che in poco
tempo diventerei capo di una squadra, poi capo della sicurezza intera.
So come si
coordinano i gruppi di persone e sono in grado di prendermi
responsabilità.
Sono stato l’unico secondo in comando di cui Lo…
di cui Megatron non potesse
lamentarsi».
«Vero»
concordò
Spectra «Però mi chiedo se staresti davvero bene
così».
Dreadwing rimase in
silenzio per qualche secondo. «Non capisco».
«Quel che vorrei io
è solo stare in pace, quindi il resto è di
contorno. Per te però è diverso»
disse la giovane «Dreadwing, tu sei un militare, tu sei un
Decepticon, avevi un
ruolo importante e ci stavi bene. “Se potessi
scegliere”, come hai detto tu a
me, sceglieresti davvero di fare quello che hai detto? Se Starscream
non ci
fosse più e potessi a rimettere a posto le cose con Lord
Megatron, che ti ha già
proposto di tornare nella Nemesis,
sceglieresti lo stesso un lavoro qualunque in una colonia qualunque?
È davvero
quello che vuoi o se saresti disposto a farlo è
per… per me?»
Non c’era niente di
scabroso in due persone che parlavano, sedute una davanti
all’altra, mentre
erano nascoste all’interno di ciò che restava
della metà di un’astronave, eppure
guardando i due fuggitivi si sarebbe avvertita una certa
“intimità”, a livello
spirituale, che prima della domanda di Spectra non si era ancora creata.
«Nessuno dovrebbe
fare qualcosa solo per fare contento qualcun altro»
continuò lei «Pensando a quel
che facevo per Spectrus direi che l’ho imparato perfino io.
Stai già facendo
fin troppo per me, ti sei esposto per me, per il futuro devi pensare
seriamente
anche a quel che vorresti tu, non
solo a farmi stare tranquilla».
Uno strano miscuglio
di emozioni si fece strada nel Decepticon, il cui sguardo rossastro
dopo la
sorpresa iniziale si ammorbidì. Teneva a lei, le aveva
parlato del proprio
fratello, della propria rabbia per il tradimento che riteneva di aver
subito da
Megatron e l’aveva sempre rispettata ma fino a quel momento
l’aveva vista più
come una persona della quale occuparsi -complici anche i problemi che
stava
avendo- che come qualcuno davvero suo “pari”. Era
caduto nello stesso errore in
cui cadevano praticamente tutti quanti nell’avere a che fare
con Spectra, ossia
sottovalutarla, ma scoprire di essersi sbagliato lo faceva sentire
tutt’altro
che infelice.
«Dovrei occuparmi io
di te, non il contrario».
«L’hai fatto finora,
se ci riesco voglio ricambiare» sorrise lei.
Dreadwing fece per
dire qualcosa ma venne interrotto dal suono deciso del datapad di
Spectra.
Entrambi si ritrovarono a guardarne lo schermo pochi istanti dopo.
«“Festa per il
diciottesimo vorn di Stiria Shaula - conferma partecipazione
Sì/No - questo è
un messaggio automatico”» lesse la femme
«Questo non me l’aspettavo, anche
perché non mi aveva mai chiesto di darle il mio
contatto…»
«Non ricordo di
averti mai sentito nominare questa persona ma il nome non mi
è nuovo» commentò
Dreadwing, mentre faceva mente locale «Aspetta… la
femme a capo di quel posto strano
nella costellazione dello
Scorpionokor si chiama così, se non erro».
«A capo di Pettinathia,
sì» annuì Spectra.
«Conosco di fama
quel posto e il nome della femme in questione perché qualche
tempo fa c’era
stato il sospetto che avesse voglia di espandersi»
spiegò Dreadwing « Ci sono
un paio di colonie Decepticon appena fuori dalla parte nord dello
Scorpionokor.
È successo poco prima che io arrivassi qui, quando ero
ancora responsabile dei
quadranti stellari lì vicino. I sospetti però
erano sbagliati, non ci sono
stati attacchi né sabotaggi, dunque ognuno è
rimasto nel suo».
«Non avevo idea di
questa cosa».
«Non potevi averne.
E dopo la DJD ho quasi paura a chiederti come e perché la
conosci, anche se di
sicuro non è peggio di loro».
Era una fortuna che
la Decepticon Justice Division non fosse presente e non avesse potuto
sentire
quel che aveva detto, perché avrebbero avuto tutti da
ridire… ma lui non poteva
saperlo.
***
“Come
immaginavo. Non promette bene”
pensò Nickel, sentendo le note dell’Empyrean Suite
provenire dai quartieri di
Tarn.
Aveva
deciso di raggiungerlo perché,
nonostante il colloquio con Megatron fosse durato parecchio, tutto quel
che il
loro comandante aveva riportato era stato il permesso di utilizzare il
Ponte
Terrestre dei Decepticon e l’elenco preciso di persone da
uccidere, aggiungendo
che -su desiderio di Megatron stesso- nel corso della missione
avrebbero dato
una priorità particolare a Spectrus Specter.
Aveva
detto quel di pratico c’era da
dire e per gli altri era stato sufficiente, ma non per Nickel. Secondo
lei Tarn
aveva parlato in modo un po’troppo neutro perché
quel che aveva detto fosse davvero
tutto, dunque aveva pensato che
fosse meglio cercare di far sì che se voleva potesse
parlarne con qualcuno,
anche solo un paio di frasi com’era successo pochi giorni
prima, dopo la…
“disavventura” nello Scorpione.
Cercare
di far sì che il comandante
della squadra restasse stabile quanto più possibile era
nell’interesse di tutti
e, al di là di questo, provare a dargli una mano era il
minimo che potesse fare
considerando quant’era stato comprensivo riguardo la faccenda
di Bustin: era
stata una conversazione difficile ma la punizione ricevuta era stata
“solo” il
raddoppio dei turni di pulizie. Essendosi resa conto di quanto fosse
stata
grande l’idiozia fatta, Nickel si era convinta che avrebbe
meritato ben di
peggio.
“Meglio
non pensare a quel
grandissimo stronzo adesso” si intimò, riferendosi
a Bustin.
Giunta
davanti alla porta notò subito
che era stata lasciata socchiusa. Non era casuale, proprio come non lo
era
stato qualche giorno prima quando lei l’aveva raggiunto:
evidentemente sapeva
che l’avrebbe fatto, e per l’appunto non
mostrò la minima sorpresa quando la
vide entrare. Anche il cubo di energon per lei era già al
suo posto sul tavolo.
«Dunque…»
esordì la minicon «Specter
maschio deve aver combinato abbastanza danni perché la
conversazione con Lord
Megatron sia stata così lunga».
«È
stato fonte di notevoli grattacapi
per Lord Megatron, sì» confermò Tarn,
con lo stesso tono neutro che aveva
utilizzato prima «Ha seriamente danneggiato la Nemesis, ha
messo del Tox-En nei
condotti di aerazione, ha trafugato reliquie come quella che abbiamo
trovato e
restituito a Lord Megatron e ha liberato prigionieri Autobot, questo
solo nel
primo mese da quando è arrivato qui; più di
recente invece ha contribuito
ampiamente alla distruzione della fortezza
“Darkmount” col cannone a fusione
della stessa E mediante
l’uso di una
droga importata dal quel
posto» alias
Pettinathia, città-Stato ora conosciuta nella Peaceful
Tiranny anche come “Là”
e “Lì” «Ha anche cercato di
uccidere Soundwave due volte, purtroppo senza che
si terminassero a vicenda…»
“Terminarsi
a vicenda? Questa mi è
nuova” pensò Nickel, aggrottando la fronte e
decidendo di lasciarlo continuare.
«Sebbene…
sì, naturalmente è molto
meglio per la Causa che Soundwave sia ancora online, è un
Decepticon di
comprovatissima lealtà e competenza, dunque ce ne
rallegriamo tutti quanti.
Evviva. Stavo dicendo? Ah, sì. Spectrus Specter ha cercato
di terminare
Soundwave e, come se questo e tutto il resto non fosse sufficiente, ha
cercato
di terminare la sorella-»
«Cosa?!»
si stupì Nickel, stavolta
incapace di restare in silenzio.
«Dopo
averla usata per vorn e vorn
nel proprio lavoro» continuò Tarn, parlando forse
più a se stesso che a Nickel
«Usarla e terminarla quando lei, davanti a una reale
possibilità di farlo, ha scelto
i Decepticon: l’ha rapita per questo, l’ha portata
via dalla nostra astronave
per… questo».
A
Nickel parve di vedere le luci
tremolare per un brevissimo istante, come se fosse servita
un’ulteriore
conferma dello stato d’animo di Tarn in quel momento.
Nonostante questo però
non si sentiva spaventata, perché nulla di tutto
ciò era rivolto a lei.
«Per
il passato non si può fare
molto, per il futuro invece sì» disse quindi
«Tornerà a farci compagnia,
sbaglio?»
«È
più complicato di quanto avessi
previsto fino a ieri, non solo perché al momento
è in fuga e non sappiamo dove
si trovi, ma anche perché nella Nemesis
c’è quello che, burrasca o meno, è
sempre il suo compagno di vita».
«Quindi
la bambina si è sposata? Mi
stupisco sempre di più!» esclamò la
minicon.
«Non
è più una bambina da tempo,
Nickel, è una femme adulta e credo che ormai sia
evidente».
«Aspetta:
che vuol dire che il suo
compagno è nella Nemesis? Quando gli altri mi hanno parlato
del vostro incontro
mi avevano detto… quindi non sta col tizio con cui
è “in fuga” adesso».
«Soundwave
è diventato “Soundwave
Specter”».
«Aaah.
Ecco» commentò Nickel, dopo un
breve attimo di silenzio «Adesso capisco».
Tarn
inizialmente non fece commenti,
tornando a parlare solo dopo aver bevuto un lungo sorso dal cubo di
energon
-energon normale, per fortuna- già arrivato a
metà.
«Spectra
amava il fratello ma è
evidente che la situazione in cui l’aveva messa non la
facesse stare bene. In
caso contrario non avrebbe deciso di staccarsi da
quell’essere sposandosi con
una persona che ai tempi conosceva solo da un mese» disse il
Decepticon «Non è
stata una delle sue idee migliori ma immagino che fosse più
disperata di quanto
si rendesse conto di essere. Nessuno si sposerebbe con un semi
sconosciuto se
non, appunto, per disperazione».
«O
comunque se la voglia di sposarsi
arriva troppo presto può finire solo in un modo:
male!» dichiarò Nickel.
Suo
malgrado ricordava benissimo che
dopo un mese di conoscenza avrebbe sposato Bustin più che
volentieri, tanto che
a quei tempi era arrivata anche a sognare più volte la
cerimonia durante la
ricarica pur essendo tutt’altro che disperata; allo stato
attuale delle cose
però ripensare a questo non faceva altro che farla
arrabbiare di più.
«Le
sole cose positive certe riguardo
Spectra sono che sia su questo pianeta, che sia fisicamente
sana» elencò Tarn
«Che ci abbia salutati con un certo calore, segno che
qualunque cosa possa
averle detto il fratello quando l’ha rapita non ha attecchito
poi così tanto e
che, tralasciando Starscream, abbia scelto di avere a che fare solo con
Decepticon di un certo rango: nonostante… tutto…
a livello di decepticonismo il suo attuale compagno di vita
è tra i primi nella
mia classifica. Anche Dreadwing e il fratello di questi erano in
posizioni
molto alte prima che, rispettivamente, uno fuggisse e l’altro
andasse offline.
Inoltre ha favorevolmente impressionato Lord Megatron»
aggiunse, e la
soddisfazione per la cosa era perfettamente udibile nella sua voce
«Al punto
che Egli ritiene che lei debba avere l’assoluta
facoltà di stare ovunque voglia
adesso e in futuro».
«“Ovunque”
che comprenderebbe anche
questa astronave, se lei volesse, ho capito»
completò il discorso Nickel «Ma
alcuni buoni motivi anti igienici per non volere li vedo appesi a quella parete!»
Il
repentino cambio di argomento
della minicon fece sì che Tarn si voltasse verso la parete
incriminata prima di
rendersi conto che Nickel ce l’aveva con una delle sue
reliquie, alias alcuni
cadaveri di minatori morti a Messatine -che ormai da tempo era il
pianeta che
avevano eletto a loro base- sulle cui viscere erano state incise parti
degli
scritti derivati dall’ingegno di Lord Megatron. Una delle
tante conseguenze
della rivoluzione, nonché un fatto piuttosto macabro nel
quale però la DJD non
c’entrava niente; come e dove il grosso mech viola scuro si
fosse procurato
quei resti -che già possedeva quando era a capo della
prigione Decepticon
chiamata “Grindcore”- era un mistero.
«Spectra
capirebbe perfettamente il
significato di quelle reliquie, ne sono sicuro»
replicò Tarn «E non sono anti
igienici: le parti soggette a decomposizione si sono consumate
moltissimo tempo
fa e, come puoi vedere, non c’è neanche un
briciolo di polvere».
«Spariranno
in ogni caso» dichiarò
Nickel.
«Di
uno si sono davvero perse le
tracce l’ultima volta in cui sono stati rimossi dalla
parete» replicò Tarn, con
un certo biasimo «Non sono riuscito a trovarlo pur avendo
guardato ovun-»
«E
quello che cos’è?!» lo
interruppe Nickel, indicando un punto abbastanza
lontano.
Da
sotto il “letto” Tarn si vedevano
sbucare una mano e parte di un polso, segno che la reliquia perduta non
era
andata a farsi una passeggiatina.
Ovviamente.
La
spiegazione, molto più semplice
era che gli scossoni subiti dall’astronave a causa
dell’attacco informatico di
Bustin avevano smosso il disastro epocale sotto la cuccetta di Tarn,
caos ben
nascosto da un “copriletto” viola assolutamente
privo di pieghe.
«Quindi
era rimasto incastrato lì
sotto tutto il tempo. Mistero risolto» commentò
Tarn «Ammetto che a volte mi
chiedo da dove derivi la tua capacità di trovare
tutto».
«Qualcuno
qui dentro lo deve pur
fare» ribatté la minicon.
Quale
che fosse la risposta che Tarn
avrebbe voluto dare, non ne ebbe il tempo: Lord Megatron si fece
sentire
direttamente nel suo comm-link.
–
Buone
notizie per te e per la tua squadra: sono stati rilevate le posizioni
delle
astronavi Iron Will e Jackhammer. Sai già chi troverete al
loro interno. –
A
ulteriore conferma del fatto che l’ultima
frase di Lord Megatron fosse vera, Tarn scattò subito in
piedi. «Sissignore. Avviso
il resto della squadra e partiamo immediatamente. Che dire»
aggiunse a
comunicazione finita, rivolto a Nickel «Pare che finalmente
potremo fare una
chiacchierata con Spectrus Specter, per giunta a sorpresa…
una concreta
possibilità di archiviare
questa
pratica in così breve tempo, non chiedevo di
meglio».
«Due
paroline a quello stronzo voglio
dirle anche io, insieme a un cacciavite su per lo scarico!»
esclamò Nickel,
memore di quando Spectrus l’aveva messa “a
dormire” per rapire Spectra indisturbato
e le aveva anche posto un masso sopra il corpo.
«Non
sono sicuro che lasciarti venire
con noi sia una buona idea, non per mancanza di fiducia, ma
perché non credo
che tu sia necessaria».
«Specter
e chiunque sia nell’altra
astronave non sono da soli, lo sai. Posso aiutarvi a dare la caccia a
Bustin, posso
seguirlo anche in aria se necessario, e anche lui è tra gli
obiettivi» replicò la
prioniana, risoluta «So di aver fatto un grosso sbaglio a
uscire dall’astronave
senza permesso, dammi la possibilità di cercare di rimediare
e fare qualcosa di
utile per la squadra! Nonostante tutto credo di sapere meglio di voi
come
potrebbe muoversi» insistette Nickel.
«Su
questo può darsi che tu abbia
ragione, però non sono convinto. Potrebbe essere pericoloso
nel caso in cui tu
finisca ad allontanarti, Lord Megatron mi ha anche parlato della
presenza di un
grosso alveare di insecticons, che tra l’altro fa capo ad
Airachnid».
«Tutto
questo ti sembra peggio di
Pettinathia o di quel che abbiamo passato in seguito dalla strega?
Perché se
così fosse guarda che ti sbagli!»
«Non
è peggio» ammise Tarn «Ma lì
non
c’erano di mezzo certe tue vecchie conoscenze».
«Eppure
ti avevo detto di aver visto
la sua illusione, che io credevo essere vera, nei tredici passi. Allora
immagino che aver scelto VOI al
posto
della possibilità di riavere quello che credevo essere lui
non è una prova
sufficiente per te» esclamò la minicon, che aveva
iniziato a tremare di rabbia.
«Nickel-»
«Forse
sapere che ho rinunciato a
riavere indietro Prion, la mia vecchia vita e tutti quelli che
conoscevo ti
aiuterebbe a capire che non lascerò la DJD per il mio ex
fidanzato» continuò
imperterrita la minicon, con le ottiche che avevano iniziato a bruciare
leggermente «Adesso so che forse era
anche quella una bugia, e dico forse
perché quella strega ha manipolato il tempo come le
è parso e piaciuto, ma
mentre ero lì dentro mi sembrava tutto molto concreto.
Eppure sono qui! Non ti
basta?!»
Dopo
qualche attimo di immobilità,
Tarn allungò una mano e la posò sulla sua piccola
spalla. «La mia sola
intenzione era risparmiarti dello stress non necessario. Ho detto a
Lord
Megatron che mi fido di te come di me stesso, simili parole non si
dicono alla
leggera».
Nickel
non rispose, limitandosi a un
breve sospiro. «Posso affrontarlo, quindi vengo con
voi».
Tarn
annuì e, dopo ciò, lui e Nickel
lasciarono la stanza senza aggiungere altro.
Dovevano
esserci anche gli Autobot,
ma di chiacchiere ce ne sono state anche troppe xD di conseguenza loro
si
vedranno nel prossimo capitolo, insieme a quel po’di casino
che tutti noi, io
per prima, ci potremmo aspettare da Spectrus xD
Grazie
a chiunque stia continuando a
seguirmi nonostante i tempi di aggiornamento bislacchi, alla prossima :)
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