Irresistible011
● In
questa fanfiction, NON
si fa riferimento al Peter Parker della MCU ma è ispirato a
quello dei fumetti;
● I
personaggi NON sono miei ma della Marvel Comics.
11°
Capitolo.
Non sapeva bene quanto fosse rimasto lì impalato, forse
secondi, minuti, ore?
Stava di fatto che il mondo iniziò lentamente a scorrere
quando sentì il tocco di una mano sulla sua spalla.
"Ehi Pete." mormorò quello che si rivelò essere
Harry, con un lieve sorriso "Che ci fai qui?"
Quella era proprio una bella domanda, se lo stava chiedendo anche lui.
L'amico sembrò accorgersi immediatamente che qualcosa non
andava
perchè sembrò guardarlo con un mix di confusione
e preoccupazione.
"Dimmi un po' se non è il nostro Peter che è
diventato
super carino grazie a qualcuno." esclamò Mary Jane al suo
fianco, con un sorrisone "Piuttosto, come mai sei qui? E
dov'è-?"
Le parole della rossa le morirono subito in gola quando anche lei
guardò meglio il suo amico.
Peter si chiese se sembrasse più patetico perchè
puzzava
di alcol, perchè era completamente bagnato o per la sua
espressione, che sicuramente doveva sembrare ancora più
patetica.
A farlo desiderare di scomparire all'istante, fu quando si voltarono a
si accorsero che a pochi passi da loro c'era Wade, completamente
all'oscuro della loro presenza, ancora appiccicato a Cassidy - era
più la ragazza appiccicata a lui, che sembrava non volersi
staccare ma, dopo ciò che aveva appena visto, non
è che
facesse poi chissà che differenza.
Istintivamente il moro posò lo sguardo sul suo amico,
notando
come il suo sguardo si fosse indurito e sembrasse sul punto di andare
lì e prendere a pugni il canadese ma, fortunatamente
ciò
non accadde e, anzi, prese delicatamente il moro dal braccio e lo
trascinò nella direzione opposta, seguito a ruota dalla sua
ragazza.
A quel punto, il newyorkese non potè che tirare un sospiro
di
sollievo e ringraziare la maturità del corvino, che
già
se lo vedeva lì a litigare nuovamente col biondo o fargli
una
ramanzina alla ' te l'avevo detto ' : non ne aveva decisamente voglia,
ora come ora.
Mentre si allontanavano velocemente, il ragazzo dagli occhi nocciola si
voltò un'ultima volta per guardare il ragazzo lì,
vicino
al falò, così divertito e spensierato.
Sembrava non ci fosse posto per lui, lì in mezzo.
... Forse, non c'era mai stato.
****************
Oltre ad avere il cuore frantumato in mille pezzi per l'ennesima
delusione d'amore e ad essere infuriato per ciò che aveva
dovuto subire in quella serata, era attanagliato dai sensi di colpa per
essere stato nuovamente un pessimo amico.
Dopo essere scappati a gambe levate dalla festa in completo silenzio -
silenzio interrotto puntualmente dall'amica che borbottava cose come
'è proprio un idiota' e, puntualmente, veniva zittita
da un'occhiataccia di Harry - i suoi amici lo portarono ai parcheggi,
offrendogli un passaggio verso casa, che rifiutò
più
volte e non solo perchè non voleva rovinargli ulteriormente
la
serata ma, soprattutto, perchè non aveva voglia di
interagire
con nessun essere vivente, neanche se stesso se avesse potuto.
Così l'avevano caricato in un taxi - chiamato e pagato
dall'amico, facendo sentire ancora più in colpa Peter -
insieme
alla raccomandazione di avvertirli quando fosse tornato a casa.
In quel tratto di strada che lo separava da casa sua, il cellulare
non aveva smesso per un istante di vibrare, invaso di notifiche da
parte dei suoi migliori amici, che sembravano sinceramente preoccupati
per lui e gli chiedevano come stava, di avvisare quando fosse
tornato a casa e che ci sarebbero stati se avesse voluto parlare di
'quello'.
-Sto bene, sono a casa
- aveva scritto freddamente nel loro gruppo, appena uscito dal taxi - Penso che spegnerò il
cellulare e lo metterò nel riso per via dell'acqua. Voi
pensate a divertirvi, ok?-
Era orribile, aveva degli amici fantastici e non voleva assolutamente
sapere di loro - almeno non in quel momento.
Sperò perlomeno che, nonostante il brutto inizio di serata,
almeno per loro ci sarebbe stato un lieto fine.
Con passi lenti e con lo sguardo perso nel vuoto si ritrovò
davanti al suo portone, giocherellando con le chiavi tra le dita,
quasi come se fosse un anti-stress.
Si ritrovò a chiudere gli occhi, pensando a cosa avrebbe
dovuto fare appena entrato in casa.
Non aveva infranto nessun 'coprifuoco' in quanto i suoi zii gli avevano
dato via libera - visto quanto andasse bene a scuola, quanto
fosse un bravo ragazzo e quanto poco uscisse di solito -
perciò era sicuro che non ci fosse nessuno ad aspettarlo
sveglio
ma doveva fare completo silenzio mentre asciugava il cellulare con
metodi casalinghi, metteva i suoi vestiti a lavare - sperando che con
un
lavaggio la roba sarebbe stata 'come nuova' - si faceva una doccia per
eliminare quella pseudo fragranza di salsedine e birra e, dopo aver
cancellato altre eventuali prove come sabbia e quant'altro, morire sul
letto, deprimendosi su quanto schifosa fosse la sua intera esistenza.
Riaprì quindi gli occhi, inserendo la chiave per poi
entrare, cercando di evitare il più piccolo rumore.
Quando richiuse la porta alle sue spalle, si ritrovò a
pensare a
quanto l'indomani avrebbe peggiorato la sua 'condizione psicologica',
mentendo spudoratamente ai suoi zii.
Insomma, che altro poteva fare? Spiegargli che c'era stato un cambio di
programma ed era finito in un party dove girava alcol, fumo e
quant'altro? Quando l'unica regola che gli avevano imposto era proprio
evitare quel genere di cose?
Non aveva scelto, eppure-
"Peter?"
Ad irrigidirlo così tanto da bloccare il flusso dei suoi
pensieri, fu la voce di suo zio che lo accolse nel momento stesso in
cui varcò la cucina.
"Zio Ben..." balbettò il moro in preda al panico "C-che ci
fai qui ancora sveglio?"
"Non riuscivo a dormire." rispose l'uomo, ridendo in tono basso e
pacato, per poi dargli una lunga occhiata con un
sopracciglio alzato "Piuttosto, che ti è successo, figliolo?"
Il newyorkese passò un lungo istante di silenzio cercando di
non
iperventilare sul posto, per essere stato scoperto prima ancora di
poter azionare il suo - non così tanto infallibile - piano.
Ovviamente, per completare la serata disastrosa in bellezza.
"I-io..." mormorò sempre più nervoso "So cosa
può
sembrare, ma non è così. Giuro. E' stato... tutta
una
serie di spiacevoli incidenti, dico davvero."
"D'accordo Peter."
"No davvero, io-"
A quel punto, Peter si bloccò rendendosi conto che con una
calma invidiabile, mentre sorseggiava quello che dall'odore sembrava
caffè, l'uomo non sembrava aver battuto ciglio sulla mezza
spiegazione farfugliata del ragazzo.
"... tu mi credi?" disse, incredulo.
"Figliolo, ti ho praticamente cresciuto io e so che sei un bravo
ragazzo." rispose l'altro, con una sincerità disarmante
"Avrai
sicuramente i tuoi buoni motivi, che mi spiegherai con più
calma
domani. Ora come ora, non mi sembri proprio in vena di parlare, dico
bene?"
Il moro non gli rispose ma non riuscì a non rivolgergli un
sorriso colpevole.
Era circondato da persone stupende e, in un modo o nell'altro, finiva
sempre per approfittare di loro.
Notò subito dopo lo zio dargli un'occhiata indagatoria ai
suoi
abiti ed, immediatamente, il pensiero di aver rovinato, forse per
sempre, degli abiti comprati praticamente nuova si fece strada in lui.
"Ti va qualcosa di caldo?"
Nuovamente, il parente disse qualcosa che Peter non si aspettava - non
in un momento come quello, almeno - e, in poco tempo, gli
avvicinò una tazza lievemente ricolma di caffè.
"Uh... sicuro?" chiese, alzando un sopracciglio "Pensavo che la zia
avesse detto che avrei potuto berlo quando sarei stato più
grande."
"E' solo una piccola goccia, non ti farà nulla ma... nel
caso, teniamolo segreto alla zia, okay?"
Nonostante tutto, a quelle parole il minore si ritrovò a
ridacchiare, posando poi lo sguardo sul liquido nero in fondo alla
tazza, per poi avvicinarlo lentamente alla bocca.
"E'... strano." affermò il ragazzo, facendo una faccia
indecifrabile.
"Lo apprezzerai di più da grande." affermò lo
zio,
prendendogli la tazza, mettendola subito a lavare "O forse no? Non so
se augurartelo. Dopotutto, ne sono dipendente."
Il newyorkese si ritrovò a sorridere nuovamente alle sue
parole
- che aveva capito erano fatte apposta per tirarlo su di morale - poi,
in completo silenzio, sotto lo sguardo dello zio, iniziò
ad asciugare come poteva il suo cellulare e lo immerse in un bicchiere
colmo di riso.
"...Non mi chiedi che sto combinando?" chiese il ragazzo, come a
spezzare quello strano silenzio fra loro.
"Ragazzo, dopo che ti ho visto aggiustare un televisore
all'età
di 8 anni, non mi faccio più domande." rispose, con un
sorriso
affabile "Piuttosto, ti va di stare con me ancora un po'? Ho voglia di
chiacchierare con te. Non ti devo fare nessuna ramanzina, promesso."
A quelle parole il minore non potè non annuire:
dopotutto, almeno quello glielo doveva.
"Bene." esordì l'uomo, bevendo un altro sorso di
caffè
"Ti ho mai raccontato di come ho rischiato di chiudere la relazione con
tua zia, in gioventù?"
Peter alzò un sopracciglio, molto confuso da quella
rivelazione.
"Forse non ci crederai." continuò con la massima
tranquillità "Ma da ragazzino ero parecchio ribelle,
frequentavo
pessime compagnie e facevo arrabbiare parecchio la zia ma mi perdonava
sempre. Finchè un giorno non la feci infuriare seriamente,
tant'è che mi diede un ultimatum. Diciamo che non ci sarebbe
stata una
'prossima volta', se mi fossi comportato nuovamente male. Ero
abbastanza
ostile ma amavo, e amo ancora, May, quindi ci mettemmo seduti per
trovare un compromesso che potesse far funzionare la nostra relazione."
Il newyorkese non sapeva cosa dire e non capiva il perchè di
questo discorso proprio ora ma, con quel racconto, non potè
non
immaginarsi lo zio da giovane in una versione alternativa di Danny Zuko
e la cosa lo fece sorridere indirettamente.
"Okay, ma questo bel racconto a lieto fine, perchè...?"
"Ora ci arrivo." promise lo zio "Con la zia andò bene ma ti
posso assicurare che ho avuto esperienze di ogni tipo, ho tenuto
strette le relazioni a me care ma anche chiuso quelle che non facevano
per me. Posso farti l'esempio delle amicizie che frequentavo ai tempi
di tua zia non erano pazienti e comprensivi come lei, non andavo
più bene per loro e loro per me. Il punto del mio discorso
è, caro Peter, nel corso della tua vita, avrai a che fare
con
tante, tantissime persone, a cui vorrai davvero molto bene. Ma bada,
figliolo, ogni persona è unica nel suo genere e questo, a
volte,
crea dei contrasti quindi fai attenzione a non lasciarti sfuggire
occasioni. Se hai l'opportunità e pensi che ne valga la
pena, fai
tutto il possibile per ritrovarti a 'metà strada' con la
persona a
cui tieni di più al mondo, di trovare un compromesso che
faccia
felici entrambi."
Fece una piccola pausa, posando anche la sua tazza a lavare, aprendo
lievemente l'acqua del lavandino per lavare le due tazze, sotto lo
sguardo attento del nipote.
"Tuttavia Peter, a volte non ne vale semplicemente la pena. Ci saranno
persone che se ne vogliono approfittare, che vogliono buttarti
giù con loro o, più semplicemente, per quanto ci
si
provi, non si può proprio trovare un modo per 'far
funzionare le
cose'. A quel punto, se fa troppo male, se non ce la fai
più...
lascia perdere. So che, detto così, sembra un discorso
egoistico
e insensibile ma, in momenti come questo, dovrai pensare a quello che
va bene a te, quello che ti fa star bene. In sostanza, quello che
voglio dire è, se pensi che una relazione, qualsiasi tipo di
relazione, è troppo, non ce la fai più e non
trovi altri
modi per sistemarla... beh, non c'è nulla di male ad essere
egoisti, in questi casi."
Il ragazzo rimase molto interdetto dopo quel discorso, non sapendo bene
dove volesse andare a parare lo zio.
Non credeva di aver afferrato appieno il discorso ma si chiedeva se
l'altro gli avesse fatto quel discorso, riferendosi in qualche modo a
qualcuno di particolare.
"Non è importante se tu abbia capito ora quello che ti ho
detto." disse Ben, come capendo cosa stesse pensando il nipote e, con
un altro sorriso, dopo essersi asciugato le mani, gli
scompigliò
delicatamente i capelli "Da grande sono sicuro che capirai."
****************
Nonostante il caffè gli avesse lasciato un saporaccio in
bocca,
ammise che gli era servito per essere un pochino più lucido
per
tutto quello che aveva dovuto fare prima di andare a letto: aveva messo
la sua roba a lavare, fatto una doccia, messo un pigiama, pulito
qualsiasi residuo di sabbia, preso il bicchiere col riso e il cellulare
per portarlo in camera, messo la roba a stendere e tutto in completo
silenzio.
Si era appena seduto sul letto, quando sentì l'effetto della
caffeina svanire e la stanchezza stravolgerlo in pieno.
Mentre posava gli occhiali sul comodino e si stendeva sul letto, i suoi
pensieri ricaddero sul discorso avuto poco prima con lo zio e,
successivamente, ricaddero su Wade e la serata appena
trascorsa.
Si chiese che dovesse farci del rapporto col canadese, se fosse il caso
di farla finita con quella stupida cotta e rimanere amici o chiudere
definitivamente.
Ultimamente, con tutto quello che era successo fra loro, ogni tanto
quel pensiero ritornava in mente.
Stare vicino ad uno come lui era un po' come andare sulle montagne
russe: era in grado di farlo sentire al settimo cielo ma, quando meno
se l'aspettava, lo faceva precipitare di botto giù.
Come quella sera...
Posando nuovamente lo sguardo sulla finestra, quasi si aspettava che,
da un momento all'altro,
apparisse come aveva fatto la volta scorsa, magari
dandogli una spiegazione plausibile a tutto quello accaduto quella
notte ma... c'era davvero una spiegazione che avrebbe voluto sentire
su quanto successo?
Stanco, si ritrovò a sospirare, prima di chiudere gli occhi
e
cercare di dimenticare.
Dimenticare l'appuntamento disastroso.
Dimenticare come aveva posto fiducia sulle persone sbagliate.
Dimenticare il barbecue.
...Dimenticare Wade.
Tuttavia, sembrava che i piani dovessero andare diversamente.
Quando sembrava che si stesse per addormentare, sentì vari
colpetti provenire dal vetro della sua finestra e , riaprendo gli
occhi, si ritrovò il canadese volenteroso di entrare.
Lì per lì si chiese se fosse stato
così
traumatizzato da sognarsi il maggiore - un po' come successo tempo fa -
ma, più sbatteva gli occhi e più la forma di Wade
sembrava non voler sparire e, immediatamente, si risedette di colpo
sul letto, sentendo il cuore andare in tachicardia dal panico e si
rese presto conto di non voler proprio vedere l'altro, ora come ora.
Che diavolo gli avrebbe dovuto dire poi?
Effettivamente, perchè era lì?
... Che fosse venuto ad informarlo che si era fidanzato?
Scrollando le spalle, si ritrovò ad aprire molto lentamente
la finestra, ormai arreso al suo destino.
Sperò, perlomeno, che se fosse stato il caso, avrebbe potuto
mettere una pietra sopra ai sentimenti che aveva per l'altro.
"Waaah, era ora che mi aprissi Peach!" esclamò come se nulla
fosse Wade, sgranchendosi le braccia appena fu entrato "Si
può
sapere che fine avevi fatto? Se ti annoiavi così tanto
potevamo-!"
"Che ci fai qui?"
Il maggiore di bloccò per un lungo istante, guardandolo con
fare
confuso, e Peter si chiese se l'altro avesse notato quanto si fosse
immediatamente distanziato o il tono freddo usato per parlare.
"...Come sarebbe che ci faccio qui?" chiese, alzando un sopracciglio
"Avevamo un appuntamento, ricordi? Sono andato a prenderti le pizze
e... Puuff! Sparito in bagno. Quanto cavolo erano distanti per farti
arrivare fino a qui??"
"... Il bagno?"
"Sì, il bagno!" rispose con una certa convinzione "Non ti
trovavo e Cassidy mi aveva detto che ti eri allontanato per cercare un
bagno."
Ah,
perchè la cosa non lo sorprendeva?
"Siccome non tornavi, mi ha convinto ad aspettarti vicino ad un
falò e-"
"Okay, basta così."
Il moro si massaggiò le tempie, facendo un sospiro: non era
sicuro di voler sapere il resto della storia.
"Wade, è stata... una lunga, lunghissima serata. E voglio
solo
dimenticare e dormire, quindi se non ti dispiace potrest-?"
"Dimenticare? Che vuoi dire??"
Istintivamente, il biondo annullò la distanza fra loro e il
newyorkese arricciò il naso, sentendo provenire da lui un
odore
che conosceva ormai piuttosto bene.
"Hai... bevuto un sacco di birra, pare." borbottò, senza
riuscire a
nascondere uno sguardo disgustato "Hai guidato fino a qui ubriaco?"
"Ubriaco? Io? PFF. Ci vuole di più per stendermi."
ribattè il canadese, convintissimo della cosa "Ad ogni modo,
non
cambiare discorso, principessa! Ti ho mandato anche un sacco di
messaggi e-"
Si bloccò, notando nel comodino il cellulare completamente
immerso nel riso.
"... E' una nuova moda?" chiese, alzando un sopracciglio.
"Solo un metodo casalingo per asciugare il cellulare, con la speranza
che sopravviva."
"... Come 'asciugare'? Che diavolo hai combinato?" esclamò
Wade,
sempre più confuso, per poi irrigidirsi, come se avesse
intuito
qualcosa "Ti hanno fatto qualcosa? Dimmi chi è stato, che
gli
sfondo il cu-"
"WADE, NON E' QUELLO IL PUNTO."
Cadde nuovamente il silenzio fra loro e Peter si morse il labbro
inferiore,
cercando di controllarsi : non poteva di certo urlare in piena notte.
"... Non è questo il punto." ripetè, in tono di
voce molto più basso "Anche se fosse successo realmente qualcosa,
non mi sembra che a te importi qualcosa."
"Sai Petey, non capisco se sono io che ho bevuto più di
quanto
credessi o sei tu che stai parlando più arabo del solito
perchè, davvero, non ti capisco!" rispose il più
grande,
grattandosi la guancia "Ti ho scritto, ti ho cercato per mezzo party,
beccando il tuo 'amichetto' che, ew, lasciatelo dire è
sempre
più irritante e- che dicevo? Ah sì, e lui mi ha
detto che
eri tornato a casa e ho pensato fosse tutto strano, insomma mi
guardavano male e- e- non ho capito niente! E ora anche tu mi parli
così e- insomma. Con la tua bella
boccuccia potresti spiegarmi ad uno scemo come me che è
successo
per farti correre a gambe levate dal party?"
"... Io..."
Il moro tacque, passandosi nervosamente una mano fra i capelli, sapendo
benissimo che fosse arrivato il momento di dire la verità.
Come poteva non fare altrimenti? Non è che potesse spiegare
il
perchè il bacio con quella ragazza l'avesse shockato
così
tanto, se non dicendogli quello che provava.
E non poteva proprio evitare di omettere proprio quella
parte, per cui...
"Sono... successe delle cose e..." disse in un sussurro, arricciandosi
una ciocca di capelli fra le dita "ma... la cosa che mi ha ferito di
più
è che..."
Si fermò, abbassando lo sguardo.
"Diciamo che... era abbastanza palese che non ti importasse della mia
presenza lì."
Era un vigliacco.
Un vigliacco che non sapeva neanche affrontare la cruda e dura
verità ma la sua bocca non sembrava voler collaborare, come
ad
impedirgli di dire quelle parole che gli avrebbero fatto rimembrare
ciò che avrebbe voluto dimenticare.
"... Non mi importerebbe?"
A ridestarlo dai suoi pensieri quella frase ripetuta e si rese presto
conto della schiena appoggiata all'armadio e
dell'impossibilità
di scappare via, visto le braccia dell'altro attaccate al legno.
L'atmosfera fra loro divenne improvvisamente strana e a Peter
mancò il fiato, completamente impossibilitato dal fare
qualsiasi
cosa.
Fu una cosa molto lenta e silenziosa - silenzio interrotto da dei
borbottii indefiniti provenienti da Wade - ma, in qualche modo, le loro
labbra si unirono in un delicato bacio a stampo.
Il moro era davvero spiazzato da quel gesto completamente inaspettato
e, a fine di quell'atto - che, nonostante fosse arrivato in maniera
molto lenta, finì in maniera molto veloce - lo
guardò con
occhi sbarrati, sentendo il cervello come se si fosse resettato
completamente.
Quindi lo fissò, inerme, sperando che l'altro potesse
spiegargli il perchè di quel gesto.
Dare un senso a quella situazione.
"Uh, sai di caffè." esclamò, dandogli una leggera
pacca
sulla spalla, allontanando subito i loro visi "Maaaa avevo proprio
bisogno di cambiare sapore, se capisci cosa intendo~"
Peter continuò a tacere ma presto iniziò a
sentire una
pesantezza assurda alla pancia, come se gli stessero strappando le
viscere dal corpo.
Immaginava che per il biondo, un bacio del genere non fosse niente di
che - avrà sicuramente fatto molto, molto
altro - ma sapere che non avesse significato niente per l'altro, lo
faceva stare male, facendogli provare una sensazione parecchio
soffocante.
E poi, cosa voleva dire con 'cambiare sapore'? Si riferiva a quanto era
successo con Cassidy?
... Già.
Perchè baciarlo se poco prima aveva baciato un'altra?
Sapeva bene che molte sue relazioni fossero state superficiali, ma
doveva sapere benissimo che lui non fosse uno da baciare qualcun altro
, tanto per.
Perchè non aveva pensato ai suoi sentimenti?
Perchè aveva reagito senza pensare alle conseguenze delle
sue azioni?
"... Petey..."
Sentendosi chiamare, posò lo sguardo sull'amico e
notò
che anche lui ora sembrava parecchio spaesato, per non dire spaventato,
e pareva parecchio pallido mentre lo fissava con occhi sbarrati.
Inizialmente, pensò che si fosse reso conto del suo gesto e
se
ne fosse pentito ma presto, il newyorkese si sfiorò le
guance e
si rese presto conto perchè il biondo sembrava
così tanto
scosso: stava piangendo.
Come il moro si rese conto che aveva iniziato a piangere, presto
trasformò quelle delicate lacrime in veri e propri
singhiozzi
disperati.
Si era reso conto che stava piangendo letteralmente di fronte all'amico
e rischiava di svegliare i suoi con quel pianto ma, più
cercava
di trattenersi, più quel senso di disperazione aumentava,
facendolo stare peggio.
"Okay, uh, okay." balbettò Wade, che sembrava andare
più
in panico dell'altro "Io... io... mi dispiace, okay? Ti prego, non
stare male, io- uh, non sono buono a risolvere queste cose- sei- sei tu
quello bravo a parlare, a dire la cosa giusta al momento giusto- e - e-
se non parli, non posso capire come aiutarti e-"
In tutta risposta, il moro tremante gli mise le braccia sul petto,
allontanandolo da sè debolmente: non voleva essere toccato.
"... Va bene, mi sposto, okay...? Ma tu stai tranquillo, va bene...?"
mormorò in un filo di voce "Anzi, è stata,
è stata
una cattiva, cattivissima idea venire qui. Tu non volevi vedermi e io
ho... frainteso cose e- uh, ora me ne vado, mh?"
Quando vide l'altro allontanarsi ulteriormente, istintivamente
allungò verso la sua mano, stringendola con fare tremante.
Era strano non volere nessuno vicino ma, al contempo, non volerlo
vedere andare via?
"... D'accordo Peter..." disse l'altro, ricambiando il gesto,
stringendogli la mano "Se è questo che vuoi,
starò qui.
Non ti preoccupare. Pensa solo a calmarti."
E Wade mantenne la sua promessa, rimanendo con lui tutto il tempo
necessario.
****************
Quando il moro si risvegliò il giorno successivo, un
terribile
mal di testa lo accolse insieme al gonfiore agli occhi, quasi come se
l'intero universo gli dicesse che quel giorno era meglio stare a letto.
Si mise a sedere con grossa difficoltà e, confuso, si
guardò intorno, cercando di fare mente locale su
quanto fosse successo la sera prima.
Mentre aveva avuto un'imbarazzante crisi con tanto di lacrime e
singhiozzi vari, Wade era rimasto lì, attendendo che si
fosse
finalmente calmato e l'aveva portato a letto, rimanendo con lui tutto
il tempo, perchè Peter continuava a volere che rimanesse con
lui.
... Dio, che imbarazzo.
Come se non bastasse, l'amico sembrava davvero in preda al panico e
genuinamente preoccupato da morire per lui, senza contare che sembrava
non avere la più pallida idea su perchè e cosa
avesse
fatto soffrire il newyorkese,
Forse... Forse meritava una minima spiegazione.
Ieri non era riuscito a spiegarsi ma magari al telefono, si sarebbe
sentito più sicuro.
... Aveva già detto che si sentiva un vigliacco,
sì?
Dopo un enorme sospiro, prese il suo cellulare e lo accese, constatando
fortunatamente che non sembrasse avere nulla di rotto.
Insomma, non aveva proprio nessuna scusa per non chiamarlo.
Fece un lungo respiro profondo, preparandosi mentalmente a quella
chiacchierata, per poi comporre il numero.
"Oddio, Petey, che succede??" esclamò con voce acuta il
canadese, agitatissimo.
"Uh.. ciao?" rispose il moro, a disagio "... Volevo, emh, solo sentire
come stavi."
"... Beh, è un orario un po' assurdo per chiedermi come sto,
ti pare?"
Peter rimase un po' confuso, per poi guardare l'orologio sul suo
comodino : le 5.40 del mattino.
Effettivamente, a vedere ora, fuori dalla finestra, il sole stava
sorgendo in quel momento.
"... Perdonami, eeerrmmmh." borbottò , in preda
all'imbarazzo
per la gaffe "Mi sono svegliato e la prima cosa a cui ho pensato
è stata di... chiamarti, ecco. Ieri non... ci siamo
'salutati'
nel migliore dei modi e-"
"Peter, risparmia le belle parole, so benissimo di aver commesso un
enorme cazzata ieri."
Il ragazzo tacque, stringendo istintivamente il cellulare per poi
deglutire.
Intendeva quello successo con quella ragazza? O con lui quella notte?
"Ho frainteso i... emh, segnali che mi mandavi e- cioè, so
che
è colpa mia, sei sempre carino e io- insomma- non dovevo
fare
quello che ho fatto, ti piacciono le ragazze e immagino che il tuo
gesto ti abbia-"
"No aspetta." lo bloccò subito il newyorkese "Pensi che sia
stato quello il motivo? Per, emh, quello che è successo?"
"... Non è così...?"
Dal tono palesemente confuso, il moro istintivamente sbuffò
frustrato.
"Okay, Petey, allora." esclamò in tono demoralizzato il
biondo,
facendo sussultare l'altro "Sono confuso, okay? Non ci sto capendo
più niente. Lo sappiamo tutti che sei quello più
intelligente, ti andrebbe di spiegarmi cosa ti ho fatto? Giuro, vorrei
capire e sono troppo stanco per ragione, quindi se la facessi in
termini più semplici possibili ti sarei grato."
Il minore riflettè alle sue parole, sentendosi un po' in
colpa nei confronti dell'altro.
L'aveva fatto soffrire, era vero, ma non sembrava che se ne fosse
reso conto e aveva scontato abbondantemente la pena,
prendendosi cura di lui la sera prima.
... A proposito, chissà quando era tornato a casa?
"... Anche io sono stanco e non mi va di parlare di quella sera...
quindi... quindi... cerca di prestare attenzione, perchè
cercherò di essere sintetico, okay?"
Calò il silenzio e Peter iniziò a domandarsi se
fosse caduta la linea.
"Wade?"
"AH sì, ci sono, scusa." esclamò, per poi
sbadigliare
sonoramente "Ho tipo, dimenticato che non potevi vedermi annuire. Vai
pure avanti.
Il newyorkese si ritrovò a sospirare ancora.
"Allora... non ero entusiasta di andare al party."
"Ma dai?" esclamò l'altro sarcasticamente.
"... Ma, insomma, sembrava che ci tenessi ad andarci e ho provato ma
è stato un fiasco. Sono stato male ma, ancora peggio, mi
hanno
tirato un brutto tiro e- diciamo che per una serie di cose sono finito
in acqua. Per questo sono stato via per tanto e-"
"Ah-ah! Quindi c'è davvero qualcuno a cui devo rompere il
culo."
"Wade, non la finiamo più se mi interrompi ogni due
secondi." esclamò esasperato il più piccolo.
"Ops, pardon."
"... Dunque, dicevo." mormorò stancamente "A quel punto me
ne volevo andare ma... umh."
Fece una pausa, mordendosi il labbro inferiore.
A quanto pareva, neanche parlarne al telefono rendeva le cose
più facili.
"Petey?"
"... Ti ho visto e... sembrava che ti fossi dimenticato di me, che non
ti fossi accorto che ero svanito e- ci sono rimasto male. E ho visto
delle cose che- beh- uh, a quel punto sono arrivati Harry e Mary Jane e
mi hanno convinto a tornare a casa. Poi a casa è successo-"
Si ritrovò ad arrossire, nonostante la situazione, a quel
ricordo.
"... Emh, diciamo che unito a quello successo e a come è
successo... pensavo non fossi tanto serio e-"
"Aspetta, aspetta, aspetta, aspetta." lo bloccò nuovamente
"Non
so bene che è successo alla festa, fra quei cretini e- e-
boh,
non pensavo di essermi comportato così male e, anche ora non
capisco bene che ho fatto ma- insomma. Ero , forse sono ancora, un po'
brillo e magari ho fatto qualche cretinaggine che non ricordo. Strano
però, ero abbastanza lucido e- sto divagando. Ma non ho
capito
l'ultima cosa. Che volevi dire che 'non pensavi fossi serio'?"
"... Beh..." borbottò Peter, in preda all'imbarazzo "Sei
abituato a baciare tante persone e-"
"Petey, mi stai dando della zoccoletta?" ribattè l'altro,
senza trattenere un certo risolino nella voce.
"COSA? NO." esclamò in tono più acuto del
previsto "E' che
so bene che sei una persona con - uh- più esperienza di me e
quelli sono magari gesti che... si fanno con più
facilità, senza pensare."
"Okay, questo mi ferisce." mormorò, con un sospiro
rassegnato "Pensi che farei qualcosa come questa con
facilità?"
Il newyorkese ripensò a quanto fosse bastato il gioco della
bottiglia per far in modo che il biondo baciasse qualcun'altra.
... Ma non voleva assolutamente nominare la cosa, ora come ora.
"Uh, più o meno." borbottò, un po' irritato a
quel ricordo.
"... Okay, è vero. Sono un po' sciacquetta."
confermò
l'altro "Ma non era stato questo il caso. Cioè, non con te."
"Wade, hai presente che dopo che mi hai baciato hai commentato sul
fatto che almeno avevi cambiato sapore o qualcosa del genere?"
"... Petey, pensi che ti abbia scambiato per un collutorio?"
ribattè ancora, ridacchiando nuovamente e, a sto giro,
irritò non poco il moro.
"Senti, non lo so che diavolo si dice in un momento del genere ma so per certo che
quello non
fossero propriamente le parole adatte in quella situazione." rispose in
tono sempre più irritato "E anche ora non mi sembri tanto
serio."
"Principessa, sono più serio di quanto tu creda ma,
ammetterai
che sono sempre stato strano forte e non ho chiuso occhio e mi hai
chiamato ad un orario improponibile ma che comunque ti sto parlando
perchè ci tengo, anche se ho un modo folle di tenere alle
persone?"
Il minore sapeva che l'altro non aveva tutti i torti, ma era troppo
stanco e il suo mal di testa non aveva fatto che aumentare nel poco
tempo che aveva parlato con l'altro, quindi non era per niente in
condizione di fare la persona matura, ora come ora.
Non gli restava altro che sbuffare con fare infastidito, non trovando
nessuna argomentazione valida per ribattere.
"Ammetto che mi sono un po' perso e penso che molte cose tu non me le
voglia dire... ancora." disse pensieroso il maggiore "Però
ad
una cosa devi rispondere."
"A cosa?"
"Siamo più o meno d'accordo che non ho avuto i modi, il- uh,
tatto giusto? Ma... Se l'avessi avuto?" chiese, con sincera
curiosità "Se avessi dimostrato che fossi stato serio,
sarebbe
cambiato qualcosa? Vuoi che la prossima volta ti porti dei fiori, ti
faccia una richiesta scritta o-"
"Dio,
quanto sei cretino." sbottò il più piccolo,
esasperato "Ovvio
che sarebbe cambiato. Sarebbe cambiato tutto."
E a quel punto, Peter si rese conto cosa avesse appena detto.
"... Mh, interessante~"
Mai il newyorkese avrebbe voluto sotterrarsi come in quel momento.
"Peach, ci sei ancora?"
"Vorrei dire di no." borbottò, in completo imbarazzo
"Perchè con te divento sempre più stupido?"
"Non saprei, ma credo sia contagioso." esclamò l'altro in
tono
allegro, quasi raggiante "Seeeeenti, avrei un'idea. Ora siamo stanchi,
fusi, isterici eeee non mi vengono altri aggettivi, quindi mi fermo
qui. Ma magari non sarebbe male parlarne... Faccia a faccia? Chiarire
definitivamente? Non ti dico ora, magari dopo aver riposato o fra
qualche giorno o- quando preferisci. Basta che tu... stia tranquillo,
ecco."
Peter rimase in silenzio per un lungo istante, cercando di cacciare via
la vergogna per quanto ammesso poco prima e per tutta quella situazione
in generale, per poi riflettere sulle sue parole.
Avevano bisogno di parlare di tante, tante cose ma, soprattutto, in
completa tranquillità.
"... Sì, penso anche io."
Avrebbero dovuto chiarire, in bene o in male, una volta per tutte.
// Scusate l'ennesimo ritardo! ;_;
Ero convintissima di riuscire a pubblicare per i primi di giugno... Ed
invece, eccomi quasi a luglio. ;7;
Comunque... Ragazzi, vi rendete conto che, oltre ad essere quasi alla
fine (il prossimo è l'ultimo capitolo) è passato
un
annetto dalla pubblicazione?**
E' un anno che state seguendo questo mio progretto e siete aumentati
sempre più! (Fra le gente che ha messo la storia nei
preferiti,
ricordata, etc. siamo a circa una quarantina di persone che leggono **)
Come al solito, ringrazio la mia amica Alice per le correzioni e per
tutta la sua pazienza.
Che dire? Ci vediamo fra un mesetto (e stavolta dovrei essere anche
puntuale, visto che il prossimo pezzo è un po'
più breve
(?)) con la fine di questa fanfiction. <3
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