Ciao
a tutti, siamo ormai in dirittura d'arrivo e io vi auguro buon inizio
settimana e buona lettura con questo capitolo un po' più
lungo del solito.
Ringrazio come sempre i lettori di questa fanfiction e chi ha inserito
la storia fra le seguite :)
6.
Quinta diapositiva: un telefono riagganciato.
Per il
suo quattordicesimo compleanno Takeshi la
“rapì” per tutto il
giorno portandola in riva al fiume e dicendole: -Questo posto ci
porta fortuna.
-E'
passato un anno e quante cose sono cambiate! All'epoca ero restio
anche solo a baciarti e ora mi devo trattenere per non assalirti da
quando ci vediamo a quando ti riaccompagno vicino a casa!
-Chissà
perchè....- disse lei con un sorrisetto malizioso, uno di
quelli che
aveva imparato a fare osservando Takeshi quando assumeva
quell'espressione che lei trovava irresistibilmente sensuale.
Lui le
rispose: -E' solo amore- estraendo dallo zaino un enorme cuore rosso
che si portò all'altezza del proprio petto.
-Ma
quello che ti spinge a farmi tua, Takeshi, non è solo
amore...- lo
“rimproverò” con dolcezza Keiko mutando
il proprio sorriso in
uno più innocente alla consapevolezza dei sentimenti che
stavano
alla base della loro attrazione reciproca.
-Hai
ragione-. Prese un preservativo dalla tasca destra dei pantaloni e lo
portò al centro del grande cuore che spostò
all'altezza della
pancia, a metà strada, poco più sotto del cuore,
un po' più sopra
dei pantaloni. Fatto ciò affermò in modo molto
teatrale: - E' quasi
esclusivamente amore-. Risero insieme e abbracciandola con tenerezza,
Takeshi si sdraiò sull'erba trascinando con se' anche Keiko.
-Sotto
questo punto di vista sei cambiato, ma sei rimasto molto dolce e
bellissimo.- gli disse lei guardandolo in viso e accarezzando il
mento con l'indice.
-Tu sei
bellissima.- non perse occasione di correggerla lui con il suo solito
sorriso genuino.
-Takeshi
dimmi che non mi lascerai mai!- gli chiese abbracciandolo e
stringendolo a lei.
Lui le
spostò il braccio, le prese la mano, ne baciò le
dita e poi disse:
-Mai amore, ti amo troppo ormai. Anzi, ho pensato che dobbiamo
aspettare ancora due anni e poi sai dove ti porto? - lei
negò con un
cenno della testa ricambiando il suo sorriso smagliante- In Sri
Lanka. Ho saputo che lì a sedici anni si raggiunge la
maggiore
età!!- Lei lo guardò con due occhi spalancanti
per lo stupore. -Sì,
fuggiamo io e te, insieme. Andiamo là, ci sposiamo e poi
andiamo in
America quando tu avrai diciotto anni e sarai riconosciuta come una
donna adulta anche negli States!! Vivremo felici e contenti.
Takeshi
era incredibilmente romantico e quando sognava era capace di
trasmettere fiducia nei suoi sogni pure a lei. Keiko si mise a sedere
e ridacchiò prima di provare a ribattere: -Ma come faremo a
vivere
senza soldi?
Si
sedette anche lui e rispose: -Ehi, ti ricordo che io ho fatto il
modello e lavoro per la compagnia teatrale della nostra
città. Ho
risparmi a sufficienza per andare via. Poi lo sai che in Sri Lanka la
vita costa molto meno che qui? E quando avremo diciotto anni andremo
in America dove mi prenderanno a lavorare per Hollywood.
-Tu,
amore, voli troppo con la fantasia... E ti ricordo che quando andremo
in America sarò io ad avere diciotto anni, tu ne avrai
ventotto. Non
provare a invertire le nostre età!- Risero entrambi.
-Hai
ragione io sarò un adorabile vecchietto in età da
padre.- disse lui
estraendo da un'altra tasca dello zaino un paio di occhiali da vista
e sottilissimi mustacchi neri finti che si applicò sotto al
naso.
Prese poi la tovaglia stesa sull'erba, la avvolse attorno al cestino
del picnic e iniziò a cullarlo, canticchiando una ninna
nanna con
una melodia e delle parole mai sentite prima. Keiko rise tantissimo:
-Ahahah, amore, mi fai morire dalle risate... Ahahah, sei diventato
ancora più teatrale ultimamente. Però sei troppo
stonato... Ahahah,
gli assistenti sociali non te lo lasceranno mai un bambino!- rideva
con le lacrime agli occhi.
-Tu
dici?- chiese stupito prima di sbarazzarsi del finto fagotto
lanciandolo in aria alle sue spalle.
-Ahahah,
ora non ci sono più dubbi!- rispose lei riferendosi al
lancio del
cestino. Lui le prese il viso e la baciò. Al termine di quel
dolce
bacio, lei gli accarezzò un baffo soffice e disse: -Non ho
mai
baciato un uomo con i baffi, ti stanno bene.
-Trovi?
Allora me li farò crescere per te, ma ti avverto: i veri
baffi di un
uomo sono meno soffici.
-Se te
li fai crescere così non saranno molto folti, ma posso
sempre
provare la differenza.
-Tu hai
sempre la battuta pronta, vero?
Lei gli
fece un grande sorriso. -Ti farai crescere davvero i baffi?
-Signorina,
lei lo sa che ogni suo desiderio è un ordine per me.- Poi
assunse
un'aria pensierosa, incuriosendo Keiko, prima di domandarle: -Ma li
vuoi così sottili o più folti?
-Così
ti starebbero benissimo- rispose sincera.
Si
persero in quella giornata di sole a ridere, scherzare e
chiacchierare, ipotizzando quale sarebbe stato il futuro che li stava
attendendo. La cosa più assurda era che, pur sapendo che si
trattava
di una follia, lui ci credeva davvero. Credeva seriamente a
quell'amore e ai suoi progetti di scappare e di sposare Keiko per
vivere per sempre insieme, condividendo con lei tutto: gioie e
dolori, salute e malattia, per onorarla e rispettarla sempre. Non
aveva amato mai nessuna così tanto da arrivare a desiderare
di
sposarla nel giro di un anno. Non avrebbe rinunciato al legame che lo
univa a Keiko per nessuna ragione al mondo.
Eppure
tre mesi dopo, inspiegabilmente, lei non volle più tutto
quello che
avevano progettato di fare. Avrebbe sempre ricordato nitidamente quel
giorno di Aprile.
Era
appena tornato dall'autolavaggio dove aveva portato la sua macchina
perchè quella sera avrebbe portato Keiko al mare. I genitori
di un
suo amico fraterno avevano di recente comprato una casa e il suo
amico gliel'aveva data in prestito. L'amico infatti sapeva che era
impegnato con una misteriosa ragazza e gli diede la casa a patto che
Takeshi gli rivelasse in seguito chi era la fortunata. Il giovane
attore accettò sapendo già che avrebbe inventato
una scusa
qualsiasi per mantenere segreta l'identità di Keiko. Doveva
custodire il loro segreto ancora per due anni e poi sarebbero andati
in un posto in cui il loro rapporto non sarebbe stato condannato da
nessuno. Perciò lui e Keiko avevano organizzato il ponte
festivo in
quella casa. Avrebbero così potuto avere un assaggio di come
sarebbe
stato vivere in coppia e quindi di come sarebbe stata la loro vita da
sposati una volta raggiunto lo Sri Lanka. Era un'idea che aveva
entusiasmato entrambi quando progettarono cosa fare durante quei
giorni di vacanza. Erano le dieci del mattino, fece mente locale su
quello che aveva messo in valigia e constatò che non mancava
nulla.
Poteva quindi caricare la valigia in macchina e andare alla stazione
dei bus, a dieci minuti di distanza rispetto la casa di Keiko.
Mancava un quarto d'ora all'appuntamento ed in macchina lui in sette
minuti avrebbe raggiunto la meta. Forse era meglio aspettare ancora
cinque minuti. Non stava più nella pelle, non vedeva l'ora
di
partire e di vivere quell'avventura con lei. Stava meditando se
partire o aspettare ancora quando lei lo chiamò. -Amore, ti
stavo
pensando, cucciola!
-Ah,
si?- chiese lei distaccata.
-Beh, è
una novità?
-No, ma
speravo proprio che tu non me lo dicessi.
Takeshi
rimase spiazzato da quella risposta. Pensò ad una battuta,
ma il
tono freddo usato da Keiko faceva capire perfettamente che non stava
affatto scherzando. Per questo gli fu inevitabile chiedere
spiegazioni: -Come dici?
-Senti
un po' imbecille: io non ti voglio mai più ne' sentire, ne'
vedere,
mi hai capito bene??
-M-ma
che ti prende?- Takeshi aveva un animo molto sensibile e
perciò
sentì subito un nodo chiudergli la gola, mentre lottava
contro
l'agitazione.
La
ragazza dall'altro lato della linea si mise a piangere e poi a voce
bassa disse: -Io ti amo, Takeshi, però tu non hai idea del
guaio in
cui mi hai cacciato.
-Tua
madre non ha creduto che saresti andata via con la tua amica in
questi quattro giorni?
-Ti
piacerebbe!!
-Mi
piacerebbe? Ma cosa stai dicendo? Mi vuoi dire cosa è
successo??-
chiese preoccupato lui.
-No...-
rispose lei con tono basso e tirando su con il naso, prima di
recuperare il tono ostile: -Semplicemente non ti voglio vedere
più e
non ti azzardare a cercarmi nei pressi di casa mia, come a scuola, o
al telefono.- Senza dargli tempo di replicare riattaccò.
Takeshi
rimase immobile per qualche istante, mise giù la cornetta e
rimase
ancora a fissare il telefono riagganciato.
Qualche
giorno dopo andò a casa sua e suonò il citofono.
Sentì la voce di
una donna rispondere e capì che probabilmente era la madre
di Keiko.
Finse perciò di cercare una persona che non c'era.
-Mi
dispiace, ma ha sbagliato indirizzo- rispose l'altra con tono
distante e scocciato.
Si
avvicinò alla macchina, parcheggiata sul lato opposto della
carreggiata. Restò qualche secondo a fissare la casa e la
vide per
un attimo. Keiko spostò la tenda della sua cameretta. Aveva
i
capelli raccolti, probabilmente in una coda, la mano destra che
teneva scostata la tenda, il braccio destro attorno al ventre e lo
sguardo triste. Fu solo un attimo perchè vedendo che lui la
stava
guardando Keiko lasciò andare la tenda.
Takeshi
si allontanò sconsolato.
Dopo
circa due settimane ed altri due tentativi di trovarla nei pressi
della stazione dei pullman da sola, gli arrivò una lettera
di Keiko.
A Takeshi battè forte il cuore, non sapeva cosa c'era
scritto, ma
sperava tanto che ci fossero delle scuse e dei ripensamenti. Oppure,
almeno, delle spiegazioni. Invece si trattava di una lettera
minatoria. “Sofferta, ma pur sempre una minaccia”.
Richiuse la
busta e la mise dentro ad un cassetto della sua scrivania che chiuse
a chiave affinchè sua madre non potesse mai trovarla. Quelle
parole
invece non riusciva a nasconderle in qualche cassetto della memoria
perchè si erano stampate troppo bene nella sua mente.
'Takeshi,
credimi, io ti ho amato davvero tanto. Ma sto attraversando un
periodo molto difficile e confuso. Tutto questo solo a causa tua. Noi
ci trasferiamo, se mi cercherai finchè resteremo in zona
passerai
guai molto seri. Se proverai a cercarmi quando ci saremo trasferiti
io sarò costretta a denunciarti alla polizia. Dimentica
quello che
ti dissi in passato perchè io farò altrettanto
appena chiuderò la
busta di questa lettera e non esiterò a testimoniare contro
di te in
tribunale. Ho prove a tuo carico che non si possono ignorare e puoi
credermi che stavolta non cambierò idea. Ne' ora, ne' fra
qualche
anno. Perciò ti prego, risparmia questa sofferenza a
entrambi e
fingiamo che tutto quello che è accaduto sia stato un
bellissimo
sogno, con un risveglio più doloroso per me che per te, ma
niente di
più.'
Perchè
diceva di amarlo e poi minacciava di denunciarlo? Come poteva
chiedergli di pensare che non fosse mai successo niente fra loro se
non nella sua testa? E come mai improvvisamente aveva cambiato idea
così drasticamente? Lei era sincera, lui lo sapeva, quando
diceva
che se li avessero scoperti sarebbe stata pronta a dire subito che
era stata lei a convincerlo a mettersi con lei e a sedurlo. Eppure,
dall'oggi al domani l'aveva cacciato dalla sua vita, informandolo che
se ne sarebbe andata in un'altra città senza dirgli quale e
si
diceva pronta a mentire e testimoniare contro di lui davanti a un
giudice. Takeshi era disperato. Non riusciva a darsi pace.
No, non
poteva finire così, non senza aver provato a parlare con lei
faccia
a faccia. Così, non senza esitazioni e ripensamenti, un
giorno si
armò di coraggio e si appostò nei paraggi della
casa, era un giorno
feriale perciò prima o poi sarebbe uscita... O rientrata
tornando
dalla scuola. La vide, sullo scooter del fratello. Keiko si tolse il
casco e lo consegnò a lui. Takeshi era la prima volta che
vedeva il
giovane dal vivo: non sembrava il ragazzo affettuoso di cui gli aveva
parlato lei, ma gli sembrava molto più freddo di quanto gli
era
stato descritto da Keiko quando diceva che a lui piaceva farsi una
propria vita.
Keiko
salì i gradini di casa con passo lento e stanco. Lui
urlò qualcosa
e lei senza voltarsi alzò la mano in segno di saluto (o di
una
sfinita resa?), poi suonò alla porta e una figura maschile
che
Takeshi intravide di sfuggita le aprì. Dopo essersi
assicurato che
Keiko fosse in casa il fratello rimise in moto lo scooter e
partì.
Takeshi volse lo sguardo altrove per non farsi notare.
Tre
giorni dopo, mentre tornava a casa dall'Università due
ragazzi
robusti mai visti prima lo sorpresero alle spalle e lo trascinarono
in un vicolo deserto dove lo spinsero a terra prima di prenderlo a
calci e pugni, lui provò a difendersi, ma era in netto
svantaggio
fisico perciò non gli restò che cercare di
proteggersi il volto.
Dopo interminabili minuti di violenza in cui Takeshi subì le
percosse senza capirne il motivo, i due smisero di colpirlo al
seguito di un paio di schiocchi delle dita da parte di una terza
figura, più alta e più minuta. La vista era
offuscata dal sangue,
ma anche se ci avesse visto benissimo non avrebbe saputo dare una
fisionomia al volto nascosto dal cappuccio della felpa grigia. Tre
calci ben assestati tra le gambe e uno dei due ragazzi che l'avevano
picchiato gli ringhiò: -Ti andrà molto peggio se
ti avvicinerai
ancora ai Sakai.- Mentre quello si allontanò il secondo
ragazzo
prese il suo posto, gli diede un altro calcio ai testicoli, svelando
un sorriso arcigno al gemito di dolore che lasciò le labbra
di
Takeshi. Uno sputo nella sua direzione e poi si unì agli
altri due
ragazzi, lasciandolo disteso al suolo, solo, dolorante e con il
sapore ferruginoso del sangue che usciva copioso dal labbro rotto.
Sotto
pressione della madre Takeshi denunciò i fatti alla polizia
che nel
giro di qualche settimana, riuscì a individuare i due
ragazzi che lo
colpirono. Due teppisti che da anni uscivano e rientravano nei
riformatori per spaccio e violenza. Non vennero fatte invece ricerche
approfondite sul terzo ragazzo che comunque non prese parte alla
rissa ai danni di Takeshi. Da parte sua, egli non volle forzare le
cose. Che fosse il fratello di Keiko o qualcuno a cui il ragazzo si
era rivolto per dargli quella lezione non era importante. Era anzi
già una fortuna che i due ragazzi non dissero nulla riguardo
all'ultima minaccia fattagli prima di sparire. Era evidente che se
avevano taciuto lo avevano fatto per proteggere quella sorta del loro
“capo”, ma da quel silenzio ne trasse vantaggio
pure lui. Se la
polizia avesse saputo che al termine del pestaggio gli era stato
intimato di lasciare stare Keiko e la sua famiglia gli avrebbe fatto
delle domande, la verità sarebbe venuta a galla e lui
sarebbe finito
in carcere, forse condannato all'impiccagione se fosse stato
dichiarato colpevole di pedofilia. Meglio quindi incassare e lasciare
perdere.
I danni
riportati per fortuna non lasciarono segni che avrebbero potuto
minare la sua salute o il suo aspetto fisico (fondamentale per lui
che voleva sfondare nel mondo dello spettacolo), ma gli fecero capire
che in qualche modo avrebbe dovuto andare avanti. Takeshi non voleva
morire, ma anche senza l'amara punizione dei due tipi che l'avevano
picchiato a sangue non avrebbe mai potuto rintracciare Keiko: avendo
vissuto la loro relazione segretamente non aveva alcun aggancio che
lo potesse ricondurre a lei che nel frattempo si era sicuramente
già
trasferita.
***
***
***
Quello
fu l'amore della sua vita. Ebbe altre storie, un paio anche
importanti (con una delle due ragazze aveva anche convissuto per
quattro anni), ma se paragonate a quella avuta con Keiko non poteva
nemmeno definirle vere storie d'amore. Forse fu proprio il suo
continuare a paragonare le altre a lei che portò alla
rottura di
tutte le storie successive. Senza Keiko si sentiva un sacco vuoto.
Incompleto e stupido. La sua vita era vuota senza quella ragazza e la
sua allegria, la sua spensieratezza giovanile per certi aspetti e per
altri la sua maturità non comune per una ragazzina della sua
età.
Chi si sarebbe approfittato della sua giovinezza e della sua
ingenuità?
Si
sentiva uno stupido perchè aveva creduto in quell'amore. Ci
aveva
investito non tutto, ma tanto e dopo un anno che stavano insieme
credeva che sarebbe stato per sempre. Aveva seriamente progettato
quella fuga con lei, non era una presa in giro o l'idea del momento.
Invece era stato lui ad essere stato preso in giro da una ragazzina
con dieci anni in meno!! Ma nonostante la rabbia che provava quando
pensava a come si era fatto trattare da lei e il tentativo di andare
avanti, ogni mattina prendeva il suo rasoio per radersi la barba.
Ogni tanto si premurava di utilizzare un paio di forbici per spuntare
alcuni peli dei suoi baffi che stavano crescendo troppo. Erano nati
da uno scherzo e dalla richiesta di una persona che non vedeva da
anni e forse era davvero riuscita a dimenticarsi di lui, ma Takeshi
non aveva mai avuto il coraggio di tornare a radersi completamente i
baffi. Erano ormai l'unica cosa che gli restava di lei: un consiglio
detto in un pomeriggio passato di nascosto.
Alla
fine un giorno li tagliò, ma si era ormai talmente abituato
ad
averli che poi li rifece ricrescere.
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***
***
Tre anni
dopo di nuovo al bar “Sakamoto Cafe“ con la nuova
fidanzata, più giovane
di lui di due anni, vide una delle amiche di Keiko. Era quella
più
perspicace, quella che gli aveva dato, senza mezzi termini, del
pedofilo maniaco. Era cambiata molto, ma la fisionomia del viso era
assolutamente la sua. Domandò scusa alla sua ragazza e si
avviò da
lei. Lei lo vide non appena il cameriere si allontanò dopo
aver
preso l'ordine per lei e il suo fidanzato.
-Ciao-
esordì Takeshi senza badare al ragazzino e alle
formalità. Lei non
rispose, così la incalzò a rivolgergli la parola:
-Ti ricordi di
me, vero?
-Certo
che mi ricordo...- rispose lei fra i denti.
-Non
voglio disturbare, voglio solo sapere se sta bene Keiko.- una fitta
al cuore nel dire quel nome ad alta voce. Lo aveva detto tante volte,
rivolgendosi al suo amore perduto quando ancora credevano di poter
vivere per sempre il sentimento che li legava.
-Ancora
con Keiko, questo maniaco qua??
-Non
sono un maniaco, voglio sapere soltanto se sta bene.
-Keiko?
Ma Keiko non è la tua amica che ha avuto un figlio due anni
fa?-
s'intromise il ragazzo diciottenne che non conosceva da molto l'amica
di Keiko e quindi conosceva anche poco le sue vecchie amicizie.
Takeshi rimase completamente spiazzato all'affermazione del giovane.
Un pugno nella pancia sarebbe stato sicuramente meno doloroso e,
sapendo perfettamente cosa voleva dire essere presi a pugni, non era
certo un modo di dire. -Sì, è esatto- gli rispose
la ragazzina,
rivolgendo poi lo sguardo su Takeshi. -Lei non vive più in
città,
come tu ben saprai, ma ogni tanto ci sentiamo ancora. Tu le hai
creato solo dei casini e non posso nemmeno dire che mi dispiace
riferire che mi ha detto che nel frattempo ha avuto un figlio.-
quello che gli rivolse fu uno dei sorrisi più cinici che
egli vide
in vita sua.
Per
Takeshi fu un dolorosissimo smacco! Erano passati tre anni, ma lui
continuava a sentire qualcosa di sincero quando pensava a Keiko e fu
peggio che ricevere un calcio nello stomaco sapere che aveva avuto un
bambino, da un uomo, o molto più probabilmente da un
ragazzo, che
non era lui.
Non
domandò del bambino, ne' del padre e si
allontanò. A che cosa
sarebbe servito chiedere se lei si era trasferita e lui non aveva mai
conosciuto, neanche di sfuggita, i nuovi amici della compagnia di
Keiko e non poteva sapere chi era il padre del bambino? Conoscere il
ragazzo che l'aveva messa incinta avrebbe anzi solo peggiorato le
cose e sapere che qualunque cosa sarebbe successa lei sarebbe sempre
stata legata al nuovo fidanzato proprio da quel figlio che aveva
avuto con lui... Era meglio lasciar perdere e non chiedere altro. Non
sarebbe riuscito a vederla a giocare all'allegra famigliola con
qualcuno che non era lui. Lasciò da soli i due ragazzi e
sconsolato
tornò al suo posto. Perchè doveva informarsi del
figlio di Keiko,
frutto dell'unione della ragazza con un altro ragazzo? Mentre lui
ogni tanto ancora la pensava, chiedendosi come era diventa nel
frattempo e se anche lei ogni tanto lo pensava, lei l'aveva
dimenticato così facilmente... Non riusciva a crederci e
l'idea che
Keiko, tanto giovane, avesse formato così in fretta una
famiglia con
un altro lo tormentò per tantissimo tempo. Lunghi mesi che
determinarono in seguito la rottura del fidanzamento con la ragazza
di quel periodo. Non l'aveva mai amata e dopo la notizia shock di
Keiko si rese conto che quella fidanzata per lui era solo la ruota
scorta, non l'avrebbe mai amata. Per questo decise di lasciarla.
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