Se
avesse potuto farne a meno, Lupin non
avrebbe mai cucinato un solo pasto nella sua vita, ma quella mattina si
era
alzato davvero di buon umore e aprendo gli occhi il suo primo pensiero
era
stato “Pancakes!”.
Nulla
metteva allegria al ladro gentiluomo
come un colpo ben riuscito e, dopo tutto, si trovavano negli Stati
Uniti,
pertanto fare una colazione a base di quelle squisite torte basse e
spugnose
sarebbe stato perfettamente in tema.
Si
era, dunque, alzato senza fare rumore,
aveva preso gli ingredienti, preparato l’impasto e, una volta
scaldata la
padella, aveva dato inizio alla produzione.
Nel
giro di pochi minuti la cucina si era
riempita del favoloso profumo dei dolci appena fatti, che, uno dopo
l’altro,
erano stati impilati su un piatto in attesa di essere mangiati.
Per
fare una sorpresa ai suoi soci, il
ladro gentiluomo aveva persino apparecchiato la tavola per tre,
disponendo
appositamente per Goemon un paio di bacchette di legno.
Mentre
la macchina del caffè aveva
iniziato a ribollire, Lupin andò a chiamare gli altri due
uomini e ricevette
diversi improperi per averli svegliati a quell’ora della
mattina, ma quando il
profumo della colazione li ebbe raggiunti, le loro proteste cessarono e
si
sedettero a tavola.
-Dobbiamo
fidarci?- chiese scettico Jigen,
studiando i pancakes che Lupin gli stava porgendo su un piatto.
-Perché?
Pensi che possa avvelenarvi?-
domandò Lupin con irritazione malcelata da un tono
forzatamente scherzoso.
-Tu
non cucini mai- sentenziò Goemon,
condividendo i sospetti di Jigen -Questo rende assai probabile che
questi dolci
siano immangiabili.
Lupin
fece una smorfia, offeso da quelle
insinuazioni: -Quanto siete ingrati voi due! Invece di ringraziarmi
perché vi
ho preparato la colazione, ve ne state lì a criticarmi! Per
vostra informazione,
sono un cuoco eccellente. Ho cucinato per moltissime donne e nessuna di
loro si
è mai lamentata!
-Forse
perché, dopo aver mangiato quello
che avevi cucinato tu, non è sopravvissuta abbastanza a
lungo da poterlo fare-
commentò Jigen con un ghigno.
-Oppure
perché ti sei sempre fatto portare
la cena a casa da un ristorante, spacciandola per tua- intervenne
Goemon -Non
ti ho mai visto nemmeno lavare un piatto.
Jigen
ci rifletté per qualche istante e
poi annuì: -In effetti nemmeno io, anzi, non ti ho mai visto
entrare in una
cucina se non per mangiare.
A
quel punto Lupin sbottò: -Begli amici
che siete! Vi prometto che quando avremo finito pulirò tutto
da cima a fondo,
ma almeno sarebbe carino se poteste assaggiare i miei pancakes e
chiudere le
vostre brutte boccacce.
I due
uomini si scambiarono un’occhiata
divertita e attaccarono i pancake, sotto lo sguardo attento di Lupin,
pronto a
cogliere la minima variazione di espressione e carpire il loro giudizio.
Dopo
qualche istante di silenzio in cui i
tre uomini si presero il tempo di assaggiare con la dovuta calma i
dolci ancora
fumanti (Goemon ci impiegò qualche secondo in più
per la difficoltà di tagliare
i pancakes con le bacchette), il giudizio finale venne espresso.
-Passabili-
fu il commento di Jigen, che
aggiunse dello sciroppo d’acero per insaporirli.
-Sono
d’accordo- convenne Goemon -E
comunque sono meglio i dorayaki.
-Ma
se sono praticamente la stessa cosa!-
esclamò Lupin, battendo le mani sul tavolo, indispettito dal
rigido giudizio
dei suoi compagni di avventure.
-I
dorayaki sono ripieni- continuò Goemon
senza fare una piega davanti alla reazione dell’amico -E la
marmellata di
fagioli azuki è decisamente più gustosa di questo
sciroppo ipercalorico.
-E da
quando ti preoccupi delle calorie?-
ribatté il ladro gentiluomo al limite
dell’esasperazione -Fai allenamenti
estenuanti un giorno sì e l’altro pure e ti
preoccupi se per una volta mangi un
po’ di sciroppo d’acero?
-Il
corpo è il tempio dell’anima- recitò
il samurai -E come tale deve essere custodito. Introdurre un cibo
così pieno di
zuccheri nel proprio stomaco è come passeggiare per il Kondō
con i sandali
sporchi di fango.
Lupin
rimase a fissare
il samurai per qualche istante incredulo, cercando di capire se sotto
la sua
espressione apparentemente imperturbabile si celasse un intento
canzonatorio.
-Io
invece credo ci
avrei messo meno burro- intervenne Jigen, che nel frattempo aveva
continuato ad
esaminare la sua porzione -Un po’ più di farina e
una spolverata di cannella.
Lupin
lanciò
un’occhiata di fuoco al pistolero: -Sono tutti bravi a
criticare- sibilò
indispettito -Se pensi di poter fare dei pancakes migliori dei miei,
allora
perché non lo dimostri?
-Attento
a quello che
chiedi- lo ammonì il pistolero -Potresti restarci male!
-Prima
devi battermi!-
lo sfidò Lupin, gli occhi ardenti di determinazione.
-Molto
bene, allora-
rispose Jigen rimboccandosi le maniche e prendendo un grembiule da uno
dei
cassetti della cucina -Ma poi non dire che non ti avevo avvertito.
Il
pistolero prese
posto davanti ai fornelli e iniziò a trafficare sotto gli
sguardi incuriositi
degli altri due uomini. Quando Lupin tentò di sabotare la
sua opera invertendo
il barattolo dello zucchero con quello del sale, Jigen se ne accorse
immediatamente
e allontanò la mano molesta del ladro dal barattolo con una
cucchiaiata secca
sulle nocche.
Lupin
si ritirò con la
coda tra le gambe e attese al suo posto che Jigen finisse.
Quando
l’impasto color
crema toccò la superficie calda della padella, un delizioso
aroma di cannella e
scorza di limone invase l’aria e Lupin dovette fare appello a
tutto il suo
autocontrollo per mascherare l’ipersalivazione che quel
invitante profumino gli
aveva provocato.
I
pancakes di Jigen,
una volta riposti con cura sul piatto di presentazione, risultavano
tutti
uguali sia per diametro che per spessore e perfettamente dorati su
entrambi i
lati, a differenza di quelli di Lupin che, invece, avevano dimensioni
diverse
(soprattutto i primi) e alcuni erano leggermente sbruciacchiati.
-Assaggia
e piangi- lo
sfidò il pistolero, porgendogli il piatto e una forchetta
pulita.
Diede
un piatto
identico anche a Goemon, chiedendogli di giudicare obiettivamente.
Assunta
un’espressione studiatamente
diffidente, Lupin prese un boccone e lo portò alla bocca, ma
quando il suo
palato incontrò quel frammento soffice e fragrante, venne
invaso da un’ondata
di dolcezza avvolgente e bilanciata dal sapore speziato della cannella.
I
pugni del ladro si
strinsero attorno alle posate, mentre la sua mente cercava di
comprendere se
fosse più estasiato da quel singolo pezzetto di pancake o
più irritato per la
consapevolezza di aver subito una sconfitta schiacciante.
-I
miei sono più
casalinghi- dovette dire infine, dato che Jigen lo fissava con
insistenza in
attesa -C’è chi lo apprezza!- continuò
in risposta all’espressione di
sufficienza che aveva assunto il volto dell’amico.
Jigen
fece spallucce,
intuendo che Lupin non avrebbe mai ammesso la sconfitta, e si rivolse
al
samurai: -Tu cosa ne pensi, Goemon?
Il
samurai si prese il
suo tempo per gustare il dolce di Jigen, assaporarne il gusto e
valutarne tutte
le sfumature, poi, dopo un attimo di silenzio, sentenziò:
-Non sono male, ma i
dorayaki sono meglio.
A
quel commento, Lupin
dovette lanciarsi su Jigen per impedirgli di saltare al collo di Goemon
e dare
inizio a una rissa che di certo non sarebbe stata gradita al padrone di
casa
che gli affittava l’appartamento.
-Perché
allora non ci
fai vedere di cosa sei capace tu?- lo provocò il pistolero,
cercando di
liberarsi dalla presa di Lupin.
Il
samurai accolse la
sfida senza proferire verbo. Si alzò in piedi, si
rimboccò le maniche del
kimono legandole dietro alla schiena e uscì dalla stanza,
lasciando Jigen e
Lupin senza parole.
Tornò
qualche istante
più tardi con un barattolo pieno di gelatina rossastra:
-Marmellata azuki,
direttamente dal Giappone- annunciò con orgoglio, svitando
il tappo del
barattolo e avvicinandolo al naso per sentirne l’aroma.
-Tu
viaggi con un
barattolo di anko in valigia?- chiese Lupin esterrefatto, lasciando la
presa su
Jigen che sembrava essersi calmato davanti a quell’insolito
spettacolo.
Il
samurai finse di non
cogliere lo scherno che si celava dietro quella domanda e
attraversò la cucina
senza aggiungere una parola, costringendo gli altri due a scansarsi al
suo
passaggio.
Preparò
i dorayaki in
religioso silenzio, eseguendo ogni passaggio con la
solennità di un rito sotto
lo sguardo ammirato dei soci.
Scelse
dei piatti
rettangolari per presentare la sua opera e li decorò con
delle spatolate di
marmellata, che risaltava scura sulla superficie chiara e lucida della
ceramica.
-A
voi- annunciò con
solennità e rimase ad osservare i suoi amici prendere i
piccoli dolci ripieni e
addentarli.
Ne
seguì un istante di
silenzio, in cui il ladro e il pistolero si scambiarono
un’occhiata carica di
significato, sancendo un muto patto tra loro.
-Allora?-
chiese Goemon
impaziente, incrociando le braccia -Cosa ne dite?
-Niente
di eccezionale-
risposero all’unisono, ma non appena il samurai fece per
estrarre la spada con
un lampo di irritazione negli occhi iniziarono a declamare i pregi dei
suoi
dolci e a chiedere perdono per le loro parole sconsiderate.
Quando
si furono tutti
calmati e la pace venne ristabilita nella stanza, il trio rimase in
contemplazione del caos che avevano creato in cucina: il lavandino
traboccava
piatti, scodelle, mestoli e padelle sporchi, la tavola era interamente
occupata
da decine di pancakes, ormai freddi, di tutte le dimensioni e i
fornelli erano
impiastricciati di impasto, sciroppo d'acero e marmellata.
Jigen
allungò le
braccia e stiracchiò la schiena con uno sbadiglio: -Ho delle
faccende da
sbrigare a Tokyo- annunciò -Vado a preparare la valigia e
prenoto il primo
biglietto per tornare in Giappone.
-Anche
io sono
impegnato- fece eco Goemon -Sono venuto con voi in California solo per
poter
raggiungere l’Arizona più comodamente: ho saputo
che sul Grand Canyon sta in
eremitaggio un grande maestro dell’arte della meditazione e
ho intenzione di
chiedergli di farmi fare un apprendistato.
Ciò
detto i due
uscirono dalla stanza, lasciando a Lupin, confuso ed esterrefatto, il
compito
di rassettarla.
A
nulla valsero le sue
proteste: ormai Jigen e Goemon se n’erano
andati.
Non
vedendo alternativa, Lupin infilò i guanti per i piatti e
iniziò a raccogliere
le stoviglie sporche, dopotutto aveva promesso che se ne sarebbe
occupato.
Nota
dell’autrice:
Salve a tutt* e ben
ritrovat* a quest’ultimo capitolo della serie Slices
of Life! Vorrei ringraziare Fujikofran che incoraggia la mia
scrittura con le sue recensioni a fine capitolo e Gella che ha inserito
la
raccolta tra le storie seguite! Thank you!
Dunque,
oggi a Bake Off Japan per voi… Lupin III, Jigen Daisuke e
Goemon Ishikawa XIII!
Mi sono divertita molto a immaginare questo scenario e spero di avervi
strappato un sorriso. Siamo quasi arrivati alla fine di questa mini
raccolta
nella raccolta e, dopo questa pausa un po’ lunga che mi sono
presa, cercherò di
essere più presente e di pubblicare con maggiore costanza.
Il prossimo capitolo si intitolerà Patching up a wound,
ci vediamo lì!
Grazie
della vostra lettura e spero che vogliate farmi sapere cosa pensate del
mio
lavoro lasciando un piccolo commento nello spazio dedicato alle
recensioni!
Alla
prossima,
Desma
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