Cancioniero

di Semperinfelix
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Ahimè, destino, punirme volesti,
e lo mio bene sì me togliesti,
or me desfaccio in sì amaro pianto
che non credeva pagare sì tanto.

Tenero collo, spezzato e lasso,
ventre mio caro, straziato e casso,
ventre che te carezzavo sovente,
io t'ho nutrito e pasciuto per niente.

Ossa mie care, ve baso ogni giorno,
senza più carne, più pelo d'attorno.
Occhi miei belli, che levar solevi,
scemi di vita e di sanguine pieni.

Bestiarella fosti, piccina e cara,
e te toccò una sorte sì amara,
e te toccò una sorte sì atroce,
che forse Cristo patì meno in croce.

Germoglio mio, remoto e tristo,
tu non godrai dell'amor di Cristo,
tu non godrai dell'amor del Padre,
ché non empisti del suo nom le squadre.

Rapita fosti nella notte oscura
per far mia vita più fosca e dura.
Tradita fosti da chi finse amare,
per non voler suo dinaro sprecare.

Egli ti tolse lo ben più prezioso,
né volle udir mio lamento pietoso.
Egli t'occise con sue istesse mano,
uomo di nome d'amor disumano.





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