Lenkerthen Lyoko Capitolo 9
Swarker
– KNWL Akton LK1606 – Lark morkan
“Come
sta il più cordiale dei pazienti?”
“Basta
con queste derisioni. Non ne posso più. Mi avete preso
contro la mia
volontà e mi avete distrutto la mia vita”
“Voi
umani date rilevanza a elementi così terziari”
“Spero
che Ostark vi stermini dal primo all’ultimo.
Mostri!”
“Portare
rancore come una belva. Da keen!
Piuttosto, non è contento? A breve avremo concluso,
signor… Come
si pronunciava?”
“Belpois”
Terra
– Francia – Parigi – Domenica 2 Ottobre
2005 – Ore 13:30
Cos’è
che ci fa provare desiderio? Aelita Schaeffer non lo sapeva. Non
capiva perché durante la sua relazione con Jeremy non avesse
provato
le sensazioni datele da Avier, che conosceva solo da un mese. Quando
il ragazzo l’aveva abbracciata la prima volta, si era come
deposto
un seme nel suo cuore. Dei sentimenti nuovi, mai visti prima, che si
erano radicati e sviluppati con velocità prorompente,
devastante. La
ragazza lo desiderava, lo voleva più vicino di ogni cosa,
come a
renderlo parte di sé. Nonostante fosse così pieno
di difetti, non
solo per i suo aspetto emaciato e i tratti slavati, ma
perché era
imprevedibile, a volte irrazionale, complesso e complessato, anche un
po’ antipatico. Eppure… Eppure, era
così. Lo amava. Non poteva
dire altro.
Il
ragazzo sedeva a petto nudo a bordo letto, tremava leggermente e
guardava nel vuoto.
“Scusami.
Il mio corpo. È… difficile…
guardarlo”
“Hai
paura?” la ragazza gli accarezzò la schiena
delicatamente, tastò
la sua pelle che alternava zone lisce alle dure e ruvide cicatrici, e
cercò di incontrare il suo sguardo per rassicurarlo.
“No.
Non posso avere paura” il ragazzo la baciò e fu
presto ricambiato.
I due amanti si strinsero tra loro, si esplorarono, si desiderarono.
I loro baci divennero sempre più lunghi e intensi mentre la
luce
soffocata di quella giornata nuvola filtrava dalla finestra,
colorando le loro figure.
Avier
prese a baciare il collo della ragazza, un gesto che le fece
arrossare le guance. Questa reazione divenne ancora più
intensa
quando sentì le dita del ragazzo raggiungere i bottoni della
sua
camicetta purpurea, ben presto i suoi piccoli seni tondi e ben
modellati furono in vista, coperti solo dall’intimo rosa.
Nessun
ragazzo l’aveva mai vista così.
“Sei
bellissima” le disse, e non poté fare a meno di
tastare quel nuovo
territorio. L’imbarazzo della ragazza la portò a
distogliere lo
sguardo dalla figura che la sovrastava, ma poi il tocco delle dita
sottili e affusolate di Avier e le sensazioni generate le furono
molto gradite. I pensieri le si fecero più libidinosi al
sentire
l’eccitazione di lui premere tra le sue gambe. Ripresero
quella
sorta di danza con cui avevano iniziato, e non fu solo uno scambio di
baci e carezze, ma di sensazioni, di sentimenti, di passioni.
Ben
presto furono nudi, se non per la protezione di lui. Aelita non
poté
fare a meno di constatare come Avier fosse… Beh!
Sorprendente.
Anche in quello. Chi l’avrebbe mai detto.
Il
ragazzo si piegò su di lei e la guardò fisso
negli occhi,
nonostante la corporatura minuta si sentì sovrastata. Il suo
sguardo
non era mai stato così intenso, quegli occhi scuri
sembravano
profondi come due porte su un abisso. Piegò la sua testa per
baciarla ancora, e ancora i suoi baci avevano qualcosa di diverso, le
loro lingue si tastarono e provarono, desiderose di mantenere un
legame.
“Ti
amo” disse poi, con una voce che sembrava non aver mai avuto.
Questo, prima di iniziare il contatto. Aelita si sentì
immersa in un
oceano di nuove sensazioni, ma una di queste era una fitta lenta e
progressiva, nonostante la delicatezza del suo compagno.
“Va
tutto bene” le disse vedendo la smorfia di dolore sul suo
volto,
poi la baciò sul collo e su un capezzolo, causandole una
serie di
brividi piacevoli che la percorsero come scosse elettriche.
Però, il
dolore continuò ad esserci quando sentì quello
strappo interno e il
sangue iniziare a colare. Si sentì agitata e confusa per un
attimo,
ma il ragazzo era come una roccia a cui aggrapparsi, una guida
nell’ombra. Capì che in quel momento non voleva
essere da nessun
altra parte. E così si incontrarono, e il dolore divenne
piacere, e
il piacere divenne passione.
Il
tempo si fermò.
Sala
del supercomputer – Nello stesso momento (circa)
>Sistema
Lyoko
>Scanner Ulrich
>Trasferimento
Ulrich
>Scanner Odd
>Trasferimento
Odd
>Virtualizzazione
La
silouhette dall’avatar di Ulrich si materializzò a
mezz’aria,
riempendosi poco dopo dei poligoni e assumendo solidità.
Atterrò
sulla superficie dell’ascensore del Settore Cinque e rimase
un
attimo a guardarsi intorno, rimirando le forme squadrate e il celeste
costante di quella struttura digitale, era passato un intero anno
dall’ultima volta che era stato lì.
Guardò poi il suo modello,
era come lo ricordava, con la tuta unica marrone e gialla, la fascia
sulla testa e le sue due fidate katane. Che ricordi!
La
figura di Niktor era ad un paio di passi davanti a lui, stesa sul
pavimento con le braccia incrociate e i grandi occhi neri che si
muovevano ansiosi. Con i compromessi della virtualizzazione, il suo
aspetto era fondamentalmente identico a quello nel mondo reale.
“Tutto
okay, Ulrich?” la voce di Jeremy risuonò per tutto
l’ambiente
circostante come aveva sempre fatto.
“Mi
sento come se venissi qui per la prima volta. Vorrei essere felice,
ma sai… Invasione aliena”
“Vediamo
di risolvere in fretta. L’ascensore sta per salire”
quasi come se
obbedisse ad un comando, il pavimento prese effettivamente ad
elevarsi non appena Jeremy smise di parlare. Ulrich mosse un paio di
passi verso l’alieno, che puntò i suoi occhi su di
lui. Assunse
un’espressione che poteva avere qualsiasi significato, la sua
mimica facciale era davvero distante da quella umana.
“Pronto
a farsi trasportare, signor Niktor?”
“Non
dissipare il tempo” Ulrich avrebbe fatto una battuta sulla
scelta
di termini che a volte l’alieno adoperava, ma
preferì trattenersi
e si limitò ad accovacciarsi per sollevarlo. Nonostante la
mancanza
di forze, fu collaborativo e si lasciò avvolgere sotto le
spalle e
le gambe.
“Certo
che siete pesante” commentò una volta sollevatolo,
lui rispose
solo sbuffando infastidito. Almeno quello era comprensibile.
“Senza
XANA, non ci sarà più nulla ad ostacolarti. Ho
programmato l’arena
perché ti porti direttamente alla torre”
comunicò Jeremy ad
Ulrich dopo aver controllato i movimenti di Odd, era già
arrivato
alla torre indicata, tutto procedeva bene a quanto pare.
L’arena
del Settore Cinque si presentò a Ulrich calma e ordinata
come non
lo era mai stata, le piattaforme rettangoli erano disposte
ordinatamente formando una gigantesca scalinata verso la torre, quasi
gli dispiaceva non essere attaccato dai Creeper. Anche Niktor
reagì,
il suo volto si corrucciò e digrignò le sue file
di denti spessi.
“Ti
vedo nervoso” domandò Ulrich, preoccupato per
quello che avrebbe
potuto fare, nonostante la sua impossibilità a muoversi.
“Sono
disgustato”
“Perché?”
“Non
è tuo interesse”
“Certo
che parlare fluentemente ti ha reso davvero antipatico”
Ulrich non
era totalmente serio, ma lo sguardo gelido che gli rivolse
l’alieno
gli bruciò il sarcasmo. Quel tipo gli faceva paura, e forse
lui lo
aveva capito.
“Dostan.
È solo che
sono impaziente di poter
camminare di nuovo. Comunque, questo posto sembra una versione
gigantesca dei filmati di propaganda dello Swarker. Sono pieni di
cubi che si uniscono e formano sfere, oltre che frasi orrende come
‘La
moltitudine rende trascendenti”
“Sembra
davvero un posto orribile”
“Lo
è”
Ulrich
arrivò davanti alla torre del Settore Cinque, ci era voluto
solo un
minuto. La guardò per un attimo osservando il vapore
bianco che fuoriusciva dalla sua sommità,
poi si rivolse a Jeremy.
“Cosa
devo fare?”
“Entra
dentro con Niktor e lascialo al centro della torre”
“Non
mi abbandonare, amico mio” commentò
l’alieno. Ulrich seguì gli
ordini, attraversò la torre e si ritrovò nella
pedana interna
circondata dai flussi di dati, i cerchi concentrici sul pavimento si
illuminarono uno dopo l’altro al suo passaggio, fino al punto
che
rappresentava il centro esatto, fu lì che lasciò
l’alieno.
“Buona
fortuna” gli disse, poi tentò di stringergli la
mano con sei dita
in una presa amichevole,
ma rinunciò quando
Niktor iniziò a guardarlo confuso non capendo cosa stesse
facendo.
Comunicare con un alieno sapeva essere
davvero
imbarazzante.
“Odd,
Ulrich è appena uscito dalla torre nel Settore Cinque. Ora
tu dovrai
entrare nella tua”
“Poi,
cosa succederà?” domandò il ragazzo
osservando per un attimo la
maestosa costruzione digitale che aveva inanzi a sé.
“Farò
partire un programma. La torre ti analizzerà in
contemporanea con
Niktor, poi inizierà a interpretare il tuo genoma, a
copiarlo e ad
adattarlo a Niktor per ripristinare una sua condizione di salute
ottimale”
“Un
trapianto digitale in poche parole. Un digi-trapianto!”
“Una
grossa approssimazione. Ma si, chiamalo pure così”
“Iniziamo
il digi-trapianto!”
Odd
entrò nella torre e Jeremy fece partire il programma. Dopo
pochi
secondi, in contemporanea benché in settori differenti, sia
Niktor
che Odd vennero
afferrati da
una forza invisibile. La torre li sollevò a diversi metri da
terra,
facendoli galleggiare tra i flussi di dati che percorrevano le
pareti. Da
questi, partirono
scintille di luce azzurra che iniziarono ad attraversare i loro corpi
digitali. Ogni volta, i due provavano una sensazione indescrivibile,
come se qualcosa venisse preso e sostituito nello stesso istante.
“Quanto
ci vorrà, Jeremy?” domandò Ulrich, si
era messo a sedere su uno
dei gradini azzurri della stanza. Dentro di sé, era agitato
da un
misto di emozioni, non riusciva a comprendere come dovesse prendere
la situazione. Tutto era così fuori dalla logica.
“Molto
meno di quanto pensassi. C’è
un’affinità molto superiore a
quella delle mie migliori previsioni. Sai, penso che fra
mezz’ora
avremo finito”
“Quindi,
un alieno di una razza superiore ha affinità con il
più tonto dei
terrestri?”
“In
teoria con tutta l’umanità…”
“La
mia versione è più divertente”
Aspettare
trenta minuti in una stanza vuota può essere
un’esperienza
provante, Ulrich decise di ingannare il tempo esercitandosi con le
sue due katane. Pensò a tutte le volte che le aveva usate
contro i
mostri di XANA, alla soddisfazione che dava colpire quelle creature
digitali e vederle distruggersi e scomparire. Poi, improvvisamente,
si fermò. Sentì un brivido percorrergli la
schiena nonostante il
suo corpo digitale.
“Qualcosa
non va, Jeremy”
“Cosa?
Io non vedo nulla di anomalo”
“Mi
sento osservato” Ulrich iniziò a guardarsi intorno
circospetto,
tenendo le spade sguainate pronte all’utilizzo. La sala era
vuota
oltre la torre e lui, eppure qualcosa non andava, doveva essere
così.
Prese a camminare, mosse i piedi uno dopo l’altro,
lentamente. Si
sentiva tremare, non si era mai sentito così.
Gli
parve di sentire qualcuno alle sue spalle. Si girò di colpo.
Nulla.
La stanza era vuota. Eppure…
Continuò
a passeggiare nervosamente avanti e indietro, sempre con la
sensazione di essere tenuto sott’occhio. Eppure la stanza era
vuota, solo lui e la torre. Vuota. Solo lui e la torre. Vuota.
Per
quanto se lo ripetesse, non era convinto per nulla.
“Sicuro
che sia tutto apposto, Jeremy?”
“Si,
non c’è nessuno. Sto controllando dappertutto, ma
il supercomputer
non rileva niente” eppure Ulrich non riusciva a calmarsi,
però
doveva farlo. Fece un grosso respiro e abbassò le armi, si
sentì
leggermente meglio.
“Quanto
manca?”
“Circa
venti minuti”
“Sbrighiamoci,
non ho più voglia di stare qui”
Il
pavimento sotto i piedi di Ulrich ondeggiò come se fosse
liquido.
Una mano fuoriuscì e gli afferrò una gamba.
>Sistema
Lyoko
>Rilevata
anomalia
>Analisi
>SWwgbWlvIG5vbWUgw6ggWG9kaWFuIEFua290Y
XIgQWFsdmEsIGhvIHBlcnNlZ3VpdG8gdW4gYmVuZSBzdXBlc
mlvcmUgcGVyIHR1dHRhIGxhIG1pYSB2aXRhLiBJbyBzb25vIGNpw7I
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>ERRORE
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>ERRORE
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>ERRORE
>Q2hlIHR1IHBvc3NhIGNvbXByZW5kZXJlPw==
Swarker
– KNWL Akton LK1606 – Lark morkan
“Och
dar! Lan von din ormakes”
“Anì
antrekor din azarawas Ulrich Stern?”
“Merk
lim din Niktor rentrekat”
“Lak
nosch”
Sala
del supercomputer –
Ore 13:45
Ulrich
colpì subito il braccio con un colpo di spada, la lama lo
attraversò
e per un attimo la creatura perse la presa. Per il resto,
sembrò non
avergli fatto alcun danno. Un secondo braccio fuoriuscì dal
pavimento, la creatura prese a far leva e mostrò una
silhouette da
Swarkerinster. Il corpo era però semitrasparente, flussi di
dati si
sollevavano da esso come vapore e scintille luminose lo percorrevano.
Le gambe, seppur visibili, erano come immerse in una sostanza
gelatinosa traslucida. La creatura rivolse lo sguardo ad Ulrich, i
suoi occhi non erano altro che due sfere galleggianti.
“JEREMY!
Cosa diavolo è quello?”
Nessuna
risposta.
Ulrich
andò nel panico, prese un katana e menò un
fendente. Una lama di
energia partì dal taglio della spada e sfrecciò
nell’aria sino
all’entità, poi attraverso il suo petto lasciando
un vuoto dove
aveva colpito. La figura rivolse il suo sguardo verso il pavimento,
come stordito. Poi però il vuoto si colmò e
l’entità prese a
camminare, la melma attorno a lui lo seguiva.
Il
ragazzo fece un supersprint, percorse diversi metri lasciando una
scia gialla dietro di sé. Si era allontanato da
quell’entità, ma
i suoi occhi di luce puntati verso di lui sembrava minacciosi come se
li avesse davanti al naso. La sua melma traslucida pulsò in
una
serie di onde circolari che partivano dal suo corpo, una serie di
bagliori si sollevò da sotto di essa e quattro cubi grandi
quanto un
cranio emersero e galleggiarono attorno al mostro. La figura protese
un braccio davanti a se mostrando sei dita distese, i cubi furono
sparati in quella direzione. Ulrich fece appena in tempo a evitarli
con una capriola, quei proiettili avevano viaggiato rapidi come
saette, bagliori di luce bianca. Colpito il pavimento chiaro, erano
esplosi in corpuscoli cubici. L’onda d’urto aveva
sollevato da
terra Ulrich per poi farlo rovinare con il fianco contro
l’angolo
di uno dei gradini, rimase stordito per un paio di secondi. La
creatura lo ignorò e si diresse verso la torre.
“No,
tu non la tocchi quella torre” il ragazzo fece un altro
supersprint, risalì a tutta velocità le scale e
arrivò alle spalle
della creatura. Poi, un rapido balzo, le mani ben strette sulle
impugnature delle katane, affondò entrambe le lame nella
schiena
dell’avversario. La creatura emise un sorta di lamento
distorto, un
suono totalmente elettronico, non umano. I suoi occhi si fecero meno
luminosi e si curvò di nuovo in avanti. Ulrich ne
approfittò,
piantò i piedi sulla schiena della creatura e
saltò indietro
portando con se le sue armi. La melma gelatinosa della creatura prese
a risalirgli il corpo fino ad occultarlo completamente, rendendolo
una grossa montagna semi-lucida. Poi si appiattì al suolo
divenendo
una pozzanghera. Ulrich continuò a tenere le katane
sguainate,
pronto a reagire.
Fu
una scelta saggia, la melma risalì e assunse la sua forma da
Swarkerinster. Non c’erano più i flussi di dati
che galleggiavano
come fumo e gli occhi luminosi erano stati sostituiti da due
concavità che facevano assomigliare la creatura ad
un’inquietante
bambola. Una nuova onda partì dal centro del suo petto e si
diffuse
per tutto il corpo della creatura, altri quattro cubi luminosi
iniziarono ad emergere dal suo interno. Subito uno partì
verso di
lui, questa volta il ragazzo fu pronto, saltò lateralmente e
riuscì
ad evitare anche l’esplosione del cubo. Corse in avanti
mentre la
creatura tentò di colpirlo nuovamente sparando altri due
cubi, ma
non servì. Ulrich fece un salto in avanti seguito da una
capriola,
sentì l’esplosione dei cubi alle sue spalle e
percepì il
contraccolpo della sua forza cinetica, non perse
l’equilibrio, ma
perse decimi di secondo essenziali. Era ad un metro e mezzo dalla
creatura, il cubo era già pronto ad essere scagliato, non
sarebbe
riuscito a evitarlo. Alzò le katane e si mise in guardia
d’istinto,
il cubo si avvicinò rapido a lui e colpì le sue
lame, degli squarci
si aprirono su di esso e cadde a terra sparendo in un mucchio di
frammenti digitali. Quei colpi potevano essere parati!
Non
perse tempo a gioire di questa rivelazione, fece un supersprint e
colpì il suo avversario di tondo, tranciandolo a
metà all’altezza
del ventre. Nel punto colpito la gelatina cadde in grosse masse, ma
la creatura era ancora viva. Il suo braccio si tramutò in un
lungo e
sottile tentacolo traslucido che subito si aggrovigliò
attorno alla
gamba del ragazzo non appena terminò il suo sprint. Tutto
quello che
Ulrich percepì fu un forte strattone e il pavimento
allontanarglisi
da sotto i piedi, poi si ritrovò a volare per
l’arena
schiantandosi sulla parete al lato opposto.
La
creatura di melma si ricompose e si diresse verso di lui, ad ogni
passo i suoi piedi diventavano piccole pozzanghere sul pavimento che
solo dopo ritornavano piedi, gocce di melma gli colavano dalle gambe
e dalle braccia, riunendosi a lui una volta toccato il pavimento. Era
cambiato davvero da quando si era ricoperto di melma, come se
fosse…
Diverso.
Un
tremendo dubbio colpì Ulrich, guardò in direzione
della torre e le
sue paure divennero tristemente realtà. Vide fuoriuscire dal
pavimento vicino la costruzione digitale la creatura con i dati che
si sollevavano da lei come fumo poligonale e gli occhi luminosi.
L’aveva ingannato, aveva creato una sua copia con la melma e
poi si
era diretta verso la torre tramite il pavimento.
La
toccò.
>Sistema
Lyoko
>Richiesta
di dati biometrici
#Utente:
WG9kaWFuIEFua290YXIgQWFsdmE=
>Q2hlIG1pIHNpYSBkYXRvIGNpw7IgY2hlIG1pIGFwcGFydGllbmUsIG5vbiBtaSBpb
XBvcnRhIGluIHF1YWxlIGZvcm1h
>ATTENZIONE:
RILEVATA FALLA CRITICA NELLA SICUREZZA
>ATTIVAZIONE
PROGRAMMI DI SICUREZZA
>SW8gZ2FyYW50aXLDsiBsYSBzdXBlcmlvcml0w6AgYWdsaSBTd2Fya2VyaW5zdGVyLCB
ub24gcG90ZXRlIGZlcm1hcm1p
>ERRORE
>Tk9OIFBPVEVURSBGRVJNQVJNSSE=
>Attivazione
programmi di sicurezza riuscita
>Utilizzo
di ogni risorsa
>Eliminazione
programma malevolo in corso
La
nube di dati sulla cima della torre si fece luminosa, accecante. Si
espanse per tutta la torre. Poi, un lampo di luce. Una vera e proprio
esplosione che, con una forza dirompente, fece volare la creatura e
ricoprì tutta l’arena del Settore Cinque. Ulrich
sentì le
piattaforme cubiche tornare in funzione e spostarsi, poi alle sue
orecchie arrivarono i versi di mostri fin troppo familiari. La luce
scomparve, il luogo aveva cambiato aspetto. Ora
un’infinità di
cubi galleggiavano in posizioni e altezze diverse, su ognuno di esso
vi erano dei Creeper. Un’infinità di Creeper,
più di quanti ne
avesse mai visti. Ulrich quasi cadde nello sconforto al pensiero di
doversi occupare anche di loro oltre alla nuova amenità. La
situazione però continuò a prendere pieghe
inaspettate, infatti
tutti i Creeper presero a guardare la nuova creatura, che se ne stava
stordita in una piattaforma al centro della stanza assieme alla sua
copia gelatinosa, poi iniziarono a sparare laser verso di lei dalle
loro bocche. Cinque colpi andarono a segno e fecero temporaneamente
sparire porzioni del suo corpo. La creatura si coprì di
nuovo nella
sua melma traslucida e attraversò il cubo su cui aveva i
piedi.
Ulrich lo vide poi spuntare da una faccia laterale del cubo,
allungare dei tentacoli verso quella di fronte e usarli per
spostarsi. Aderendo alla superficie tramite la melma, la creatura
prese a risalirla mentre parava con tentacoli le decine di laser
diretti verso di lui. Il ragazzo capì di dover aiutare
quelli che un
tempo erano suoi nemici, iniziò a correre e a saltare tra un
cubo e
l’altro. Nel frattempo, vide la creatura allungare altri
tentacoli
di melma e afferrare due dei Creeper sulla sommità del cubo
che
stava scalando, con dei poderosi strattoni li gettò lontano
verso
altri Creeper. Uno di questi ne colpì due, causandone la
distruzione, l’altro fu colpito al volo da un Creeper prima
che
atterrasse, permettendo loro di continuare a bersagliare il nuovo
nemico.
Ulrich
arrivò sul cubo quando la creatura fu salita, il Creeper
rimasto lo
colpì con un laser, ma poi venne afferrato da un altro paio
di
tentacoli e tirato verso la creatura. La melma iniziò ad
avvolgerlo,
il corpo del mostro iniziò a perdere poligoni e
fisicità, mentre la
sostanza traslucida prendeva ad aumentare. Era come se si nutrisse e
crescesse. Una nuova onda la scosse e altri cubi bianchi iniziarono a
vorticare, uno di questi volò diritto verso Ulrich mentre
gli altri
andarono contro Creeper in altre postazioni. Ulrich riuscì a
parare
anche quel colpo, lo stesso non poté dirlo dei suoi nuovi
inaspettati aiutanti. Alcuni vennero colpiti in pieno dai cubi e
distrutti, altri crollarono nel vuoto a seguito delle loro
esplosioni. Compresi quelli lanciati via e quello
“divorato”,
aveva eliminato nove Creeper, ne restavano dodici nell’arena,
suddivisi su altre quattro piattaforme cubiche. Si preparò
di nuovo
a sparare cubi verso di loro, Ulrich tentò nuovamente di
colpirlo
con un fendente. Come tutte le altre volte, ottenne solo di stordirlo
per qualche istante, cercò di avvicinarsi a lui e lo
colpì un’altra
volta di sgualembro sulla spalla destra, gli si aprì uno
squarcio
più grande degli altri e vide come più colpi
consecutivi lo
indebolissero di più. Avrebbe dovuto continuare, ma non
poté farlo.
La melma prese di nuovo a risalire lungo il suo corpo e a
proteggerlo. L’entità corse verso il bordo della
piattaforma e
saltò sopra un’altra con un lungo balzo,
atterrando rilasciò
un’esplosione di dati che fece volare via e precipitare nel
vuoto
due Creeper, mentre un terzo venne afferrato e portato ad essere
consumato nella melma, che continuava ad espandersi.
I
cubi intanto iniziarono a muoversi, a cambiare posizione.
L’entità
si guardò confusa attorno per un attimo, indecisa su dove
andare.
Prese a correre verso una piattaforma che stava allontanandosi alla
sua destra, sopra di essa tre Creeper puntarono le loro bocche verso
di lui e spararono i laser. La creatura non riuscì a pararli
tutti
con la melma, uno di questi lo colpì sul cranio e lo
attraversò
lasciando uno spazio vuoto. Per un attimo perse i sensi, ritrovandosi
a cadere nel vuoto, riuscendo solo all’ultimo a far aderire
un
tentacolo sulla parete laterale del cubo . Ulrich, che si era
avvicinato saltando su un cubo che ora galleggiava alle spalle della
creatura, menò nuovamente un fendente di spada
accompagnandolo ad un
grido di guerra, non sapeva più se essere terrorizzato o
furente. La
lama di energia tranciò di netto il tentacolo, la parte non
più
collegata al corpo perse consistenza e cadde nel vuoto in grosse
gocce, la creatura cercò di allungarne subito altri tre per
aderire
alla superficie. Ulrich riuscì ad amputarne altri due con
una lama
di energia, il terzo riuscì a fare presa e far risalire il
suo
proprietario abbastanza per affondare una mano nella superficie
laterale del cubo. Stava tentando di entrarci dentro. Ulrich non
poteva permetterlo, fece un supersprint verso il margine del cubo e
saltò, per alcuni istanti in lui ci fu la sensazione di non
avere
peso e di galleggiare nel vuoto, istanti in cui sollevò le
katane
sopra la sua testa rivolgendo le punte verso la creatura.
Arrivò
nella fase discendente della sua parabola, con le gambe si
preparò
all’impatto mentre strinse ancora più forte le
katane tra le mani.
Poi atterrò, le lame attraversarono la melma e perforarono
il corpo
della creatura, per poi piantarsi nel cubo digitale. Urla distorte
provennero dal mostro, come se tutto il suo corpo fosse una cassa di
risonanza, la melma prese ad agitarsi e tentò di inghiottire
il
ragazzo. Ma lui era pronto, con foga e violenza estrasse una delle
katane mentre usava la rimanente per reggersi senza cadere nel vuoto,
prese a menare colpi di spada sulla massa staccandone grosse porzioni
che cadevano nel vuoto, sparendo. La creatura prese a lamentarsi
ancora di più mentre con le sue forze cercava di
attraversare il
cubo.
Poi,
improvvisamente, smise di farlo. La figura prese a guardare il punto
dove la sua mano entrava nella superficie liscia e azzurrina,
mostrando una concentrazione disumana. Da lì, una serie di
fasci di
luce iniziò a pulsare e a viaggiare per le facce del cubo,
al loro
passaggio rivelavano una trama labirintica composta da una serie di
spezzate ad angoli retti. Ulrich non ebbe di idea di cosa stesse
succedendo, ma il suo istinto lo fece balzare all’indietro.
Non
riuscì a portare con sé la sua katana e non
riuscì neanche a
ritornare sulla piattaforma da dove aveva saltato, ormai troppo
lontana per essere raggiunta. Si ritrovò a cadere nel vuoto,
ma sul
momento non ebbe tempo di provare panico. Il cubo che la creatura
stava facendo brillare esplose, una miriade di frammenti si sparse
per l’arena facendo precipitare i Creeper superstiti contro
cui si
scontravano. Altri frammenti raggiunsero Ulrich e accelerarono la
caduta vertiginosa, il ragazzo non ricordò di essere mai
caduto nel
vuoto dentro il Settore Cinque. Non sapeva quale destino lo
aspettava, forse si sarebbe semplicemente devirtualizzato e si
sarebbe risvegliato nella sala scanner, o forse sarebbe scomparso nel
nulla, perso nei meandri della rete, come tutto ciò che
cadeva nel
mare digitale.
Non
avrebbe mai saputo la risposta, perché un ultimo cubo
galleggiante
si frappose nella sua caduta libera e salvò il ragazzo.
“Oh!
Che botta!” disse rialzandosi, non poteva sapere se quel
salvataggio fosse un colpo di fortuna o se Lyoko lo stesse
proteggendo anche in quel modo. Non ebbe neanche il tempo di
domandarselo in realtà, perché la minaccia era
ancora presente.
L’entità
cadde dal cielo e atterrò con un gran fragore sulla
piattaforma,
teneva una gamba piegata e l’altra poggiata sul pavimento, il
pugno
della mano sinistra era chiuso. Alzò il suo sguardo e lo
puntò
verso Ulrich, seppur non avesse alcuna forma di
espressività, il
ragazzo percepì una forte rabbia nei suoi confronti.
L’entità si
sollevò in piedi, aveva ancora la katana conficcata nel
petto. La
sua melma non lo proteggeva più, il suo fumo di dati era
scomparso e
la sua silhouette era alterata, presentando numerose zone di vuoto.
“Ti
vedo danneggiato. Forse quell’esplosione non ti ha fatto
bene” lo
provocò Ulrich, mentre si metteva in posizione di guardia
con la
katana impugnata a due mani. La creatura emise di nuovo il suo
lamento elettronico, poi afferrò con la sinistra
l’arma nel suo
petto e la sfilò in unica mossa. L’arma prese a
mutare, le texture
che la componevano sparirono e rimase solo una rete poligonale
percorsa da scariche elettriche. Poi alzò l’arma e
la puntò verso
Ulrich.
“Vuoi
un duello di spada? Va bene. IN GUARDIA!”
Ulrich
caricò
Hermitage
– Nello stesso momento (circa)
“Questo
si che avrò difficoltà a dirlo agli
altri” il commento venne da
Aelita. La ragazza se ne stava ben coperta sotto il lenzuolo del
letto, quasi avesse ancora vergogna a mostrarsi nuda nonostante
quello che aveva appena vissuto. Avier era al suo fianco che guardava
pensieroso il soffitto, rispose senza distogliere lo sguardo.
“Se
lo farai, non citare la casa abbandonata. Mi dà
un’aria da
stupratore” la ragazza rise, Avier non avrebbe mai
abbandonato il
suo costante e pressante sarcasmo. Aelita lo apprezzava anche per
questo e, anzi, gli diede man forte.
“Hai
violentato una ragazzina, non ti vergogni? Sei un ragazzo molto
cattivo”
“Oh!
Tantissimo” si girò sul lato, i due amanti
restarono a guardarsi
per un po’ sorridendo. Poi la ragazza riprese la parola
“Hai
il naso storto”
“Hai
le tette piccole”
“EHI!”
“Non
era una gara di insulti?”
“Si,
ma tu sei crudele”
“Non
è crudeltà, è freddezza
sovietica” la ragazza scoppiò a ridere
a crepapelle, non riusciva a trattenersi con lui. Il ragazzo
però
non sorrise come faceva di solito, ma tornò a pancia in su a
guardare il soffitto. Aelita si preoccupò.
“Qualcosa
non va, tesoro?” si sorprese di averlo chiamato in quel modo,
le
era venuto così naturale.
“Qualcosa
non quadra”
“Che
intendi?” il ragazzo fece uscire le mani da sotto le lenzuola
e
prese a gesticolare, a quanto pare neanche da steso riusciva a
trattenere quell’abitudine.
“La
storia che mi hai raccontato, credo sia vera, però al
contempo non
può esserlo” un brivido percorse la schiena della
ragazza. Lui
doveva aver capito qualcosa, sapeva che era inevitabile succedesse
visto il suo modo di ragionare, ma sperava non fosse in quel preciso
momento.
“Che
intendi?” gli domandò, doveva capire quanto si era
avvicinato alla
realtà.
“Questa
casa, hai detto di averci vissuto da bambina, no?”
“Si”
“E
tu hai quindici anni, giusto?”
“Si”
“Sei
troppo giovane per aver vissuto qui se hai abbandonato il posto
all’età che mi hai detto. Questo luogo
è abbandonato da molto più
tempo, ne ho visti di edifici lasciati a loro stessi. Anche
considerando i peggiori eventi atmosferici, tu dovresti avere
più di
vent’anni perché la tua storia sia coerente con la
realtà” la
ragazza non riuscì più a guardare in sua
direzione, il suo cuore
prese a battere più forte e fu presa da un tremore. Le sue
reazioni
erano troppo evidenti perché Avier non le notasse, abituato
a notare
anche i più piccoli dettagli in ogni cosa e in ogni persona.
“Quindi
ho ragione? Mi hai mentito? Non riesco a capire tu e il tuo gruppo di
amici, è come se tutti avesse una sorta di gigantesco
segreto,
qualcosa che va oltre i normali segreti che si scambiano le persone.
È come se foste parte di una setta” il ragazzo era
nervoso, era
chiaro che quella situazione gli dava un fastidio tremendo. Aelita si
sentì in colpa, avrebbe voluto non mentirgli, ma al contempo
avrebbe
voluto non dirgli mai di Lyoko. Doveva fare una scelta…
“Mi
dispiace averti mentito, ma fidati. Non è così
facile”
“Lo
dicono tutti quelli che mentono”
“Lo
so, ma in questo caso è vero. Ora ti dirò tutta
la verità.
Prometti di non prendermi per pazza?” il ragazzo rivolse il
suo
sguardo alla sua compagna.
“Tu
prometti che sarà tutta la verità?” la
ragazza si sollevò e
avvicinò le sue labbra a quelle del ragazzo, baciandolo.
“Lo
prometto”
Sala
del supercomputer – Nello stesso momento (circa)
Le
lame dei due sfidanti si incrociarono in un clangore metallico.
Ulrich tentò di spingere l’avversario indietro, ma
mostrò una
resilienza sovrumana. Saltò rapidamente di lato non appena
la
creatura tentò di far scorrere la lama per colpirlo al
petto, poi
cercò di ferirlo di ridoppio alla schiena. Nonostante fosse
danneggiata, i riflessi dell’entità erano ancora
notevoli, ed
evitò quel colpo con una capriola. Poi si girò e
puntò la lama
verso Ulrich, il ragazzo rispose assumendo la posa di guardia. I due
iniziarono a muoversi lateralmente in direzioni opposte descrivendo
brevi semicerchi, tenendo la guardia ben alzata in attesa che
l’altro
si scoprisse. Ulrich fu il primo a tentare l’attacco non
appena
vide un fianco scoperto nell’avversario, tentò un
ridoppio
partendo dal fianco sinistro dell’avversario. Quello fece un
rapido
balzo indietro e, con un agilità da perfetto schermidore,
rimbalzò
di nuovo in avanti non appena i suoi piedi toccarono terra, mentre
aveva alzato le braccia per far partire un fendente approfittando
della perdita di guardia di Ulrich. Il ragazzo imprecò e
sollevò
l’arma all’altezza del collo, contemporaneamente.
Con un passo
fulmineo tolse la sua testa dalla traiettoria del fendente e mise la
sua arma, la spada dell’avversario si scontrò con
il medio della
sua lama, un ulteriore clangore si diffuse per l’arena, ormai
ridotta a quel cubo galleggiante diversi metri sotto la torre dove
Niktor stava venendo rigenerato. Ulrich vide la posizione scoperta
dell’avversario e ne approfittò per calciarlo in
petto. La
creatura arretrò e inciampò finendo in ginocchio,
il ragazzo le si
avvicinò rapido e pieno di determinazione e menò
lui un fendente.
Le lame si scontrarono ancora, quell’individuo era veloce.
Entrambi
sollevarono le loro spade e tentarono di ricolpirsi a vicenda,
facendo solo incontrare le loro lame una terza volta. Ulrich
tentò
di calciare di nuovo il suo nemico, ma quest’ultimo fece una
capriola indietro e si rimise in piedi pronto ad attaccare di nuovo.
Il
ragazzo era furente, ma doveva rimanere concentrato, pronto a reagire
ad ogni attacco. Tentò di colpirlo con un fendente che
rilasciò una
lama di energia, il suo avversario lo evitò con un balzo che
lo fece
sollevare pochi centimetro sopra quell’energia tagliente.
Ulrich
partì in un supersprint e menò un colpo
orizzontale verso la
creatura, ancora una volta venne parato tempestivamente. Le loro lame
rimasero incrociate per un po’, i due contendenti si
guardarono
fissi mentre spingevano le proprie spade l’una contro
l’altra. Il
volto di Ulrich era piegato in un’espressione di puro odio,
gli
occhi erano accigliati e i denti digrignati come quelli di una belva.
L’avversario non aveva un volto, eppure si percepiva una sua
forte
rabbia, probabilmente anche maggiore di quella del Guerriero Lyoko.
Il
ragazzo mosse una gamba verso destra, il suo avversario
improvvisamente fece ruotare la sua lama attorno a quella della
katana avversaria, dando inizio ad una stoccata che avrebbe
attraversato totalmente il petto del ragazzo. Sarebbe stato sconfitto
per certo, ma la creatura non si era resa conto di essere caduta in
trappola. Ulrich aveva piegato la gamba sinistra e la usò
per
saltare fuori la traiettoria dell’attacco, la lama nemica era
a
mezzo centimetro da lui quando schivò. Lo avesse fatto un
attimo più
tardi, avrebbe perso. Invece, ora si ritrovava in una posizione di
totale vantaggio, caricò un montante con la katana e
troncò di
netto il braccio armato della creatura. Lei iniziò a gridare
mentre
il suo braccio e la sua arma presero a cadere, Ulrich la
calciò
lontano mentre era ancora in aria, prima che l’avversario
usasse
l’altro braccio per afferrarla. Poi tranciò la
gamba destra del
nemico con un deciso colpo di spada, altre urla mostruose vennero
dalla creatura mentre si accasciava a terra.
Tentò
di strisciare con gli arti superstiti, ma non servì a nulla.
Ulrich
sollevò la spada e impalò con tutta la sua forza
la creatura, le
sue urla si fecero ancora più forti mentre la trama del suo
corpo
diventava sempre meno definita e i suoi occhi sempre meno luminosi.
Ulrich estrasse la lama e la infilzò di nuovo ancora
più forza, la
sua rabbia era tale che sembrò quasi potesse spezzare la
spada a
causa della sua foga. Altre urla digitali e disumane vennero dal
nemico, in un ultimo slancio di forza spinse con il braccio e si mise
con il ventre all’aria.
“MUORI
BASTARDO!” urlò Ulrich infilzando per la terza
volta la creatura,
il suo corpo si era fatto sempre più rado ed era prossimo
alla
distruzione, ma la sua rabbia non era affatto calata. La creatura
afferrò la spada con la mano superstite e la
risalì in un colpo
facendosi attraversare dalla lama, allungò il braccio e
afferrò il
volto del ragazzo. Una serie di scintille iniziarono a partire dal
suo corpo e ad entrare in quello di Ulrich. Gli occhi della creatura
si fecero più luminosi.
>Rivelato
flusso anomalo di dati
#Utente:
Ulrich Stern
Una
visione. Una figura umanoide che galleggiava nel vuoto in una posa
messianica. Alle sue spalle una luce splendente, come un sole a pochi
centimetri. Il suo corpo era avvolto nell’oscurità
e solo i due
occhi luminosi e gialli erano ben distinguibili. Attorno a lui, una
moltitudine di cubi che ruotavano attorno come asteroidi in un
sistema solare. Una voce recitava una sorta di poema:
Skantor
alerk larbek alarsak. Alarsak sin. Skantor rikta alarsak, net alarsak
dan karsala
Ulrich
sentì un’esplosione e la visione
terminò di colpo, un fascio di
luce aveva colpito in testa il nemico e ora il suo corpo stava come
consumandosi, le porzioni visibili si riducevano lentamente ma
costantemente.
“Nok
ten ist larker sem” lo
sentì dire prima che
sparisse nel nulla,
così come era apparso. Era l’unico insieme di
suoni coerenti che
gli aveva sentito emettere, seppur fosse nella lingua di Niktor.
A
questo proposito, Ulrich rivolse subito lo sguardo verso la torre.
Vide l’alieno in piedi sulle
sue gambe, con una sorta di pistola laser stretta nella mano destra,
era stato lui a sparare alla creatura distruggendola e facendo
terminare la visione di Ulrich. L’aspetto
dell’alieno era
cambiato, ora non indossava più una riproduzione degli abiti
che
indossava nella realtà, ma una sorta di armatura grigio
cenere con
degli spallacci
formati da
placche esagonali nei cui lati filtrava una luce bluastra. La sua
pelle era perfettamente bianca e in salute, i suoi grandi occhi neri
ora mostravano due cerchi
concentrici bianchi, come una sorta di iride.
“Che
è successo qui?” domandò
l’alieno, il suo tono di voce non era
cambiato.
“Non
ne ho idea”
Improvvisamente,
la voce di Jeremy tuonò nell’arena.
“Ulrich?
Ci sei? Sto provando in tutti i modi a contattarti”
“Ci
sono, ci sono. Ti prego, devirtualizzami e fa finire tutto
quanto”
Jeremy
seguì gli ordini alla lettera.
Quando
Ulrich si risvegliò nello scanner e questo si
aprì, si
vide davanti Odd e Jeremy. Niktor non era ancora presente, a quanto
pare era stato devirtualizzato prima di lui.
“Che
ti è successo su Lyoko?” domandò
Jeremy, sembrava preoccupato.
“Non
lo so. All’improvviso è apparso questo nuovo
mostro, era simile a
Niktor, ma era come trasparente ed era circondato da una melma.
Attraversava le pareti, creava tentacoli e sparava cubi esplosivi. Ma
sopratutto, era resistente. L’ho dovuto colpire
più volte prima
per poterlo distruggere, e non sono stato io a dargli il colpo di
grazia” Jeremy aveva ascoltato con interesse quel racconto e
commentò subito.
“Non
so come sia possibile che ci sia un nuovo mostro. XANA non
c’è più
nel supercomputer”
“Non
era un mostro, era Xodian” a dirlo fu una voce proveniente da
uno
scanner, si aprì l’istante dopo che quella frase
fu terminata.
Niktor apparve loro in forma smagliante, si reggeva sulle sue gambe,
aveva la pelle priva di macchie e il suo sguardo era diventato serio
e intenso. Anche la sua voce era sensibilmente diversa, molto
più
forte e decisa, anche rispetto a quella che Ulrich aveva sentito su
Lyoko mentre lo trasportava.
“Come
ti senti, Niktor? Hai emicranie? Nausea? Problemi di vista? Senti di
star sviluppando metastasi?” Jeremy guardava fisso Niktor.
Niktor
guardava fisso Jeremy. Poi, Niktor parlò.
“Ho
fame”
Nonostante
tutto, Odd e Ulrich
non poterono fare a
meno di ridere a crepapelle.
“Credo
che sia diventato troppo simile a te, Odd” le risate
continuarono
per diversi minuti.
L’alieno
aveva veramente fame. Si diresse alla sua sacca, che era stata messa
accanto ad uno scanner, e ne estrasse quello che per dimensioni e
consistenza sembrava un grosso panetto di DAS bianco, ma che doveva
essere commestibile visto che ne strappava grossi pezzi e li
inghiottiva senza neanche masticare. Ogni tanto beveva anche un sorso
di un liquido acquoso bianco contenuto in una boccetta perfettamente
sferica.
“Quindi,
dici che quello era Xodian?” domandò Ulrich quando
le sue risate
si furono calmate. Niktor si apprestò a rispondergli non
facendosi
problemi a parlare con la bocca piena, il suo popolo doveva avere
maniere molto diverse da quelle umane.
“Se
non lui, qualcosa di molto collegato a lui. La frase che ha detto
prima di sparire, Nok ten ist
larker sem,
nella vostra lingua
assume il
significato di ‘Nessun sacrificio è troppo
grande’. Era
il motto di Xodian dopo che venne dichiarato ufficialmente un
pericoloso criminale” Ulrich gli parlò poi della
visione che aveva
avuto quando era stato toccato dalla creatura. Niktor non si fece
problemi a commentare anche quella.
“Sembra
una delle sue opere d’arte. Faceva… ricostruzioni
olografiche
manuali, non so come tradurre nraktar
in
modo più preciso. Diceva che lo aiutavano a rilassarsi,
negli anni
di criminalità è stata trovata una grandissima
produzione legata a
lui, a quanto pare era molto stressato” fece quello che
sembrava un
sorriso sarcastico mentre staccò con foga un altro pezzo del
suo
cibo.
“Era
tutte su quello stile, creature che aveva forti legami con forme
geometriche. Però, una uguale a quella
che hai descritto non credo esista”
“Durante
la visione però ho sentito anche una voce, diceva Skantor
alerk larbek alarsak. Alarsak sin. Skantor rikta alarsak, net alarsak
dan karsala. Cavolo! Lo ricordo a
memoria”
“La
traduzione letterale è ‘Skantor disse alla luce di
esistere. La
luce fu. Skantor la giudicò positivamente, e
separò la luce
dall’oscurità”
“Ma
non è la Bibbia?” commentò Odd, Ulrich
si aggiunse subito.
“Certo,
è il racconto della Creazione. Però, al posto di
Dio, si parla di
questo Skantor. Non ci sto capendo niente!”
“Qualsiasi
cosa significhi, non vi interessa. Tra poco Lyoko sparirà da
questo
pianeta” disse Niktor, poi bevve un grosso sorso dalla sua
borraccia ed emise un forte rumore con la bocca.
“Quello
era un rutto?” commentò Odd
“Dai,
Odd. Non credo gli alieni ruttino”
“No,
Ulrich. Era un rutto” confermò Niktor.
Hermitage
– Nello stesso momento (circa)
“Quindi
mi stai dicendo che eri prigioniera in questo mondo digitale, sei
stata salvata dagli altri e poi avete combattuto contro un virus
informatico che voleva dominare il mondo?” Avier aveva
un’espressione stranita come nessuno gliel’aveva
mai vista in
faccia.
“Ecco,
ora mi prenderai per pazza. Lo sapevo”
“No,
no. Vedo che stai dicendo la verità, solo ukh ty! E
dove si
troverebbe questo Lyoko?”
“In
realtà non è tanto lontano, sai? Però,
di certo non ti ci porto
adesso. Ti voglio tutto per me” la ragazza lo
abbracciò e iniziò
a baciarlo. I due si ridistesero sul letto e Avier iniziò a
succhiarle il collo mentre la stringeva sé. Dopo un
po’, però, si
interruppe.
“Sai,
oggi mi hai sorpreso tantissimo. E non posso sopportarlo, sono io
quello imprevedibile. Devo trovare qualcosa per ritornare in
testa”
la ragazza gli sorrise e gli diede un bacio sulle labbra.
“Ed
hai qualcosa in serbo?”
“Forse
si”
“Non
ci credo”
“Ci
crederai. Chiudi gli occhi e non riaprirli fino a quando non lo dico
io”
“Okay”
la ragazza eseguì l’ordine. Sentì Avier
sollevarsi e scendere dal
letto, poi scavare nel suo borsone da ginnastica, infine
passò una
trentina di secondi prima di risentire la voce di Avier.
“Apri
gli occhi” la ragazza lo fece, e raggelò. Avier le
puntava contro
una sorta di cilindro cavo lungo due centimetri e largo mezzo con una
piccola levetta sotto. Era ricoperto di sangue, come le dita della
mano che lo impugnava. Guardò il ragazzo e vide che con la
mano
sinistra si teneva il petto, cercando di fermare una ferita
sanguinante, era la lunga cicatrice che aveva sul petto. Solo dopo si
accorse che sul pavimento c’era il coltello svizzero comprato
da
Renard, la lama era insanguinata. Avier si era aperto la cicatrice e
aveva estratto quell’oggetto.
“Che
sta succedendo?” domandò Aelita con la voce che le
moriva in gola.
Il volto del ragazzo mostrò un’espressione gelida
e priva di
empatia, pareva come svuotato di ogni cosa. Puntò per un
attimo il
cilindro contro il muro alla sinistra di Aelita, poi premé
la
levetta. L’oggetto si illuminò, in seguito una
porzione di parete
del raggio di dieci centimetri di raggio si illuminò a sua
volta,
per poi dissolversi nel nulla, lasciando solo un vuoto. Il ragazzo
puntò di nuovo l’arma verso la ragazza.
“Conducimi
a Lyoko”
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