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Autore: Anown    04/07/2020    2 recensioni
Per Leshawna è un periodo storto, ha delle responsabilità in merito e rischia di trascinare con sé chi le sta attorno. Si rifà viva solo per la lettura di un testamento… potrebbe rivelarsi una terribile idea!
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harold, LeShawna, Nuovo Personaggio
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale
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Leshawna non era riuscita a provare niente per i primi sette giorni da quando l'aveva scoperto. Non le era possibile pensarci seriamente, come se non stesse accadendo a lei e non fosse reale. Lo era diventato solo quando si era decisa a parlarne con Harold... l'aveva presa bene, era svenuto...
Non era un evento così innaturale, lo aveva visto perdere i sensi alcune volte nel corso di quei sei anni, ma l'aveva sempre inquietata, anche se lo prendeva in giro come se in qualche modo potesse dissuaderlo da “quell'atteggiamento”, come dipendesse dalla sua volontà... Magari era svenuto appositamente per sfuggire al problema? Altamente improbabile che avesse imparato a svenire a piacimento o simularne uno così bene.
Forse per dirglielo avrebbe dovuto aspettare un altro po', Harold in quei giorni sembrava più strano del solito. Era molto nervoso e lei pensava che cercasse di nascondere di avercela con lei per qualche motivo non identificato, ma poteva anche essere solo una sua impressione.
Senza che lei se ne accorgesse, il ragazzo aveva riaperto gli occhi e si era seduto a gambe incrociate pensando silenziosamente. Era tesa ma aspettò che parlasse.
-Ormai è fatta, ma ci inventeremo qualcosa...- rispose pacatamente con un sorriso nervoso.
-Cosa?- C'era qualcosa che la turbava nella calma con cui l'aveva presa Harold.
-Beh, non è il momento migliore per avere un bambino. Per il momento non possiamo fare a meno di appoggiarci alle nostre famiglie, anche se sto per finire con la triennale avrei bisogno della specializzazione, ma prima o poi avremmo...-
-No, non ho mai detto che avrei mai volto bambini.- lo interruppe. “E perchè dai per scontato che voglia tenerlo?!” non se l'era davvero chiesto nemmeno lei in realtà, quando provava a farlo era come se i suoi pensieri si oscurassero e le impedissero di riflettere.
-Quindi... non lo vuoi?-
Sussultò, l'aveva colta impreparata. -Si.- rispose impulsivamente evitando di guardarlo. -Ma è irritante che tu l'abbia subito...-
-Davo per scontato che l'avresti specificato se era il caso...- si giustificò.
-Giusto...- “Se era il caso, mi avresti odiata...” -Non ho particolari problemi di salute, né fisica, né mentale... non è frutto di un trauma, quindi devo tenerlo...- disse dura.
Le sembrò che Harold la guardasse con sospetto -Va bene...- si limitò a risponderle a disagio.

Entrambe le famiglie sembravano essersi adattate alla situazione dopo lo shock iniziale... a parte lei, credeva che sarebbe impazzita. I suoi le stavano addosso, Harold era spaventosamente apprensivo e si era fatto più sensibile ai disturbi psicosomatici.
L'aveva quasi sposato... quasi...
Non sapeva cosa le fosse preso, non riusciva più a ragionare... di nuovo...
Non aveva pensato di lasciare Harold, voleva solo evitare il matrimonio. Non pensava neanche di ferirlo, lui l'aveva fraintesa... giusto?
Ma decise di non chiarire. Aveva sempre sentito come se ci fosse qualcosa di sbagliato in loro e ultimamente il ragazzo si era fatto davvero soffocante. Aveva sentito il forte bisogno di distaccarsi almeno da lui.
Tornando in città si rese conto che probabilmente aveva fatto una cosa inutile. Sarebbero comunque dovuti rimanere in contatto per il bambino... Si era pure rivolta a lui per nascondersi temporaneamente dal parentame arrabbiato e ora si trovava nel suo appartamento da sola... Sarebbe stato più facile occuparsi di un bambino in due, come coppia. Non erano buoni motivi per rimanere sentimentalmente legata a qualcuno, forse. Ma tendeva alla via più pratica quando era lucida.
“Questa volta non posso rimangiarmi tutto.” cominciò a dubitare anche delle sue ragioni. “Che non abbia voluto chiarire subito perchè mi sentivo stupida a dirglielo... qualcosa del tipo... Hey, il fatto che ti abbia abbandonato all'altare non significa che non voglia stare con te... cos'è che te l'ha fatto pensare, scusa?” rise imbarazzata. “Davvero stupido... ma non è andata davvero così... spero...” sospirò “Non sono più sicura di niente... o forse è colpa della lontananza. Non vederlo per un po' mi ha fatto scordare perchè non riuscivo più ad averlo intorno e...”
Detestava stare lì da sola. Si sentiva così inutile, si scordava di dover bere e mangiare. Non aveva voglia di fare niente e in quella situazione nessuno l'avrebbe presa per un impiego... aveva paura di essere condannata al nulla, per un bel po'... Si chiese se c'era qualcosa di utile che potesse fare... “Devo parlargli...” pensò infastidita. Non aveva nulla a che fare con loro come coppia, ma c'era qualcosa di cui dovevano discutere. Si sentiva in colpa all'idea di cercare di sfuggire alla situazione in quel modo, ma non era per il suo bene.... Si giustificava pensandola così.

-Ecco...- si trovava nella cucina di Celia, lei e Harold avevano preso due sedie e si erano seduti l'uno di fronte all'altra “Di nuovo, avrei dovuto prepararmi il discorso prima!” Si era scordata di quanto si sentisse a disagio nei confronti di Harold, non ci era abituata. Ma non era l'unico problema, si sentiva osservata. Decise di temporeggiare.
-Sono venuta perchè volevo farti le condoglianze per Kunoichi...- Harold era scioccato mentre accarezzava la gatta sulle sue ginocchia che sembrava guardarla storto... in realtà sembrava guardare storto chiunque, sempre... “Almeno questa volta ha un buon motivo.” -Ma vedo che sta bene... mi ero sbagliata, non trovandola in casa tua, credevo fosse passata a miglior vita...- mentì.
-Mwroooo...- commentò l'animale con voce graffiante.
-Leshawna... sul serio,  di che cosa volevi parlarmi?- disse Harold moderatamente esasperato. Lei indicò irritata la porta dietro di lui.
Il ragazzo si girò e sussultò. Poi guardò meglio l'occhio e i lunghi capelli castani che sbucavano da dietro la porta socchiusa. Sentendosi scoperta, la sorella del ragazzo se la svignò.
“Tale madre, tale figlio...” pensò Leshawna, Riff le aveva giocato uno scherzetto simile due giorni prima.
-Mi considera ancora come un bambino...- sbuffò Harold. Mentre Kunoichi scendeva per seguire Celia... si sentiva abbandonato.
-Beh, sei “il fratellino minore”- lei sorrise comprensiva. -Avete tipo... cinque anni di differenza, per dei bambini sono tanti, nella sua testa è normale che tu sia rimasto impresso come bambino.- almeno in questo le veniva facile comprenderla.
-Strano...- commentò Harold un po' stupito. -Non mi è mai sembrato che voi andaste tanto d'accordo... comunque sono nove anni, non cinque anni...- Leshawna rimase stranita.
-G-giusto... sembra minuscola...-
-Non è tanto più bassa di te, non che tu sia molto alta.-
-Non era in quel senso...- c'era qualcosa di strano, infantile e inadatto in quella donna “Eppure anche lei sembra essere in grado di adattarsi a un contesto familiare...” forse questa consapevolezza avrebbe dovuto tranquillizzarla un po' ma in quel momento aveva solo l'esito di infastidirla.
-Ok... allora, che cosa volevi?- chiese Harold un po' più confidente. -Ma... In realtà c'è prima una cosa che volevo dirti io, se me lo permetti...-
-Ok...- concesse senza dispiacere.
-Credo che sarebbe una buona idea se provassimo ad esercitarci per convivere da separati in casa...- propose osservando le proprie dita intrecciate.
-...Che?- sussurrò tra sé e sé Leshawna. -Come, scusa?- ripetè più forte, incredula. -Due giorni fa non volevi neanche parlarmi al telefono... neanche di uscire di casa per parlarmi ti andava ed ora... e poi com'è che ti è venuta questa idea, scusa? Non so neanche se mi piace!-
-Sicuramente potrebbe non funzionare, ma potremmo almeno fare un tentativo. Se riuscissimo a convivere pacificamente sarebbe più conveniente per il bambino e più facile per noi  occuparcene. O almeno credo...- nemmeno lui appariva proprio sicuro della sua idea, mentre per quel che riguardava Leshawna, pensava di potersi riabituare ad Harold e forse a breve termine sarebbe stato utile averlo a disposizione, la sua presenza l'avrebbe potuta tenere abbastanza in tensione da non lasciarsi andare. Non sopportava quando diventava apprensivo, ma in quel periodo, visto la pausa che si era preso per aiutare la sorella, probabilmente avrebbe dovuto studiare molto e loro due pur condividendo gli spazi non avrebbero potuto parlarsi più di tanto, solitamente andava così. Ma sarebbe stata una situazione sostenibile a lungo termine? Inoltre...
-Per te sarebbe davvero tutto a posto? Riusciresti a stare tranquillo con me in giro? Mi sei sembrato abbastanza...-
-Tornare con te è fuori questione.- la interruppe mettendosi sulla difensiva.
-Non è questo che intendevo.- precisò fulminandolo con lo sguardo.
-Comunque... premettendo che non voglio tornare con te...-
“E questo lo hai già detto...”
-Mi sembra che come conoscenti che si supportano siamo sempre funzionati abbastanza bene...- “E forse saremmo dovuti rimanere così...” si disse il ragazzo. “Un po' tardi per pensarci” -Inoltre... ci ho pensato e non credo che per un bambino sia l'ideale essere spedito avanti e indietro come una missiva postale fra casa di mamma e casa di papà.-
“Perfetto, te lo cedo volentieri, perchè non lo tieni tu?” si trattenne dal dirlo ad alta voce, ma era per quello che era venuta lì. Però c'erano troppe cose che non le quadravano e non poteva essere sicura che non avrebbe cambiato idea, o almeno ci sperava...
-Perlomeno con me non ha funzionato, per niente bene.- continuò Harold dopo un lungo momento di silenzio.
“Ah... giusto...” Leshawna per diverso tempo era stata convinta che il padre del ragazzo fosse o morto o per qualche motivo non rintracciabile, magari scappato, chissà dove. Anche quando ne aveva saputo di più, aveva preferito non fargli domande a riguardo. Chiunque fosse l'uomo, non l'aveva mai incontrato, a quanto ne sapeva viveva in un'altra regione, ma sospettava che non fosse in buoni rapporti con Harold o la madre del ragazzo, mentre entrare nella testa di Celia... era impossibile...
-Quindi, i tuoi non sono sempre rimasti che tu e tua sorella restavate da tua madre mentre tuo fratello con tuo padre?- Harold scosse la testa infastidito.
-Si sono separati quando avevo quattro anni e visto che ero il più piccolo hanno provato a “condividermi”- si fece ancora più infastidito. -Ovviamente mio padre abitava ancora nei dintorni all'epoca... ma non funzionò lo stesso...- sospirò. -Non sentivo come se avessi davvero una casa mia... non toglievo mai le mie cose dallo zaino perchè tanto ogni tre, quattro giorni avrei dovuto cambiare casa e soffrivo molto i mezzi di trasporto, ogni tragitto era un un incubo... c'erano giorni in cui sentivo una specie di mal di mare per tutto il giorno... era come se tutto intorno a me si muovesse e galleggiasse anche una volta uscito dalla macchina... lo so che sembra assurdo!- si difese preventivamente. -Poi quando ho cominciato le elementari è andata pure peggio. Scordavo spesso libri e quaderni fra una casa e l'altra... può sembrare molto, molto stupido...- disse imbarazzato. -Ma non ho mai davvero imparato a organizzarmi con i libri e non è che i miei mi fossero tanto d'aiuto. Se è possibile mio padre era anche più distratto e incurante di me, non sembrava gli importasse realmente darmi una mano, mentre mia madre fu più sincera e disse chiaramente che dovevo cavarmela da solo... Poi visto che il mio rendimento scolastico faceva già schifo, la maestra cominciò a suggerire che potessi avere vari problemi d'apprendimento. Mio padre accolse subito la tesi... cominciò a comportarsi come se fossi stupido anche se non è questo che si intende con disturbi dell'apprendimento...- ricordò esasperato. -Mia madre invece intuì che probabilmente non dipendeva realmente da me. O forse non voleva accettare che fossi tipo... difettoso? Non so...- Harold tornò a guardare Leshawna, si era scordato che fosse lì in un certo senso. -Ehm... il punto è che non andò affatto bene!- concluse imbarazzato. -Può darsi che fossi poco adattabile, già da piccolo. Non è detto che vada davvero in modo così disastroso, certo... ma vorrei provare a percorrere una strada differente, se non ti dispiace. Se non funziona torneremo indietro, tutto qua.- Leshawna lo guardò ancora dubbiosa, era molto scettica, abbastanza sicura che non potesse durare, ma... sul breve periodo le sarebbe stato utile... sembrava meschino pensarla in quel modo, doveva convincersi che fosse un idea valida.
“Tanto peggio di così... perchè non provare a seguire la sua idea.”
-Ok...- sospirò lei. -Si può provare, se ne sei convinto.- Harold annuì sollevato. Sembrava abbastanza rilassato nei suoi confronti in quel momento e anche lei si sentiva più tranquilla. -Mi spiace per la situazione con i tuoi genitori, non me ne avevi mai parlato...-
-Non era un segreto o niente del genere, solo che non avevo motivo di parlarne...- disse un po' teso. -E' che non mi sento in colpa per mio padre, non ci riesco... sono un figlio degenere forse.- ammise. Osservò Leshawna come volesse un suo parere, ma lei distolse lo sguardo.
“Meglio un figlio che non riesce ad affezionarsi a un genitore, che viceversa.” ma non lo disse al ragazzo. -Eri un bambino e non ti trovavi bene, tutto lì... forse avrebbero potuto gestirla meglio, o forse non c'era niente da fare e non era una buona situazione per te.-
-Nnn... Non è così semplice...- confessò Harold. -Una volta capitò che mi scordassi i medicinali per l'asma... da piccolo ci soffrivo moltissimo... comunque, ebbi un attacco proprio mentre ero da mio padre e lui non sembrava avere la minima idea di cosa fare. Ci mise anche un po' a capire cosa mi stesse accadendo... ah...- anche se per un breve momento, Leshawna ebbe l'impressione di sentire una specie di risata nervosa. -Rimase a osservarmi mentre temevo di soffocare e chiedeva a mio fratello cosa doveva fare, che medicinale mi serviva, se era il caso che chiamasse mia madre... se si sarebbe arrabbiata... il tutto con tono molto tranquillo, non prendeva minimamente sul serio la situazione.- granò gli occhi mentre continuava a guardarsi le mani che sembravano cercare di arrampicarsi l'una sull'altra, come due pallidi ragni. Harold sembrava quasi ipnotizzato dai loro movimenti. -Non ha mai preso niente sul serio se si trattava della mia salute, per lui erano tuuutte esagerazioni di mia madre...- sospirò sonoramente. Poi abbassò le mani e tornò a guardarla. -Non ricordo più nulla di quel giorno, ho perso i i sensi, poi non so più nulla... dissi tutto a mia madre e da quel giorno vidi mio padre raramente... non venni più affidato a lui e...
In realtà per me fu anche un sollievo... non mi sentivo a mio agio nei suoi confronti e penso che il sentimento fosse del tutto reciproco... Sai, ho fatto pure un test del DNA per assicurami che fossi effettivamente suo figlio... magari poteva essere una spiegazione del perchè non gli piacessi...
Puoi anche considerarmi uno spione, se ti va. Mio fratello mi detesta per questo.-  guardò Leshawna con rassegnazione. Lei ricambiò lo sguardo perplessa.
-Meh... Eri solo un bambino piccolo e spaventato...- “Lo sembri ancora un bambino spaventato...” -Scaricarti la colpa è stupido, sia da parte tua che di tuo fratello. E se non riesci ad essere affezionato a tuo padre, beh... non puoi mica forzarti! Non capisco davvero perchè ti fai tutti questi problemi inutili, davvero!- disse un po' scocciata.
Harold sembrava abbastanza stupito, abbassò lo sguardo e arrossì. Sorrise leggermente.
-Certo, uno spione come te, non sarebbe sopravvissuto a lungo dalle mie parti.- doveva prenderlo in giro, a volte era più forte di lei e in quel momento ne aveva particolarmente bisogno...
-Lo so. - rispose pacificamente. -Non sempre mi so adattare agli altri e alle circostanze, non mi piego facilmente... Sicuramente, sarei schiattato.- disse stiracchiandosi e alzandosi momentaneamente.
-Ti avrei protetto io.- affermò Leshawna facendogli perdere l'equilibrio per un momento.  Harold si rimise seduto evitando palesemente di guardarla. -Non era per provarci, l'ho detto solo perchè probabilmente sarebbe andata così... Beh... prima ti avrei sicuramente picchiato almeno una volta... Sai essere insostenibile.- sorrise quasi affettuosamente.
-Ok... grazie?- rispose incerto. -Tu invece di cosa volevi parlarmi?-
-Uhm... tu sei interessato a occuparti di questo bambino, giusto? E non mi sembra ti dispiaccia in un certo senso...-
-B-beh... Occuparmi di Riff non si è dimostrato un problema fino ad ora... un bambino più piccolo richiede più attenzione però credo di potercela fare.-
-Sì... nonostante sia un imprevisto, sei abbastanza positivo sulla situazione, giusto?-
-Non avevo mai riflettuto sull'eventualità di avere dei figli, ma sì... non la vedo come una tragedia... ecco...- lei non gli era sembrata proprio dello stesso avviso fino a quel momento e non sapeva bene come gestirla. -Almeno per questo sono... un po'...- “Felice... No, non è la cosa migliore da dire...”
Nel mentre anche lei rifletteva, forse parlarne con Harold la facilitava in qualche modo.
“Al momento sento che non potrei in alcun modo occuparmene, ma potrei cambiare idea... e non voglio pensare al caos che si genererebbe nella mia famiglia se il bambino fosse solo affidato ad Harold... Però...”  osservò con attenzione il ragazzo magrolino che aveva di fronte.
-Leshawna, è tutto a posto?-
“L'altro fratello... Cecil o qualcosa del genere, non lo conosco, ma sia Harold che Celia... sembrano così deboli... Lei non lo so, ma lui finiva all'ospedale spesso da piccolo... anche Riff non ha un aspetto molto resistente... se il bambino somigliasse a loro, sarebbe costantemente malaticcio? Ed io come diavolo lo dovrei gestire! Ho già problemi quando a stare male è Harold... Che... cosa diamine dovrei fare?”
-Ehi?- alzò lo sguardo e si ritrovò Harold a qualche centimetro dal viso che la osservava preoccupato. Istintivamente si spinse all'indietro e rischiò di capovolgersi sulla sedia, fortunatamente Harold la trattenne.
-S-sul serio, che ti prende?! È tutto a posto?-
-Certo, sono un po' stanca e non dormito bene, tutto qua...- rise nervosamente lei. -Lo so che non dormire non mi fa bene ecc...- sbuffò.
-Ok...- Harold la guardò storto.
-Ero semplicemente venuta qua per accertarmi di come la pensavi e per mettermi in ordine qualche idea... comunque, sono contenta che tu sia abbastanza tranquillo per il bambino, non abbia problemi per la paternità e cose del genere.- Harold sembrò un po' a disagio.
-Beh... in realtà... non vorrei essere per qualcuno quello che è stato mio padre per me... anche per questo vorrei provare a coabitare e darti una mano.- confessò grattandosi il viso. -Non so se sarò davvero capace di essere un buon padre o perlomeno decente, ma provarci sarà meglio di niente.-
A Leshawna venne un po' da ridere, si alzò e pose le mani sulle braccia del ragazzo.
-Tranquillo.- sdrammatizzò. -Tanto la parte di tuo padre l'avrò io.- a giudicare dalla smorfia che aveva sul viso, Harold non riusciva a vederci alcun lato divertente.
-Se posso chiedere, se lo sai...- cominciò la ragazza. -Come mai i tuoi si sono lasciati?-
-Lui era un po' fedifrago, a quanto ne so.- rispose Harold. -Se non stiamo insieme posso dirtelo tranquillamente.-
-...Eh?-
-Nel senso...- sospirò Harold. -Metà del mio patrimonio genetico dipende da lui, no?-
-Non capisco il punto, essere inclini al tradimento è ereditario o qualcosa del genere?- chiese scettica.
-Beh... potrebbe... perchè no?-
-Considerando le circostanze del matrimonio dei miei genitori, io potrei non essere figlia di mio padre, dovrebbe significare qualcosa?- disse non prendendo le preoccupazioni del ragazzo sul serio.
-Tu e lui vi somigliate moltissimo, non mi preoccuperei di questo.- Harold sorrise, forse per rassicurarla. La ragazza ghignò.
-Non so come dovrei prenderla visto che sembri terrorizzato da lui.-
-Non sono terrorizzato...- rispose infastidito. -Non ho un parere negativo su di lui anche se sembra testardo e un tipo che trascura ciò che gli sembra poco importante... Solo che non gli piaccio affatto. Quindi trovo più saggio evitarlo, tutto qua.-
-Ok... ma sai, anche se non fosse mio padre, per me non farebbe la differenza. È quello che mi ha cresciuta, sopportata, supportata e... gli voglio bene.- affermò sicura. -Tutti i problemi che ci si fa sui genitori biologici, io davvero, non capisco.-
-Quindi suppongo tu abbia avvertito lui e la tua famiglia che sei tornata, giusto?- la guardò con sospetto.
-Non ancora, ma lo farò.-
-Io non ti capisco...- affermò lui con le mani ai capelli.
-Harold, guarda che non è un problema grosso come credi. È dalle medie che non faccio altro che sparire senza dire niente, ormai nessuno si spaventa più.-
Quell'informazione, era per Harold, meno strana di quanto avrebbe voluto...

Durante il primo anno di liceo, tutto ciò che sapeva di Leshawna era che si trattava di una tipa sempre distratta a scuola che di tanto in tanto spariva.
Inizialmente Harold aveva pensato potesse soffrire di qualche problema di salute così un giorno si era avvicinato a lei per chiederglielo.
-No... è solo che non mi va di essere qui. Così, a volte, ho bisogno di delle luuunge pause.- gli aveva risposto annoiata, seduta sul muretto nonostante fosse già iniziata da un pezzo la lezione. -Tu invece? Che ci fa un bravo e diligente bambino come te fuori dall'aula?- chiese saltando giù con poca grazia con un sorriso da stregatto sul volto.
Harold indietreggiò un po' intimorito. -Dovevo andare in bagno e ti ho vista qui...- aveva risposto il ragazzino evitando il suo sguardo.
Lei immaginava che mentisse, si era accorta che il piccolo quattrocchi dalle orecchie a sventola l'aveva osservata per un po' attraverso la finestra della sua aula. Pensava fosse uscito per andare a parlarle o forse era la sua visione egocentrica della situazione.
Gli posò una mano sul capo. -Su, su, torna a lezione da bravo bambino.- lo esortò.
Harold la guardò di traverso sentendosi preso in giro, il suo modo di porsi non gli piaceva per niente. -E' quello che dovresti fare anche tu.- rispose infastidito voltandole le spalle.
-Sono una visuale molto interessante, lo so... sicuramente più di una lavagna, ma sai, dovresti concentrarti più su quella.- aggiunse Leshawna.
Harold arrossì e balbettò qualcosa, poi disse più chiaramente, probabilmente dopo aver fatto qualche prova fra sé e sé: -N-non ti consiglio di metterti su un piedistallo così alto, dubito fortemente che possa reggerti! E cadendo potresti farti molto male!- le aveva fatto una linguaccia poi era corso di fretta dentro l'edificio, forse immaginando che l'avrebbe inseguito. Ma quel giorno si sentiva troppo pigra per occuparsi di inseguire il topino.
Indagò un po' di più su di lei. Nonostante il numero di assenze e la sua attenzione a scuola, non sembrava affatto a rischio bocciatura. Chi la conosceva dalle medie diceva che era sempre stata fatta in quel modo, ma non aveva perso anni. Era notevole... non aveva comunque un rendimento alto, ma rapportato al contesto era impressionante.  Non si applicava, ma era apparentemente molto sveglia... Meritava un po' più di attenzione...

-Aspetta un attimo... i tuoi sapevano quando rimanevi da me, giusto? N-non sono stato il complice delle tue fughe da casa negli ultimi anni, vero?- chiese riemergendo dai suoi pensieri.
-La complicità non è forse molto importante in una coppia?- gli rispose divertita.
-Bene... certo che i tuoi mi odiano...- Harold non potè fare a meno di risponderle con un sorriso amaro. Il modo in cui lei sembrava trovarsi nuovamente a suo agio nei suoi confronti lo rendeva irrequieto.
“Per lei è di nuovo tutto normale? Dovrei essere contento... non avrebbe senso chiederle di condivide gli spazi se dovessimo stare a detestarci ventiquattro ore su ventiquattro, ma allora... perchè mi sento così? Mi sento male solo io per la nostra rottura? Sta nascondendo il suo stato d'animo? Forse da per scontato che visto che le ho proposto io di abitare insieme, per me ora sia tutto passato... ma l'ho fatto perchè mi sembra la scelta più logica per il bambino e perchè non mi fido a lasciarla da sola in questo momento...” il ragazzo sospirò. “Facciamo finta che sia... un rapporto professionale... lei è... una paziente? Oppure siamo colleghi e... dobbiamo condividere un appartamento e... osservare lo stato della sua gravidanza... in seguito badare al bambino... o alla bambina... Sì, rapporto professionale, freddo rapporto professionale... evviva! Ho detto rapporto professionale! Perchè questa mi sta abbracciando?!”
-Hai un mancamento?- la voce gli uscì stranamente stridula, Leshawna gli stava anche calpestando un piede.
-No... è che... non ci vediamo da un po'... mi sembra una cosa normale...- disse alzando la testa mentre lo teneva saldamente intrappolato.
-No...- intervenne una vocina mentre qualcuno cercava di fare forza per spostarli. Guardando in basso videro Riff. -Mamma ha detto no... troppo vicini è no!- ripetè il bambino cercando di separarli.
I due si scambiarono uno sguardo confuso poi si allontanarono un po' l'uno dall'altra.
-Eh... ciao Riff...- disse Leshawna. Il bambino sembrò non sentirla. Harold si inclinò un po', per guardarlo meglio mentre tornava a osservarli da dentro la credenza. -E' diventato sordo?- si chiese Leshawna.
-No... ha dei tappi nelle orecchie.- spiegò Harold. -Forse Celia l'ha fatto per mantenere la nostra privacy.- ipotizzò mentre Leshawna tornava a guardare incredula nella direzione della credenza. -O forse per non fargli sentire cose inadatte alla sua età...-
“Quella donna! Quella donna non è normale!” pensava Leshawna mentre si massaggiava le tempie. -Quindi siamo rimasti che torniamo a vivere insieme per ora o perlomeno ci proviamo?- chiese conferma Leshawna. Harold annuì con un espressione molto tesa. -E tu... sei sicuro che questa cosa ti vada bene, vero?- chiese di nuovo.
-Sì, mi sta bene...- sbuffò Harold. -Non sono stupido, non te lo chiederei se non fosse così...-

Angolo dell'autrice:
 
Sarà il caldo, sarà l'influenza negativa che ha sul sonno (autunno e primavera sono le stagioni migliori!) ma ultimamente la mia dislessia si fa sentire sempre di più (sono sul serio dislessica, non è una battuta.) se word non segnalasse gli errori non voglio sapere cosa ne uscirebbe fuori... e già così, ho paura del risultato... mi scuso in anticipo...
Mi piacerebbe aggiornare più frequentemente, ma ultimamente sono stata molto impegnata. Non so quanto possa interessarvi la storia. Alla fine scrivo quel che mi interessa e piace scrivere, ma spero che a qualcuno di voi possa effettivamente piacere e interessare ciò che scrivo.
Grazie per aver letto fin qui, se volete darmi un pare, sono a vostra disposizione come al solito.
  
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