Cap 10 Quiete prima della tempesta
In poco tempo Anna, Kristoff e Sven trovarono Elsa e Jack. Portarono
Jack su Sven fino all’accampamento dove fu medicato dai
guaritori
del villaggio, tutti ne approfittarono per riposare finché
non
si fece sera.
Accesero vari fuochi al villaggio per fare luce nel buio della notte,
molti si riunirono però davanti al falò
più
grande, tra questi vi erano anche Elsa, Anna, Kristoff e Olaf.
“E’ proprio bella l’atmosfera che si
respira qui ed
è sicuramente meglio di dormire da soli in mezzo alla
foresta!”
Asserì Anna, la sorella fece un segno di consenso con la
testa:
persino lei si era riposata, nonostante non vedesse l’ora di
seguire la voce, doveva ammettere che lo scontro con il gigante
l’aveva stancata parecchio.
“Aspetta Elsa, mi è appena venuta una grande
idea!”
“Ovvero?”
“Possiamo fare la rivincita del gioco dei mimi, coinvolgendo
ovviamente chiunque voglia partecipare!”
“Hai così tanta fretta di perdere di
nuovo?”
Chiese Kristoff accennando un sorriso furbo.
“Non dire assurdità, io e mia sorella siamo
fantastiche a
questo gioco, l’altra volta lei era solo…
distratta, tutto
qui!”
“Se ne sei così convinta…”
Anna si guardò intorno ed invitò a giocare
chiunque
volesse, spiegando brevemente le regole. Il suo sguardo si
posò
poi sul generale Mattias che era lì vicino: i soldati erano
stati eccezionalmente invitati ad accamparsi vicino al villaggio dato
che avevano aiutato Elsa ed Anna.
“Generale Mattias si unisce a noi?”
L’uomo preso alla sprovvista rispose imbarazzato.
“Non credo che questo gioco faccia per me sono più
il tipo
da tazza di tè davanti il fuoco, ma fate pure:
sarà un
piacere guardarvi”
“Aspettate! Qualcuno vuole divertirsi senza di me, per
caso?”
Obiettò Jack spuntando all’improvviso.
“Jack! Già in piedi? Sicuro di stare
bene?”
Chiese Elsa con una preoccupazione tale da fargli quasi piacere.
“Mi fa ancora un po' male se faccio movimenti troppo bruschi
ma
diavolo, niente che possa impedirmi di divertirmi facendo i mimi con
voi, ovviamente!”
Elsa portò una mano alla testa avvilita dalla poca
coscienziosità di Jack ma oramai poteva dire di esserne
abituata.
I partecipanti al gioco si riunirono vicino al falò ed
iniziarono a giocare: la prima fu Anna che diede un’esemplare
spiegazione mimando alla perfezione un orso. Fu poi il turno di Ryder,
uno dei Northuldra, il quale fece del suo meglio per imitare quanto
riportato nel bigliettino ma con evidenti scarsi risultati, se non le
risate di coloro che stavano assistendo alla buffa scena.
“Oh, ma andiamo: è facilissimo come fate a non
indovinare?”
Disse risentito incrociando le braccia al petto, Jack sorrise a quella
scena.
“Non te la prendere amico, è normale
all’inizio non
essere perfetti: fammi vedere cosa devi mimare e ti do una mano
io!”
Jack lesse il bigliettino quindi ragionò sul modo migliore
di
mimare cosa gli era stato richiesto, quando vide qualcosa ai piedi di
una capanna gli venne un idea per vincere facilmente: raccolse dei rami
quindi li poggiò vicino alla testa, poi prese in
prestito il naso di Olaf poggiandolo in bocca, infine imitò
una
buffa camminata a gambe aperte.
“Sven!”
Disse Kristoff con una sonora risata, Jack annuì il che lo
fece esultare in maniera piuttosto evidente.
“Ma dai! Non vale usando oggetti!”
Protestò Anna.
“Dovevi precisarlo nelle regole, mia cara!”
La canzonò Jack con fare ironico.
“Non importa, la mia vendetta sarà tremenda: non
ti
accorgerai nemmeno di aver perso tanto lo farai in fretta!”
“Lo vedremo: deve ancora nascere chi può battermi
in questo gioco!”
“Bé magari è già nato, o
‘nata’ nel mio caso, solo che non lo sai!”
Elsa rise davanti a quella scenetta.
“Certo che quei due sono proprio dei bambini!”
Esclamò rivolta ad Olaf.
“Oh non direi bambini, piuttosto adolescenti al massimo o
‘giovani adulti’ sarebbe più
appropriato…
certo Elsa non sei brava a vedere l’età delle
persone,
eh?”
Elsa ridacchiò a quelle parole.
“Olaf era solo una battuta!”
“Spesso mi dicono che non capisco le battute, forse
è il momento che inizi a giocare a tennis!”
“Eppure, credo proprio che tu ne abbia appena fatta
una!”
Esclamò lei, non riuscendo più a trattenere le
risate.
La serata continuò tra risate e divertimenti in modo
spontaneo e
rilassato, persino Elsa aveva dimenticato per un attimo il motivo per
cui fossero lì quando una Northuldra si avvicinò
a lei.
“Posso parlarti un attimo? Vorrei mostrarti una
cosa”
“Certamente!”
Rispose lei, riconoscendo la ragazza che l’altra volta aveva
ripreso i bambini che giocavano con lei e Jack. Si appartarono
leggermente, sedendosi accanto ad un piccolo fuoco dove si stava
scaldando un tenero cucciolo di renna: Elsa lo carezzò
dolcemente mentre ascoltava le parole della ragazza.
“Non ci siamo presentate: sono Honeymaren, ho saputo
purtroppo del triste destino capitato a tua madre…”
“Non ti preoccupare, ormai è passato del
tempo”
“Devi sapere che tua madre era stata scelta come guardiana
della
pietra degli elementi: una pietra di piccole dimensioni che se attivata
mostra i simboli degli elementi… questi per
l’esattezza!”
Disse indicando i cinque rombi ricamati sullo scialle della madre che
Elsa aveva riposto sul grembo.
“Non ho mai visto nessuna pietra del genere!”
“Ne sei sicura? Normalmente è di colore blu e di
dimensione ovale”
Elsa ci rifletté un attimo ma poi le venne in mente una cosa.
“Mia madre aveva sempre una pietra blu al collo, una spilla
che non toglieva mai… pensi possa essere quella?”
“Per tutti gli spiriti, potrebbe essere proprio quella! Iduna
probabilmente per custodirla ha deciso di portarla sempre con
sé… sai per caso dove potrebbe essere?”
Chiese speranzosa la ragazza.
“Vediamo… dopo la mia incoronazione feci pulizia
tra le
cose dei miei genitori e trovai tra i loro effetti personali anche la
spilla in un cassetto: trovai strano che non l’avesse portata
con
sé ma dati i tanti ricordi collegati a quella spilla, io ed
Anna
non riuscimmo ad indossarla, così la conserviamo
lì dove
ce l’ha lasciata”
“È di vitale importanza che tu ce la porti non
appena ne avrai occasione!”
“Non capisco perché possa essere
importante… per
noi ha una valenza affettiva ma mi è sempre sembrata una
normalissima spilla!”
“Oh no Elsa, in origine non era nemmeno una spilla: quella
pietra
venne donata anni fa dagli spiriti a quello che fu nominato il primo
custode della pietra. Gli spiriti la donarono in segno di gratitudine
al popolo dei Northuldra per il rispetto e la protezione che il nostro
popolo ha sempre mostrato verso di loro”
“Quindi è un simbolo?”
“È molto più di questo: chi ha la
pietra la
può usare per assorbire una parte dei poteri degli spiriti
stessi ed usarli a suo piacimento. Negli anni il custode della pietra
li ha sempre usati con parsimonia e solo quando necessario, come per
favorire i raccolti o evitare inondazioni ad esempio! Tua madre aveva
avuto l’onore di essere scelta alla nascita dagli spiriti
stessi
come nuova custode ed ecco perché aveva la pietra”
“Ma se a voi serviva per tutte queste cose perché
avete lasciato che mia madre andasse via con la pietra?”
La ragazza ridacchiò come se Elsa avesse appena fatto una
domanda scontata.
“Vedo che ancora non ti è chiara la logica dei
Northuldra:
noi non influenziamo la natura e gli spiriti, noi viviamo in armonia
con essi e con i doni che ci concedono. Se loro hanno scelto tua madre
come custode e le hanno permesso di lasciare la foresta incantata
sicuramente avevano un buon motivo per farlo”
“Allora perché mi chiedi ora di riavere la pietra?
Avete trovato un nuovo custode?”
“No, ma la pietra è molto potente e nelle mani
sbagliate
potrebbe essere usata in modi terribili! Vorremmo tenerla al sicuro
finché non sarà il momento”
“Capisco… allora appena tornati ad Arendelle te la
porteremo!”
“Grazie”
“Ho ancora un dubbio però: hai detto che i simboli
sul
mantello indicano gli spiriti ma io ne vedo cinque mentre gli spiriti
non dovrebbero essere vento, fuoco, terra ed acqua?”
“È perché si dice che ci sia un quinto
spirito e che sia un ponte tra noi e la magia della natura!”
“Un quinto spirito?”
Chiese Elsa con un filo di voce.
Esiste davvero un quinto
spirito?
Che sia lo strano
ragazzo che continuo a vedere in sogno?
La sola possibilità che quel ragazzo con i suoi stessi
poteri
potesse esistere davvero la emozionò non poco,
sentì
mancarle il respiro al solo pensiero di poterlo incontrare dal vivo.
Oppure potrebbe trattarsi della voce che continuo a sentire…
o di entrambe le cose!
Si rivolse di nuovo ad Honeymaren con la voce di chi non vorrebbe mai
un no come risposta.
“Pensi che possa essere la voce che continuo a
sentire?”
“Può darsi, solo Ahtohallan lo sa!”
“Lo diceva sempre mia madre… Ahtohallan: il fiume
con
tutte le risposte sul passato e su ciò di cui siamo parte,
giusto?”
La ragazza annuì.
“Ci insegnano una canzone quando siamo piccoli che ci ricorda
lo
scopo fondamentale del fiume ma anche il rischio che esso porta, si
dice che lo stesso spirito dell’acqua vegli sulla sua
entrata”
“Nostra madre ce la cantava…”
“Ma non è finita qui: la leggenda parla anche di
un altro spirito”
Honeymaren voltò il ricamo sullo scialle mostrandone il
retro
dove solo il centrale dei cinque era ricamato anche
dall’altra
parte, poi proseguì.
“Perché c’è sempre
un’altra faccia della moneta: ogni luce ha sempre la sua
ombra!”
“Ombra?”
“Esatto! Devi stare molto attenta perché si dice
che ci
sia uno spirito contrapposto ai cinque principali e che incarni
l’opposto del loro stesso essere, seminando solo paura e
distruzione. Molti dicono di averlo visto quando la foresta
è
caduta e sono iniziati gli scontri tra i soldati di Arendelle e i
Northuldra… è conosciuto con molti nomi ma noi lo
chiamiamo…”
Prese un profondo respiro prima di pronunciarne il nome.
“Pitch”
Una volta finito il gioco Anna esultò in maniera molto
vivace la loro vittoria, anche se per pochi punti.
Jack provò in tutti modi ad obiettare ma questa volta doveva
ammettere di aver perso, quindi strinse la mano ad una più
che
soddisfatta Anna e si andò a sedere davanti al grande
falò. Ascoltava la dolce musica suonata da alcuni Northuldra
mentre osservava in lontananza Elsa che parlava con una di loro.
Sospirò amaramente pensando ancora una volta alla sua
realtà, che ad oggi gli sembrava ancora più
lontana che
mai. Passò diversi minuti perso nei suoi pensieri e nei
ricordi,
finché accanto a lui non si sedette un’altra anima
che
sembrava altrettanto disperata.
“Basta, io ho deciso: ci rinuncio!”
Esordì un poco riconoscibile Kristoff al suo fianco.
“Ehi amico che è successo?”
“Che è successo? È successo che ho
provato a fare
la proposta ad Anna per la millesima volta ma come sempre finisco per
rovinare tutto: una volta è la mia goffaggine,
un’altra il
mio errato uso delle parole… fatto sta che ogni santa volta
finisce male! Forse è il mondo intero che sta cercando di
dirmi
di non farlo!”
Pronunciò le ultime parole in un modo così
sconsolato che Jack si sentì amareggiato anche per lui.
“Forse dovresti solo provare con qualcosa di semplice, senza
fare
le cose troppo in grande: sono sicuro che Anna sarà
felicissima
in qualsiasi caso, credimi! Infondo a volte non serve il momento giusto
ma solo la persona giusta”
Kristoff rimase stupito da quelle parole: quel ragazzo nonostante le
apparenze sembrava a volte davvero un esperto in amore.
“Allora spero solo che lei mi veda davvero come la persona
giusta per lei!”
“Sono sicuro che nel tuo caso è
così”
Il suo sguardo si posò involontariamente di nuovo sulla
figura
di Elsa in lontananza: si chiedeva se invece nel suo caso fosse davvero
lui la persona giusta per Elsa.
Ma a quanto pare la scena non passò inosservata.
“Certo che nonostante la mia situazione, non ti invidio: ci
vuole
molto coraggio per puntare una come Elsa, direi che anche tu non
scherzi!”
A quell’affermazione di Kristoff Jack trasalì, si
sentì avvampare e distolse immediatamente lo sguardo.
“Ma c-cosa dici? Io…”
Kristoff sorrise a quel disperato ma dolce tentativo di negazione,
quindi posò affettuosamente una mano sulla spalla del suo
nuovo
amico.
“Non sono di certo un esperto in amore ma lascia che ti dia
io un consiglio adesso: invitala a ballare!”
“Ma lei ha detto che non balla!”
“E questo ti fermerà? Una persona saggia mi ha
detto che
in amore sarà sempre difficile, quindi tanto vale provarci,
no?”
Jack sorrise ricordando le parole che lui stesso aveva rivolto a
Kristoff.
Quest’ultimo però non aspettò una
risposta: si alzò allontanandosi in direzione di Anna.
Grazie Kristoff
Una volta che Honeymaren se ne andò, Elsa rimase a fissare
il
simbolo sul suo scialle: si sentiva così vicina ma allo
stesso
così lontana dalla verità.
“Vuoi ballare?”
Era così persa nei suoi pensieri che l’inaspettata
voce di Jack la fece sussultare.
“Cosa?”
Jack non sapendo come chiederglielo aveva optato per
l’approccio
diretto ma adesso sperava con tutto se stesso che quella domanda fosse
davvero dovuta al non averlo sentito piuttosto che al volergli
concedere una seconda possibilità.
“Vuoi ballare?”
Provò a ripetere, abbozzando un sorriso che sperava non
mostrasse l’agitazione che sentiva divampargli in petto.
Non sapeva se fosse per il fatto di essere tornato umano o
perché in quella realtà lui ed Elsa non erano
ancora
intimi ma si sentiva davvero come un ragazzo che chiedeva per la prima
volta di ballare alla ragazza per cui ha una cotta. E non era una
sensazione così piacevole come ricordasse.
“Grazie Jack, ma come ti ho detto: io non ballo”
Rispose lei accennando un sorriso distratto, per poi voltare di nuovo
lo sguardo sullo scialle.
Quell’affermazione lo gelò ma allo stesso tempo
sentì un fuoco divampargli dentro, come se avesse
risvegliato
una parte di lui che era stata momentaneamente soppressa dal panico.
Eh no, Elsa: non ho
accettato un patto con il mio peggior nemico,
viaggiato nel tempo ed affrontato senza poteri degli spiriti funesti
per arrendermi così facilmente. Ti farò tornare
nella
nostra realtà a qualsiasi costo o almeno ti farò
desiderare di farlo!
Prese entrambe le mani di Elsa e la tirò su
finché non si ritrovò in piedi davanti a lui.
“Tutti ballano! Il segreto è nel fingere di
saperlo fare”
Le sussurrò lui con aria complice, quindi con la presa
ancora
ben salda sulle sue mani iniziò a farla ballare a ritmo di
musica.
Elsa rimase letteralmente senza parole da quel gesto inaspettato: di
solito le persone non amavano toccarla ma lui invece ancora una volta
non sembrava averne nessuna paura, nonostante non fosse di Arendelle.
Quel contatto così spontaneo e deciso di lui, a cui non era
abituata, la fece sentire a disagio: infondo l’unico uomo con
cui
avesse ballato prima d’ora era suo padre quando era piccola,
prima che scoprisse la pericolosità dei suoi poteri.
Se lo ricordava come se fosse ieri: lui le diceva sempre di essere
buona con lui in quanto era solito pestare i piedi alla mamma quando
ballava, solo adesso capiva che probabilmente era una scusa per farla
sentire a suo agio.
Quel tenero ricordo la fece sorridere dolcemente: forse ballare non era
poi così male.
Kristoff propose ad Anna di ballare e per sua fortuna, a differenza
della sorella, adorava farlo e quindi non fu per niente difficile avere
uno sprizzante ‘sì’ come risposta.
Sperò vivamente che ‘sì’
sarebbe stata la risposta anche all’altra domanda che
intendeva farle.
Fece cenno a Rayder di suonare come erano d’accordo qualcosa
di
più romantico, così iniziò a ballare
con lei un
lento ma non riusciva a proferire parola: aveva quasi paura che potesse
rovinare tutto di nuovo.
Forza Kristoff fatti
coraggio, quanto sarà difficile? Con
così tanti tentativi uno prima o poi dovrà andare
bene,
no?
Pensò facendosi coraggio, quindi iniziò a parlare.
“Stai molto bene stasera!”
“Davvero? Ho gli stessi vestiti dall’inizio del
viaggio ed
i capelli in disordine, inoltre ho dormito male quindi credo di avere
delle occhiaie da far paura… oddio le ho veramente? No
perché se le ho davvero…”
Ok, primo passo: fermare
Anna quando inizia ad impanicarsi.
“Stai benissimo: a te non servono tanti fronzoli per essere
carina ai miei occhi!”
Disse teneramente fissandola negli occhi, cosa che la fece arrossire
timidamente ma che la rendeva allo stesso tempo felice.
“Grazie”
Bene Kristoff, ottimo:
continua così!
Disse a se stesso, quasi incredulo di non aver già scatenato
un pandemonio.
“In realtà non ti ho invitata solo per
ballare… nonostante per me sia sempre un piacere
farlo”
“Ah no? E per cosa allora?”
“Volevo dirti una cosa”
Si fermarono un attimo, Kristoff distolse leggermente lo sguardo
sperando di trovare il coraggio necessario per continuare senza
incespicare, quindi proseguì.
“È una cosa molto importante…”
“Non ci credo: è davvero quello che
penso?”
Esclamò lei stupefatta.
“Ah, quindi hai già capito di cosa si
tratta?”
Disse tanto sorpreso quanto imbarazzato.
“Sono senza parole!”
“In senso positivo o negativo?”
Chiese lui, cercando di nascondere dietro l’ironia
l’evidente panico.
“Non saprei: ho sentimenti contrastanti per il momento!
Secondo
te mi dovrei sentire più spaventata o contenta?”
Il crescente tono nella sua voce, più stupefatto che felice,
iniziava a preoccuparlo seriamente.
“Bé, è indubbiamente una decisione
importante e se ti serve temp…”
Si fermò non appena trovò il coraggio di
guardarla negli
occhi perché solo in quel momento notò che non
stava
guardando affatto lui, bensì qualcosa alle sue spalle e
aveva
letteralmente la bocca spalancata dallo stupore.
Alzò gli occhi al cielo avvilito dall’aver appena
constatato che stessero parlando di due cose nettamente diverse, con un
sospiro si voltò.
Voglio proprio sapere cosa c’è di così
incredibile!
Ma anche lui rimase di stucco quando vide cosa stava fissando in
lontananza la sua ragazza.
“Mia sorella sta ballando con un ragazzo!”
Esclamò lei, ancora incredula.
Nonostante tutto Kristoff non poté fare a meno di sorridere
soddisfatto a quella scena, pensando che almeno uno tra lui e Jack
fosse riuscito nel suo intento della serata.
“Ehi Kristoff, posso parlarti un attimo?”
Disse la voce di Rayder alle sue spalle mentre lo tirava in disparte.
“Che c’è?”
“Vedo che il piano non ha avuto l’effetto
desiderato, ma
non disperare ne ho un’altro: mi sono appena ricordato che
nelle
nostre tradizioni abbiamo un modo STUPENDO di fare la proposta e la
cosa più bella è che servono tante
renne!”
“Davvero?”
Chiese lui con una leggera esitazione: si ricordò le parole
di Jack di poco prima sul fare qualcosa di semplice.
“Se iniziamo subito per l’alba saremo
pronti!”
Forse Jack ha ragione, forse combinerei solo un altro guaio…
conosco Anna e probabilmente come dice lui sarà felice
ugualmente (ammesso che la sua risposta sia
‘sì’).
No! Anna merita il
meglio e lo avrà: a qualunque costo.
Annuì quindi a Rayder ed insieme si inoltrarono nella
foresta, attenti a non farsi vedere.
Quando i Northuldra iniziarono a suonare un lento Elsa vide Jack
avvicinarsi ancora di più a lei: le cinse leggermente il
fianco
con una mano mentre l’altra era ancora stretta nella sua.
Sentì il cuore batterle per l’agitazione e si
sorprese nel
chiedersi se risultasse goffa ed impacciata, infondo non è
che
fosse un’esperta di ballo!
Magari stava facendo una pessima figura, magari lui avrebbe riso di lei
o l’avrebbe presa in giro per il suo modo di ballare: il solo
pensiero la dilaniava così decise di incrociare il suo
sguardo
per cercare di capire quanto fosse grave la situazione. Pessima idea:
perché appena lo fece notò che la fissava in un
modo
così intenso che sentì mancarle il fiato.
Sentì il viso arrossarsi: non aveva notato che fossero
così vicini e avrebbe davvero voluto distogliere lo sguardo
o
fuggire da quella tremendamente imbarazzante situazione ma per qualche
motivo non riusciva a farlo.
Forse iniziò a capire il perché: si sentiva
esattamente
come nel suo scorso sogno, solo che questa volta volendo avrebbe potuto
davvero scappare ma possibile che non lo volesse?
Certo Jack era simpatico, oggettivamente un bel ragazzo e si era sempre
dimostrato disponibile ad aiutarli ma era anche vero che lo conosceva
da poco!
Eppure riusciva sempre a farla sentire in un modo diverso da chiunque
altro: riusciva a farla sentire giusta così
com’era, come
se a lui bastasse questo.
Ma gli bastava davvero?
Bastava a lei?
Bastava a giustificare il fatto che se in quel momento lui
l’avesse baciata lei non era più tanto sicura che
glielo
avesse impedito?
Elsa frena! Cosa diavolo
stai pensando? Probabilmente ti sei solo fatta
influenzare da quello stupido sogno e dal fatto che il volto di quel
ragazzo fosse così simile a quello di Jack, tutto qui!
Deve essere questo,
d’altronde che altro potrebbe essere?
Non era sicura di essere pronta a saperne la risposta e quel penetrante
sguardo fisso nel suo non migliorava la situazione.
Prese un profondo respiro, come a cercare quell’aria che
sentiva
mancarle, sperando che il suo battito cardiaco tornasse ad un ritmo
almeno regolare! Aprì la bocca come per dire qualcosa, anche
se
non era proprio sicura di quello che volesse dire, o se sarebbe stata
capace di emettere dei suoni in quella situazione. Non lo avrebbe mai
scoperto, perché una forte scossa al terreno le fece perdere
l’equilibrio reggendosi in piedi solo grazie alla presa di
Jack.
“Tutto bene?”
Chiese lui.
Lei annuì, quindi entrambi si voltarono verso la fonte del
tremore vedendo un golem che passava a poca distanza dal villaggio.
“Sono i golem ma cosa ci fanno da queste parti? Presto:
nascondetevi e spegnete tutte le luci!”
Urlò Yelana a tutti i presenti, quindi i Northuldra
iniziarono a
correre per il villaggio spegnendo il più velocemente
possibile
qualsiasi fonte di luce.
“Dovremmo nasconderci!”
Disse Elsa a Jack, facendo riferimento al fatto che lui la teneva
ancora tra le sue braccia.
Jack alzò gli occhi al cielo per il terribile tempismo di
quei
golem: durante quel ballo si era sentito per la prima volta di nuovo
vicino ad Elsa e quei cosi di terra avevano rovinato tutto!
“E va bene, però mi devi un ballo!”
Disse con un accenno di sorriso, quindi entrambi si nascosero dietro
degli alberi.
Elsa ne sentì passare uno proprio dietro di lei ed ebbe come
la
sensazione che avesse percepito la sua presenza, cosa che la
preoccupò: non voleva di certo mettere in pericolo tutti.
Per fortuna però la sensazione passò e
sentì i
rumorosi passi dei golem farsi più lontani: si
affacciò
dal bordo dell’albero e li osservò allontanarsi ma
qualcosa, o meglio qualcuno, la tirò via per un braccio.
Era sua sorella e sembrava avere un volto tanto esasperato quanto
preoccupato.
“Ti prego non dirmi che hai intenzione di seguirli! Ti devo
ricordare cosa è successo l’ultima volta che li
hai
visti?”
“E se li domassi come ho fatto con il vento ed il fuoco?
Magari questa volta potrei riuscirci!”
“E se invece ti schiacciassero ancora prima che tu possa
provarci?”
Jack, che aveva assistito alla scena, si intromise nella conversazione.
“Elsa, Anna ha ragione: è troppo pericoloso ed io
ne sono l’esempio vivente!”
Disse indicandosi la ferita.
“Ricorda: l’obiettivo è trovare la voce,
trovare la verità e tornare a casa!”
Le ricordò la sorella
E far tornare Elsa alla
sua realtà
Pensò tra sé Jack
E trovare il quinto
spirito!
Pensò Elsa, ma forse avevano ragione: era pericoloso,
soprattutto per loro, ed aveva già constatato che era
impossibile provare a farli desistere.
Yelana si avvicinò a loro.
“Per gli spiriti, per fortuna state bene! Andate subito a
dormire: non è sicuro stare svegli in quanto i golem sono
sensibili alle luci e ai rumori: potrebbero tornare. Noi faremo a turno
per fare la guardia al villaggio”
Elsa era contraria ad andare a dormire ma era buio pesto e senza fonti
di luce era praticamente impossibile continuare il viaggio, quindi a
suo malgrado si accoccolò vicino a sua sorella e dopo
diversi
minuti riuscì finalmente ad addormentarsi.
Elsa si ritrovò nella sua camera ad Arendelle ma questa
volta
c’era qualcosa di diverso, come se non si sentisse bene, come
se
qualcosa la stesse opprimendo in petto con una forte stretta al cuore.
Si voltò speranzosa in cerca di aiuto, fu allora che lo
vide: il
ragazzo del sogno la stava osservando da fuori la finestra, aveva una
mano poggiata sul vetro e il cappuccio sulla testa, ma appena lei si
avvicinò, lo tolse.
Elsa posò istintivamente anche lei la sua mano sul vetro, in
corrispondenza di quella di lui, l'unica cosa che li separava era quel
vetro, eppure dall’espressione di lui aveva la tremenda paura
che
a sperarli ci fosse molto altro.
Sentì una stretta al cuore: lui aveva un'aria seria,
malinconica...decisamente preoccupante.
Provò un'orribile sensazione, sentiva che quello era un
addio,
era quasi certa che non lo avrebbe più potuto rivedere e la
cosa
la terrorizzava. Iniziò a sentire il suo cuore battere
agitato e
le proprie paure assalirla sempre più come la morsa al petto
che
la attanagliava ma tentò di ignorarla.
Il ragazzo pronunciò due parole ma stranamente nessun suono
gli
uscì dalla bocca. Nonostante non avesse sentito nulla, Elsa
riuscì a capire cosa aveva detto, lo lesse dal labiale:
aveva
detto due semplici parole.
'Ti amo'
La cosa la spiazzò ma non aveva nessun senso! Lei non
conosceva
quel ragazzo e non capiva perché somigliasse tanto a Jack,
perché comparisse continuamente nei suoi sogni o
perché
avesse i suoi stessi poteri.
Eppure quella sensazione che fosse un addio, che forse non lo avrebbe
più rivisto, che non avrebbe mai saputo la
verità,
iniziava ad angosciarla sempre più facendole mancare il
fiato:
lui sembrava stare per andare via ma lei non poteva permetterglielo!
Sbatté il braccio contro la finestra per attirare la sua
attenzione.
“Non puoi andartene! Devi dirmi chi sei, come posso trovarti
e perché hai i miei stessi poteri!”
Urlò lei, ma il ragazzo si comportò come se non
avesse
parlato: levò lentamente la mano dal vetro e si
lasciò
trasportare via dal vento.
No, non poteva finire così: quella maledetta finestra era
una di
quelle che non si apriva, quindi corse giù per le scale
candendoci quasi per la fretta. Arrivò fuori al cortile ma
del
ragazzo non vi era traccia e lo sentiva chiaramente dentro di
sé
come se fosse una certezza: era andato via e non sarebbe più
tornato.
Il dolore provato in quel momento fu immenso e senza accorgersene
copiose lacrime le solcarono il viso e sentì
un’immensa
disperazione, come se avesse perso qualcosa di fondamentale, qualcosa
che non sarebbe più potuta tornare.
Istintivamente portò lo sguardo verso l’alto e
nonostante
non fosse ancora orario, vide la figura circolare della luna alta nel
cielo.
Era uno di quei giorni in cui la luna si vede anche di giorno.
Per qualche strano motivo il vedere quella figura circolare alta nel
cielo placò per qualche istante le sue paure.
La pace durò però solo pochi istanti
perché
sentì il dolore al petto crescere a dismisura fino a farla
svegliare con un urlo di disperazione: la cosa non passò
inosservata.
“Elsa che succede?”
Le chiese preoccupata sua sorella, svegliata anche lei dal suo urlo.
Stava per risponderle quando accorse anche Jack, che sembrava in pieno
panico.
“Elsa, stai bene?”
Elsa portò una mano al petto: quel dolore che fino a poco fa
le
sembrava così reale era sparito ma non la terribile
sensazione
di star sbagliando qualcosa e di non poter più rivedere quel
ragazzo.
“Sto bene, era solo un sogno ma dobbiamo andare e seguire la
voce, SUBITO!”
“Subito?”
Chiesero in coro perplessi Anna e Jack.
“Sì, una Northuldra mi ha detto di un quinto
spirito, un
ponte tra noi e la natura, la voce potrebbe condurci da lui e ho paura
di non riuscire a trovarlo in tempo se non ci sbrighiamo!”
“Ok dammi solo un attimo…”
Disse Anna guardandosi intorno ma vide solo Olaf.
“Olaf, sai dove sono Kristoff e Sven?”
“Oh, sì: si sono allontanati con Rayder ed il
branco di
renne prima dell’arrivo dei golem, hanno detto che sarebbero
tornati per l’alba!”
“Così, senza dire una parola?”
“Chi li capisce gli uomini!”
Rispose il pupazzo di neve, quindi Anna a malincuore andò da
Elsa: non voleva lasciare Kristoff ma sapeva bene che doveva andare con
sua sorella, sentiva che altrimenti la terribile predizione di
Granpapà si sarebbe potuta avverare e lei avrebbe fatto
qualsiasi cosa per impedirlo, per impedire ad Elsa di fare una
sciocchezza che le sarebbe potuta essere fatale.
Rieccoci! Questo
capitolo sarebbe
dovuto essere quello dedicato allo spirito dell’acqua ma
scrivendo mi è venuto molto lungo quindi ho deciso di
dividerli,
in modo da non lasciarvi i miei soliti capitoli-papiri XD
La scena del ballo
Kristanna e Jelsa
la avevo in testa dall’inizio ed è sempre stata
una delle
mie preferite tra le scene romantiche/simpatiche ideate e sono contenta
che sia uscita fuori carina come me l’ero immaginata. A voi
è piaciuta? A parte il pessimo tempismo dei golem (non
odiatemi
è colpa loro non mia *li indica e scappa*).
Io comunque patteggio
per Kristoff e Jack come BBF, penso che tra loro possa nascere un
ottima amicizia.
Anche questo capitolo ha
avuto tante
scene dolci e serene, bene: rileggetevele pure se vi serve
perché dal prossimo capitolo inizierà un
crescendo verso
l’angst! (si il titolo “la quiete prima della
tempesta” non è a caso) *inizia a regalare
fazzoletti
gratuiti*… non si sa mai potrebbero servirvi nei prossimi
cap,
credetemi… (muhahah *urlo interiore della mia parte deviata
amante dell’angst*)
Un’altra cosa
che non ho amato
del film è stata la poca cura per il personaggio di Kristoff
che
viene brutalmente abbandonato da una fretta che apparentemente non
aveva molto motivo, quindi ho cercato di motivare meglio la scelta di
lasciarlo indietro, inoltre ho cercato di ricamargli più
spazi
nel corso della storia, spero di esserci riuscita.
Sia nella pietra degli elementi che sullo scialle della madre di Elsa
ed Anna è presente un sesto simbolo sul retro che indica un
elemento opposto agli altri ovvero l'oscurità e la paura e
chi
poteva impersonarle meglio di Pitch?
Grazie a
tutti per aver letto, come sempre se potete fatemi sapere cosa ne
pensate e ci vediamo al prossimo cap!
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