Capitolo
9
«Niente
da fare!» questo il
pronostico di uno sconsolato Timmy, che si accasciò sulla
sedia, pronto a mollare.
«Non
facciamoci prendere dal panico!» esclamò Tecna, però,
continuando a digitare velocemente sulla tastiera di un computer
secondario. «Mi è venuta un'idea per amplificare il
segnale del localizzatore Alfa. Sono sicura che il cellulare di Riven
risponderà se le onde Gamma saranno più alte!»
Timmy
ci pensò su un attimo. «Sì...» ammise,
infine, rimettendosi seduto composto ad una velocità
supersonica, improvvisamente elettrizzato. «Potrebbe
funzionare! Tecna, ti amo!»
Sul
volto della fata della Tecnologia apparve un mezzo sorriso
imbarazzato, ma ciò non la distolse dal suo lavoro. Continuò
a lavorare, disturbata soltanto dall'incessante chiacchiericcio di
Stella che, seduta sulle ginocchia del suo fidanzato, continuava a
raccontargli chissà cosa ad un volume di voce basso ed
inspiegabilmente eccitato.
Il
povero Sky, invece, rimaneva seduto, in fondo alla navetta, a gambe e
braccia incrociate ad aspettare che accadesse qualcosa.
«Sono
stanco di aspettare!» confidò a Nabu, che era seduto al
suo fianco. «Vorrei poter far qualcosa per ritrovare Riven, ma
siamo impotenti e l'unica traccia che abbiamo non porta da nessuna
parte!»
«Non
disperare!» esclamò il mago di Andros, con un sorriso
rassicurante. «Dobbiamo avere fiducia in Timmy e Tecna!»
Sky
rispose con un mezzo sorriso, ma non era incoraggiato. «Già,
non c'è altro da fare!» sospirò. Poi il suo
sguardo cadde di nuovo su Brandon e Stella. «Vorrei essere
spensierato come loro!»
«E
io vorrei che tutto fosse finito per poter stare un po' solo con
Aisha!»
I
due sospirarono all'unisono. E proprio mentre lo facevano, le porte
della navicella spaziale si aprirono e dentro piombò una
affaticata Musa, gridando: «Riven? Cosa sapete di lui? Dov'è?
Come sta?»
Sky
e Nabu si alzarono in piedi, Tecna e Timmy, che stavano confabulando
tra loro, voltarono le loro teste verso di lei, curiosi. Brandon e
Stella distolsero la propria attenzione l'uno dall'altra per guardare
con un certo disappunto colei che aveva interrotto il loro tubare.
«Ma
che c'è?» volle sapere lei.
«Dov'è
Riven?» ripeté Musa, senza guardare nessuno in
particolare. Un secondo dopo, apparvero anche le altre due Winx che
le erano corse dietro, ma nessuna delle due fece segno di aver
riconosciuto il proprio ragazzo.
«Ecco...»
Timmy guardò a terra, a disagio. «Lo stiamo cercando.»
«Perché?
Cos'è successo?»
Stella
parlò, confusa: «E' scomparso!» esclamò.
«Però è strano...» continuò,
portandosi una mano sotto al mento, seguendo un filo logico tutto
suo.
«Cosa?»
chiese Musa, tesa.
«Riven
avrebbe dovuto chiamarti ieri sera... credevo che l'avremmo trovato
qui con te, ma poi ho scoperto che nessuno l'ha visto!»
«Avrebbe
dovuto essere con me?» ripeté la fata della musica, che
ormai non ci capiva più niente.
«Beh,
sì dato che...» Stella era sempre più confusa.
Tutti guardavano lei e nessuno capiva.
«Dato
che...?» la spronò Aisha, che poteva benissimo capire la
tensione di Musa.
Stella
sbuffò. «Doveva essere una sorpresa!» esclamò,
in tono lamentoso.
«Stella,
non è il momento per le sorprese!» la rimproverò
Bloom. «Dai parla!»
La
fata del Sole e della Luna sospirò e guardò Musa.
«Ieri, quando ti ho visto quel completino in mano, te l'ho
preso. Non è che mi piacesse, che sia ben chiaro, ma l'ho
comprato lo stesso! Non abbiamo di certo gli stessi gusti. Dopotutto,
tra noi sei, solo io ho la giusta classe!»
Musa
sentì la rabbia crescere. «E cosa me ne importerebbe?»
sbottò, stringendo i pugni e trattenendosi per non dargliene
uno in testa. «Cosa c'entra con Riven?»
«Ehi,
è importante!» replicò Stella, offesa. «L'ho
comprato, dicevo. Ero d'accordo con Flora per farti allontanare dal
negozio, una volta che avessi trovato qualcosa di tuo gradimento. E,
quando te ne sei andata, mi hai fatto un enorme favore, così
mi sono diretta alla cassa, mi sono fatta fare un pacchettino, poi ho
chiamato Riven perché venisse a prenderlo. Poi ci siamo
lasciati, quindi... immagino che, se Darcy ha fatto qualcosa, l'ha
fatta prima che lui potesse chiamarti!»
A
Musa si seccò la gola: Riven le stava facendo una sorpresa,
una meravigliosa sorpresa di San Valentino! I rimorsi continuavano a
salire: ecco perché non le aveva risposto, ecco spiegato il
perché di molti suoi comportamenti. Ma Aisha le aveva detto
che Helia aveva lasciato perdere la sorpresa per Flora per andare a
salvarla, mentre Riven... sì, a questo punto non c'erano più
dubbi: gli era sicuramente successo qualcosa.
«Io...
io devo andare!» mormorò.
Sicuramente
Darcy l'aveva catturato per mettere in trappola lei. Musa ne aveva la
certezza perché, altrimenti, Riven sarebbe corso insieme a
Helia ad Alfea.
Non
disse altro, scattò fuori dalla navetta in direzione della
scuola, veloce come il vento. Doveva parlare con Icy e Stormy. Doveva
far confessare loro dove si trovasse Darcy. Solo così avrebbe
trovato Riven.
Quella
strega aveva sempre avuto una particolare predilezione per lui:
l'aveva ingannato due anni prima e attirato dalla sua parte; adesso
poteva voler colpire lui per far del male a lei, alle Winx e
all'intera Fonterossa. Non le interessava se era una trappola.
Sentiva solo che doveva salvare il suo ragazzo.
Gli
alberi e le piante che la intralciavano non erano un problema:
schivava gli alberi, saltava le piante e le radici e, qualche volta,
cadde, strappandosi i pantaloni in più punti. Ma erano
problemi senza alcuna importanza.
Sembrava
che la distanza dai cancelli di Alfea si fosse allungata e che non
riuscisse a coprirla nemmeno correndo più forte.
La
milza le faceva male, il respiro le si era quasi mozzato. Quando
cominciò a distinguere i cancelli della scuola, si chiese
perché mai gli Specialisti avessero dovuto parcheggiare nella
foresta invece che nell'enorme parco, dove stava la seconda navetta.
Fece uno scatto, anche se cominciava a mancarle aria nei polmoni. Non
vide niente: aveva un solo obiettivo ed era entrare nel cortile.
Arrivò.
Anche l'aprirsi del cancello le sembrò più lento del
solito: le stava facendo perdere del tempo prezioso. Cercò la
navetta di Fonterossa con lo sguardo.
Quando
la vide, corse verso di essa, si diresse all'entrata, ignorando gli
sguardi interdetti dei Templari che ne erano a guardia, ma non poté
fare lo stesso con le loro grandi mani che, improvvisamente, le si
strinsero attorno alle braccia.
«Lasciatemi!»
gridava, divincolandosi furiosamente. «Devo parlare con le
streghe! Lasciatemi!»
«Non
puoi entrare!» disse uno dei due. «Solo la Preside e gli
Specialisti possono...»
«Ma
io devo entrare! Devo parlare con le streghe!» gridò
ancora Musa. «Lasciatemi subito oppure...»
«Basta!»
gridò una voce autoritaria all'interno. La preside Faragonda
fece la sua lenta comparsa e, Musa e i Templari, nel sentirla,
smisero di lottare. La ragazza smise di scalciare, ma guardò
la preside con uno sguardo battagliero; nei suoi occhi brillavano
fiamme cariche di rabbia nei confronti delle streghe, le sue guance
erano rosse e la sua fronte imperlata di sudore. «Che è
successo?» domandò la preside, preoccupata. «Perché
urli così, Musa?»
«Riven!
Darcy è con Riven! Devo sapere dove si trovano!» lo
disse a voce molto alta, velocemente, anche se aveva ancora il fiato
corto. Anche le Trix avevano sentito e la fata le sentì ridere
in modo sgradevole, tanto che il suo stomaco si contrasse per il
terrore.
A
un cenno di Faragonda, i Templari lasciarono andare la fata della
musica che entrò nella navetta e si fiondò dalle due
streghe legate e imprigionate dietro delle sbarre magiche. Al polso
avevano un braccialetto verde smeraldo che bloccava i loro poteri.
Ma, per quanto fossero impotenti, sui loro volti, in quanto a
tracotanza, sembrava che fossero quelle con il coltello dalla parte
del manico.
«Che
c'è, fatina? Hai perso il tuo ragazzo?» ridacchiò,
maligna, Icy.
«Dov'è
Darcy?»
«Non
lo so!» sbuffò Stormy, i cui capelli erano più
ricci del solito e gli occhi esprimevano una rabbia incontenibile.
«Darcy mi aveva detto di dirti che erano insieme nel caso fossi
riuscita a sconfiggermi, ma, dato che lo sai già... come
informazione è un po' inutile!»
«Dove?»
replicò Musa, con maggiore veemenza, ignorandola, mentre il
suo cuore scalpitava talmente furioso che sembrava volersi staccare
dal suo petto.
«Non
lo sappiamo! E, anche se lo sapessimo, non verremmo certo a dirlo a
te, no?» replicò Icy, stringendosi nelle spalle.
Musa
si avvicinò alle sbarre, con fare minaccioso. «Che cosa
ha fatto a Riven? Voi lo sapete: vi dite sempre tutto! E, dato che ti
ha detto di dirmi che sono insieme, ti ha anche detto dove si
trovano!»
«Non
l'ha fatto!» replicò Stormy, stringendosi nelle spalle,
girando la testa da un lato.
«Stavolta
ognuna ha fatto di testa sua!» continuò la strega del
ghiaccio, seduta scompostamente a terra e fissando la fata con un
ghigno cattivo. «Non che mi dispiaccia che il tuo ragazzo abbia
tirato le cuoia. Era solo un povero stupido che si lasciava
manipolare dalla prima donna che vedeva! Basta che abbia un bel paio
di gambe e degli occhioni da...»
«Fata?»
azzardò Stormy.
«Intendevo
un'altra cosa, sorellina, ma lasciamo perdere!» Icy si voltò
un secondo verso la sorella, poi tornò a guardare Musa.
«Dicevo, il tuo ragazzo era uno stupido, che si vestiva da
cafone e che...»
«Ora
basta con questa storia!» gridò la fata, indispettita e
indicibilmente fuori di sé. «Va bene! Ho capito: troverò
un modo per trovarli da sola!»
Si
voltò e se ne andò come era arrivata, scornata e
frustrata. Cercò di ignorare più che poteva la risata
malvagia della strega del ghiaccio. Ma era ancora al punto di
partenza. Non sapeva dove era Riven e, se non avesse fatto qualcosa e
subito, non l'avrebbe mai trovato.
Un
brivido di terrore le corse lungo la schiena, mentre una vocina
maligna nella sua mente le diceva: “E se Icy avesse davvero
ragione e Riven fosse morto?”. Si dette uno schiaffo: Riven era
vivo; da qualche parte, ma vivo. Lei lo sentiva.
Il
suo cuore lo sapeva.
Camminò
per il giardino di Alfea, vide Flora ed Helia entrare dal cancello,
lui che sorreggeva lei. Musa distolse lo sguardo: quella vista
rischiava di farle ancora più male.
«Ehi,
Musa!» a chiamarla era stata una ragazzina coi capelli color
ghiaccio e la stava salutando con foga, gli occhi che brillavano di
gioia. Musa avrebbe tanto voluto essere al suo posto, felice, così
dannatamente senza problemi.
«Ciao...»
disse, titubante: non ricordava il suo nome e, davvero, non aveva
voglia di intavolare una conversazione. Ma quella non l'aveva capito:
si era fiondata su di lei e l'aveva abbracciata, come se fossero
state amiche da sempre. «Grazie, Musa! Mi hai salvata!»
si staccò e le sorrise, ammirata. «Mi chiamo Aria!
Quando sarò al terzo anno, vorrò essere una perfetta
fata dei Venti, ma... ancora sono alle prime armi...»
«Capisco...»
mormorò Musa, tenendo gli occhi bassi.
«Qualcosa
non va?» domandò Aria, preoccupata. Giunse le mani e
continuò: «Se posso fare qualcosa... non esitare a
dirmelo! Sono in debito con te e farò qualsiasi cosa!»
Musa
sorrise di fronte all'entusiasmo di quella ragazzina del primo anno.
Le posò una mano sulla spalla e la guardò negli occhi.
«Sei
molto gentile, piccola Aria, ma...» sospirò. «Non
c'è niente che tu possa fare. A meno che...» ma non
continuò: non vedeva perché oberare anche una ragazzina
del peso nel suo cuore. Non ne aveva parlato con le sue amiche;
perché aprirsi con una fata sconosciuta?
«A
meno che?» la incalzò, però, quella fata.
Musa
cedette, soprattutto per via dello sguardo speranzoso che le stava
rivolgendo. «A meno che tu non possa dirmi un modo per arrivare
al mio ragazzo, Riven.» fece scivolare la mano dalla sua
spalla. «Sai, è...» deglutì, ma non bastò
a sciogliere il nodo che si era formato alla bocca del suo stomaco.
«E'... è scomparso.»
Gli
occhi di Aria si sgranarono dallo stupore e lei si posò le
mani sulle guance. «E' sparito? E com'è successo? Chi è
stato?»
«Le
Trix.» era l'unica domanda a cui era in grado di rispondere.
Aveva voglia di piangere, ma si trattenne.
«Io...»
la giovane fata abbassò lo sguardo. «vorrei aiutarti...
mi viene solo un suggerimento, ma...» l'attenzione di Musa si
concentrò davvero su Aria: poteva avere una soluzione. Per
quanto stupida avesse potuto essere, sarebbe stato qualcosa a cui lei
non aveva minimamente pensato. «Ecco...» Aria arrossì.
«Puoi chiedere alla Pixie delle Chiavi... oppure... è...»
La
Pixie delle Chiavi? Musa si batté una mano sulla fronte,
dandosi mentalmente della stupida: Lockette! Ma certo! Chi meglio di
lei per ritrovare Riven? La piccola Pixie di Bloom, sicuramente,
avrebbe potuto aiutarla!
C'era
solo un problema. Musa si guardò attorno, cercandola e
sperando di trovarla in mezzo alle studentesse che stavano
festeggiando l'ennesima liberazione di Alfea dall'assedio delle Trix.
«Musa!»
la voce di Flora la fece sussultare e voltare verso il punto da cui
essa proveniva. La fata dei fiori era in piedi e si stava reggendo da
sola, davanti ad un apprensivo Helia. «Che succede?»
«Sto
cercando Lockette!» tagliò corto.
«Lockette?»
domandò Flora, perplessa.
«Ti
sono stata d'aiuto davvero?» mormorò con voce piccola
Aria, incredula.
Musa
la guardò, come se non si fosse ricordata solo in quel momento
della sua esistenza. «Io... sì, credo di sì.
Grazie, piccola Aria!»
«Ma
che cosa...»
La
fata della musica corse via e non stette ad ascoltare quello che
Flora aveva avuto da dire: spiegare sarebbe stato troppo lungo e
avrebbe perso solo un sacco di tempo, sottraendolo a Riven e
facendone guadagnare a Darcy.
Quella
strega avrebbe potuto essere dovunque, nell'universo di Magix.
***
Riven
si risvegliò con un terribile mal di testa. Fece per portarsi
una mano sulla fronte, per massaggiarla, e, straordinariamente, ce la
fece. Stupito da questo, aprì gli occhi e guardò il
proprio polso su cui stavano ancora i segni dei lacci che l'avevano
tenuto legato.
Perché
Darcy l'aveva liberato? Cosa era successo?
Decise
che non aveva importanza: se era libero, qualcosa doveva essere
accaduta. Forse gli Specialisti e le Winx erano riusciti a trovare
Darcy e a catturarla, ma, in quel caso...
Riven
si alzò in piedi, pensieroso: in quel caso, non avrebbero
dovuto trovare anche lui? No, non l'avrebbero mai abbandonato,
neanche quello sprovveduto di Brandon.
Si
guardò intorno, cercando uno spiraglio in quelle pareti
rocciose che lo circondavano: era in uno degli ultimi nascondigli di
Valtor, così come gli aveva raccontato Darcy, oppure non più?
Si
diresse verso quella che, ad istinto, scelse come via d'uscita.
Doveva
tornare a Fonterossa, come prima cosa e poi dare l'allarme, come,
stupidamente, non aveva fatto la sera prima.
Si
era lasciato giocare da Darcy una seconda volta. Era caduta nella sua
trappola facilmente, aiutato dalla propria maledetta indecisione.
Musa...
Chissà
cos'avrebbe detto lei.
Riven
si chiese se avesse dovuto raccontarle dei baci che aveva dato alla
strega. L'avrebbe ferita soltanto.
«Dannazione!»
gridò, digrignando i denti. Calciò via un ciottolo e
continuò la sua solitaria camminata.
Era
anche disarmato e questo lo portava ad essere più teso e
vulnerabile.
Riven.
Quel
sussurro lo fece sussultare e ruotare su se stesso, cercando chi
avesse potuto chiamarlo. Ma non c'era nessuno sul livello della
strada, né più in alto o più in basso.
Si
disse di esserselo immaginato, ma tenne tese le orecchie comunque.
Riven.
Era
sicuro. Aveva sentito qualcosa.
Riven,
da questa parte!
«Chi
sei?» chiese, a voce alta.
Riven,
da questa parte!
«Dimmi
chi sei!» insistette lui.
Riven.
Il
sussurro si fece un po' più alto, ma rimase comunque tale.
«D'accordo.»
tagliò corto lui. «Se proprio non vuoi dirmi chi sei,
dovrò scoprirlo da solo!»
E,
così dicendo, cominciò a correre nella direzione dalla
quale credette che provenisse la voce. Avrebbe trovato colui –
o colei – che tentava di giocargli un brutto tiro.
Ma
tutto ciò che trovò fu un vicolo cieco, una specie di
stanza circolare di pietra, al centro della quale galleggiava a
mezz'aria una strana sfera di energia violacea.
«Ma
che diavolo...»
La
sfera di energia, come se l'avesse sentito, si avvicinò
lentamente a lui.
L'ora
è vicina. La vendetta sta per compiersi, sussurrò
la voce.
Riven
non capì il senso di quelle parole, preso com'era
dall'osservare la sfera che, lentamente, cambiava forma, formando
scintille dorate.
La
sua mente cominciò ad annebbiarsi, era come se si fosse
improvvisamente calato in un sogno. Allungò la mano
sull'oggetto di energia che aveva preso il posto della sfera e la sua
voce si unì a quella della sfera, per formare un sinistro e
sibilante coro:
«L'ora
è vicina. La vendetta sta per compiersi!»
***
Musa
trovò Lockette in mezzo ad alcune studentesse del secondo anno
che festeggiavano con un rumoroso girotondo. Stava partecipando anche
Chatta, quando la fata della musica irruppe nell'allegro gruppetto e
quasi rapì Lockette.
Dovette
spiegarle più volte perché voleva il suo aiuto solo
perché parlava troppo velocemente ed ansimando. Quando,
finalmente, ci era riuscita, la Pixie delle Chiavi mostrò la
propria preoccupazione:
«E
se non dovessi riuscirci?»
«Andiamo,
Lockette!» sbuffò Chatta. «Sei l'unica che può
riuscirci!»
«E
se dovessi sbagliare? Riven potrebbe...»
Chatta
le lanciò un'occhiata di rimprovero. «Hai mai
sbagliato?»
«Ma...»
«Vuoi
dire che non mi vuoi aiutare a trovare Riven?» sbottò
Musa. Ma cambiò atteggiamento, vedendo che la piccola fata si
stava spaventando: «Ti prego, Lockette! Ti prego, sei davvero
l'unica a cui posso rivolgermi: se Timmy ancora non c'è
riuscito, dubito che potrà fare molto altro, ti prego! Si
tratta di Riven.» Grosse lacrime cominciarono a rigarle il
volto inevitabilmente. Non poté fare niente per fermarle,
anche se così rischiava di mostrarsi ridicola e debole di
fronte a tutte le fate di Alfea.
Lockette,
a quella preghiera accorata, non poté non rispondere. Posò
una mano sulla mano tesa di Musa e la guardò con dolcezza.
«Non è che non voglio aiutarti, ma tu sei debole!»
«Io
sono a posto!» tagliò corto Musa. «Io devo salvare
Riven!»
Lockette
si ritrovò con le spalle al muro. «D'accordo allora.
Farò tutto il possibile!» promise.
Fu
così che Lockette si mise davvero all'opera e lei e la Winx si
librarono in volo.
«E
le altre?» volle sapere Lockette, prima di partire verso la
foresta di Selvafosca.
«Avverti
le altre!» chiese Musa a Chatta, per evitare altri
ripensamenti.
«Ma...
è più sicuro se...»
«Non
c'è tempo, adesso!»
Non
si curò delle sue proteste delle due Pixie; costrinse Lockette
a guidarla e nessuna delle due poté contraddirla.
Era
vero: non si sentiva al massimo delle forze, soprattutto dopo aver
richiamato il potere dell'Enchantix, ma non si sarebbe tirata
indietro neanche se fosse stata in punto di morte. Per le persone che
amava, avrebbe corso il rischio.
Volò
a lungo rasente agli alberi. Più volte le si appannò la
vista e fu costretta a rallentare, se non a fermarsi.
«Te
l'avevo detto di...» provò Lockette.
«Andiamo!»
tagliò corto Musa, scacciando la Pixie che provava ad
avvicinarsi a lei. «Io sto benissimo!»
Lockette
smise di provare a convincerla a tornare indietro, ma ogni tanto
lanciava occhiate preoccupate in sua direzione, pronta a soccorrerla
come poteva.
Musa,
dal canto suo, tenne duro per non dare a vedere la propria debolezza:
aveva quasi paura che la Pixie di Bloom potesse farle un brutto
scherzo e portarla dalla parte opposta a quella in cui si trovava
Riven, pur di salvarla.
Ma
a Lockette non venne quest'idea, perché proprio Musa,
guardando in basso, notò i capelli rossi del ragazzo spuntare
da sotto una coltre di alberi, in una radura. La cosa che non andava,
però, era la strana energia negativa che gli aleggiava
intorno.
«Cosa
può essere?» si chiese, planando cautamente: avrebbe
rischiato di vomitare, se fosse scesa in picchiata. Lockette provò
a richiamarla, ma Musa ignorò le sue premure e le chiese di
rimanere nascosta e di vedetta, per quando sarebbero arrivate le
altre. Perché Musa sapeva che sarebbero arrivate: il loro
legame magico gliel'avrebbe detto.
Arrivò
alle spalle di Riven, che si era voltato e si guardava intorno, quasi
fosse stato spaesato.
Decise
di palesarsi. Se avesse avuto qualche problema, avrebbe usato la
polvere di fata per liberarlo, ma prima doveva scoprire quale fosse
il problema per poter spezzare in tutta sicurezza l'incantesimo.
«Riven?» lo chiamò. Il ragazzo si voltò di
scatto.
Solo
allora Musa si rese conto che, in mano, aveva una spada fatta di
energia oscura.
Fece
un passo indietro, preoccupata: quello sguardo carico di stupore non
aveva senso. E neanche quello di cattiveria che sostituì il
primo. Sentì un brivido correrle lungo la schiena ed era una
sensazione per niente piacevole.
«R-riven,
va tutto bene?» chiese, cauta. Nella sua voce ci fu
una nota di spavento.
«Andrà
meglio quando ti avrò infilzata!» ribatté lui,
con veemenza.
Quelle
parole colpirono Musa più di un colpo di spada. «Cosa?
Riven, ma cosa dici? Sono io... Musa!»
Provò
a tendergli una mano per fargli vedere che non aveva intenzioni
cattive, per ricordargli chi era veramente. Era chiaro che era stato
suggestionato.
Avrebbe
dovuto usare la polvere di fata, ma non ebbe il tempo di mettere in
pratica le proprie intenzioni: Riven aveva fatto uno scatto felino
verso di lei con la spada tratta, con tutta l'intenzione di ferirla.
Musa
riuscì a scansarsi, ma a scapito della propria salute: la sua
testa cominciò a vorticare, tanto che i suoi occhi videro il
mondo vibrare e i contorni di Riven si fecero sfocati. Scosse la
testa giusto quell'attimo che le servì per vedere che il suo
ragazzo la stava di nuovo attaccando.
«Muori!»
gridò, alzando la spada sopra la testa e poi abbatterla su di
lei. Musa scattò in alto.
«Riven,
ma cosa fai? Ti prego, svegliati, sono io!» gridò. Si
portò più in alto, per stare fuori dalla portata della
sua spada.
«Vieni
giù, vigliacca!» le disse, però, indicandola con
la punta dell'arma. «Combatti ad armi pari!»
«Riven...»
mormorò Musa, stringendo tra le mani l'amuleto con la polvere
di fata. L'avrebbe usato e allora...
Un
violento giramento di testa le impedì di mettere in pratica
l'idea: l'amuleto le cadde dalle mani, le sue ali si fecero ancora
più pesanti. Le sembrò di essere tornata dentro la
sfera di Stormy. Sentì il terreno soffice sfiorarle le gambe,
dalle ginocchia ai piedi.
«Saggia
decisione la tua. Ora preparati a morire!» disse Riven,
freddamente. Musa sgranò gli occhi: lo vide caricare verso di
lei, gridando con tutto il fiato che aveva in gola. Non poteva finire
così: sarebbe morta per mano di Riven.
Trovò
la forza di scansarsi solo per spirito di conservazione, ma sentì
lo spostamento d'aria prodotto dall'arma: aveva rischiato grosso,
stavolta.
«Vuoi
continuare a scappare così, dannata?»
«Non
sto scappando! Voglio solo sapere chi è che ti controlla!»
Riven
si girò verso di lei, tenendo la spada dietro la testa, pronto
a colpirla con un fendente.
«E'
Darcy, vero?»
Musa
cercò con gli occhi la polvere di fata. La trovò grazie
al riverbero del sole che si abbatté sulla superficie liscia
del gioiello: era poco lontano da lui. Avrebbe dovuto raggiungerlo e
l'unico modo che aveva era prendere tempo, distrarlo dal prezioso che
avrebbe potuto salvarlo.
«Cosa
c'è?» la provocò. «Hai paura di morire,
dannata?»
Musa
si tenne la testa. Aveva bisogno di vomitare. «Io... ho paura
di farti del male, Riven!»
Riven
scoppiò in una fragorosa risata maligna, fece un balzo verso
di lei, sollevando la spada oltre la testa. «Ma vallo a
raccontare a qualcun altro!» gridò e spiccò un
salto, per impedirle la via di fuga dall'alto, ma Musa si parò,
girando su se stessa verso la propria sinistra e le mani incrociate
sul petto. Cercò di ignorare il giramento di testa; barcollò
in direzione dell'amuleto.
Era
più vicina: nel tempo che lui avrebbe usato per preparare un
nuovo attacco, lei ne sarebbe stata nuovamente in possesso e allora
avrebbe potuto salvarlo.
Ma
non aveva contato la grande preparazione fisica degli Specialisti:
Riven si era ripreso in fretta e, mentre lei si lanciava verso
l'amuleto, aveva lanciato la spada. L'aveva ferita e la spada colpì
proprio l'amuleto, facendolo schizzare via dalla portata della fata,
che cadde a terra, in ginocchio.
Musa
sentì il dolore nel proprio cuore, più che sulla mano
sanguinante: Riven l'aveva ferita senza alcuna pietà. Cominciò
a tremare e a piangere. Non c'era niente che potesse fare, ormai. Era
chiaro che lui si era dimenticato di lei, che la suggestione era
troppo forte e che Darcy lo stava controllando, nascosta chissà
dove.
«Dove
sei, Riven?» chiese, ormai allo stremo delle forze. Oltre alla
debolezza per via dello scontro con Stormy, anche il sangue che
scorreva annebbiava la sua vista e la privava delle forze. «Ti
prego, svegliati, amore mio!»
«Stai
zitta, stupida!» sibilò Riven.
Musa
alzò lo sguardo su di lui, che si era fermato davanti a lei;
nei suoi occhi c'era una muta supplica. «Riven...»
«Stai
zitta!» con un calcio, la fece finire lontano, facendola urlare
di dolore.
Le
lacrime di Musa non lo smossero, il suo dolore non lo toccò:
che razza di incantesimo aveva compiuto Darcy per renderlo così
violento? La fata si rimise in piedi, a fatica. Tutto il corpo le
doleva, ma non si sarebbe mai data per vinta.
«Riven...
ascoltami...»
«Taci!»
con un balzo, Riven aveva raggiunto la spada e l'aveva ripresa.
Gliela puntò di nuovo addosso. «Sei pronta a morire?»
Musa
tirò su col naso. «Io...» chiuse gli occhi e si
strinse le mani sul cuore. Tremava molto, aveva paura. Era inutile
negarlo. «Io ti amo, Riven!» gridò, tra le
lacrime.
Nel
momento in cui abbassò la guardia, forse colto di sorpresa
proprio da quelle parole, fu lei a trovare la forza di fare uno
scatto. Si gettò su di lui e lo abbracciò stretto,
mentre posava le labbra, velocemente, prepotenti sulle sue. Non
avrebbe mai permesso a Darcy di portarglielo via, mai.
Chiuse
le ali su di lui, sperando che quello bastasse. Sentì la
resistenza di lui farsi più debole.
Per
favore, Riven,
pregò. Svegliati!
***
Riven
cominciò a sentirsi intorpidito. Stava succedendo qualcosa
dentro di lui, qualcosa di meraviglioso; cominciò a vedere il
proprio buio mondo rischiararsi, mentre un calore dolcissimo lo
riempiva dalla testa ai piedi.
Riprese
i sensi molto lentamente. Sentì un dolce profumo e due labbra
strette alle sue, due braccia che gli avvolgevano il corpo con
tenerezza. Le dita che stringevano una strana spada violacea si
aprirono, lasciandola cadere e i suoi occhi si posarono sui capelli
scuri della ragazza, sulle palpebre abbassate. Sentì le sue
guance umide di pianto contro le proprie.
Musa.
Che
cavolo aveva fatto?
La
strinse a sé, rispondendo con trasporto a quel bacio,
sentendosi stranamente bene. Era tutto perfetto, in quel momento.
«Riven...»
sospirò Musa, non appena si separarono. La strinse di più,
per farle capire che la sentiva, che la ascoltava. «Riven, lo
sapevo che saresti tornato da me!»
Reclinò
il capo sul suo petto.
Ma
Riven non si sentì meglio, anzi: il suo senso di colpa rischiò
di sopraffarlo.
«Mi
dispiace.» fu tutto ciò che riuscì a dire.
Musa
alzò lo sguardo su di lui e sorrise, stancamente. «E'
finita.» mormorò.
«Sì.»
confermò Riven, accarezzandole la nuca. «E' finita.»
Ma
non era finita davvero: la spada cominciò a trasformarsi
nuovamente e stavolta le crebbero due braccia e due gambe; il filo si
trasformò in un profilo di donna, sulla punta crebbero
lunghissimi fili di capelli violacei. Ben presto, la spada rivelò
essere proprio la strega Darcy.
«Ora
è finita!» dichiarò, allungando una mano e
materializzando una sfera nera su di essa.
Riven
fece scattare la testa e Musa si voltò, sgranando gli occhi,
terrorizzata.
«Ma
cosa...»
«Addio,
piccioncini!» disse Darcy, il volto sfigurato dalla cattiveria.
Scagliò la grossa sfera, ridendo sguaiatamente, su Musa: li
avrebbe colpiti entrambi. Era tutto perfetto. Aveva avuto la sua
vendetta, un po' diversa da come l'aveva immaginata, ma comunque
l'avrebbe avuta. Sperava solo che le sue sorelle fossero state
fortunate come lei.
«Attenta,
Musa!» gridò Riven, spingendo via la fata della musica.
La sfera nera colpì in pieno il ragazzo che urlò di
dolore e fu sbalzato lontano, contro un albero.
«Riven!»
gridò Musa, sconvolta, mentre lo guardava cadere. «Alzati
Riven! Ti prego!»
Ma
lui non la sentì, rimase paralizzato a terra. Il grido
terrorizzato di Musa provocò solo uno sbuffo pieno di
disprezzo da parte di Darcy.
«Ha
avuto quello che si meritava! Adesso preparati anche tu, Musa.»
La
fata la guardò piena di odio. Cercò di rimettersi in
piedi, doveva andare da Riven, sapere cosa gli era successo.
«Maledetta strega!»
«Non
urlare, tanto lo raggiungerai presto!» rispose l'altra,
indifferente. Musa cercò di spostarsi, ma il suo corpo
sembrava non riuscire ad ubbidirle. Si gettò a terra,
piangendo disperatamente, quando sentì l'energia positiva
delle sue amiche avvicinarsi. Sì, ne era sicura, erano lì!
Alzò lo sguardo e le vide.
«Bloom!»
gridò, sorridendo.
«Hai
finito di farci soffrire, strega!» gridò la custode del
fuoco del drago. Scese in picchiata, seguita da Stella, Flora, Aisha
e Tecna e, tutte insieme, circondarono Darcy che cominciò a
guardarsi intorno, spaesata e spaventata.
«Oh,
no! No! No!» gridò, capendo cosa sarebbe successo. Le
fate cominciarono a girarle intorno e l'ultima cosa che Musa sentì,
prima di svenire, fu il loro grido: «Convergenza della polvere
di fata!»
Adesso,
era davvero finita.
***
Riven
si svegliò baciato dalla luce mattutina del sole
nell'infermeria di Fonterossa. Accanto a lui, piegato sul letto,
usando le braccia come cuscino, c'era Brandon che dormiva. Lanciava
qualche grugnito ogni tanto e, una volta, Riven lo sentì
mormorare il nome di Stella.
Sbuffò,
spazientito: quel ragazzo era proprio fissato.
Si
posò una mano sulla fronte fasciata e guardò il proprio
corpo mezzo nudo, anch'esso pieno di lividi e ferite coperti da
garze.
«Ehi,
svegliati!» scosse Brandon senza grazia, non appena nominò
di nuovo la fata del Sole e della Luna. Brandon scattò a
sedere.
«Non
mi sono addormentato! Ho solo appoggiato la testa!» disse, a
scanso di equivoci.
«Sì,
certo...» rispose Riven, come se non avesse visto fino ad
allora il contrario.
Brandon
si stropicciò gli occhi. «Allora, come stai?»
«Sono
stato peggio...» in realtà, anche fare il più
piccolo movimento lo faceva male stare male.
«Ah,
bene. Credevamo che Darcy ti avesse fatto una qualche maledizione, ma
Saladin ci ha assicurato che stai alla grande!»
Brandon
sorrise e gli diede una pacca sulla spalla che riscosse le proteste
di Riven.
«E
stai più attento!»
«Oh,
scusa. Vado a chiamare gli altri.»
«Bah.»
Riven
girò la testa verso la finestra dalla quale poteva vedere
benissimo le chiome degli alberi della foresta di Selvafosca. Non
aveva voglia di vedere nessuno, anche se era molto curioso di sapere
cosa fosse successo.
L'ultima
cosa che ricordava era che stava parlando con Musa. Guardò il
palmo della propria mano, quella con cui le aveva accarezzato i
capelli. Si chiese se non fosse stata tutta un'illusione creata dalle
troppe magie che Darcy gli aveva scagliato contro.
Non
ebbe il tempo di pensarci di più, che l'intera squadra di
Specialisti, capitanati da Sky, più tutte le Winx e Nabu, si
erano riversati nell'infermeria.
«Ehi!
Fate piano!» li ammonì l'infermiera, che era seduta su
un letto e stava mangiando biscotti.
«Sì,
non si preoccupi.» rispose Sky.
«Riven!»
gridò, invece, Stella, avvicinandosi a grandi passi verso di
lui. «Ci hai fatto prendere un colpo! La prossima volta che ti
fai rapire, ti prego, diccelo prima!»
Lo
Specialista rispose con una smorfia disgustata. «Perdonami, se
ti ho scomodato dal tuo bellissimo week end, Stella... ma sai com'è.
Quando le streghe attaccano...»
«Oh,
finitela!» chiese loro Sky, posando una mano sulla spalla di
Stella che stava per ribattere. «Siamo felici di vedere che
stai meglio, Riven.»
Il
ragazzo si strinse nelle spalle. «Credevi che non mi sarei
ripreso?» chiese, arrogante.
«Beh,
direi che stai bene, se ce la fai a fare lo sbruffone anche ora!»
scherzò Musa, ai piedi del letto.
Riven
la guardò per un secondo, guardò il suo sorriso sereno,
anche se molto debole e stanco. Avrebbe voluto farlo anche lui, ma
c'erano troppe persone e non avrebbe mai perso la faccia per un
semplice sorriso.
Tutti
i suoi dubbi erano spariti insieme a quell'incantesimo. Si sentiva un
vero idiota, adesso, e in colpa per quel che aveva fatto.
Guardò
verso Sky, per evitare di far vedere alla fata quanto c'era nel suo
animo. «Che diavolo è successo? Come ci avete trovati?»
Fu
Timmy a rispondere. «Tutto merito di Tecna: se non avesse avuto
quella meravigliosa idea di infittire la frequenza delle onde Gamma,
a quest'ora ti staremmo ancora cercando!» disse, esaltato.
«Ah,
ottimo...» rispose sarcastico Riven. «E dove eravate,
quando Musa e io venivamo attaccati dalla strega?»
«A
dire il vero...» Aisha lanciò un'occhiata carica di
rimprovero a Musa. «la tua ragazza, qui, ha preso Lockette e
l'ha costretta a farsi dire dov'eri, senza avvertirci! Siamo rimasti
indietro!»
«Vi
ho mandato Chatta!» cercò di giustificarsi Musa.
«Sì,
ma ormai tu eri scomparsa!» la rimproverò Flora. Anche
lei era molto stanca e Helia stava dietro di lei con aria
eccessivamente preoccupata. «Ci hai fatto stare tanto in
pensiero!»
«Avessimo
pensato prima a Lockette...» sospirò Bloom, scuotendo la
testa. «Mi sento una sciocca!»
Sky
le posò una mano sulla spalla. «Eravate reduci di una
battaglia molto lunga. Anche noi Specialisti abbiamo le nostre
colpe.»
«Che
è successo?» volle sapere Riven.
«Beh,
c'è stata una battaglia ad Alfea...» cominciò a
raccontare Tecna, ma Stella la interruppe. Si mise tra Riven, Sky e
Bloom, che erano i più vicini al letto.
«Ehi,
perché non lasciamo che Musa racconti tutto a Riven, mentre
noi ci facciamo un giro per Fonterossa?» balzò su
Brandon e lo prese per un braccio. «Che ne dici, Ciccino?»
«Ehm...
adesso?»
«Sì,
adesso!»
Brandon
fece un sorriso tirato, guardando tutti gli altri. «Ehm...
o-ok.»
«Su,
coraggio, ragazzi!» li spronò Stella. «Tutti
fuori!»
«Ma...
veramente...» provò a protestare Nabu. La fata del Sole
e della Luna gli scoccò un'occhiataccia che avrebbe gelato il
sangue nelle vene di chiunque.
«Ho
detto: andiamo!»
disse, categorica.
Bloom
ridacchiò. «Andiamo, altrimenti Stella si arrabbia!»
«Ma...
ecco...»
«Veramente...»
Inutili
e deboli furono le proteste di Riven e Musa che, in pochi minuti,
furono completamente soli in quell'infermeria. Persino l'infermiera
era scomparsa.
La
fata si schiarì la voce e, con gli occhi bassi pieni di
vergogna, andò a sedersi nella sedia che, prima, aveva
occupato Brandon.
«Non
mi interessa la battaglia.» esclamò Riven.
«O-ok...»
«Darcy
mi ha suggestionato.»
«Sì.»
ammise Musa. «Faragonda ti ha esaminato, insieme a Saladin. Ha
detto che ti ha fatto diversi incantesimi per annullare la tua
volontà e che poi... ha usato l'Incantesimo Finale delle
streghe. Loro possono usarlo una sola volta ogni dieci anni... anche
Darcy e Stormy hanno usato il loro. Grazie alla loro rabbia.»
Riven
rispose con un «mh» distratto: non gli interessava molto
come aveva fatto. Era più che l'aveva fatto, che ci era
riuscita, di nuovo, a ferirlo profondamente.
Vide
Musa stringere i pugni sulle ginocchia. «Ora sono di nuovo a
Roccaluce.»
«Bene.»
disse Riven: non gli importava.
«Se
non le avessi provocate, ieri pomeriggio...»
Il
ragazzo non capì, ma non aveva molta importanza: «Avrebbero
trovato un altro pretesto.» cercò di consolarla.
Musa
alzò gli occhi su di lui. «Riven, ascolta...»
«Sì,
cosa c'è?»
«Ecco...»
la ragazza non riuscì più a guardarlo. «Volevo
dirti che... è stato molto carino da parte tua, organizzarmi
la festa di San Valentino...»
«Musa...»
Riven chiuse gli occhi: doveva farlo. Doveva parlarle.
«No,
aspetta, fammi finire!» continuò lei. Le sue nocche
divennero bianche, da quanto stringeva forte i pugni. «Tu l'hai
fatto per me, perché sapevi che lo desideravo, ma... non tutti
gli innamorati sono uguali! E... e poi... non è il San
Valentino che dice quanto si ama una coppia!»
Riven
si vergognò mortalmente di se stesso. «Mi dispiace.»
mormorò, facendo seguire a queste parole un lungo sospiro.
Musa
alzò gli occhi e lo guardò, sorpresa. «E di
cosa?» volle sapere.
Lo
Specialista posò lo sguardo sulla fata seduta, sul cui volto
era possibile scorgere una profonda preoccupazione. Si era comportato
da verme, se ne rendeva conto solo in quel momento, vedendola al suo
capezzale. Musa era una ragazza speciale. A volte si chiedeva cosa ci
faceva con un cretino come lui.
«Io...
ehm... ecco, sì: la festa di San Valentino non te l'ho
organizzata.» riuscì a confessare, ma non ad andare
avanti.
«Co-cosa?»
«E'
una storia molto lunga...» disse, piano.
«Io
voglio ascoltarla!»
Riven
non poté impedirsi di sorridere: Musa era proprio come lui,
una testarda. Decise di riaprire gli occhi e si mise seduto, anche
dopo le accese proteste della fata. Sorrise, disse che stava bene,
poi la guardò dritto negli occhi.
«Sei
sicura di avere un paio d'ore da spendere così?» chiese,
con un ghigno sarcastico. Lei si limitò a rispondergli con
un'occhiataccia. Riven cedette: era chiaro che ce le aveva. «Ok...
ok... però preparati, sarà una storia lunga!»
«Non
ho fretta: Faragonda mi ha dato un permesso speciale!»
Riven
annuì e raccolse tutto il coraggio. Avrebbe dovuto raccontarle
tutto, dal suo dialogo con Brandon, il pomeriggio precedente, fino a
quando si era lasciato suggestionare da quella sfera di energia
violacea. Non avrebbe tralasciato il più piccolo particolare,
neanche della propria vergognosa indecisione. Se dovevano stare
insieme o meno, era una cosa che dovevano decidere insieme e, se lei
avesse voluto continuare la loro relazione, lui sarebbe stato più
che disposto.
A
volte si sentiva da meno, sentiva di non meritarla, ma, appunto, era
una cosa da decidere insieme.
Abbassò
lo sguardo e cominciò a parlare. Era il momento della verità.
FINE
Dopo
un anno, sono riuscita a concludere questa storia. Devo ammettere che
è stato un po' triste metterle la parola fine: mi sono
divertita un mondo a scriverla e a condividerla con voi che siete
state puntualissime nel leggere e nel commentare. Mi avete dato una
carica in più nel vedere che, tra alti e bassi, tutto il mio
lavoro non è stato da buttare (almeno fino allo scorso
capitolo).
Non
mi ero mai cimentata nel genere e mi chiedevo cosa sarebbe venuto
fuori.
Spero
che, alla fine, sia qualcosa di decente. XD
Ho voluto lasciare un finale aperto per dare la possibilità ad ognuna di pensare ad un suo “finale”. Cosa avrà risposto Musa? Come si sarà sentita? Beh, a vostro gusto!
In realtà, quello che volevo fare era molto più complesso: volevo fare in modo che il capitolo finale fosse un collegamento a quello iniziale, così che la storia risultasse “ciclica”. Anche questo era un esperimento. A voi dire se ci sono riuscita o meno! ^^
Come
al solito, commenti positivi e negativi sono bene accetti
(soprattutto i negativi).
Un
ultimo, sentito GRAZIE a tutte voi: Daidouji,
mileybest (com'è
andato l'ultimo capitolo? Spero di non aver smorzato il tuo
entusiasmo! XD), BabyDany94,
bellezza88, gaiaRB,
MUSICAL (l'idea era
sempre stata quella di scrivere una Riven/Darcy, ma alla fine non ce
l'ho proprio fatta e sono tornata al canon XD), LaBabi,
Safira la maga per
aver inserito la loro storia nei preferiti, nelle seguite o per aver
(sempre o meno) commentato. Ognuna sa a quale categoria appartiene.
:)
Arrivederci,
ragazze. E ancora grazie.
Luine.
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