#6:
L'ho trovato scontato, non potevo lasciarmelo sfuggire!
“Okay,
ragazzi, la nostra vittima è Rowan Woodward, e…
finge di essere un sensitivo.
Il nostro cliente è il figlio di una delle sue vittime, a
cui Woodward ha portato
via ogni centesimo.” Nathan, appena era finita
l’ora del pranzo, che li aveva
tenuti occupati al locale, mostrò sullo schermo ad alta
definizione alcune
immagini della loro prossima vittima- un uomo sui
quarant’anni, che instillava
fiducia e trasudava carisma e sex appeal.
“Troppi,
troppi sensitivi in giro…” Hardison
sospirò, passando alla diapositiva
successiva, che mostrava lo studio dove il
“sensitivo” lavorava, in una
trasmissione che veniva trasmessa in tutto il paese tramite il circuito
delle
reti locali.
“Non
è il primo che fate uscire fuori dai giochi?”
Becks gli chiese, mentre, con
l’unghia, cercava di togliere l’etichetta alla sua
bottiglia di birra, ormai
vuota, per disastrarsi
dai suoi problemi
personali – ovvero che la madre di Eliot aveva
improvvisamente deciso di
entrare a far parte delle loro vite e che desiderava che lei
l’aiutasse a convincere
il figlio ad aprirsi.
Eliot.
Aprirsi. Lui.
Sinceramente,
sembrava una battuta, di quelle di cattivo gusto.
O
un film post-apocalittico.
Anzi,
no: fantascienza.
Meglio
ancora: fantasy!
Perché
nemmeno le pinze riuscivano a tirargli fuori le cose. E non intendeva
dire in
senso figurato: una volta era stato catturato, torturato, gli avevano
rotto le
ossa, strappato i denti, avevano usato l’annegamento
simulato… ma lui nisba.
Non aveva ceduto. Nemmeno di un millimetro. Non aveva detto una mezza
parola e
alla prima occasione si era liberato e li aveva messi a tappeto.
“No.”
Sibilò Parker a denti stretti. “Quel bastardo ha
osato parlare di mio fratello. Elio
voleva ucciderlo per
me, ma Nathan non l’ha lasciato fare.” La ladra
bionda si voltò verso il capo,
fulminandolo, quasi ritenesse che lui fosse in debito con lei per non
aver
assecondato le tendenze omicide dei membri della sua squadra.
“Con
Rand abbiamo smascherato tutto il suo business, e lo abbiamo fatto
crollare,
infiltrandoci all’interno come membri del suo staff. Ma se
Woodward è un uomo
intelligente, e purtroppo, lo è, si sarà
informato su cosa fare onde evitare di
cadere in trappole del genere. Non permetterà che la storia
si ripeta.”
Becks
chinò il capo di lato, leggendo le informazioni
sull’uomo che apparivano a
schermo- giocava a fare il sensitivo, ma aveva un passato da psicologo
e
giocatore di poker. Leggeva le persone, la loro mimica, le loro
micro-espressioni, e tirava le giuste conclusioni. Era lampante non
credesse
nemmeno lui ai sensitivi.
“E
se lo facessimo sfigurare con tutta la comunità? Farlo
apparire come un pazzo
isterico. Fargli ammettere che era sono un ciarlatano mangiasoldi. Ed
intanto
troviamo il modo di entrare nei suoi conti e gli portiamo via ogni
centesimo
che ha…”
“Oh,
la nostra piccola Rebecca ha un piano…” Sophie
cinguettò, prima di voltarsi
verso l’amore della sua vita, civettuola. “Che dici
Nathan, vogliamo lasciare a
lei l’onore di portare avanti il colpo? Vediamo se
l’uccellino ha messo le
ali…”
“Ma
non ha senso…. Gli uccellini hanno
le
ali.” Parker strabuzzò gli occhi, cercando di
percepire il significato
recondito di quelle parole. “Non sarebbe meglio dire mettere
le penne? O dire,
vediamo se il nostro uccellino ha imparato a volare? E comunque,
secondo me,
“andò avanti, schioccando la lingua contro il
palato. “Chiamare uccellino una
persona bassa e minuta è
davvero di
cattivo gusto, se non proprio politicamente scorretto.”
“Ritornando
al discorso originario…” Nathan chiuse gli occhi,
e fece un profondo sospiro,
sperando di riuscire a riperdere il controllo della situazione della
sua
squadra. “Rebecca, te la senti?”
Becks
lo guardò con gli occhi pieni di panico, si
guardò intorno, poi puntò il dito
verso di sé- sì, stava decisamente dando prova di
grande intelligenza- andando
leggermente nel panico, abituata che la gente usasse solo il suo nome
per
esteso quando volevano affibbiarle la colpa di qualcosa, e facendo
salire la
pressione a Nathan.
“Becks,
se non te la senti possiamo benissimo...” Nathan stava
dicendo, ma lei non gli
stava già più prestando attenzione, in altre
faccende affaccendata.
“Ha
la tv via cavo?” Chiese, indicando l’estratto conto
della loro vittima. “Perché
potremmo usare quella come scusa per
entrare in casa sua.”
“E
perché dovremmo entrare in casa sua?” Eliot le
chiese, alzando un sopracciglio,
accigliato. Era una critica, lo sapevano entrambi. Eliot era
dell’idea che i
contatti, nello spazio personale della vittima, si tenessero al minimo,
e lei
partiva dall’idea di entrare in casa di un tipo che si
guadagnava da mangiare
inquadrando le persone.
“Oh,
hai ragione, scusa, quella è più o meno la
seconda parte del piano. Pensavo,”
Becks si mordicchiò le labbra, tutta eccitata, con la voce
che equivaleva ad
uno squittio. “Che Sophie potrebbe mettersi quel bel tubino
di pizzo nero che
si è appena comprata, e interpretare il ruolo della
mogliettina affranta,
convinta di essere perseguitata dallo spettro del
consorte…”
“Sophie
si è comprata un altro vestito? Ma di quanti cavolo di
tubini neri hai bisogno,
donna?” Hardison le chiese, sbeffeggiandola un po’.
“Ehi,
se c’è qualcosa che ho imparato da Colazione da
Tiffany, è che una donna non ha
mai abbastanza tubini neri. E poi,” scrollò le
spalle, facendo il broncio. “È un
Michael Kors… L'ho
trovato scontato, non potevo lasciarmelo sfuggire!"
Nathan
alzò gli occhi al cielo, sempre più convinto,
nonostante fossero quasi quindici
anni che divideva la sua vita con i quattro quinti dei presenti (un
po’ di più
Sophie, se considerava gli anni che aveva passato a rincorrerla in giro
per il
mondo nel tentativo di consegnarla alla giustizia), che fossero tutti
dei
mocciosi, intellettualmente parlando- inclusi i due geni del gruppo.
“Allora,
il piano?”
“Gli
facciamo credere che Sophie pensi di essere perseguitata, magari gli
forniamo
anche qualche prova- potremmo cercare una casa da usare come dimora
infestata,
niente cose stile Poltergeist, però, molto sottili, ed
entriamo in casa, e
sistemiamo un paio di trucchetti da mago che un mio amico mi ha
insegnato… e
faremo in modo che creda che il defunto consorte ce l’abbia
con lui perché
tenta di irretire la vedovella. Vedrete come canterà, il
momento in cui gli
verrà l’esaurimento nervoso. Davvero.
Garantito.”
Nathan
la guardò divertito, e batté la mani.
“Bene, allora direi che possiamo andare a
rubare un fantasma!”
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