The lost rogue 3
Tumulo delle Cascate
Tristi
14. Stella del Mattino, 4E 201
Damien
lasciò il tumolo con lo zaino colmo di tutto quello che era
riuscito a sgraffiniare, molta polvere d'ossa per le pozioni, e
ovviamente la lastra di pietra per Farengard.
Il ritorno l'avrebbe fatto a piedi ma non voleva tornare subito a
Whiterun, perciò andò verso est in direzione di
Riverwood.
Doveva pur riportare l'artiglio a Lucan, il
proprietario dell'emporio, e magari si sarebbe forgiato un nuovo arco.
Dopo
tutta la morte che aveva appena visto, rivedere l'erba che tornava a
coprire i fianchi delle montagne, gli abeti, gli stambecchi, le capre
che correvano tra i sassi, fu come un toccasana per lui.
Arrivò
in città poco dopo il tramonto. Ci era già stato
e
l'unica cosa differente era che le guardie erano raddoppiate. Ma era
rimasto lo stesso paesino pieno di vita che aveva visto la prima volta
insieme a Ralof.
Un cane abbaiò al suo arrivo e altri quattro o cinque del
villaggio si unirono a lui in un coro di bentornato.
"Sei tornato, dunque. Ti trovo bene! Hai qualcosa da fare prima di
tornare a Whiterun?" la prima ad approcciarsi a lui fu la sorella di
Ralof, sorridendogli sincera.
"Grazie,
anche tu. Devo liberarmi di un paio di cianfrusaglie e... restitutire
una cosa al vostro emporio. Ah, dov'è tuo fratello?"
Poté
leggere la risposta nel suo viso prima ancora che rispondesse.
"È partito un giorno fa verso Windhelm per riunirsi ai Manto
della Tempesta. Sai, ha detto che metterà una buona parola
su di
te."
"Oh..."
realizzò Damien. Ralof gli aveva parlato di quello che stava
succedendo, di come Skyrim fosse divisa dalla rivolta dei Manto contro
la Legione. "Non hai ancora deciso?" chiese lei.
"So
veramente poco di quello che sta succedendo. Mi sento molto... lontano,
come un pesce fuor d'acqua. Non vorrei nemmeno schierarmi, a dirla
tutta. Non è... la mia guerra."
"So
cosa intendi, però... credo che tutti noi dovremmo scegliere
da
che parte stare. Ma non oggi. Ad ogni modo, ti andrebbe di unirti a noi
a tavola? E quasi ora di cena, e abbiamo zuppa di pomodori e cipolle, e
idromele fresco."
Damien
la interruppe con un gentile gesto della mano. "Ti ringrazio per
l'invito, ma non rimarrò molto qui. Giusto il tempo di
liberarmi
di qualche peso."
Lei comunque gli rivolse un sorriso e, prima di
lasciarlo andare, disse.
"Allora buona fortuna. Sappi che, per qualunque
cosa, non devi far altro che chiedere."
Con
quello che si era riuscito a procurare dentro il tumolo aveva
guadagnato abbastanza septim da comprare materiali per forgiarsi un
arco elfico, decisamente migliore e più resistente di un
semplice arco di lengo, e le apposite frecce.
Ovviamente
Lucan era molto entusiata di aver nuovamente tra le mani quel piccolo
manufatto. Certo, per un attimo Damien ebbe la tentazione di tenerselo
tutto per sé, ma non ci avrebbe fatto molto poi.
Era
quasi sera quando riprese il cammino verso Whiterun, con lo zaino
più leggero e una lanterna attaccata alla cintura che
illuminava
le strade buie. Aveva questa lastra e sperava che, una volta cosegnata
a Farengard, la storia fosse finita lì.
Ma era solamente l'inizio.
Whiterun
14. Stella del Mattino, 4E 201
"Gli
dei siano lodati. Hai trovato la pietra?"
"Beh,
buonasera anche a te, Farengar." rispose Damien una volta entrato
nella stanza del mago che in quel momento non era solo. Era affiancato
da una donna con indosso una corazza di pelle, e il volto quasi
nascosto da un cappuccio.
Sfilandosi
lo zaino dalle spalle, cacciò infine la pietra avvolta
accuratamente in un pezzo di stoffa poggiandola sul tavolo mostrandola
al diretto interessato.
"Le
tue informazioni erano accurate, quindi." disse il mago rivolgendosi
alla donna. "E dobbiamo ringraziare il nostro amico che l'ha recuperata
per noi."
"Vero,"
rispose lei, la sua voce era dura e pronfonda. "Ti sei avventurato in
una rovina pericolosa, non dev'essere stato facile. Ti ringrazio."
Lui si limitò a sorridere con un lieve
cenno del capo. "Voi sareste...?"
"Un
amica," rispose Farengar. "È stata lei a scoprire dove si
trovasse la pietra, in un modo che non vuole condividere con me."
"Ho i
miei... metodi. Vi basta questo." ribatté lei. "Ai miei
riferirò ciò che mi hai detto. Ora devo lasciarvi
soli,
signori."
La donna prese infine congedo uscendo dalla stanza, a quel punto Damien
si affiancò al mago. "Ora... che si fa?"
"Ora il tuo lavoro è concluso, e inizia
il mio."
"Va
bene, ma a cosa ti serve?"
"Guarda
bene," il mago
indicò vari punti della pietra. "Indica le posizioni delle
tombe
dei draghi morti. Bisogna capire il motivo del ritorno di queste
creature, questo è il mio lavoro."
"Ah,
a proposito..." Damien si tastò le tasce e infine
cacciò
un piccolo foglio piegato. "Posso farti vedere una cosa?"
"Dipende. Cosa vuoi mostrarmi?"
Il ragazzo gli porse il pezzo di carta e Farengar lo aprì
rivelandone il contenuto. "Al tumulo c'era questa grande pietra liscia,
con incisa delle parole che io non conosco." spiegò. "Una di
queste... brillava. Era come se fosse... beh, viva. Insomma, ti
è familiare?"
Il
volto di Farengar si distese come un lenzuolo stirato, e si
portò due dita sul mento, pensieroso. "Riconosco la lingua,
è draconica..." con l'altra mano aprì uno dei
tanti libri
sfogliandolo di fretta, arrivando ad una pagina dove vi erano parole
simili a quelle che Damien aveva trovato nel tumulo. "Dovrebbero...
essere appena poche lettere. Suf... Fus... O Feys? Non rammento il loro
significato però."
"Ed
è normale che colpiscano?"
"Prego?" gli rivolse un occhiata confusa.
"Una
di queste mi ha colpito, cioè... non ti so spiegare, era
come se
avesse avuto energia propria, e... questa energia mi ha investito in
pieno. L'ho sentita dentro di me, capisci? E' stato... beh, strano."
Vide gli occhi e la mascella del mago spalancarsi dello stupore, e
questa volta fu Damien a osservarlo confuso quando lo sentì
esclamare;
"Impossibile, sei tu."
"Come?"
"Sei tu! Prima hai visto il Drago di Helgen, poi la
parola draconica... non può essere una coincidenza!"
"Coincidenza? Q-quale coincidenza?"
Una
terza voce, femminile e allarmata, fece voltare entrambi verso la
dunmer, Irileth, che irruppe nella stanza con passo veloce.
"Farengar! È stato avvistato in Drago! Devi venire, e anche
tu, giovane!''
"Cosa? Per gli Dei, troppe cose tutte insieme!"
Abbandonò immediatamente quello che stava facendo seguendo
l'elfa verso i piani
alti dell'edificio, a sua volta seguito da un Damien più
confuso
di prima.
Ad
aspettarli c'era lo Jarl Balgruff, insieme ad un soldato dallo sguardo
spossato e dal fiato corto, segno di una corsa lunga e veloce. Tra
grandi boccate d'aria, egli riuscì a dire, ''Lo abbiamo
visto...
arrivare da sud e... era veloce, volava sopra la mia testa quando...
quando sono fuggito. Dei, credevo mi avrebbe seguito!''
''Va bene, ora vai alla caserma e riposati, figliolo.'' gli diede una
leggere pacca sulla spalla. ''Ora ci pensiamo noi. Irileth...!'' lei lo
guardò. ''Raduna delle guardie e andate alla Torre di
osservazione.''
''Ho già ordinato ai miei uomini di riunirsi vicino al
cancello
principale.'' lo Jarl annuì soddisfatto, per poi riportare
la
sua completa attenzione su Damien.
''Ragazzo, ascolta, non c'è tempo per i convenevoli. Ho
bisogno
di nuovo del tuo aiuto. Vai con Irileth e i suoi uomini, e aiutali a
combattere contro questo drago. Sei sopravvisuto ad Helgen, tra noi sei
quello con maggior esperienza con i draghi.''
''Cosa- no, no, no, aspettate...'' esclamò il giovane non
riuscendo a celare il panico che lo stava assalendo. ''Io... sono
fuggito da un drago, non ci ho combattuto. Non ho nessuna esperienza,
non ce la posso mai fare!''
''Credo che nessuno di noi è pronto ad affrontare una
creatura
del genere, però siamo pronti a difendere tutto
ciò che
per noi è caro. So che quello che ti sto chiedendo
è
rischioso, ma ti prego, aiutaci. Non sarai solo questa volta.''
Rifiuta,
gli stava gridando la parte più razionale della sua
coscenza, non
sei venuto a Skyrim per combattere i Draghi. Hai altro a cui pensare.
Rifiuta, pensa a te stesso, mandalo all'Oblivion e tanti cari saluti-
''...Va bene.'' rispose infine Damien dopo un lungo sospiro. ''Grazie,
giovanotto. Irileth, non deludermi... e stati attenti.''
La torre d'osservazione non era lontana. Si trattava di un avamposto di
controllo, poco più che una torre e una stalla dismessa per
tenere i cavalli, ma nella terra pianeggante che era la via occidentale
svettava come una lancia su un tumulo, catturava subito la vista.
L'attacco del drago non l'aveva devastata del tutto, ma alcune macerie
si trovavano sul terreno, e lingue di fuoco si innalzavano dall'erba
bruciata illuminando tutto ciò che aveva intorno.
Irileth e i suoi uomini si dispersero alla ricerca di un possibile
superstite. Si concentrarono intorno alla torre, mentre Damien
arrancò su quelle che dovevano essere le scale che portavano
all'interno.
Fu allora che vide qualcuno uscire, rimanendo abbassato. ''Indietro! E'
ancora qui, da qualche parte.'' era un altra guardia di Whiterun,
ferita al braccio ma era ancora in vita, lo stesso non si
poteva
dire dei due cadaveri che Irileth e i suoi avevano trovato. ''Stai
bene? Sei ferito!''
''Nulla di grave, giovane. Posso cavarmela.''
''Soldato, dov'è il drago?'' alla domanda della dunmer,
l'uomo esitò per
qualche secondo. ''Non lo so... volava in cerchio sopra di noi e poi...
''
In
quel momento udì qualcosa che lo fece congelare sul posto.
Un
ruggito, profondo e mostruoso, proveniente da una bestia di grandi
dimensioni. Lo stesso che udì ad Helgen.
Si voltò giusto in tempo per vedere un drago che scendeva in
picchiata verso di loro. Si buttò insieme a tutti gli altri
immediatamente al riparo evitando l'ardente soffio di fuoco del drago.
Irileth
gridò all'attacco e gli arcieri cominciarono a scoccare
frecce
verso la bestia, mentre i guerrieri si tenevano pronti nell'imminente
momento in cui il drago sarebbe sceso a terra. Damien, con
cuore
che galoppava forte nel petto, diede fondo alla sua faretra,
cercando di mirare con la massima precisione, e riuscì a
conficcare un paio di frecce nella dura scorza del drago.
Ogni
qualvolta questi atterrava, Irileth e i guerrieri si avventavano su di
lui, ma cercando di evitare le sue fauci. Due soldati vennero spazzati
via da un colpo della sua coda, morendo all'istante. Irileth e i suoi
furono scacciati con una zampata, rimanendo intontiti ma ancora vivi.
Damien smise di scoccare frecce lasciando via l'arco, la mano sinistra
venne avvolta da un fascio di luce bluastra che scagliò
contro
il drago, impedendogli di sferrare un altra zampata contro Irileth e i
suoi.
Fu
allora che
la bestia volse la propria su di lui.
"Dovahkiin!"
tuonò la sua voce -perché si, a quanto pare
Damien non se lo era immaginato, il drago gli aveva appena parlato. La
gola della bestia si gonfiò, e scagliò dalle sue
fauci
un'immensa palla di fuoco nella sua direzione colpendolo in pieno. Le
fiamme si dissolsero e, con grande stupore di tutti, il giovane era
totalmente illeso, grazie a una barriera magika evocata in tempo.
Il drago, più infuriato che mai, iniziò ad
avanzare
mentre il giovane correva tentando di aggirarlo e, al tempo stesso, di
tempestarlo di frecce.
La bestia fu più veloce e, con una delle sue zampe, lo
colpì. E lui
rotolò violentemente sul terreno, sbattè la
testa,
atterrò sull'erba fredda, mentre un inspiegabile dolore si
diffuse su tutto il corpo.
Una sensazione di svenimento lo colse improvvisamente, ma tentando di
resisterle riuscì ad aprire gli occhi. La vista era
leggermente
offuscata, tutto intorno a lui sembrava lontano, ovattato. La mano,
tremante, andò a tastare il proprio fianco scoprendolo
coperto di una strana sostanza densa e calda.
Con
un gemito
si accorse di uno squarcio causato dagli artigli della bestia. Come se
non bastasse, la terra sotto di lui tremava ad
ogni passo del drago che stava strisciando verso di lui, sempre
più vicino.
Digrignando i denti, e trattenendo le lacrime e i gemiti di dolore,
tentò di trascinarsi lontano aggrappandosi alla terra con le
dita tremanti. Ma più si muoveva, più si sentiva
svenire,
e la vista appannarsi violentemente.
L'ombra
della bestia
lo sovrastò, in tutta la sua tetra magnificenza, e
voltandosi si
ritrovò faccia a faccia con essa. Se avesse avuto la forza
di
urlare l'avrebbe fatto, non che gli sarebbe stato utile però.
Dei,
davvero
era arrivata la sua ora? No, non voleva morire. Non così.
Aveva
appena messo piede in questa terra, scampato alla morte già
una
volta, non voleva andare via. Strinse gli occhi non avendo il
coraggio di affrontare la
morte in faccia, ma non arrivò. Non sentì le
fauci della
bestia che lacerava le sue carni, e sollevò lentamente le
palpebre incontrando il muso del drago che si abbassava verso di lui.
"Ful, losei Dovahkiin?
Zu'u koraav nid nol dov do hi."
gli ruggì contro il drago in una lingua che non conosceva,
eppure gli sembrava... familiare. Forse perchè era la stessa
delle incisioni che aveva visto nel Tumulo delle Cascate tristi, ma
c'era qualcos'altro...
Irileth approfittò di quel momento di distrazione del drago
e
gli balzò agilmente sopra, arrivando a conficcargli la spada
dentro la testa. Iniziò a dimenarsi dal dolore muovendo la
testa
a destra e manca, Irileth rischiò più volte di
perdere
l'equilibrio, ma si tenne con tutta la forza rimasta usando
l'arma
come sostegno, continuando a spingere la lama più
in
profondita.
Spinto da una forza che non comprese, Damien si trascinò
verso
l'arco che gli era caduto poco lontano, e una delle tante frecce che
erano sparse a terra. Avvertiva delle dolorose fitte al fianco, la
vista che vacillava, le braccia gli tremarono mentre tendeva la corda e
mirava, aspettando il momento giusto per colpire.
Con un grido Irileth mosse la lama costringendo il drago a spalancare
completamente le fauci, e Damien scoccò la freccia colpendo
il palato della bestia. In un grido quasi disperato
il drago parlò nuovamente, rivolto sempre verso di lui... ''Dovahkiin... no!''
...prima accasciarsi a terra, con un ultimo ruggito che gli si spense
tra i polmoni mentre la vita lo abbandonava. Damien crollò
definitivamente a terra sentendosi privo di forze, mentre un tetro
freddo iniziava ad avvolgerlo. E il silenzio colmò la piana.
Sentì delle braccia sollevarlo da terra, riconobbe
alcuni
soldati superstiti intorno a lui, e il viso di Irileth che lo guardava
con evidente preoccupazione mentre con la mano gli schiaffeggiava una
guancia per tenerlo sveglio. Un rumore simile a quella della brace che
arde catturò l'attenzione di tutti, e nonostante lo sguardo
leggermente sfocato Damien osservò come la pelle del drago
cominciava a
fumare, dissolvendosi fino a lasciare l'intero scheletro scoperto. Un
vento magico cominciò a spirare da e intorno a lui,
riportandogli la stessa sensazione che l'avevano travolto al Tumulo.
E il mondo vorticò di nuovo, minacciando di strappargli quel
poco di lucidità che aveva. Ma invece quando il vento
cessò, fu come se aria calda e vigore gli fossero
stati
soffiati nei polmini e un fuoco intenso gli divampò nel
petto e
nei muscoli.
''Non posso crederci... è il Sangue di Drago...''
udì qualcuno vicino a lui sussurrare questo appellativo. Poi
vide nero.
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