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Autore: FuoriTarget    21/08/2009    6 recensioni
[Andre con un sorriso malefico si fece ambasciatore per tutti: -Non siamo mica idioti: Manu è cotto come una bistecca alla griglia- ...
-Non gli abbiamo detto nulla perchè lo conosciamo, sappiamo che manderebbe tutti al diavolo- ...
-La sera della tua festa, quando lei è salita sul tavolo a ballare, credevo che gli sarebbe esplosa la testa- tutti risero in coro con lui.
-Sei mesi... e non hanno mai detto nulla!?- ... ]
Manuel e Alice, due universi che si scontrano in una Verona ricca e piena di pregiudizi. Un rapporto clandestino nascosto a tutto il resto del mondo che si consuma lentamente, una passione ardente che diventerà dipendenza vera e propria.
E forse, se il Fato lo permetterà...Amore.
Ebbene si postato il capitolo 18!! Gelosia portami via...
In corso revisione "formale" dei primi capitoli.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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-2-






Le dieci passate e ancora non aveva deciso cosa mettersi per uscire.
Una malattia incurabile la sua: troppi soldi in mano ad un'adolescente possono fare molti danni, sopratutto se l'adolescente in questione è una ragazza con un disturbo ossessivo compulsivo per gli abiti nuovi! La scelta era troppa e ogni volta che doveva uscire si trovava a combattere con una cabina armadio che non ne voleva sapere di collaborare. Seduta sul copriletto a gambe incrociate
rifletteva fissando la moltitudine di vestiti stipati in quello spazio angusto, col portatile accanto che trillava nuove notifiche ogni due o tre secondi.
Quella serata sarebbe stata un disastro lo sentiva, in più il senso di colpa per il pasticcio in cui si era cacciata le stava facendo odiare lo spezzatino di pollo che sua madre aveva servito amorevolmente per cena.
Si sentiva un'idiota; aveva una vita perfetta perchè andare ad incasinarsela per uno come lui.
Guardò attorno a sé e nel caos che regnava nella stanza ritrovò il motivo di tutto ciò che era successo: la sua tendenza a ridurre qualsiasi cosa ad un caos totale.
Il copriletto azzurro a pois bianchi era tutto arrotolato e cadeva a terra per metà, sembrava che si fosse svolta una battaglia corpo a corpo tra de lottatori di sumo, la scrivania letteralmente invasa da libri, trucchi, cd, elastici per capelli e le buste degli ultimi acquisti di quel pomeriggio di fine marzo. L'armadio nemmeno lo voleva vedere, un'esplosione aveva invaso quell'ambiente, borse scarpe e magliette dappertutto. Finiva sempre per perdere qualcosa tra quelle mensole, l'anno prima aveva ricomprato due volte la stessa maglietta da H&M convinta di averla persa, invece aveva ritrovato il primo esemplare mesi dopo dietro alla scrivania con ancora il cartellino attaccato.
Doveva fare ordine, immediatamente e in tutti gli ambiti della sua vita. Altrimenti sarebbe stato troppo tardi.
Accantonò quei pensieri come faceva ormai fin troppo spesso, per dedicarsi alla sua attività preferita: prepararsi per uscire!
Scelse delle calze nere velate da una pila di biancheria stirata che una misteriosa anima pia aveva lasciato ai piedi del letto, e sopra un vestitino grigio corto e aderente come una seconda pelle a cui strappò il cartellino con i denti. Scarpe altissime, come sempre, di camoscio rosso come la pochette di Marc Jacobs che le avevano regalato per Natale alcune amiche della mamma. Capelli stirati e trucco scuro.
Si guardò allo specchio un secondo prima di uscire: perfetta.

Perfetta era davvero l'aggettivo più indicato per descrivere la vita di Alice Aroldi.
Studentessa eccelsa dell'istituto privato più costoso della città, curriculum scolastico immacolato, famiglia facoltosa e tenore di vita che non aveva nulla da invidiare ai personaggi di un telefilm, ma non solo; proprio come in un telefilm, chi è fortunato alla nascita lo è fino in fondo!! Alice era invidiata da tutta la scuola, non c'era ragazza che non volesse essere lei, ne ragazzo che non volesse stare con lei: bella era decisamente riduttivo, un metro e settanta di perfezione tonica e longilinea. Avrebbe potuto concorrere tranquillamente con una modella da sfilata: partendo dalle gambe lunghe e secche, per finire sul viso dai lineamenti da bambola di porcellana, solo il colorito pallido e i capelli rossi la turbavano. Quelli erano la sua croce personale, li aveva ereditati dalla nonna materna -che odiava per questo- insieme alle lentiggini e alla pelle diafana; d'inverno adorava quel colore ramato e lucente che la rendeva unica, ma d'estate la pelle eccessivamente candida le creava non pochi problemi, per abbronzarsi ci metteva sempre il doppio delle altre e molte compresse di carotene.
Non paga di questo, un fidanzato più simile a un "Ken versione carne ed ossa" e il guardaroba più straripante del liceo, la rendevano oggetto di odio da parte di tutto il corpo femminile del suo liceo.
Ma l'apparenza inganna e in questo caso non è solo un modo per sminuire la perfezione esteriore ma una realtà pura e lampante.
Ognuno ha i suoi difetti e chi aveva la fortuna di conoscere Alice Aroldi lo sapeva bene, a dispetto delle apparenze lei ne aveva davvero tanti.
Uno tra tutti l'assoluta mancanza di puntualità e infatti come ogni sacrosanto venerdì sera, era in ritardo!

Imprecò per una decina di minuti contro tutti quei maledetti sensi unici che infestavano via Marconi e l'isolato in cui viveva Laura, poi finalmente adocchiò le due amiche.
-Sì Cici, lo so che sono in ritardo. E' inutile che fai quella faccia, sali e basta!- abbaiò affacciandosi dal finestrino dopo aver fermato l'auto con una manovra assurda.
Alice non era una semplice ritardataria aveva proprio grossi problemi a gestire il tempo a sua disposizione, ma Chiara non si decideva a rassegnarsi.

Le ragazze presero posto sulla Micra scura e Alice, senza troppi scrupoli accelerò scivolando nel traffico della sera.
Stava mentendo anche a loro, le sue migliori amiche da anni. Si sentiva una traditrice, una falsa doppiogiochista, ma sapeva cosa le avrebbero detto: che lui non era affidabile, che la stava solo prendendo in giro e che non avrebbe dovuto illudersi. Tutte cose che sapeva già da sé.
Guidava in silenzio verso la loro meta e si mordeva l'interno della guancia, non aveva il coraggio di guardarle in faccia mentre quei pensieri le assillavano la mente. 

Il BlueMoon era un locale molto di moda in quel periodo. Si trovava in una zona poco residenziale vicina alla città in un ex edificio industriale della prima metà del novecento, alto e completamente vuoto all'interno, con i muri esterni di mattoni rossi. Era stato ristrutturato da qualche anno e aveva cambiato gestione più volte: in quel periodo ospitava concerti nei giorni feriali e serate con vari dj nel week-end.
La nuova gestione del locale aveva rinnovato lo staff cercando dei pr giovani che facessero pubblicità anche nelle scuole: uno di questi era Manuel, amico di vecchia data di Jack, il ragazzo di Chiara. Grazie a lui avevano preso a frequentare assiduamente quel posto, quasi tutte le sera riservava un tavolo per loro o trovava qualche lista per farli entrare gratis.
Tutte e tre evitarono la fila con disinvoltura dopo aver infilato una bella banconota nella tasca di Gerry, un uomo simpatico sulla cinquantina, che faceva il buttafuori per mantenere al meglio moglie e due figli. Ad Alice stava davvero simpatico, le ricordava tanto un suo zio, con la barba i capelli grigi e la pancia enorme stretta nella giacca elegante. Aveva aiutato spesso Laura a Chiara a caricarla in macchina quando Alice beveva troppo, cosa che avveniva ormai con inquietante regolarità.
-Grazie Gerry- Alice gli sorrise agitando la borsetta, era davvero un buon uomo e le faceva piacere contribuire al suo stipendio pur di saltare la coda davanti all'ingresso.
Appena varcarono la grossa porta rossa che Gerry galantemente tenne loro aperta, la musica le colpì stordendole insiema ad una ventata d'aria calda, il dj era davvero sordo!
Non si sentiva nulla sopra al fracasso infernale proveniente dalle casse sparse per tutta la sala e furono costrette a comunicare a gesti per decidere dove andare.

Alice arrivò al bancone del bar e vi poggiò la pochette per issarsi su uno sgabello libero, accavallò le gambe come faceva sempre per abitudine più che per seduzione, sotto lo sguardo ammaliato di uno ragazzo di passaggio. Quel fracasso infernale la irritava parecchio e prese a far risuonare le unghie laccate sul piano lucido.
-Smettila Ali, mi da sui nervi.- la ammonì subito Laura che le bloccò la mano contro il bancone.
-Hai visto chi c'è?- chiese Chiara indicando con lo sguardo un gruppetto di persone sedute da uno dei tavolini sul soppalco d'acciaio.
Alice scandagliò attentamente l'insieme di ochette e sbarbatelli con i soldi che occupavano i tavolini nell'angolo più alto del locale, alcuni frequentavano il suo stesso liceo e anche lì si atteggiavano a padroni del mondo. Catalogò ogni volto senza interesse, li conosceva da anni, sapeva i giri che frequentavano e tutta la coca che sniffavano barricandosi dietro un'apparenza di disinvolta perfezione.
-Martini, con ghiaccio e limone.- ordinò sovrappensiero guardando il barista senza vederlo davvero, poi si rivolse all'amica: -Cherubini è un animale, se non lo infastidiamo ci lascerà stare... lui e i suoi amichetti.-
Nonostante tutto sapeva che era una predica inutile, Chiara non li sopportava dal giorno che avevano cercato di vendere steroidi al suo ragazzo.
Alice perlustrò il locale ascoltando annoiata le lamentele di Laura per la loro incapacità di cambiare locali, sempre gli stessi da anni, poi improvvisamente incontrò due occhi scuri come pozze di petrolio: lui era là.
Fu un fulmine che l'attraversò da parte a parte.
Le si chiuse lo stomaco rivoltandosi con una capriola dolorosa, la mano che stringeva la pochette tremò pericolosamente e per un buffo istinto contrasse i muscoli delle gambe per stingersi più salda allo sgabello come se avesse avuto paura di cadere. Quegli occhi erano il primo e più grave dei suoi problemi, la causa di ogni suo malessere da qualche mese, il motivo scatenante del caos che regnava nella sua vita e ciò che l'aveva portata a mentire persino alle sue migliori amiche.
Lontano da lei in piedi vicino al mixer c'era lui, il ragazzo con cui aveva si era rotolata nel letto per tutto il pomeriggio, appoggiato con disinvoltura ad una cassa guardava una cartellina con un altro tizio che aveva visto già un paio di volte.

In un attimo come se si fosse accorto dei suoi pensieri, alzò lo sguardo verso di lei. 
I loro occhi s'incontrarono solo per pochi istanti perchè qualcosa oscurò il loro contatto.

-Amore mio!-
Edoardo, il "Ken versione carne e ossa", le comparì davanti impedendole la vista dell'oggetto dei suoi desideri.
Era destino che Edo fosse sempre l'ostacolo tra loro due? Irritata fulminò il suo ragazzo sperando che capisse che non era la serata giusta per le sue moine.
-Ciao.- gli rispose atona ricevendo il suo bacio a stampo senza reagire minimamente: -Dov'eri stamattina?- si ricordò che quella mattina aveva saltato il compito di scienze senza dirle nulla. Girò il braccialetto che portava al polso nervosamente, mantenere le apparenze era una delle cose che in quel periodo le riusciva meglio.
-Ho fatto fuga con il Vigna..- mormorò mortificato con le mani nelle tasche dei Levi's.
-Complimenti  gran testa di rapa!-
Il suo ragazzo era un caso disperato di assenteismo scolastico acuto, erano più i giorni che si trascinava in giro per negozi di musica con qualche testa vuota come lui, che quelli che passava a scuola a cercare di concludere decentemente il liceo.

Il suo drink arrivò e lei l'agguantò come un naufrago in cerca di un appiglio. Il suo unico pensiero coerente era rivolto all'alcol che le avrebbe alleviato i sensi di colpa, mentre il suo presunto fidanzato strusciava le labbra sotto al suo orecchio.
-Senti amore devo raggiungere Andre e Manuel giù dal mixer- le mormorò indicando proprio colui che avrebbe voluto al suo posto.
-Non chiamarmi amore. Stasera dobbiamo parlare davvero, non dileguarti come al solito!!- lo minacciò Alice decisa bloccandogli il braccio che tentava di abbracciarla.
-Sì sì va bene. Ora vado eh...- altro bacio che abilmente evitò ricevendolo sulla guancia.
Maledì lui e se stessa in tutte le lingue che conosceva mentre guardava la sua schiena allontanarsi tra la folla e tornava a tracannare Martini.
Ci furono dieci secondi esatti di silenzio.
-Alice quando ti deciderai a piantare quel cretino?- le disse Laura interrompendo l'empasse, il suo sguardo ammonitore non aveva nulla da invidiare a quello di sua madre.
-Appena riesco a braccarlo maledetto bastardo. E' peggio di un'anguilla, ogni volta che accenno ad un discorso serio lui se ne va con una scusa!-
Alice sbattè il bicchiere vuoto sul piano nero del bar, spaventando la povera Chiara che sobbalzò sullo sgabello.

Finalmente il dj abbandonò la consolle annunciando l'imminente inizio del concerto degli AfterBlack, il gruppo in cui Edo suonava la chitarra. Sfortunatamente per lei suonavano cover di gruppi punk rock americani o roba anni 70 che Alice ignorava e detestava, ma forse solo per trasmissione dell'odio che ormai provava per il suo ragazzo, che come sfuggiva ai suoi tentativi di lasciarlo.
Il concerto fu discreto per il resto della platea, le sue due amiche avevano ballato come due forsennate nella folla insieme a un centinaio di altri spettatori che stravedevano per il gruppo. Lei era rimasta al bar, a guardare dal suo sgabello.
E i Martini erano diventati cinque.
Lo aveva fissato per tutto lo spettacolo, rapita e stregata da lui. Fregandosene della gente che poteva beccarla e del suo ragazzo che strimpellava orgoglioso sul palco: nel caos non avrebbe potuto vederla. Con lo sguardo vacuo lo spogliava con gli occhi: conosceva ogni centimetro del suo corpo, i suoi pregi e le sue debolezze. Conosceva il modo in cui ammiccava, o la nota roca della sua voce quando a letto le sussurrava quanto era bella. E il suo nome pronunciato da quella voce la faceva ancora arrossire.
Se ne stava appoggiato al muro a molti metri da lei, illuminato solo da una luce blu alle sue spalle e si dondolava tra le dita una bottiglia di Beck's vuota. Ormai era costretta ad ammettere almeno con se stessa che intratteneva una relazione alle spalle di Edoardo.

Pagò i tutto quello che aveva bevuto e chiese gentilmente al barista di riempirle solo un'altra volta il bicchiere mentre le sue amiche riemergevano dalla folla accaldate e sorridenti.
-Sono stati davvero bravi!- sospirò Chiara entusiasta prendendo fiato, anche loro seguivano il gruppo da tempo per l'amicizia che le legava ai tre ragazzi.
Ma dopo aver assistito a più di tre concerti in un mese, diventavano bravi più per abitudine che per vero talento e Alice cominciava a riconoscere il motivetto di qualcuna di quelle canzoni rockettare che spesso la stordivano.

-Vero- ammise Alice sorridendo mentre sorseggiava l'ultimo Martini.
-Ma che hai stasera?- domandò Laura vedendola spenta : -Ti vedo un po' sbattuta, è successo qualcosa?-
-Sono solo stanca, niente di grave-
Vide Laura studiare il liquido nel suo bicchiere, probabilmente si stava chiedendo quanti ne avesse già bevuti.
-Eccoli là!- esclamò Chiara sbracciando per farsi notare nel caos di quel postaccio, tutto il gruppo di amici le stava raggiungendo in massa al bancone del bar. Alice sospirò voltandosi dalla parte opposta prima di bere una lunga sorsata dal suo bicchiere.
A pochi metri da loro Jack guidava il gruppetto di ragazzi che le stava puntando, per raggiungerle dovettero sgomitare contro la folla che ballava gli Strokes.
Giovanni, per tutti era Jack da quando in seconda media aveva portato per mesi una benda sull'occhio dopo un'operazione, davanti agli altri si sbracciava regalando grandi sorrisi a Chiara la sua adorabile fidanzata. Accanto a lui suo fratello di due anni più grande Filippo, alias Filo avanzava adocchiando divertito qualche gonna corta o decoltèe in bella vista. Erano identici fisicamente quanto opposti caratterialmente: entrambi mori con gli occhi scuri, robusti con i muscoli ben allenati, ma Jack era molto estroverso, solare e a tratti ingenuo, mentre Filo, pluriripetente convinto, era l'esatto contrario: arrogante e rissaiolo non perdeva occasione di prendere in giro chiunque non gli andasse a genio. Erano finiti in classe insieme dopo l'ennesima bocciatura di Filo che stava rifacendo la quinta.

-Ciao ragazze!- esordì Jack sorridendo al gruppetto come sempre, prima di stampare un bacio sulla guancia della sue ragazza stringendola tra le braccia, fu il primo a raggiungerle assieme al fratello che salutò distrattamente, era troppo impegnato a flirtare con un ghigno malizioso una biondina seduta a pochi metri da loro.
-'Sera- brontolò Alice.
-Allora vi è piaciuto il concerto?- chiese Charlie comparendo improvvisamente alle spalle di Laura ridendo.
Charlie era l'allegro compagno di sventure di Jack, un po' come Spongebob e Patrick o Starsky e Hutch. Al suo fianco faceva quasi tenerezza: Jack alto, avvenente e muscoloso, Charlie invece bassetto, mingherlino con gli occhiali e il fascino dell'incompreso, coppia fissa da tempi lontani. Il suo vero nome era Enzo Carlini, era tradizione della sua famiglia che tutti gli uomini si chiamassero Enzo o Pierpaolo,
ma lo odiava fin da piccolo e così da anni tutti lo conoscevano come Charlie e la maggior parte della gente ignorava il suo nome completo.
-Oh si, secondo me sono migliorati moltissimo!- rispose Laura traboccante di sarcasmo.
-Avete sentito la canzone nuova? L'ha scritta Edo!- indicò col pollice un punto indefinito dietro di sé.
Alice si reggeva al bancone per sopportare il momento di crisi, con le dita strette al bordo del piano di granito trattenendo l'aria nei polmoni più a lungo possibile per godere di ogni molecola di ossigeno: era stanca, ubriaca, soffocata ai sensi di colpa e voleva andarsene da lì.

Edo arrivò rumorosamente insieme agli altri due componenti del gruppo il Vigna, il batterista, e Andre. Quest'ultimo il Pasini, cantante e bassista del gruppo, era il più carismatico della combriccola, faceva sospirare le ragazzine con un fascino secondo Alice incomprensibile e per il suo look da depravato pieno di tatuaggi; da anni era compagno di merende e grande amico di Filo e Manuel Bressan, il loro vero pr al locale e new entry della compagnia ma era ancora assente all'appello.
"Ken versione carne e ossa", per gli amici Edo, la raggiunse subito abbracciandola alle spalle e baciandole il collo.
Alice chiuse gli occhi come un condannato di fronte al suo patibolo. Le si era rivoltato lo stomaco facendola pentire di aver bevuto tutti quei cocktail.
Lo sguardo della ragazza intercettò l'ultimo componente del gruppetto arrivare e seppe con certezza che avrebbe concluso la serata vomitando. Manuel Bressan era appena comparso nel piccolo cerchio proprio di fronte ad Alice con il suo passo cadenzato e elegante.
Il maledetto fidanzato dietro e l'imperturbabile amante da mille e una notte davanti.
In quel momento Alice avrebbe preferito essere inghiottita dal pavimento o scomparire in una nuvola di fumo, poi gridare, urlare e strapparsi tutti i capelli pur di non essere lì.

Il ragazzo davanti a lei la ignorò concentrandosi sul barista che non lo aveva ancora servito, nonostante lui l'avesse chiamato più volte.
-Una Beck's Marco.- disse a voce alta attirando la sua attenzione con il suo solito tono arrogante.
Alice svicolò abilmente l'abbraccio di Edo e si concentrò insistentemente sul ghiaccio nel suo bicchiere, non le piacevano le situazioni ambigue e imbarazzanti se non poteva controllarle a suo piacimento, come in quel caso.
Voleva andarsene al più presto invece i
l gruppo continuava a chiacchierare vivacemente intorno a lei.
Con Martina, la ragazza del Vigna, che li aveva appena raggiunti e Paolo un altro amico di Jack e Charlie la compagnia era al completo. Chiara ballava ridendo intorno a Jack, Laura arpionata al collo dal bicipite di Filo ascoltava le prodezze amorose di Andre, Charlie discuteva animatamente con Paolo della nuova canzone di Edo che lui non era riuscito a sentire.
Tutti allegri, tutti spensierati. Tutti al loro posto.
Si sentì tirare la manica del vestito, e fulminò per l'ennesima volta Edo che cercava di attirare la sua attenzione: -Amore non dici niente? Non sono stato bravo?- chiese abbracciandola come fosse un orsacchiotto da coccolare. Fu il colpo di grazia alla sua coscienza.
-Lo sai che non ci capisco niente.- mormorò sorridendo a denti stretti e divincolandosi dalla sua presa.
Liquidò la conversazione per spostarsi verso Martina, almeno con lei non avrebbe rischiato di tradirsi.
Dopo pochi minuti però non sentiva che suoni ovattati provenire dalle bocche dei suoi amici: i Martini erano arrivati tutti al cervello a effetto ritardato, non capiva più a chi appartenessero le voci intorno a lei, aveva solo ricordi e altre parole che si sovrapponevano a quelle delle persone nel locale e dei flashback che la assediavano distraendola dalla realtà.


-Grandi novità ragazze!-  Edo saltellava nell'aula della quinta B: -Manuel dice che forse riesce a farci suonare al BlueMoon.-
-Finalmente farete concerti in locali decenti.. - esclamò Alice tutta entusiasta
-Chi è questo Manuel?- Chiara sospettosa chiuse il libro di scienze: -Non sarà Bressan, quello della D?-
-Sì proprio lui, Jack lo conosce dal primo anno, dice che è a posto e vuole portarlo fuori con noi qualche volta..-
-Almeno grazie a lui avrete più visibilità!- Alice gli sorrise passandogli una mano tra i capelli: -Sarà fighissimo!- ridacchiò fantasticando.

-Alice ti va di fare due salti con noi?- Laura le tirava una mano verso la pista, ma Alice non capiva più nulla.
Si appese al braccio di qualcuno saltando giù dallo sgabello, e quasi cadde in braccio a Filo.
-Ehi Rossa non è che hai bevuto troppo?-
-No... - si rimise dritta e ostentò una sicurezza che non poteva vantare: -Devo solo uscire un momento.-
-Ali?-

-Alice?- qualcuno la chiamò nel corridoio: -Volevo presentarti Manuel!-
-Ah ciao.  Piacere Alice Aroldi..-  rispose allungando la mano con il suo sorriso migliore verso quel ragazzo alto quasi quanto Jack.
-Piacere.- rispose senza accogliere il suo gesto con aria superiore. Era moro con dei lineamenti spettacolari.
-E' lei l'amica di cui ti parlavo: è molto brava con i computer, magari può aiutarti.-
-Non ce n'è bisogno- lo interruppe l'altro dileguandosi  -Ci vediamo Alice Aroldi.- ghignò squadrandola da capo a piedi facendola sentire nuda davanti a quegli occhi scuri.
-Non si può dire che sia socievole il tuo amico?- commentò Alice seguendone la schiena allontanarsi.
-Scusalo è fatto così..-

-Quindi si va da Manu?- domandò qualcuno alla sua sinistra, poteva essere Jack o Paul. O chiunque altro.
-Evvai... ci facciamo un pockerino?-
-Ce l'hai della birra in casa?-
Tutti parlavano troppo forte e lei non ne riconosceva più le voci. Dov'erano finite le ragazze?
-Vado fuori a fumarmi una sigaretta. Aspettami qui.- disse a Edo tentando di svicolarsi dal gruppetto. 
I tacchi non la aiutavano affatto in quella situazione ma aveva bisogno di aria fresca. Non ricordava nemmeno più che strada prendere per uscire. Doveva andare a destra o a sinistra?

-Alice hai sentito di Manuel e Cecilia, quella del quarto anno?- Cici non era una da pettegolezzi, mentre Laura masticava più quelli che cibo vero.
-Cosa?- era concentrata un esercizio di fisica particolarmente complicato e non aveva tempo per le cavolate.
-Pare che stiano insieme.-
-Ah davvero?- Alice non dava grandi soddisfazioni a Laura, non era mai troppo interessata ai pettegolezzi da liceo.
-Lei l'ha praticamente detto a tutta la scuola!- le rispose Chiara con evidente disprezzo.
-Non credo che Bressan sia tipo da fidanzarsi. Ho sentito che ha fatto lo stronzo con un sacco di ragazzine come Cecilia l'anno scorso...- Laura amava questo genere di intrighi, lei invece la liquidò con un gesto annoiato.
-Tutti dicono che è a posto, ma l'anno scorso frequentava Cherubini io non mi fido.- concluse Chiara.


La mente di Alice oscillava tra i ricordi e la realtà non sapeva più chi le stesse parlando ne dove stessero andando. Qualcuno la teneva per un gomito, e sentiva un braccio attorno alla vita. Era Edo o Jack?
Magari era Manuel...

-Hai sentito che ho detto? Andiamo da Manu a berci una birra perchè suo padre è ancora via.- quello era Edo.
Lo sapeva che il padre di Manuel Bressan era fuori città, eccome se lo sapeva: aveva passato il pomeriggio a rotolarsi nel suo letto sospirando sotto il tocco delle sue labbra.
Non voleva tornare da lui, non in quella casa. Era la casa dei ricordi, del senso di colpa, non poteva sopportare di passarci la serata insieme agli amici. Gemette disperata ma probabilmente nessuno la sentì.
Provò a protestare ma contro Edo non poteva granché, le fece fumare una sigaretta poi la caricò in macchina senza porsi tanti problemi.
Stava andando a casa del suo amante ubriaca e col suo ragazzo. Era semplicemente fottuta.














Spazio autrice:

Come avevo annunciato
ecco il primo capitolo rivisto e corretto!!!
Non è molto lungo lo so, però spero piaccia ugualmente.
Ora vorrei indire un bel contest
per tutti quelli che mi seguono:
-Qual'è secondo voi la città in cui è ambientata la storia?-
Vediamo un po' se indovinate...
Il primo che azzeccherà la risposta avrà un bel premio,
a sua scelta!
Potete usare il mezzo che volete per inviarmi le risposte
mail
msn (l'indirizzo è lo stesso della mail se mi volete aggiungere)
recensioni
a voi la scelta!!
[La storia è piena di indizi, e i prossimi capitoli lo saranno anche di più,
premetto però che io in questa città non ci abito, la conosco un po'
per le varie visite che ho fatto, ma non così bene...
quindi se faccio alcuni errori perdonatemi!!]

Grazie a tutti per le recensioni,
vi ammmmo!!



1bacio. Vale
   
 
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