BAUCI
«A terra gli abitanti si mostrano di rado:
hanno già tutto l’occorrente lassù e preferiscono non scendere.
[…] Tre ipotesi si danno sugli abitanti di Bauci:
che odino la Terra; che la rispettino al punto d’evitare
ogni contatto; che la amino com’era prima di loro
e con cannocchiali e telescopi puntati in giù
non si stanchino di passarla in rassegna, […]
contemplando affascinati la propria assenza.»
Giunsi allora in un’altra stanza,
e mi trovai sul cornicione di un tetto. Sotto di me la strada e persone sconosciute da osservare; pur lontane, le leggevo. Ma ero solo, lì, sul tetto del mondo.
Infine mi voltai, e trovai John seduto sul cornicione: mi sorrise.
Capii, e allungai il piede. Fu la caduta incubo e sogno, fu istantanea e interminabile.
E mi ritrovai sulla strada, tra quelle persone, John ancora con me. Passò una signora, camminando a passo deciso, mi scontrò.
«Mi scusi» disse.
Capii così di esserci. E John sorrise di nuovo, contento di avermi messo al mondo.
[100 parole]
Nota: finalmente sono riuscita a tornare con una nuova Drabble. E questa volta non ho dovuto rifletterci per mesi prima di pubblicare.
La situazione potrebbe assomigliare a quella presente in Diomira, ma il concetto di fondo è differente. In questa stanza Sherlock conserva la sua rinascita grazie a John, rinascita che si esplica con una Caduta, come le cadute che si fanno nei sogni. L’aspetto un po’ sconnesso sta proprio nel fatto che sia un qualcosa a metà tra sogno e palazzo mentale.
Ringrazio tantissimo chi continua a leggere e chi lascia qualche parola, nonostante gli aggiornamenti lenti. Mi fa davvero molto piacere.
A presto,
Vale
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