a
-2-
Le
dieci passate e ancora
non aveva deciso cosa mettersi per uscire.
Una malattia incurabile la
sua: troppi soldi in mano ad un'adolescente possono fare molti danni,
sopratutto se l'adolescente in questione è una ragazza con
un disturbo ossessivo compulsivo per gli abiti nuovi! La scelta era
troppa e ogni volta che doveva uscire si trovava a combattere con una
cabina armadio che non ne voleva sapere di collaborare. Seduta
sul copriletto a gambe incrociate rifletteva
fissando la moltitudine di vestiti stipati in quello spazio
angusto, col portatile accanto che trillava
nuove notifiche ogni due o tre secondi.
Quella serata sarebbe stata un disastro lo sentiva, in più
il
senso di colpa per il pasticcio in cui si era cacciata le stava facendo
odiare lo spezzatino di pollo che sua madre
aveva servito amorevolmente per cena. Si
sentiva un'idiota; aveva una vita perfetta perchè andare ad
incasinarsela per uno come lui.
Guardò attorno a sé e
nel caos che
regnava nella stanza
ritrovò il motivo di tutto ciò che era successo:
la sua
tendenza a ridurre qualsiasi cosa ad un caos totale.
Il copriletto azzurro a pois bianchi era tutto
arrotolato e cadeva a
terra per metà, sembrava che si fosse svolta
una battaglia corpo a corpo tra de lottatori di sumo, la
scrivania letteralmente invasa da libri, trucchi, cd, elastici per
capelli e le
buste degli ultimi acquisti di quel pomeriggio di fine marzo. L'armadio
nemmeno lo voleva vedere, un'esplosione aveva invaso
quell'ambiente, borse scarpe e
magliette dappertutto. Finiva sempre per perdere qualcosa tra quelle
mensole, l'anno prima aveva ricomprato due volte la stessa
maglietta da H&M convinta di averla persa, invece aveva
ritrovato il
primo esemplare mesi dopo dietro alla scrivania con ancora il
cartellino attaccato.
Doveva fare ordine, immediatamente e in tutti
gli ambiti della sua vita. Altrimenti sarebbe stato troppo tardi.
Accantonò quei pensieri come faceva
ormai fin
troppo spesso, per dedicarsi alla sua attività preferita:
prepararsi per uscire!
Scelse
delle calze nere velate da una pila di biancheria stirata che una
misteriosa
anima pia aveva lasciato ai piedi del letto, e sopra un vestitino
grigio corto e aderente come una seconda pelle a cui strappò
il cartellino con i denti. Scarpe
altissime,
come sempre, di camoscio rosso come la pochette di Marc Jacobs che le
avevano
regalato per Natale alcune amiche della mamma. Capelli stirati e trucco
scuro.
Si
guardò allo specchio un secondo prima di uscire: perfetta.
Perfetta
era davvero
l'aggettivo più indicato per descrivere la vita di Alice
Aroldi.
Studentessa eccelsa dell'istituto privato
più costoso della
città, curriculum scolastico immacolato, famiglia facoltosa
e
tenore di vita che non aveva nulla da invidiare ai personaggi di un
telefilm, ma
non solo; proprio come in un telefilm, chi
è fortunato alla nascita lo è fino in fondo!!
Alice era
invidiata da tutta la scuola, non c'era ragazza che non volesse essere lei, ne
ragazzo che non volesse stare
con
lei: bella era decisamente riduttivo, un metro e settanta di
perfezione tonica e longilinea. Avrebbe potuto concorrere
tranquillamente con una modella da sfilata: partendo dalle gambe lunghe
e secche, per finire sul viso dai lineamenti da bambola di porcellana,
solo il colorito pallido e i capelli rossi la turbavano. Quelli erano
la sua croce personale,
li aveva ereditati dalla nonna materna -che odiava per questo- insieme
alle lentiggini e alla pelle diafana; d'inverno adorava quel colore
ramato e lucente che la rendeva unica, ma d'estate la pelle
eccessivamente candida le creava non pochi problemi, per abbronzarsi ci
metteva sempre il doppio delle altre e molte compresse di carotene.
Non paga di questo, un fidanzato
più
simile a
un "Ken versione carne ed ossa" e il guardaroba più
straripante
del liceo, la rendevano oggetto di odio da parte di tutto il corpo
femminile del suo liceo.
Ma
l'apparenza inganna e in questo caso non è solo un modo per
sminuire la perfezione esteriore ma una realtà pura e
lampante.
Ognuno ha i suoi difetti
e chi aveva la fortuna di conoscere Alice Aroldi lo sapeva bene, a
dispetto delle apparenze lei ne aveva davvero tanti.
Uno tra tutti
l'assoluta mancanza di puntualità e infatti come ogni
sacrosanto venerdì sera, era in ritardo!
Imprecò per una decina di minuti
contro tutti quei maledetti
sensi unici che infestavano via Marconi e l'isolato in cui viveva
Laura, poi
finalmente adocchiò le due amiche.
-Sì Cici, lo so
che sono in ritardo. E' inutile che fai quella faccia, sali e
basta!- abbaiò affacciandosi dal finestrino dopo aver
fermato l'auto
con una manovra assurda.
Alice non era una semplice ritardataria aveva proprio
grossi problemi a gestire il tempo a sua disposizione, ma Chiara non si
decideva a rassegnarsi.
Le ragazze presero posto sulla Micra scura
e Alice, senza troppi
scrupoli accelerò scivolando nel traffico della sera.
Stava mentendo anche a loro, le sue
migliori amiche
da
anni. Si sentiva una traditrice, una falsa doppiogiochista, ma sapeva
cosa le avrebbero detto: che lui non era affidabile, che la stava solo
prendendo in giro e che non avrebbe dovuto illudersi. Tutte cose che
sapeva già da sé.
Guidava in silenzio verso la loro
meta e si mordeva l'interno della guancia, non aveva il coraggio di
guardarle in faccia mentre quei pensieri le assillavano la
mente.
Il
BlueMoon era un locale molto
di moda in quel periodo. Si trovava in una zona poco residenziale
vicina alla città in un ex edificio industriale della prima
metà del novecento, alto
e completamente vuoto all'interno, con i muri esterni di mattoni rossi.
Era stato ristrutturato da qualche anno e aveva cambiato gestione
più
volte: in quel periodo ospitava concerti nei giorni
feriali e serate con vari dj nel week-end.
La nuova gestione del
locale aveva rinnovato lo staff cercando dei pr giovani che facessero
pubblicità anche nelle scuole: uno di questi era Manuel,
amico
di
vecchia data di Jack, il ragazzo di Chiara. Grazie a lui avevano
preso a
frequentare assiduamente quel posto, quasi tutte le sera riservava un
tavolo per loro o trovava qualche lista per farli entrare gratis.
Tutte e tre evitarono la fila
con disinvoltura dopo aver infilato una bella
banconota nella tasca di Gerry, un uomo
simpatico
sulla cinquantina, che faceva il buttafuori
per mantenere al meglio moglie e due figli. Ad Alice stava davvero
simpatico, le ricordava tanto un suo zio, con la barba i capelli
grigi e la pancia enorme stretta nella giacca elegante. Aveva
aiutato spesso Laura a Chiara a caricarla in
macchina quando Alice beveva troppo, cosa che
avveniva ormai con inquietante regolarità.
-Grazie
Gerry- Alice gli sorrise agitando la borsetta, era davvero un
buon uomo e le faceva piacere
contribuire al suo stipendio pur di saltare la coda davanti
all'ingresso.
Appena
varcarono la grossa porta rossa che Gerry galantemente tenne loro
aperta, la musica
le
colpì stordendole insiema ad una ventata d'aria calda, il dj
era davvero
sordo!
Non si sentiva nulla sopra al fracasso infernale proveniente
dalle casse sparse per tutta la sala e furono costrette a comunicare a
gesti per decidere dove andare.
Alice
arrivò al bancone del bar e
vi poggiò la pochette per issarsi su uno sgabello libero,
accavallò le gambe come faceva
sempre per
abitudine
più che per seduzione, sotto lo
sguardo ammaliato di uno ragazzo di passaggio. Quel fracasso infernale
la irritava
parecchio e prese a far risuonare le unghie laccate sul
piano lucido.
-Smettila Ali, mi da sui nervi.- la ammonì subito Laura che
le bloccò la mano contro il bancone.
-Hai
visto chi
c'è?- chiese Chiara indicando con lo sguardo
un gruppetto di persone
sedute da uno dei tavolini sul soppalco d'acciaio.
Alice
scandagliò attentamente l'insieme di
ochette e sbarbatelli con i soldi che occupavano
i tavolini nell'angolo più alto del locale,
alcuni frequentavano il suo stesso liceo e anche lì si
atteggiavano a padroni del mondo. Catalogò ogni volto senza
interesse, li conosceva da
anni, sapeva i giri che frequentavano e tutta la coca che sniffavano
barricandosi dietro un'apparenza di disinvolta perfezione.
-Martini,
con
ghiaccio e limone.- ordinò sovrappensiero guardando il
barista senza vederlo davvero, poi si
rivolse all'amica:
-Cherubini
è un animale, se non lo infastidiamo ci lascerà
stare... lui e i suoi amichetti.-
Nonostante tutto sapeva
che era una predica inutile, Chiara non li sopportava dal giorno che
avevano cercato di vendere steroidi al suo ragazzo.
Alice
perlustrò il locale
ascoltando annoiata le lamentele di Laura per la loro
incapacità
di cambiare locali, sempre gli stessi da anni, poi improvvisamente
incontrò due occhi scuri come pozze di petrolio:
lui
era là.
Fu un fulmine che
l'attraversò da parte a parte.
Le si chiuse lo stomaco rivoltandosi con una
capriola dolorosa, la mano
che stringeva la pochette tremò pericolosamente e per un
buffo istinto
contrasse i muscoli delle gambe per stingersi più salda allo
sgabello come se avesse avuto paura di cadere. Quegli
occhi erano il primo e più grave dei suoi problemi,
la causa di ogni suo
malessere da qualche mese, il motivo scatenante del caos che
regnava nella sua vita e ciò che l'aveva portata a mentire
persino alle sue migliori amiche.
Lontano da
lei in piedi vicino al
mixer c'era lui, il ragazzo con cui aveva si era rotolata nel letto per
tutto il pomeriggio,
appoggiato con disinvoltura ad una cassa guardava una cartellina con
un altro tizio che aveva visto già un paio di volte.
In un
attimo come se si fosse accorto dei
suoi pensieri, alzò
lo sguardo verso di lei.
I loro occhi s'incontrarono solo per pochi istanti perchè
qualcosa oscurò
il loro contatto.
-Amore mio!-
Edoardo, il "Ken versione carne e ossa", le
comparì davanti impedendole la vista dell'oggetto dei
suoi desideri.
Era destino che Edo fosse sempre l'ostacolo
tra loro due?
Irritata fulminò il suo ragazzo sperando che capisse che non
era
la serata giusta per le sue moine.
-Ciao.-
gli rispose atona
ricevendo il suo bacio a stampo senza reagire minimamente: -Dov'eri
stamattina?- si ricordò che quella mattina aveva saltato il
compito di scienze senza dirle nulla. Girò il braccialetto
che
portava al polso
nervosamente, mantenere le apparenze era una delle cose che in quel
periodo le riusciva meglio.
-Ho
fatto fuga con il Vigna..- mormorò mortificato con le mani
nelle tasche dei Levi's.
-Complimenti
gran testa
di rapa!-
Il suo ragazzo era
un caso disperato di assenteismo scolastico acuto, erano più
i
giorni che si trascinava in giro per negozi di musica con qualche testa
vuota come lui, che quelli che passava a scuola a cercare di
concludere decentemente il liceo.
Il suo
drink
arrivò e lei l'agguantò come un naufrago in cerca
di un appiglio. Il suo unico pensiero coerente
era rivolto all'alcol che le avrebbe alleviato i sensi di colpa, mentre
il suo presunto
fidanzato strusciava le labbra sotto al suo orecchio.
-Senti
amore devo
raggiungere Andre e Manuel giù dal mixer- le
mormorò indicando proprio colui che avrebbe voluto al suo
posto.
-Non
chiamarmi amore.
Stasera
dobbiamo parlare davvero, non dileguarti come al solito!!- lo
minacciò Alice decisa bloccandogli il braccio che tentava di
abbracciarla.
-Sì sì va bene. Ora vado
eh...-
altro bacio che abilmente evitò ricevendolo sulla guancia.
Maledì lui e se stessa in tutte le lingue che conosceva
mentre
guardava la sua schiena allontanarsi tra la folla e tornava a
tracannare Martini.
Ci furono dieci secondi esatti di
silenzio.
-Alice
quando ti
deciderai a piantare quel cretino?- le disse Laura interrompendo
l'empasse, il suo sguardo
ammonitore non aveva nulla da invidiare a quello di sua madre.
-Appena
riesco a braccarlo maledetto bastardo. E' peggio di un'anguilla, ogni
volta che accenno ad un discorso serio lui se ne va con una scusa!-
Alice
sbattè il bicchiere vuoto sul piano nero del bar,
spaventando la
povera Chiara che sobbalzò sullo
sgabello.
Finalmente il dj abbandonò la
consolle annunciando
l'imminente
inizio del concerto degli AfterBlack, il gruppo in cui Edo suonava la
chitarra. Sfortunatamente per lei suonavano cover di gruppi punk rock
americani o roba anni 70 che Alice ignorava e
detestava, ma forse solo per trasmissione dell'odio che ormai provava
per il suo ragazzo, che come sfuggiva ai suoi tentativi di
lasciarlo.
Il
concerto fu
discreto per il resto della platea, le sue due amiche avevano ballato
come due forsennate nella
folla insieme a un centinaio di altri spettatori che stravedevano per
il gruppo. Lei era rimasta al bar, a
guardare dal suo sgabello.
E i Martini erano
diventati cinque.
Lo aveva
fissato
per tutto lo spettacolo, rapita e stregata da lui. Fregandosene
della
gente che poteva beccarla e del suo ragazzo che
strimpellava orgoglioso sul palco: nel caos non avrebbe potuto vederla.
Con lo sguardo vacuo lo spogliava con
gli occhi: conosceva ogni centimetro del suo corpo, i suoi pregi e le
sue debolezze. Conosceva il modo in cui ammiccava, o la nota roca della
sua voce quando a letto le sussurrava quanto era bella. E il suo nome
pronunciato da quella voce la faceva ancora arrossire.
Se ne stava appoggiato al
muro a molti metri da lei, illuminato solo da una luce blu
alle
sue spalle e si dondolava tra le dita una bottiglia di Beck's
vuota. Ormai era costretta ad ammettere
almeno con se stessa che intratteneva una relazione alle
spalle di Edoardo.
Pagò i tutto quello che aveva
bevuto e chiese
gentilmente al barista di riempirle solo un'altra volta il bicchiere
mentre le sue amiche
riemergevano dalla folla accaldate e
sorridenti.
-Sono stati davvero
bravi!- sospirò Chiara entusiasta prendendo fiato, anche
loro seguivano il gruppo da
tempo per l'amicizia che le legava ai tre ragazzi.
Ma dopo aver
assistito a più di tre concerti in un mese, diventavano
bravi
più per abitudine che per vero talento e Alice cominciava a
riconoscere il motivetto di qualcuna
di quelle canzoni rockettare che spesso la stordivano.
-Vero-
ammise
Alice sorridendo mentre sorseggiava l'ultimo Martini.
-Ma che
hai
stasera?- domandò Laura vedendola spenta : -Ti vedo un po'
sbattuta, è successo qualcosa?-
-Sono
solo
stanca, niente di grave-
Vide Laura studiare il liquido nel suo bicchiere, probabilmente si
stava chiedendo quanti ne avesse già bevuti.
-Eccoli là!- esclamò
Chiara sbracciando per farsi notare nel caos di quel postaccio, tutto
il
gruppo di amici le stava raggiungendo in massa al bancone del bar.
Alice
sospirò voltandosi dalla parte opposta prima di bere una
lunga sorsata dal suo bicchiere.
A pochi metri da loro Jack guidava il
gruppetto di ragazzi che le stava
puntando, per raggiungerle dovettero sgomitare contro la folla che
ballava gli Strokes.
Giovanni, per tutti era Jack da quando in seconda media aveva portato
per mesi una benda sull'occhio dopo un'operazione,
davanti agli altri si
sbracciava regalando
grandi sorrisi a Chiara la sua adorabile fidanzata. Accanto a lui suo
fratello di
due anni più grande Filippo, alias Filo avanzava adocchiando
divertito
qualche gonna corta o decoltèe in bella vista. Erano
identici
fisicamente quanto opposti caratterialmente: entrambi mori con gli
occhi scuri, robusti con i muscoli ben allenati, ma Jack era
molto estroverso, solare e a tratti ingenuo, mentre Filo,
pluriripetente
convinto, era l'esatto contrario: arrogante e rissaiolo non perdeva
occasione di prendere in giro chiunque non gli andasse a genio. Erano
finiti in classe insieme dopo l'ennesima bocciatura di Filo che stava
rifacendo la quinta.
-Ciao ragazze!- esordì Jack
sorridendo al
gruppetto come sempre, prima di
stampare un
bacio sulla guancia della sue ragazza stringendola tra le braccia, fu
il
primo a raggiungerle assieme al fratello che salutò
distrattamente, era troppo impegnato a flirtare con un
ghigno malizioso una biondina seduta a pochi metri da loro.
-'Sera- brontolò Alice.
-Allora
vi è piaciuto il concerto?- chiese Charlie comparendo
improvvisamente alle spalle di
Laura ridendo.
Charlie era l'allegro compagno di sventure di Jack, un po' come
Spongebob e Patrick o Starsky e Hutch. Al
suo fianco faceva quasi tenerezza: Jack alto, avvenente e muscoloso,
Charlie
invece bassetto, mingherlino con gli occhiali e il fascino
dell'incompreso, coppia
fissa da tempi lontani. Il suo vero
nome era Enzo
Carlini, era tradizione della
sua famiglia che tutti gli uomini si chiamassero Enzo o Pierpaolo, ma
lo odiava fin da piccolo e
così da anni tutti lo conoscevano come Charlie e la maggior
parte della gente ignorava il suo nome completo.
-Oh si,
secondo me sono
migliorati moltissimo!- rispose Laura traboccante di sarcasmo.
-Avete
sentito la
canzone nuova? L'ha scritta Edo!- indicò col pollice un
punto indefinito dietro di sé.
Alice si reggeva al
bancone per sopportare il momento di crisi, con le dita
strette al
bordo del piano di granito trattenendo l'aria nei polmoni
più a lungo possibile per godere di ogni molecola di
ossigeno: era stanca, ubriaca, soffocata ai sensi di colpa e voleva
andarsene da lì.
Edo
arrivò rumorosamente insieme agli
altri due componenti del gruppo il Vigna, il batterista, e Andre.
Quest'ultimo il Pasini, cantante e bassista del gruppo, era il
più carismatico della combriccola, faceva sospirare le
ragazzine con un fascino secondo Alice incomprensibile e per il suo
look da depravato pieno di tatuaggi; da anni era compagno di merende
e grande amico di Filo e Manuel Bressan, il loro vero pr al
locale
e new entry della compagnia ma era ancora assente all'appello.
"Ken versione carne e ossa", per gli amici
Edo, la raggiunse subito
abbracciandola alle spalle e baciandole il collo.
Alice chiuse
gli occhi come un condannato di fronte al suo patibolo. Le si era
rivoltato lo stomaco facendola pentire di aver bevuto tutti quei
cocktail. Lo sguardo della ragazza
intercettò l'ultimo componente del gruppetto arrivare e
seppe con certezza che avrebbe concluso la serata vomitando. Manuel
Bressan era
appena comparso nel piccolo cerchio proprio di fronte ad Alice con il
suo passo cadenzato e elegante.
Il maledetto fidanzato dietro e
l'imperturbabile amante da mille e una notte davanti.
In quel momento
Alice avrebbe preferito essere inghiottita dal pavimento o scomparire
in una nuvola di fumo, poi gridare, urlare e strapparsi
tutti i capelli pur di non essere lì.
Il ragazzo davanti
a lei la
ignorò concentrandosi sul barista che non lo aveva ancora
servito, nonostante lui l'avesse chiamato più volte.
-Una Beck's Marco.-
disse a voce alta attirando la sua attenzione con il suo solito
tono arrogante.
Alice
svicolò abilmente l'abbraccio di Edo e si
concentrò insistentemente sul ghiaccio nel suo bicchiere,
non le piacevano le
situazioni ambigue e imbarazzanti se non poteva controllarle a suo
piacimento, come in quel caso.
Voleva andarsene al più presto invece il
gruppo continuava a chiacchierare
vivacemente intorno a lei.
Con
Martina, la ragazza del Vigna, che li aveva appena raggiunti e Paolo un
altro amico di Jack e Charlie la compagnia
era al completo. Chiara ballava ridendo intorno a Jack, Laura arpionata
al collo dal bicipite di Filo ascoltava le prodezze amorose di Andre,
Charlie discuteva
animatamente con Paolo della nuova canzone di Edo che lui non era
riuscito a sentire.
Tutti allegri, tutti spensierati. Tutti al loro posto.
Si sentì tirare la manica del
vestito, e
fulminò per l'ennesima volta Edo che cercava di attirare la
sua
attenzione: -Amore non
dici niente? Non sono stato bravo?- chiese abbracciandola come
fosse un orsacchiotto da coccolare. Fu
il colpo di
grazia alla sua coscienza.
-Lo sai che non ci capisco niente.-
mormorò sorridendo a denti stretti e divincolandosi dalla
sua
presa.
Liquidò la conversazione per
spostarsi verso Martina, almeno con lei non avrebbe rischiato di
tradirsi.
Dopo
pochi minuti però non sentiva che suoni ovattati provenire
dalle bocche dei suoi amici:
i Martini erano arrivati tutti al cervello a effetto ritardato, non
capiva
più a chi appartenessero le voci intorno a lei, aveva solo
ricordi e altre
parole che si sovrapponevano a quelle delle persone nel locale e
dei flashback
che la assediavano distraendola dalla realtà.
-Grandi novità
ragazze!- Edo saltellava nell'aula della quinta B: -Manuel dice che forse riesce a
farci suonare al BlueMoon.-
-Finalmente
farete concerti in locali decenti.. - esclamò Alice tutta
entusiasta
-Chi
è questo Manuel?- Chiara sospettosa chiuse il
libro di scienze: -Non sarà Bressan, quello della D?-
-Sì
proprio lui,
Jack lo conosce dal primo anno, dice che è a posto e vuole
portarlo fuori con noi qualche volta..-
-Almeno
grazie a lui avrete più
visibilità!- Alice gli sorrise passandogli una mano tra i
capelli: -Sarà
fighissimo!- ridacchiò fantasticando.
-Alice ti va
di fare due salti con noi?- Laura le tirava una mano verso la pista, ma
Alice non capiva più nulla.
Si appese al braccio di qualcuno saltando giù
dallo sgabello, e quasi cadde in braccio a Filo.
-Ehi Rossa non è che hai bevuto troppo?-
-No... - si rimise dritta e ostentò una sicurezza
che non poteva vantare: -Devo solo uscire un momento.-
-Ali?-
-Alice?-
qualcuno la chiamò nel corridoio: -Volevo presentarti
Manuel!-
-Ah
ciao. Piacere Alice Aroldi..- rispose allungando la
mano
con il suo sorriso migliore verso quel ragazzo alto quasi quanto Jack.
-Piacere.-
rispose senza accogliere il suo gesto con aria superiore. Era moro con
dei lineamenti spettacolari.
-E'
lei l'amica di cui ti parlavo: è molto brava con i
computer,
magari può aiutarti.-
-Non
ce n'è bisogno- lo interruppe l'altro dileguandosi
-Ci vediamo
Alice Aroldi.- ghignò squadrandola da capo a piedi facendola
sentire nuda davanti a quegli occhi scuri.
-Non
si può dire che sia socievole il tuo amico?-
commentò Alice seguendone la schiena allontanarsi.
-Scusalo
è fatto così..-
-Quindi si va
da Manu?- domandò qualcuno alla sua sinistra, poteva essere
Jack o Paul. O chiunque altro.
-Evvai... ci facciamo un pockerino?-
-Ce l'hai della birra in casa?-
Tutti parlavano troppo forte e lei non ne riconosceva
più le voci. Dov'erano finite le ragazze?
-Vado
fuori a
fumarmi una
sigaretta. Aspettami qui.- disse a Edo tentando di svicolarsi dal
gruppetto.
I tacchi non la aiutavano affatto in quella
situazione ma aveva bisogno di
aria fresca. Non ricordava nemmeno più che strada prendere
per uscire. Doveva andare a destra o a sinistra?
-Alice
hai sentito di Manuel e Cecilia, quella del quarto anno?- Cici non era
una da pettegolezzi, mentre Laura masticava più quelli che
cibo
vero.
-Cosa?-
era concentrata un esercizio di fisica particolarmente
complicato e non aveva tempo per le cavolate.
-Pare
che stiano insieme.-
-Ah
davvero?- Alice non dava grandi soddisfazioni a Laura, non era mai
troppo interessata ai
pettegolezzi da liceo.
-Lei
l'ha praticamente detto a tutta la scuola!- le rispose
Chiara con evidente disprezzo.
-Non
credo che Bressan sia tipo da fidanzarsi. Ho sentito che ha fatto
lo stronzo con un sacco di ragazzine come Cecilia l'anno scorso...-
Laura amava questo genere di intrighi, lei invece la liquidò
con un gesto annoiato.
-Tutti
dicono che è a posto, ma l'anno scorso frequentava Cherubini
io non mi fido.- concluse Chiara.
La mente di Alice
oscillava tra i ricordi e la
realtà non sapeva più chi le stesse parlando ne
dove
stessero andando. Qualcuno la teneva per un gomito, e sentiva un
braccio attorno alla vita. Era Edo o Jack?
Magari era Manuel...
-Hai sentito che ho detto? Andiamo da Manu a
berci una birra perchè suo padre è ancora via.-
quello era Edo.
Lo sapeva che il padre di Manuel
Bressan era fuori
città, eccome se lo sapeva: aveva passato il pomeriggio a
rotolarsi
nel suo letto sospirando sotto il tocco delle sue labbra.
Non voleva tornare da lui, non in quella casa.
Era la casa
dei ricordi, del senso di colpa, non poteva sopportare di passarci la
serata insieme agli amici. Gemette
disperata ma probabilmente nessuno la sentì.
Provò a protestare ma contro Edo
non poteva
granché, le fece fumare una sigaretta poi la
caricò in
macchina senza porsi tanti problemi.
Stava andando a casa del suo amante ubriaca e col suo
ragazzo. Era semplicemente fottuta.
Spazio autrice:
Come avevo annunciato
ecco il primo capitolo rivisto e corretto!!!
Non è molto lungo lo so, però spero piaccia
ugualmente.
Ora vorrei indire un bel contest
per tutti quelli che mi seguono:
-Qual'è
secondo voi la città in cui è ambientata la
storia?-
Vediamo un po' se indovinate...
Il primo che azzeccherà la risposta avrà un bel
premio,
a sua scelta!
Potete usare il mezzo che volete per inviarmi le risposte
mail
msn (l'indirizzo è lo stesso della mail se mi volete
aggiungere)
recensioni
a voi la scelta!!
[La storia è piena di indizi, e i prossimi capitoli lo
saranno anche di più,
premetto però che io in questa città non ci
abito, la conosco un po'
per le varie visite che ho fatto, ma non così bene...
quindi se faccio alcuni errori perdonatemi!!]
Grazie a tutti per le recensioni,
vi ammmmo!!
1bacio. Vale
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