Rose
Rose continuava a squadrare la strada fuori dalla finestra.
Non sapeva bene come mai si trovasse in quella stanza;
mentre erano in auto, sua madre le aveva parlato di un’escursione, una gita o
qualcosa del genere, ma lei non le aveva prestato troppa attenzione, impegnata
com’era a guardare lo zucchero filato fuori dal finestrino.
“Rose?”
Era sempre molto contenta quando, di mattina presto, la loro
macchina entrava in quella nuvola biancastra che le ricordava i bastoncini vaporosi
che mangiava alle feste. Nebbia, la chiamavano i grandi, ma per lei era
soltanto zucchero filato che ricopriva le strade e si incollava ai vetri.
“Rose!”
La bambina lanciò l’ennesima occhiata alla strada e si
accorse che non c’era più traccia del suo dolce preferito. Succedeva sempre
così: a un certo punto arrivava il sole e leccava via tutto lo zucchero con i
suoi raggi caldi. Lei non faceva mai in tempo a mangiarne un po’.
“Rose! Mi ascolti?”
La bimba si voltò, ritrovandosi davanti Tracy; quest’ultima
indossava una maglietta di Hello Kitty, delle scarpe rosa luccicanti e un
grande fiocco fucsia le adornava i capelli castani. Tutti pensavano che fosse
strana perché, nonostante i suoi diciassette anni, si comportava come una
bambina, ma a Rose piaceva. Era la sua migliore amica.
“Al sole piace mangiare lo zucchero filato” le disse.
Tracy sgranò gli occhi, scosse il capo e si sedette a terra
davanti alla sua sedia. “Sei noiosa quando passi tanto tempo a guardare fuori
dalla finestra. Perché non facciamo un gioco?”
Finestra.
Rose piegò appena la testa di lato e tacque, ripetendosi
mentalmente quella parola.
Tracy si voltò verso Noah, che sedeva lì accanto ed era
intento a leggere un fumetto. Era un ragazzino di dieci anni dalla pelle color
caffelatte e anche lui partecipava spesso a quelle gite per persone un po’
bizzarre.
“Noah?” lo richiamò la più grande.
“Sì?”
“Tu vuoi giocare con me e Rose?”
“Ma certo! A cosa volete giocare?” si entusiasmò lui.
f i n e s t r a
La stanza si illuminò.
Un istante dopo cadde di nuovo nella penombra.
Poi tornò la luce.
E di nuovo il buio.
Rose sollevò i suoi enormi occhi verdi al soffitto e fissò
la lampadina, che aveva preso ad accendersi e spegnersi in continuazione. Era
veloce come il battito d’ali delle farfalle.
Chissà come sarebbe stata bella una farfalla con le ali
fatte di luce! Come quella lampadina!
“Ma insomma, Thomas! Ancora con questa storia?!” sbottò
Harry, un uomo sui trentacinque anni che frequentava saltuariamente il gruppo,
facendosi piccolo sulla sua sedia e portandosi una mano al cuore. “Possibile
che ogni volta che devi accendere la luce premi quel pulsante tredici volte? Tu
non immagini nemmeno ciò che potrebbe succedere!” continuò a strepitare,
fulminando l’uomo di mezza età che, appena varcata la soglia, cliccava
sull’interruttore per l’undicesima volta. “Non ci pensi che potrebbe andare in
corto circuito? E se la lampadina esplodesse? E se morissimo tutti fulminati?
Tra l’altro il tredici è un numero che porta sfortuna!”
Tredici.
Rose piegò nuovamente il capo di lato.
Thomas sbuffò e, terminato il suo rituale, si accomodò
dall’altra parte della stanza rispetto a Harry. “Possibile che questo scellerato
debba farsi venire l’ansia per tutto tutto?”
t r e d i c i
Rose scrisse le parole finestra e tredici su
un foglio immaginario nella sua mente. Non erano lineari e omogenee, avevano un
sacco di sporgenze e spigoli, per esempio i puntini sulle i e le
gambette della t e della f.
A lei piacevano di più le parole arrotondate e tutte sullo
stesso piano, come casa oppure mamma. La facevano sentire più tranquilla.
A ben pensarci, tredici era una parola molto alta: aveva
ben due gambette che tendevano verso su, quella della t e quella della d.
E finestra invece? Era una vera spilungona, con la f
e la t che si stagliavano verso l’alto come grattacieli. Anzi, no: come
comignoli, quelli da cui Babbo Natale si calava per portare i doni ai bambini
come lei.
Finestra aveva due lettere alte.
Tredici aveva due lettere alte.
Quindi erano alte uguali!
Prese fiato per comunicare questa sua scoperta a Tracy, ma
all’improvviso si ricordò di un dettaglio.
Certo! Come aveva fatto a non pensarci? C’erano anche i
puntini sulle i! Anche quelli servivano a rendere una parola più alta!
Tredici aveva due i.
Finestra ne aveva una sola.
Saltò giù dalla sua sedia e si piazzò per terra davanti a
Tracy con un grande sorriso. “Il tredici è più alto della finestra!”
La ragazza la guardò confusa. “Ma che stai dicendo?
Comunque, io e Noah abbiamo deciso di giocare agli animali della foresta! Io ho
deciso di essere una scimmietta… e tu, Noah, cosa vuoi essere?” prese a
sproloquiare, lanciando un’occhiata complice all’altro ragazzino.
Lui la fulminò con lo sguardo. “Ma chi è Noah? Io mi chiamo
Tarek! E comunque non ci gioco con le femmine!”
“Ma me l’avevi promesso!” si offese Tracy, incrociando le
braccia al petto e mettendo su un broncio.
“Io non ho promesso niente a nessuno, ti stai confondendo
con qualcun altro” sbottò lui, poi sbatté le ciglia due volte e tornò a
sorriderle. “Ehi, io ho deciso: sarò un leopardo! Rose ha già scelto il suo
animale?”
Ma Rose non li stava più ascoltando, intenta a pensare che i
puntini sulle i non le piacevano per niente.
“Ragazzi, siamo pronti per uscire! Il pullmino ci attende
qui fuori!” annunciò una voce squillante, sovrastando il chiacchiericcio nella
stanza. Si trattava della signorina Barker, una simpatica e bionda infermiera
che accompagnava sempre la combriccola nelle sue gite fuori porta.
Dal momento che Rose non accennava a muoversi, la giovane si
avvicinò a lei e, dopo averle legato le ciocche ramate in una coda di cavallo,
la prese per mano per condurla all’esterno.
“Signorina Barker?” la richiamò Rose.
“Dimmi, tesoro!” rispose amorevolmente lei.
“Tu stamattina hai fatto in tempo a mangiare lo zucchero
filato, o il sole te l’ha rubato tutto?”
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Ragazzi XD non so nemmeno io cos’ho appena scritto, ma se
volete qualcuno cui ci prendervela per questo delirio nonsense, sappiate che è
tutta colpa di Artnifa e del suo contest “Benvenuti all’inferno”! (Io intanto
non la ringrazierò mai abbastanza perché mi sono divertita TROPPO a scrivere
quest’idiozia XD)
Il contest prevedeva di scegliere un personaggio da una
lista fornitaci dalla giudice, e io ho scelto come protagonista Rose ^^ a voi
la sua descrizione:
Rose: ha 7 anni e vive nel suo mondo, tanto che bisogna
chiamarla almeno tre volte prima che si giri. Ma non illudetevi, non riuscirà
ad ascoltare un intero discorso senza distrarsi.
C’era anche la possibilità di inserire qualche altro
personaggio della lista, seppur come personaggio secondario, e così io ne ho
scelto alcuni che secondo me ben si incastravano in questa situazione. Più che
stare a spiegare le varie caratteristiche di ognuno, vi lascio di seguito le
definizioni della giudice stessa!
Tracy: tra poco diventa maggiorenne, non riesce a
sopportare di crescere. Si depila convulsivamente ogni parte del corpo, si
veste e si comporta da bambina.
Noah: ha 2 diverse personalità, quando qualcuno parla con
lui non capisce mai a chi si sta rivolgendo perché si alternano troppo
velocemente.
Harry: ha 35 anni, prova ansia per qualsiasi cosa, tutto
gli sembra pericoloso. La sua casa è a prova di bambino nonostante non ne
abbia, e cerca di rendere ogni ambiente in cui entra il meno pericoloso
possibile per sé e per gli altri.
Thomas: ha 44 anni, ripete due volte ogni parola alla
fine delle frasi che dice e ogni volta che accende o spegne la luce muove
l’interruttore 13 volte.
Erano troppo divertenti per non farli comparire XD
Spero di essere riuscita a rendere al meglio tutte le
particolarità dei personaggi e soprattutto di essere riuscita a intessere la
giusta atmosfera da psichiatria che avevo in mente XD
Grazie di cuore a chiunque sia sopravvissuto a questa
lettura nonsense, grazie ancora una volta ad Artnifa per lo spassosissimo
contest, e alla prossima!!! ♥
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