The lost rogue 4
Lontano,
tra la neve e il ghiacciaio perenne...
(Giorno
indefinito.) (Mese indefinito.)
Una
volta aveva sognato di essere su una montagna.
Era
altissima e pareva imponente, irraggiungibile, e non sentiva freddo.
Non sapeva come ci fosse arrivato.
Semplicemente si trovava lì.
Era un bambino quando lo fece
e fu forse il sogno più bello che avesse mai fatto.
Aveva
giocato con la neve, correndo e rotolando per terra, lasciando che si
insinuasse tra i suoi capelli biondi e macchiasse le sue vesti scure.
La sognò di nuovo.
Era sempre altissima, imponente, irraggiungibile, e non sentiva freddo.
Si chiese perchè si trovava lì, di nuovo. Questa
volta non era da solo.
C'era un drago, grande e grigio, ma non era minaccioso. Emanava un aura
pacifica.
Egli pose lo sguardo calmo e saggio, per nulla innodato d'odio e
sangue, verso di lui sussurrando tre parole.
''Drem Yol Lok''
Whiterun - Tempio di Kynareth
28.
Stella del Mattino, 4E 201
Si
svegliò di soprassalto ritrovandosi seduto senza sapere
come,
lasciando ricadere le coperte sulle gambe. Respirò con
profonde
boccate d'aria, il petto che si muoveva al ritmo dei suo polmoni. Si
portò una mano sulla fronte scoprendosela umida e fresca,
guardando in basso si accorse di una pezza bianca che probabilmente
aveva proprio sulla fronte, di avere delle bende che gli
fasciavano la
ferita al fianco, e la chioma bionda che gli cadeva sulle spalle.
La stanza in cui si trovava era piccola, ma confortevole. Il pavimento
era lucido e liscio, la luce del sole filtrava dalla finestra presente,
e l'aria profumava di lavanda e pulito. La ispirò
profondamente,
e percepì dei leggeri passi che si avvicinavano a lui. Una
donna
nord entrò nella stanza, una monaca di quel tempio a
giudicare dalle vesti che portava, e tra
le mani reggeva una caraffa piena d'acqua e delle bende che
posò
su un como' presente nella stanza.
''Sei sveglio, finalmente!'' ella sospirò sollevata,
accarezzandogli poi la fronte con le dita per sentirne la temperatura.
''Mm, bene... la febbre sembra sia scena. Le notti precedenti eri un
fuoco ardente.''
Si chinò con un ginocchio a terra per scrutare attentamente
le
bende. ''Sembra stia guarendo. Dimmi, ti fa ancora male
se...'' premette pianissimo due dita contro il fianco, e lui
sussultò involotariamente a quel contatto. ''Scusami,
ragazzo.''
si affrettò a dire la monaca. ''No, no, tranquilla... fa
meno
male adesso.'' la rassicurò con un lieve sorriso che la
donna
ricambiò. ''Bene, ce la fai ad alzarti? Voglio cambiare le
bende
e disinfettare la ferita.''
Lui si issò piano dal giaciglio e percepì le mani
esperte
della monaca sfilargli le bende macchiate leggermente di sangue. Le
buttò dentro un secchio di legno e, dopo aver indossato dei
guanti, cominciò a pulire delicatamente la ferita con un
pezzo
di stoffa bagnato con acqua fresca. ''Dove sono...?'' chiese lui mentre
la donna iniziava a tamponare una sostanza gelatinosa, fredda e
dall'odore forte, sul suo fianco. ''Sei al Tempio di Kynareth, ragazzo.
Il mio nome è Danica. Irileth e i suoi ti hanno portato qui
dopo
lo scontro col drago.''
Si tolse i guanti sporchi e, sfregando un po' le mani, le
avvicinò alla ferita ma senza toccarla. Danica chiuse gli
occhi,
ispirò intensamente e concentrò la sua magika in
un
incatesimo di cura, e lui percepì un calore confortante e
piacevole fluire dentro di lui. ''Da quanto ho dormito?''
''Da quasi tre settimane. Il tuo non è nemmeno stato un...
sonno
prolugato. Tranquillo, diciamo.'' rispose lei mentre si occupava anche
delle ferite più piccole. ''A volte... ti agitavi nel sonno,
ti
svegliavi e ti riaddormentavi in un battito di ciglia, a volte in
silenzio, a volte cianciando parole che non capivo.''
''Non ne ho... ricordo.'' ammise lui perplesso. ''Che tipo di parole?''
''Non ne sono sicura... '' rispose la donna dopo qualche istante.
''All'inizio credevo fosse elfico, ma invece... era qualcos'altro.
Qualcosa di molto più antico.''
Finì poi di fasciargli i fianchi con delle bende nuove e
pulite.
''Ecco fatto, un altro mese e dovrebbe guarire del tutto. Niente lavori
pesanti, devi stare al riposo. In quel baule c'è un
cambio
pulito, i tuoi oggetti, e l'unguento che dovrai mettere una
volta
al giorno. Se hai bisogno di una boccata d'aria, puoi uscire dal
Tempio.''
''Credo che lo farò. Grazie mille, Danica.'' le disse. La
donna
fece per andarsene, ma si voltò per dirgli, ''Un ultima
cosa,
molto più personale... grazie. Hai aiutato Whiterun,
sconfiggendo quel drago. Stammi bene, ragazzo.''
Fuori spiccava un sole alto nel cielo, accompagnato da una leggera
brezza fresca. Lasciò che le porte del Tempio si chiusero
alle
spalle, mentre davanti a lui si stagliava una piccola piazzetta con
qualche pachina di legno, e al centro un grande e maestoso albero, dai
rami lunghi e spessi decorati da piccoli fiori di ciliegio. Dei
bambini ci giravano intorno, correndo e ridacchiando tra loro,
rischiando di andare a sbattere contro qualche guardia a servizio. Si
sedette su una delle panche abbandonandosi contro lo
schienale, e
lì da solo fece resoconto di tutto quello che gli era
successo
in così poco tempo.
Prima era stato condannato a morte, poi era scampato dal ceppo del boia
per pura fortuna. Aveva profanato un Antica tomba nordica per trovare
una misteriosa tavola di pietra, e quasi rischiato la morte per via di
un altro drago. E quel drago gli aveva fatto... qualcosa. La stessa
cosa che era successa davanti al muro del Tumulo, un energia gli aveva
attraversato la pelle, intriso le sue carni ed unito alle sue ossa.
Aveva sentito ogni cellula del suo corpo riempirsi di quel potere
antico. Solo che era stato più forte. Molto più
forte.
Non si accorse che si stava rigirando i pollici, colto da un improvvisa
agitazione. Quella parola incisa nella parete non gli lasciava pace, era
ancora disegnata nella sua mente,
ma cosa significava? ''Ehi...!''
Alzò il capo verso la voce di chi aveva parlato; era Irileth
che
lo stava guardando con uno sguardo abbastanza enigmatico. Pareva
sorpresa di vederlo lì.
''Uhm, ehi...?'' farfugliò lui. Sembrava una di quelle
situazioni in cui non sapevi effettivamente cosa dire
perchè entrambi rimasero per un po' in silenzio, non fino a
quando lei gli si sedette accanto, ma pareva tesa e non completamente
rilassata.
''Senti... non voglio fare troppi giri di parole, quindi
sarò
diretta.'' parlò voltandosi verso di lui. ''Mi sei quasi
morto
tra le braccia, e mi sono sentita responsabile.
Non avrei dovuto portarti con me nello scontro col drago, non hai
nemmeno la stoffa del guerriero... senza offesa.''
''Oh...'' non sapeva se sentirsi offeso, oppure no. ''Beh, non che
io possa darti dorto... in effetti.''
''Sta di fatto che avrei dovuto insistere Balgruff a non lasciarti
coinvolgere.''
''Non mi avete costretto, sono stato io a scegliere di aiutarvi.''
''Solo perchè era stato Balgruuf a chiedertelo.'' insistette
lei
rimettendosi di colpo in piedi, come se stare seduta non l'aiutasse a
rilassarsi completamente.
''Ad ogni modo... non vorrei disturbarti ancora, ma c'è una
faccenda di cui dobbiamo parlare.''
''Oh, ti prego, non dirmi che si tratta di un'altro drago.''
''No, riguarda... te.
E' meglio se vieni con me.''
Quando arrivarono a Dragonsreach Damien seguì l'elfa fino al
piano superiore, dove lo jarl, il suo sovrintendente e un altro uomo
che non riconosceva stavano confabulando sommessamente. Il tutto pareva
molto misterioso. ''Avevate sentito anche voi la convocazione, no? Non
possono essere che loro...'' riuscì a sentire Damien, ma si
zittirono subito quando lo videro arrivare. ''Sono lieto di vederti in
piedi, ragazzo.'' gli disse lo jarl con fare sincero. ''Non potevo
sopportare l'idea di averti mandato incontro alla morte. Come ti
senti?''
''Meglio, credo. Uhm, so che avete chiesto di
me.''
''E vero.'' lo sguardo dello jarl si fece improvvisamente serio, e
parlò con altrettanto tono. ''Irileth mi ha raccontato tutto
ciò che è accaduto alla Torre d'osservazione e
che era
successo... qualcosa, dopo la morte del drago. Ha affermato che tu hai
''assorbito'' una specie di...''
''Potere...'' concluse Damien stesso, mentre gli riaffiorarono le
ultimi immagini di quel momento. Difficilmente le avrebbe scordate,
così come le sensazioni provate. ''Si... ecco, è
vero.''
Proventus e l'altro uomo sussultarono a quell'affermazione. ''Allora
sei un Sangue di Drago?'' gli chiese quest'ultimo, ricevendo
però come risposta uno sguardo interrogativo. ''Sangue di
Drago...'' ripetè l'uomo. ''Secondo le antiche leggende, che
risalgono quando ancora esistevano i draghi a Skyrim, il Sangue di
Drago li uccideva e ne rubava il potere e... e tu non hai idea di cosa
io stia parlando, vero?'' concluse notando lo sguardo del giovane farsi
sempre più confuso. Damien fece cenno di no col capo. ''Per
gli dei, fai sul serio?''
''Horgvar, non mettergli fretta.'' intervenne lo jarl voltandosi nella
sua direzione. ''Non sa nemmeno della convocazione.''
''Come? Cosa? Cioè, quale... convocazione?''
balbettò
Damien mentre il cuore gli batteva agitato nel petto stanco. Fu
Irileth, questa volta, a prendere la parola. ''Dopo lo scontro, io e i
miei uomini ci siamo subito affrettati a tornare in città e
portare te al Tempio. All'improvviso però udimmo qualcosa;
era
un suono assordante, un coro di voci tonanti che si era abbattuto su
tutta Whiterun. Tu non l'hai sentito perchè eri inconscente,
ma
tutti noi si.''
Fece una pausa, squadrandolo da capo a piedi. ''Quel coro era rivolto a
te.''
Tutti quanti lo guardarono come se si aspettassero una risposta da
parte sua, quando in realtà non sapeva nemmeno cosa pensare
davanti a tutte quelle rivelazioni. ''In cosa mi sono cacciato, questa
volta?''
''I Barbagrigia.'' rispose Balgruff. ''Vivono reclusi in cima alla Gola
del Mondo, la montagna più alta di tutto il continente di
Tamriel.''
''E... cosa vogliono da me?'' chiese Damien, temendo però la
risposta che sarebbe seguita.
''Si dice che un Sangue di Drago sia eccezionalmente dotato nel dono
della Voce, ossia la capacità di concentrare la propria
essenza
vitale in un Thu'um, o
Urlo
nella lingua corrente. I Barbagrigia sono i maestri della Voce
e
possono insegnarti ad utilizzare il tuo dono. Non ti abbiamo sentito
Urlare, ma quello che è successo con il Drago sia
più che
sufficente.''
''Un attimo,'' intervenne Proventus. ''Cosa c'entra tutto questo con
questo giovanotto? Non vedo in lui segni di quello che chiamano Sangue
di Drago. E poi... cosa vogliono da lui?''
''Questi sono affari dei Barbagrigia, non nostri.'' replicò
Balgruuf. ''Sta di fatto che quando hai ucciso quel drago, qualcosa si
è risvegliato in te... e i Barbagrigia l'hanno percepito. Se
pensano che tu sia il Sangue di Drago, noi non siamo nessuno per
metterlo in dubbio. Per lo più, essere convicati da loro a
Hrothgar Alto è un immenso onore.''
''...E voi vi aspettate che io accetti tutto questo?''
riuscì a
dire Damien dopo un momento di esitazione. ''Sono qui da poche
settimane e... e tutta la mia esistenza viene capovolta all'improvviso,
quando io non ho fatto niente per volere tutto questo! Non
sono un guerriero, e non credo nemmeno a queste sciocchezze nord...!''
Hrongar sembrò sussultare per lo sdegno, perchè
guardò il giovane come se avesse appena detto una blasfemia.
''Sciocchezze nord? Bada a come parli, giovane. Queste non sono
sciocchezze, sono le nostre tradizioni sacre, risalenti alla fondazione
del primo Impero.''
''Le vostre, ma non le mie. Non mi riguardano affatto.'' specificò
Damien, ''Anche se... volessi andare da questi eremiti non potrei. Non
ora, almeno. Sono ancora in via di guarigione, non posso... nemmeno
permettermi un posto dove stare.''
''Infatti, non è solo per questo che ti ho chiamato.''
intervenne lo jarl. ''Voglio ringraziarti, perchè hai reso
un
grande servigio a me e alla città, e per questo vorrei
nominarti
thane di Whiterun. Hai il permesso di avere una proprietà
qui, e
ti assegno Lydia come tuo Huscarlo.''
''Cosa?'' si ritrovò ad esclamare il giovane, non senza un
pizzico di sopresa. ''E'...uhm, beh, vi ringrazio ma... non ho il
denaro per compare una casa. Non ancora almeno.''
''Tutto a tempo debito, ragazzo.'' lo rassicurò lo jarl.
''Ma
sappi che sei bel accolto qui in citta, da me in primis. E' un onore
averti come thane della città, Sangue di Drago.''
Damien non riuscì nemmeno a definire ciò che
provava in
quel momento. No, non era gioia, o meglio... si, un pochino, ma c'era
anche molta accecante confusione. Come se non ci fossero abbastanza
novità nella sua vita, ora era divenuto thane di una
città, quando in realtà non credeva di meritare
tale
onore. Almeno aveva un tetto su cui dormire, era già
qualcosa. E
sebbene non fosse come lo avesse immaginato, e il tutto era accaduto
molto velocemente, era comunque l'inizio della sua nuova vita.
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