1 |
I know I took the
path that you would never want for me
I know I let you
down, didn't I?
Julius non ha aperto bocca tutto il giorno. Labbra serrate,
ingranaggi immobili e occhi fissi in basso, tra mani di carne e ossa
di carbonio.
«Cristo se sei patetico con quella faccia da cane bastonato.» Lucan
non ha riguardo, ringhia e azzanna là dove la poca carne è rimasta
attaccata, tra brandelli di un’anima radioattiva che lo sta
lentamente corrodendo.
Un giorno alla volta.
«Oggi è il suo compleanno» parla ai suoi palmi, a un nastrino rosso
che un tempo era bianco. Lo aveva con sé quando s’è tinto di sangue
e ruggine, suoi entrambi.
«Parli come se tua figlia fosse morta.»
Julius sorride. Scopre denti bianchi, solleva zigomi di metallo.
È lui a essere morto quel giorno. Al suo posto, solo ruggine e
sangue.
So
many sleepless nights where you were waiting up on me
Well I'm just a slave unto the night
Clover lo trova in cucina: schiena allo sportello del frigorifero e
una birra stretta al petto che Julius coccola come un animaletto
fedele, anche se nemmeno gli regala il sollievo da nebbia alcolica –
ogni sapore, nella sua bocca, è ferro sciolto e acqua di fogna.
«Non sei dallo stronzo» commenta, sveglio a metà. Ha spento il
cervello, ma gl’ingranaggi cigolano, ruotano, lo mantengono in
equilibrio sul ciglio della vita.
«Ero preoccupata per te.» Clover si siede al suo fianco – piccola,
fragile. All’apparenza. Un quadrifoglio con radici caparbie e
lo stelo ancorato alla zolla di terra da cui è nata.
Lo tira a sé.
Julius poggia la testa al suo seno – curve morbide, pelle profumata.
Per qualche minuto ricorda ancora com’è essere
uomo.
Now remember when I
told you that's the last you'll see of me
Remember when I
broke you down to tears
«Non c’ero mai per lei quando contava. Ogni regalo che le abbia
fatto serviva a comprare il suo perdono.» Julius si passa una mano
sul volto, spinge dita tra i buchi della carne, graffia uno degli
ingranaggi e lo sente ronzare nella testa.
Sta vivendo tutto al contrario, tutto nel modo sbagliato.
Ora che è latta e rottami e pezzi persi a concimare la cupola,
riesce a vedere con chiarezza l’umano in avaria ch’è stato.
Vorrebbe tornare indietro e ammazzarlo – seppellirne le ossa,
seppellire se stesso.
«Quell’uomo non c’è più, è polvere del passato.» Clover gli spinge
via le dita, le sostituisce con le sue – soffici, delicate, che
percorrono il volto scheletrico di un gatto marchiato sullo zigomo.
«Conta quello che fai ora.»
I know I took the
path that you would never want for me
I gave you hell
through all the years
«Fammi spazio, senzacarne.» Lucan lo calcia, la punta del
piede affondata al fianco di carne.
A sussultare non è il corpo di Julius, ma quel che non è ancora
marcito dentro: budella in cancrena, un cuore che scricchiola
come fosse rivestito di carta di riso e l’unico polmone ancora sano.
Clover, tra le sue braccia, è una bambola dormiente di neve e oro.
Suo fratello la guarda – occhi aridi, asettici che la Dreamez gli
cristallizza in faccia.
«Non svegliarla» gli dice Julius; però si scosta, lascia il posto a
Lucan, lascia Clover alle sue braccia e trattiene una risata quando
il ragazzo lo strattona – le sue mani tra i capelli di entrambi.
«Faccio il cazzo che voglio.»
Carezze ruvide come le sue risposte.
2
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I get the feeling
just because
Everything I touch
isn't dark enough
If this problem lies
in me
Lo schermo accumula polvere statica tra le rughe di Trixie. Nelle
immagini in bianco e nero, i suoi occhi sono proiettili lattescenti
che bucano lo schermo, dirette al cranio di Lucan.
«Apri la dannata porta, coniglietto. Non mi piace aspettare»
gracchia l’audio.
«Vecchia arpia» sbotta lui e preme un pulsante al pc. L’accesso alla
tana del coniglio.
«Quella vecchia arpia è qui apposta per te, coniglietto~»
Julius sghignazza, schiva un pugnale che si conficca nel muro e gli
mostra il medio.
«Nessuno le ha chiesto un cazzo, ok? È marcia quanto il torso di
Rotten Apple.»
«È così che accogli una signora?»
Trixie parla dalla porta, col disinteresse di chi ha già assistito
allo spettacolo troppe volte per non riconoscere la finzione dietro
alla scena.
I'm only a man with
a candle to guide me
I'm taking a stand
to escape what's inside me
«Ti avevo detto che non mi serviva il suo aiuto.»
«Lo so, ma –»
«Non c’è alcun cazzo di ma, Clò. Passi il senzacarne, perché ti
piace fargli pompini quando non ci sono, ma non puoi fidarti di
tutti i fottuti stronzi che sono gentili con te.»
Clover china il capo e vorrebbe scomparire. Non sono le parole a
farle male, ma le lame invisibili che Lucan le lancia addosso e che
le incidono la pelle sempre negli stessi punti.
Lo sa di essere il capro espiatorio di una rabbia che ha invece
sempre e solo un unico bersaglio: se stesso. Doveva proteggerla e ha
fallito – ma sotto una cupola che li imprigiona tutti come
scarafaggi, non esiste luogo in cui essere al sicuro.
A monster, a monster
I've turned into a
monster
Gli occhi chiari di Trixie affondano in ogni centimetro di pelle, di
muscoli, di pensieri.
La donna la studia e Clover si lascia osservare, come un fiore
seccato che addosso non ha più alcun profumo, perché quello e la sua
storia li ha impressi tra pagine di diario. Tra le braccia di Lucan,
quando la stringe da dietro e la ingoia tra le costole.
«Dì quello che devi e poi vattene, Trixie.»
Clover non si muove – lui la tocca e si aprono voragini sotto di
lei, ma quando precipita lo fa in silenzio.
«Hai paura che colga il tuo prezioso quadrifoglio, coniglietto?»
La risata di Lucan è il rumore di una ghigliottina azionata – fa
male. E di solito ci sono teste che rotolano.
A monster, a monster
And it keeps getting stronger
«Da quando sei diventato così insopportabile, coniglietto?»
Da quando nella sua tana, invece d’una ragazzina ferita e un
gattaccio dal sorriso d’acciaio, sono caduti soldati. E han portato
la guerra alle sue porte.
«È il suo modo di dimostrare affetto.» Julius fa tintinnare due
bottiglie di birra, ne stappa una coi denti e la tende alla donna.
Trixie l’afferra e trattiene la mano, dita grinzose su falangi
metalliche. «Sei il ragazzo di Jacob?»
Riconosce il marchio allo zigomo: il gatto fortunato, che la sua
fortuna l’ha consumata in un unico botto – letteralmente. Boom.
«È il padre della mia ex, non il mio.»
Lucan non trattiene la smorfia. «È il figlio di puttana a cui c’ha
venduto.»
Julius sbuffa. «Trixie ha ragione, sei davvero insopportabile.»
3 |
Nothing ever comes
without a consequence or cost, tell me
Will the stars
align?
Will Heaven step in?
Will it save us from our sin?
Will it?
Trixie l’aveva immaginata diversa – imponente, terribile, divina.
Invece vede solo una ragazzina rigurgitata in un mondo troppo vasto.
Ma Clover ricambia lo sguardo e nei suoi occhi scoppiano scintille
selvagge.
Brucia – sempre – e vuole solo vivere.
Brucia, e dal fuoco troverà il modo di rinascere.
Le prende le mani.
Credeva avrebbe sentito qualcosa – potere, terrore, dio.
La stretta però è decisa, come sapesse che sarà la prima e ultima
volta: non sono destinate a rivedersi.
«Se sei davvero la chiave, saprai cosa farne.»
Nel palmo lascia un chip colorato.
Clover annuisce, senza dir nulla. Sa.
Forse ha sempre saputo – tutto – e stava solo aspettato un
motivo valido (continuare a vivere) per imboccare un sentiero da cui
non tornerà più.
4 |
Oh, I'll take your
hand when thunder roars
And I'll hold you
close, I'll stay the course
Jacob è una schiena ricurva su piani suicida.
Tyron poggia un vassoio sul tavolo – zuppa fredda e acqua filtrata.
«Hai parlato con Trixie?» vorrebbe non suonare arrabbiato. Ma lo è –
arrabbiato, geloso. Lei l’ha visto crescere, sbagliare,
cadere, rialzarsi. Tyron conosce il lavoro finito, ma Trixie l’ha
aiutato a costruirsi.
«Come lo sai?»
«Hai addosso il suo profumo.»
«Le ho consegnato il chip e ci siamo abbracciati.»
«Non te l’ho chiesto.»
Jacob abbandona gli occhiali da vista, lo raggiunge. È più basso, ma
sulle rughe del volto porta la saggezza di chi s’è scolato gran
parte della vita – ha assaporato ogni sorso e ancora ha sete.
«Ma era quello che volevi sapere, no?»
Tyron sbuffa, s’ammorbidisce.
«Non c’è nessun altro, solo tu.»
I promise you from
up above
That we'll take what
comes, take what comes, love
Il letto è lontano.
Tyron l’ha spinto sul tappeto e si fa strada tra i bottoni a morsi,
strappa la divisa – nudi entrambi, senza gradi a far la differenza;
solo carne che scotta e mani ingorde.
Gli spalanca le gambe e Jacob gli tira i capelli fino a sentirlo
urlare dal dolore. È abituato a dare ordini, non è bravo a subire,
a lasciare che altri si prendano cura di lui – del suo piacere.
Gli chiede scusa con un bacio languido, una carezza tra le cosce e
una strizzata d’uccello che piega in due il ragazzo, facendolo
crollare sul suo petto.
«Jake…» la voce di Tyron è ambrosia. «Lasciamelo fare, sarò gentile.»
Nemmeno la Testa dell’Asylum TenSix ha la forza di dirgli no.
Feel the wind in your hair
Feel the rush way up here
We're walking the wire, love
We're walking the wire, love
Jacob raccoglie la giacca, avvolge le spalle di Tyron e l’abbraccia.
La notte è fredda all’Asylum, vecchie cicatrici urlano da
sotto la pelle, ma rimane loro così poco tempo che non vuole
sprecarlo a rivestirsi, lontano da lui.
Accadrà. Lo perderà, teme. Si perderanno a vicenda.
Con l’indice segue i tagli d’un pugnale sul suo petto, un cilindro e
due carte incise nel bronzo. “Buon non compleanno a me”
canticchiava il ragazzo, la prima volta che hanno fatto l’amore.
«Vorrei non tornassi nella tana di White.»
Tyron respira; non c’è più il profumo di Trixie, solo il loro.
«L’hai ordinato tu.»
«Lo so, intendo…» Cosa? Sono soldati, con le emozioni ci caricano le
pistole.
Ma Tyron ha già capito. «Tornerò in tempo per il tea.»
5 |
If you ever want to
join me baby I'll be dancing in the dark
If you ever want to
join me baby I'll be dancing in the dark
Lucan è una belva ringhiante – sbava insulti e artiglia dove più fa
male.
Julius è organi in lamiera, mira da falco e una pistola grande
quanto il suo cazzo.
Tyron sorride divertito, occhi di bosco scavati in terra di bronzo.
Sistema il berretto – un mito antico salta in un canestro cucito[1]
– carica il fucile: veloce, preciso, gesti affinati dalle dita
militari.
«È ora» annuncia Clover dall’ingresso della tana; una matrice
come arma, occhi di vita e fuoco e frammenti d’universo.
“Quella è la matrice di Wonderland.”
“Cos’è il Wonderland?”
“Siete voi. L’origine di tutto.”
Fuori, la morte è una mano tesa che l’invita a danzare.
Clover non ha paura d’afferrarla – è l’ultimo capitolo della loro
storia.
Il resto sono pagine bianche.
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