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Autore: ellephedre    15/09/2020    1 recensioni
Storia dedicata alla coppia Rei/Yuichiro e alla loro complessa, divertente e romantica interazione. Il loro incontro, la gita in montagna con tutte le ragazze, l'antefatto di quella frase finale di Rei ('Hai ragione, Usagi. Avrei dovuto dare un bacio a Yuichiro'). Poi la rinascita di lei, accorgersi di avere una seconda occasione ma non volerla cogliere, perché lui non è assolutamente adatto. O sì?
Questa raccolta coprirà tutte le cinque serie, raccontando di momenti legati a episodi che già conosciamo o di altri completamente inventati.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Rei/Rea, Yuichiro/Yuri | Coppie: Rei/Yuichiro
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Prima serie, Seconda serie
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- Questa storia fa parte della serie 'Oltre le stelle Saga'
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Oltre le stelle, Rei e Yuichiro

   

Un bel salto temporale in avanti in questo capitolo. Non significa che abbia rinunciato a scrivere cosa accadde tra l'ultimo episodio e questo, non preoccupatevi.

   

   

Ovviamente... impossibile?

   

Autore: ellephedre

Disclaimer: i personaggi di Sailor Moon non mi appartengono. Essi sono esclusiva proprietà di Naoko Takeuchi e della Toei Animation Co. Ltd

 

Episodio N - Morta una seconda volta

 

Se avesse potuto, Rei avrebbe rimirato Usagi stretta tra le braccia di Mamoru per l'eternità. L'amore si irradiava da Usagi come un manto caldo, che le avvolgeva tutte mentre restavano sospese in aria al termine della battaglia. Non esisteva infelicità in quel luogo. Non erano mai esistite perdita o tristezza.

Ma Usagi non era così forte da combattere la forza di gravità per sempre; anche lei doveva riposare - e magari stare da sola col fidanzato che aveva appena ritrovato. Rei non osò protestare, ma per un attimo tese il braccio in avanti, riluttante a separarsi da lei.

Venne mandata via comunque, lontano, a recuperare le forze e a godersi il riposo dei vincitori.

Sbatté le palpebre sul soffitto buio della propria stanza, adagiata sul materasso.

Era a casa.

Le energie la abbandonarono come se non le avesse mai avute, ma la sua mente correva.

Non voleva stare lì, ferma. Non voleva stare da sola.

L'ultima cosa che ricordava era il momento in cui il suo corpo era diventato trasparente, dissolvendosi in bolle di luce. 

Aveva cercato di aggrapparsi alla testa di Usagi, che stava accarezzando, ma non era servito a niente. Era scomparsa ugualmente, senza poter fare nulla per aiutare nessuno.

Era la seconda volta che moriva.

Rotolò di fianco e ricadde malamente sul pavimento, a carponi. Manovrò ginocchia e mani abbastanza da trascinarsi lungo il pavimento della stanza, verso la luce che proveniva dall'esterno. Era il bagliore della Luna. Aveva bisogno di vederla per quietarsi, per sentire che davvero era andato tutto a posto.

Scostò con grande fatica la porta scorrevole della stanza e si ritrovò in corridoio. Sentendo la luce bianca che le bagnava il viso, si animò quel tanto che bastava a raggiungere l'apertura della parete movente che dava sull'esterno. Arrivando, adagiò la schiena contro una colonna di legno, ansimando per lo sforzo. Il suo premio fu la vista della sfera bianca che dal cielo illuminava il mondo.

Usagi le aveva salvate. Era finita.

Lei era morta solo per poche ore; non era successo niente di grave.

Non aveva lasciato da solo suo nonno.

Non aveva detto addio a tutta la propria vita.

E non doveva preoccuparsi per quello stupido di Yuichiro, che non aveva visto al tempio quando era partita per combattere. Si era immaginata che lui fosse in strada a fare chissà cosa, attaccato da chissà quali mostri... Si era preoccupata da morire, ma andare a cercarlo non era stata un'opzione. Anche se l'avesse riportato a casa sano e salvo, poteva succedere qualcosa sia a lui che al nonno finché Galaxia non veniva annientata.

E se a Yuichiro fosse già accaduto qualcosa di irreperabile... ci avrebbe pensato Usagi. Rei aveva avuto fiducia in questo.

Ora lui stava bene -  per forza - così come il nonno e lei stessa.

Bene come poteva stare, almeno, considerato che non si reggeva in piedi e le palpebre le cadevano sugli occhi.

Vide un'ombra muoversi serenamente lungo il recinto della casa.

Yuichiro.

Lo avrebbe sgridato se fosse riuscita a racimolare abbastanza aria in gola.

Notandola, lui si avvicinò. «Rei?»

«Perché non stai mai in casa?» Sicuramente per poco non si era fatto ammazzare da qualche mostro. O era proprio morto e non lo ricordava, perché Usagi aveva resuscitato anche lui.

Yuichiro adottò la sua solita espressione vacua, quella che le faceva uscire dai gangheri persino quando era distrutta.

«Dove sei stato?» riuscì a chiedergli, quasi ansimando per la fatica.

Lui inclinò la testa, notando le sue diffcoltà nel parlare. «Sono uscito a correre. Avevi bisogno di me?»

«Da quando?» Lei non aveva bisogno di nessuno, a eccezione delle sue amiche e di Usagi.

Non aveva bisogno neppure di lui, che aveva smesso di chiamare 'il mio Yuichiro' persino nella sua testa, persino nei momenti in cui cedeva di più ad un solitario bisogno di romanticismo. Lui non era più suo, non lo era mai stato. Da qualche mese Yuichiro aveva cambiato atteggiamento con le ragazze che passavano per il tempio: si interessava di più a loro, ci parlava più a lungo. Aveva smesso di essere innamorato di lei.

Era un affronto che Rei non avrebbe mai dimenticato.

Lui non si era mosso da dove si trovava. Si guardava intorno incuriosito, destabilizzato. «Non senti qualcosa di strano stasera? È come se il mondo intero fosse più... leggero. Anche per via di questa fortissima Luna. È così bella che quasi mi fa dimenticare che questo pomeriggio...»

«Cosa?» lo incalzò Rei.

Lui arricciò le labbra. «Mi sentivo confuso. Forse avevo anche paura, ma non so di cosa.»

Strascichi di ricordi. Sarebbero spariti entro il giorno dopo, col favore del sonno.

«Ti senti anche tu così?» Yuichiro tornò a guardarla.

Osservandolo meglio in viso, così vicino e accogliente, Rei si chiese se, forse, si fosse fatta beccare in pieno petto dalla pallottola di energia di Galaxia per mera distrazione. Se non avesse avuto scolpito in mente il pericolo che lui correva - in un angolo della sua testa che aveva creduto molto piccolo - magari sarebbe saltata una frazione di secondo prima verso Usagi. Sarebbe riuscita a spostarla lontano invece che fungerle da scudo umano.

Yuichiro si era piegato sulle ginocchia, le scarpe da corsa premute nel terreno del giardino secco della casa. La guardava dal basso verso l'alto, pieno di premure. «Stai bene? Ti porto un tè?»

«No.» Scuotere la testa per rafforzare il concetto sarebbe stato troppo faticoso.

Annuendo, lui tornò in piedi e fece per andare via, lasciandola finalmente sola coi propri pensieri.

Come sarebbe riuscita a dormire sentendosi così inquieta? E voleva dormire, non svenire - anche se presto non avrebbe avuto scelta.

Yuichiro tornò indietro, piazzandosi di fronte a lei. «Mi piacerebbe davvero tanto portarti una tazza di tè. O del latte caldo. Non riuscirò a dormire se ti lascio qui così. Sei bianca, Rei.»

Il proprio nome sulle sue labbra le piacque, fu un conforto. Sorrise internamente. «Non terrei giù niente adesso.»

«Allora dell'acqua. Fa sempre bene.»

Lui era come un cucciolo desideroso di essere utile.

Solo per farlo andare via, lei annuì.

Rimasta senza compagnia, chiuse gli occhi, solo per darsi la forza di muovere una gamba e iniziare a tornare in camera. Persino l'atto di ragionare fu sfiancante. Era appena riuscita a voltarsi dal lato opposto del corridoio quando Yuichiro tornò indietro, con un bicchiere d'acqua per lei.

«Ecco.»

Il bicchiere poteva anche esserci, ma lei non aveva le energie per portarlo alla bocca.

I suoi occhi stremati si spalancarono quando Yuichiro si chinò verso di lei e, con le mani, portò il bicchiere alle sue labbra. La aiutò a bere con molta calma, come se fosse un'inferma.

Questa non la dimenticherà mai, pensò Rei. E lei odiava le manifestazioni di debolezza.

Finalmente lui capì che non le sarebbe andato giù più di mezzo bicchiere. Lo appoggiò sul pavimento, lontano da loro.

«Posso toccarti la fronte?»

Oddio, adesso pensava che avesse la febbre. Evidentemente la sua espressione scocciata non bastò a fermarlo, perché presto il dorso della sua mano si era appoggiato sotto l'attaccatura dei suoi capelli.

Il contatto con un altro essere umano fu più salvifico di quello che aveva pensato.

«Non hai la febbre.»

«Sono solo... stanca.»

«Magari stai per ammalarti.»

Probabile che sarebbe finita così se non riusciva a rimettersi a letto. Mi arrendo, sverrò. Ma lo avrebbe fatto sul materasso. «Torno in camera mia»

Raccogliendo l'ultima linfa vitale che le scorreva in corpo, si accasciò in avanti, iniziando a strisciare.

«Rei...»

Lasciami stare. Per non farsi bloccare cercò di issarsi sulle ginocchia, senza successo. Con un altro paio di spinte avanzò come un verme, priva di qualunque dignità.

Lui l'aveva seguita passo per passo. «Non sgridarmi» dichiarò.

Eh?

Rei si ritrovò con le sue mani sotto il corpo, che la sollevavano in un qualche modo dal pavimento. 

Le sue guance racimolarono abbastanza sangue da arrossire, perché nel tentativo di non toccarla troppo lui se l'era caricata addosso malissimo. Come un sacco di patate, la teneva petto contro petto, stringendola per la vita dopo che, brevemente, l'aveva sostenuta da sotto le natiche.

Il tutto durò mezzo secondo, il tempo di depositarla sul letto - con incredibile cura.

Rei stava per perdonare conoscenza. «... sei pazzo?»

Anche se in penombra non poteva vederlo in viso, sapeva che lui era più imbarazzato di lei. «Mi rimproveri domani» disse, a un metro dal suo viso, scostandosi piano. «Appena starai bene, okay?»

Rei stava già crollando quando sentì le sue dita intorno al polso, che cercavano il ritmo del suo battito.

Il contatto le fu di grande conforto.

Dormì.

     

Yuichiro allontanò la mano da Rei dopo pochi secondi. La pressione di lei era molto bassa, ma nel sonno il suo respiro sembrava regolare e pacifico. 

Magari bisognava controllarla più tardi. Nel giro di un quarto d'ora?

Mi ucciderebbe se sapesse che sono tornato in camera sua.

Lui voleva solo assicurarsi che lei stesse bene, non aveva secondi fini. Posò gli occhi sul suo viso, iridescente alla luce lontana della Luna. Il suo manto di capelli neri era sparso sul letto, sotto la schiena. Nel sonno era così tranquilla, così indifesa...

Se lui fosse stato scorretto, o meno innamorato, ne avrebbe approfittato per sfiorarla sulla guancia. Solo una volta, per sentire se era davvero morbida come immaginava.

Ma non ne aveva il diritto.

Non riesco comunque a dimenticarti.

Nelle ultime settimane si era allontanato da lei. Anzi, si erano allontanati entrambi. Rei si era invaghita di un gruppo di idol che inseguiva dappertutto - cantanti che dall'inizio dell'anno avevano cominciato a frequentare la scuola delle altre ragazze.

Yuichiro si era rassegnato. Uno di quei tre prima o poi la noterà e presto lei sarà fidanzata.

Le sue speranze con Rei si stavano riducendo a zero, per quanto forse lui non ne avesse mai avuta mezza.

Indietreggiando, si sedette sul pavimento, per osservarla a distanza senza imporsi.

Dovrei dirti quello che provo, così capirei chiaramente quanto ti disgusta.

Poteva fare così. Ma poi sarebbe riuscito a riprendersi?

Probabilmente no, per questo non ne aveva il coraggio.

Preferiva rimanere sospeso nel limbo, in quel periodo di incertezza in cui ogni tanto gli capitava la possibilità di starle vicino.

Era un sognatore che viveva di ilusioni, ma si sentiva in pace e felice quando, rimirandola, respirava la sua stessa aria, esisteva nel suo stesso spazio.

Gli bastava davvero poco.

Si alzò.

Stava facendo il guardone.

Se fossi sveglia, mi avresti già sbattuto fuori.

Uscì dalla porta, raccogliendo il bicchiere rimasto sul pavimento del corridoio. Si  diresse in cucina.

Avrebbe fatto una doccia, poi sarebbe tornato indietro. Accendendo discretamente la lampada, avrebbe controllato se sulla pelle di Rei era tornato un po' di colore. Solo quello, era fondamentale per lui sapere che lei stava bene.

Poi sarebbe andato in camera sua, a dormire. A sognare.

Nei miei sogni mi guardi con occhi nuovi. Mi sorridi, mi ricambi.

Addirittura mi baci.

Per i fim che si faceva in testa si sarebbe meritato un premio. Non contava che non si sarebbero mai avverati, lui avrebbe vissuto quell'amore finché gli fosse stato concesso - finché Rei non lo avesse notato, rifiutandolo, o non fosse andata avanti con la propria vita.

Gli bastava così, da lei non voleva niente.

Realisticamente non poteva avere niente, perciò non avrebbe chiesto. Giorno dopo giorno, avrebbe solo... offerto.

Quella notte, puntualmente, sognò.

Nel mondo onirico si adagiò sul letto accanto a lei, senza timore delle conseguenze. La strinse da dietro, forte, per sedare la solitudine che le aveva sentito emanare a ondate. Rei si girò tra le sue braccia senza agitarsi, accogliendolo. Non lo baciò neppure - non era quel tipo di sogno. Semplicemente nascose il viso nell'incavo del suo collo, abbracciandolo di rimando in cerca di un rifugio.

L'essenza più pura della felicità.

 

  

Episodio N -  Morta una seconda volta

 


 

NdA: la visione recente dell'ultimo episodio di Sailor Moon mi ha scatenato l'immaginazione su cosa poteva essere successo agli altri personaggi dopo a fine della battaglia. Su Usagi e Mamoru sapevate già tutto, ma c'erano appunto anche Haruka e Michiru, che erano già in una relazione e avevano compiuto un tradimento enorme, recentissimo. Dopo aver scritto di loro nella raccolta 'In Turbine' ho pensato anche a Rei, che penso si sarebbe sentita particolarmente sola - e in un certo senso 'fallita' - nel tornare a casa. Non aveva aiutato Usagi, l'aveva lasciata sola. Per di più, non era nemmeno la prima volta che moriva.

Ne ho approfittato per descrivere lo stato della sua relazione con Yuichiro in quel periodo.

Come al solito pensando a questi due - e soprattutto a lui - mi commuovo un sacco e spero di aver donato una sensazione simile anche a voi. Fatemi sapere!

 

Elle

 

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