cap18
Stesso
avviso dell’altra volta: iniziate a
leggerlo quando sapere di avere tempo e voglia, perché
supera le 7700 parole e
c’è abbastanza roba. Buona lettura!
18
(Avere
cento braccia… o nessuno)
“Un
nuovo Omega Lock… solo i Decepticon
sarebbero stati capaci di trovare il sistema per crearne
uno…”
Pensando
al nuovo progetto di
Megatron, Ratchet era costretto ad ammettere a se stesso di sentirsi
molto più
combattuto di quanto sarebbe stato lecito. Sapeva che quel che gli
aveva detto
Optimus via comm-link, ossia che Megatron l’avrebbe usato per
cyberformare
anche la Terra, era vero, sapeva che quella era
un’aberrazione che un Autobot
non avrebbe dovuto in alcun modo appoggiare e sapeva che non era giusto
che
miliardi di umani innocenti perissero, però non poteva fare
a meno di pensare a
quanto sarebbe stato bello riavere una casa, una Patria da poter
veramente
chiamare così, un senso di
“comunità” che la sua specie aveva
perduto da una
vita.
Aveva
provato una cosa simile durante
parte della sua permanenza sulla Terra ma le cose ormai non erano
più come
prima. Volendo tralasciare la relazione di Optimus e Arcee -alla quale
aveva
deciso di soprassedere, o avrebbero iniziato a pensare che fosse
innamorato di
uno dei due- tra quelle più attuali c’era
l’idea di farsi sfuggire un’altra
occasione per riportare in vita Cybertron, poi c’erano
l’aver perso un membro
del gruppo che si era fatto corrompere e poi era morto, il non aver
ancora
trovato il modo di liberare Smokescreen, il fatto che un membro del
gruppo
fosse mutilato e il fatto di aver quasi perso Bulkhead poco tempo
prima. Tutte
cose imputabili a Spectrus Specter in un modo o nell’altro,
ma per come la
pensava Ratchet non era il solo colpevole: ad avere colpa di tutto
questo erano
anche loro perché gliel’avevano permesso, questo
già da quando avevano lasciato
che si infilasse nel gruppo a creare caos e malesseri e non erano stati
capaci
di contrastarlo. Prima di lui Ratchet aveva avuto un’opinione
molto più alta
della squadra e dell’unione del Team Prime, ora non ci
riusciva più, non per
davvero.
Mai
in vita sua avrebbe tradito
Optimus o i suoi compagni ma era innegabile che nella sua Scintilla
albergasse
un senso di delusione generalizzato difficile da cacciare via.
«Troveremo
un modo per riportare in
vita Cybertron con o senza un nuovo Omega Lock» disse
Bulkhead, quasi intuendo
cosa stava pensando.
«Sì…
sicuro» sospirò il medico.
«Piuttosto,
sai a chi stavo pensando?
A Smokescreen. Se fosse stato qui avrebbe detto di coprire Soundwave
con
qualcosa o simili, ne sono sicuro» disse il demolitore
«È abbastanza
inquietante in effe-»
«Bulkhead,
ti prego, le bambinate di
Smokescreen sono una cosa di lui che proprio non mi manca. Mi auguro
solo che
riusciremo a liberarlo presto, perché più tempo
resta insieme a Specter e più
diventa a rischio».
Sentirono
la porta aprirsi, ma
capendo che era Fowler e vedendo che stava esaminando dei fogli
rimasero
tranquilli. Evidentemente non c’erano novità da
parte sua, il che era ottimo,
quel che invece era preoccupante era la mancanza di notizie dalla gente
in
Antartide. D’altra parte però avevano
già discusso del fatto che il sincrotrone
avrebbe potuto disturbare i loro segnali una volta entrati nel centro
di
ricerca, dunque Ratchet decise di imputare il silenzio a quello,
sperando di
avere ragione.
Fu
allora che Laserbeak, in un modo
che ai presenti parve “così di botto senza
senso”, sfondò la vetrata
dell’hangar.
«Ma
che cos-!» esclamò Ratchet,
cercando di ripararsi dagli spari.
«Laserbeak!»
esclamò Bulkhead,
sparando contro l’assistente di Soundwave.
Riuscì
effettivamente a colpirlo
-anzi colpirla: Laserbeak era femmina- e a far cadere a terra un pezzo
di una
sua ala, ma non riuscì a evitare il peggio, alias che
riuscisse a liberare
Soundwave e a riunirsi a lui riattivandolo.
In
pochi istanti Soundwave si
risvegliò e, grazie alle informazioni che Shockwave aveva
caricato dentro
Laserbeak, seppe cosa doveva fare. Proprio come aveva immaginato: il
fatto che
gli Autobot non avessero dato peso alla fuga della sua assistente ora
gli stava
permettendo di fuggire dopo aver trovato la loro base.
“C’è
stato un incidente di percorso
ma le cose sono andate per il verso giusto… e meglio
verrà!” pensò, tramortendo
Bulkhead con la scarica elettrica di uno dei suoi tentacoli. Con
l’umano fu
sufficiente un colpetto, e già quello gli fece fare un bel
volo.
«Stai
lontano!» esclamò Ratchet,
indietreggiando nel vederlo avvicinarsi. Il suo intento sarebbe stato
raggiungere
la pulsantiera per inviare un SOS, ma non fece in tempo e venne
tramortito a
sua volta.
“È
stato fin troppo facile” pensò
Soundwave.
Prima
di iniziare l’interrogatorio,
gli Autobot gli avevano detto che dalla Nemesis non avrebbero avuto
alcuna
speranza di rintracciarlo, questo grazie agli scudi nuovi che avevano
installato, e infatti Soundwave non riusciva a mettersi in contatto con
la
Nemesis; non che fosse un problema, dal momento che Shockwave aveva
inserito le
coordinate dell’astronave dentro Laserbeak, che gli Autobot
avevano un Ponte e
che, in ogni caso, al suo ritorno la Nemesis avrebbe ripreso a muoversi.
Sparì
nel Ponte trascinandosi dietro
Ratchet poco prima che Bulkhead, che era un demolitore e di conseguenza
molto
coriaceo, iniziasse a riacquistare i sensi.
«Cosa…»
borbottò, cercando di rialzarsi
nonostante sentisse il processore pulsare in modo sgradevole nella sua
testa «Soundwave»
ricordò, sgranando le ottiche e barcollando
«Soundwave si è… Ratchet?» si
guardò attorno «Ratchet?!»
Vide
che Fowler era ancora a terra,
vide che la base non era stata danneggiata, tutto quel che mancava
erano
Soundwave e Ratchet. Poteva significare solo una cosa, ossia che
Soundwave per
qualche motivo avesse deciso di rapirlo.
«Optimus,
riesci a sentirmi? Abbiamo
un problema grosso, Soundwave si è liberato e ha preso
Ratchet!» esclamò il
demolitore nel comm-link «Optimus, mi senti?!»
–
-crrr-
Sì, ti ho sentito. È l’ultima cosa che
doveva succedere!... riusciremo a
recuperare Ratchet, hai la mia parola, ma intanto devo chiederti una
cosa
importante: riesci a vedere i segnali di Arcee e Bumblebee sui monitor?
–
«Sì,
Optimus» confermò il demolitore
«Il segnale di Bumblebee risulta anche più forte
di quello di Arcee! Potrebbe
essere ferito!»
–
Apri
un Ponte Terrestre alla loro posizione e una volta che lo avranno
attraversato
aprine uno anche per me e Magnus: la Decepticon Justice Division
è qui, Ultra
Magnus è stato colpito da una valanga, se anche Bumblebee
è ferito è il caso di
rientrare prima che succeda dell’altro. –
«Sissignore!»
“Dobbiamo
cercare di uscire” pensò
Arcee, gettandosi più di un’occhiata dietro le
spalle mentre si aggirava nei
meandri del centro di ricerca.
Se
fossero stati vehicons comuni la
sua reazione sarebbe stata molto diversa, così come se lei e
Bumblebee avessero
dovuto affrontare “solo” Starscream o un altro dei
soliti ufficiali Decepticon,
ma trovarsi ad affrontare i due membri più grossi della
Decepticon Justice
Division -e un altro piccolo, ma sempre più grosso di lei-
da sola e con Bee
ferito era impensabile. Benché la femme Autobot fosse nota
per la sua
impulsività, c’era una differenza fondamentale tra
questa e la voglia di
suicidarsi trascinando un compagno con sé.
«No!..»
esclamò rendendosi conto che
lei e Bumblebee avevano imboccato una via che li aveva condotti a un
corridoio
senza uscita.
«--Non è detto che sia finita, non
arrendiamoci--» disse Bumblebee
«--O
comunque cerchiamo di vendere cara la pelle--» aggiunse
poi, sentendo i
passi dei loro inseguitori farsi sempre più vicini.
«Da
Autobot quali siamo» disse Arcee,
preparandosi a sparare. Non era felice all’idea di venire
terminata quel giorno
ma, conscia del lavoro che faceva, sapeva che il rischio
c’era sempre. Il suo
compagno non poteva proteggerla di continuo, era qualcosa che lei non
voleva
nemmeno.
«--Da Autobot quali siamo--»
ripeté Bumblebee.
La
luce di un Ponte Terrestre si aprì
dietro di loro, e subito dopo riuscirono a sentire Bulkhead parlare nei
loro
comm-link.
–
-crrr-
…trate nel Ponte, Optimus ha dato l’ordine, presto!
–
“Se
Bulk ora riesce a contattarci
vuol dire solo una cosa, ossia che il sincrotrone è stato
portato via mentre
noi scappavamo” pensò Arcee, entrando nel Ponte
con Bumblebee senza farselo
ripetere due volte “Abbiamo fallito!”
Il
Ponte si chiuse dietro di loro
appena prima che Vos, il più piccolo e dunque più
veloce tra i tre della DJD
presenti nel centro di ricerca, svoltasse l’angolo.
«Come?
Sono spariti?! Aaah» sbuffò
Tesarus «Io volevo festeggiare il mio ritorno in squadra
tritando qualcuno».
Vos
fece notare che il
fatto che gli Autobot fossero riusciti
a comunicare per farsi aprire un Ponte significava che
l’essere inutile -alias
Starscream- e i vehicons rimasti erano riusciti a portare via il
sincrotrone, che
invece prima disturbava le loro comunicazioni, e che dunque la loro
presenza
aveva permesso il completamento della missione.
«Non
hai tutti i torti» ammise Helex
con un sospiro.
«Mi
auguro che a Tarn sia andata
meglio. Non mi ha permesso di affrontare Specter perché
anche secondo lui sono
ancora convalescente-»
«Non
è “secondo lui”, Tesarus, tu sei ancora convalescente» lo
interruppe
Helex.
«Dunque
il minimo che possono fare è
riuscire a prenderlo» concluse l’altro Decepticon
«Anzi, ora lo informo subito
del fatto che gli Autobot se ne sono andati da qui dentro,
così domando. Tarn»
disse Tesarus nel comm-link «Gli Autobot che
c’erano qui dentro sono fuggiti ma
Starscream e i vehicons sono riusciti a portare via il sincrotrone. Da
voi come
va?»
–
Siamo
a poca distanza dal centro di ricerca e fuori non
c’è nessuno, dunque immagino
che anche Optimus Prime sia scappato. Per il resto sapevo del
sincrotrone, Lord
Megatron mi ha informato. Mi ha anche informato del fatto che il medico
degli
Autobot sarà ospite nella Nemesis per qualche tempo e che
dunque nessuno di voi
deve ucciderlo nel caso se lo trovi davanti. –
«Feccia
Autobot nella Nemesis?!»
poiché Tarn non era lì a contestare le sue
cattive maniere, Helex sputò per
terra «Puah. Per quale ragione?»
–
Sempre
per l’Omega Lock, pare che Shockwave e Knockout da soli non
riescano a
stabilizzare l’energon sintetico e che quel che si conosce
della formula sia
dovuto a quel medico. Portate pazienza, una volta che avrà
fatto quel che deve
fare credo che Lord Megatron non avrà problemi a lasciarlo
alle nostre cure.
–
«Almeno
questa è una buona notizia.
E… Specter?»
–
Sarò
completamente onesto nel dirvi che siamo stati costretti a ritirarci
–
rispose Tarn, tutt’altro che felice.
«Ma
come?» protestò Tesarus, piuttosto
indignato e temporaneamente dimentico del fatto che quella non fosse
una grande
idea «Perché vi sie-»
–
Potrei
concludere il discorso dicendoti che l’ho trovato opportuno,
e tu dovresti
ritenerlo sufficiente – lo interruppe Tarn
– Ma credo non sia un male rendere
tu e Helex consapevoli del fatto che
qui, relativamente a poca distanza dalla nostra posizione, sono
presenti delle
montagne troppo alte
che abbiamo visto poco tempo fa in una certa
parte di una certa
costellazione, mentre cercavamo una certa
campana. –
–
E
quindi no, grazie – concluse Nickel.
«Aspettate,
intendete le montagne che
abbiamo visto dalla strega? Qui?!» si stupì Helex,
che all’improvviso non si
sentì più tanto sicuro di quel che aveva attorno
«Com’è possibile?! Tarn, non
è
che siamo ancora dentro-»
–
No, non ci siamo!... A breve si aprirà un
Ponte e torneremo alla Nemesis,
confido che i disturbi di frequenza in quel posto impediscano eventuali
dirottamenti. –
«Se
Specter è andato in mezzo a
quelle montagne c’è la possibilità che
ci siamo liberati di lui e del suo
compare, magari» sperò Helex.
–
Non
ci contare troppo, Helex: la mala erba non muore mai… a meno
che riesca a
falciarla io. Torniamo nella nostra astronave, signori, qui abbiamo
finito.
–
.::
nel frattempo, Hangar E
::.
«…
e quando mi sono risvegliato
Fowler era a terra, Soundwave se n’era andato e Ratchet non
c’era più» concluse
Bulkhead «Ma per quale motivo avrebbero dovuto rapirlo?
Vogliono scambiarlo con
qualcosa? Vogliono-»
«In
considerazione di quel che stanno
cercando di costruire in questo momento io credo che Megatron possa
averlo fatto
rapire per qualcosa di inerente all’Omega Lock»
disse Optimus con tono grave
«Forse c’è di mezzo l’energon
sintetico… Ratchet è stato quello che ha
sintetizzato la formula incompleta».
«Dobbiamo
tirarlo fuori da lì il
prima possibile, e spero che nel mentre riesca a prendere
tempo» disse Fowler
«Non possiamo permettere che la Terra venga cyberformata, su
questo siamo
tutti d’accordo!»
«Assolutamente»
confermò Optimus
«Dobbiamo trovare un modo di rintracciare la Nemesis. Ad aver
avuto l’accesso
che ha Spectrus alle loro informazioni, saremmo già
lassù».
«Se
avessimo trovato noi per primi il prioniano che
lo accompagna è quel che sarebbe successo» disse
Ultra Magnus, a riposo dopo
essere stato colpito dalla valanga «Forse. O forse ci avrebbe
mandati a morire
di proposito».
«Temo
che la seconda sia più
plausibile» sospirò Optimus, ricordando quel che
Bustin gli aveva detto.
«Qui le cose vanno sempre peggio su tutti i
fronti» commentò Arcee con
aria cupa «Vedo tutto molto incerto».
Optimus
Prime rimase in silenzio.
Sapeva che la sua compagna aveva ragione e sapeva anche che quella
frase
non era stata detta per dargli la colpa di qualcosa, però
lui si sentiva
responsabile ugualmente, e il peggio era che pur sapendo cosa voleva
fare non
aveva idea di come. Si sentiva
perso
più di quanto fosse disposto ad ammettere con chiunque, in
primis con se
stesso: troppe variabili, troppe persone pericolose mentre loro erano
sempre
meno. Arcee non era la sola a vedere tutto incerto.
«Forse
per la Nemesis potrei domandare a Rafael, che è
più competente di
informatica di quanto sia io» ammise Optimus senza alcun
problema.
Bulkhead
si fece avanti. «E per il ragazzo? Per Smokescreen?»
«Per lui... temo che non ci resti altro da fare se non
aspettare».
Gli
sguardi sconfortati che vide non erano
altro che un riflesso del suo.
.::
Qualche ora dopo, altrove ::.
Quello
che ospitava Dreadwing e
Spectra, ormai in movimento costante, sembrava uno di quei boschi
fatati che
tanto avevano fatto sognare la ragazza fino a relativamente poco tempo
prima,
uno di quelli in cui non sarebbe parso troppo strano incrociare una
creatura
mitologica o un principe a cavallo e in cui lei si sarebbe divertita a
vagare senza
farsi problema alcuno lasciando che fosse la mano del destino a
guidarla.
«Forse
è meglio andare verso
sinistra. Che
dici?»
Ora
invece a guidarla -sebbene si
curasse di essere d’accordo sulla direzione da prendere- era
la mano di
Dreadwing, saldamente allacciata alla sua.
In
un altro frangente, e magari senza
un matrimonio con un altro mech di mezzo, quell’atmosfera
avrebbe potuto quasi
essere adatta a una passeggiata romantica al chiaro di luna con
dichiarazione
d’amore annessa; tutte cose che comunque per una ragione o
l’altra non
attraversavano il processore di nessuno dei due, almeno non a livello
cosciente.
«Immagino
che vada bene. Sai meglio
di me dove trovarli, credo che nonostante tutto da quando sei arrivato
sulla
Terra tu sia andato in giro più di me!»
«Io
però senza farfalle di mezzo»
replicò con un sorriso l’ex secondo in comando
«Nonostante tutto non posso fare a meno di
ricordare l’espressione di Lord… di Megatron
quando è tornato nella Nemesis
dopo la tua sparizione, ma anche quando sei tornata qualche tempo dopo.
Con me
si lasciò sfuggire qualcosa di simile a “Quella
femme scompare e appare dal
nulla come uno spettro”».
«Quando
mi sono allontanata non
pensavo di finire a perdermi o che di questo si sarebbe dispiaciuto
qualcuno»
disse Spectra «Venire a sapere il contrario o che qualcuno si
ricorda di me mi
stupisce sempre, non saprei dire come mai… anzi no, non
è vero, in realtà lo
so: è che non capisco perché qualcuno dovrebbe
fare una o l’altra cosa. Anche
nelle mie precedenti missioni credo che la gente vicina a quelli che
Spectrus…
da cui lui mi faceva trovare e che poi ha…»
“Terminato, perché era così che
andava, loro venivano con me senza sentire ragioni e lui li ha
terminati tutti,
tutti-”«Si sia
dimenticata in fretta
di me, almeno che io sappia».
«Credo
che il punto della questione
sia proprio in quel “che io sappia”. Secondo me ti
ricordano molte più persone
di quanto tu cre-»
Un
colpo di cannone laser decisamente
potente colpì Dreadwing in pieno su un fianco, facendolo
crollare a terra con
una ferita non da poco. Spectra gridò, si chinò
sul Decepticon ferito, e quando
volse lo sguardo a sinistra incontrò quello gelido
dell’ultima persona che si
sarebbe aspettata di vedere lì e che allo stesso
tempo aveva sempre immaginato di
poter incontrare da un momento all’altro: Spectrus Specter,
suo fratello.
«Ci
hai fatto caso, sorellina? Rovini
la vita di tutti quelli ai quali ti attacchi come la parassita che
sei».
Era
vero.
Era
una parassita che rovinava la
vita a chiunque incontrasse, a chiunque facesse il grave errore di
voler avere
a che fare con lei. Quante volte lo aveva pensato in quel periodo?
Quella
era la conferma. Spectrus, con
le sue parole e le sue azioni, aveva dato voce ai suoi pensieri in modo
perfetto.
Soundwave
era stato ferito dal suo
comportamento -per quanti buoni motivi lei potesse avere- e non solo,
Dreadwing
era in ginocchio e perdeva energon, e Starscream… iniziava a
darsi in parte la
colpa perfino di quel che lui aveva cercato di farle. Forse era stata
lei col
suo atteggiamento a portarlo al punto di fare quel che aveva fatto,
tentare di
forzarla alla connessione due volte ed essere punito per questo in
entrambi i
casi, nel secondo da lei stessa.
Lei
era un essere inutile, anzi, era
utile solo se si trattava di fare del male alle persone: era
senz’altro quello
che le riusciva meglio, c’era qualcosa di orrendo in lei, di
malvagio, come Spectrus.
Non
era ancora come lui ma rischiava
di diventarlo, aveva avuto ragione a pensare anche quello.
«S-Spectra…
scappa, Spectra, scappa!…»
esclamò Dreadwing, digrignando i denti nel cercare di
rialzarsi.
Curiosamente
la giovane femme si
trasformò e fece proprio come Dreadwing le aveva detto,
allontanandosi più
velocemente che poteva; non perché contasse di
più salvarsi la pelle che il
pensiero di Dreadwing ferito, non per paura, ma per una speranza.
Le
parve di sentire un “Da te tornerò
più tardi” precedere il rumore sordo di un pugno,
e capì che la speranza in
questione si era realizzata.
“È
me che vuole” pensò, sentendo i
passi di Spectrus avvicinarsi rapidamente “Se mi insegue e mi
uccide magari nel frattempo Dreadwing riuscirà a
salvarsi”.
Poco
tempo prima si era posta una
domanda che riassunta era “Se Spectrus mi trovasse e mi
terminasse, ma
Dreadwing si salvasse, sarebbe una cosa così
brutta?”.
Quando
avuto quel
pensiero non era stata in grado di darsi una risposta, o forse si era
rifiutata
di ascoltarla, ma in quel momento non aveva dubbi: la risposta era
“No, anzi,
sarebbe la cosa giusta”. Come si era detta quella sera,
Dreadwing e gli altri
erano guerrieri Decepticon, erano abituati a vedere la gente morire per
mano
loro e non, dunque se ne sarebbero fatti una ragione e si sarebbero
accorti
rapidamente che un mondo senza di lei era molto, molto migliore. Una
parassita
in meno, una preoccupazione inutile in meno.
Spectra
sentiva di aver già fatto
abbastanza del male e aver contribuito a farne in un modo o
nell’altro, sentiva
di poter diventare come Spectrus e non intendeva lasciare che
succedesse. Doveva
mettere fine a quella storia, dunque doveva “mettere
fine” anche a se stessa.
Giunta
al centro di una piccola radura
si fermò e si trasformò. C’era la luna,
c’era dell’erba morbida e c’erano
perfino quegli animaletti minuscoli e luminosi che in teoria si
chiamavano
“lucciole”. Era un bel posto per morire, anche
meglio di quanto avrebbe
meritato.
«Hai
già smesso di correre?»
Sentendo
la voce di Spectrus, Spectra
si voltò a guardarlo. «Sì».
«Ripaghi
così la volontà di tenerti
in vita che aveva quel povero idiota? Che dire, se non altro non sei
ingrata
solo con me».
«Come
ci hai trovati, Spectrus?»
domandò Spectra, con una certa stanchezza nella sua giovane
voce.
«Il
tuo datapad personale» rispose
semplicemente l’altro.
«Capisco».
Spectra
non si scompose nemmeno
vedendolo tirare fuori la spada, né oppose resistenza quando
lui utilizzò la
punta per sollevarle il mento.
«Questa
tua poca voglia di vivere mi
sorprende quasi quanto mi ha sorpreso sapere che sei fuggita con un
mech il
giorno dopo averne sposato un altro. Qualcosa da me hai imparato,
dopotutto».
«Io
non voglio diventare come te»
disse Spectra «Non volevo che tu morissi e volevo che avessi
una possibilità di
andare via a fare la tua vita da un’altra parte, almeno una
te la dovevo, anche
perché sono così stupida da volerti ancora bene,
ma oltre al passato e al CNA
non voglio avere niente in comune con te».
«Invece
abbiamo in comune proprio
quest’ultimo desiderio» la contraddisse Spectrus
«Ed è proprio per questo che
mi secca abbastanza dire quel che sto per dire: “hai compiuto
un’azione
meschina quasi degna del sottoscritto! Molto brava, Spectra. Molto
brava”».
«Smettila»
mormorò la femme, con le ottiche
lucide e le mani che tremavano.
«Spectra,
solo Spectra esiste, solo
Spectra e i suoi sogni di “ammmore”: dopo tutto
quello che ho fatto per te, tu
mi hai voltato le spalle per sposare un Decepticon, uno di quelli che
hanno
fatto saltare la testa di nostra madre…»
«Quello
fu Starscream, non
S-»
«È
un Decepticon anche Soundwave, dunque fa differenza?»
ribatté
Spectrus «Prima che tu muoia voglio che tu sappia questo: per
quanto non ti
volessi bene, quando siamo arrivati qui non pensavo di terminarti.
Avevi fatto
quel che ti avevo chiesto nel corso del tempo, quindi avevo pensato di
sbolognarti a un qualche Autobot che ti prendesse come compagna e
basta. Tu
avresti avuto il compagno che volevi, io mi sarei liberato della
zavorra e
sarebbe stata una vittoria per tutti, ma tu no! Tu hai deciso di
tradirmi, tu
hai deciso di mandare a puttane i nostri rapporti per sposare un mech
che
conoscevi da un mese e con cui, oltretutto, ora
nemmeno stai! Non vuoi diventare come me? Di sicuro sei
già altrettanto
egoista. La sola differenza è che io lo ammetto».
Era
difficile per Spectra capire
quello che stava provando. Era un miscuglio di tutto e di nulla, tra un
incubo
e il risveglio, tutto molto ovattato. Sentiva sprazzi di emozioni
agitarsi al
di sotto di quella sottospecie di “calma”, cose che
cercavano di portare le sue
gambe a scattare per fuggire, ma quel che invece la stava tenendo
ancorata lì era
più forte. Non trovare alcunché da ribattere alle
accuse di Spectrus riguardo
il suo egoismo e la sua ingratitudine era un altro buon motivo per cui
quella
faccenda doveva finire, perché lui portava già
abbastanza distruzione in giro e
non c’era proprio bisogno di un’altra Specter ad
aiutarlo.
«Mandami
offline. Almeno uno di noi
due non farà più male a nessuno» disse
Spectra, guardando il fratello dritto in
faccia «Se devo davvero diventare come te preferisco finire
così, perché non
posso accettarlo».
«Farsi
terminare pur di non accettare
l’idea di essere in grado di fare del male non è
coraggioso, è un atto di
codardia proprio degno di te, sorellina».
Spectra
abbassò la spada del fratello
in modo che fosse in corrispondenza della Scintilla. «Lo
so».
Sentì
un dolore acuto al petto, le
gambe cedere e qualcosa di caldo scivolare giù lungo il suo
addome insieme alle
lacrime lungo le sue guance.
“Mi
dispiace per tutto quello che ho
causato. Mi dispiace”.
Mentre
cadeva all’indietro le parve
di sentire del caos, dei colpi di cannone laser e qualcuno che la
chiamava, una
voce femminile conosciuta ma non fu in grado di capire chi fosse, e
riuscì solo
a chiedersi se fosse reale o meno.
Poi,
più nulla.
“Uccidi”
Nel
processore di Tarn, generalmente
affetto da una quantità di pensieri più grande di
quella che sarebbe stato sano
avere, c’era posto per quella sola parola.
“Uccidi”
L’immagine
che aveva ancora davanti alle
ottiche era quella dei brevi istanti in cui aveva visto Spectra
abbassare la
lama della spada fino alla Scintilla, le sue lacrime quando questa era
penetrata e il volto inespressivo di Spectrus Specter, Spectrus
Specter-
“UCCIDI!”
Come
in un sogno molto lucido
annegato in un oceano di furia omicida affondò le dita nel
braccio di quel
mostro che Spectra aveva chiamato fratello, strinse, lo
sentì sfrigolare tra le
due mani e lo strappò via.
All’inizio
gli aveva sparato col
doppio cannone a fusione e non l’aveva colpito, ma forse era
meglio così. Sparargli non gli bastava, voleva farlo a pezzi
con le proprie mani.
Il
suo nemico non rimase fermo a
farsi smembrare, lo sentì sparargli più volte col
laser del braccio che gli era
rimasto. Erano colpi forti ed erano stati assestati in alcune delle
parti più
vulnerabili della sua armatura, Tarn se ne rendeva conto e si rendeva
conto di
essere stato ferito, ma non gli importava niente: aveva usato
l’ultima briciola
di vero raziocinio per ordinare a Nickel di occuparsi di Spectra -non
che ce ne
fosse stato bisogno perché, come Vos che avrebbe dovuto
occuparsi di sollevarla, il
suo medico di bordo si era mosso un nano click prima di ricevere il
permesso- e
non ne aveva più per qualsiasi altra cosa.
Riuscì
ad afferrare l’altro braccio
di Spectrus, quello con cui gli stava sparando, e strinse di nuovo.
Quella
bestia stava urlando qualcosa ma lui non capiva né gli
importava capire, e
diede uno strattone che portò via l’arto quasi del
tutto.
«…
uccisa! Se ti avesse detto “no”
l’avresti fatta fuori tu stesso, ipocrita del cazzo!»
Un
ricordo.
“Le ho detto di staccare i
recettori audio. Le parlerò una
volta che l’avrò portata nel vostro alloggio,
spero con buoni risultati”.
“E se non dovessero
essercene?”
La sua alla domanda di Nickel fu
qualche secondo di
completo silenzio.
«Spectra,
ora io devo chiederti una cosa» disse, percependo chiaramente
attraverso i pollici le pulsazioni della Scintilla della giovane
«Allo stato
attuale, ora che abbiamo parlato, pensi di riuscire a capire e
accettare il
tutto?»
Se
avesse risposto di no il suo sarebbe stato un atto di pietà,
si
ripeteva: un atto di pietà.
Un
colpo potentissimo dritto sul suo
volto gli annebbiò la vista, tutto quel che sentì
per qualche istante fu un
fischio acuto. A quel colpo ne seguì un altro, poi un altro
ancora, e quando
una delle sue ginocchia toccò terra riuscì a
ritrovare un po’ di controllo.
Aveva
l’altro braccio di Spectrus in
mano ma la sua iconica maschera era andata, la ferita causatagli da
Grimlock
vorn e vorn or sono si era riaperta diventando anche più
profonda, non vedeva
ancora in modo chiaro e il dolore alla testa non era da poco, ma
cercò comunque
di rialzarsi e sollevò il cannone a fusione per sparare a
uno Spectrus mutilato,
col volto in parte devastato -o così parve a Tarn- a
rivelare che l’aveva colpito
con la testa e che nonostante le condizioni in cui si trovava stava
correndo
via tenuto in piedi dalla forza della disperazione, o forse dalla
cattiveria.
Non
riuscì a colpirlo, tutto quel che
ottenne fu buttare giù un paio di alberi e vedere Specter
sparire nel folto
della vegetazione. Lui però non intendeva lasciarselo
sfuggire, non un’altra
volta. Le tracce di energon non gli avrebbero permesso di perderlo di
vista,
poteva permettersi di inseguirlo sapendo che c’era
già chi si stava prendendo
cura di Spectra: aveva visto Vos e Nickel scomparire
all’interno di un Ponte. Era una scelta che i possibili
dirottamenti rendevano rischiosa, infatti avevano
raggiunto il bosco con un’astronave della Nemesis, ma se
Nickel aveva preso
quella decisione poteva essere solo perché aveva capito che
in caso contrario
Spectra non ce l’avrebbe fatta.
«Tesarus!»
esclamò nel comm-link
«Com’è la situazione?»
–
Vos
e Nickel sono arrivati, Nickel è in infermeria con Specter
femmina. Ho l’impressione
che sia conciata peggio di quanto fossi io –
commentò il grosso Decepticon,
delicatissimo come suo solito – Specter
maschio? –
«Non
è ancora offline ma intanto ha
detto addio alle braccia» disse Tarn rialzandosi «E
la caccia non è finita».
–
Bene! E Dreadwing? –
«L’ho
lasciato a Helex e Kaon»
rispose Tarn.
Non
erano capitati in quel bosco per
caso: se erano giunti lì era stato proprio perché
era stato Dreadwing a
contattare Kaon, che nel loro gruppo si occupava delle comunicazioni,
direttamente nel comm-link. Era stato il secondo in comando dei
Decepticon, di
conseguenza aveva anche quel contatto privato.
Kaon
aveva subito riferito il tutto a
Tarn ipotizzando che forse potesse essere l’ennesima trappola
ma lui, appena
il suo tecnico aveva finito di parlare, aveva disposto tutto per la
partenza
immediata -decidendo di lasciare Tesarus nella Peaceful Tiranny causa
convalescenza- senza neanche avvertire chiunque altro oltre alla sua
squadra. Non
era una trappola, l’aveva sentito in ogni fibra del suo corpo
tecnorganico:
Spectrus era in quel bosco, aveva attaccato Dreadwing a sorpresa e
dunque Spectra
era in gravissimo pericolo.
Quando
erano arrivati avevano trovato
Dreadwing in piedi e barcollante, ma Tarn aveva visto le tracce dei due
Specter, quindi non se n’era curato se non per dare a Helex e
Kaon l’ordine di
occuparsene. Lord Megatron l’aveva messo nella Lista tra i
bersagli prioritari,
e oltretutto non era stato in grado di proteggere Spectra, quindi era
indubbio
che meritasse la terminazione.
Aveva
seguito quelle tracce correndo
come se Unicron in persona l’avesse inseguito, con Vos in
modalità fucile in
mano e Nickel a volargli accanto, era arrivato sul posto, aveva
attaccato,
eppure c’era la possibilità che non fosse
abbastanza. Da tempo non credeva più
in alcun dio, ma se l’avesse fatto avrebbe pregato con tutta
l’anima perché lei
si salvasse. Era quel che desiderava di più in assoluto, al
pari della morte di
Spectrus o anche di più.
«Tarn!»
esclamò Helex, arrivando di
corsa sul posto insieme a Kaon «Stai bene?! Dreadwing ci
è sfuggito e-»
«Non
pensate a lui! Specter è
danneggiato» disse il Decepticon, lasciando cadere a terra il
grosso braccio
nero e blu del suo nemico «È l’occasione
buona».
«Lilleth-»
avviò a chiedere Kaon,
venendo bruscamente interrotto.
«Se
ne sta occupando Nickel. Noi
dobbiamo seguire Spectrus Specter e terminarlo una volta per
tutte» disse Tarn,
mettendosi in marcia «La vita di quell’essere
immondo finirà oggi!»
Correndo
mentre farfugliava la
sequela di bestemmie più lunga di tutta la sua esistenza e
trovandosi a
maledire la propria grande stazza per la primissima volta nella sua
vita -se
fosse stato più piccolo sarebbe stato più
semplice trovare dei nascondigli in
caso di bisogno- Spectrus Specter riuscì comunque a trovare
sufficiente lucidità
per chinarsi e raccogliere della terra morbida e umida con quel poco e
niente che restava
delle sue braccia. Quella avrebbe tamponato le ferite almeno in parte e
avrebbe
reso più difficile la caccia a Tarnlandia. Sapeva che Tarn
non era da solo,
aveva sentito le voci di almeno altri due del gruppo, il che non
migliorava la
sua situazione.
Corse
ancora. I passi dei suoi inseguitori dietro di lui erano abbastanza
distanti ma il solo fatto di riuscire a
sentirli era pericoloso, specie pensando che il suo obiettivo era
arrivare alla
Jackhammer e riuscire a decollare prima che loro gli posassero
nuovamente le
ottiche addosso. Pensare alle ottiche altrui fece sì che per
un attimo si
focalizzasse sulla sua ottica sinistra, o meglio, quel che ne restava:
era
quasi del tutto cieca, e non poteva essere altrimenti visto che adeso
quella parte
della sua faccia era massacrata proprio come quella di Tarn. Almeno a
quel problema contava di ovviare presto… se fosse
sopravvissuto.
«Posso
sopravvivere a questo e ad
altro» ricordò a se stesso in un sibilo.
Era
stato costretto a dirsi che sarebbe sopravvissuto.
Da quanto era che non gli capitava? Quando era stata l’ultima
volta in cui si
era trovato veramente a essere
cacciato e veramente
in pericolo, se poi gli era mai successo?
Fino
a neanche cinque minuti prima
aveva creduto di aver raggiunto uno dei suoi obiettivi primari,
oltretutto con
la complicità di una “cara” sorella che
i sensi di colpa avevano reso così
malmessa da rendere il suo tentato omicidio qualcosa di più
simile a un
suicidio assistito, e adesso invece era mutilato, ferito e
doveva assolutamente farsi venire in mente qualcosa. Avrebbe anche
voluto
capire come avesse fatto la DJD ad arrivare lì di botto, ma
a
quello avrebbe pensato in seguito.
“Un
momento. Io ho
in mente qualcosa”
pensò, dopo aver ricordato che un diversivo, o qualcosa che
poteva essere usato
come tale, lo aveva già.
«Nano
malefico» disse nel comm-link
«Riesci a localizzare il mio segnale?»
–
Forte
e chiaro, anche troppo. L’amico di tua sorella ti ha ferito?
–
«No,
ma ho parte di Tarnlandia dietro
di me e ho bisogno di una mano, o anche due. Sì, in
effetti....» fu costretto a
reprimere il principio di una risata isterica decisamente non da lui,
segno che
l’accaduto non lo stesse lasciando indifferente
«Avrei davvero bisogno di due
braccia in più» represse la seconda risata
isterica e fece un breve sospiro
nervoso «Libera Bernie e spingilo verso la mia attuale
posizione».
–
Mi
mancherà, era il mio spettatore preferito nonché
l’unico di voi due che si
prestasse a provare gli oggetti da recensire che mi mandano
– sospirò
Bustin – Ma anche le cose belle
hanno una
fine, giusto? –
La
comunicazione tra loro terminò
così. I tamponi improvvisati di terra sembravano anche
reggere discretamente,
dunque c’era anche molto meno energon a gocciolare in giro, e
Spectrus, dopo
una leggera deviazione dal percorso, tornò a dirigersi verso
la Jackhammer con
rinnovato vigore.
«“Now
let's skip the tears and start on the whole, y'know/ Being dead thing!”»
Smokescreen
non capiva molto di
quello che stava succedendo, per non dire che non capiva affatto. Tutto
quel
che sapeva era che uno dei suoi carcerieri, precisamente Bustin, lo
aveva
liberato, gli aveva tolto la vernice dai sensori ottici e aveva aperto
il portello della
Jackhammer.
«“ You're
doomed, enjoy the singing/The sword of Damocles is
swinging”…»
La
giovane ex guardia d’élite, meno
imbottita di sedativi rispetto al solito ma non del tutto lucida, aveva
fatto... quel che c’era da aspettarsi da qualcuno non proprio
lucido, per
l’appunto: aveva visto la via verso la libertà e
l’aveva imboccata senza
riflettere.
Non
capiva neppure perché Bustin dopo averlo liberato gli stesse
sparando -a lui o, piuttosto, vicino a lui per
farlo muovere?- o perché in quell’occasione stesse
cantando con particolare “passione”
quella stramaledetta canzone che lui, dopo averla sentita troppe volte
nel
corso della prigionia, aveva imparato a odiare con tutto se stesso.
«“You're/You're
gonna be fine/On the other side”…»
Corse,
inciampò varie volte e ne
cadde altrettante, ma trovò sempre la forza di rialzarsi e
continuare. Si
sentiva così pesante, voleva così disperatamente
riuscire a contattare gli
altri e tornare alla base! Non desiderava nient’altro al
mondo se non rivedere
qualcuno dei suoi compagni, chiunque. Il suo comm-link però
era distrutto, la
sua scatola vocale danneggiata, quindi anche volendo gridare
“Aiuto” non
avrebbe potuto. Ma poi, c’era davvero qualcuno che potesse
sentirlo?
A
un certo punto i colpi laser di
Bustin smisero di arrivare. Gli sembrò di distinguere un
“DIE! YOU'RE ALL GONNA DIE! YOU'RE
ALL GONNA DIE!” che faceva sempre
parte della canzone, ma era piuttosto distante e in seguito non
sentì più
nessuno cantare.
Osò
sperare di averlo semplicemente
seminato.
Le
speranze da sedativi erano così
ingenue.
Continuò
ad avanzare per un altro po’
prima di iniziare a sentire una voce.
«…
sentito un rumore, viene da là!
Scommetto che Specter è andato da quella parte, quel
bastardo».
“È
uno dei miei compagni?” pensò Smokescreen,
caracollando verso quello che il suo desiderio di tornare a casa e la
poca
lucidità rendevano una potenziale fonte di aiuto invece che
un probabile
pericolo mortale.
Capì
di aver fatto un errore quando,
sbucando da dietro due alberi, trovò davanti a sé
un mech rossastro con due
antenne Tesla sulle spalle che lui non riconobbe nemmeno, ma col
simbolo dei
Decepticon ben visibile sull’armatura.
«Cos-?!
Un Autobot?... dev’essere la
giornata del due al prezzo di uno!»
Il
datapad era a terra e attivo. Da
esso Spectrus riusciva a vedere distintamente le immagini trasmesse
dalla
microcamera che tempo addietro lui e Bustin avevano installato addosso
a
Smokescreen; era stato un lavoretto pulito e più semplice di
quello che invece
aveva portato a compimento da solo e riguardava sempre quel giovane
Autobot. Se
non ricordava male era stato il giorno in cui il nano era andato a
prendere
quelle camicie orrende e aveva rincontrato l’altra nana per
la prima volta.
Spectrus
aprì uno scomparto e da esso
lasciò cadere un telecomando che raddrizzò con un
leggero colpo di un piede.
Sul datapad vide Kaon avvicinarsi a Smokescreen e mettergli le mani
addosso. Sarebbe stato
meglio che quel ragazzo fosse morto circondato dai suoi compagni, nel
calore della nuova
base, scioccamente convinto di essere in salvo. Inizialmente
l’idea di Spectrus era stata quella, ma poi si erano messi
in mezzo la DJD, la sfortuna, il destino. smokescreen
non avrebbe fatto una bella fine, e in fondo non meritava
una morte così brutta e dolorosa per mano della DJD, giusto?
«Spectrus
il misericordioso»
commentò, conscio del fatto che nelle sue azioni c'era tutto
tranne misericordia, e premette col piede l’unico pulsante
presente sul telecomando. Avrebbe
potuto farlo fare a Bustin, ma farlo personalmente, anche e soprattutto
perché
senza braccia, era tutt’altra cosa.
Una
sola carica esplosiva del
compianto Wheeljack poteva far crollare una miniera, e Spectrus dentro
Smokescreen ne aveva messe ben cinque: quattro negli arti e una
all’altezza del
petto.
L’esplosione
che seguì fu tremenda, e
pur essendo abbastanza lontano fu raggiunto da vari detriti, dal boato
che lo
assordò per più di qualche attimo e dalla luce
delle fiamme che si stavano
propagando in tutta l’area; se il clima in quei giorni fosse
stato più secco,
quel bosco sarebbe diventato una succursale dell’Inferno.
–
Ora
Bernie è diventato veramente un Bernie, e forse anche il
tecnico di Tarnlandia
nonché miglior cliente di PornHub –
sentì dire Bustin nel suo comm-link – I motori sono accesi. Ti direi di cercare di
darti una mossa ma non c’è bisogno, giusto? –
«Decisamente
no» replicò Spectrus.
«KAON!»
urlò Helex, lanciandosi in mezzo alle fiamme e agli alberi
che cadevano per
recuperare il compagno di squadra orrendamente ferito
«Tarn!...»
Quando
avrebbe avuto fine quella
giornata da incubo, quando?, si chiedeva Tarn, il cui modulo cerebrale
non
aveva ancora assorbito del tutto quel che era appena successo. Un
attimo prima le
cose sembravano essersi messe decentemente, aveva creduto veramente di
poter
finalmente mettere un punto alla questione Spectrus, e adesso il bosco
era il
fiamme, uno dei suoi uomini era messo malissimo e gli era parso di
sentire Kaon
chiamare “Autobot” il tizio che era esploso. Non ci
voleva molto per unire i
puntini e comprendere che non era stato casuale veder spuntare un
Autobot
imbottito di esplosivi in un momento in cui Spectrus era stato messo
alle
strette.
Nonostante
tutto non si sarebbe
aspettato una cosa simile, aveva creduto di aver capito con chi - no:
con cosa -
aveva a che
fare e invece era stato sorpreso ancora una volta, com’era
abitudine degli
Specter.
«Occupati
di lui!» ordinò Tarn a
Helex «Cerca di tornare nella nostra nave o nella Nemesis,
chiama qualcuno,
io…»
“Devo
continuare la caccia”.
Helex
comprese perfettamente. «Fallo
secco. Prendilo e fallo secco».
Tarn
per tutta risposta annuì e,
guidato dai recettori uditivi che avevano avvertito in lontananza il
vago
rumore del motore acceso di un’astronave, partì in
quarta. Un albero infuocato
gli cadde addosso, ma il bruciore che sentì quando
riuscì a bloccarlo con le
mani era una delle tante cose che quella sera non gli importavano
proprio,
insieme alle ferite subite in precedenza che si facevano sentire, e lo
spinse
via. Non intendeva arrendersi, non quella sera.
«Guarda
nano: senza mani!»
«Ah…
ma allora quando dicevi di avere
bisogno di due braccia in più intendevi in senso
letterale» osservò Bustin.
Non
erano molte le volte in cui a
Bustin era capitato di vedere un transformer conciato così
male reggersi ancora
in piedi. Da quel che restava delle braccia doveva essere fuoriuscito
parecchio
energon, la testa di Spectrus e la faccia sfrigolavano ogni tanto,
l’ottica
sinistra era del tutto andata o poco meno, aveva l’aria di
chi cercava di contenere un momento
d’isteria e barcollava il giusto, eppure eccolo
lì, senza mollare e senza
essersi trattenuto dall’assestare alla DJD un colpo di coda.
“Come
direbbe Ryuuk il dio della
morte, questo Specter è proprio… uno
spasso!” pensò il minicon, guardandolo
attraversare il portello della nave.
Avrebbe giurato che sarebbe crollato a terra ma non fu così,
anzi, si mise a
sedere con la schiena dritta e fece un lungo sospiro.
«Nano,
dopo avrò bisogno-»
«Di
una mano» completò Bustin mentre
chiudeva il portello e dava il via alle procedure di decollo. La
Jackhammer si
sollevò in aria.
«Grazie
al fatto che il buon
Wheeljack viaggiasse da solo abbiamo gli attrezzi per le riparazioni e
anche il
suo braccio destro. Sei capace di riattaccarmelo?»
«Di
mio non sono un medico, però so
seguire le indicazioni e ho la mano ferma. Tu sei capace di darmi le
indicazioni per farlo?»
«Sì»
rispose Spectrus, poggiando la
schiena contro la parete metallica. Il tampone improvvisato di terra
aveva
ceduto quasi del tutto, dunque il pavimento si stava riempiendo di
fango
azzurro luminescente «Cerchiamo un luogo riparato
e-»
«Frollo!»
esclamò Bustin, avvistando Tarn che usciva dagli alberi e
riuscendo a eseguire
una brusca virata a destra appena in tempo per evitare che la nave
fosse
colpita dal cannone del Decepticon.
«Speravo
che l’esplosione avesse
coinvolto anche lui ma sarebbe stata troppa grazia! Dobbiamo andare via
da
qui!»
Salirono
ulteriormente di quota ma
Bustin vide Tarn alzare entrambe le mani, e capì subito che
non era un gesto
casuale.
“Allora
è così che hai spento la tua
nave quando l’ho dirottata, vero Glitch?”
pensò il minicon, che decise di cambiare strategia e
scendere giù in una
violenta e improvvisa picchiata.
«Cosa
CAZZO-»
«Salvo
la pelle a entrambi!» esclamò
Bustin.
La
manovra che eseguì subito dopo
impedì lo schianto contro il terreno, ma lo schianto contro
Tarn fu quasi
altrettanto terrificante: era stato come aver colpito una piccola
montagna
molto dura. Dopo l’urto però riuscirono a far
risollevare la Jackhammer e,
finalmente, a volare via.
«Non
credo che dovremo affrontare
altro per oggi» disse il minicon.
«Non
potevi sparargli invece di andargli
addosso?» domandò Spectrus, cercando di rialzarsi
dal pavimento.
«Io
penso che l’effetto sorpresa
abbia evitato che la Jackhammer si spegnesse sotto i nostri piedi. La
voce non
è il solo modo che ha per disattivare qualcosa a distanza,
credo di aver avuto
la conferma questa sera e… ah» commentò
Bustin, notando una spia rossa sul
display del computer di bordo «Mi spiace dirtelo ma non
possiamo lasciare la
Terra con questa nave. Il modulo per l’iperspazio
è andato».
«È
un problema minore» rispose Spectrus
«Perché io non intendo assolutamente lasciare
questo posto prima di aver fatto dell'altro. Se pensano che quel che
è successo possa fermarmi si sbagliano di
grosso» affermò con forza il mech, cercando di
contrastare l’inizio di un
mancamento «Anzi! Porterò loro via tutto quel che
hanno di più caro o farò sì
che succeda, non importa quanto tempo o quali mezzi dovrò
impiegare. Sono
ancora vivo, ho ancora la mia spada, il mio cervello e te, quindi non
è finita.
Non è finita».
Bustin
non replicò. «Già,
com’è che
hai ancora la spada? Non hai nemmeno provato a infilzare
Frollo?»
«La
stavo usando per uccidere mia
sorella e forse ci sono riuscito, ma Frollo mi ha
sparato, quindi l’ho rimessa a posto per sparargli a mia
volta più agevolmente.
Non che sia servito, quella bestia non sentiva dolore, pareva quasi in
trance…
ma sbattergli in faccia le conclusioni che ho tratto ascoltando quel
che
Spectra mi ha raccontato vari vorn orsono gli ha fatto abbassare la
guardia per
un attimo» fece una breve pausa «Mi è
andata bene. Mi secca ammetterlo ma è così, anche
se continuo a considerare un fallimento buona parte di quel che
è successo. Sai, quello che non capisco
è come siano arrivati qui».
«Dopo
averci riflettuto un po’ho
concluso che possa essere stato l’amico di tua sorella,
Dreadwing se non
sbaglio. Non ci sono state comunicazioni in entrata nel computer della
Peaceful
Tiranny ma da quel che so lui è stato secondo in comando:
può darsi che avesse
il contatto privato del comm-link di uno di loro»
ipotizzò Bustin «Non mi viene
in mente altro. In questo caso sarebbero arrivati qui per colpa di un
nostro
errore di valutazione».
«Meglio
che sia andata così per
demerito nostro che per merito…
altrui…» borbottò Spectrus
«Nano-»
«Mi
occupo delle ferite, sì. “You’re
welcome!”».
Nel
buio e nel fumo che oscurava il
cielo e la visuale, Tarn iniziò lentamente a rialzarsi.
“Ho
fallito”.
Non
riusciva a vederla in altro modo.
Aveva assestato al suo nemico un colpo non da poco e gli era stato
restituito,
non avevano terminato Dreadwing, e quanto a Spectra…
“Per
primo venne il fuoco, il sangue per secondo, terza la tempesta che al
quattro annega il mondo…”
La
scena che si era trovato davanti e
l’aveva fatto scattare, la spada di Spectrus conficcata nel
petto di Spectra
dopo che lei l’aveva abbassata: lui l’aveva
già vista.
Era
una delle tante cose che aveva
visto quel maledetto giorno in cui lui e il resto della sua squadra
avevano
affrontato i famigerati tredici passi alla fine del gioco della strega.
Se
l’era trovata davanti adulta, lei l’aveva pregato
di non lasciarla lì da sola, ma
lui -con la morte nella Scintilla e volendo disperatamente credere che
fosse
un’illusione- era andato avanti lo stesso… e
l’aveva vista morire senza poter
fare niente, neppure tornare indietro.
Quando
l’aveva rivista sulla Terra
aveva capito di non averla lasciata a morire, era viva, era
lì, era fisicamente
a posto, quindi si era illuso di poter dire “scampato
pericolo”, ma si era
sbagliato. Come per le montagne troppo alte in Antartide, quel che gli
era
stato mostrato dalla strega non si era trattato di
un’illusione e basta: era stato un
frammento del futuro.
Lì
Spectra era morta, poteva davvero
sperare di essere riuscito a cambiare il corso degli eventi?
«Tesarus…
apri un Ponte».
Avere
cento braccia: riuscire a fare tutto;
Ryyuk, che Bustin ha citato, è un personaggio di Death Note.
E
anche oggi Smokescreen lo liberiamo
doma- ah, no. Perdono, Prime.
CHE DIRE!
Spero
che a Kunoichi_BeastKnightress
sia piaciuta la parte in cui Spectrus le ha prese,
gliel’avevo… beh, non dico
promessa, ma quasi xD
Mi
auguro che il capitolo sia risultato
comprensibile, nel caso abbiate bisogno di chiarimenti su questo o
quello
potete tranquillamente scrivermi.
Grazie
a chi legge, chi recensisce,
chi apprezza e anche a chi vorrebbe picchiarmi come se fosse un Tarn
qualunque
col suo Spectrus di fiducia. Alla prossima,
_Cthylla_
|