La
luce del sole filtrava dalla finestra, illuminando la cameretta di una
giovane boss e quest’ultima, seduta sul letto.
Marina
chinò di lato il capo, facendo ondeggiare i capelli azzurri.
La luce si rifletteva sulle placche blu che aveva sulla testa.
Osservava
il capellino di pizzo nero che teneva in mano.
<
Bianchi ne aveva uno uguale quando eravamo piccole. Anche se lei, come Hitman,
è sempre sembrata molto più grande della sua
età.
Sì
che ha solo tre anni più di me e di Gokudera >
pensò.
“Non
mi sorprende che sia entrata nei Varia, è sempre stata
completamente pazza” borbottò.
Marina
si sporse e guardò il vassoio di biscotti di Bianchi.
Alzò lo sguardo e notò l’espressione
dell’altra nella penombra, aveva un sorriso deforme, gli
occhi sporgenti.
<
Certo che è una vera psicopatica > pensò
Marina, fissando il vestito di pizzo nero della Scoglio.
Abbassò lo sguardo ed osservò i fumi velenosi e
violetti che si alzavano dalla pietanza, che si condensavano prendendo
la forma di teschi. < Vuole di nuovo avvelenare il fratello?
> s’interrogò.
Utilizzò
la sua pioggia per depurare i biscotti, muovendo le dita di nascosto
dietro la schiena.
“Ti
piace il mio cappello?” domandò Bianchi.
Marina
lo guardò, era sporco di sangue.
Marina
lanciò il capello in una spazzatura dall’altra
parte della stanza.
Si
alzò dal suo letto e raggiunse la finestra, sedendosi sul
davanzale.
La
porta si aprì con un cigolio, Marina riconobbe il passo alle
sue spalle.
Luca
si sedette accanto a Marina e si sfilò il cappello,
scompigliandosi i capelli vermigli.
“Ancora
qui a riflettere da sola?” domandò.
Marina,
accarezzò il bordo della finestra e lo guardò di
sfuggita.
“Quel
cappello ti sta veramente male” borbottò.
Luca
incrociò le braccia al petto e si scusò:
“Mi dispiace di aver urtato il tuo senso estetico con la mia
concezione di moda”.
“Non
prendermi in giro” borbottò.
Alzò
la testa e socchiuse gli occhi.
“Dici
che è vero che il nostro Cielo ci ha sostituito con altri
guardiani?” domandò.
Luca
assottigliò gli occhi.
“No,
è tutta una manovra del Nono” ribatté.
Marina
sfilò il cappello dalle mani di Luca e se lo mise in tasca.
“Così
avrò la certezza che non te lo metterai mai
più” disse. Saltò in piedi e si
avvicinò, sporgendo il capo fino a dare una distanza solo di
due dita. “Allora, chi ti ha dato
quest’informazione?” domandò.
Luca
indietreggiò di un paio di passi.
<
Squalo, ma non ho nessuna intenzione di dirglielo >
pensò.
“Come
tempesta ho i miei informatori.
Però
mi hanno anche detto che il ‘boss’ ha di nuovo il
suo Cielo” spiegò.
Marina
si massaggiò il collo, socchiudendo gli occhi.
“Allora
cosa stiamo aspettando? Dobbiamo raggiungerlo”
sussurrò.
Luca
si abbassò, guardandola negli occhi.
“Dovrà
essere lui a venire da noi. Non possiamo fargli fretta.
Però…
possiamo mandargli dei regali per fargli sapere della nostra esistenza.
Ti va di scrivere una lettera vecchio stile?”
domandò.
Marina
schioccò la lingua sul palato.
“Preferisco
una mail. Non credo vadano più di moda i piccioni
viaggiatori” ribatté.
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