Un bel salto temporale in avanti in questo capitolo. Non
significa che
abbia rinunciato a scrivere cosa accadde tra l'ultimo episodio e
questo, non preoccupatevi.
Ovviamente...
impossibile?
Autore:
ellephedre
Disclaimer: i personaggi di Sailor Moon non mi appartengono.
Essi sono
esclusiva proprietà di Naoko Takeuchi e della Toei Animation
Co.
Ltd
Episodio
N - Morta una seconda volta
Se avesse potuto, Rei avrebbe rimirato Usagi stretta tra le
braccia
di Mamoru per l'eternità. L'amore si irradiava da Usagi come
un manto caldo,
che le avvolgeva tutte mentre restavano sospese in aria al termine
della battaglia. Non esisteva infelicità in quel
luogo. Non erano mai esistite perdita o tristezza.
Ma Usagi non era così forte da combattere la forza
di gravità per sempre; anche lei doveva riposare - e magari
stare da sola col
fidanzato che aveva appena ritrovato. Rei non osò
protestare,
ma per un attimo tese il braccio in avanti, riluttante a
separarsi da lei.
Venne mandata via comunque, lontano, a recuperare le forze e a
godersi il riposo dei vincitori.
Sbatté le palpebre sul soffitto buio della propria
stanza, adagiata sul materasso.
Era a casa.
Le energie la abbandonarono come se non le avesse mai avute,
ma la
sua mente correva.
Non voleva stare lì, ferma. Non voleva stare
da sola.
L'ultima cosa che ricordava era il momento in cui il suo corpo
era diventato trasparente, dissolvendosi in bolle di luce.
Aveva cercato di aggrapparsi alla testa di Usagi, che stava
accarezzando, ma non era servito a niente. Era scomparsa ugualmente,
senza poter fare nulla per aiutare nessuno.
Era la seconda volta che moriva.
Rotolò di fianco e ricadde malamente sul pavimento,
a
carponi. Manovrò ginocchia e mani abbastanza da trascinarsi
lungo il pavimento della stanza, verso la luce che proveniva
dall'esterno. Era il bagliore della Luna. Aveva bisogno di vederla per
quietarsi, per sentire che davvero era andato tutto a posto.
Scostò con grande fatica la porta scorrevole della
stanza e si ritrovò in corridoio. Sentendo la luce bianca
che le bagnava il viso, si
animò quel tanto che bastava a raggiungere l'apertura della
parete movente che dava sull'esterno. Arrivando, adagiò la
schiena contro una colonna di legno,
ansimando per lo sforzo. Il suo premio fu la vista della sfera
bianca che dal cielo illuminava il mondo.
Usagi le aveva salvate. Era finita.
Lei era morta solo per poche ore; non era successo niente di
grave.
Non aveva lasciato da solo suo nonno.
Non aveva detto addio a tutta la propria vita.
E non doveva preoccuparsi per quello stupido di Yuichiro, che
non
aveva visto al tempio quando era partita per combattere. Si era
immaginata che lui fosse in strada a fare chissà
cosa, attaccato da chissà quali mostri... Si era preoccupata
da
morire, ma andare a cercarlo non era stata un'opzione. Anche se
l'avesse riportato a casa sano e salvo, poteva succedere
qualcosa sia a lui che al nonno finché Galaxia non veniva
annientata.
E se a Yuichiro fosse già accaduto qualcosa di
irreperabile... ci avrebbe pensato Usagi. Rei aveva avuto fiducia in
questo.
Ora lui stava bene - per forza - così
come il nonno e lei stessa.
Bene come poteva stare, almeno, considerato che non si reggeva
in piedi e le palpebre le cadevano sugli occhi.
Vide un'ombra muoversi serenamente lungo il recinto della casa.
Yuichiro.
Lo avrebbe sgridato se fosse riuscita a racimolare abbastanza
aria in gola.
Notandola, lui si avvicinò.
«Rei?»
«Perché non stai mai in casa?»
Sicuramente per
poco non si era fatto ammazzare da qualche mostro. O era proprio morto
e non lo ricordava, perché Usagi aveva resuscitato anche lui.
Yuichiro adottò la sua solita espressione vacua,
quella che le faceva uscire dai gangheri persino quando era distrutta.
«Dove sei stato?» riuscì a
chiedergli, quasi ansimando per la fatica.
Lui inclinò la testa, notando le sue
diffcoltà nel
parlare. «Sono uscito a correre. Avevi bisogno di
me?»
«Da quando?» Lei non aveva bisogno di
nessuno, a eccezione delle sue amiche e di Usagi.
Non aveva bisogno neppure di lui, che aveva smesso di chiamare
'il
mio Yuichiro' persino nella sua testa, persino nei momenti in cui
cedeva di più ad un solitario bisogno di romanticismo. Lui
non
era più suo, non lo era mai stato. Da qualche mese Yuichiro
aveva
cambiato atteggiamento con le ragazze che passavano per il tempio: si
interessava di più a loro, ci parlava più a
lungo. Aveva
smesso di essere innamorato di lei.
Era un affronto che Rei non avrebbe mai dimenticato.
Lui non si era mosso da dove si trovava. Si guardava intorno
incuriosito, destabilizzato. «Non senti qualcosa di strano
stasera? È come se il mondo intero fosse più...
leggero.
Anche per via di questa fortissima Luna. È così
bella che
quasi mi fa dimenticare che questo pomeriggio...»
«Cosa?» lo incalzò Rei.
Lui arricciò le labbra. «Mi sentivo
confuso. Forse avevo anche paura, ma non so di cosa.»
Strascichi di ricordi. Sarebbero spariti entro il giorno dopo,
col favore del sonno.
«Ti senti anche tu così?»
Yuichiro tornò a guardarla.
Osservandolo meglio in viso, così vicino e
accogliente, Rei
si chiese se, forse, si fosse fatta beccare in pieno petto dalla
pallottola di energia di Galaxia per mera distrazione. Se non avesse
avuto scolpito in mente il
pericolo che lui correva - in un angolo della sua testa che aveva
creduto molto piccolo - magari sarebbe saltata una frazione di
secondo prima verso Usagi. Sarebbe riuscita a spostarla lontano invece
che fungerle da scudo umano.
Yuichiro si era piegato sulle ginocchia, le scarpe da corsa
premute
nel terreno del giardino secco della casa. La guardava dal basso verso
l'alto, pieno di premure.
«Stai bene? Ti porto un tè?»
«No.» Scuotere la testa per rafforzare il
concetto sarebbe stato troppo faticoso.
Annuendo, lui tornò in piedi e fece per andare via,
lasciandola finalmente sola coi propri pensieri.
Come sarebbe riuscita a dormire sentendosi così
inquieta? E
voleva dormire, non svenire - anche se presto non avrebbe avuto scelta.
Yuichiro tornò indietro, piazzandosi di fronte a
lei. «Mi piacerebbe davvero
tanto portarti una tazza di tè. O del latte caldo. Non
riuscirò a dormire se ti lascio qui così. Sei
bianca,
Rei.»
Il proprio nome sulle sue labbra le piacque, fu un conforto.
Sorrise internamente. «Non terrei giù niente
adesso.»
«Allora dell'acqua. Fa sempre bene.»
Lui era come un cucciolo desideroso di essere utile.
Solo per farlo andare via, lei annuì.
Rimasta senza compagnia, chiuse gli occhi, solo per darsi la
forza
di muovere una gamba e iniziare a tornare in camera. Persino l'atto di
ragionare fu sfiancante. Era appena riuscita a voltarsi dal lato
opposto del corridoio quando Yuichiro tornò indietro, con un
bicchiere d'acqua per lei.
«Ecco.»
Il bicchiere poteva anche esserci, ma lei non aveva le energie
per portarlo alla bocca.
I suoi occhi stremati si spalancarono quando Yuichiro si
chinò verso di lei e, con le mani, portò il
bicchiere
alle sue labbra. La aiutò a bere con molta calma, come se
fosse
un'inferma.
Questa non la dimenticherà mai, pensò
Rei. E lei odiava le manifestazioni di debolezza.
Finalmente lui capì che non le sarebbe
andato giù più di mezzo bicchiere. Lo
appoggiò sul
pavimento, lontano da loro.
«Posso toccarti la fronte?»
Oddio, adesso pensava che avesse la febbre. Evidentemente la
sua
espressione scocciata non bastò a fermarlo,
perché presto
il dorso della sua mano si era appoggiato sotto l'attaccatura dei suoi
capelli.
Il contatto con un altro essere umano fu più
salvifico di quello che aveva pensato.
«Non hai la febbre.»
«Sono solo... stanca.»
«Magari stai per ammalarti.»
Probabile che sarebbe finita così se non riusciva a
rimettersi a letto. Mi
arrendo, sverrò. Ma lo avrebbe fatto sul
materasso. «Torno in camera mia»
Raccogliendo l'ultima linfa vitale che le scorreva in corpo,
si accasciò in avanti, iniziando a strisciare.
«Rei...»
Lasciami stare.
Per non
farsi bloccare cercò di issarsi sulle ginocchia, senza
successo.
Con un altro paio di spinte avanzò come un verme, priva di
qualunque dignità.
Lui l'aveva seguita passo per passo. «Non
sgridarmi» dichiarò.
Eh?
Rei si ritrovò con le sue mani sotto il corpo, che
la sollevavano in un qualche modo dal pavimento.
Le sue guance racimolarono abbastanza sangue da
arrossire, perché nel tentativo di non toccarla troppo lui
se
l'era caricata addosso malissimo. Come un sacco di patate, la teneva
petto contro petto, stringendola per la vita dopo che, brevemente,
l'aveva sostenuta da sotto le natiche.
Il tutto durò mezzo secondo, il tempo di
depositarla sul letto - con incredibile cura.
Rei stava per perdonare conoscenza. «... sei
pazzo?»
Anche se in penombra non poteva vederlo in viso, sapeva che
lui era
più imbarazzato di lei. «Mi rimproveri
domani»
disse, a un metro dal suo viso, scostandosi piano. «Appena
starai
bene, okay?»
Rei stava già crollando quando sentì le
sue dita intorno al polso, che
cercavano il ritmo del suo battito.
Il contatto le fu di grande conforto.
Dormì.
Yuichiro allontanò la mano da Rei dopo pochi
secondi. La
pressione di lei era molto bassa, ma nel sonno il suo respiro sembrava
regolare e pacifico.
Magari bisognava controllarla più tardi. Nel giro
di un quarto d'ora?
Mi ucciderebbe se sapesse
che sono tornato in camera sua.
Lui voleva solo assicurarsi che lei stesse bene, non aveva
secondi fini. Posò gli occhi sul suo viso, iridescente alla
luce
lontana della Luna. Il suo manto di capelli
neri era sparso sul letto, sotto la schiena. Nel sonno era
così tranquilla, così indifesa...
Se lui fosse stato
scorretto, o meno innamorato, ne avrebbe approfittato per sfiorarla
sulla guancia. Solo una volta, per sentire se era davvero
morbida come immaginava.
Ma non ne aveva il diritto.
Non riesco comunque a
dimenticarti.
Nelle ultime settimane si era allontanato da lei. Anzi, si
erano allontanati entrambi. Rei si
era invaghita di un gruppo di idol che inseguiva dappertutto - cantanti
che dall'inizio dell'anno avevano cominciato a frequentare la scuola
delle altre ragazze.
Yuichiro si era rassegnato. Uno di quei tre prima o poi la
noterà e presto lei sarà fidanzata.
Le sue speranze con Rei si stavano riducendo a zero, per
quanto forse lui non ne avesse mai avuta mezza.
Indietreggiando, si sedette sul pavimento, per osservarla a
distanza senza imporsi.
Dovrei dirti quello che
provo, così capirei chiaramente quanto ti disgusta.
Poteva fare così. Ma poi sarebbe riuscito a
riprendersi?
Probabilmente no, per questo non ne aveva il coraggio.
Preferiva rimanere sospeso nel limbo, in quel periodo di
incertezza
in cui ogni tanto gli capitava la possibilità di starle
vicino.
Era un
sognatore che viveva di ilusioni, ma si sentiva in pace e felice
quando, rimirandola, respirava la sua stessa aria, esisteva nel suo
stesso spazio.
Gli bastava davvero poco.
Si alzò.
Stava facendo il guardone.
Se fossi
sveglia, mi avresti già sbattuto fuori.
Uscì dalla porta, raccogliendo il bicchiere rimasto
sul pavimento del corridoio. Si diresse in cucina.
Avrebbe fatto una doccia, poi sarebbe tornato indietro.
Accendendo discretamente la
lampada, avrebbe controllato se sulla pelle di Rei era tornato
un po' di
colore. Solo quello, era fondamentale per lui sapere che lei
stava bene.
Poi sarebbe andato in camera sua, a dormire. A sognare.
Nei miei sogni mi guardi
con occhi nuovi. Mi sorridi, mi ricambi.
Addirittura mi baci.
Per i fim che si faceva in testa si sarebbe meritato un
premio. Non contava che non si sarebbero mai avverati, lui
avrebbe vissuto quell'amore finché gli fosse stato concesso
- finché Rei non lo avesse notato, rifiutandolo, o non fosse
andata avanti con la propria vita.
Gli bastava così, da lei non voleva niente.
Realisticamente non poteva avere niente, perciò non
avrebbe chiesto. Giorno dopo giorno, avrebbe solo... offerto.
Quella notte, puntualmente, sognò.
Nel mondo onirico si adagiò sul letto accanto a
lei, senza timore delle conseguenze. La strinse da dietro, forte, per
sedare la solitudine che le aveva sentito emanare a ondate. Rei si
girò tra le sue braccia senza agitarsi, accogliendolo. Non
lo baciò neppure - non era quel tipo di sogno. Semplicemente
nascose il viso nell'incavo del suo collo, abbracciandolo di rimando in
cerca di un rifugio.
L'essenza più pura della felicità.
Episodio
N - Morta una seconda volta
NdA: la visione recente dell'ultimo episodio di Sailor Moon mi
ha scatenato l'immaginazione su cosa poteva essere successo agli altri
personaggi dopo a fine della battaglia. Su Usagi e Mamoru sapevate
già tutto, ma c'erano appunto anche Haruka e Michiru, che
erano già in una relazione e avevano compiuto un tradimento
enorme, recentissimo. Dopo aver scritto di loro nella raccolta 'In
Turbine' ho pensato anche a Rei, che penso si sarebbe sentita
particolarmente sola - e in un certo senso 'fallita' - nel tornare a
casa. Non aveva aiutato Usagi, l'aveva lasciata sola. Per di
più, non era nemmeno la prima volta che moriva.
Ne ho approfittato per descrivere lo stato della sua relazione
con Yuichiro in quel periodo.
Come al solito pensando a questi due - e soprattutto a lui -
mi commuovo un sacco e spero di aver donato una sensazione simile anche
a voi. Fatemi sapere!
Elle
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