Ataru
era in piedi sull'orlo del precipizio, un cielo di un cupo
grigio si
estendeva sopra di lui mentre sotto di lui, giacevano lontanissimo
fredde pietre nere. I suoi piedi erano a malapena sul margine, con le
punte delle scarpe sospese nel vuoto, poche minuscole pietre si
staccarono
dalla parete del dirupo e precipitarono nel frastagliato abisso
sottostante. Gli occhi di Ataru cercarono di seguire per quanto
poterono le pietre
cadere, ma in pochi secondi esse scomparvero alla vista, le loro
piccole forme sopraffatte dalle tenebre. Ataru giurò di sentirle
tuttavia
picchiettare mentre colpivano le rocce della parete, ma
ripensandoci, immaginò che si trattasse solo della sua
immaginazione, o forse, solo del vento.
"Tesoruccio!"
una voce amorevole lo chiamò e Ataru, con disperata speranza negli
occhi sollevò di scatto lo sguardo dal suo oscuro destino in direzione
del cielo plumbeo. C'era una luce là, una luce che contrastava
contro la fredda cenere di quel cielo del tormento, una luce che aveva
preso le sembianze di una sorridente Lamù.
"Lamù!" Ataru
rispose
sollevando una mano per raggiungere la brillante ombra bianca
dell'aliena dai capelli verdi che fluttuava a pochi metri davanti e
sopra di lui. Qualche altra pietra si staccò da sotto le sue scarpe ed
il suo corpo si irrigidì mentre la luce della figura danzava negli
occhi del giovane ragazzo. Ma nonostante la luce
danzasse, solo
tenebra vi era nei desolati occhi di Ataru, lasciò ricadere il braccio
lungo il fianco, sapendo bene che la ragazza, o la luce, o qualsiasi
cosa fosse esattamente, che si trovava dinnanzi a lui, non si
trattava di Lamù.
Lamù
non esisteva; era solo un capriccio della sua immaginazione, proprio
come tutto il resto. E anche se fosse esistita, l'abbagliante ombra
davanti
a lui certamente non era lei. Giusto, era un'ombra, un'ombra
bellissima, ma pur sempre un'ombra; un'ombra di un ricordo di qualcosa
che avrebbe potuto o non avrebbe potuto essere reale. Ma che certamente
non era Lamù.
E se invece
lei fosse stata un ricordo di qualcosa di
reale, piuttosto che l'altra più spaventosa possibilità? Ataru
gingillò con quella domanda per un po' di tempo mentre si ergeva
sull'orlo del precipizio. Non c'era motivo per dare fiducia a quello
che gli veniva detto, dopo tutto; Lamù avrebbe potuto benissimo
esistere e poteva essere semplicemente la sua immaginazione a dirgli il
contrario.
Ataru si
rabbuiò e tornò a fissare il
precipizio di rocce frastagliate. C'era rimasto poco da fare ormai,
eccetto l'unica cosa che lui avesse in potere di fare; sapeva
che
sarebbe stato l'unico modo con cui avrebbe potuto scoprire la
verità su Lamù. E se avesse scoperto che lei non fosse stata reale, la
morte
sarebbe stata un destino molto più luminoso, piuttosto che non solo
vivere una
vita senza Lamù, ma vivere una vita sapendo che tutti i
ricordi che lui avesse mai avuto di lei erano, in realtà, solo
illusioni. Inoltre, era l'unico modo che gli venisse in mente.
Sollevando
di nuovo il capo, Ataru tornò a fissare l'illustre ombra davanti a
lui, poi scosse la testa con risolutezza e distolse lo sguardo
dall'immagine così che i suoi occhi puntassero dritti davanti a sè.
Poi Ataru fece un passo indietro, fece un profondo respiro e, con il
terrore
che gli attanagliava lo stomaco e una breve rincorsa, saltò dal margine
verso il vuoto del precipizio.
TORNA
DA ME...TESORUCCIO.
Episodio
Uno: L'Ultima Chiamata, Sottotitolo: (Verità, prima parte: il problema
di non sapere)
Il
Carnevale Estivo di Tomobiki, Parte Prima (Il primo passo verso...)
"Coraggio
Tesoruccio!" Lamù chiamò Ataru mentre quest'ultimo sbadigliò, passando
i pochi metri dell'entrata della fiera annuale
del Carnevale Estivo di Tomobiki. Lamù,con un sorriso eccitato sul viso
e la luce del sole del mattino che le luccicava splendente sulle
guance, velocemente volò dal ragazzo e gli prese il braccio, tirandolo
gentilmente. "Tesoruccio!"
"Sto andando
più veloce che posso," brontolò Ataru, dopo chiese,
"Devi proprio
tirarmi il braccio in questo modo?"
Lamù
corrucciò leggermente il viso mentre i suoi piedi toccarono terra,
tuttavia il suo braccio rimase attorno a quello di Ataru. "Tesoruccio,
non sei contento neanche un po'? Siamo qui per divertirci!"
"See, see..."
rispose Ataru con poco entusiasmo. "Ma non vuol dire che tu debba
rimanermi appiccicata tutto il tempo..."
"Ma
stiamo andando ad un appuntamento, Tesoruccio!" insistette Lamù,
sorridendo di nuovo e portando il braccio di Ataru vicino a sè.
"Appuntamento?!"
domandò Ataru in panico mentre cercò di strappare il braccio dalla
presa di lei."Chi ha mai parlato di appuntamenti?! Questa è solo
un'uscita tra amici!"
Con un lampo
di furore negli occhi, Lamù strillò
"TESORUCCIO!" mentre piccoli lampi cominciarono a fluire dal suo corpo,
facendo in modo che la gente che affollava la strada si fermasse a
osservare la coppia che bisticciava con sguardi preoccupati.
Fortunatamente
per Ataru, prima che avesse la possibilità di dire qualcosa di
troppo stupido che avrebbe inevitabilmente avuto come conseguenza un
elettroshock da parte di Lamù, Shinobu e Shutaro arrivarono, lui teneva
in mano un vassoio con tre grandi coni gelato alla ciliegia.
Lamù
immediatamente sorrise e liberò Ataru dalla sua stretta, volando verso
i coni colorati con splendenti occhi fanciulleschi, lui la seguì con
riluttanza.
Ataru però
corrugò la fronte in confusione non appena vide il vassoio e contò i
coni gelato.
"Ehi Mendo, ce
ne sono solo tre qui. Tu non ne vuoi?"
Shutaro
socchiuse gli occhi e diede ad Ataru un'occhiata di aperto disprezzo
prima di
sottrarre bruscamente il vassoio dalla portata dell'altro. "Chi ha mai
detto che avrei offerto a TE qualcosa?"
Ad Ataru cadde
la mascella
ma Lamù offrì gentilmente, "Non ti preoccupare Tesoruccio, puoi
averne un po' del mio." il ragazzo comunque la ignorò, avendo già
iniziato ad apostrofare Shutaro in protesta, ma quest'ultimo si era
ormai già rivolto alle due ragazze con il suo sorriso smagliante.
"Prego,
Lamù," le offrì per primo."Serviti pure."
Una vena si
gonfiò
sulla tempia di Shinobu mentre strinse i denti e osservò Lamù che
ridendo allegramente prendeva un cono gelato dal vassoio
con un dolce ed energetico "Grazie," notando seccata che il ragazzo con
cui avrebbe dovuto avere un appuntamento aveva offerto per primo a Lamù
piuttosto che a lei.
Tuttavia,
appena Shutaro si voltò verso di lei
con il suo affascinante sorriso ed un educato "Shinobu," la rabbia
della ragazza svanì e gli regalò il suo sorriso più smagliante, che
improvvisamente s preoccupò non fosse neanche lontanamente
paragonabile al più effimero sorriso di Lamù.
A questo
pensiero il
sorriso di Shinobu diminuì leggermente.
"Grazie
Shutaro," rispose Shinobu con le guance rosate.
Shutaro,
mantenendo ancora il galante sorriso, ripose "Non c'è di che,
Shin-Ehi!" Shutaro fu interrotto da Ataru, il quale rapidamente
afferrò il cono rimanente dal vassoio e gli diede un gran morso
completo di risatina beffarda. Un ringhio sordo si levò dalle labbra di
Shutaro che, scaraventando il vassoio vuoto a terra, strinse un pugno,
serrando l'altro attorno all'impugnatura della sua katana ancora
infoderata, e gridò "MOROBOSHI!"
"Diamine,
Mendo, non essere
così anale riguardo ad ogni cosa," obbiettò Ataru con non curanza,
dando un altro morso al gelato. "Come se non potessi
comprartene un altro, comunque."
Gli occhi di
Shutaro fiammeggiarono di rabbia. "Anale?!"
domandò, atterrito dall'insulto, e finalmente estrasse la katana dal
suo
fodero. Shutaro stava per fare la sua mossa quando Lamù esclamò
emozionata:
"Andiamo su
quello!"
I tre umani si
voltarono per
vedere cosa stesse indicando la Oni; si trattava di un grande carosello
con tanto di
unicorni colorati, luci, allegra melodia e bambini che ridevano
gioiosamente mentre la struttura ruotava gentilmente e le cavalcature
ondeggiavano su e giù. Appena i tre la videro, comunque, i loro sguardi
si fecero
perplessi.
"Non pensi che
siamo un po' troppo grandi per andare
sul carosello?" chiese Shinobu e Shutaro parve essere d'accordo, anche
se non osò dire niente contro la proposta di Lamù.
"Lo siamo?"
domandò Lamù innocentemente, poi guardò Ataru.
"Tesoruccio?"
"Non possiamo
andare su una di quelle giostre che girano veloci invece? chiese Ataru
in risposta.
"Beh,
questo qui gira..." commentò Lamù mentre guardava il carosello,
ascoltando la melodia da carillon che proveniva da esso con un sorriso
malinconico.
"Non come
quello là, però," Ataru replicò con un
sorriso malizioso, indicando un grosso ottovolante a pochi metri dal
carosello dorato.
"Oh,
no; quello no," si oppose Shinobu incrociando le braccia. "Lo sai che
quell'arnese è fatto apposta per far star male la gente."
"Shinobu
ha assolutamente ragione," concordò Shutaro, ma aggrottando le
sopracciglia e aggiunse, "Anche se penso che si possa dire lo
stesso di tutti gli ottovolanti..."
"Oh, andiamo!"
esclamò Ataru. Subito dopo ridacchiò beffardo e arcuò un sopracciglio.
"Non
avrai mica paura, vero Mendo?"
Shutaro
lo fulminò con lo sguardo,
punto nell'orgoglio, ed esclamò oltraggiato, "Assolutamente no!"
Afferrando la mano di Shinobu, ordinò agli altri tre
"Andiamo!" e
iniziò a dirigersi verso l'ottovolante.
"Ehi, aspetta
un secondo! Io
non ci voglio andare!" protestò invano Shinobu, infatti Shutaro era già
così mortalmente deciso ad andare sull'ottovolante che a malapena udì
le sue obiezioni, Ataru riprese a sghignazzare.
Subito
dopo guardò Lamù e le disse "Coraggio, Lamù, andiamo anche noi,"
seguendo poi gli altri due in direzione dell'ottovolante.
Lamù,
leggermente abbattuta, continuò a tenere lo sguardo nostalgicamente
fisso sul carosello. "Ma...il carosello..." mormorò, ma non vi era più
nessuno attorno a
lei, Ataru era già corso via.
Ancora
corrucciata Lamù fece un
sospiro, dopo di che con riluttanza sollevò i piedi da terra e si alzò
in volo per raggiungere gli altri.
Una
volta finito il giro, i quattro in qualche modo cercarono di
trascinarsi fuori dai loro sedili, non senza qualche gemito nauseato,
come del resto tutti gli altri che scesero con loro. La faccia
di Ataru era di un pallido verdognolo mentre barcollò fuori
dall'uscita appoggiandosi pesantemente con la schiena contro la
ringhiera, "Mi sento
male," mugugnò prima di piazzarsi una mano sulla bocca per impedirsi
di
vomitare. Shutaro, tenendosi lo stomaco, si sforzò di camminare
diritto, dopo pochi passi tuttavia, barcollò anche lui e con la mano
libera fu costretto ad aggrapparsi alla ringhiera dove già era
appoggiato
Ataru per mantenere l'equilibrio. Shinobu, con entrambe le mani sullo
stomaco ed il viso mortalmente pallido, si sedette pesantemente su una
panchina vicino all'uscita dell'ottovolante, rimbrottando "Ve l'avevo
detto che questo coso ci avrebbe fatto solo star male..." persino Lamù
aveva un'aria intontita e confusa mentre fluttuò instabilmente fuori
dall'uscita, leggermente curvata in avanti, con una mano si reggeva lo
stomaco
e con l'altra la fronte.
"Non so perchè
abbiamo dato retta a Moroboshi," aggiunse acidamente Shutaro al
rimprovero di Shinobu.
Facendogli una
smorfia, Ataru iniziò, "Ehi! Ma non eri tu quello
che-" si fermò di colpo, la sua faccia divenne ancora più
verde
e sbattè entrambe le mani sulla bocca. Però non fu sufficiente,
il ragazzo sussultò e si girò di scatto, vomitando oltre
la ringhiera. Shutaro, che gli stava di fianco, immediatamente balzò
via disgustato e arrancò vicino a Shinobu sedendosi con lei mentre
questa, raccapricciata, impallidì ancora di più udendo il
rumore di Ataru che
vomitava.
"Tesoruccio!
Ti senti bene?" domandò preoccupata Lamù volandogli accanto, non sembrò
più essere affetta da alcun malore, ora che sapeva che il suo
tesoruccio stava veramente male.
Intanto,
Shinobu si lamentò, "Non
ci posso credere. Siamo qui da meno di un'ora e ci sentiamo già troppo
male per fare qualsiasi altra cosa. Non sono neanche ancora le undici!"
Shutaro
aggrottò le sopracciglia, ma non disse niente.
Finalmente
Ataru, grazie all'aiuto di Lamù, si
sollevò dalla ringhiera e riprese
l'equilibrio,
la sua pelle tornò finalmente di un colore normale. Poi fece un lieve
ghigno
ed
esclamò, "Bene, mi sento meglio! Che ne dite ragazzi, vi và di andare a
mangiare
qualcosa?" sia Shutaro che Shinobu gemettero forte in disgusto
e anche Lamù impallidì nuovamente al solo pensiero. Ataru rise e
aggiunse, "O forse c'è una di quelle belle case dei fantasmi qui..."
"Noi
NON andremo in una casa dei fantasmi," disse Shutaro alzando il mento
con risolutezza e incrociando severamente le braccia. Entrambe le
ragazze furono lievemente deluse, ma pensarono fosse meglio non
discutere del delicato argomento. Ataru, però, non lo pensava.
"Ma le case
dei fantasmi sono divertenti Mendo," persistette Ataru con un ghigno
malizioso. "Certo, sono un po' buie e stret-"
"MOROBOSHI,"
lo interruppe Mendo alzandosi in piedi con un ringhio ferocemente
frustrato, già pronto a perdere la pazienza.
"Che
ne dite di quello?" Shinobu si affrettò a domandare, indicando un largo
tendone a pochi metri davanti a loro, sul cartello vi era scritto "Madame
Wazuka Nozomi Suzambo III, Premonitrice di Mestiere."
"Vuoi
dire...farci predire il futuro?" domandò Shutaro dubbioso mentre
adocchiava il tendone.
"Certo; perchè
no?" fece Shinobu. "Potrebbe essere divertente." E Lamù annuì,
d'accordo con lei.
"Sarà
di sicuro una fregatura," rimarcò tuttavia Ataru e dallo sguardo
scettico che aveva negli occhi, Shutaro sembrò essere d'accordo.
" Non
che debba pagare io, comunque..." Fu allora che i
supplichevoli occhi di Lamù e Shinobu incontrarono quelli ancora
scettici di Shutaro.
Questi,
sapendo che entrambe le ragazze lo
stavano fissando speranzose, incrociò le braccia e sospirò.
"Beh...immagino che dovremo vedere quanto costa, prima..."
Lamù e
Shinobu sorrisero eccitate.
Il
Carnevale Estivo di Tomobiki, Parte Seconda (La Premonitrice di
Mestiere)
"Mi scusi? C'è
nessuno?" Lamù chiese per prima appena i quattro raggiunsero il casuale
tendone con cipigli incuriositi.
"Forse Madame
Suzambo non è qui al momento?" suggerì Shinobu.
"Forse,"
rispose asciutto Shutaro, sempre più sospettoso della validità di
questa presunta "Premonitrice
di Mestiere."
"Chi c'è lì?"
una voce femminile parlò all'improvviso mentre una donna
balzò fuori da dietro il tendone, stava facendo qualcosa di strano
accucciata a terra, ma i quattro non seppero dire esattamente cosa.
Furono, tuttavia, terrorizzati dall'improvvisa apparizione di questa
donna con crespi e cespugliosi capelli rossi, enormi occhiali rotondi,
lunghe vesti di un grigio smorto e un'espressione perplessa ed esaurita
in
volto. Non appena vide il quartetto, la donna, che avrà avuto appena un
anno o due più di loro, sorrise ed esclamò, "Oh! clienti!" Poi però
aggrottò la fronte ed iniziò a parlare da sola. "Cavolo; avrei dovuto
premonire che sarebbe arrivato qualcuno. C'è qualcosa che non va oggi.
Qualche IDIOTA probabilmente ha incasinato QUALCOSA; già, dev'essere
così! che siano le stelle? Mmmh...no, sembrano essere tutte al loro
posto. Sicuramente non è la sfera di cristallo; lo sanno tutti che non
serve a niente." fece una risata a quel pensiero. "Forse potr-"
"Ehm, mi
scusi?" Shinobu la interruppe mitemente.
"Uh?"
la donna tornò a fissare i ragazzi. Poi battè le mani e disse, "Oh,
giusto! Mi ero quasi dimenticata!" rise un po' nervosamente mentre i
quattro si scambiarono un'occhiata dubbiosa. "Bene, entrate!" li invitò
ad entrare nella tenda dove si intravedeva un tavolo rotondo con cinque
sedie e una sfera di cristallo al centro di esso. Il quartetto la
seguì cautamente all'interno. "Permettetemi di presentarmi,"
incominciò lei appena prese posto dietro la Sfera di Cristallo, "Io
sono Wazuka Nozomi Suzambo Terza, premonitrice - di mestiere."
"Quindi...ce
ne erano altre due prima di lei? domandò Ataru, facendo un passo verso
il tavolo.
"Tecnicamente,"
rispose Wazuka. "Una era una maestra; l'altra un'assistente di volo.
Devo confessarvi che io sono l'unica premonitrice della mia famiglia."
"Che bello,"
disse Lamù con un sorriso incerto, non essendo ben sicura di cos'altro
dire.
"Mah,
che posso dire...? E' un dono!" Wazuka fece una risata vanitosa mentre
gli
altri continuarono ad apparire perplessi. "Sedetevi! Sedetevi! esclamò
lei. "Mettetevi comodi!"
"Mi sembra un
po' fuori, se vuoi la mia," sussurrò Shutaro a Shinobu mentre si
sedettero.
"Beh...tu
cerca di essere carino..." Shinobu gli sussurrò di rimando.
"Un vero
peccato che abbia un aspetto così strambo, se no..." borbottò Ataru,
prendendo posto.
"Tesoruccio!"
Lamù lo sgridò silenziosamente, sedendosi per ultima.
"Ora,
però," iniziò Wazuka, il malefico scintillio dell'avidità le
lampeggiò negli occhi mentre con un ghigno sfregò le mani assieme.
"Discutiamo prima della questione del pagamento. Vi avverto, tuttavia,
che
l'equilibrio delle cose è un pochino...ahem...alterato questa mattina -
qualche idiota avrà incasinato qualcosa da qualche parte - quindi le
premonizioni potrebbero essere leggermente...er...frammentarie."
"Frammentarie?"
domandò Lamù, ma Wazuka scosse la testa.
"Niente
paura. Sono sicura che non sia troppo importante...voglio dire, SO che
non è troppo importante...beh...più o meno. Attualmente non mi sembra
molto una buona cosa ora che ci penso..."
"Mi dica solo
quanto costa," la interruppe Shutaro spazientito.
"5,500 yen. A
testa."
"CHE?" Domandò
Shutaro con sdegno. "Ma è ridicolo!"
"Beh, STO per
rivelarvi quello che accadrà nel vostro FUTURO," disputò Wazuka.
"Già - un
futruro frammentario!"
Wazuka
fece un sospiro esasperato, ma alla fine si arrese.
"VA BENE. Dato
che
voi quattro sembrate essere ad una sorta di doppio appuntamento, e
sembrate essere così due belle coppie, facciamo...datemi 11,000 yen
tutti
insieme. E' la metà in fondo, no?"
Shutaro, non
ancora soddisfatto, brontolò "E' sempre un furto, ma..." e riluttante
consegnò gli yen a Wazuka.
"Che
vuoi che ti dica? Il futuro è costoso," rimarcò malignamente Wazuka
mentre contò ed intascò il denaro. Successivamente gli fece un ghigno.
"Poi di che ti lamenti? Tu sei Shutaro Mendo, no? Figlio dell'uomo
più ricco di tutto il Giappone, ho ragione?"
"Io-" Shutaro
si bloccò e socchiuse gli occhi. "Come fa a saperlo?"
"Beh, io SONO
una premonitrice; voglio sperare di esser capace di poter predire una
cosa COSI' semplice."
"Visto?"
sussurrò Shinobu. "Potrebbe valerne davvero la pena."
"Parlando di
nomi, presumo di dover presentare anche il resto di
voi altri," disse Wazuka. "Vediamo...Shinobu Miyake, Ataru
Moroboshi, e...mmmh...Lamù? Le premonizioni su esseri di altri pianeti
sono un po' ingannevoli, soprattutto con le attuali condizioni della
corrente premonitiva, ma sono quasi certa che sia Lamù."
Lamù annuì
sorridendo. "Si, è giusto."
Wazuka fece un
sospiro di sollievo "Oh, bene. Ora, lasciatemi scrutare nella mia sfera
di cristallo..."
"Pensavo
avesse detto che la sfera di cristallo non servisse a niente," commentò
Ataru con un sorrisetto e Wazuka sogghignò.
"Mi stai
INTERROMPENDO!" gli gridò e tutti e quattro fecero silenzio.
"Bene!" espirando, si passò le mani tra i capelli e continuò, "Ora,
come
stavo DICENDO prima di essere BRUTALMENTE interrotta, vedo che voi
quattro siete ad un doppio appuntamento - non ufficialmente però.
Sembra infatti che due di voi pensino che sia un appuntamento e gli
altri due no..."
"Beh, mi
sembra ovvio quali siano i due che NON lo
pensano," ribollì Shinobu fissando i due ragazzi con disgusto, così
come fece Lamù.
"Silenzio!"
sbottò seccata Wazuka e Shinobu si
ritirò al suo posto. Calmatasi, la premonitrice proseguì, "Comunque,
per comodità,
chiamiamolo doppio appuntamento. Dunque, voi quattro siete tutti
buoni amici, o almeno così sembrerebbe...Lamù è un'aliena, e voi tre
siete
tutti studenti del liceo Tomobiki...che Lamù ora frequenta per restare
accanto al suo 'tesoruccio'
che sarebbe quell'idiota lì - no, non l'idiota ricco, l'altro idiota,
per
essere chiari, tuttavia suppongo che voi tutto questo lo sappiate già."
Shutaro,
sentendosi insultato, reclamò, " Cosa vorreste dire con-"
"Ho
detto SILENZIO" abbaiò Wazuka. "E' già abbastanza difficile senza che
voi
continuiate ad INTERROMPERE tutto il tempo!" ci fu un lungo momento di
silenzio prima che Wazuka fece un profondo respiro e decise di
proseguire. "Dunque...yadda, yadda, yadda...okay, ora le cose
piacevoli! Tu!" Puntò il dito verso Shinobu e lei quasi balzò fuori
dalla sedia, le guance le divennero color rosa acceso.
"Si...?"
chiese con cautela.
"Tu
sei...molto forte...fisicamente. Mentalmente...mentalmente...tu
sei...debole?" Wazuka si chiese ad alta voce. "Si! E' così!
Sei debole!" sembrò che Wazuka avesse dovuto arrancare per arrivare a
questa conclusione e Shinobu si accigliò, sentendosi improvvisamente a
disagio. Wazuka aggiunse allora con un sorriso imbarazzato,
"Sarei...ehm...più specifica, ma...uh...le premonizioni che vedo sono
piuttosto
confuse in questo momento..."
"No...penso...che
vada bene..." rispose Shinobu cercando di sorriderle, ma invece
corrucciò la fronte.
"E tu!" indicò
ora Lamù. "Tu...uhm...c'è qualcosa che...aspetta! Penso di vedere
qualcosa! Cerca di non...danzare...troppo."
"Danzare
troppo?" domandò Lamù incrociando le braccia in lieve scetticismo. "Che
razza di premonizione è?"
"Ehi, non
incolpate me per i vostri insulsi futuri; non sono certo io quella che
li sceglie, sappiatelo."
"Insulsi?!"
esclamò Lamù, sbattendo le mani sul tavolo.
"Vi
sto solo dicendo le cose come stanno," insistette Wazuka "E il tuo
futuro dice qualcosa riguardo il non danzare troppo. Potrebbe
portare a delle conseguenze di...qualcosa...è come se quel qualcosa ora mancasse dalla
premonizione, tuttavia...è un importante
qualcosa...credo..." Wazuka, frustrata, sospirò e
fece una smorfia, "Comunque, il punto è non danzare troppo, okay?"
Anche
Lamù sospirò tornando ad appoggiarsi allo schienale della
sedia, portandosi un dito sul mento con aria pensierosa.
"Suppongo
che potrebbe essere una metafora per indicare qualche altra cosa...che
ne pensi, Tesoruccio?"
Ataru diede
un'alzata di spalle. "Come ho già
detto prima, penso che sia tutta una gran fregatura," e Shutaro
incrociò le
braccia sbuffando in segno scherno, irritato dall'idea di esser
probabilmente
caduto vittima di una frode.
"NON è una
fregatura!" si difese Wazuka con occhi rabbiosi. "Vi avevo avvertito
che era FRAMMENTARIO!"
I
quattro rimpicciolirono al suono della terribile voce della furibonda
Wazuka. "TU!" la premonitrice ora indicò con foga Ataru, ancora
ribollendo e
con occhi ridotti a fessure dietro i suoi occhiali.
"Vedo
molte, molte prove da superare...MOLTE! E...un...pesce." lei aggrottò
leggermente le sopracciglia e Ataru incrociò le braccia scocciato.
"Un pesce?"
"Si,"
"Che idiozia."
"Beh,
non posso farci niente se il tuo futuro è un'idiozia, non ti pare?!"
tuonò furiosa Wazuka, dopodichè inspirò profondamente e, dopo aver
trattenuto l'aria per un lungo attimo, espirò sonoramente. "E per
quanto riguarda te!" i suoi occhi ora fissi su Shutaro. "Tu sei un
idiota!"
"Mi scusi?"
esclamò Shutaro in shock, ovviamente insultato
mentre Ataru iniziò a ridacchiare. Shutaro lo incenerì con lo sguardo
"Sta'
zitto Moroboshi!" ma questo fece solo ridere Ataru più forte.
"Hai capito
bene!" esclamò Wazuka "Cretino! Idiota! Stupido! Ritardato! Devo andare
avanti?"
"NO!" esclamò
Shutaro mortalmente offeso, ma Wazuka lo ignorò e continuò lo stesso.
"Imbecille!
Ignorante! Stupido!Stupido!Stupido!"
Shutaro
strinse gli occhi, si alzò in piedi e sbattè forte le mani sul tavolo.
"Come osa-"
"Insultare
un membro della oh-così-prestigiosa famiglia Mendo?" Si, abbiamo già
stabilito chi sei! Ma questo non cambia il fatto che tu sia un
patetico cretino! Patetico e stupido! Stupido! Stupido! Stupido!"
"Bene,
sentiamo, e perchè mai sarei così stupido, mmh? la interrogò Shutaro di
rimando.
"Io..."
Wazuka tenne in sospeso quell' "Io" per un bel po'. Poi
continuò:
"...non lo
so." Shutaro sospirò esasperato e ricadde sulla sua
sedia."L'intera faccenda risulta un po' confusa anche a me...ma
aspettate!" Si eccitò Wazuka, serrando le palpebre e portandosi una
mano alla fronte. Lamù, Ataru, Shinobu e Shutaro si sporsero
impazientemente in avanti, ansiosi di scoprire cosa avrebbe detto loro
l'improvvisa premonizione.
"State attenti
agli...uomini." i quattro corrugarono la fronte così come Wazuka.
"Agli uomini?"
chiese Shinobu "Tutti?"
"Uh..." Wazuka
esitò.
"Ma
è ridicolo!" dichiarò Shutaro. "Dovremo evitare metà della popolazione
terrestre incluso me stesso!" Poi, notando Ataru, aggiunse con un
borbottio, "Oh, e Moroboshi..."
"Beh...di
solito questo genere di
premonizioni sono più dettagliate, come...uomini con capelli
biondi o...uomini con grandi cicatrici sulla fronte...o, beh,
quant'altro. Ma, ahimè, vi è un pezzo mancante per ogni premonizione,
dato che vi è un pezzo mancante nell'equilibrio."
"Mmh?" indagò
Lamù.
"Oh...non
conosco bene neanch'io l'intera faccenda. VORREI, capite, ma
allora immagino non ci sarebbe una faccenda da cui iniziare!" Poi
Wazuka rise, una sonora risata forzata, mentre Shinobu tentennò,
Lamù aggrottò le sopracciglia, Shutaro disincrociò le braccia, già
incrociate da prima, e Ataru roteò gli occhi. "VEDETE," continuò
Wazuka, sporgendosi in avanti con uno sguardo imperativo negli occhi,
"Qualche IDIOTA ha deciso di incasinare QUALCOSA
nell'equilibrio...almeno, penso sia nell'equilibrio. Forse
nel
fato...o, beh,
non lo so per certo. Sto solo tirando a indovinare, considerando
che oggi sembra proprio esserci qualcosa che non va. Comunque a causa
di questo IDIOTA, chiunque sia,che si tratti di un lui o di una lei,
che ha deciso di fare casini con il fato, IO ora sono qui a premonire
solo pezzi di futuri frammentari...mmmh...mi chiedo dove siano
andati a finire i pezzi mancanti..." Poi squadrò
sospettosamnente Shutaro. "TU non ne sai niente di questa storia, vero?"
"Io? E perchè
diavolo dovrei saperne qualcosa?" sbottò Shutaro.
"Beh, la tua
premonizione dice che tu SEI stupido, e incasinare l'equilibrio del
tempo e del fato è INCREDIBILMENTE stupido..."
"Io non ho
fatto un bel niente!" tuonò Shutaro in propria difesa.
"No,
Shutaro non lo farebbe mai," intervenne Shinobu "Non saprebbe neanche
come farla una cosa del genere. Inoltre, lei ha detto che le
premonizioni sono molto
confuse in questo momento...forse sono semplicemente sbagliate."
"Sbagliate?"
Wazuka rimase scioccata da quella parola. "SBAGLIATE?!" Come può il
FUTURO essere sbagliato? Sarebbe come dire che le STELLE siano
sbagliate mentre non lo sono MAI! Potrebbero mancarne dei pezzi; ma i
frammenti che rimangono SONO giusti! Ve lo posso assicurare!"
"Tutto ciò è
ridicolo!" proclamò Shutaro alzandosi in piedi e afferrando la mano di
Shinobu. "Andiamocene!"
"Ma, Shutaro-"
protestò Shinobu, ma fu trascinata fuori dalla sedia.
"Benissimo!"
sbraitò Wazuka in esasperazione. "In ogni caso non avresti certo avuto
la capacità di esplorare qualcosa di così vasto e potente!" Shutaro
semplicemente le ringhiò con ferocia e
trascinò Shinobu verso l'uscita, tirandola per il braccio.
"Forse
dovremmo andare anche noi,
Tesoruccio," sussurrò Lamù, tenendo d'occhio preoccupatamente la
rabbiosa Wazuka. Ataru annuì e i due si alzarono per dirigersi
anche loro verso l'uscita, Shutaro e Shinobu avevano ormai già lasciato
il
tendone. "Ehm...arrivederci, signorina Wazuka!" chiamò Lamù in
direzione della premonitrice mentre se ne andarono. "E' stato un
piacere
conoscerla...credo..."
Quando Lamù e
Ataru furono fuori dal tendone,
poterono subito udire Shutaro lamentarsi animatamente con Shinobu,
entrambi in piedi in mezzo alla stradina e a pochi metri
dal tendone, Shutaro non potè evitare di arrabbiarsi. "Che
spreco di
tempo e denaro!"
"Non era
così male," tentò Shinobu.
"Io continuo a
dire che era una pazza," puntualizzò piattamente Shutaro.
"Beh...è
stata abbastanza garbata, credo," rispose Shinobu "Eccetto quando ti ha
dato dell'idiota; quello non è stato molto educato."
"Umpf!"
Shutaro
incrociò le braccia stizzito,ancora chiaramente offeso dall'accaduto.
"Era una totale mentecatta - futuri frammentari..."
"Beh, spesso
se ne vedono anche di più strane, qui a Tomobiki" ricordò graziosamente
Lamù, quando lei ed Ataru li raggiunsero.
"Oh, Lamù; non
ti avevo vista," Shutaro disse appena la notò. "Ma suppongo tu abbia
ragione, accadono anche cose più strane."
"Sfortunatamente,"
brontolò Shinobu in tono amaro. "Speriamo che almeno oggi vada tutto
normalmente..."
"Mmh," Ataru
casualmente cambiò discorso rabbrividendo. "Certo che improvvisamente
fa un gran freddo."
Un
Rifacimento del Carnevale Estivo di Tomobiki, Parte Terza
La
neve cadde gentilmente sul carnevale estivo, accumulandosi al suolo
fino a formare uno strato di qualche centimetro. "Adoro le nevicate
estive!" dichiarò Lamù con una risatina eccitata mentre si alzò in volo
e piroettò a mezz'aria, i fiocchi di neve la circondarono come
polvere di diamanti.
"Devo
confessare che sono i miei preferiti, Lamù," concordò Shutaro
sorridendo, vedendo la neve scendere.
Shinobu
annuì, ridendo anche lei mentre osservava i fiocchi cadere.
"Quelle che vengono a Luglio sono sempre le migliori." Una palla di
neve la colpì da dietro. "Ouch!" guaì lei, massaggiandosi dietro la
spalla.
Subito dopo
un'altra arrivò a Shutaro, colpendolo sulla
nuca, e il suono della risate di Ataru si levò a sovrastare la musica
del carnevale. Shutaro si voltò di scatto con un'espressione adirata.
"Moroboshi!"berciò in direzione dello sghignazzante Ataru, che nel
frattempo cadde in ginocchio a forza di ridere. Con un ringhio,
Shutaro raccolse rapidamente un mucchietto di neve a mani nude,
stranamente non
gli sembrò per niente fredda, e, dopo averla compressa in una palla,
socchiuse gli occhi e la tirò ad Ataru.
"Ehi!" esclamò
quest'ultimo
quando la palla di neve lo colpì in fronte, socchiudendo anche lui gli
occhi, Ataru iniziò una battaglia di palle di neve contro Shutaro.
Shinobu
sospirò, scuotendo la testa mentre i due si lanciarono palle di neve
l'un l'altro, e commentò a bassa voce, "Perchè i ragazzi devono essere
sempre così immaturi...? Almeno potrebbero evitare di farlo in
pubblico..." Subito dopo però, vide che anche le altre persone presenti
ora al carnevale estivo correvano intorno a lei, ridendo e tirandosi
palle di neve, così si limitò a sospirare ancora.
"Beh, almeno
si
divertono..." commentò nuovamente, osservando Ataru e Shutaro che
avevano già in qualche modo costruito due fortezze di ghiaccio di due
metri e la cui guerra di palle di neve ora somigliava di più all'ultima
battaglia delle Crociate Cristiane piuttosto che un semplice gioco
infantile.
"Guardate! Da
quella parte!" Lamù chiamò dal cielo,
indicando alla sua destra. "Hanno la giostra con gli unicorni!" guardò
poi in basso verso Shinobu, considerando Ataru e Shutaro troppo
impegnati nella loro guerra per importargliene qualcosa.
Shinobu
increspò le sopracciglia in un broncio. "Non pensi anche tu che siamo
un po' troppo grandi per cavalcare gli unicorni, Lamù?" domandò lei.
"Non vanno neanche lontanamente veloci come le giostre a forma di
pesce."
"Pesce?"
chiese Ataru, facendo capolino con la testa da
dietro la sua fortezza, guardando verso Shinobu con speranzosa
curiosità.
"Ci sono giostre a forma di pesce qui?"
"No; ma a
volte le hanno durante il carnevale invernale," rispose Shinobu.
"Oh,"
replicò Ataru con un tono deluso. "Che peccato, avevo sempre desiderato
cavalcarne
uno." Quindi ritornò alla sua guerra di palle di neve con Shutaro.
"Ma
Tesoruccio, non vuoi cavalcare uno degli unicorni?" gli chiese Lamù con
occhi disperati, unendo le mani assieme per pregarlo. "Sono così belli,
e
hanno anche le corna, proprio come me."
"Oh, Lamù, ma
gli unicorni
sono così noiosi...e poi non vedi che sono impegnato!" Ataru procedette
allora a ritirarsi dietro la sua fortezza per schivare una palla di
neve di Shutaro, rispondendo poi al fuoco lui stesso.
"Uomini!"
esclamò Shinobu sbuffando stizzita guardando i due ragazzi,,
incrociando le braccia e volgendo lo sguardo altrove.
Intanto
Lamù, delusa, protestò debolmente. "Ma, Tesoruccio!" corrucciò il viso,
mordendosi il
labbro inferiore, e si rivolse a Shutaro. "Shutaro,
vuoi venire a
cavalcare uno degli unicorni?"
"Sarò da te
tra un attimo, Lamù..."
Shutaro le rispose frettolosamente, troppo preso dalla sua battaglia di
neve per aver realmente sentito cosa lei gli avesse chiesto.
"Ehi,
guardate, vendono bocce di cristallo laggiù," Shinobu indicò
all'improvviso, ed entrambi i ragazzi saltarono eccitati fuori dalle
loro postazioni, interrompendo di colpo la loro guerra.
"Davvero?
Dove?" Ataru chiese ansiosamente.
"Là, guarda,"
ripetè Shinobu indicando di nuovo la bancarella che esponeva le bocce
di cristallo.
"Ooh!"
acclamò gioiosamente Lamù fluttuando vicino agli altri tre, scordandosi
per un momento degli unicorni, e posando i piedi sulla neve. "Ho
sentito dire che se si pianta una boccia di cristallo nella neve, ne
cresce fuori qualcosa. Tesoruccio, ti ricordi per caso cosa?"
Ataru scosse
la testa "Non riesco a ricordare."
"Neanch'io."
"Beh,
c'è solo un modo per scoprirlo," dichiarò risolutamente Shutaro e
s'incamminò verso la bancarella. "Vorrei acquistare una boccia di
cristallo, per favore."
"Sarebbero
10,000 yen, signore" gli rispose
l'uomo della bancarella. Shutaro annuì, raccolse un po' di neve e la
depose sul bancone. "No, no, buon signore! E' troppo generoso da parte
vostra!"
"Insisto che
lei l'accetti tutta," rispose Shutaro con un
sorriso prima di prendere la boccia di cristallo dall'uomo e poi
tornare da Ataru, Lamù e Shinobu.
"Non avresti
dovuto spendere così
tanto, Shutaro" gli disse Shinobu con rammarico, ma Shutaro le fece
un semplice sorriso. "Non è niente in confronto al prezzo della tua
felicità e di quella di Lamù" rispose mentre lasciò cadere la boccia di
cristallo nella neve. "Ora vediamo..."
Tutti e
quattro si chinarono mentre Shutaro ricoprì con la neve la palla di
cristallo
finchè non ne fu completamente nascosta. Poi rimasero tutti e quattro
inginocchiati lì, aspettando ansiosamente di vedere cosa sarebbe
cresciuto. Dopo
pochi secondi la neve si sollevò ed un largo alberello di ciliegio,
alto circa un metro,
esplose fuori dal terreno. Ad ogni modo, i quattro
caddero indietro nella neve con espressioni deluse.
"Tutto qui?"
domandò una disincantata Lamù.
"Gli alberi di
ciliegio sono così comuni..." aggiunse Shutaro, ugualmente abbattuto.
"Forse
non era di vero cristallo," ipotizzò Shinobu. "Ho sentito che dalle
bocce di cristallo finto a volte vengano fuori alberi di ciliegio."
"Dici
davvero?" le chiese Lamù e Shinobu annuì.
"Un vero
peccato che non sapessimo che fosse finto."
"Beh, non
sappiamo ancora per certo se lo fosse stato," le disse Shinobu
rabbuiandosi ancora di più.
"Ma
allora cosa cresce dalle bocce di cristallo vero?" ponderò Ataru, e
tutti e quattro abbassarono i loro occhi demoralizzati, nessuno di loro
conosceva la risposta.
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