Stanca,debole,fragile,ma
viva. Aprì lentamente gli occhi,con fatica,mentre il suo
corpo si
risvegliava dal torpore dello svenimento avvenuto nella piazza di
quella città chiamata Aegis. I suoi occhi chiari cercavano
di
riconoscere le sagome,i colori e i dettagli degli oggetti,aveva la
testa pesante e un sentore di secchezza in bocca,mentre ancora
ricordava ancora,seppur solo a pezzi,cosa le fosse successo.
Ricordava solo la mancanza di forze,una forte sensazione di
spossatezza dovuta all'eccessivo uso della sua magia,di cui aveva
abusato in una sola mattinata. Poi la sensazione di svenimento ed
infine quel orrido sapore che le era risalito dalla gola,seguita dalla
pozza rossa ai suoi piedi,poi il nulla e tutto fu buio. Nessun
sogno,nessuna premonizione,solo il nero più cupo le aveva
fatto
compagnia per tutto il suo sonno. Si mise su con la schiena con i
lunghi capelli d'oro disordinati che le scendeva lungo la
schiena,accorgendosi della presenza di una calda coperta di cotone
che l'aveva tenuta al caldo per tutto il tempo. La vista appannata le
impediva di scorgere chiaramente l'ambiente attorno a lei riuscendo
solo a vedere la leggera veste di bianco lino che le cingeva il
corpo,intuendo così che qualcuno,le avesse cambiato l'abito
che
aveva indossato fin da quando era fuggita. La vista si fece
più
nitida osservando con più accuratezza il luogo del suo
risveglio.
Era una grande stanza piuttosto spoglia di decorazioni,con semplici
mura di pietra bianca ad adornare la stanza,più chiari e
appariscenti erano anche la presenza di diversi tavoli appoggiati
contro un muro,con strumenti,libri e contenitori di diverso tipo di
cui non conosceva la funzione e la cosa di certo non la aiutava a
comprendere la sua presenza in quel posto. Poi si accorse della
presenza di due sagome opache e poco chiare,sintomo dovuto al suo
precedente malessere e all'improvviso se ne preoccupò un
poco.
“Maestà....
Disse
una voce anziana e dalla parvenza preoccupata. La figura le si
avvicinò di lato al letto e con la riduzione della distanza
le fu
più chiaro con chi aveva a che fare.
“Mago
siete voi,ha visto come sono migliorata con la magia?”
“Sciocca
incosciente,per poco non avete rischiato di morire,vi avevo detto che
non eravate pronta per evocare il carro,siete ancora inesperta con le
magie di luce e voi avete abusato del vostro potere.”
“Cosa
mi è successo?dove mi trovo?”
“Siete
nelle mie stanze,dove ho potuto salvarvi dal vostro disastro. Dai
controlli che ho fatto sono giunto alla conclusione che l'abuso dei
vostri poteri ha causato un aumento della temperatura interna,tanto
da ustionare gli organi interni e causarvi un emorragia. In parole
povere avete rischiato di cuocervi viva. Per fortuna sono intervenuto
in tempo e ho curato il danno con una potente pozione rigenerante. Ci
è mancato poco che raggiungeste i campi elisi.”
“Oh,capisco.
Mi dispiace avervi causato tanti problemi,ora però devo
raggiungere
gli altri.”
Nonostante
le poche energie che aveva in corpo Lucilla tentò di alzarsi
dal
letto,ma il vecchio incantatore glielo impedì poggiandogli
le mani
vecchie e scheletriche e con delicatezza rimetterla supina sul
letto,poggiandogli la testa sul cuscino e rimboccandole le coperte.
“
Cercate
di stare
tranquilla,il vostro corpo e molto debole e non sono sicuro che
potrete lasciare il letto così presto,come vostro salvatore
vi devo
chiedere di non compiere sforzi eccessivi,ne va della vostra
salute.”
“Ma
la missione...la visione....il demiurgo....”
“Suvvia
maestà,per un giorno o due il mondo non cambierà
più di tanto,il
demiurgo non è stato trovato da più di mille
anni,figuriamoci se lo
trovano adesso,che si hanno meno informazioni ora su di esso che in
passato. Comunque,ho portato qualcuno che può rassicurarvi
più del
sottoscritto,proprio li vicino al muro.”
La
ragazza spostò lo sguardo verso l'altro lato della stanza e
li,seppur sfocato,trovò qualcuno che non si sarebbe mai
aspettata di
rivedere,se non altro non per le sue condizioni. Era leggermente
sfocato ma poteva riconoscerlo chiaramente,gli era bastato vederlo
come si era poggiato alla parete,con le braccia conserte e subito lo
riconobbe.
“Milziade....”,disse
lei con tono flebile,segno che non si era ancora ripresa dal suo
arrivo in città.
“Guarda
un po' chi si è svegliata,come ti senti
principessa?”
“Bene
grazie,ma dove sono gli altri?”
“Quei
tre sono stati trattenuti dal consiglio della
città,chissà che cosa
volevano da loro,per tanto solo io sono potuto venire qui,per cui
eccomi qua.”
“Eri
preoccupato per me?”,chiese lei in maniera speranzosa.
“Preoccupato.....diciamo
solo che ero venuto a dare un occhiata è vedere se potevo
riscuotere
il mio compenso....”.in quel momento il guerriero prese tra
le mani
un sacchetto di pelle e lo fece scuotere facendogli sentire il
tintinnante suono di moneta sonante, “E come mi era stato
promesso
ecco la mia ricompensa per la scorta verso Aegis,quindi,si potrebbe
dire che la nostra relazione professionale possa finire qui.”
“Oh....capisco.”,disse
lei in tono triste e sconsolato. Infondo lui aveva ragione,era stato
pagato per proteggerla dalle insidie del percorso e per tanto non
c'era più bisogno che lui restasse li,era giusto
così. Ma allora
perché si sentiva triste nel saperlo andare via? Forse
perché si
era affezionata a lui,nonostante il poco tempo passato assieme?
Oppure era dovuto a quello che aveva visto nel passato di quest'uomo?
Eppure non ci aveva capito molto,tutto quello che aveva visto era una
città in fiamme e soldati imperiali,la scena di una
città
conquistata con la forza e la violenza,cosa che negli ultimi secoli
capitava quasi di continuo nella politica espansionistica di Nova,ma
questa era una cosa alla quale poteva essere capitata a
chiunque,sopravvivere ad un assedio era una storia più
frequente di
quella che ci si poteva aspettare,ma allora perché aveva
avuto
quella visione? Perché mai Apollo le aveva fatto dono di un
potere
così grande,solo per osservare dolore e violenza? Se c'era
un
disegno dietro a tutto questo non lo sapeva. E questa cosa la faceva
star male,a cosa serve la divinazione se non puoi cogliere nemmeno il
significato di quello che stai osservando?
“Ma
credo che resterò ancora un po'.”
Lucilla
sgranò gli occhi al sentire quelle parole,cosa aveva detto
Milziade?
“Come?”
“Ho
detto che resterò nella squadra,sono stato assunto per un
altro
incarico e per tanto resterò fino al ritrovamento di questo
Demiurgo,fino ad allora che vi piaccia io e il mio brutto muso
resteremo con voi fino a fine lavoro. Poi me ne andrò e la
prossima
volta sarà sul serio.”
Un
sorriso,sul volto della fanciulla apparve un sorriso,grande quanto la
gioia che provava in quel momento. Sentiva il bisogno di corrergli
incontro e di abbracciarlo più forte che poteva,ma sapeva
anche che
il mago aveva ragione e che avrebbe dovuto riposare se voleva
riprendere il viaggio per tempo,dopotutto sapeva cosa sarebbe stato
meglio fare eppure la tentazione di stare con lui era più
forte che
mai. Aveva ancora in mente quella visione della città in
fiamme e
dell'insegna dell'aquila dorata che in qualche modo erano legate a
lui,ma non sapeva ne come ne tanto meno perché. L'unica cosa
che
poteva fare ora era recuperare le forze e attendere il da
farsi,sforzarsi ulteriormente le avrebbe fatto solo del male e non si
poteva permettere di incorrere in altre problemi legati alla sua
magia,il suo corpo non avrebbe retto ad un altro colpo del genere ed
era un autentica fortuna,forse un volere di Apollo o di
chissà quale
altre divinità che il suo viaggio non terminasse li,in
quella
piazza,dove il suo sangue aveva macchiato il suolo del luogo che con
tanta fatica aveva raggiunto.
“Sia
lode a tutti gli dei dell'olimpo,la tua presenza qui e un segno che
Apollo veglia ancora su di noi.”
“Allora
in questo caso sono certo che la mia prossima paga sarà
più
generosa di quella attuale,ora se volete scusarmi vado a dare la
lieta novella ai miei tre nuovi compagni di avventure,sono
più che
sicuro che faranno i salti di gioia quando lo
sapranno.”,Milziade
si accostò dal muro e si diresse verso la piattaforma che lo
avrebbe
ricondotto alla sala del consiglio.
“Ricordati
di dire quella cosa a Midas,è importante che lo
sappia.”
“Si
tranquillo.”
E
strafottente come al solito uscì dalla stanza,lasciando soli
l'anziano e la giovane. Appena richiuse la porta smise di fingere con
la tranquillità e la spensieratezza che non aveva e
tornò con lo
sguardo irato e ricolmo di rabbia verso la sua attuale situazione. La
sua camminata era dura e monolitica,con il passo pesante di chi a
malapena riesce a contenere le brutte intenzioni e quello che voleva
a quel mago, a quella specie di catorcio d'uomo probabilmente
ultracentenario,lo aveva incastrato per bene. Certo anche lui aveva
trovato irresistibile la proposta dell'incappucciato,ma addirittura
mettergli addosso una cosa simile,quella magia,quella catena del
vincolo di chi non ricordava il nome e nemmeno gli interessava,lo
costringeva anche a dover rispettare i patti prestabiliti e peggio
ancora erano le condizioni per non morire per colpa della catena
segnata sul polso sinistro. La cosa lo rendeva tremendamente a
disagio per via degli svantaggi che portava quell'incantesimo,ed
erano parecchi. Dal punto di vista di un combattente costituiva una
preoccupazione continua,dato che nell'eventuale caso avesse riportato
una ferita seria in quel punto preciso del braccio forse sarebbe
morto,in quanto come gli aveva detto il mago tentare di eliminare la
catena equivaleva a morte certa e nel fortuito caso avesse ricevuto
un taglio o addirittura un amputazione della mano lui sarebbe morto
sul colpo,ancor prima che il dissanguamento del moncone lo avesse
ucciso. Tuttavia non poteva esserne certo dato che sempre di magia si
trattava e quindi non se ne intendeva,per tanto non era certo del suo
corretto funzionamento e perciò poteva tanto sbagliarsi
quanto aver
ragione. In un caso o nell'altro si sentiva come un cane con una
catena al collo, con un padrone misterioso,che non aveva detto molto
di se e brevemente gli aveva spiegato qualcosa sulla missione. Ma gli
era stato rivelato solo il necessario e per tanto non aveva
abbastanza informazioni sulla faccenda,cosa che lo irritava
parecchio. Salì sulla piattaforma e salì per
tornare dagli
altri,quei nuovi compagni che non aveva certo suscitato in loro le
migliori delle simpatie,ma li avrebbe sopportati se questo gli
avrebbe fatto comodo,si mise l'animo in pace e avrebbe cercato di non
litigarci....almeno non più del dovuto. Ma la cosa peggiore
che gli
potesse capitare era come quel longevo bastardo sapesse di quel
nome,strategos,così lo aveva chiamato. Da chi lo aveva
saputo? Quali
erano le sue fonti di informazioni? Da quanto tempo lo sapeva e aveva
detto il vero che nessuno degli altri invischiati in quella storia
sapesse del suo passato? E se fosse stato così quanto ancora
avrebbero mentito sulla questione? La sua preoccupazione stava
sfiorando la paranoia,era da molto,ma molto tempo che nessuno si
riferiva a lui in quella maniera,quando un tempo il significato di
quella parola,strategos, aveva un significato che ormai non si usava
più da almeno qualche generazione. Per quello che stava
sentendo nel
cuore avrebbe voluto passare a fil di spada il mondo intero,tanta era
la rabbia in lui che temeva di esplodere,come i fulmini del tonante
Zeus in una tempesta burrascosa. Però no,non ne valeva la
pena,non
quando una ricompensa come quella che agognava da tanto,troppo tempo
era a portata di mano e non più solo una fantasia. Sarebbe
rimasto
calmo,sfacciato e sbruffone come al suo solito,infondo e
così che il
mondo lo conosceva adesso e avrebbe continuato
così,finché gli
avrebbe fatto comodo,fino a che non avrebbe smesso di viaggiare con
la bionda e il suo seguito,ai suoi occhi più che una scorta
sembravano un circo,ma se doveva continuare con quella commedia
allora avrebbe continuato,poi per il futuro avrebbe visto sul
momento,per ora solo i suoi desideri gli interessavano,il resto non
gli importava. Mentre la piattaforma si bloccava all'ultimo piano Il
guerriero avanzò con passi lenti mentre faceva passare il
nervosismo
con il controllo del respiro,ispirando ed espirando,lentamente,giusto
per dare tempo al battito cardiaco di rallentare e riprendere la sua
normale velocità. Calmo,doveva restare calmo,continuare a
mantenere
le apparenze,ormai non era più una questione di andarsene,ma
di
restare nel gruppo,impresa ardua ma ci avrebbe provato. Si
trovò di
fronte alla porta del consiglio quando decise di fermarsi un
attimo,fare un respiro profondo ed entrare come se non fosse successo
nulla di importante. Appena entrò dentro il salone venne
squadrato
con lo sguardo dal seguito di Lucilla,mentre nello stesso istante i
quattro membri del consiglio erano ancora in discussione,con solo
Midas a fare da testimone attento alle loro discussioni.
“Dove
sei stato?”,chiese il nano con tono duro e quasi collerico.
“Sono
andato a trovare la vostra nobile fuggiasca,si è ripresa
è adesso
sta bene.”
“Allora
che stiamo aspettando,andiamo.”,parlò il giovane
Braxus che preso
dalla lieta novella si stava già dirigendo verso la
piattaforma,ma
Milziade con un braccio gli bloccò la strada.
“Aspetta
un attimo,non puoi andare.”
“E
perché mai?”
“Non
sta ancora bene,bisogna lasciarla riposare e comunque questo non
è
un buon momento per andare,sono tornato quassù
perché ho un
messaggio da parte del vecchio e deve saperlo anche il
consiglio,quindi se permetti....UN ATTIMO DI ATTENZIONE
GENTE.”
Urlò
all'improvviso il mercenario rivolgendosi con la più totale
mancanza
di garbo ai membri del consiglio.
“Come
osi interrompere una seduta del consiglio senza essere stato
interpellato? Meriteresti di essere fustigato per questo”
Disse la
donna dalla chioma rossa indignata da quella brusca interruzione.
“Perdonatemi
se vi interrompo nella vostro quotidiano spreco d'aria,ma sono venuto
a recapitare un messaggio da parte del mago,dice che è
urgente.”
“Allora
procedi umano.” Rispose lo gnomo
“Riferisce
che una sua fonte lo ha informato di un invasione di barbari ai
confini settentrionali dell'impero,pare che la città di
Magentius
sia stata saccheggiata e che adesso una parte dell'orda voglia fare
razzia dell'intera provincia qui vicino.”
“Non
vedo come questa informazione possa esserci d'aiuto nella nostra
situazione.”
“Adesso
ve lo spiego,noi sappiamo che questa informazione e vera e se i
messaggeri dell'alto comando imperiale sono veloci come si spera
entro oggi riceveranno la notizia e per fare in fretta potrebbero
attaccare la città senza neanche volerla
conquistare,anzi,potrebbero
addirittura tentare di distruggerla da cima a fondo,anche solo per
uccidere Lucilla,dato che non sanno dove la state
nascondendo,n'è
tanto meno sanno delle sue condizioni di salute,quindi per questa
ragione,mi è venuta un idea.”
“E
quale sarebbe questa idea mercenario?”
“Ve
lo dirò,ma prima ho bisogno di un informazione”
“Quale?”,rispose
l'uomo con la testa da sciacallo.
“Sapete
nulla di una giumenta pezzata che si è persa in
città?”
Nevia
si era ripresa quasi completamente dall'uso forzato della sua
armatura alata,era abbastanza in forze da controllare il piano di
battaglia e chiamando a se il suo consiglio militare. Alla lunga
tavola erano stati riuniti gli sotto al suo comando diretto,veterani
della legione che per titoli e meriti si erano distinti per il valore
e lealtà durante la loro carriera militare.
Centurioni,comandanti di
cavalleria e di artiglieria erano tutti presenti dopo aver ricevuto
l'ordine di presentarsi dinanzi a lei. L'aria all'interno del
pretorium era fresca e il tendone riparava dall'afa
pomeridiana,mentre gli invitati sorseggiavano acqua fresca da coppe
di vetro mentre la donna di fronte a loro stava in piedi,rigida e con
l'armatura indosso,li osservò uno ad uno con sguardo
tagliente
mentre dall'espressione del suo volto si poteva leggere la disciplina
con la quale teneva in scacco l'attenzione dei suoi colleghi uomini.
Il suo servo poco distante da lei teneva le mani in grembo,in attesa
che la sua signora avesse bisogno di lui.
“Qual
è lo stato delle truppe?”, Ordinò Nevia
con tono imperioso.
“I
soldati sono riposati e pronti alla battaglia,sono fermi in attesa di
ordini comandante.”,rispose un umano dalla barba e i corti
capelli
grigi,uno dei veterani sotto il comando della donna.
“E
per quanto riguarda l'assedio? Cosa suggerite a riguardo?”
“Secondo
i nostri esperti la valle presente un territorio
pianeggiante,nonostante la presenza di montagne il terreno in cui ci
troviamo non ci ostacolerà nei movimenti per l'assedio e
spostare
gli arieti e le baliste,per quanto riguarda le catapulte i nostri
ingegneri hanno già calibrato la traiettoria dei
colpi,danneggiando
i loro difensori sui bastioni mentre gli arieti faranno breccia nelle
mura e nella porta cittadina sul nostro versante. Suggerisco di
colpire con forza,formando così una testa di ponte con la
fanteria,che entrerà in città,fornendoci
così un apertura sicura.”
“
E
sia,tuttavia c'è il pericolo che gli insediamenti limitrofi
alla
città e il lago siano ottimi punti per poterci aggirare e
schiacciare da entrambe le parti. Non escludo che abbiano in serbo
rinforzi per attaccarci ai fianchi e indebolirci su i due lati. Per
tanto faremo avanzare la fanteria di prima e seconda linea in
città
e nel frattempo terremo al sicuro il centro del nostro esercito,con
corpi di cavalleria su entrambi i lati,la retroguardia formata dagli
ausiliari e i legionari con meno esperienza assicureranno forze
fresche in grado di dare man forte ai nostri uomini più
esperti. Per
quanto riguarda le squadre di maghi e sacerdoti li terremo al
centro,dove saranno più al sicuro. Oggi dobbiamo aspettarci
di
perdere molte vite...e adesso prepariamoci,abbiamo una città
da
conquistare.”
Ma
non fece in tempo a congedare i subalterni che un legionario
entrò
di fretta e furia nel pretorium ,guadagnandosi così uno
sguardo di
sorpresa e di indignazione per quel giovane soldato,entrato in quel
luogo riservato a cariche ben superiori alla sua.
“Comandante
Nevia,chiedo perdono per questa intrusione,ma è
urgente.”
“Allora
non stare fermo come una cariatide e parla,prima che perda la
pazienza.”,disse lei mentre stringeva il pugno,per
trattenersi dal
punire la giovane recluta per la sua intromissione.
“Alle
porte del castrum sono giunti tre individui dalla
città-stato di
Aegis,dicono di essere la scorta personale della nobile
fuggiasca.”
“Cosa?”
“Hanno
chiesto di voi,a parte questo non hanno aggiunto altro.”
A
sentire quella dichiarazione la ragazza si guardò attorno
come
spaesata,non si aspettava un azione simile da parte di una nemica
dell'imperatore. Che fosse stata la paura di una vittoria imperiale a
muovere i suoi custodi al campo nemico e chiedere pietà? Era
davvero
stata tradita dal suo seguito ed erano intenzionati a venderla in
cambio di una ricompensa,oppure volevano chiedere di avere salva la
vita? O forse ancora la città-stato di Aegis gli aveva
offerto asilo
solo per poterla tenere prigioniera ed erano intenzionati a
consegnarla in cambio di qualche garanzia? Non sapeva la risposta a
tutto questo,ma una cosa era certa,doveva verificare le intenzioni
di quegli individui e capire perché desiderassero parlare
con lei.
Infondo cosa poteva andare storto? Aveva un intera armata al suo
seguito,con maghi e sacerdoti a darle supporto,sapeva bene di avere
le spalle coperte e per lo più sentiva la vittoria in pugno.
Qualunque gioco stessero giocando lei avrebbe vinto,infondo non
poteva perdere,l'imperatore stesso l'aveva mandata a risolvere la
situazione.
“Dove
sono ora?”
“Attendono
di poter entrare nell'accampamento.”
“Comunica
di farli entrare,voglio sapere le loro intenzioni,muoviti.”
Il
soldato non rispose nemmeno a quella richiesta che subito era uscito
di corsa,diretto così alla postazione di guardia,con passo
lesto e
il cuore a mille. Aveva temuto di essere ucciso per l'irruzione
durante il consiglio di guerra.
“La
riunione e conclusa,l'esercito resta in attesa fino a nuovo
ordine,andate.”,disse Nevia sbrigativamente.
Gli
uomini seduti al tavolo si alzarono nel medesimo momento e portando
il pugno sul cuore si congedarono dal comandante,lasciandola sola con
il suo servo,rivelando solo a lui le proprie preoccupazione,sapendo
che il fauno era una conoscenza ferma e solida in quei momenti in cui
lei,per quanto forte e autorevole sentiva il bisogno di confrontare i
propri pensieri con qualcuno,al punto tale che se in pubblico
appariva dura,nel privato si rivelava essere una persona più
morbida
e aperta al dialogo senza però perdere quell'aura di
sicurezza che
aveva in se stessa. Leuco lo sapeva bene.
“Cosa
ne pensi?”,chiese lei con tono più basso e calmo.
Leuco
stava in piedi a fianco della sua padrona,mentre giocherellava coi
flauti,facendoli ruotare lentamente tra le mani,con espressione
pensosa mentre osservava con attenzione il movimento prodotto dal
gioco delle sue mani,portato con abilità e destrezza
eccellenti.
“Mi
pare strano,fare tutta questa strada solo per presentarsi all'ultimo
a voler fare la vostra conoscenza,non so cosa posso passargli per la
testa.”
“In
questo caso terrò la guardia alta e vedrò cosa
vogliono da
me,l'unico modo per saperlo e parlarci,altra scelta non mi conviene
prendere.”
“Concordo.”
“Andiamo
a dargli il benvenuto.”
In
lontananza,da sopra una delle torri di guardia poste sulle mura
cittadine,una strana figura osservava il castrum da una posizione di
sicurezza,deliziandosi con interesse della situazione che stava
vivendo l'accampamento imperiale. All'apparenza sembrava una
normalissima ragazza in tutto e per tutto: Corti capelli a caschetto
contornati da una fascia formata da striscioline di cuoio scuro
intrecciate che stringeva appena la fronte e una carnagione
olivastra,comune tra gli abitanti del deserto,era ricoperta da una
corte veste di lino chiara senza maniche che lasciava scoperte le
braccia dove su entrambi gli avambracci si notavano vistosamente una
serie di geroglifici segnati con un inchiostro nero,mentre alla vita
portava una corta gonna di cuoio e ai piedi indossava dei leggeri
sandali di papiro,di ottima qualità,legati ai piedi per
mezzo di
lacci che gli circondavano anche la zona dei polpacci,per una
maggiore aderenza con le calzature. Fin qui nulla di strano,se non
fosse stato anche per delle curiose orecchie di gatto che gli
spuntavano da sopra la testa,due occhi azzurri dalle pupille strette
e una forma magra e insolitamente sinuosa,proprio come quello di un
gatto. Teneva nella mano una lente azzurra grande quanto il palmo
nelle sua mano e se la portò all'occhio destro mentre con
l'altra
mano raggiunse un sacchetto di stoffa dalla quale estrasse un dattero
e se lo portò alla bocca,seduta comodamente sulle tegole del
tetto e
senza troppo soffrire il caldo di quella giornata.
“A
me l'occhio di Horus,che tutto vede sotto il sole.”
Poche
semplici parole e la lente ingigantì di migliaia di volte la
sua
vista sugli avvenimenti del campo imperiale,osservando nitidamente e
con attenzione il muoversi dei legionari al centro del campo per
accogliere con le dovute precauzioni l'arrivo delle tre guardie del
corpo della giovane Lucilla. Spostò lo sguardo verso il
cancello
d'ingresso,notando un elfo in groppa a un cavallo bianco e un nano a
dorso di un piccolo cavallo dalle zampe tozze,sapeva di dover
prendere la cosa sul professionale,ma la visione di una persona
così
bassa e tozza in groppa a un equino così piccolo le fece
scappare
una risata.
“Per
Bes,i nani sanno sempre distinguersi nel voler sembrare seri in
situazioni che hanno dell'assurdo.”,disse lei divertita tra
se e
se.
Poi
mosse il suo sguardo sulla terza figura,sembrava un umano,indossava
una di quelle vecchie armature di bronzo tipiche degli opliti e
montava un cavallo pezzato,dove vicino alla sella portava una lancia
e al fianco dell'uomo pendeva una corta spada ricurva. Sapeva
esattamente chi era e a quel punto il sorriso della scena precedente
cambiò in una smorfia carica di stupore,come una nobildonna
che
osserva un grossa pietra preziosa o di un bambino che scopre un nuovo
gioco,lo stesso valeva per lei nell'osservare la figura del
mercenario che si addentrava nella tana del leone,ma sarebbe stato
più corretto dire nel nido dell'aquila,ad ogni modo era
pronta a
vederne delle belle. In fondo lo sapeva,dove c'era lui nulla andava
mai come previsto.
“Milziade,allora
era vero quello che avevo sentito dire su di te,ti metti a lavorare
per le principessine adesso? Sono certa che neanche adesso deluderai
le mie aspettative.”
Prese
un altro dattero e lo masticò lentamente,pregustando la
scena che
stava per svolgersi,mentre alle sue spalle la città stava
facendo
più trambusto del normale,con guardie e soldati che si
stavano
radunando in città. Doveva solo aspettare,sapeva che presto
o tardi
quel prezzolato ne avrebbe fatta una delle sue. La ragazza non stava
più nella pelle.
Il
portone di fronte a loro venne aperto mentre i soldati dediti alla
sua guardia osservarono guardinghi le azioni dei tre inviati,mentre
le loro mani si posarono sui manici delle spade e delle lance,facendo
ben notare la loro intenzione di usarle,se necessario. Appena
entrarono nell'accampamento videro due file di legionari posti su
entrambi i lati della parte centrale dell'accampamento,lungo tutta la
strada,se così la si poteva definire,fino alla spiazzo del
castrum.
Le tre cavalcature,leggermente intimorite furono incoraggiate ad
avanzare a passo lento,senza fretta,dando l'impressione di apparire
calmi e sicuri di se,come un vero dignitario avrebbe dovuto
comportarsi. Ma l'apparenza era ben lontana dal rispecchiare la
realtà. Prima di tutto andava considerato il fatto che quei
tre non
erano assolutamente tagliati per quel tipo di compito,Milziade in
particolar modo data la sua esperienza con i bassifondi del crimine,i
signori della guerra,un ricercatore che chiedeva la testa di un
mostro,insomma cose di questo tipo. Non era roba per lui parlare a
nome dei potenti o dei nobili,comportandosi come se fosse a casa di
ospiti mentre allo stesso tempo discuteva di politica,di matrimoni
tra le casate,di un offesa subita in grado di far scoppiare una
guerra e altre cose simili che lui definiva, “Una pericola
miscela
tra scemenze prese troppo seriamente e lecchini che davano il massimo
per dare pessimi consigli a persone furbe quanto un mattone troppo
pigre anche solo per defecare.”,questo era il suo punto di
vista
sul fare l'emissario per qualcun altro,sicuramente gli piaceva di
più
fare il mercenario,il cacciatore di mostri e nel suo attuale
caso,anche la guardia del corpo. D'altro canto il nano sembrava
tenere un broncio così evidente che un salice piangente in
confronto
sembrava più divertente e riguardo all'elfo sembrava
calmo,distaccato,col portamento realmente altezzoso e non solo una
farsa come facevano gli altri due. E mentre avanzano il mercenario
si guardò attorno osservando,come era di sua abitudine,le
diverse
tipologie di soldati. All'apparenza sarebbe stato banale soffermarsi
su quelle cose,era certo che non avrebbero dovuto combattere in tre
un intero esercito,sarebbe stato folle e quanto mai impensabile per
una persona sana di mente,ma nella sua lunga esperienza con le armi e
i combattimenti Milziade aveva imparato a non sottovalutare la
presenza di dettagli importanti,come il tenere conto dei legionari,la
fanteria di base di ogni esercito noviano,con indosso la lorica
segmentata,il gladio e lo scutum sempre con se,molti schieranti sul
percorso da fare per raggiungere il comandante dell'armata come
sfoggio di forza e disciplina dell'armata atta a intimidire emissari
e messaggeri nemici,oltre che fornire protezione in caso di attacchi
improvvisi. Poi c'erano gli arcieri e i giavellottisti
ausiliari,provenienti dalle tribù sottomesse,sia di umani
che di
altre razze tiratori di prima linea,che armati alla
leggera,scagliavano giavellotti su i nemici vicini,per poi
allontanarsi lasciando spazio ai combattenti da mischia. E in
lontananza si potevano notare le armi d'assedio, vere e proprie armi
di distruzione,arieti,torri d'assedio,catapulte,i noviani erano
divenuti famosi non solo per l'efficacia della loro fanteria
pesante,ma anche per la loro maestria negli assedi e nel conquistare
città considerate inattaccabili. Temere
l'aggressività
espansionistica di una simile nazione non era una cosa da prendere
alla leggera,c'era un buon motivo se da secoli erano considerati la
forza più temile della loro epoca.
“Avete
visto quanti sono? Nemmeno tutti i clan delle montagne di ferro
possono contare un numero così grande di truppe,in quanto
equipaggiamento però potevano sforzarsi per avere qualcosa
di
meglio.”, disse Gordlack stupito dal numero di persone che
vedeva
attorno a loro.
“Quando
sei la potenza più grande del mondo intero non ti preoccupi
se le
tue armi splendono di più sotto la luce del sole o il tuo
scudo
porta l'insegna più bella della tua casata. Sono soldati,con
armi da
soldati e combattono come soldati,l'estetica qui non c'entra niente.
Pura e semplice funzionalità.”,rispose Milziade
con serio.
“Forse,ma
personalmente penso che un minimo di gusto estetico non gli farebbe
male,ma a parte questo continuo a pensare che sia una pessima
idea,sei sicuro che funzionerà mercenario?”, disse
l'arciere con
aria tranquilla e tono basso.
“Non
n'è sono certo,molto probabilmente si scalderanno e
prenderanno la
cosa come una sfida e non accetteranno di buon grado le nostre
condizioni,possiamo solo sperare che il mago abbia ragione e che i
miei calcoli siano esatti,in ogni caso lo sapremo solo se ci
proveremo.”
Altro
non si sentì di dire Milziade,poiché
effettivamente di cui parlare
c'era poco. Ormai erano in trappola,tanto vale andare fino in
fondo,anche in senso letterale poiché l'ingresso dalla quale
erano
entrati si faceva sempre più lontano. Mentre passavano per
il campo
videro osservarono di sfuggita l'allestimento del campo. Tende
bianche per i soldati comuni erano sparse a macchia d'olio per buona
parte della vallata,con strade e stradine improvvisate dai soldati
stessi,che nell'allestimento del campo svolgevano anche il compito di
operai edili,consentendo così di unire le funzione del
soldato e del
lavorato comune in ogni singolo uomo che combatteva per l'impero.
Nelle tende si potevano sentire le voci delle migliaia di uomini che
parlavano,mangiavano o giocavano ai dadi,altri invece se ne stavano
seduti a rifare il filo alla spada,oppure erano intenti a riposare su
un basso seggiolino mentre si godevano il riposo dal turno di guardia
oppure si prendevano un attimo prima di andare ad allenarsi con i
loro compagni d'armi. Molti di loro erano giovani,ragazzi che avevano
finito da poco l'addestramento e la maggior parte dei nuovi arrivati
avevano visi freschi e senza un graffio o un ammacco di qualunque
tipo,segno che non avevano mai ricevuto la loro prima esperienza sul
campo di battaglia,poi si potevano riconoscere i più
esperti,uomini
di mezza età,con qualche esperienza in campo bellico,che
avevano già
assaggiato l'amaro gusto della guerra,lo si riconosceva dai tagli e
dalle piccole cicatrice sul volto e nei casi peggiori anche da parti
gravemente segnate,come pezzi di orecchio mancanti oppure nasi
tumefatti con piccole protuberanze innaturali,segni di pessime
medicazioni,cosa abbastanza comune tra i soldati più
sfortunati. Poi
c'erano i veterani,anziani combattenti che non erano saliti di grado
nell'esercito,ma che erano molto rispettati tra i combattenti
più
giovani,alla quale non mancavano di dare consigli su come tenere lo
scudo durante l'avanzata,oppure come colpire nei punti deboli del
nemico quando si trovava scoperto ed era più vulnerabile per
essere
attaccato,quest'ultimi,seppur non più nel pieno della
forza,costituivano la base per l'apprendimento delle nozione della
guerra fuori dall'addestramento generale. Dopo poco giunsero in un
grande spiazzo,posto prima del pretorium,grande almeno centodiciotto
piedi in lunghezza e cinquanta piedi in larghezza,usato
principalmente per i festeggiamenti durante le serate per celebrare
una vittoria importante,ma sopratutto come area di addestramento per
le truppe alle nozioni del combattimento e nel movimento nelle
diverse formazioni. Ma in quel momento la piazzetta,se così
la si
poteva definire,era occupata da un serrato gruppo di guardie,che
circondavano tutto il perimetro dell'area,con i volti tesi e
minacciosi come i loro colleghi lungo tutta la strada fatta per
arrivare fin li,dove di fronte alle porte della tenda principale
spiccava più appariscente di tutti i presenti,la figura di
Nevia
Troneggiava su tutte le altre,con l'armatura addosso ad eccezione
dell'elmo,che aveva tenuto in disparte in quanto voleva che vedessero
in faccia la donna che comandava da sola un intera legione. La
posizione del suo corpo era messa in modo trasmettere forza,ma anche
sicurezza,come un vero generale avrebbe dovuto fare quando si
accoglieva un nemico nella sua zona e quegli inviati per lei,non
erano diversi,nemici anche loro,anche se erano venuti a parlare per
conto di qualcun'altra,poco importava comunque fossa andata lei ne
sarebbe uscita vittoriosa. Aveva le armi,aveva gli uomini e aveva i
mezzi,cosa poteva andare storto?
“Ebbene,quale
messaggio recate da parte di quella traditrice?”,chiese Nevia
con
tono autoritario. Per reazione a quella domanda l'elfo e il nano si
guardarono un attimo tra di loro,restando fermi sulle loro
cavalcature e senza dire una parola,poi si girarono
contemporaneamente verso il mercenario che distrattamente si guardava
attorno,per poi accorgersi che gli altri due lo stavano fissando con
volti statuari e sguardo piatto.
“Volete
proprio farli arrabbiare vero?”,chiese Milziade con tono
rilassato,
“Se insistete tanto....”, detto ciò
scese da Briseide e facendo
qualche passo in avanti si rivolse alla ragazza,che lo stava fissando
con occhi rancorosi,sembrava non sopportare la scenetta alla quale
aveva assistito,trovandosi così a fissare la figura del
guerriero
sbarbato,col pettorale squarciato e solo una spada al fianco. Non
proprio la persona più adatta a mandare un messaggio,nemmeno
se il
ricevente fosse stato un pezzente seduto a mendicare in un angolo di
città.
“Parla.”
Milziade
si guardò un attimo attorno e constatò quante
persone lo stessero
osservando in quel momento,bene,se tutto andava come
previsto,più
testimoni c'erano meglio era,ora poteva dare il via ai giochi.
“Non
c'è un maniera giusta per dirlo perciò lo
dirò e basta....”,fece
una breve pausa,silenzio di tomba,tutti che aspettavano la fine di
quello scambio di parole. Tutti che lo fissavano intensamente,come ad
aspettarsi chissà quale rivelazione,quale richiesta poteva
suscitare
in un uomo una tale raccolta di energie per poter tornare a parlare?
“...andatevene.”
Tornò
a parlare e l'espressione sul volto di tutti i soldati
presenti,compreso quello di Nevia,che stava guardando Milziade con
gli occhi iniettati di sangue,come quelli di un toro che sta per
caricare a testa bassa e nel mentre teneva la bocca aperta,come in
moto di sorpresa improvvisa,tanto grande e forte da annientare ogni
pensiero precedentemente ragionato sull'argomento. Di tutte le cose
che poteva dire,di tutte le richieste,le suppliche che immaginava di
sentire non si sarebbe mai aspettata quello. Andatevene,lo aveva
detto in maniera talmente piatta e banale che la cosa non sembrava
dare alcun peso emotivo a quell'uomo e la cosa la faceva infuriare
come un niente.
“Che
cosa hai appena detto?”,disse lei con il tono della voce
più alta
e sostenuta,come a voler far capire che stesse facendo di tutto per
trattenersi dall'ucciderlo con le sue mani. D'altro canto lui
ricambio il suo sguardo con un cambio dell'espressione rigida e con
gli occhi che la guardavano dall'alto verso il basso,come se a
detenere il potere in quella discussione fosse lui.
“Cos'è
sei sorda? Sei lenta di comprendonio? Devo farti un disegno
così lo
capisci meglio? Vi ho detto di andarvene,alzate i tacchi,levate le
tende,togliete il disturbo,sparite,perché la battaglia che
avevate
in programma di iniziare oggi non ci sarà.”
Nessuno
si sarebbe aspettato una risposta simile,tutti i soldati,i maghi,i
sacerdoti e tutte le razze li presenti,in quel semplice pezzo di
terra occupato da invasori di una terra vicina,dove il nemico della
città dalle bianche mura si sentiva più
potente,con i suoi
uomini,la sua grande armata e la sua notevole potenza bellica,era
stata insultata,sbeffeggiata e messa in ridicolo dal misero portavoce
di una ragazzina fuggiasca e riconosciuta come criminale
dall'imperatore in persona. E metterci la faccia era lei,Nevia
Placidia Sannita ad essere trattata a pesci in faccia da
quell'uomo,che la stava fissando con quell'aria da semidio,doveva
avere qualche problema di raziocinio,perché se credeva che
si
sarebbe fatta trattare così di fronte ai suoi uomini,che con
tanta
fatica,sangue e sacrifici si era guadagnata il loro rispetto,a
discapito del fatto di essere la prima donna nell'impero non solo ad
essere riconosciuta al pari dei suoi colleghi maschi,ma anche di
comandare un intera legione,lei,una donna. No,non avrebbe accettato
un trattamento simile,sguainò una delle sue spade e la
puntò in
direzione del petto di Milziade. Gli occhi di Nevia trasmettevano una
rabbia tanto palpabile che il guerriero poteva sentirla addosso di se
e il viso contratto in un ira incandescente,che snudava i denti della
giovane donna facendola sembrare un feroce e massiccio mastino che ha
stento veniva tenuto dal debole collare della razionalità.
La lama
scintillava della luce del sole,percorrendo tutto il filo del gladio
di nobile fattura,che sembrava alquanto rigida ma lievemente
scossa,da quella mano pregna di febbricitante voglia di uccidere
l'uomo che aveva di fronte.
“TU
OSI PRENDERTI GIOCO DI ME STRACCIONE? TU? NEL MEZZO DEL MIO
ACCAMPAMENTO? NEL PIENO CENTRO DELLA MIA LEGIONE? QUALE IMPUDENZA LA
TUA,FOLLE DISSENNATO. QUALE PROBLEMA NELLA MENTE TI HA FATTO CREDERE
CHE PER UN SOLO ISTANTE DI POTERMI PARLARE COSI' E USCIRNE
VIVO?”,
urlò lei con tutto il fiato che aveva in gola,mentre l'arma
vibrava
nelle sue mani e le ali dell'armatura fremevano dall'emozione
incontrollabile.
“Il
fatto che siate stati così stupidi da pensare di attaccare
una
città-stato neutrale in grado di difendersi,quando un
baraonda di
selvaggi proveniente dalle terre più a nord sta per entrare
ai
confini dell'impero.”,disse lui piattamente e senza un filo
di
emozione,come a voler mostrare di aver il totale controllo della
situazione. Nel sentire quelle parole la rabbia che aveva posseduto
Nevia ora stava lentamente facendo spazio alla sorpresa,il viso si
rilassò e il suo sguardo da furioso si fece
indagatore,voleva capire
il significato di quella frase,ma la spada restava sempre li,tremante
di rabbia,che seppur diminuita era pur sempre presente,gli scorreva
ancora dentro e difficilmente gli sarebbe passata come se nulla
fosse. Quel vile galoppino l'aveva presa in giro di fronte all'intero
esercito e per questo l'avrebbe pagata,ma non prima di scoprire
qualcosa su quella nuova informazione.
“Di
cosa stai parlando?”
“Sto
parlando di un invasione da parte delle tribù libere,sono
dirette
verso Magentius e intendono attaccare su vasta scala e voi sapete
bene che quella gente non è tipica a conquistare
insediamenti,preferiscono distruggerli,ma non c'è bisogno
che vi
faccia una lezione di storia vero?”
“Dato
che me l'hai detto così spontaneamente ora speri vivamente
che io
creda alla tua storia,non'é forse così?
Oltretutto dovresti avere
con te una prova affinché io possa....”,ma il
comandante non fece
in tempo a finire la frase che Milziade tirò fuori da uno
dei
bracciali di bronzo quello che sembrava un foglio di pergamena e glie
lo gettò ai piedi. Lei di certo non si era aspettata un
azione
simile e vedere quel pezzo di cartapecora brutta e ingiallita ai suoi
piedi la aveva momentaneamente spiazzata. Raccolse con la mano libera
il foglio di pergamena senza però distogliere lo sguardo
dall'uomo,aprì il foglio con la mano libera e
cominciò a leggere.
Le parole segnata dall'inchiostro riassumevano un insieme di brevi
resoconti di diverse squadre di ricognitori sui confini più
a
settentrione dell'impero,segnalando diverse incursioni di piccoli
assembramenti di barbari,orchi e altri razze che si erano addentrati
per fare razzie di villaggi e fortini militari. La nota terminava con
l'ordine di richiamare la ventiduesima legione di terminare l'assedio
alla città-stato di Aegis e di fornire supporto alla settima
e alla
quindicesima legione già di stanza sul confine con effetto
immediato. Sul fondo del foglio era presente anche il simbolo di una
corona d'alloro con all'interno la testa di un lupo,simbolo personale
di Lucio Cornelio Silla. Lei osservò ancora la lettera con
minuziosa
attenzione,per poi accartocciarla e gettare a terra,mostrando una
smorfia di sdegno verso l'uomo,che non sembrava affatto impressionato
da quella reazione.
“Credevi
forse che sarei cascata in questo trucco? L'imperatore mi aveva
avvertito della presenza di un mago al servizio di Midas,qualunque
mago di basso rango saprebbe riprodurre una lettera in latino,con la
stessa calligrafia e uso delle lettere in codice del nostro servizio
postale. Beh se il tuo piano consisteva in quello di sorprendermi ti
sei sbagliato di grosso,ci vuole molto di più per ingannare
Nevia
Placidia Sannita,comandante della ventiduesima legione.”
“Comandante
Nevia....”
La
ragazza si girò in direzione della nuova voce che si era
intromessa
nel suo monologo. Era un nano,dalla corta e folta barba bianca simile
a quella che si poteva vedere sui busti degli antichi
filosofi,indossava una toga rossa,tipica dei maghi di servizio nelle
armate di Nova e una corona di foglie d'alloro gli cingeva il
capo,correva a più non posso sulle sue corte e tozze gambe.
Giunto
davanti a lei la fissò con timoroso rispetto con i suoi
occhietti
piccoli e dalle pupille verdi.
“Parla
mago.”
“Ave
comandante,sono spiacente per l'interruzione ma deve vedere
questa,appena arrivata.”, e il nano a quel punto le
passò qualcosa
che teneva in mano,era una pergamena pulita e
arrotolata,contrassegnata dal sigillo in cera lacca del servizio
postale militare,che si riconosceva da un aquila dalle ali spiegate
che tiene una pergamena tra gli artigli. La ragazza titubò
per
qualche secondo prima di ritirare la spada nel fodero,rompere il
sigillo e srotolare completamente la pergamena contente l'urgente
messaggio. Milziade rimase immobile,osservando con attenzione lo
svolgimento della scena che si era già fatto nella sua mente
e che
adesso si stava svolgendo di fronte a lui,la prova che
confermò le
sue aspettative furono presto evidenti nella reazione della
soldatessa noviana. Nevia lesse la lettera con occhi spalancati e
sguardo perso nel vuoto,ormai aveva riconosciuto il testo del
messaggio ed era scritto nello stesso identico modo,la calligrafia,la
tonalità dell'inchiostro,la disposizione delle lettere e gli
spazi,persino il simbolo dell'imperatore era il medesimo. Non poteva
crederci,il testo era esattamente lo stesso,combaciava in tutto e per
tutto alle parole scritte sul foglio che si trovava malamente
arrotolato ai suoi piedi.
“Com'è
possibile? Non può essere,ma come.....”,non fece
in tempo a finire
la frase che subito si fece prendere da un nuovo attacco di
collera,gettò via la pergamena e puntò il dito
contro Milziade.
“Tu,perché
siete venuti qui?”
“Che
intendi dire?”
“Se
sapevate già che il messaggio sarebbe arrivato,allora
perché siete
venuti nel mio accampamento? Non c'era ragione per la quale vi
sareste dovuti incontrare con me.”
“Oh
è qui che ti sbagli.”,disse lui mostrando poco
alla volta un
sorriso sardonico, “Non hai notato nulla di particolare? Non
trovi
che ci sia qualcosa di sospetto nel nostro arrivo?Non ci
arrivi?”,fece una breve pausa,la seconda del loro
incontro,come se
volesse darle il tempo di rendersi contro dell'errore che aveva
fatto,ma l'espressione sorpresa di lei gli fece intuire di non aver
colto la soluzione del dilemma e per questa ragione fu lui a dovergli
dare una risposta.
“Il
tuo errore e stato quello di aver dato inizio a questo
incontro,appena entrato ho capito subito quanto ti era adoperata per
fare bella figura con noi tre,il seguito della principessa
fuggiasca,scommetto che pregustavi la vittoria,persino quando ci hai
accolti hai preferito fare sfoggio della tua legione piuttosto che
constatare il vero problema della situazione.”
“Ha
importanza? Posso sempre radunare le mie forze per tempo e assaltare
la città come precedentemente pianificato,non vedo cosa sia
cambiato
in tutto questo.”
“Il
fatto è che ora non puoi più disporre del tuo
vantaggio tattico,noi
tre siamo venuti qui solo per farti perdere tempo,tra poco parte
dell'esercito di Aegis uscirà dalla porta principale e in
breve
tempo occuperanno il campo,mentre tu ora sei costretta a prendere una
decisione. Puoi combattere questa battaglia,sapendo che parte del tuo
esercito verrà distrutto,conquisti la città e
prendi la
principessa,ma in tal caso ti verrà difficile tornare
indietro e
fronteggiare l'onda di selvaggi che sta per abbattersi su Magentium e
perdere una delle città più fortificate dei
territori
settentrionali. Oppure abbandonare la vallata,tornare indietro appena
in tempo per salvare Magentium e scacciare gli invasori appena prima
che possano varcare i confini di Nova,ma così perderai la
principessa,tornando dal tuo imperatore a mani vuote. Quindi? Cosa
scegli?”
Lei
continuava a fissare il mercenario con rabbia,mentre le sue mani
erano ansiose di estrarre le spade e saltargli addosso,per passarlo
da parte a parte con i suoi gladi tirati a lucido,lo avrebbero ucciso
sul posto,come meritava per l'impudenza che aveva mostrato nei suoi
confronti era intollerabile,l'avrebbe pagata cara per questo
affronto. Ma non riusciva a dirgli nulla,troppo presa da ciò
che gli
era stato di fare dai suoi superiori,sapeva quale scelta doveva
fare,sia per il proprio bene,ma anche per i soldati al suo comando,ma
sopratutto per la nazione,che stava per essere invasa da
chissà
quali mostri e barbari,in grado solo di distruggere e annientare
tutto quello sui cui mettevano mano. Non avrebbero permesso una cosa
simile,sia come soldato che come cittadino di Nova,eppure,tornare
indietro senza rispettare i desideri dell'imperatore sarebbe stata
per lei la peggiore delle sconfitte,non riuscire in quell'intento
sarebbe stata un enorme delusione per Silla,non osava immaginare la
reazione dell'imperatore quando avrebbe ricevuto la notizia del suo
arrivo.
“Prenderò
questo silenzio come una risposta,quindi,a questo punto posso anche
andarmene.”,Disse Milziade mentre si dirigeva verso la sua
cavalcatura. Aveva terminato il suo compito e ora poteva tornare,a
malincuore,dai suoi due accompagnatori. Il piano era andato
esattamente come se l'era aspettato,attirare l'attenzione su di se
mentre il consiglio disponeva l'esercito fuori le mura e prendeva il
controllo del campo di battaglia,dal punto di vista tattico lui era
stato solo un diversivo,un utile distrazione in grado di mettere
pressione ad un nemico più grande e con capacità
maggiori alle sue.
Le informazioni ricevute dai contatti del mago e la sua
abilità a
farsi odiare alla prima conoscenza gli avevano permesso di giocare in
anticipo,minacciando il comandante nemico che avrebbe perso
comunque,costringendola a fare la scelta che gli avrebbe arrecato
meno danno. Era fatta,ora sarebbe tornato dietro le mura e appena
c'è
ne sarebbe stato il tempo avrebbe trovato una buona locanda,dove
avrebbe mangiato,bevuto,passato due orette con una donna di facili
costumi,si sarebbe fatto un bagno e poi si sarebbe riposato un po' e
la cosa più bella e che lo avrebbe fatto lontano dai suoi
nuovi
compagni di squadra. Dopotutto se lo meritava,aveva evitato uno
scontro da solo,aveva tutto il diritto di starsene in pace per conto
proprio.
“Ehi
messaggero,anch'io ho un messaggio da consegnare alla tua
signora....”
Nevia
chiamò a se l'uomo con voce fiera e carica di sentimento. Il
prezzolato si girò lentamente verso la sua
interlocutrice,sbuffando
all'idea che si sarebbe dovuto trattenere un altro po'.
“Sentiamo,cosa
vuoi che....”,ma non fece in tempo a finire la frase che
subito si
ritrovò contro la figura di Nevia che gli si era lanciata
contro,
impugnando entrambe le spade,dandosi la spinta con l'enorme forza che
risiedeva nelle ali dell'armatura. Il mercenario fece appena in tempo
ad accorgersi dell'attacco fulmineo che con prontezza balzò
all'indietro,evitando il feroce attacco della ragazza che gli
passò
accanto,mentre lei si era sollevata a pochi centimetri dal suolo.
Era stato solo un istante ma lui aveva notato lo sguardo di lei da
molto vicino,erano pieni di una rabbia sopita,che ora si era liberata
in quel volo,degno di un letale rapace. La ritrovò in
aria,con le
ali d'acciaio che si spiegavano larghe su tutta la loro lunghezza e
sbattevano tanto forte da far tintinnare le piume di metallo,che se
non fosse stato per il suono si sarebbero dette vere. Le voci stupite
e sorprese di tutti i presenti alla scena,che sconcertati
assistettero a quello scatto di furia omicida senza sapere cosa
dire,nessuno se lo sarebbe aspettato,eppure sapevano che non era il
tipo di donna che si faceva mettere i piedi in testa da nessuno,si
sarebbero aspettati che lo avrebbe fatto imprigionare,oppure lo
avrebbe fatto frustare o picchiare,ma ad arrivare a volere qualcuno
morto in quella maniera era uno spettacolo mai visto prima sotto il
suo comando,una scena che certamente non si sarebbero mai sognati di
vedere,non in quella maniera.
“Hai
fegato verme,nessuno ha mai avuto l'ardire di rivolgersi a me in quel
modo,nemmeno i miei uomini migliori. Tuttavia ti sei burlato di me di
fronte all'intera legione,quindi,non aspettarti di uscire vivo da
qui,perché prima di ritirarmi farò in modo che i
tuoi amici
rimandino indietro la tua testa in città,un monito di quello
che gli
riserva il futuro.”
Milziade
osservò con attenzione la posa della soldatessa che gli
svolazzava
sopra la testa da diversi metri,con una certa freddezza negli occhi.
Il piano aveva anche funzionato,ma non aveva calcolato con esattezza
la reazione finale delle vittime delle sue “burle
tattiche”,come
le definiva lui. Le spade nelle mani,le ali spiegate al massimo e un
aura omicida che aleggiava nell'aria come come un vento di tempesta.
L'aria era pregna di violenza e negli sguardi di quei soldati si
poteva leggere l'attesa del bagno di sangue. Questa volta Milziade
non aveva fatto perdere le staffe ad un capobanda ubriacone o il capo
delle guardie locali,aveva a che fare con un militare di alto rango,
avrebbe dovuto esserne preoccupato,sentire del pentimento per la sua
azione sconsiderata,ma no,non lui,non quando c'era quella bandiera
attorno a lui. Non quando quella schifosissima aquila dorata svettava
sulle insegne lucenti e sugli stendardi che aveva tanto imparato ad
odiare con tutto se stesso. Sentiva l'odio scorrergli nelle vene come
le acque di un fiume in piena e i muscoli del suo corpo irrigidirsi
come macigni all'idea di combattere un soldato noviano di
così alta
levatura,anche se donna. Estrasse la spada e si mise in posizione di
combattimento. Era da un po' di tempo che la vita non gli dava
più
soddisfazioni del genere.
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