Leshawna non era riuscita a provare niente per i primi sette giorni da
quando l'aveva scoperto. Non le era possibile pensarci seriamente, come
se non stesse accadendo a lei e non fosse reale. Lo era diventato solo
quando si era decisa a parlarne con Harold... l'aveva presa bene, era
svenuto...
Non era un evento così innaturale, lo aveva visto perdere i
sensi alcune volte nel corso di quei sei anni, ma l'aveva sempre
inquietata, anche se lo prendeva in giro come se in qualche modo
potesse dissuaderlo da “quell'atteggiamento”, come
dipendesse dalla sua volontà... Magari era svenuto
appositamente per sfuggire al problema? Altamente improbabile che
avesse imparato a svenire a piacimento o simularne uno così
bene.
Forse per dirglielo avrebbe dovuto aspettare un altro po', Harold in
quei giorni sembrava più strano del solito. Era molto
nervoso e lei pensava che cercasse di nascondere di avercela con lei
per qualche motivo non identificato, ma poteva anche essere solo una
sua impressione.
Senza che lei se ne accorgesse, il ragazzo aveva riaperto gli occhi e
si era seduto a gambe incrociate pensando silenziosamente. Era tesa ma
aspettò che parlasse.
-Ormai è fatta, ma ci inventeremo qualcosa...- rispose
pacatamente con un sorriso nervoso.
-Cosa?- C'era qualcosa che la turbava nella calma con cui l'aveva presa
Harold.
-Beh, non è il momento migliore per avere un bambino. Per il
momento non possiamo fare a meno di appoggiarci alle nostre famiglie,
anche se sto per finire con la triennale avrei bisogno della
specializzazione, ma prima o poi avremmo...-
-No, non ho mai detto che avrei mai volto bambini.- lo interruppe.
“E perchè dai per scontato che voglia
tenerlo?!” non se l'era davvero chiesto nemmeno lei in
realtà, quando provava a farlo era come se i suoi pensieri
si oscurassero e le impedissero di riflettere.
-Quindi... non lo vuoi?-
Sussultò, l'aveva colta impreparata. -Si.- rispose
impulsivamente evitando di guardarlo. -Ma è irritante che tu
l'abbia subito...-
-Davo per scontato che l'avresti specificato se era il caso...- si
giustificò.
-Giusto...- “Se era il caso, mi avresti odiata...”
-Non ho particolari problemi di salute, né fisica,
né mentale... non è frutto di un trauma, quindi
devo tenerlo...- disse dura.
Le sembrò che Harold la guardasse con sospetto -Va bene...-
si limitò a risponderle a disagio.
Entrambe le famiglie sembravano essersi adattate alla situazione dopo
lo shock iniziale... a parte lei, credeva che sarebbe impazzita. I suoi
le stavano addosso, Harold era spaventosamente apprensivo e si era
fatto più sensibile ai disturbi psicosomatici.
L'aveva quasi sposato... quasi...
Non sapeva cosa le fosse preso, non riusciva più a
ragionare... di nuovo...
Non aveva pensato di lasciare Harold, voleva solo evitare il
matrimonio. Non pensava neanche di ferirlo, lui l'aveva fraintesa...
giusto?
Ma decise di non chiarire. Aveva sempre sentito come se ci fosse
qualcosa di sbagliato in loro e ultimamente il ragazzo si era fatto
davvero soffocante. Aveva sentito il forte bisogno di distaccarsi
almeno da lui.
Tornando in città si rese conto che probabilmente aveva
fatto una cosa inutile. Sarebbero comunque dovuti rimanere in contatto
per il bambino... Si era pure rivolta a lui per nascondersi
temporaneamente dal parentame arrabbiato e ora si trovava nel suo
appartamento da sola... Sarebbe stato più facile occuparsi
di un bambino in due, come coppia. Non erano buoni motivi per rimanere
sentimentalmente legata a qualcuno, forse. Ma tendeva alla via
più pratica quando era lucida.
“Questa volta non posso rimangiarmi tutto.”
cominciò a dubitare anche delle sue ragioni. “Che
non abbia voluto chiarire subito perchè mi sentivo stupida a
dirglielo... qualcosa del tipo... Hey, il fatto che ti abbia
abbandonato all'altare non significa che non voglia stare con te...
cos'è che te l'ha fatto pensare, scusa?” rise
imbarazzata. “Davvero stupido... ma non è andata
davvero così... spero...” sospirò
“Non sono più sicura di niente... o forse
è colpa della lontananza. Non vederlo per un po' mi ha fatto
scordare perchè non riuscivo più ad averlo
intorno e...”
Detestava stare lì da sola. Si sentiva così
inutile, si scordava di dover bere e mangiare. Non aveva voglia di fare
niente e in quella situazione nessuno l'avrebbe presa per un impiego...
aveva paura di essere condannata al nulla, per un bel po'... Si chiese
se c'era qualcosa di utile che potesse fare... “Devo
parlargli...” pensò infastidita. Non aveva nulla a
che fare con loro come coppia, ma c'era qualcosa di cui dovevano
discutere. Si sentiva in colpa all'idea di cercare di sfuggire alla
situazione in quel modo, ma non era per il suo bene.... Si giustificava
pensandola così.
-Ecco...- si trovava nella cucina di Celia, lei e Harold avevano preso
due sedie e si erano seduti l'uno di fronte all'altra “Di
nuovo, avrei dovuto prepararmi il discorso prima!” Si era
scordata di quanto si sentisse a disagio nei confronti di Harold, non
ci era abituata. Ma non era l'unico problema, si sentiva osservata.
Decise di temporeggiare.
-Sono venuta perchè volevo farti le condoglianze per
Kunoichi...- Harold era scioccato mentre accarezzava la gatta sulle sue
ginocchia che sembrava guardarla storto... in realtà
sembrava guardare storto chiunque, sempre... “Almeno questa
volta ha un buon motivo.” -Ma vedo che sta bene... mi ero
sbagliata, non trovandola in casa tua, credevo fosse passata a miglior
vita...- mentì.
-Mwroooo...- commentò l'animale con voce graffiante.
-Leshawna... sul serio, di che cosa volevi parlarmi?- disse
Harold moderatamente esasperato. Lei indicò irritata la
porta dietro di lui.
Il ragazzo si girò e sussultò. Poi
guardò meglio l'occhio e i lunghi capelli castani che
sbucavano da dietro la porta socchiusa. Sentendosi scoperta, la sorella
del ragazzo se la svignò.
“Tale madre, tale figlio...” pensò
Leshawna, Riff le aveva giocato uno scherzetto simile due giorni prima.
-Mi considera ancora come un bambino...- sbuffò Harold.
Mentre Kunoichi scendeva per seguire Celia... si sentiva abbandonato.
-Beh, sei “il fratellino minore”- lei sorrise
comprensiva. -Avete tipo... cinque anni di differenza, per dei bambini
sono tanti, nella sua testa è normale che tu sia rimasto
impresso come bambino.- almeno in questo le veniva facile comprenderla.
-Strano...- commentò Harold un po' stupito. -Non mi
è mai sembrato che voi andaste tanto d'accordo... comunque
sono nove anni, non cinque anni...- Leshawna rimase stranita.
-G-giusto... sembra minuscola...-
-Non è tanto più bassa di te, non che tu sia
molto alta.-
-Non era in quel senso...- c'era qualcosa di strano, infantile e
inadatto in quella donna “Eppure anche lei sembra essere in
grado di adattarsi a un contesto familiare...” forse questa
consapevolezza avrebbe dovuto tranquillizzarla un po' ma in quel
momento aveva solo l'esito di infastidirla.
-Ok... allora, che cosa volevi?- chiese Harold un po' più
confidente. -Ma... In realtà c'è prima una cosa
che volevo dirti io, se me lo permetti...-
-Ok...- concesse senza dispiacere.
-Credo che sarebbe una buona idea se provassimo ad esercitarci per
convivere da separati in casa...- propose osservando le proprie dita
intrecciate.
-...Che?- sussurrò tra sé e sé
Leshawna. -Come, scusa?- ripetè più forte,
incredula. -Due giorni fa non volevi neanche parlarmi al telefono...
neanche di uscire di casa per parlarmi ti andava ed ora... e poi
com'è che ti è venuta questa idea, scusa? Non so
neanche se mi piace!-
-Sicuramente potrebbe non funzionare, ma potremmo almeno fare un
tentativo. Se riuscissimo a convivere pacificamente sarebbe
più conveniente per il bambino e più facile per
noi occuparcene. O almeno credo...- nemmeno lui appariva
proprio sicuro della sua idea, mentre per quel che riguardava Leshawna,
pensava di potersi riabituare ad Harold e forse a breve termine sarebbe
stato utile averlo a disposizione, la sua presenza l'avrebbe potuta
tenere abbastanza in tensione da non lasciarsi andare. Non sopportava
quando diventava apprensivo, ma in quel periodo, visto la pausa che si
era preso per aiutare la sorella, probabilmente avrebbe dovuto studiare
molto e loro due pur condividendo gli spazi non avrebbero potuto
parlarsi più di tanto, solitamente andava così.
Ma sarebbe stata una situazione sostenibile a lungo termine? Inoltre...
-Per te sarebbe davvero tutto a posto? Riusciresti a stare tranquillo
con me in giro? Mi sei sembrato abbastanza...-
-Tornare con te è fuori questione.- la interruppe mettendosi
sulla difensiva.
-Non è questo che intendevo.- precisò
fulminandolo con lo sguardo.
-Comunque... premettendo che non voglio tornare con te...-
“E questo lo hai già detto...”
-Mi sembra che come conoscenti che si supportano siamo sempre
funzionati abbastanza bene...- “E forse saremmo dovuti
rimanere così...” si disse il ragazzo.
“Un po' tardi per pensarci” -Inoltre... ci ho
pensato e non credo che per un bambino sia l'ideale essere spedito
avanti e indietro come una missiva postale fra casa di mamma e casa di
papà.-
“Perfetto, te lo cedo volentieri, perchè non lo
tieni tu?” si trattenne dal dirlo ad alta voce, ma era per
quello che era venuta lì. Però c'erano troppe
cose che non le quadravano e non poteva essere sicura che non avrebbe
cambiato idea, o almeno ci sperava...
-Perlomeno con me non ha funzionato, per niente bene.-
continuò Harold dopo un lungo momento di silenzio.
“Ah... giusto...” Leshawna per diverso tempo era
stata convinta che il padre del ragazzo fosse o morto o per qualche
motivo non rintracciabile, magari scappato, chissà dove.
Anche quando ne aveva saputo di più, aveva preferito non
fargli domande a riguardo. Chiunque fosse l'uomo, non l'aveva mai
incontrato, a quanto ne sapeva viveva in un'altra regione, ma
sospettava che non fosse in buoni rapporti con Harold o la madre del
ragazzo, mentre entrare nella testa di Celia... era impossibile...
-Quindi, i tuoi non sono sempre rimasti che tu e tua sorella restavate
da tua madre mentre tuo fratello con tuo padre?- Harold scosse la testa
infastidito.
-Si sono separati quando avevo quattro anni e visto che ero il
più piccolo hanno provato a
“condividermi”- si fece ancora più
infastidito. -Ovviamente mio padre abitava ancora nei dintorni
all'epoca... ma non funzionò lo stesso...-
sospirò. -Non sentivo come se avessi davvero una casa mia...
non toglievo mai le mie cose dallo zaino perchè tanto ogni
tre, quattro giorni avrei dovuto cambiare casa e soffrivo molto i mezzi
di trasporto, ogni tragitto era un un incubo... c'erano giorni in cui
sentivo una specie di mal di mare per tutto il giorno... era come se
tutto intorno a me si muovesse e galleggiasse anche una volta uscito
dalla macchina... lo so che sembra assurdo!- si difese preventivamente.
-Poi quando ho cominciato le elementari è andata pure
peggio. Scordavo spesso libri e quaderni fra una casa e l'altra...
può sembrare molto, molto stupido...- disse imbarazzato. -Ma
non ho mai davvero imparato a organizzarmi con i libri e non
è che i miei mi fossero tanto d'aiuto. Se è
possibile mio padre era anche più distratto e incurante di
me, non sembrava gli importasse realmente darmi una mano, mentre mia
madre fu più sincera e disse chiaramente che dovevo
cavarmela da solo... Poi visto che il mio rendimento scolastico faceva
già schifo, la maestra cominciò a suggerire che
potessi avere vari problemi d'apprendimento. Mio padre accolse subito
la tesi... cominciò a comportarsi come se fossi stupido
anche se non è questo che si intende con disturbi
dell'apprendimento...- ricordò esasperato. -Mia madre invece
intuì che probabilmente non dipendeva realmente da me. O
forse non voleva accettare che fossi tipo... difettoso? Non so...-
Harold tornò a guardare Leshawna, si era scordato che fosse
lì in un certo senso. -Ehm... il punto è che non
andò affatto bene!- concluse imbarazzato. -Può
darsi che fossi poco adattabile, già da piccolo. Non
è detto che vada davvero in modo così disastroso,
certo... ma vorrei provare a percorrere una strada differente, se non
ti dispiace. Se non funziona torneremo indietro, tutto qua.- Leshawna
lo guardò ancora dubbiosa, era molto scettica, abbastanza
sicura che non potesse durare, ma... sul breve periodo le sarebbe stato
utile... sembrava meschino pensarla in quel modo, doveva convincersi
che fosse un idea valida.
“Tanto peggio di così... perchè non
provare a seguire la sua idea.”
-Ok...- sospirò lei. -Si può provare, se ne sei
convinto.- Harold annuì sollevato. Sembrava abbastanza
rilassato nei suoi confronti in quel momento e anche lei si sentiva
più tranquilla. -Mi spiace per la situazione con i tuoi
genitori, non me ne avevi mai parlato...-
-Non era un segreto o niente del genere, solo che non avevo motivo di
parlarne...- disse un po' teso. -E' che non mi sento in colpa per mio
padre, non ci riesco... sono un figlio degenere forse.- ammise.
Osservò Leshawna come volesse un suo parere, ma lei distolse
lo sguardo.
“Meglio un figlio che non riesce ad affezionarsi a un
genitore, che viceversa.” ma non lo disse al ragazzo. -Eri un
bambino e non ti trovavi bene, tutto lì... forse avrebbero
potuto gestirla meglio, o forse non c'era niente da fare e non era una
buona situazione per te.-
-Nnn... Non è così semplice...-
confessò Harold. -Una volta capitò che mi
scordassi i medicinali per l'asma... da piccolo ci soffrivo
moltissimo... comunque, ebbi un attacco proprio mentre ero da mio padre
e lui non sembrava avere la minima idea di cosa fare. Ci mise anche un
po' a capire cosa mi stesse accadendo... ah...- anche se per un breve
momento, Leshawna ebbe l'impressione di sentire una specie di risata
nervosa. -Rimase a osservarmi mentre temevo di soffocare e chiedeva a
mio fratello cosa doveva fare, che medicinale mi serviva, se era il
caso che chiamasse mia madre... se si sarebbe arrabbiata... il tutto
con tono molto tranquillo, non prendeva minimamente sul serio la
situazione.- granò gli occhi mentre continuava a guardarsi
le mani che sembravano cercare di arrampicarsi l'una sull'altra, come
due pallidi ragni. Harold sembrava quasi ipnotizzato dai loro
movimenti. -Non ha mai preso niente sul serio se si trattava della mia
salute, per lui erano tuuutte esagerazioni di mia madre...-
sospirò sonoramente. Poi abbassò le mani e
tornò a guardarla. -Non ricordo più nulla di quel
giorno, ho perso i i sensi, poi non so più nulla... dissi
tutto a mia madre e da quel giorno vidi mio padre raramente... non
venni più affidato a lui e...
In realtà per me fu anche un sollievo... non mi sentivo a
mio agio nei suoi confronti e penso che il sentimento fosse del tutto
reciproco... Sai, ho fatto pure un test del DNA per assicurami che
fossi effettivamente suo figlio... magari poteva essere una spiegazione
del perchè non gli piacessi...
Puoi anche considerarmi uno spione, se ti va. Mio fratello mi detesta
per questo.- guardò Leshawna con rassegnazione.
Lei ricambiò lo sguardo perplessa.
-Meh... Eri solo un bambino piccolo e spaventato...- “Lo
sembri ancora un bambino spaventato...” -Scaricarti la colpa
è stupido, sia da parte tua che di tuo fratello. E se non
riesci ad essere affezionato a tuo padre, beh... non puoi mica
forzarti! Non capisco davvero perchè ti fai tutti questi
problemi inutili, davvero!- disse un po' scocciata.
Harold sembrava abbastanza stupito, abbassò lo sguardo e
arrossì. Sorrise leggermente.
-Certo, uno spione come te, non sarebbe sopravvissuto a lungo dalle mie
parti.- doveva prenderlo in giro, a volte era più forte di
lei e in quel momento ne aveva particolarmente bisogno...
-Lo so. - rispose pacificamente. -Non sempre mi so adattare agli altri
e alle circostanze, non mi piego facilmente... Sicuramente, sarei
schiattato.- disse stiracchiandosi e alzandosi momentaneamente.
-Ti avrei protetto io.- affermò Leshawna facendogli perdere
l'equilibrio per un momento. Harold si rimise seduto evitando
palesemente di guardarla. -Non era per provarci, l'ho detto solo
perchè probabilmente sarebbe andata così...
Beh... prima ti avrei sicuramente picchiato almeno una volta... Sai
essere insostenibile.- sorrise quasi affettuosamente.
-Ok... grazie?- rispose incerto. -Tu invece di cosa volevi parlarmi?-
-Uhm... tu sei interessato a occuparti di questo bambino, giusto? E non
mi sembra ti dispiaccia in un certo senso...-
-B-beh... Occuparmi di Riff non si è dimostrato un problema
fino ad ora... un bambino più piccolo richiede
più attenzione però credo di potercela fare.-
-Sì... nonostante sia un imprevisto, sei abbastanza positivo
sulla situazione, giusto?-
-Non avevo mai riflettuto sull'eventualità di avere dei
figli, ma sì... non la vedo come una tragedia... ecco...-
lei non gli era sembrata proprio dello stesso avviso fino a quel
momento e non sapeva bene come gestirla. -Almeno per questo sono... un
po'...- “Felice... No, non è la cosa migliore da
dire...”
Nel mentre anche lei rifletteva, forse parlarne con Harold la
facilitava in qualche modo.
“Al momento sento che non potrei in alcun modo occuparmene,
ma potrei cambiare idea... e non voglio pensare al caos che si
genererebbe nella mia famiglia se il bambino fosse solo affidato ad
Harold... Però...” osservò
con attenzione il ragazzo magrolino che aveva di fronte.
-Leshawna, è tutto a posto?-
“L'altro fratello... Cecil o qualcosa del genere, non lo
conosco, ma sia Harold che Celia... sembrano così deboli...
Lei non lo so, ma lui finiva all'ospedale spesso da piccolo... anche
Riff non ha un aspetto molto resistente... se il bambino somigliasse a
loro, sarebbe costantemente malaticcio? Ed io come diavolo lo dovrei
gestire! Ho già problemi quando a stare male è
Harold... Che... cosa diamine dovrei fare?”
-Ehi?- alzò lo sguardo e si ritrovò Harold a
qualche centimetro dal viso che la osservava preoccupato.
Istintivamente si spinse all'indietro e rischiò di
capovolgersi sulla sedia, fortunatamente Harold la trattenne.
-S-sul serio, che ti prende?! È tutto a posto?-
-Certo, sono un po' stanca e non dormito bene, tutto qua...- rise
nervosamente lei. -Lo so che non dormire non mi fa bene ecc...-
sbuffò.
-Ok...- Harold la guardò storto.
-Ero semplicemente venuta qua per accertarmi di come la pensavi e per
mettermi in ordine qualche idea... comunque, sono contenta che tu sia
abbastanza tranquillo per il bambino, non abbia problemi per la
paternità e cose del genere.- Harold sembrò un
po' a disagio.
-Beh... in realtà... non vorrei essere per qualcuno quello
che è stato mio padre per me... anche per questo vorrei
provare a coabitare e darti una mano.- confessò grattandosi
il viso. -Non so se sarò davvero capace di essere un buon
padre o perlomeno decente, ma provarci sarà meglio di
niente.-
A Leshawna venne un po' da ridere, si alzò e pose le mani
sulle braccia del ragazzo.
-Tranquillo.- sdrammatizzò. -Tanto la parte di tuo padre
l'avrò io.- a giudicare dalla smorfia che aveva sul viso,
Harold non riusciva a vederci alcun lato divertente.
-Se posso chiedere, se lo sai...- cominciò la ragazza. -Come
mai i tuoi si sono lasciati?-
-Lui era un po' fedifrago, a quanto ne so.- rispose Harold. -Se non
stiamo insieme posso dirtelo tranquillamente.-
-...Eh?-
-Nel senso...- sospirò Harold. -Metà del mio
patrimonio genetico dipende da lui, no?-
-Non capisco il punto, essere inclini al tradimento è
ereditario o qualcosa del genere?- chiese scettica.
-Beh... potrebbe... perchè no?-
-Considerando le circostanze del matrimonio dei miei genitori, io
potrei non essere figlia di mio padre, dovrebbe significare qualcosa?-
disse non prendendo le preoccupazioni del ragazzo sul serio.
-Tu e lui vi somigliate moltissimo, non mi preoccuperei di questo.-
Harold sorrise, forse per rassicurarla. La ragazza ghignò.
-Non so come dovrei prenderla visto che sembri terrorizzato da lui.-
-Non sono terrorizzato...- rispose infastidito. -Non ho un parere
negativo su di lui anche se sembra testardo e un tipo che trascura
ciò che gli sembra poco importante... Solo che non gli
piaccio affatto. Quindi trovo più saggio evitarlo, tutto
qua.-
-Ok... ma sai, anche se non fosse mio padre, per me non farebbe la
differenza. È quello che mi ha cresciuta, sopportata,
supportata e... gli voglio bene.- affermò sicura. -Tutti i
problemi che ci si fa sui genitori biologici, io davvero, non capisco.-
-Quindi suppongo tu abbia avvertito lui e la tua famiglia che sei
tornata, giusto?- la guardò con sospetto.
-Non ancora, ma lo farò.-
-Io non ti capisco...- affermò lui con le mani ai capelli.
-Harold, guarda che non è un problema grosso come credi.
È dalle medie che non faccio altro che sparire senza dire
niente, ormai nessuno si spaventa più.-
Quell'informazione, era per Harold, meno strana di quanto avrebbe
voluto...
Durante il primo anno di liceo, tutto ciò che sapeva di
Leshawna era che si trattava di una tipa sempre distratta a scuola che
di tanto in tanto spariva.
Inizialmente Harold aveva pensato potesse soffrire di qualche problema
di salute così un giorno si era avvicinato a lei per
chiederglielo.
-No... è solo che non mi va di essere qui. Così,
a volte, ho bisogno di delle luuunge pause.- gli aveva risposto
annoiata, seduta sul muretto nonostante fosse già iniziata
da un pezzo la lezione. -Tu invece? Che ci fa un bravo e diligente
bambino come te fuori dall'aula?- chiese saltando giù con
poca grazia con un sorriso da stregatto sul volto.
Harold indietreggiò un po' intimorito. -Dovevo andare in
bagno e ti ho vista qui...- aveva risposto il ragazzino evitando il suo
sguardo.
Lei immaginava che mentisse, si era accorta che il piccolo quattrocchi
dalle orecchie a sventola l'aveva osservata per un po' attraverso la
finestra della sua aula. Pensava fosse uscito per andare a parlarle o
forse era la sua visione egocentrica della situazione.
Gli posò una mano sul capo. -Su, su, torna a lezione da
bravo bambino.- lo esortò.
Harold la guardò di traverso sentendosi preso in giro, il
suo modo di porsi non gli piaceva per niente. -E' quello che dovresti
fare anche tu.- rispose infastidito voltandole le spalle.
-Sono una visuale molto interessante, lo so... sicuramente
più di una lavagna, ma sai, dovresti concentrarti
più su quella.- aggiunse Leshawna.
Harold arrossì e balbettò qualcosa, poi disse
più chiaramente, probabilmente dopo aver fatto qualche prova
fra sé e sé: -N-non ti consiglio di metterti su
un piedistallo così alto, dubito fortemente che possa
reggerti! E cadendo potresti farti molto male!- le aveva fatto una
linguaccia poi era corso di fretta dentro l'edificio, forse immaginando
che l'avrebbe inseguito. Ma quel giorno si sentiva troppo pigra per
occuparsi di inseguire il topino.
Indagò un po' di più su di lei. Nonostante il
numero di assenze e la sua attenzione a scuola, non sembrava affatto a
rischio bocciatura. Chi la conosceva dalle medie diceva che era sempre
stata fatta in quel modo, ma non aveva perso anni. Era notevole... non
aveva comunque un rendimento alto, ma rapportato al contesto era
impressionante. Non si applicava, ma era apparentemente molto
sveglia... Meritava un po' più di attenzione...
-Aspetta un attimo... i tuoi sapevano quando rimanevi da me, giusto?
N-non sono stato il complice delle tue fughe da casa negli ultimi anni,
vero?- chiese riemergendo dai suoi pensieri.
-La complicità non è forse molto importante in
una coppia?- gli rispose divertita.
-Bene... certo che i tuoi mi odiano...- Harold non potè fare
a meno di risponderle con un sorriso amaro. Il modo in cui lei sembrava
trovarsi nuovamente a suo agio nei suoi confronti lo rendeva irrequieto.
“Per lei è di nuovo tutto normale? Dovrei essere
contento... non avrebbe senso chiederle di condivide gli spazi se
dovessimo stare a detestarci ventiquattro ore su ventiquattro, ma
allora... perchè mi sento così? Mi sento male
solo io per la nostra rottura? Sta nascondendo il suo stato d'animo?
Forse da per scontato che visto che le ho proposto io di abitare
insieme, per me ora sia tutto passato... ma l'ho fatto
perchè mi sembra la scelta più logica per il
bambino e perchè non mi fido a lasciarla da sola in questo
momento...” il ragazzo sospirò.
“Facciamo finta che sia... un rapporto professionale... lei
è... una paziente? Oppure siamo colleghi e... dobbiamo
condividere un appartamento e... osservare lo stato della sua
gravidanza... in seguito badare al bambino... o alla bambina...
Sì, rapporto professionale, freddo rapporto professionale...
evviva! Ho detto rapporto professionale! Perchè questa mi
sta abbracciando?!”
-Hai un mancamento?- la voce gli uscì stranamente stridula,
Leshawna gli stava anche calpestando un piede.
-No... è che... non ci vediamo da un po'... mi sembra una
cosa normale...- disse alzando la testa mentre lo teneva saldamente
intrappolato.
-No...- intervenne una vocina mentre qualcuno cercava di fare forza per
spostarli. Guardando in basso videro Riff. -Mamma ha detto no... troppo
vicini è no!- ripetè il bambino cercando di
separarli.
I due si scambiarono uno sguardo confuso poi si allontanarono un po'
l'uno dall'altra.
-Eh... ciao Riff...- disse Leshawna. Il bambino sembrò non
sentirla. Harold si inclinò un po', per guardarlo meglio
mentre tornava a osservarli da dentro la credenza. -E' diventato
sordo?- si chiese Leshawna.
-No... ha dei tappi nelle orecchie.- spiegò Harold. -Forse
Celia l'ha fatto per mantenere la nostra privacy.- ipotizzò
mentre Leshawna tornava a guardare incredula nella direzione della
credenza. -O forse per non fargli sentire cose inadatte alla sua
età...-
“Quella donna! Quella donna non è
normale!” pensava Leshawna mentre si massaggiava le tempie.
-Quindi siamo rimasti che torniamo a vivere insieme per ora o perlomeno
ci proviamo?- chiese conferma Leshawna. Harold annuì con un
espressione molto tesa. -E tu... sei sicuro che questa cosa ti vada
bene, vero?- chiese di nuovo.
-Sì, mi sta bene...- sbuffò Harold. -Non sono
stupido, non te lo chiederei se non fosse così...-
Angolo dell'autrice:
Sarà il caldo, sarà l'influenza negativa che ha
sul sonno (autunno e primavera sono le stagioni migliori!) ma
ultimamente la mia dislessia si fa sentire sempre di più
(sono sul serio dislessica, non è una battuta.) se word non
segnalasse gli errori non voglio sapere cosa ne uscirebbe fuori... e
già così, ho paura del risultato... mi scuso in
anticipo...
Mi piacerebbe aggiornare più frequentemente, ma ultimamente
sono stata molto impegnata. Non so quanto possa interessarvi la storia.
Alla fine scrivo quel che mi interessa e piace scrivere, ma spero che a
qualcuno di voi possa effettivamente piacere e interessare
ciò che scrivo.
Grazie per aver letto fin qui, se volete darmi un pare, sono a vostra
disposizione come al solito.
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