Una delle tante

di Odysseus 950
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Io sono il negro, sono il migrante, 
per molti la mia storia č una delle tante.
Mi ha portato il vento, mi ha portato la risacca,
l'Italia prima ci accoglie, poi ci attacca.

Sono l'antagonista di una favolaccia,
sono il nomade con la bisaccia,
per fame non per scelta sono venuto,
agli scafisti mi hanno venduto.

I miei compagni sono morti per l'acqua e per il fuoco,
siamo solo le pedine di uno sporco gioco.
Mia moglie per mantenermi batte sul marciapiede,
nessuno oltre la miseria accanto a me siede.

Sono la zingara, la badante,
per molti sono una delle tante.
Sono quella che per qualche spicciolo ti legge la mano,
vivevo in una tenda come un indiano.

Neri e zingari, vivevamo in una misera baracca,
questo offre l'Italia che prima accoglie, poi attacca.

Siamo la nuova plebe mangiata dalla fame,
molti di noi hanno vissuto in mezzo al letame.
Non siamo animali ma esseri umani,
come voi abbiamo due braccia e due mani.

Ci hanno bastonato, frustato e molestato,
lo Stato della nostra esistenza si č dimenticato,
per mafiosi e trafficanti abbiamo lavorato,
i politici da destra a sinistra su di noi hanno speculato.

Procuriamo carne e droga ai magistrati, agli avvocati,
quelli che nelle mani del caporale, del padrone ci hanno lasciati
e intanto i soldi sono stati intascati.

Sono la zingara, la badante, 
sono il negro, sono il migrante,
i miei comapgni sono morti per l'acqua e per il fuoco,
sono solo la pedina di questo sporco gioco.





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