Era
proprio nei momenti in cui non era con lui, quando era a casa sua
nella dimora dei Boscawen, che Demelza sentiva ancora più
forte di
essere innamorata di Ross... Gli mancava tutto, il suono della sua
voce, il suo sguardo profondo che pareva esprimere un'animo tanto
tormentato e ribelle quanto gentile e buono, il profumo della sua
pelle, la morbidezza delle sue labbra...
Capitava
spesso, mentre era sola in camera, di ritrovarsi quasi a soffrire
fisicamente per la sua assenza e si rendeva conto che non voleva
più
vivere così troppo a lungo. Abbracciava Garrick alla ricerca
di
calore, sprofondava il viso fra i cuscini e sognava di quando
avrebbero potuto stare insieme per sempre in quella che sarebbe stata
la loro
casa. Per molto aveva avuto paura di lasciare ciò che la
legava al
passato ma adesso si sentiva pronta ad affrontare il futuro e sapeva
che non poteva essere lì, dove era vissuta fino a quel
momento.
Era
incredibile che Ross le avesse chiesto di sposarlo così, con
foga e
senza pensarci troppo ma in fondo, si rendeva conto, anche questo
faceva parte del suo carattere spigoloso, sfuggente e poco avvezzo a
girare attorno alle cose. Sarebbe stata di nuovo sposa e il suo nuovo
marito era un uomo che risvegliava in lei sentimenti ed emozioni
uniche, che di certo sapeva di non aver provato con Hugh. Non c'era
risentimento o amarezza nel ricordare il suo primo matrimonio fatto
di tenerezze e sicuramente di molta inesperienza e
ingenuità,
Demelza sapeva che Hugh aveva fatto del suo meglio con lei e lei con
lui, ma ora sapeva anche che non erano destinati a una vita lunga e
felice insieme. Ross era diverso, era fuoco sulla sua pelle, nel suo
cuore, catturava ogni fibra del suo essere con la sola presenza e
Hugh non era mai stato nulla di tutto questo ma semplicemente una
calda, rassicurante e gentile figura al suo fianco...
Se
Falmouth avesse capito quanto stava succedendo fra loro, di certo non
lo dava a vedere. Demelza sapeva che era un uomo furbo a cui non
sfuggiva nulla e sapeva anche che era riservato su molte cose che
affrontava solo nel momento giusto e di necessità.
Sicuramente aveva
capito più di quanto desse a vedere e di certo, prima o poi,
avrebbe
detto la sua.
In
questo clima di strana sospensione delle cose, il giorno delle
elezioni giunse veloce. Ross e Falmouth si erano visti spesso per
concordare - e litigare - alla ricerca di una strategia comune e il
lord aveva ottenuto di essere lui stesso a presentarlo come nuovo
candidato alla platea di elettori del seggio. La cosa che aveva
più
sorpreso entrambi era stata la candidatura, a sua volta, di George
Warleggan che mai aveva nascosto le sue ambizioni ad una scalata
sociale e di certo non si sarebbe lasciato sfuggire
l'opportunità di
gareggiare con lui e, nei suoi migliori sogni, di batterlo.
La
figura di George in quella
strana
singolar tenzone fra i due, incuriosiva
Ross circa l'esito delle elezioni. George era potente ben
più di lui
e di certo era temuto da chi, volente o nolente, si
era trovato ad avere
debiti o affari in sospeso con la banca Warleggan. Molti voti gli
sarebbero piovuti, più per obbligo che per effettiva fiducia
e Ross sapeva che il
suo avversario avrebbe
potuto vincere proprio grazie a questo. George non era un uomo a cui
interessava il benessere altrui e proprio per questo non era
assolutamente adatto a Westminster e alla politica. Ma era potente e
più punti in alto, più questo ha un peso. Non
c'era nulla di puro e
semplice nel fare politica, non c'erano sentimenti genuini volti a
migliorare le cose per la collettività, c'erano solo biechi
interessi e una folle corsa al potere
e
George incarnava tutto
questo perfettamente.
E tutto ciò
era invece quello
che aveva sempre tenuto lontano Ross da politica e finanza... Ma ora
ci si sarebbe dovuto scontrare, contando sull'appoggio di un uomo
potente più di George, Lord Falmouth, che dalla sua aveva un
nome
aristocratico ed antico, l'esperienza di un politico formato, mille
agganci atti ad ottenere voti e una spregiudicatezza unita ad
intelligenza che a George mancava.
L'esito
di quelle elezioni era quanto di più incerto potesse
esistere.
Dal
canto suo Demelza si era preparata per quell'evento cercando di
carpire da Falmouth qualche nozione politica, materia che forse
l'aveva sempre incuriosita pur senza che lei cercasse di imparare
qualcosa. Era una donna, sapeva che quel mondo le era precluso ma era
sempre stata dotata di una grande voglia di imparare ed ora che Ross
si stava avvicinando a quell'avventura,
voleva farne parte in qualche modo. Ross le aveva detto che guardava
alla loro unione come alla formazione di una squadra e le piaceva
quell'idea... Ma se voleva davvero essere utile, qualcosa doveva pur
imparare... A cena certe volte sollevava domande con Falmouth su come
si decidessero le cose in Parlamento, quali fossero gli argomenti
più
importanti, come lui scegliesse le cause in cui battersi e certe
volte si era trovata in disaccordo con lui e la cena si era risolta
in vivaci battibecchi. Eppure Falmouth non era irritato dalla sua
curiosità ma anzi, ne sembrava divertito e l'idea di esserle
da
mentore non pareva dispiacergli troppo. In realtà si vedeva
come
maestro di vita anche di Ross ma
Demelza
dubitava che il suo giovane pupillo guardasse a lui in quei termini.
Ma questo,
lei
si guardava bene dal dirlo...
Il
giorno delle elezioni pretese di essere presente alla votazione.
Picchiò i piedi, cosa inusuale per lei, insistette, disse
che era
una cosa di famiglia e voleva esserci e alla fine ottenne da Falmouth
il permesso di andare a Truro con lui e Ross. Demelza non avrebbe mai
voluto mancare a quell'appuntamento e sebbene nemmeno Ross fosse
entusiasta della sua presenza perché odiava l'idea che lei
lo
vedesse perdere malamente, lei sentiva di dovergli essere vicino.
Era
una giornata primaverile serena ma ventosa, quella. Vestiti di tutto
punto, sulla carrozza, i due uomini erano chiusi in un insolito
silenzio e Demelza, nel suo vestito verde, li osservava incuriosita,
domandandosi quali fossero i loro pensieri. Ross sembrava il
più
teso e forse era normale che lo fosse, era la prima volta che si
trovava in una situazione del genere e avrebbe preferito fossero soli
per potergli stare accanto e alleggerire la situazione come solo loro
sapevano fare, ma la presenza di Falmouth rendeva chiaro che questo
non era possibile. Per il lord ogni elezione rappresentava un solenne
momento di sfoggio del proprio potere e per lui non c'era spazio per
altro che non fossero le votazioni. "Sarà divertente,
forse!"
- esclamò, improvvisamente stanca di quel silenzio.
Falmouth
la occhieggiò con sguardo di rimprovero. "Cosa?".
Lei
alzò le spalle. "Vedere perdere quel George Warleggan! Non
sembra uno che prende troppo alla leggera le sconfitte".
Ross
le sorrise, lanciandole uno sguardo di intesa e affetto. Voleva
vincere, per lei e per sentirsi degno della sua mano ed era tutto
ciò
che lo aveva spinto ad aderire a quel folle progetto. "In
effetti lui non prende bene nemmeno le vittorie, non prende bene
nulla!" - scherzò.
Falmouth
sbuffò, incapace di stare al gioco. "Vediamo di vincere e di
non stare a guardare i nostri avversari".
Quando
arrivarono al palazzo dove si sarebbero svolte le votazioni, era
tutto un via vai di uomini elegantemente vestiti e incipriati, di
donne altere e maestose al loro seguito
e di una folla di curiosi venuta
a dare un occhio a chi, in teoria, avrebbe portato avanti i loro
diritti.
"Non
sono l'unica donna, allora" - osservò Demelza.
Falmouth
si guardò attorno, riconoscendo lady Dunsey, Lady Bodrugan e
la
moglie di Lord Basset. "Molti uomini di potere amano esibire le
proprie dame a questi eventi. La considero una pratica sciocca e per
questo non avrei voluto che venissi... E' un luogo noioso questo, per
te e per tutte loro. E un grande uomo politico non deve cercare di
ottenere favori esibendo la propria graziosa consorte".
Demelza
guardò Ross e poi di nuovo Falmouth. "Non sono d'accordo"
- osò rispondere, rendendosi conto che era diventata
terribilmente
coraggiosa ultimamente e che stare zitta quando non ra d'accordo su
qualcosa, era diventato incredibilmente difficile. Fino a due anni
prima, MAI avrebbe osato rispondere così a Lord Falmouth ma
ora era
diversa e sentiva di avere il diritto di far sentire la sua voce.
Il
lord infatti ne parve stupito. "Cosa?".
Lei
annuì, fiera di mantenere la sua posizione e spiegare il suo
pensiero. "Forse quelle donne non sono quì per essere
esibite
ma perché interessate all'evento e alla vita dei loro cari.
Abbiamo... Sappiamo avere un'opinione anche noi circa i fatti della
vita".
Ross
sorrise ancora, sempre più affascinato da lei e dalla sua
sfacciataggine.
Falmouth
invece sospirò, prendendola sottobraccio. "Tu sei
interessata
perché sei un'anima vivace ed intelligente. Cosa che non
possiamo
dire di quelle altre lady...".
Salvato
all'ultimo in modo furbo e un pò scorretto verso il genere
femminile, pensò Demelza... Falmouth era un maestro ad
uscirne bene
dalle conversazioni difficili e ancora una volta ne aveva dato
dimostrazione.
Stava
per rispondere quando una voce sgradevole giunse alle loro spalle.
"Ross
Poldark! Allora è vero, saremo avversari!".
Tutti
e tre si voltarono, trovandosi davanti il viso compiaciuto e sicuro
di George Warleggan, a braccetto con la sua affascinante moglie
Elizabeth, vestita con un elegante abito rosso e nero pieno di pizzi
e merletti.
Ross
si irrigidì e Demelza fece altrettanto. Mai, MAI si erano
trovati
faccia a faccia da quando... da quando era successo quel che era
successo, con tutto quello che ne era conseguito.
La
giovane moglie di Warleggan, non si scompose e con sguardo austero,
si esibì in un perfetto inchino. "Buona giornata" -
sussurrò freddamente, guardando Ross quasi con odio.
Demelza
captò subito il suo astio e anche se non sapeva fino in
fondo cosa
fosse successo fra loro, si sentì gelare in preda ad una
strana
ansia.
Ross
divenne ancora più cupo e con un saluto frettoloso,
cercò di
avviarsi verso l'ingresso della sala.
La
voce di George lo raggiunse alle spalle. "Fuggite già?".
Ross
si voltò, osservandolo con aria di sfida. "Odio i
convenevoli
che voi invece sembrate amare tanto".
Si
allontanò e Falmouth e Demelza gli andarono dietro dopo un
altro
frettoloso saluto. Falmouth apprezzava il modo di fare tenuto da Ross
che non aveva dato spazio a provocazioni infantili e Demelza era
stata grata di essersi lasciata entrambi i Warleggan alle spalle.
Entrarono
nel salone, faceva un caldo assurdo ed era già gremito di
uomini e
donne che confabulavano da loro. Demelza deglutì, sentendo
su di se
il peso di quanto stava per accadere. "Vinceremo?".
Falmouth
sbuffò. "Mi hai mai visto perdere?".
Si
misero sulla sinistra del salone dove molti dei supporter di Falmouth
lo aspettavano già. Demelza riconobbe alcuni dei lord
perché in
passato visti a casa per delle cene di lavoro e Ross riconobbe fra
quei volti quello del suo amico e banchiere Pascoe. In fondo non era
così spaventoso essere lì, giusto?
Anche
i Warleggan entrarono nel salone, mettendosi sulla destra assieme a
un gruppo di sostenitori. E dopo di loro, entrò il giudice
che
avrebbe presieduto alle votazioni. Si sedette al centro della sala,
prese in mano il suo martelletto e lo picchiò sul seggio.
Le votazioni potevano avere inizio.
"Come
funziona?" - chiese Demelza.
"Credo
che sia giunto il momento che io e il rappresenante del seggio di
Warleggan presentiamo ai votanti i nostri pupilli" - disse
Falmouth, aggiustandosi il colletto della camicia ed avvicinandosi
al seggio.
L'uomo
si allontanò e Demelza e Ross lo videro salire sullo
scranno, pronto
all'ennesimo e convincente discorso.
Era un maestro in questo.
Demelza
si avvicinò a Ross e finalmente, apparentemente soli, gli
sfiorò la
mano per dargli coraggio e lui la strinse. Il gioco ora si faceva
duro...
"Demelza,
da oggi cambierà tutto" - le sussurrò Ross.
"Diventerai
un temibilissimo parlamentare".
Ross
lanciò un'occhiata al suo passato, alla impassibile
Elizabeth a
pochi metri da lui, intenta a supportare suo marito da brava moglie
e poi
a
Demelza, il suo futuro, la scelta adulta e consapevole. Anche se non
si trattava proprio di scelta ma della bellissima
opportunità che la
vita gli aveva donato facendogliela incontrare. Il passato era stato
torbido e pieno di errori, il futuro con lei poteva essere roseo e
tutto da costruire... "Non parlavo di questo, parlavo di noi. Se
vinco, potrò chiederti in moglie senza dare l'impressione di
essere
un idiota squattrinato che punta alla mano di una vera lady".
Demelza
ridacchiò, la tensione generata dalla presenza di Elizabeth
ormai
lontana. "Vera lady? La monella di Illugan?".
Ross,
grato di averla vicina,
le strinse ancora più forte la mano e la voce di Falmouth li
costrinse al silenzio. Iniziava la vera battaglia.
...
Il
discorso di Falmouth non fu molto lungo, non è che Ross
vantasse un
curriculum tanto esorbitante da sperticarsi in lodi sul suo passato e
quindi si limitò a parlare della sua grande voglia di fare e
lavorare, dell'affetto della gente che aveva a che fare con lui e
delle nobili origini della famiglia Poldark che di certo erano un
valore aggiunto alla sua persona. Omettendo i passati di giocatore
d'azzardo di Ross, le risse, la bancarottta, i debiti e il carattere
non sempre allineato al timor della legge, forse poteva spuntare
qualche voto in più.
Il
discorso di Cary Warleggan sul nipote George invece fu forbito e
ricco di particolari circa la grande visione degli affari del
giovane, il suo fiuto per le imprese vincenti, la fine intelligenza e
la capacità di tutelare gli interessi di tutti i votanti.
Ross,
ascoltandolo, sbuffò divertito. Sembrava quasi convincente
il caro
Cary e se avesse dovuto votare lui stesso, in un momento di follia
avrebbe potuto credergli e dare il suo voto a George...
Finite
le rispettive presentazioni, i votanti iniziarono a sfilare davanti a
loro, uno ad uno, scandendo
ad alta voce il nome del loro prescelto.
Il
primo voto fu per Ross ma poi ne vennero cinque, tutti di seguito,
per George Warleggan. E Demelza tremò... Poi votò
Falmouth,
scandendo bene il nome del suo pupillo mentre lanciava occhiatacce
eloquenti ai presenti in sala. Demelza conosceva bene quello sguardo
che senza parole ma in maniera eloquente, ordinava a qualcuno di
assecondare i suoi desideri. Era così che a casa comandava a
bacchetta la servitù senza mai alzare la voce, bastava lo
sguardo
giusto e tutti capivano i suoi bisogni senza che lui avesse bisogno
di formularli.
E
dopo quello sguardo, arrivò un voto a Ross, poi un altro e
poi un
altro ancora. Poi ne giunse uno per George e poi uno
ancora per Ross. E in perfetto pareggio, ora aspettavano l'ultimo
elettore nelle cui mani dipendeva il destino dei due uomini e del
distretto.
Sir
Donald Reegen sospiro, si guardò attorno smarrito e poi dopo
essersi
accorto che mille occhi erano puntati su di lui, si chinò a
scrivere
il nome: Ross Poldark.
Falmouth,
che ovviamente se lo aspettava e non aveva in previsione un risultato
diverso, sorrise sornione senza scomporsi troppo ma Ross, forse per
la prima volta in vita sua, si sentì le gambe di gelatina e
rischiò
di rovinare al suolo. Santo cielo, per una sicura follia era appena
diventato Parlamentare di Westmister e quegli uomini dovevano essere
pazzi da legare!
Demelza
lo guardò senza fiato, felice per lui, per loro, per la
Cornovaglia
che con Ross avrebbe potuto davvero presentare nei luoghi di potere i
propri problemi e forse anche proporre soluzioni.
E incurante di tutto e tutti, di ogni segreto celato, di ogni
sentimento taciuto, gettò le braccia alle sue spalle e lo
abbracciò
con forza così, in mezzo
a una folla che non aveva occhi che per loro e che sicuramente da
quel gesto avrebbe avuto molto di cui parlare nei giorni a venire. Ma
non le importava, non più...
E
lui la ricambiò, stringendola a se e rendendosi conto che
non gliene
importava nulla di essere stato eletto ma era felice per ciò
che
questo avrebbe comportato. E che tutti gli occhi fissi su di lui,
compresi quelli stupiti di Elizabeth e quelli rosso fuoco di George,
non gli erano di nessun interesse. Che pensassero quel che volevano!
Strinse a se la donna che amava, la donna con
cui si sentiva pronto a condividere nel bene e nel male la sua vita.
Ora avrebbe potuto offrirle una vita degna con un marito degno...
Avrebbe fatto del suo meglio per lei e per tutti quelli che avevano
dimostrato di avere fiducia in lui... In quell'abbraccio, strinse il
suo futuro. "Amore mio..." - sussurrò appena, al suo
orecchio.
"Hai
vinto!".
"Così
pare". Ross la lasciò andare e si guardò attorno,
smarrito,
spaesato, rendendosi conto forse solo in quel momento che quegli
uomini, da lui, si aspettavano qualcosa per la fiducia riposta.
"Poldark,
dovresti dire qualcosa... tipo un discorso..." - gli suggerì
Falmouth.
Ross
si schiarì la voce sentendosi in impaccio e vagamente idiota
come
quando, da piccolo, zia Agatha lo metteva in piedi sulla sedia
accanto a Francis e Verity per la recita della poesia di Natale
davanti a tutti i parenti.
George
Warleggan decise di non volerlo sentire e con passo spedito
uscì
dalla sala con un'espressione che prometteva fuoco e fiamme.
Elizabeth, dietro di lui, lo seguì e prima di andarsene,
osservò
con disappunto Ross, il SUO Ross che un tempo la venerava, che
stringeva fra le braccia la figlia arricchita di un minatore di
Illugan. Ma non disse nulla e fece quello che il dovere le imponeva:
essere una buona moglie.
Sparì
dietro al portone al seguito di George e Ross, guardandosi in giro e
rendendosi conto che non poteva sfuggire a quel passaggio obbligato,
pronunciò il suo primo, impacciato discorso. "Beh signori,
non
posso che ringraziarvi per la fiducia che mi avete accordato. Forse
scegliermi è stata una mosse folle e sicuramente coraggiosa
da parte
vostra e questo dovevo dirvelo, so davvero poco di politica e ancor
meno di Westminster, ma Lord Falmouth ha fiducia in me e se per
qualche strano motivo pensa che io possa fare bene, allora il mondo
è
il luogo più strano dell'universo e io rappresento appieno
questa
sua stranezza".
Demelza
si mise una mano sulla bocca per non ridere. Giuda, era il discorso
politico più astruso che avesse mai sentito e probabilmente
a
Falmouth, nell'udirlo, era spuntato un nuovo capello bianco. Ma
questo era Ross, lui era così e la cosa bella era proprio
quanto
fosse imprevedibile.
Lord
Falmouth, tossicchiando, si avvicinò per bloccarlo prima che
dicesse
altre sciocchezze. "Vi ringrazio per la fiducia, miei lords! Non
sarà mal riposta, ve lo assicuro" - tagliò corto.
Pascoe
e gli altri, sorrisero bonariamente. Ross era giovane, pieno di
energia e di idee e tutti erano convinti che avrebbe fatto bene e che
sarebbe andato sempre a fondo delle cose.
Ross
si voltò verso Falmouth, stringendogli la mano. "Suppongo
che
ora si debba festeggiare, giusto? Funziona così?".
"Credo
che ora sia il momento di studiare come si fa un discorso!" - lo
rimbeccò Falmouth. "Un bambino della scuola di Demelza
avrebbe
saputo fare di meglio, ne sono certo".
Ross
sorrise, da canaglia. "Beh, potrò studiare la lezione dopo
un
buon bicchiere di vino!".
Ma
il Lord scosse la testa. "Oh, io ho da mettere giù un lungo
programma politico da portare a Londra, non ho tempo per certe
frivolezze. Ma tu fa pure, PER OGGI! Festeggia con Demelza, in fondo
mi pare di capire che sia l'unica compagnia che ti aggrada, giusto?".
Demelza
arrossì, era ormai decisamente evidente per negare... Ross
colse la
palla al balzo, prendendola per mano prima che Falmouth cambiasse
idea. "Ve la riporto dopo cena".
Falmouth
lo occhieggiò. "Ricorda che è una Lady e che al
momento non è
ancora la signora Poldark! Intesi?".
Ross
e Demelza si guardarono in viso e poi scoppiarono a ridere. In
effetti, temevano, a breve molto si sarebbe avuto da discutere con
lui e Falmouth non avrebbe lasciato cadere così il discorso.
"La
porterò a cena in un ristorante di Truro e poi subito a
casa. Sono
un gentiluomo".
A
Demelza questo aspetto faceva sorridere e anche se Ross ne stava
uscendo da signore davanti a Falmouth, in effetti nessuno dei due
aveva voglia di rispettare l'etichetta troppo a lungo. Ma per quella
sera sarebbe andato bene un ristorante, tante chiacchiere, tanti
discorsi, tanti progetti sul futuro. Il resto avevano scelto di
viverlo senza fretta e andava bene così... Anche se Falmouth
questo
non lo sapeva.
Il
lord se ne andò e una volta rimasti soli, Demelza prese Ross
sotto
braccio. "E allora, mio caro parlamentare, mi porti a mangiare
qualcosa? Ho una fame da lupi".
"Agli
ordini, mia lady" - le rispose, pieno di insolito entusiasmo.
...
Fu
una serata piacevole fatta di buon cibo, tante parole, tanta
complicità, tanti baci dati quando la lasciò
davanti casa da bravo
cavaliere.
Demelza
si sentiva emozionata, presto sarebbero stati sempre insieme e nulla
avrebbe potuto dividerli.
Entrò
in casa che ormai era tutto buio e tutti dormivano e quando raggiunse
la sua stanza, trovò una lettera indirizzata a lei sul
letto. Doveva
essere stata recapitata nel pomeriggio o in serata e una domestica
l'aveva portata lì perché la vedesse.
Accigliata,
Demelza prese la busta, la aprì e ne lesse il contenuto.
"Devo
parlarti di cose personali e importanti che riguardano Ross Poldark
che ritengo tu debba sapere. Ti aspetto al negozio di Miss Tappert a
Truro venerdì mattina alle dieci.
Elizabeth
Warleggan".
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