Mezzogiorno
era già passato e tutti si prendevano una pausa
più che meritata
dopo la dura mattinata che li aveva travolti così
ferocemente,prima
un agguato e poi la comparsa di un folle mezzelfo che si muoveva,si
comportava e sopratutto combatteva come un animale selvaggio.
Milziade ricordava bene lo sguardo da rettile e gli artigli inumani
con la quale combatteva,non aveva mai affrontato nulla di simile e
gli era andata bene che quel piano improvvisato era riuscito
perfettamente. Si trovava vicino alla cavalla e delicatamente gli
stava accarezzando la criniera con la sola mano nuda.
“
Mi
hai fatto preoccupare da morire Briseide.”
E
mentre si prendeva cura della sua compagna di avventure una bassa
figura gli si avvicinò e gli batte un leggero pugno sul lato
della
corazza, Milziade si girò infastidito e vide Gordlack,senza
martello
e con gli stivali di nuovo ai piedi.
“Che
vuoi o mio basso disturbatore?”,disse il guerriero in maniera
canzonatoria.
“Come
facevi a sapere che quel grosso edificio era un
deposito?”,Chiese
il nano curioso.
Milziade
reagì a quella domanda facendo un subdolo sorrisetto e
tornò a
occuparsi di Briseide.
“Non
lo sapevo.”
Gordlack
non poteva credere alle sue orecchie e l'espressione esterrefatta
della sua faccia barbuta era una chiara dimostrazione di quello che
sentiva in quel momento.
“Come?Vuoi
dirmi che siamo riusciti a ingannare quel maledetto figlio di una
bestia immonda e malsana con un piano campato sul momento?”
“Si.”
“Ti
e dato di volta il cervello?Noi nani in battaglia necessitiamo di
solidità quando combattiamo,tu mi hai fatto credere che
avessi un
piano concreto non una blanda improvvisazione.”
“Se
ti vuoi lamentare fallo col mio datore di lavoro,in questo caso la
tua principessina e chiedigli di licenziarmi,ma sta di fatto che lei
mi vuole qui. Puoi anche arrivarci da solo alla conclusione di questo
dilemma,per cui....”
Milziade
non si degnò di finire la frase e tornò alle
attenzioni che dava
alla giumenta,controllando nel frattempo che non ci fossero ferite di
alcun genere e controllando se la sella e le briglie fossero apposto.
A quel punto il nano non ci vide più e si
allontanò mentre le sue
mani fremevano dalla voglia di piantare un colpo di maglio sulla
testa del mercenario.
“Resta
pure in compagnia del tuo ronzino,tra tutti i presenti sembra l'unico
a sopportare la tua presenza.”
Disse
il nano prima di incamminarsi e tornare da gli altri.
Il
mercenario ignorò bellamente la provocazione del nano e
rimase
concentrato sulle sue faccende. Passò una ventina di minuti
che
passò sdraiato a terra a godersi un più che
meritato attimo di
riposo.
Si
era tolto le protezioni di bronzo e aveva posato la spada
nell'apposito spazio che aveva sulla sella e che a sua volta aveva
tolto i finimenti da Briseide lasciandola libera di riposarsi un po'
e di mettersi anche lei a terra, stando vicini l'uno accanto e
nessuno dei due emetteva un singolo suono. Milziade osservava le
fronde degli alberi mentre il suo corpo si rilassava e nel frattempo
la sua mente tornava ai momenti dello scontro con quel mezzelfo. Non
aveva mai visto nulla di simile e si sentiva fortunato ad esserne
uscito con solo qualche graffio,dato l'inaspettato successo del suo
piano poteva considerarsi soddisfatto del risultato. Il corpo di
quel Nimerin,così aveva detto di chiamarsi quando lo aveva
minacciato di una morte orrenda, era stato in grado mutare in maniere
inaspettate,sembrava più di avere a che fare con
trasformista che
con un uomo da come poteva piegare i muscoli del torace o il fatto
che degli artigli erano spuntati al posto delle unghie. Ricordava
ancora come nella bocca del selvaggio erano apparse zanne degne di un
predatore famelico e la maniera in cui schivava la sua spada in
maniera tanto innaturale da fargli pensare che l'intera ossatura del
mezzelfo si disarticolasse per poi tornare al proprio posto,in una
maniera tale da farlo sembrare semplice ed inquietante allo stesso
tempo. Ma chi era veramente quel tipo e perché mai un essere
così
strano dava la caccia ad una ragazzina? Lei era davvero così
importante? E cosa centrava quella storia della massa brutale di
uomini e mostri che sarebbero scesi dalle lontane terre selvagge?E
quella cosa del Demiurgo,cosa mai poteva essere di così
prezioso da
farlo mettere nei guai così facilmente?Qualunque cosa fosse
era
chiaro che dal momento in cui aveva accettato l'incarico era ormai
tardi per tornare indietro,il suo compito consisteva nel portarla ad
Aegis il più presto possibile,prendere i propri soldi e
andarsene,era la prima volta che desiderava di ricevere il proprio
pagamento in fretta. Tranne quella volta che dovette fare la guardia
a quel ricco mercante grasso come un maiale,spilorcio come pochi e
che aveva la strana abitudine di vestirsi da contadina nelle sue
stanze private,preferì non ricordare quella scena e
tornò a
osservare con più attenzione le verdi foglie attaccate agli
alberi.
“In
che razza di situazione mi sono cacciato Briseide?”
Disse
Milziade mentre continuava ad osservare quel arborea visione sopra di
lui per poi chiudere gli occhi,forse una dormitina non gli avrebbe
fatto così male. Passò poco meno di una decina di
minuti e subito
sentì qualcuno avvicinarsi a lui,aprì gli occhi e
vide Lucilla
sopra di lui,lei lo guardò con un espressione divertita.
“E
ora di andare,dobbiamo arrivare in città.”
“Adesso?
Ma non dovremmo almeno mangiare?”
“Tranquillo
non c'è ne sarà bisogno,dai vieni e prendi il
cavallo.”
E
senza neanche dargli il tempo di rispondere che la ragazza si
allontanò e tornò da gli altri,lasciando il
mercenario confuso e
scombussolato. Non sapeva nemmeno lui cosa gli prendesse a quella
sacerdotessa da strapazzo e per tanto decise di non farsi troppe
domande. Erano già troppi i dubbi che lo assillavano. Si
rialzò e
rimise la sella e le redini alla giumenta e si avvicinò agli
altri,notando che tutti gli altri maschi della compagnia facevano
cerchio attorno alla sacerdotessa,ritti e immobili come statue,quasi
stessero aspettando qualcosa. Il nano se ne stava con il maglio
stretto tra le mani e teneva la testa ben piantata contro il
terreno,stessa cosa valeva per il ragazzo con il tridente,i cui rebbi
sembravano volessero scavare nel terreno tanto che si erano infilati
nel manto erboso e nella soffice terra. L'elfo invece teneva vicino a
se il suo cavallo mentre teneva l'arco al sicuro sulla sua schiena.
Alla vista di quella scena Milziade si sentì un po' spaesato.
“
In
nome di Zeus che cosa state facendo?”
Il
mercenario non ricevette risposta e di conseguenza la sua
preoccupazione aumentò. Sapeva che c'era qualcosa di strano
in
questo gruppo,ma adesso ne aveva la conferma,si guardò
attorno in
attesa che accadesse qualcosa, ma non sembrava ci fosse qualcosa di
insolito all'infuori di quella silenziosa riunione. Ma poi
però notò
qualcosa di sconcertante quando vide che la grande cerva che fino a
quella mattina li aveva accompagnati lo stava fissando,poi la vide
allontanarsi verso la strada percorsa in precedenza lasciandoli
li,vicino al villaggio abbandonato.
“Sta
tranquillo....”,Disse Lucilla rivolta al guerriero,
“Non c'è più
bisogno dei suoi servigi.”
“Di
che stai parlando?”
“Pronta
Lucilla?”, Chiese Braxus divertito.
“Si.”,rispose
lei preoccupata.
Il
ragazzo spostò il proprio sguardo e il suo sorriso divertito
verso
Milziade, “Adesso ci divertiamo amico.”
“Che
intendi dire?”
Lucilla
chiuse gli occhi,poggiò le dita di entrambe le mani intorno
al
diadema e cominciò ad intonare una serie di parole.
“Apollo,io
ti invoco come signore della luce,tu che conduci il carro del sole,tu
che scacci le tenebre della notte e del male,invoco il tuo divino
aiuto per condurci alla città dalle bianche mura,invoco il
tuo nome
affinché mi conceda un viaggio rapido e sicuro....”
Mentre
le parole venivano recitate una strana energia sembrava manifestarsi
attorno al gruppo,appariva come una sorta di nebbiolina dorata che a
malapena si alzava dal suolo e non sembrava che facesse nulla di
male. Ma subito cominciò ad alzarsi coprendo le gambe fino
al
bacino. Milziade cominciò a preoccuparsi e vide la cavalla
agitarsi
esattamente come la cavalcatura di Nym.
“
Che
ti succede Briseide?”
La
giumenta cominciò a mordere le briglie ancora più
forte,mentre
vedeva nei suoi occhi equini una luce dorata impossessarsi della
vista dell'animale. L'elfo invece se ne stava serio mentre con rapide
mosse prese il nano e lo mise sopra il cavallo e subito dopo ci
salì
anche lui,nello stesso istante Braxus si mise vicino alla ragazza e
si strinse a lei con lo stesso braccio con cui teneva la rete.
“Sali
anche tu o preferisci fartela a piedi?.”,disse Nym con
ostentata
ironia. Milziade da parte sua non capiva bene cosa stesse
succedendo,ma d'istinto salì su Briseide e strinse forte le
mani
sulle briglie. I due cavalli iniziarono ad alzarsi dal suolo
sollevati dall'inquietante nube lucente posta sotto il corpo dei due
cavalli.
“Ma
che razza di....”,disse Milziade fortemente preoccupato dalla
cosa,in risposta l'elfo si girò verso di lui mantenendo la
stessa
identica espressione di prima.
“Adesso
vediamo quanto fai il gradasso signor prezzolato.”
La
risposta dell'elfo fece vacillare ancor di più la sicurezza
di
Milziade,ora era seriamente preoccupato di quello che stava per
accadere.
“VIENI
A ME SPLENDENTE CARRO SOLARE”
La
voce di Lucilla tuonò all'improvviso mentre
posizionò le braccia
rigide di fronte a se mentre la nebbia attorno al gruppo
cominciò a
muoversi in maniera frenetica e allo stesso tempo si dava una forma.
Parti della nebbia si allungavano verso le selle dei due equini
formando quello che all'apparenza sembravano due lunghe corde che
cingevano i corpi dei due animali alla stessa maniera in cui due
animali venivano legati ad una biga,con le cinghie che passavano
sopra e sotto il torace e il ventre e si collegavano verso il corpo
centrale del veicolo. Nel mentre la nebbia attorno ai due giovani si
mosse in maniera grossolana come un cumulo di neve attorno ad una
casa dopo una forte nevicata per ridefinirsi e cambiando in qualcosa
di più ordinato,dando forma ad un corpo dalla forma
tondeggiante sul
davanti e lineare dietro e ai lati due grandi ruote nebulose
affiancavano la parte centrale di quella massa composta di sola
nebbia lucente. Lucilla teneva la posizione salda e ritta di fronte
alla cosa.
“Ho
un gran brutto presentimento.”,disse Milziade rivolto di
fronte a
se.
“VOLATE.”
E
in men che non si dica i due cavalli iniziarono la loro corsa com'era
nella loro natura,solo che la direzione era leggermente
differente...si lanciarono verso il cielo. Milziade sentì
che il
proprio peso era ancora ancora in qualche modo al corpo del cavallo e
che in modo o nell'altro non sarebbe potuto cadere. Ma la distanza
tra lui e il suolo si faceva così ampia che la vista di quel
panorama gli dava l'impressione di doversi schiantare al suolo da un
momento all'altro. Il fitto tratto di foresta da lassù
sembrava
molto più ampio di quello che si aspettava e il vista del
villaggio
da quell'altezza gli fece comprendere la vera vastità del
danno che
Nimerin e le sue bestie avevano causato. Si stringeva forte sulle
redini dell'animale mentre il suo sguardo intimorito continuava ad
osservare quel pezzo di mondo sulla quale rimpiangeva di non trovarsi
più.
I
cavalli continuavano a correre come se fossero ancora sulla terra e
nel mentre il sole sopra di loro continuava a inondarli della sua
luce,che da lassù pareva ancor più fulgida e
radiosa che mai,con
l'aria che a quell'altezza pareva più fredda e con l'aria
che gli
veniva contro il mercenario aveva l'impressione che facesse
più
fatica a respirare,come se un vento contrario gli soffiasse contro e
data la sua forza non gli facesse prendere aria. Era una situazione
sgradevole. Milziade girò il volto che teneva incassata tra
le
spalle e si rivolse a Lucilla.
“CHE
RAZZA DI STREGONERIA E QUESTA?”,urlò lui in parte
per farsi
sentire bene da lei e in parte per il nervosismo che scorreva dentro
per quella situazione inaspettata. Non gli piaceva essere preso alla
sprovvista da chi doveva collaborare,sopratutto se si trattava di
magia.
“E
UN INCANTESIMO DI MIA INVENZIONE,TI PIACE?”,disse lei con la
sua
solita espressione sorridente.
“PER
NULLA.”,e detto questo tornò a fissare il panorama
di fronte a
lui,subito in lontananza vide una serie di piccoli monti
spadroneggiare sull'ambiente circostante,la cui pietra grigia e le
vette innevate segnavano la presenza di un ambiente di
montagna,infatti,sotto di loro la grande foresta lasciava spazio una
serie di valli erbose e piccole catene montuose più in la
sull'orizzonte. Ora ne era certo,la conclusione del suo compito era
finalmente giunto,erano nel territorio della città stato
Aegis.
Nella mente del mercenario la prospettiva di ricevere un altissimo
compenso lo ripagava pienamente di tutte le fatiche passate in una
sola mattinata. Per un attimo Milziade si sentì in pace col
mondo
intero.
Una
vasto accampamento militare,detto castrum nella lingua
dell'impero,era stato montato in una valle di fronte e alla
città
Aegis e che occupava l'unica strada lastricata che faceva da
collegamento terrestre tra la città-stato e il resto del
mondo,dato
che per il resto la città era protetta da nord da un alta
catena
montuosa,troppo ripida da sormontare. A ovest da una serie di centri
abitati esterni dove principalmente vivevano
contadini,allevatori,viticoltori e altre professioni legate alla
terra e all'agricoltura,riuniti in piccole comunità semi
autonome e
che venivano protette dalla diverse squadre di ricognitori e manipoli
di guardie che presidiavano la zona attraverso piccole stazioni di
comando che in caso di necessità potevano lanciare l'allarme
e
preparare una controffensiva. Anche attaccare da li sarebbe stato
inutile. A est la città era collegata ad un lago grazie ad
una zona
portuale che garantiva un continuo afflusso di pesce ed acqua pulita
e in caso di attacchi a sorpresa dall'acqua piccole navi con a bordo
soldati e alcuni maghi potevano controllare che nessun potesse
prendere la città alla sprovvista,sia che l'attacco venisse
a filo
dell'acqua o da sotto di essa. Solo l'occupazione della zona
sud,l'unica che una grande armata come la ventiduesima Legio
Superba,nome che si era meritata per l'enorme efficienza della
legione e dei numerosi successi militari in alcune delle battaglie
più famose dell'impero,come lo scontro sulle rive del fiume
Xanto
contro le orde di centauri e di satiri guerrieri per il controllo del
fiume,oppure nelle piane di Cleomene durante la guerra civile per il
controllo dei collegamenti stradali per i porti che davano alla
capitale. La Superba era penetrata all'interno delle terre della
città-stato di Aegis senza incontrare resistenza alcuna
riuscendo ad
arrivare di fronte alle bianche mura e allestire l'accampamento in un
solo giorno,non a caso quella legione era stata inviata li per
mandare un messaggio che solo chi vedeva un così alto numero
di
soldati,formati da razze,culture e armamenti così differenti
che si
poteva intuire cosa volesse dire uno spettacolo simile:non
sfidateci....non n'è uscireste vivi. E mentre i soldati si
occupavano delle varie mansioni all'interno dell'accampamento,come
scavare le buche per le latrine o occuparsi delle palizzate di legno
un altra figura era impegnata nel suo difficilissimo compito.
All'interno dell'area occupata dall'esercito una struttura
più
grande di altre sorgeva nel mezzo delle altre installazioni,il
pretorium,una grande costruzione di legno e sormontata da un grande
tendone rosso sulla quale erano state cucite due grandi ali di stoffa
grigia,al cui interno vi erano stati messi un lungo tavolo di legno
sulla quale erano posate diverse mappe e altri documenti legati alla
spedizione che si stava svolgendo li,un tavolino più piccolo
era
situato all'angolo della stanza dove un segretario annotava tutti gli
svolgimenti,gli eventi e le informazioni che aveva il compito di
registrare per ordine diretto del comandante. Vi erano presenti anche
una grande vasca di bronzo trasportabile dove il comandante poteva
farsi un bagno,dato che l'istruzione sull'igiene era consigliato ed
obbligatorio per tutti coloro che stavano all'interno di una
qualsiasi armata,cosa che gli si insegnava per distinguersi dai
cosiddetti <> delle culture meno
civilizzate,ed
infine il letto personale del comandante,nulla di troppo
elaborato,solo un letto singolo con una semplice coperta di lana
sopra,per quanto l'estate potesse essere calda di giorno,li in
montagna c'era sempre il rischio che la notte potesse fare
più
freddo del solito e che era sempre meglio essere previdenti. E tra
tutte quelle cose disposte in maniera ordinata e disciplinata c'era
una donna umana,seduta su di una grande sedia di legno posta
all'altro capo della lunga tavola, portava una corta chioma di
capelli neri che gli arrivavano dietro la nuca e i suoi occhi erano
marroni,indossava una semplice veste rossa senza maniche che gli si
fermava a metà coscia e che scopriva le gambe,mostrando una sottile
cicatrice verticale sopra la tibia destra,che non andava ad intaccare
la bellezza naturale della giovane donna. La sua corporatura era
minuta e ad un occhio inesperto sarebbe parsa debole e non adatta a
quella vita,ma i soldati di quella legione sapevano bene che sotto
quell'apparenza da ragazza indifesa si nascondeva un corpo
allenato,molto più forte e resistente dei molti legionari li
presenti. Stava controllando una missiva che aveva ricevuto
direttamente dall'imperatore che le chiedeva degli aggiornamenti
riguardo le negoziazioni con la città-stato e che le dava il
permesso di parlare a nome dell'imperatore in persona per quanto
riguardava le trattative,ogni parola che sarebbe uscita dalla bocca
di lei sarebbe stato come se le avesse pronunciate lo stesso Silla.
Improvvisamente un uomo entrò in tutta fretta all'interno
del
castrum,era vestito con un semplice pettorale di cuoio,un gonnellino
in strisce dello stesso materiale e in una mano teneva stretta un
rotolo di pergamena. Nel vederlo arrivare l'espressione del suo viso
si fece serio e autoritario.
“Che
notizie porti dal consiglio della città?”,disse
lei con tono
deciso e il soldato nel sentirla si portò il pugno sul
cuore,come
voleva la tradizione dell'esercito noviano in segno di rispetto.
“Ave
comandante,ho con me la risposta della città.”
“Mostramela.”
Il
soldato passò la pergamena arrotolata alla donna e lei
notò che
aveva ancora il sigillo di cera intatto,segno che il messaggio non
era stato ancora letto da nessuno all'infuori del destinatario,il cui
simbolo era un scudo rotondo con una folgore nel mezzo. Ruppe il
sigillo e aprì la pergamena leggendo la sola ed unica riga
su quel
foglio bianco.
“Un
aquila grassa non vola lontano.”
Appena
finì di leggere un moto di rabbia si fece largo sul volto di
lei,che
buttò a terra il foglio e rivolse al soldato.
“Vai
dal mio sottoposto e fallo venire qui,immediatamente..”
“Obbedisco.”
E
il soldato in tutta fredda si incamminò verso l'entrata. La
donna si
alzò in preda alla furia che gli montava dentro e si diresse
verso
un punto della sala posto dietro di lei,incamminandosi con passo
pesante. Aveva capito il significato del messaggio da parte del
consiglio di Aegis,una sorta di insulto alla grandezza dell'impero in
quanto nazione largamente estesa e la sua continua espansione vista
come la voracità di un animale che non è mai
sazio e che in preda
ad una fame senza limiti continuava a mangiare fino al punto di
ingrassare e non potersi muovere,restando così
vulnerabile,debole e
divenendo preda di altri animali. Un simile insulto non poteva essere
tollerato. Finì di camminare e giunse di fronte ad un
manichino
sulla quale era stata messa un armatura talmente bella che pareva
essere stata fabbricata da Vulcano in persona. L'armatura era
composta da un elmo la cui forma ricalcava fedelmente la testa di un
aquila,con due fessure abbastanza grandi poste sugli occhi
dell'animale per avere una buona visuale e al contempo un aspetto
minaccioso. Il petto invece ricalcava perfettamente del tronco della
sua indossatrice,accompagnato da un gonnellino rosso sangue con un
rinforzo di ferro presente nella sottoveste e in
più,spallacci
d'acciaio ricoperte da piume di aquila reale,bracciali per la
protezione degli avambracci e guanti di cuoio a mezza dita per una
presa migliore sull'arma e per le gambe portava schinieri e
stivaletti con rinforzi di metallo. Ma la cosa più
spettacolare di
quell'armatura erano gli altri quattro elementi presenti su quella
meravigliosa creazione: due grandi ali dalle piume di metallo grandi
quanto le ali di un giovane grifone poste dietro le spalle e su
entrambi i fianchi dell'armatura era presenti due gladi riposti
all'interno di due foderi d'argento,il solo guardare quella magnifica
opera di esperta metallurgia simboleggiava la gloria stessa di una
delle armate più importanti di cui l'impero potesse
disporre. Per un
istante il comandante rimase ad osservare quella splendida meraviglia
dall'aura gloriosa e imponente che si poteva percepire semplicemente
guardandola,poi allungò una mano verso il pettorale e
riprese già
come altre volte l'operazione che l'avrebbe fatta di nuovo scendere
sul campo di battaglia,cominciando a vestire pezzo per pezzo le
diverse componenti della splendida protezione in totale
autonomia,dato che una delle caratteristiche più importanti
di
queste armature era il sistema in cui l'indossatore o in questo caso
l'indossatrice,grazie all'attenta e minuziosa lavorazione del
materiale e una buona dose di energia magica infusa durante la
creazione della stessa permetteva l'assemblaggio senza alcun tipo di
aiuto esterno come si faceva solitamente con le armature normali dove
in alcuni casi era necessario l'assistenza di un aiutante,che nel
caso di una donna in mezzo a tanti uomini non era la scelta migliore.
Non una sola parte sembrava scomoda su quel corpo armonioso e allo
stesso tempo forte, i gambali calzavano perfettamente mentre la
corazza esaltava e valorizzava le curve di lei senza mancare nella
loro funzione difensiva,le membra di lei e il lucido metallo
sembravano far parte di un solo ed unico essere. Nel mentre
entrò
una creatura ben diversa dalle tipiche razze che giravano
nell'impero: sembrava un uomo dagli occhi verdi e una folta barba
marrone,ma le due grandi corna da ariete poste sopra la testa e le
gambe da capra dicevano tutt'altro sulla vera natura
dell'essere,reso più civile da una corta veste di nobile
stoffa
tenuta addosso per un sola spallina e due lunghi flauti di legno che
teneva nelle mani.
“Mia
signora,quale melodia devo suonare oggi?”,disse la creatura
senza
porgere il saluto al comandante.
“Di
guerra e conquista,raduna gli uomini e fa sapere che Nevia Placidia
Sannita ordina un attacco contro la città che osa sfidare il
volere
dell'imperatore,oggi questa città entrerà a a far
parte dei domini
di Nova una volta per tutte.”
“Come
desiderate,il vostro Leuco annuncerà all'esercito le vostre
intenzioni.”
E
svelto nell'andare come nel venire uscì aggirandosi per
l'intero
campo suonando entrambi i flauti nello stesso identico momento
facendo un uso esperto di quella curiosa maniera di suonare.”
La
donna ormai rimasta sola e con solo l'elmo da indossare chiuse gli
occhi,chinò la testa,alzò le braccia con i palmi
rivolti verso il
volto e intonò una preghiera.
“Marte
signore degli eserciti,dona alla mia legione la disciplina e il
coraggio in battaglia,Minerva signora della saggezza e della
strategia,donami l'acume e l'astuzia per vincere sui i miei avversari
più insidiosi e subdoli,possa tu Bellona ricoprirci di onore
e
gloria per questo scontro,poiché tuo e il nome che la guerra
porta e
ti rendiamo omaggio col sangue versato.”
Dopo
aver finito indossò l'elmo completando così
l'armatura e armata di
tutto punto uscì dal castrum ritrovandosi così al
centro di una
grandissima area centrale totalmente sgombra da qualsiasi che non
fosse un soldato. Per tutta l'area risuonava la musica dei flauti che
Leuco,l'unico satiro che si accompagnava alla legione,girava per
tutto l'accampamento intonando la sua musica,forte e
ritmata,chiamando a se tutti gli uomini in armi e che da tempo il
suono dei suoi strumenti significava una sola cosa...era giunto il
tempo di fare la guerra. Rapidamente i primi a giungere alla chiamata
furono i legionari,la fanteria di base dell'esercito
imperiale,composta da uomini che indossavano la lorica segmentata,una
corazza formata da strati di metallo sovrapposti l'uno sopra l'alto e
un elaborato elmo di metallo e con lo portavano il gladio,lo scutum e
due pilum,un giavellotto dalla morbida punta di metallo,utile non
solo per infilzare l'avversario ma anche per incastrarsi negli scudi
dei nemici,rendendoli scomodi e inutilizzabili. Dietro di loro vi
erano i sagittarii,gli arcieri dell'esercito imperiale,in questa
legione erano mischiati tra gli umani e gli elfi,la cui naturale
efficienza nelle armi da tiro li rendeva tiratori provetti e sia gli
umani che gli elfi indossavano un semplice cotta di maglia,un elmo di
cuoio,un arco in legno di mareth,un tipo di albero molto conosciuto
tra tutte le genti elfiche per la sua flessibilità e la sua
resistenza,molto usato tra i costruttori di archi del popolo
verde,altro nome con la quale erano conosciuti gli elfi. Subito dopo
giunsero due squadre di equites,la cavalleria leggera
noviana,specializzata negli spostamenti rapidi come sentinelle e
veloci ricognitori nei momenti di pace,usati per incursioni veloci e
attacchi alle truppe più lente e vulnerabili durante le
battaglie.
In brevissimo tempo si aggiunsero altre squadre più piccole
ma
altrettanto importanti come gli scavatori,che passavano sotto le
mura,distruggendone le fondamenta e facendole crollare sotto il loro
stesso peso,usando solo pale,picconi,asce e torce,oppure i medici da
campo, che già da qualche secolo si erano inseriti come
unità
permanente negli eserciti di tutto l'impero,a differenza della
maggior parte di tutti gli altri campi militari erano relativamente
nuovi. Erano addetti al recupero dei feriti e alla loro cura,usando
erbe,pozioni,bende e nei casi più gravi anche spatole,pinze
e
piccoli strumenti da taglio per poter aprire le carni e ispezionare
l'interno,spesso quando il paziente era già morto e in molti
le
infezioni e la sporcizia dovuta alle ferite o alle pessime condizioni
igeniche potevano portare alla morte del soggetto,anche a medicazione
finita,ma nonostante ciò l'utilizzo di medici aveva permesso
all'esercito di perdere meno unità,risparmiando
così soldi e tempo
per l'arruolamento di nuove truppe. Quando tutte le truppe
interessate furono chiamate a raccolte migliaia di animali e di
uomini furono chiamati a raccolta Nevia si rivolse a quella grande
formazione con voce grande ed autorevole.
“Soldati,oggi
e arrivato un messaggio da parte dei cittadini di Aegis e quello che
ho letto non mi è piaciuto per niente. Dietro quelle mura
quelli che
dovrebbero essere dei fedeli figli dell'impero si sono dimostrati
ancora una volta dei miserabili ribelli che non riconoscono il nostro
diritto come giusti dominatori di questa città come dovrebbe
essere.
Altro che città-stato,questa dovrebbe essere una delle
nostre città
più fiorenti dell'impero e non un governo indipendente
all'interno
dei nostri territori e visto che si sentono così liberi dal
controllo di Nova hanno deciso di ospitare una principessa
ribelle,nonché sacerdotessa di Apollo che ha lasciato il
tempio
senza alcuna giustificazione. Per come la vedo io questa
città
merita una severa punizione,serrate i ranghi e marciate uniti,oggi la
ventiduesima si ricoprirà di gloria ancora una volta,NOVA
CAPUT
MUNDI”.
L'urlo
finale del comandante venne accompagnato da uno dei gladi che
puntò
verso il cielo mentre nel contempo le due grandi ali di metallo
presero vita e si spiegarono in una maestosa esibizione di metallico
splendore. La vista di quello spettacolo aveva innescato in tutti i
soldati presenti un improvviso senso di fierezza crescere spontaneo
nei loro cuori. “NOVA CAPUT MUNDI”, urlò
la massa di soldati a
sua volta,Nova capitale del mondo,era questo quello che l'antico
motto degli eserciti imperiali recitavano ad ogni nuova conquista,il
continuo allargarsi dell'impero ispirava visione di forza e di
grandezza per la quale i soldati sarebbero potuti anche morire,se
motivati nella maniera giusta. I primi reparti di fanteria si stavano
riunendo nei classici squadroni formati da cento unità dette
centuria,ognuna comandata da un centurione,un soldato a capo di
questa squadra e che a differenza dei loro uomini portavano un
armatura più elaborata e con un elmo dotato di pennacchio
rosso,ma
erano privi dello scudo e dovevano guidare i loro uomini
posizionandosi in prima fila sulla destra,così da mostrare
il loro
valore in battaglia,sia agli uomini che a loro dei. E fu proprio in
quel momento,quando ormai lei si sarebbe messa alla testa della
Superba per l'ennesima volta vide qualcosa in lontananza sorvolare
il cielo,ai suoi occhi pareva come una stella,ma non era possibile
dato che erano in pieno giorno e per lo più la direzione
nella quale
stava avanzando passava proprio sopra la città di Aegis,non
poteva
essere una coincidenza e per dissipare il dubbio ricorse al potere
insito nell'armatura,in particolar modo quello situato nell'elmo. La
vista della donna si potenziò e i suoi occhi poterono
guardare molto
più lontano di quelli di una persona normale,al pari di
quella di un
aquila e proprio come il nobile rapace riuscì a identificare
con
chiarezza l'oggetto delle sue attenzioni,un grande carro che
sorvolava il cielo trainato da due cavalli con in groppa tre figure
non molto chiare e sul veicolo altri due figure non molto
chiare,ormai non aveva più dubbi,qualcuno stava cercando di
aggirare
la presenza dell'esercito e lei di certo non gradiva la cosa. Le ali
di metallo ricominciarono a muoversi e questa volta più
forte e in
movimento continuo,come fossero dotate di vita propria e prima ancora
che i soldati potessero rendersi conto della cosa la loro signora
balzò in aria con un potente colpo d'ali e in men che non si
dica si
sta già dirigendo verso la sua preda,con i gladi tra le
mani,pronta
a ghermire chiunque fosse,Silla gli aveva dato un ordine personale
scritto di suo pugno e lei lo avrebbe portato a termine a qualunque
prezzo,visto che aggirare lei in quel momento era come cercare di
aggirare l'imperatore in persona e questo lei non lo avrebbe mai
permesso,ne andava del suo onore e della sua credibilità,ma
sopra
tutto non voleva deludere il suo imperatore,la cosa non era
minimamente concepibile per lei.
“Sarai
fiero di me, non mancherò al giuramento fatto.”
E
con queste parole nel cuore e nella mente si diede una spinta
maggiore dando un colpo d'ali più forte degli altri,chiunque
fossero
non sarebbero entrati in città...non finché ci
sarebbe stata lei a
impedirlo.
Il
volo era da sempre il sogno che molti non avrebbero mai realizzato e
che sempre avrebbero inseguito. L'idea di destreggiarsi nel cielo
librandosi in aria come un uccello migratore,libero di viaggiare
sospinto da venti leggeri che li aiutassero a viaggiare lontano...ma
non Milziade,a lui piaceva stare coi piedi per terra,lui era ben
lontano dal suolo e per la prima volta si rese che volare di certo
non faceva per lui,sfortuna volle che lo scoprì sul dorso
della
propria giumenta che in quel momento veniva usata per condurre un
carro volante insieme ad un elfo,un nano,una principessa che sapeva
tanto e diceva poco e il suo probabile abbronzato amico-servitore
armato di rete e tridente. In qualunque altro giorno se qualcuno gli
avesse raccontato una cosa simile prima si sarebbe piegato in due
dalle risate per l'assurdità della cosa e poi gli avrebbe
chiesto
come se ne fosse uscito con una scemenza simile. Milziade stava in
groppa a Briseide completamente rigido e per nulla interessato a
vedere di sotto,cosa che gli ricordava di come fosse lontana la terra
da i suoi piedi,strano come in un momento simile si ricordasse di
aver sempre dato per scontato la polvere delle strade di campagna o
il pietrisco che si trovava sui sentieri di montagna,cominciava
davvero a mancargli il semplice e comune camminare.
“Come
ti senti Milziade?”,chiese Lucilla diretta al mercenario.
“Una
meraviglia e sempre stato il mio sogno quello di affiancarmi alle
nuvole e poter volare fino a raggiungere il sole e poi cadere in
mare come Icaro,sfracellarmi a pelo dell'acqua,con la testa spaccata
in due come un frutto maturo.”
“Se
ti accadesse io non resterei dispiaciuto della cosa,se non altro
sarà
l'unica cosa buona che mi ricorderei di te.”,disse Nym con
voce
piatta,mentre scrutava tranquillamente il paesaggio intorno a
se.”
“Grazie
per l'interessamento spaventapasseri,sei un vero duro con
l'arco,forse se ti avvicini ancora un po' non ti sentiresti
così
sicuro di te stesso.”
“Quanta
sicurezza da un uomo che si porta tutto quel bronzo addosso,sicuro
che non ti abbia ossidato il cervello? Oltre che la poca simpatia che
susciti negli altri individui sia ormai arrugginita da tempo,dammi
retta,da vicino o da lontano non avresti speranze contro un elfo
degno di questo nome.”
“In
questo caso non avrò problemi contro di te.”
E
mentre il guerriero stava litigando con l'arciere si accorse che il
nano lo stava fissando intensamente e preso dalla cosa si rivolse
anche a lui.
“Anche
tu vorresti dirmi qualcosa di carino?”
Restando
in silenzio Gordlack cominciò a fare uno strano verso con la
bocca,come se si stesse strozzando,indietreggiò con la testa
e in
men che non si dica la spinse in avanti facendo forza col collo e poi
sputò una goccia di saliva così grossa che aveva
le dimensioni di
un moscone. Milziade lo schivò appena in tempo e
fissò il nano con
aria di sfida.
“Ah
peccato,ti servirà qualcosa di più grosso per
potermi pren....”
Non
fece in tempo a finire la provocazione che effettivamente qualcosa di
più grosso gli venne contro,non fece in tempo a capire che
cos'era
poiché le uniche cose che riuscì a vedere furono
due grosse ali e
un corpo non ben definito passargli accanto ad una velocità
inaudita. I cavalli si spaventarono e cominciarono a imbizzarrirsi
senza tuttavia rallentare la marcia e per istinto cominciarono a
correre di più.
“COS'E
ERA QUELL'AFFARE?”
Urlò
Braxus in preda allo spavento per la cosa che aveva appena
intravisto,non fece in tempo a identificarla con niente di quello che
conosceva,era velocissima,questa era l'unica certezza sulla quale
chiunque di quel gruppo avrebbe confermato quello che aveva visto. La
videro fermarsi di colpo e notare per prima cosa le grandi ali
riflettere la luce del sole dandole un aspetto mitico,poi videro
tutte le altri parti del corpo che ai loro occhi parve metallico,fu
per breve tempo data la velocità con la quale viaggiavano,ma
tutti
si fecero un idea generale di quello che stava succedendo e sapevano
benissimo che vicino alla città un esercito era pronto ad un
assedio,quindi il fatto che fosse comparsa voleva dire una sola
cosa,c'era ancora un ultimo ostacolo da superare prima di entrare ad
Aegis.
“CORRETE.”,urlò
Lucilla rivolta ai due cavalli e questi si lanciarono ancora
più
veloci verso il loro obiettivo. Ma il carro non fece in tempo a
volare più rapidamente che l'essere volante si
lanciò di nuovo
all'inseguimento,cominciando così una folle corsa sopra i
cieli di
quel paesaggio di montagna. Il carro procedeva a grande
velocità
mentre lo strano essere continuava a stargli dietro con la tenacia di
un predatore tanto feroce quanto determinato. Braxus teneva il
tridente tra le mani in attesa che l'essere volante si avvicinasse a
tal punto da fargli assaggiare le punte della sua arma,ma se era
facile a dirsi a farsi invece era tutta un altra storia, considerando
le netti differenze tra lui e il mostro volante. I movimenti del
carro per quanto bruschi e improvvisi fossero di volta in volta per
sfuggire alla creatura non impedirono al ragazzo di restare ancorato
al luminoso veicolo,la cui magia impediva ai conducenti e ai loro
accompagnatori di perdere l'equilibrio,rendendo così
più agevole e
fluido la guida del carro,questo Lucilla lo sapeva bene,dato che non
era la prima volta che ne faceva uso. L'essere alato si diede un
colpo d'ali più forte e in uno scatto improvviso raggiunse
il
carro
dove Braxus attendeva di ingaggiare battaglia,eppure il mostro
sembrò
puntare alla ragazza muovendo un colpo verso di lei,ma il ragazzo
intervenne in tempo per parare l'attacco andando a scontrarsi
così
con quello che all'inizio aveva scambiato per un grosso artiglio. I
rebbi del suo tridente cozzarono contro una spada corta dalla lama
dritta e dal metallo di splendida fattura,poi capì con
cosa,o meglio
chi aveva a che fare,non era un mostro,era un soldato dell'impero
noviano e questa comprensione aumentò in lui la voglia di
infilzare
quello che hai suoi occhi non era altro che uno spregevole sgherro
imperiale e con questo pensiero in testa passò al
contrattacco. Pur
tenendo la rete nelle mano sinistra l'aprì abbastanza da
poter
tenere l'arma con entrambi le mani e far forza per colpire
l'aggressore metallico,ma a malapena sfiorò una spalliera
dell'armatura che il colpo venne bloccato dall'altro gladio,della
quale non si era ancora accorto e con il gladio destro muovere un
fendente verso il collo di Braxus,ma lui fece in tempo a piegare la
testa prima che il filo tagliente gli recidesse la testa e con la
rete non ancora aperta far incastrare la lama nella trama metallica.
Il tentativo riuscì rimase impigliata tra le catenelle e
sentendosi
in vantaggio nello scontro il ragazzo avvolse il braccio nella
rete,ingarbugliando l'avversario nel sua trappola e rendendogli arduo
l'impugnatura sulla spada.
“Adesso
non mi scappi dannato.”
“Ne
sei sicuro?”,disse il suo avversario
provocatoriamente,facendo così
notare la voce femminile,seppur coperta dall'elmo.
“Aspetta
ma tu sei....”Ma la sua avversaria non gli diede il tempo di
comprendere appieno la situazione che lei diede uno strattone col
braccio intrappolato talmente forte,da rompere la rete
metallica,spargendo in aria i diversi anelli che la componevano
rendendola così inutilizzabile,poi con lo stesso braccio
mosse due
fendenti,uno alla vita e l'altro all'altezza del volto lasciando un
taglio alla base del ventre e una ferita superficiale su di una
guancia,dato che braxus aveva fatto in tempo a pararsi il
viso,incassando la testa tra le spalle e facendo in modo che il
gladio colpisse il suo spallaccio,piuttosto che aprirgli la testa in
due. Oramai non poteva più fare uso della rete e quindi
dovette
affidarsi solo alla sua abilità col tridente,riprese l'arma
con
entrambe le mani e ripartì all'attacco portando diversi
attacchi di
punta molto rapidi e precisi,ma lei potendo contare su due armi e la
libertà del movimento aereo riusciva a parare o deviare i
colpi con
grande facilità e nel mentre rispondeva con veloci e brevi
stoccate
con entrambe le spade mentre continuava a volare come se nulla fosse.
Il corpo di Nevia restava in una posizione orizzontale mentre con le
ali aveva assunto una posizione lineare e rigida per sfruttare le
correnti aeree senza dover costantemente preoccuparsi della
velocità
e affidando giusto qualche pensiero alle manovre di volo,cosa che
risultava piuttosto strana visto che gli umani per loro natura non
potevano volare e che sapersi destreggiare con quell'arte era un
impresa non da pochi,non per nulla era il comandante della Superba e
che sapersi muovere in quella maniera aveva richiesto tempo ed un
impegno costante,il risultato furono l'efficienza che aveva nello
sfruttare il grande potenziale dell'armatura. Il ragazzo invece da
parte sua non poteva far altro che stare a contatto con il nebuloso
veicolo e che doveva accontentarsi dello spazio che gli era
disponibile e la mancanza di un armatura gli permetteva grandi
spostamenti e manovre evasive quando aveva a disposizione un spazio
abbastanza largo per poter schivare gli attacchi con schivate e
continui cambi di posizione,ma in quel momento si sentì
limitato
dallo spazio ristretto e quindi non riusciva a combattere al meglio
delle sue capacità,cosa che lo svantaggiava notevolmente.
Tutto ciò
che poté fare era restare sulla difesa e sperare di riuscire
a
colpirla,nella speranza di assestarle un colpo che potesse offrirgli
uno spiraglio di speranza,ma sapeva bene che non sarebbe stato
facile,tutto ciò che poteva fare per il momento era
difendersi.
Lucilla
sapeva bene che se la situazione andava avanti in quella maniera
c'era il rischio che il suo amico rischiava di essere ammazzato,tutto
ciò che poteva fare era controllare il carro con la forza
dei suoi
poteri,a parte condurre la corsa non c'era nulla che potesse tentare.
Ma in quello stesso istante,quando pensava di essere in balia degli
eventi che più in basso vide la speranza farsi
più forte di prima e
prendere forma come mai non si sarebbe mai immaginata potesse
vedere,con l'aspetto di spesse mura più bianche del marmo e
resistenti come le montagne che la circondavano,con un altissima
torre che sorgeva al centro di quattro grandi strade che si
incrociavano formando così una croce,riconosceva l'edificio
e se la
memoria non la ingannava c'era una cosa che poteva ancora per
sfuggire dalle grinfie di quella donna,lei non aveva l'accuratezza
nel combattimento a distanza di Nym,la forza di Gordlack o la
leggerezza di Braxus,a parte i suoi poteri l'unica cosa che poteva
fare adesso era rischiare tutto ciò per cui stava mettendo
in gioco
la sua vita e quella di chi l'aveva scortata fin li,che l'avesse
seguita per fedeltà o per ricevere una ricompensa. Il
destino del
suo viaggio sarebbe dipeso dalla sua decisione.
“REGGETEVI
FORTE.”,Urlò lei,più a se stessa che a
gli altri e in meno di un
battito di ciglia i cavalli cambiarono direzione,questa volta verso
il basso. Tutti gli altri membri della squadra si preoccuparono non
poco quando l'improvvisa discesa sorprese tutti,che non ebbero
nemmeno il tempo di chiedergli cosa avesse intenzione di fare,i loro
corpi furono schiacciati dalla pressione dell'aria mentre il vento
soffiava forte sui loro visi che sentivano le fredde correnti
raffreddare le loro membra e la velocità farsi sempre
più pesante
sui loro corpi.
“Ma
cosa...”,si chiese la comandante mentre osservava
l'assurdità
della scena con fare sbigottito,ma non aveva tempo da perdere con le
supposizioni che stava già perdendo la sua vicinanza con
l'obbiettivo,perciò drizzò le ali dietro la
schiena a e si lasciò
cadere anche lei verso il mondo sotto di lei. Milziade da parte sua
strinse ancora di più le gambe attorno al corpo della
giumenta
mentre guardava la città sotto di lui farsi sempre
più grande e
sempre più in fretta,gli occhi gli cominciarono a lacrimare
mentre
l'aria soffiava contro quest'ultimi e nel mentre una forte sensazione
di vuoto lo prese allo stomaco e persino respirare gli riusciva
difficile data tutta l'aria che gli veniva in faccia e che non
riusciva a inalare. L'unica cosa alla quale riusciva a pensare e che
presto sarebbe morto,in compagnia di un elfo,di un nano,di una
ragazza che nascondeva troppe cose e di un ragazzo che...in effetti
il ragazzo non sapeva nemmeno che tipo di persona era e nemmeno gli
interessava,tanto se anche lui faceva parte del gruppo non gli
sarebbe andato tanto a genio,esattamente come gli altri,per la fine
che stava per fare,tra di loro,non se ne salvava uno.
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