Quella
stessa mattina,da qualche parte a sud dei territori del clan Oda.
Il
mare era leggermente agitato e le onde si infrangevano sulla battigia
in maniera più forte del solito,sospinte da un vento di
burrasca
dove sopra di esse un cielo nuvoloso,dando a tutta la spiaggia
l'apparenza di un ambiente proveniente da un mondo silenzioso e cupo.
Silenzioso come la povera anima che passava pacatamente e lasciava al
suo passaggio una scia di impronte,unica cosa che testimoniava la sua
presenza in quel luogo. Era una ragazzina dalla pelle scura,occhi
dalle pupille viola,una lunga chioma violetta che gli scendeva sulle
spalle e vestiva un lungo kimono bianco come la neve. Il suo sguardo
era triste e l'unica cosa che voleva guardare di fronte a se era la
sabbia,per l'ennesima volta i suoi coetanei l'avevano scacciata via
in malo modo,insultandola e prendendola in giro per il suo
aspetto,che in realtà non aveva nulla di inguardabile,ma
sapevano
bene che lei non era umana,almeno non completamente. Era nata da una
relazione proibita tra una donna umana e uno yokai del clan
pipistrello,orfana di padre e sostenuta solo dalla madre,anche lei
non voluta dal resto degli abitanti del villaggio. Come sempre
camminava da sola sulla spiaggia e per l'ennesima volta
tornò da
sola verso casa accolta con amore da quella madre che con sincero
affetto nutriva il suo piccolo e triste cuoricino con la speranza che
un giorno avesse potuto vivere una vita migliore,almeno lei. Mentre
si avvicinava a casa però notò una cosa
insolita,in lontananza notò
un gruppo di uomini e presa dalla preoccupazione si
avvicinò,i
soliti pescatori che davano fastidio a sua madre affinché se
ne
andasse dal villaggio,forse perché la ritenevano
responsabile della
pesca giornaliera andata male,qualunque scusa sembrava buona per far
ricadere la loro cattiveria sulla loro famiglia. Ma in mezzo a tutti
loro c'era un altro uomo,molto diverso da tutti gli altri presenti.
Portava un largo cappello di paglia tipico dei viaggiatori,un
mantello opaco e delle semplici vesti,semplici ma che davano a
quell'uomo un aspetto rispettabile, se ne stava di fronte agli altri
uomini con la porta di quella casa alle sue spalle,come a voler
impedire l'accesso a quella marmaglia rabbiosa. Lo circondavano
sicuro della forza della loro superiorità numerica,erano
almeno in
dieci contro uno e tutti loro imbracciavano accessori come remi e
coltelli da cucina,ma lui se ne stava li,immobile,come se la cosa non
lo toccasse minimamente e nonostante la situazione non aveva alcuna
intenzione di spostarsi da li.
“Togliti
pezzente,non sono affari che ti riguardano.”
“Meglio
se ti levi se non vuoi passare un brutto momento.”
Due
degli uomini più aggressivi si erano rivolti allo straniero
con tono
violento e intimidatorio,ma lui restava ancora li,impassibile e
calmo,come lo scoglio che attende l'arrivo dell'onda,non importa
quanto grande possa essere,non si sarebbe spostato per nulla al
mondo. Ai suoi occhi di ragazzina la cosa aveva
dell'incredibile,eppure di scontri e battaglie non ci capiva molto,ma
poteva dire con certezza che c'era qualcosa di eroico in quello che
stava facendo. Sapeva che sua madre era la dentro e forse anche
quell'uomo lo sapeva,ma perché era li di fronte a casa sua e
perché
mai si stava inimicando quel gruppo di pescatori? Possibile che non
sapesse in quale guaio si fosse cacciato? Non fece in tempo a
chiedersi altro che un altro del gruppo si fece sentire con molta
chiarezza.
“Basta
mi sono stancato,uccidiamolo.”
E
l'uomo si lanciò verso l'eroico figuro con fare sregolato
mentre
impugnava un grosso coltellaccio,ma non fece in tempo ad affondare il
colpo che lo straniero compì un leggero movimento di
mano,gli
afferrò il polso e glielo torse a tal punto da far posare il
suo
aggressore sulle ginocchia,per poi accasciarsi a terra in preda al
dolore,tenendo a se l'arto ferito. Altri due tentarono di fare lo
stesso armati di due grossi remi,ma ancora l'uomo si difese bene
portando due pugni all'altezza dello stomaco ed anche loro furono
subito resi inermi. Di fronte alla vista di quei movimenti tanto
rapidi e micidiali i rimanenti aggressori cominciarono ad avere paura
alla vista di quello sconosciuto che si muoveva con una
rapidità
inaudita e per quanto volessero fargliela pagare avevano compreso che
lui era ben oltre le loro capacità,lo avevano visto
combattere e di
certo non volevano finire come i tre per terra.
“Vedete
di sparire zotici...sempre che teniate alle vostre vite.”
A
quelle parole i pescatori raccolsero i tre compagni piegati dal
dolore e con i vestiti pieni di sabbia umida,per poi allontanarsi il
più velocemente possibile e osservando lo straniero con
astio,ma a
parte questo non fecero nient'altro com'era nella vile natura di quel
genere di persone,tanto brave a parole ma quando si presentavano dei
veri problemi sapevano solo darsela a gambe,cosa che fecero ignorando
totalmente la bambina e tornando alla parte più popolosa
della
spiaggia. La piccola rimase titubante alla vista di quella scena e
non riusciva proprio a capire chi fosse quella persona,però
la
curiosità fu più forte della fortuna e spinta da
una forza
sconosciuta si mosse verso la porta di casa facendo un passo alla
volta,lentamente,cercando di restare calma e di non farsi prendere
dalla paura,infondo se aveva scacciato quegli uomini non poteva
essere tanto cattivo no? Appena fu abbastanza vicino da vedere meglio
la figura dell'uomo si avvicinò ancora più
lentamente,quasi non
volesse far rumore nel timore che lo straniero si spaventasse,anche
se sapeva che un individuo simile non poteva certo spaventarsi di
fronte ad una ragazzina,anche se hanyou,ma poi l'uomo mosse la testa
verso di lei in maniera completamente inaspettata facendo arrestare
la tenera creatura che non seppe più cosa fare,lei lo vedeva
e da
così vicino pareva un gigante in confronto a lei.
“Stai
bene piccola?”,disse lui con voce calda e calorosamente
preoccupata.
Lei
non seppe come rispondergli e dire che con quel suo aspetto tanto
sinistro e misterioso dava l'impressione di voler spaventare chi gli
stava intorno,eppure quando lo sentì parlare non gli diede
l'immagine di una persona cattiva,anche se il suo aspetto diceva
tutt'altro. Perciò decise di prendere coraggio e farsi
avanti.
“S-Si.”,disse
lei titubante.
“E
una fortuna che tu stia bene,non avrei saputo cosa dire a tua madre
se ti fosse successo qualcosa.”
L'uomo
portò una mano sotto il mento sfilando la cordicella che
assicurava
il copricapo alla testa e quando lo tolse una lunga chioma nera
ricadde dietro la testa,rivelando così il volto di un
giovane
uomo,bello e dallo sguardo cristallino. La giovane non fece in tempo
a rivolgersi allo straniero che il suo cuore fece un piccolo balzo
per quello che stava osservando. I suoi occhi si soffermarono sul suo
viso come attratti dai dettagli del suo volto,elegante e di
bell'aspetto,privo di barba nonostante i suoi abiti che dicevano
molto sul suo peregrinare,credeva che simili persone esistessero solo
nelle storie della buonanotte che sua madre gli diceva prima di
andare a dormire,oppure nelle rare volte che gli raccontava di suo
padre. Eppure c'era qualcosa di diverso in quell'uomo,qualcosa che
non sapeva descrivere dovuto anche al fatto di non averlo mai sentito
prima,ma in qualche modo si era sentita rapita da quegli occhi
così
puri,privi di qualunque malignità,l'esatto opposto degli
abitanti
del villaggio.
“Sono
andati via?”
Disse
una voce femminile da dentro l'umile dimora.
“Si
signora,aprite non avete più nulla da temere.”
La
porta si aprì e si mostrò una donna nel fiore
degli anni,aveva una
lunga chioma castana che gli scendeva lungo la schiena e vestiva di
un semplice kimono sgualcito e malridotto,i segni sul viso e sulle
mani indicavano che era una donna abituata ad una vita attiva e molto
faticosa,anni e anni di calli e tagli per poter recuperare quel poco
che permetteva a lei e alla sua bambina di mangiare e arrivare a fine
giornata.
“Mamma.”
Disse
la giovane correndo preoccupata verso la donna e abbracciandola
più
stretta che poteva al suo gracile corpicino. La donna in risposta si
abbassò e gli cinse la testa lasciando che piegasse la testa
sulla
sua spalla,che innumerevoli volte l'aveva accolta nel suo caldo
abbraccio e infondergli un po' di pace in una vita di tormenti. La
donna sollevò lo sguardo verso l'uomo.
“Grazie.”,lo
disse piano,a malapena un sussurro,ma era così impegnata a
consolare
la figlia e allontanare da lei ogni preoccupazione. La donna si
rialzò pur tenendo vicino a se la piccola e con viso
più rilassato
si rivolse ancora verso il loro salvatore.
“E
da molto che non la vedo.....”,la donna si inginocchio per
terra e
fece un piccolino inchino di fronte all'uomo,ricevendo uno sguardo
confuso da parte della figlia.
“Nobile
Akechi,prego entri nella mia umile casa come se fosse la sua
dimora.”
Quest'ultimo
si mosse verso la donna e con entrambe le mani le cinse le
spalle,facendole intendere che non erano necessarie tutte quelle
cerimonie.
“Alzatevi
ve ne prego,la vostra generosità e un offerta più
che gradita.”
E
così il samurai entrò nella piccola capanna,dando
una breve
occhiata sull'abitazione. La casa era a malapena definibile come
tale,era una catapecchia con quattro muri crepati e rovinati dal
tempo e dalle intemperie,attorno al fuoco accesso c'erano un paio di
giacigli di paglia vecchi e consunti ma nonostante ciò era
un
ambiente amorevole,caldo e l'aroma di una zuppa di pesce messa a
cuocere da poco compensava la mancanza di agiatezza dell'abitazione.
Lo sguardo di Akechi si spostò sulla ragazzina che
staccandosi
dall'abbraccio materno si mise a sedere vicino al fuoco,aspettando
che il pranzo fosse pronto.
“Lei
e mia figlia Shiori,avrà già intuito che la mia
bambina non è
umana.”
“Si,posso
solo immaginare quanti problemi affronti solo per la sua natura come
essere ibrido. E dire che sembra una bambina tanto buona.”
“Lo
è ed è per questo che accetto la proposta del
vostro signore,ma
prego si sieda pure,il pranzo sarà pronto tra qualche
minuto.”
Disse
la donna indicando con la mano aperta un posto vicino al fuoco in
segno di benvenuto. Il samurai fece un leggero inchino e si sedette
vicino al focolare,dove si tolse il mantello e ripiegandolo
accuratamente al suo fianco svelando così la presenza della
sua
elegante katana,che sfilò dall'obi e la pose vicino al
mantello. La
zuppa,ormai calda al punto giusto cominciò a bollire
leggermente più
forte mentre l'odore dei doni del mare,come gamberetti o molluschi di
scoglio rilasciavano il loro profumo così invitante che
addolciva
l'atmosfera di casa e Mitsuhide di certo gradiva molto la cosa,dopo
quella scarpinata fatta a piedi dal campo base dove il suo signore
Nobunaga risiedeva da qualche tempo intento a voler controllare la
situazione nella zona di persona. Una settimana dopo lo scontro nella
sua residenza ad Owari era diventato euforico,da qualche tempo aveva
dichiarato apertamente la sua ostilità verso le altre grandi
casate
come i Takeda,gli Uesugi e gli Hojo e per l'appunti questi ultimi
pretendevano dei diritti su alcuni territori a sud dei domini degli
Oda,che davano sbocco sul mare più a sud e per tanto decise
di
muoversi per primo e rivendicare quelle terre per il suo
clan,così
da poterci costruire una città commerciale con un porto e
una forte
attività ittica. Ma quello che in pochi sapevano e che
dietro quella
motivazione c'è n'era un altra,più oscura e
sinistra. L'ossessione
di Nobunaga per quello Yokai di cui lui aveva già parlato
solo con
la moglie e i suoi fedelissimi,che da qualche tempo aveva cominciato
a chiamare Sesshomaru,avevano spinto il famigerato folle di Owari ad
interessarsi anche della presenza degli yokai e degli Hanyu
all'interno dei suoi territori ed oltre i suoi confini. Sapeva di
certo come comportarsi con le persone e per questo sapeva
governarle,si poteva dire che fosse un uomo fatti di estremi. Se da
una parte era conosciuto come il re demone di owari,famoso per
massacrare chiunque gli si mettesse contro e bruciando vivi i
sopravvissuti dall'altra si dimostrava un uomo generoso non solo con
gli alleati di spicco ma anche con i subordinati. Distribuiva la
terra ai nobili vassalli non per il prestigio del loro nome ma per la
loro capacità amministrative di gestire i raccolti di riso e
la cura
dei terreni,colpì pesantemente le attività di
brigantaggio nei suoi
territori seppur con la sua tipica violenza
sproporzionata,migliorò
le strade e nominava i suoi generali anche tra i soldati
comuni,basandosi su un sistema meritocratico e non sui classici
favori tra famiglie nobiliari. Se Nobunaga fosse effettivamente un
Akuma, uno spirito infernale o un umano dai tratti mostruosi ormai
Mitsuhide non sapeva più dirlo con certezza,solo una cosa
era
certa,se il suo signore lo aveva mandato li,per una bambina hanyo ci
sarà stata una ragione ben precisa e di certo nulla di
così
scontato. Che Nobunaga fosse folle era probabile,ma che fosse stupido
no.
“Signore.”,disse
la bambina rivolgendosi al samurai.
“Dimmi
piccola.”
“Lei
come conosce la mamma?”
“Ecco
io...non è la prima volta che giungo in questo
villaggio,c'è stato
un tempo in cui viaggiavo in lungo e in largo,avendo solo la mia
spada come compagna di avventure,per farla breve ero un
ronin.”
“Un
ronin? E cosa sarebbe?”
“Un
ronin e un samurai senza padrone,un vagabondo che non può
adempiere
al proprio dovere,senza onore e senza prestigio,così viaggia
per
tutto il Giappone come studente nell'arte della spada di terra in
terra fino al giorno in cui non sarà chiamato a seguire un
destino
più grande....anche se purtroppo molti divengono
briganti.”
Shiori
continuò a fissare Mitsuhide con fare confuso,con la bocca
semiaperta e con quelle iridi viola che lo fissavano,come a voler
catturare il significato di quelle parole che non riusciva
comprendere . A sua volta il samurai fece un espressione
rilassata,chiuse per un attimo gli occhi e si godette appieno il
tepore di quel caldo fuocherello.
“Scusa,sono
discorsi complicati per una ragazza della tua età,comunque
non ti ho
parlato ancora di come ho conosciuto tua madre,tutto è
cominciato
qualche anno fa,era giunto in queste terre casualmente senza
conoscere la strada. Avevo sentito parlare che da queste parti era
presente il covo di un largo clan di pipistrelli,gli yakikomori,credo
che fossero così che si chiamavano. Più e
più volte fui attaccato
da questi yokai e come tutte volte riuscivo a ucciderne molti ed ogni
volta i sopravvissuti volavano via,incuranti dei morti che si erano
lasciati indietro. Un giorno però,su questa spiaggia
incontrai uno
di loro ed era completamente da solo,a differenza dei suoi simili era
ben vestito e il suo aspetto non sembrava quello di un violento. Ci
guardammo un attimo ed entrambi stavamo per sfoderare la spada,quando
ad un tratto arrivò una donna che si intromise tra me e
lui,riesci a
immaginare chi era?”
“Era
la mamma?”
“Esatto,tua
madre impedì a me e tuo padre di scontrarci e quando la
sentì che
non si sarebbe spostata per nulla al mondo pur di difendere quel
pipistrello allora capì che dovevo ritirare la
spada,impedendo così
di spargere sangue innocente. Era la prima volta che incontravo uno
yokai e non doverlo combattere,così facendo tua madre mi
invitò in
casa sua insieme alla compagnia di tuo padre e per quanto la
situazione fosse bizzarra decisi di unirmi a loro per cena.”
“Ha
parlato con mio padre?”
“Si,quel
giorno scoprì in uno yokai un uomo buono,mi parlò
di come le
differenze tra yokai e umani non sono così tante e nette,ma
anzi,siamo molto più simili di quello che pensavo,quando me
ne andai
mi resi conto che il bene e il male possono trovarsi ovunque. Nei
miei spostamenti o compreso come non tutti gli umani sono buoni e non
tutti gli yokai sono cattivi. Il nostro e un mondo pieno di
sfaccettature.”
“Capisco,ma
non è per raccontarmi questa storia che lei e qui
vero?”
“No,sono
qui per un altro motivo.”,disse lui in tono cupo.
Scese
il silenzio tra Mitsuhide e Shiori mentre la signora nel frattempo
prese tre ciotole e le riempì accompagnando la pietanza con
semplice
acqua non avendo altro da bere. Mitsuhide rese grazie per il cibo,sia
alla signora che agli dei e si nutrì del cibo offerto,la
delicatezza
del riso unita ai sapori del mare rendeva quell'umile pasto un
autentica prelibatezza,un pranzo che saziava sia lo stomaco che lo
spirito il tutto concluso con gusto. Una volta finito il pranzo il
samurai posò la ciotola per terra,raccolse la katana,si
alzò in
piedi e osservò la donna con sguardo rigido e inespressivo.
“E
ora,dobbiamo andare.”
La
donna fece un cenno con la testa e si avvicinò alla figlia
per poi
stringerla a se mentre con gli occhi cercava lo sguardo della
figlia,che la piccola confusa da quel gesto guardò la madre
con
quelle iride viola che ha un giudizio compassionevole avrebbero fatto
tenerezza a chiunque le guardasse in quel momento. La donna la
guardò
per quello che per loro due sembrò un lungo istante,come non
si
poteva amare una ragazzina come quella? Era dolce,gentile,innocente
eppure la vita non aveva fatto altro che riservarle solo
discriminazione e disprezzo,guardata male da tutti gli altri
abitanti del villaggio solo perché diversa da loro,diversa
in tutto
e allo stesso tempo diversa in niente,una giovane fanciulla come
tante altre ma rinnegata sia da una razza che da un altra solo
perché
un incrocio di entrambe,avvolte il mondo sapeva essere veramente
crudele con chi non faceva niente di male e premiava coloro che il
male lo spargevano a macchia d'olio. Mitsuhide questo lo sapeva
benissimo.
“Mamma
che succede?”
La
donna si abbassò all'altezza del volto della figlia e con
una mano
risoluta ma gentile accarezzò il volto di Shiori,la sua mano
era
segnata dalla fatica e dal tempo che scorreva inesorabilmente veloce
per gli umani,eppure in quel tocco c'era più delicatezza che
in un
panno di seta,più tepore del focolare domestico e
più amore di
quanto gliene abbia mai dato in tutta la sua vita,che sempre gli ha
donato e sempre gliene avrebbe dato.
“Shiori,ti
fidi della mamma vero?”,disse lei mentre le scese una lacrima
sul
viso. L'hanyou per istinto annuì mentre sul suo volto si
poteva
leggere un espressione preoccupata,data la strano turbamento emotivo
che la madre le stava trasmettendo e quella reazione la donna strinse
la piccola al suo petto e per poi avvicinare la bocca all'orecchio
della figlia.
“
Ti
voglio bene bambina mia,te ne vorrò sempre.”
Shiori
non fece in tempo a comprendere il significato di quelle parole che
subito sentì un botta dietro la nuca....poi il buio
più completo.
Dolore,confusione...vuoto, era questo che sentiva all'inizio,quando i
suoi occhi cercarono di riaprirsi debolmente,una stanchezza che
rendeva pesante il suo risveglio,le palpebre tremavano mentre cercava
di riaprire gli occhi e le prime cose che vide in maniera sfocata fu
una luce accecante e strane figure che si muovevano caoticamente. Ma
poi alle orecchie giunsero suoni ovattati,voci sopratutto,con in
sottofondo il crepitio del fuoco che consumava il legno. Ma poco alla
volta riprese i sensi e quello che prima era confusione divenne
stupore...e poi orrore. Vide e sentì perfettamente quello
che gli
stava capitando attorno e non le piacque per niente,la luce che non
riconobbe all'inizio ora gli parve chiara e terrificante,un grande
fuoco che si era espanso a tal punto da divorare molte case vicine
tra di loro mentre il calore tutt'attorno si manifestava di fronte a
lei mentre un vento proveniente dal mare alimentava le fiamme con
viva intensità. Le figure indistinte divennero
più nitide e si
accorse che erano persone,le stesse persone che abitano quel
villaggio di pescatori,erano seduti a terra e legati con delle corde
a braccia e gambe e imbavagliati,in modo che non potessero scappare
in alcun modo mentre altri umani in armatura in armature semplici
controllavano che anche nel caso si fossero liberati dalle corde
fossero comunque costretti a restare dov'erano con la minaccia delle
armi. Prendendo consapevolezza della cosa cercò di muoversi
ma si
accorse anche lei di essere legata anche lei,ma in disparte da tutti
gli altri e poggiata ad una specie di scranno di legno,tenuta ai
braccioli del suo appoggio.
“Ben
sveglia piccola,dormito bene?”
Si
girò di scatto in direzione della voce maschile che le era
giunta
alle orecchie e accanto a lei vide un uomo dalla barba ben curata,uno
sguardo malvagio e con indosso una strana armatura più nera
della
notte più oscura. Il solo guardarlo le metteva una
soggezione tale
che per quanto volesse distogliere lo sguardo da lui non ci riusciva
in alcun modo,la fissava in una maniera tranquilla e rilassata,come
se per lui quella fosse una cosa normale ritrovarsi in quella
situazione,non seppe come rispondere a quella domanda tanto semplice
ma allo stesso tempo non riusciva ad emettere alcun suono e rimase a
fissarlo spaventata da quella figura che in confronto a lei pareva un
gigante.
“Ti
vedo silenziosa,per caso sono io che ti spavento?”
L'uomo
aveva una strana espressione sul volto,non riusciva a comprendere se
la stesse prendendo in giro oppure era seria,ma dal suo sguardo
poteva comprendere che c'era qualcosa di oscuro in
quell'uomo,all'apparenza sembrava rilassato e pienamente a suo agio
in quella situazione. La cosa certamente le dava non pochi timori
verso quel bizzarro figuro. Lei tuttavia era troppo intimorita da
quell'uomo perché potesse rispondergli,per tanto
restò il più
immobile possibile cosa che però non gli riusciva facile.
“Eppure
non dovresti avere paura,io non voglio farti niente di male,infatti
sono stato io a farti mettere su questa sedia,sai,l'ho fatta fare
apposto per te,oggi voglio dedicare questa giornata a te e lo sai
perché?”
Shiori
non poté far altro che dissentire con il capo
poiché a parole non
avrebbe saputo cosa dire a un tipo bizzarro come quello,ho
addirittura completamente fuori di testa.
“Perché
io conosco la tua storia,so del male che questa gente a fatto a te e
a tua madre,so di come gli yakkikomori ti hanno rifiutata
perché
nata da due razze diverse e di come tuo nonno,il capo famiglia dei
pipistrelli ha voluto strumentalizzarti unicamente per i suoi
scopi,c'è da dire che la tua vita fino ad ora non
è stata molto
felice....ed è per questo che oggi la tua vita
cambierà
completamente. Ora, ti va di partecipare ad un piccolo esperimento
sociale?”
Nobunaga
si allontanò da Shiori e in pochi passi si
avvicinò al gruppo di
sopravvissuti con lenta e controllata sicurezza,li fissò un
attimo
e con un gesto della mano attirò a se un soldato che gli
portò una
torcia e un grosso vaso d'argilla dalla quale usciva un forte odore
di olio,di quello usato per accendere le lanterne.
“Buongiorno
a tutti,come avrete notato molti dei vostri conoscenti sono morti a
seguito della mia intrusione nelle vostre piccoli e patetiche
esistenze,ora, giusto perché voi lo sappiate quando
conquisto un
villaggio che ritengo d'intralcio verso le mie mire di conquista ho
l'abitudine di lasciare in vita soltanto una persona ma nel vostro
caso potete salvarvi tutti,ma ad una condizione...”disse
Nobunaga
indicando l'hanyou legata alla sedia,spaventata e confusa.
“
Io
so che lei e sua madre fanno parte di questo villaggio e a questo a
voi non sta bene vero? Quindi non vi dispiace se la uccido,infondo e
solo una schifosa mezzosangue,ho ragione? Lei non fa parte del
villaggio e quindi non merita la mia pietà. Eppure sono
combattuto,non me la sento di uccidere tutti i presenti senza una
motivazione e quindi devo scegliere tra voi e lei. Facciamo
così,il
primo tra voi,umano o mezzo pipistrello che riuscirà a darmi
una
buona ragione perché l'altra parte in gioco venga data alle
fiamme
rimarrà in vita,avete dieci secondi prima che prenda una
decisione,iniziate.”
A
quella richiesta tutti gli umani del villaggio cominciarono a urlare
a squarciagola tutto il loro terrore per quella crudele
proposta,erano imbavagliati e non potevano soddisfare la richiesta di
Nobunaga,alcuni di loro cercarono veramente di farsi capire e dare la
loro spiegazione per la quale un umano era meglio di quello che a
loro era solo un orrendo ibrido tra due razze incompatibili. Altri
semplicemente strillavano in preda all'orrore di quello che stava per
accadere,immobilizzati dalla paura e incapaci di reagire. Alcuni
addirittura provarono a rialzarsi e incominciare a correre,ma erano
legati anche ai piedi e più che strisciare non poterono fare
e
qualche soldato prendeva questi disperati e li ributtava di forza nel
gruppo,la scena era pregna di cruda e atroce malvagità dallo
svolgimento cadenzato e meccanico come se fosse stata la scena di un
opera teatrale ,con il folle di Owari che parlava e si muoveva in una
maniera tale da attirare l'attenzione su di se esattamente con un
vero tiranno,muoveva i fili delle sue intenzioni nello spettacolo di
burattini che si era già fatto in testa. Si,tutto stava
andando come
previsto dai suoi intenti e dalla reazione delle sue vittime, che si
agitavano e si disperavano come voleva lui e alle sue condizioni,
come tutti al suo seguito sapevano da molto tempo. Eppure pochi
sospettavano che in questa crudeltà senza senso in
realtà esisteva
un disegno ben preciso in tutto ciò che faceva, nella sua
apparente
follia Nobunaga era un uomo eccentrico e imprevedibile,ma era anche
un uomo che sapeva cosa voleva e sapeva anche come ottenerlo.
Violenza,distruzione e paura erano le tre grandi leve che espandevano
il potere di quel demonio di un signore della guerra in maniera
brutale ed efficiente,l'unificazione del paese era qualcosa che
richiedeva un sacrificio enorme,non bastavano una spada e e la sete
di potere per compiere una tale impresa e Nobunaga sapeva esattamente
cosa c'era bisogno per realizzare un sogno di quelle dimensioni. Il
male. Ma non il male inteso semplicemente come un lato della
moralità, ma quanto piuttosto come filosofia personale,come
fonte di
ispirazione ma soprattutto come un energia oscura e sinistra in grado
di spingere fino al limite consentito dalla maggior parte delle
persone,il male per Nobunaga era come un baratro nella quale una
volta dentro non si potesse più uscire ma una volta caduto
potevi
solo sprofondare,sempre più giù,sempre
più nero. Lui lo sapeva
bene,la sua anima era sul limite del precipizio da dove scorgeva
bene dentro di se che l'uomo che era il giorno prima era meno
corrotto del giorno dopo e l'uomo del giorno dopo non sarebbe mai
stato perduto come l'uomo che sarebbe stato poco prima di morire.
Nessun paradiso per lui ma solo una condanna eterna agli abissi
dello Yomi,il regno dei morti,il luogo dove sapeva che presto o tardi
sarebbe andato e sapeva che non sarebbe stata una permanenza
piacevole,ma già da tempo ormai il varco per la dannazione
era stato
oltrepassato e il perdono era ormai irraggiungibile. L'inferno lo
attendeva.
“La
mamma,non fare del male alla mamma.”
Il
re demone aveva sentito attentamente quelle parole,seppur distratto
dalla visione degli altri abitanti che continuavano farsi sentire
nonostante i bavagli che bloccavano le loro bocche e che usavano per
salvarsi la vita e quella dei loro cari,senza mancare però
di andare
contro la ragazzina perché diversa da loro. L'uomo
camminò
lentamente verso la bambina mentre ancora reggeva il vaso e la torcia
con un espressione spaventosa in volto,con quegli occhi che se prima
sembravano comprensivi con una sfumatura di sinistra ma celata
malvagità ora sembravano carichi di spietata
crudeltà,uno sguardo
accesso come il fuoco mentre le iridi ora più strette
mostravano
chiaramente una punta di follia. Le puntò la torcia accesa
vicino al
volto,abbastanza lontano da non bruciarle il viso ma abbastanza
vicino da farle sentire la cocente presenza del fuoco.
“Che
cosa hai detto piccola?”
“Ti
supplico,uccidi me se vuoi,ma ti prego,non fare del male alla
mamma...ti scongiuro.”
A
quel punto Shiori iniziò a piangere per il terrore che
quell'umano
le trasmetteva e la preoccupazione per la sorte della madre,non
riusciva a vederla in mezzo agli uomini,alle donne e ai bambini del
villaggio,eppure temeva per lei più che per se
stessa,nonostante
fosse legata e con la minaccia di bruciare viva per mano di quello
squilibrato.
“Sei
certa di quello che dici? Sai che potrei ucciderti solo
perché sei
un hanyo vero?”
La
bambina non rispose alla sua domanda e non poté far altro
che
distogliere lo sguardo e continuare a piangere per la paura che
provava verso quell'oscuro individuo che non sapeva dire se fosse un
vero umano o un mostro travestito da tale,come si poteva definire
umano una persona così malvagia che non provava il ben che
minimo
rimorso nel bruciare un villaggio,ucciderne gli abitanti e
costringere i sopravvissuti a partecipare a quello che ai suoi occhi
da innocente era un gioco perverso. Non sapeva cosa dire,non sapeva
cosa fare,gli abitanti del villaggio erano cattivi,gli Yakkokomori
erano cattivi,ma quell'umano era su tutto un altro piano della
malvagità.
“E
il tuo desiderio? E questo il tuo vero desiderio? Ciò che
più brami
al mondo e la salvezza di tua madre? Allora sappi questo piccola
Shiori....”
Il
folle distolse la torcia dal volto della ragazzina e gli
avvicinò la
bocca ad un orecchio.
“Il
tempo e scaduto.”
Nobunaga
fissò Shiori negli occhi per alcuni secondi per poi
allontanarsi e
riavvicinarsi al gruppo dei superstiti.
“Bene
signori il tempo è scaduto. Dopo aver valutato accuratamente
le
reazioni di entrambe le parti ho preso la mia decisione.”,
Disse il
signore della guerra con calma e pacatezza,ma subito mosse
rapidamente la mano che teneva il vaso verso gli umani catturati
rovesciando il contenuto su tutti i presenti,scatenando così
un
improvvisa scenata di panico e orrore,facendo avverare il loro timore
peggiore sapendo ormai che il peggio sarebbe arrivato subito dopo.
Nobunaga era statuario di fronte alla paura di quelle persone,nessuna
emozione,nessun pentimento,solo l'intenzione di scatenare un altro
massacro e di porvi fine nella maniera peggiore possibile. Paura e
orrore erano le sue armi più potenti e le avrebbe scatenate
nella
maniera più sanguinaria e impressiva possibile,il titolo di
re
demone non era qualcosa che si portava con tanta leggerezza,Il lato
peggiore di Nobunaga dominava l'intera scena.
“Io
non vi brucio per semplice diletto,non vi darò fuoco per il
solo
gusto di farlo. Lo faccio perché so che siete stati poco
virtuosi,perché so bene qual è la vostra
ipocrisia. Per tutto
questo tempo siete stati sordi al dolore di una bambina e di sua
madre solo perché diversi da voi o non conformi con le
vostre
regole. In vita non avete voluto ascoltare la loro agonia,mi pare
corretto che nell'ora della morte siate muti.”
E
finito di parlare l'uomo lanciò la fiaccola in mezzo alla
piccola
folla terrorizzata dando così inizio all'atrocità
che aveva già
fatto spettacolo in altre parti del paese. La fiaccola finì
al
centro di quegli sventurati e in meno di un battito di ciglia il
fuoco cominciò a divagare,all'inizio furono poche le persone
ricoperte dalle fiamme e solo le vesti iniziarono a bruciare. Ma si
sa che il fuoco se non controllato e un elemento ingordo ed
aggressivo e con eguale celerità iniziò a
espandersi anche agli
altri abitanti del villaggio,poi iniziò la parte peggiore.
Le prime
urla si fecero sentire come strilli acutissimi e urla
agghiacciati,mentre ormai i vestiti,le corde e i bavagli avevano
preso fuoco e la carne iniziava a cuocersi,le fiamme si alzavano e
insieme ad esse anche l'agonia e il tormento provocate da esse,con
l'odore della carne che aleggiava nell'aria che dava un profondo
senso di nausea e conati di vomito controllati a fatica,non solo per
l'odore ma per la crudeltà del momento. Tutti bruciavano,i
corpi che
si contorcevano,le mani che si estendevano in cerca di aiuto oppure
verso il mare li vicino che purtroppo non avrebbero mai raggiunto. La
povera Shiori non poté far altro che guardare lo svolgersi
di
quell'inumana esibizione di carne,urla,fuoco e sofferenza,scoprendo
che in quel momento che bruciare vivi e una delle morti peggiori che
possa mai accadere,il dolore provocato dalla carne che si consumava
era tale che il cuore non più in grado si sostenere il peso
di
quella sofferenza,cessava di battere mentre le fiamme incuranti
continuavano nella loro opera di di distruzione. Fu un momento che
durò un eternità per lei ma alla fine
arrivò il silenzio,il
silenzio della morte,la pace dopo l'agonia. Non un uomo una donna o
un bambino sopravvisse e il vedere quella scena aggiunse un ultimo
tocco di malignità,poiché ora i corpi immobili
apparivano come
frammenti di legno carbonizzato con i segni di carne e muscoli ancora
attaccati al corpo. Non una vita fu risparmiata e ai suoi occhi
restava ancora in piedi solo lui,quell'uomo,quel mosto,quell'essere
infernale in forma d'uomo che non si poteva definire umano,e come
farlo? Nemmeno nei suoi incubi peggiori aveva mai immaginato una cosa
simile. Restava solo l'orrore,con il crepitio della case che
bruciavano ancora e dietro di lei le onde del mare che si
infrangevano sulla spiaggia. Il cielo scuro sopra di lei non fece
scendere nemmeno una goccia di pioggia,forse anche le nuvole sopra di
lei non osavano intervenire per paura di bruciare anche loro,idea
stupida anche per una ragazzina,ma forse non era così
improbabile,forse quel giorno nulla doveva esserlo.
“Un
uomo può vivere per cinquant'anni sotto il cielo,un tempo
assai
misero se confrontato all'età di questo mondo,la vita
è un sogno è
il sogno è un illusione,tutto a questo mondo e destinato a
svanire,ad annullarsi ed infine a divenire parte del creato,vi
è
forse qualcosa a questo mondo che sia degno di essere
eterno?”.disse
Nobunaga recitando per l'ennesima volta il suo monologo
dell'atsumori.
Lo
recitava sempre dopo la fine di una battaglia o quando si esibiva in
privato con pochi intimi nei giardini della sua dimora. Ma era
quando massacrava i villaggi e ne dava fuoco i sopravvissuti che
ripeteva queste parole senza troppa teatralità, in questo
era più
un mantra,una preghiera personale o forse serviva solo a ricordarsi
che la vita e breve ed effimera,che spariva velocemente,come la
sabbia di quella spiaggia che se avrebbe preso e stretto nel suo
pugno gli sarebbe scivolata via,poiché tale era la
vita,fragile e
facile da perdere. Ogni volta che vedeva morire qualcuno o
qualcosa,fosse esso umano o meno si ricordava sempre che a morire
bastava niente,l'esistenza era semplice da distruggere e avvolte si
stupiva di come morire fosse in realtà una cosa
così facile. La
vita era come un fuoco,per quanto potesse essere intesa la fiamma
alla fine si sarebbe spenta,tale e la natura delle cose
viventi,così
era stato prima di lui e sarebbe stato anche dopo. I suoi soldati
invece restavano fermi,immobili di fronte all'orrore che il loro
signore fece ancora una volta,un tempo contadini abituati alla fatica
del lavoro nei campi,ora erano diventati delle efficienti
dispensatori di morte,non c'era gioia o gloria in quel
massacro,nessuna ricchezza da depredare,nessuna nuova terra da
coltivare,solo morte e distruzione portati alla solita maniera,con la
massima violenza necessaria agli scopi del capo famiglia degli Oda.
La morte ormai era uno spettacolo quasi gratuito alla loro vista.
“Mamma.....”
Disse
la giovane hanyou mentre cercava la sagoma della madre in mezzo al
macabro spettacolo dei corpi carbonizzati,ma i corpi erano talmente
carbonizzati che ormai erano irriconoscibili. La disperazione
cominciò a impossessarsi del suo cuore e la sua mente
tornava ai
ricordi di quella donna,di quell'unico genitore che ancora poteva
abbracciarla,prendersi cura di lei e amarla in maniera così
forte
che bastava vederla per sentirsi viva e apprezzata per la sua natura
ibrida,era la sua forza quando si sentiva debole,era il suo scoglio
quando la tempesta si avvicinava e le onde anomale della vita la
portavano nella profondità della tristezza ed era il suo
fuoco caldo
quando il freddo che le altre persone le davano e lei la scaldava. Ma
sopratutto era sua madre,l'unica persona che l'aveva amata
così
com'era e che a sua volta lei adorava più di chiunque altro.
Ma ora
era li tra l'ammasso di irriconoscibili cadaveri che aveva di
fronte,così giovane e così
sfortunata,così impotente di fronte al
mostro in armatura,che continuava ad osservare la scena senza battere
ciglio e senza cambiare l'espressione distaccata dalla massa di corpi
anneriti,che fino ad un attimo fa urlavano e gridavano come dannati.
“Oh
perdonami piccolina.”,disse Nobunaga riavvicinandosi
improvvisamente vicino all'hanyou con fare teatrale,
“Ovviamente lo
spettacolo e stato alquanto brutale e improvviso,ma io avevo bisogno
che tu vedessi, o per meglio dire....eri tu ad averne
bisogno.”
Lei
non seppe cosa dire quando Nobunaga,con quel suo diabolico sorriso la
osservava dall'alto della sua posizione e lei,ancora legata a quello
scranno poté far altro che ricambiare lo sguardo a sua volta
e restare di sasso di fronte a lui,che con le fiamme delle case ancora
molto vivide facevano risaltare i dettagli di quella strana armatura
in maniera ancora più sinistra.
“Tranquilla
tua madre non era insieme a quelli che ho bruciato. Sai
perché ho
fatto una cosa così brutta a questa gente? A dir la
verità lo fatto
anche in altri villaggi, ho dato fuoco a molte persone che erano
proprio come loro,egoisti,spregevoli,così pessimi come umani
che non
erano degni di stare di fronte nemmeno ai vermi. Erano spazzatura e
come tale ho trattato quella marmaglia, pensi che io sia cattivo? Fai
bene, ma loro erano persino peggio,non piangere per loro,non ne vale
la pena e fidati quando ti dico che ho ucciso creature più
meritevoli di loro. E ha proposito di creature meritevoli....”
Nobunaga
fece un segno ad uno dei suoi uomini e questi si
allontanò,tornando
dopo qualche minuto con una donna imbavagliata e legata per i
polsi,era la madre di Shiori. La ragazzina preoccupata per la
presenza della donna li ebbe il timore che quel mostro potesse fare
una cosa molto simile a quello spettacolo di fiamme e
crudeltà e
presa dall'istinto cominciò ad agitarsi,nel tentativo di
liberarsi
dalle corde ma erano troppo strette affinché potesse
liberarsi e
correre verso di lei. La donna d'altro canto fu spinta a terra dal
soldato con gesto secco e meccanico,quasi gli venisse normale
eseguire il gesto senza farsi prendere dalle emozioni e fare
semplicemente quello che gli venisse ordinato.
“Mamma.”
Disse
Shiori a bassa voce non riesco ad urlare più forte,data
anche la
grande sorpresa di ritrovarla in quell'inferno in riva al mare,messa
di fronte a Nobunaga,quasi fosse una vittima sacrificale. Il demonio
si avvicinò alla donna e sguardo freddo e distaccato
osservò la
donna che ora giaceva ai suoi piedi,senza alcuna possibilità
di
sopravvivenza. La donna appariva come una stracciona in confronto a
lui e alla sua armatura nera come le tenebre. Eppure negli occhi di
quella donna non vide per un solo istante un cenno di paura o sentore
di terrore provenire da lei,se non per la figlia che a vederla in
quello stato le spezzava il cuore.
“Abbiamo
un accordo donna,sei pronta a pagare il prezzo per il tuo
più grande
desiderio?”
Sapeva
bene cosa intendeva il re demone,non lo conosceva di persona e quella
era la prima volta che ci aveva a che fare,ma ora che lo vedeva di
persona sentiva a nutrire qualche dubbio sulla sua decisione. Ma non
poteva tirarsi indietro,non ora,non adesso che Shiori rischiava di
restare da sola e senza alcuna possibilità di
sopravvivere,non aveva
scelta, infondo era questo essere una madre,dare il tutto per tutto
per salvare i propri figli,anche l'impensabile. Annuì con la
testa e
in risposta Nobunaga ordinò al soldato vicino a lei di
slegarla e
togliergli il bavaglio,mentre allo stesso tempo si girò
ancora una
volta verso l'hanyou sorridendo all'idea di quello che le avrebbe
chiesto,anche perché sapeva quello che era in grado di fare.
“
Bene
piccola,tua madre e io abbiamo un accordo,ora,quale discendente dei
guardiani degli Hyakkikoumori,mi
aiuterai
a erigere una barriera abbastanza potente da ergersi contro l'inferno
che verrà? Dimostrami come la figlia di una donna umana e di
un
pipistrello può ergersi contro gli orrori che
compirò e ti prometto
che nel Giappone che verrà anche un ibrido come te
potrà fare cose
che prima non poteva nemmeno osare immaginare. Sempre che tu lo
desideri ovviamente.”
Il
Mostro aveva parlato e la bambina non poté far altro che
starlo ad
ascoltare,cosa intendeva quel folle con quelle parole e
perché mai
gli importava tanto che una Hanyou come lei accettase la sua
proposta? Non capiva di cosa stesse parlando né tanto meno
ci
avrebbe mai capito qualcosa,l'unica cosa che sapeva e che sei lei
accettava allora sua madre sarebbe stata salva e perciò
sapeva quale
scelta fare. Non aveva bisogno di parlare,il suo sguardo sommesso era
una risposta più che comprensibile per quell'uomo,che come
un re si
muoveva in mezzo agli uomini e in mezzo ai mali del mondo lui si
comportava come il più degno dei mostri.
“Bene,se
è così allora unisciti a me...”, disse
Nobunaga mentre slegava la
giovane, “dimostreremo a quell'inuyokai che anche il
più misero
degli esseri,se ne possiede la volontà, può
rovesciare l'ordine
naturale delle cose.”
Sapeva
che Shiori non aveva idea di chi stesse parlando,ma non gli
importava,il suo desiderio era così grande che doveva
condividerlo
con il mondo intero,anche se ciò lo avrebbe condannato agli
occhi
del mondo come un pazzo senza speranze,forse lo era, ma ormai si era
messo in moto e nulla avrebbe più potuto farlo tornare
indietro alla
sua morale umana. I suoi desideri erano oltre la mera concezione
degli uomini comuni e vedeva un mondo che solo lui poteva concepire.
Il cielo era scuro e il mare agitato,presto l'intero Giappone avrebbe
seguito il moto di quel mare inquieto. L'inferno sarebbe arrivato e
non ci sarebbe stato più bisogno di morire per vederlo.
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