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Autore: _Cthylla_    21/06/2020    3 recensioni
[Sequel della fanfic del 2013 “The Specter Bros’”]
Dopo la battaglia che ha portato alla distruzione dell’Omega Lock, molte persone in entrambe gli schieramenti si sentono perse o hanno perso qualcosa -o, ancora, qualcuno.
Il ritorno di vecchie conoscenze più o meno inaspettate sarà destinato a peggiorare ulteriormente la situazione o porterà qualcosa di buono?
Genere: Commedia, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Autobot, Decepticon, DJD/Decepticon Justice Division, Nuovo personaggio, Sorpresa
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Transformers: Prime
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The Specter Bros'- la serie'
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(Chiacchiere)
 






 
 
 
 
 


 – Devi tornare qui e basta, il tuo comportamento era già totalmente irrazionale quando credevi che Spectrus fosse offline…
 
 
Rannicchiata contro una “parete” metallica costituita dai resti della mezza astronave con cui era precipitata sulla Terra, Spectra era intenta ad ascoltare il messaggio di Soundwave per la decima volta.
Decima o forse ventesima, non sapeva più dirlo e in ogni caso non faceva molta differenza.
 
 
 Ma adesso sappiamo che non è così, quindi non hai motivi per non tornare. Non risolverai niente stando in compagnia di un disertore, è tutto tranne che tuo amico e finirai solo col rovinarti più di quanto tutto quel che è successo abbia già fatto.  
 
Finirai solo col rovinarti più di quanto tutto quel che è successo abbia già fatto- –
 
Finirai solo col rovinarti-
 
Rovinarti- –
 
Rovinarti- –
 
Rovinarti- –
 
 
«Spectra, smettila di riascoltarlo, questo è masochismo!» esclamò Dreadwing, per nulla intenzionato a lasciare che i pochi miglioramenti che c’erano stati finissero giù per lo scarico a causa di un messaggio arrivato con un pessimo tempismo.
 
Era successo poco dopo che lui aveva avuto l’idea di cercare un riparo temporaneo nei resti di quell’astronave, che si trovavano in un posto isolato e lui sapeva non essere mai stati rimossi. Incastrato tra le macerie Spectra era persino riuscita a ritrovare il datapad personale, decisamente ammaccato ma ancora funzionante, che aveva perso il giorno dell’incidente. Spectra l’aveva considerata una buona notizia, e Dreadwing ne era stato felice perché lei aveva decisamente bisogno di buone notizie, specie in previsione di una difficile conversazione riguardo quel che era successo con Starscream; peccato che poi lei avesse notato l’arrivo di un messaggio di Soundwave, con tutto ciò che era conseguito, incluso il fatto che Spectra, dopo aver ripetuto che forse per lui sarebbe stato meglio andare ognuno per la propria strada, si era chiusa nel silenzio da ore -proprio lei che fino a un mese prima aveva sempre qualcosa di cui parlare o delle domande da fare.
 
Più di una volta Dreadwing aveva pensato che Soundwave fosse dannoso per la sua compagna, anche se non del tutto di proposito, e quella per lui era un’altra conferma.
 
«So che è difficile ma non devi badare a quel che ha detto, perché è tutto sbagliato» continuò Dreadwing «Parla in quel modo solo perché ce l’ha con tutti e due e- NO, non ripetermi un’altra volta di andare ognuno per la sua strada, perché dopo quel che è successo ieri e dopo aver visto chi c’è ora sulla Terra sono ancora meno propenso a farlo. Forse quel pazzo sadico completo» ovvero Tarn «Non vuole farti del male ma già solo l’idea che tu sia in qualche modo nei suoi radar è allarmante».
 
«Più che “pazzo sadico completo” io lo considero “particolare”» disse Spectra, tornando finalmente a far sentire la sua voce «Se fosse davvero un pazzo sadico completo credo che sarei andata offline prima di diventare adulta. Per quel che ricordo sono stata trattata con rispetto e con pazienza per la maggioranza del tempo… più che altro sono stupita che mi ricordi».
 
«Parole tanto gentili nei confronti suoi e del suo gruppo possono venire solo da te» commentò il jetformer, meno stupito del dovuto avendo imparato a conoscerla «Però ti chiedo di tenere bene a mente il fatto che la DJD resta pericolosa».
 
«Come parte del messaggio di Soundwave resta vera».
 
«Di certo non quella in cui sono “tutto tranne che tuo amico”».
 
«Quella è una delle parti sbagliate. Più di una volta posso aver dato la mia fiducia a chi non avrei dovuto ma non per questo smetterò di darne a chi non mi ha fatto niente di male. Nel tuo caso poi mi fido sempre e comunque» affermò Spectra, con una sicurezza che soprattutto in quell’ultimo periodo era del tutto mancata, andando a stringere la mano destra di Dreadwing «Anche se venisse giù Primus in persona a dirmi che non devo. Mi spiace per le ore che ho passato zitta».
 
Il Decepticon strinse leggermente le dita. «Dovresti cercare di non scusarti per qualunque cosa. E per quanto riguarda Soundwave…»
 
«Ce l’ha con tutti e due ma è ovvio che sia così. Sono sua moglie e non sono con lui, quindi è arrabbiato e preoccupato, lo so, e giuro che mi dispiace per questo» disse la femme «Però non riesce a capire il problema, perché per lui il problema non esiste, sono solo io che non torno e che sono diventata una “rovinata”. Quest’ultima cosa è una delle parti giuste del messaggio, perché di sicuro mi ci sento».
 
Dreadwing, molto serio in volto, si sedette davanti a lei. «Questo l’avevo capito. Però sappi che nonostante tutto non ti vedo “rovinata”».
 
«Dreadwing, io prima d’ora non avevo mai desiderato la morte di qualcuno. Se questa non è una “rovinatura” non so cosa possa esserlo» disse Spectra, cupa.
 
«Prima d’ora non avevi incontrato la persona responsabile del massacro della tua famiglia, che ti ha fatto del male e che ha cercato di fartene ancora di più e per ben due volte» replicò il mech.
 
«A me però non piace provare queste cose! Cerco di dirmi che sono inutili, che fanno più male a me che a lui, e tutto il resto… non voglio cercare altra vendetta nei confronti di Starscream.Voglio solo evitare di avere a che fare con lui, quel che volevo dirgli gliel’ho detto e l’ho anche ferito. Però più cerco di “schiacciare” queste cose che provo, più si fanno sentire… e più lo fanno, più temo che potrei finire a fare del male a tutti come fa Spectrus. Non so cosa dovrei fare» concluse Spectra, passandosi una mano sul viso che mostrava effettivamente un’espressione spaventata «So che mi hai detto che non dovrei avere questa paura, però dopo quel che è successo, quel che ho sentito nel messaggio e quel che ho provato io, ne ho più di prima. Ne ho tanta».
 
Dreadwing aveva temuto che i pensieri dietro le ore di silenzio potessero essere stati quelli, però si sentì sollevato del fatto che lei avesse deciso di parlargliene. Si fidava di lui, glielo aveva detto. Non poté fare a meno di pensare che lui, al posto suo, avrebbe smesso di fidarsi delle altre persone per molto meno.
 
«Probabilmente pensi che io sia un po’di parte, Spectra, ma se sono sicuro di una cosa è che non puoi finire come lui. Forse si ha controllo solo fino a un certo punto su come ci si sente, ma si ha un controllo totale di come si agisce o reagisce. Spectrus avrebbe ucciso Starscream, io stesso qualche tempo fa l’avrei ucciso» e se si trovava lì con lei, infatti, era anche per quella ragione «Tu invece, pur avendo la possibilità concreta di farlo, hai scelto di limitarti a renderlo inoffensivo. Lo odi ma hai scelto di non uccidere, proprio come hai sempre fatto in passato quando ti sei difesa. Per questo non ti vedo rovinata, la tua natura è rimasta la stessa. Provare odio per chi ci fa del male è normale, odiare Starscream quindi non ti rende malvagia, ti rende normale» affermò Dreadwing «E comunque resti sempre troppo gentile per già solo per aver definito Tarn “particolare”».
 
«Io ho sempre considerato l’odio come qualcosa di negativo e basta. Non avevo mai pensato che potesse davvero essere una cosa normale».
 
“E tantomeno che potesse essere normale per me. Sono la stessa persona che non vuole morto il fratello che ha tentato di terminarla” pensò Spectra “Che poi è stato quel che ha fatto venire fuori i problemi con Soundwave”.
 
«La normalità ha lati negativi con cui devi venire a patti anche tu. E non solo tu».
 
«Non solo io… già… da come parla non sono sicura che Soundwave sia interessato a una me “normale”. Si è innamorato e ha sposato qualcuno di un po’diverso, quindi si aspettava qualcosa di diverso. Io credo di poterlo capire almeno in questo, perché se non sono con lui adesso è per un motivo simile. A volte…» aggiunse, facendo visibilmente fatica «A volte quando penso a tutto questo mi chiedo se… mi sento in colpa anche solo a dirlo, perché fino a poco tempo fa speravo tantissimo di trovare un compagno di vita, però… forse con il matrimonio abbiamo affrettato un po’le cose, perché forse tutto questo avremmo potuto aspettarcelo se ci fossimo conosciuti un pochino meglio».
 
Le era sembrato di vivere una delle sue fiabe: l’amore tormentato, l’amore ricambiato, il rivale sconfitto, mancava solo il “per sempre felici e contenti” che aveva davvero creduto di poter ottenere sposando il suo “principe” da poco conosciuto proprio come voleva la tradizione.
Peccato che non si trovasse in una fiaba, nessuno di loro si trovava in una fiaba, ormai perfino lei era arrivata a capirlo, e pur non avendo smesso di provare dei sentimenti per suo marito si era resa conto che andare tanto veloci non era stata una buona idea.
 
«Non credevo che ti avrei sentita dirlo in modo così diretto» ammise Dreadwing, con espressione un po’ stupita «E non posso nemmeno dire che sia insensato, perché è tutt’altro. Dunque cosa intendi fare con lui adesso?»
 
«Innanzitutto credo che dovrei parlargli di persona, ora me la sento abbastanza» disse Spectra «Ma ho paura che cercherebbe di riportarmi nella Nemesis e basta senza ascoltarmi, e non intendo assolutamente finire ad alzare le mani su di lui un’altra volta. Più di un graffio non riuscirei a fargli ma il punto è il gesto, non il danno».
 
«A impedirgli di portarti via con la forza posso pensare io» si offrì il Decepticon, che però la vide scuotere la testa in un cenno di diniego «Perché?»
 
«Non vi metterete a fare a botte per colpa mia, tra voi due è già abbastanza un disastro adesso. Troverò un modo… magari se riesco a chiamarlo e fargli promettere di comportarsi bene potremmo… non so, forse risolvere tutto in una volta sarebbe troppa grazia, ma almeno potremmo provare a capirci un po’, ecco. Spero. Se così non fosse…»
 
Non era in grado di concludere la frase.
Non aveva idee, non aveva alcuna prospettiva futura al di là dell’essere la moglie di Soundwave, era in fuga, non aveva una casa e non sapeva nemmeno dove e come avrebbe potuto trovarne una. Prima della possibilità di averla nella Nemesis, la sua “casa” era sempre stata Spectrus, indipendentemente dall’astronave o dal luogo in cui si erano trovati. Quelli non erano mai stati importanti, era stata in grado di soprassedere a tante cose convinta che ne valesse la pena e che ne sarebbe sempre valsa. Sarebbe andato sempre tutto bene finché avesse potuto restargli vicino e cercare di ripagare il debito enorme che aveva sempre sentito di avere nei suoi confronti, per quanto tempo lo aveva pensato! Ma non era più così, anzi, peggio: non lo era mai stato per davvero.
 
«Se così non fosse potremmo andare via».
 
Sentendo quelle parole, Spectra guardò Dreadwing con aria sorpresa. «Via?»
 
«Dalla Terra. Ho degli shanix da parte» “Se Soundwave non me li ha già portati tutti via dal conto” pensò l’ex secondo in comando «Ci sono colonie e città-Stato in cui potremmo andare, luoghi dove non ci sono grossi problemi. Potremmo trovare un posto dove vivere e un lavoro».
 
«Dreadwing-»
 
«Tu potresti… non saprei, hai mai pensato a cosa vorresti fare se potessi scegliere?»
 
Spectra fece un sorriso un po’malinconico. «Quando ci pensavo non andavo molto più in là dall’immaginarmi con un marito e almeno cinque figli…»
 
«Cinque!» esclamò Dreadwing.
 
«Così avrebbero avuto sempre compagnia» spiegò la femme «Però per come mi sento adesso non credo che riuscirei a essere una mamma brava quanto servirebbe. Sono un disastro. E comunque se con Soundwave dovesse davvero finire non credo che mi metterei a cercare un nuovo compagno tanto presto, penso che tra le mie priorità questa cosa si troverebbe in fondo o quasi, dunque tutto questo è da escludere. Pensandoci… forse mi metterei a vendere dolci. E farli. Di solito piacciono» disse, e il sorriso divenne più aperto e meno triste «E tu?»
 
«Mh?»
 
«Tu cosa faresti lì?»
 
«Credo che cercherei un lavoro nella sicurezza. Ci sarà pure qualche posto, qualche azienda» ipotizzò il Decepticon «Forse mi farebbero partire dal basso ma sono sicuro che in poco tempo diventerei capo di una squadra, poi capo della sicurezza intera. So come si coordinano i gruppi di persone e sono in grado di prendermi responsabilità. Sono stato l’unico secondo in comando di cui Lo… di cui Megatron non potesse lamentarsi».
 
«Vero» concordò Spectra «Però mi chiedo se staresti davvero bene così».
 
Dreadwing rimase in silenzio per qualche secondo. «Non capisco».
 
«Quel che vorrei io è solo stare in pace, quindi il resto è di contorno. Per te però è diverso» disse la giovane «Dreadwing, tu sei un militare, tu sei un Decepticon, avevi un ruolo importante e ci stavi bene. “Se potessi scegliere”, come hai detto tu a me, sceglieresti davvero di fare quello che hai detto? Se Starscream non ci fosse più e potessi a rimettere a posto le cose con Lord Megatron, che ti ha già proposto di tornare nella Nemesis, sceglieresti lo stesso un lavoro qualunque in una colonia qualunque? È davvero quello che vuoi o se saresti disposto a farlo è per… per me?»
 
Non c’era niente di scabroso in due persone che parlavano, sedute una davanti all’altra, mentre erano nascoste all’interno di ciò che restava della metà di un’astronave, eppure guardando i due fuggitivi si sarebbe avvertita una certa “intimità”, a livello spirituale, che prima della domanda di Spectra non si era ancora creata.
 
«Nessuno dovrebbe fare qualcosa solo per fare contento qualcun altro» continuò lei «Pensando a quel che facevo per Spectrus direi che l’ho imparato perfino io. Stai già facendo fin troppo per me, ti sei esposto per me, per il futuro devi pensare seriamente anche a quel che vorresti tu, non solo a farmi stare tranquilla».
 
Uno strano miscuglio di emozioni si fece strada nel Decepticon, il cui sguardo rossastro dopo la sorpresa iniziale si ammorbidì. Teneva a lei, le aveva parlato del proprio fratello, della propria rabbia per il tradimento che riteneva di aver subito da Megatron e l’aveva sempre rispettata ma fino a quel momento l’aveva vista più come una persona della quale occuparsi -complici anche i problemi che stava avendo- che come qualcuno davvero suo “pari”. Era caduto nello stesso errore in cui cadevano praticamente tutti quanti nell’avere a che fare con Spectra, ossia sottovalutarla, ma scoprire di essersi sbagliato lo faceva sentire tutt’altro che infelice.
 
«Dovrei occuparmi io di te, non il contrario».
 
«L’hai fatto finora, se ci riesco voglio ricambiare» sorrise lei.
 
Dreadwing fece per dire qualcosa ma venne interrotto dal suono deciso del datapad di Spectra. Entrambi si ritrovarono a guardarne lo schermo pochi istanti dopo.
 
«“Festa per il diciottesimo vorn di Stiria Shaula - conferma partecipazione Sì/No - questo è un messaggio automatico”» lesse la femme «Questo non me l’aspettavo, anche perché non mi aveva mai chiesto di darle il mio contatto…»
 
«Non ricordo di averti mai sentito nominare questa persona ma il nome non mi è nuovo» commentò Dreadwing, mentre faceva mente locale «Aspetta… la femme a capo di quel posto strano nella costellazione dello Scorpionokor si chiama così, se non erro».
 
«A capo di Pettinathia, sì» annuì Spectra.
 
«Conosco di fama quel posto e il nome della femme in questione perché qualche tempo fa c’era stato il sospetto che avesse voglia di espandersi» spiegò Dreadwing « Ci sono un paio di colonie Decepticon appena fuori dalla parte nord dello Scorpionokor. È successo poco prima che io arrivassi qui, quando ero ancora responsabile dei quadranti stellari lì vicino. I sospetti però erano sbagliati, non ci sono stati attacchi né sabotaggi, dunque ognuno è rimasto nel suo».
 
«Non avevo idea di questa cosa».
 
«Non potevi averne. E dopo la DJD ho quasi paura a chiederti come e perché la conosci, anche se di sicuro non è peggio di loro».
 
Era una fortuna che la Decepticon Justice Division non fosse presente e non avesse potuto sentire quel che aveva detto, perché avrebbero avuto tutti da ridire… ma lui non poteva saperlo.
 
 
 
 
 
 
***
 
 
 
 
 
 
“Come immaginavo. Non promette bene” pensò Nickel, sentendo le note dell’Empyrean Suite provenire dai quartieri di Tarn.
 
Aveva deciso di raggiungerlo perché, nonostante il colloquio con Megatron fosse durato parecchio, tutto quel che il loro comandante aveva riportato era stato il permesso di utilizzare il Ponte Terrestre dei Decepticon e l’elenco preciso di persone da uccidere, aggiungendo che -su desiderio di Megatron stesso- nel corso della missione avrebbero dato una priorità particolare a Spectrus Specter.
Aveva detto quel di pratico c’era da dire e per gli altri era stato sufficiente, ma non per Nickel. Secondo lei Tarn aveva parlato in modo un po’troppo neutro perché quel che aveva detto fosse davvero tutto, dunque aveva pensato che fosse meglio cercare di far sì che se voleva potesse parlarne con qualcuno, anche solo un paio di frasi com’era successo pochi giorni prima, dopo la… “disavventura” nello Scorpione.
Cercare di far sì che il comandante della squadra restasse stabile quanto più possibile era nell’interesse di tutti e, al di là di questo, provare a dargli una mano era il minimo che potesse fare considerando quant’era stato comprensivo riguardo la faccenda di Bustin: era stata una conversazione difficile ma la punizione ricevuta era stata “solo” il raddoppio dei turni di pulizie. Essendosi resa conto di quanto fosse stata grande l’idiozia fatta, Nickel si era convinta che avrebbe meritato ben di peggio.
 
“Meglio non pensare a quel grandissimo stronzo adesso” si intimò, riferendosi a Bustin.
 
Giunta davanti alla porta notò subito che era stata lasciata socchiusa. Non era casuale, proprio come non lo era stato qualche giorno prima quando lei l’aveva raggiunto: evidentemente sapeva che l’avrebbe fatto, e per l’appunto non mostrò la minima sorpresa quando la vide entrare. Anche il cubo di energon per lei era già al suo posto sul tavolo.
 
«Dunque…» esordì la minicon «Specter maschio deve aver combinato abbastanza danni perché la conversazione con Lord Megatron sia stata così lunga».
 
«È stato fonte di notevoli grattacapi per Lord Megatron, sì» confermò Tarn, con lo stesso tono neutro che aveva utilizzato prima «Ha seriamente danneggiato la Nemesis, ha messo del Tox-En nei condotti di aerazione, ha trafugato reliquie come quella che abbiamo trovato e restituito a Lord Megatron e ha liberato prigionieri Autobot, questo solo nel primo mese da quando è arrivato qui; più di recente invece ha contribuito ampiamente alla distruzione della fortezza “Darkmount” col cannone a fusione della stessa E mediante l’uso di una droga importata dal quel posto» alias Pettinathia, città-Stato ora conosciuta nella Peaceful Tiranny anche come “Là” e “Lì” «Ha anche cercato di uccidere Soundwave due volte, purtroppo senza che si terminassero a vicenda…»
 
“Terminarsi a vicenda? Questa mi è nuova” pensò Nickel, aggrottando la fronte e decidendo di lasciarlo continuare.
 
«Sebbene… sì, naturalmente è molto meglio per la Causa che Soundwave sia ancora online, è un Decepticon di comprovatissima lealtà e competenza, dunque ce ne rallegriamo tutti quanti. Evviva. Stavo dicendo? Ah, sì. Spectrus Specter ha cercato di terminare Soundwave e, come se questo e tutto il resto non fosse sufficiente, ha cercato di terminare la sorella-»
 
«Cosa?!» si stupì Nickel, stavolta incapace di restare in silenzio.
 
«Dopo averla usata per vorn e vorn nel proprio lavoro» continuò Tarn, parlando forse più a se stesso che a Nickel «Usarla e terminarla quando lei, davanti a una reale possibilità di farlo, ha scelto i Decepticon: l’ha rapita per questo, l’ha portata via dalla nostra astronave per… questo».
 
A Nickel parve di vedere le luci tremolare per un brevissimo istante, come se fosse servita un’ulteriore conferma dello stato d’animo di Tarn in quel momento. Nonostante questo però non si sentiva spaventata, perché nulla di tutto ciò era rivolto a lei.
 
«Per il passato non si può fare molto, per il futuro invece sì» disse quindi «Tornerà a farci compagnia, sbaglio?»
 
«È più complicato di quanto avessi previsto fino a ieri, non solo perché al momento è in fuga e non sappiamo dove si trovi, ma anche perché nella Nemesis c’è quello che, burrasca o meno, è sempre il suo compagno di vita».
 
«Quindi la bambina si è sposata? Mi stupisco sempre di più!» esclamò la minicon.
 
«Non è più una bambina da tempo, Nickel, è una femme adulta e credo che ormai sia evidente».
 
«Aspetta: che vuol dire che il suo compagno è nella Nemesis? Quando gli altri mi hanno parlato del vostro incontro mi avevano detto… quindi non sta col tizio con cui è “in fuga” adesso».
 
«Soundwave è diventato “Soundwave Specter”».
 
«Aaah. Ecco» commentò Nickel, dopo un breve attimo di silenzio «Adesso capisco».
 
Tarn inizialmente non fece commenti, tornando a parlare solo dopo aver bevuto un lungo sorso dal cubo di energon -energon normale, per fortuna- già arrivato a metà.
 
«Spectra amava il fratello ma è evidente che la situazione in cui l’aveva messa non la facesse stare bene. In caso contrario non avrebbe deciso di staccarsi da quell’essere sposandosi con una persona che ai tempi conosceva solo da un mese» disse il Decepticon «Non è stata una delle sue idee migliori ma immagino che fosse più disperata di quanto si rendesse conto di essere. Nessuno si sposerebbe con un semi sconosciuto se non, appunto, per disperazione».
 
«O comunque se la voglia di sposarsi arriva troppo presto può finire solo in un modo: male!» dichiarò Nickel.
 
Suo malgrado ricordava benissimo che dopo un mese di conoscenza avrebbe sposato Bustin più che volentieri, tanto che a quei tempi era arrivata anche a sognare più volte la cerimonia durante la ricarica pur essendo tutt’altro che disperata; allo stato attuale delle cose però ripensare a questo non faceva altro che farla arrabbiare di più.
 
«Le sole cose positive certe riguardo Spectra sono che sia su questo pianeta, che sia fisicamente sana» elencò Tarn «Che ci abbia salutati con un certo calore, segno che qualunque cosa possa averle detto il fratello quando l’ha rapita non ha attecchito poi così tanto e che, tralasciando Starscream, abbia scelto di avere a che fare solo con Decepticon di un certo rango: nonostante… tutto… a livello di decepticonismo il suo attuale compagno di vita è tra i primi nella mia classifica. Anche Dreadwing e il fratello di questi erano in posizioni molto alte prima che, rispettivamente, uno fuggisse e l’altro andasse offline. Inoltre ha favorevolmente impressionato Lord Megatron» aggiunse, e la soddisfazione per la cosa era perfettamente udibile nella sua voce «Al punto che Egli ritiene che lei debba avere l’assoluta facoltà di stare ovunque voglia adesso e in futuro».
 
«“Ovunque” che comprenderebbe anche questa astronave, se lei volesse, ho capito» completò il discorso Nickel «Ma alcuni buoni motivi anti igienici per non volere li vedo appesi a quella parete!»
 
Il repentino cambio di argomento della minicon fece sì che Tarn si voltasse verso la parete incriminata prima di rendersi conto che Nickel ce l’aveva con una delle sue reliquie, alias alcuni cadaveri di minatori morti a Messatine -che ormai da tempo era il pianeta che avevano eletto a loro base- sulle cui viscere erano state incise parti degli scritti derivati dall’ingegno di Lord Megatron. Una delle tante conseguenze della rivoluzione, nonché un fatto piuttosto macabro nel quale però la DJD non c’entrava niente; come e dove il grosso mech viola scuro si fosse procurato quei resti -che già possedeva quando era a capo della prigione Decepticon chiamata “Grindcore”- era un mistero.
 
«Spectra capirebbe perfettamente il significato di quelle reliquie, ne sono sicuro» replicò Tarn «E non sono anti igienici: le parti soggette a decomposizione si sono consumate moltissimo tempo fa e, come puoi vedere, non c’è neanche un briciolo di polvere».
 
«Spariranno in ogni caso» dichiarò Nickel.
 
«Di uno si sono davvero perse le tracce l’ultima volta in cui sono stati rimossi dalla parete» replicò Tarn, con un certo biasimo «Non sono riuscito a trovarlo pur avendo guardato ovun-»
 
«E quello che cos’è?!» lo interruppe Nickel, indicando un punto abbastanza lontano.
 
Da sotto il “letto” Tarn si vedevano sbucare una mano e parte di un polso, segno che la reliquia perduta non era andata a farsi una passeggiatina.
Ovviamente.
La spiegazione, molto più semplice era che gli scossoni subiti dall’astronave a causa dell’attacco informatico di Bustin avevano smosso il disastro epocale sotto la cuccetta di Tarn, caos ben nascosto da un “copriletto” viola assolutamente privo di pieghe.
 
«Quindi era rimasto incastrato lì sotto tutto il tempo. Mistero risolto» commentò Tarn «Ammetto che a volte mi chiedo da dove derivi la tua capacità di trovare tutto».
 
«Qualcuno qui dentro lo deve pur fare» ribatté la minicon.
 
Quale che fosse la risposta che Tarn avrebbe voluto dare, non ne ebbe il tempo: Lord Megatron si fece sentire direttamente nel suo comm-link.
 
 
Buone notizie per te e per la tua squadra: sono stati rilevate le posizioni delle astronavi Iron Will e Jackhammer. Sai già chi troverete al loro interno.
 
 
A ulteriore conferma del fatto che l’ultima frase di Lord Megatron fosse vera, Tarn scattò subito in piedi. «Sissignore. Avviso il resto della squadra e partiamo immediatamente. Che dire» aggiunse a comunicazione finita, rivolto a Nickel «Pare che finalmente potremo fare una chiacchierata con Spectrus Specter, per giunta a sorpresa… una concreta possibilità di archiviare questa pratica in così breve tempo, non chiedevo di meglio».
 
«Due paroline a quello stronzo voglio dirle anche io, insieme a un cacciavite su per lo scarico!» esclamò Nickel, memore di quando Spectrus l’aveva messa “a dormire” per rapire Spectra indisturbato e le aveva anche posto un masso sopra il corpo.
 
«Non sono sicuro che lasciarti venire con noi sia una buona idea, non per mancanza di fiducia, ma perché non credo che tu sia necessaria».
 
«Specter e chiunque sia nell’altra astronave non sono da soli, lo sai. Posso aiutarvi a dare la caccia a Bustin, posso seguirlo anche in aria se necessario, e anche lui è tra gli obiettivi» replicò la prioniana, risoluta «So di aver fatto un grosso sbaglio a uscire dall’astronave senza permesso, dammi la possibilità di cercare di rimediare e fare qualcosa di utile per la squadra! Nonostante tutto credo di sapere meglio di voi come potrebbe muoversi» insistette Nickel.
 
«Su questo può darsi che tu abbia ragione, però non sono convinto. Potrebbe essere pericoloso nel caso in cui tu finisca ad allontanarti, Lord Megatron mi ha anche parlato della presenza di un grosso alveare di insecticons, che tra l’altro fa capo ad Airachnid».
 
«Tutto questo ti sembra peggio di Pettinathia o di quel che abbiamo passato in seguito dalla strega? Perché se così fosse guarda che ti sbagli!»
 
«Non è peggio» ammise Tarn «Ma lì non c’erano di mezzo certe tue vecchie conoscenze».
 
«Eppure ti avevo detto di aver visto la sua illusione, che io credevo essere vera, nei tredici passi. Allora immagino che aver scelto VOI al posto della possibilità di riavere quello che credevo essere lui non è una prova sufficiente per te» esclamò la minicon, che aveva iniziato a tremare di rabbia.
 
«Nickel-»
 
«Forse sapere che ho rinunciato a riavere indietro Prion, la mia vecchia vita e tutti quelli che conoscevo ti aiuterebbe a capire che non lascerò la DJD per il mio ex fidanzato» continuò imperterrita la minicon, con le ottiche che avevano iniziato a bruciare leggermente «Adesso so che forse era anche quella una bugia, e dico forse perché quella strega ha manipolato il tempo come le è parso e piaciuto, ma mentre ero lì dentro mi sembrava tutto molto concreto. Eppure sono qui! Non ti basta?!»
 
Dopo qualche attimo di immobilità, Tarn allungò una mano e la posò sulla sua piccola spalla. «La mia sola intenzione era risparmiarti dello stress non necessario. Ho detto a Lord Megatron che mi fido di te come di me stesso, simili parole non si dicono alla leggera».
 
Nickel non rispose, limitandosi a un breve sospiro. «Posso affrontarlo, quindi vengo con voi».
 
Tarn annuì e, dopo ciò, lui e Nickel lasciarono la stanza senza aggiungere altro.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Dovevano esserci anche gli Autobot, ma di chiacchiere ce ne sono state anche troppe xD di conseguenza loro si vedranno nel prossimo capitolo, insieme a quel po’di casino che tutti noi, io per prima, ci potremmo aspettare da Spectrus xD
Grazie a chiunque stia continuando a seguirmi nonostante i tempi di aggiornamento bislacchi, alla prossima :)
 
   
 
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