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Autore: lady lina 77    29/11/2020    2 recensioni
La storia dei Romelza riscritta in modo del tutto nuovo, partendo da zero...
Lui è un giovane disilluso dall'amore che dopo aver trascorso tre anni a combattere in Virginia, torna in Cornovaglia e scopre che tutto il mondo che aveva lasciato è in distruzione, suo padre è morto lasciandolo pieno di debiti e il suo grande amore, Elizabeth, è in procinto di sposare suo cugino Francis.
Lei è una giovane ragazza povera di Illugan che viene presa per caso alle dipendenze dei Boscawen e finisce per sposare il nipote di Lord Falmouth, Hugh Armitage, un giovane dalla salute malferma che ha perso la testa per lei...
Ross e Demelza, anime sconosciute, lontane, le cui strade si incrocieranno in modo del tutto imprevisto scardinando ogni loro convinzione sull'amore, sulla vita e sul futuro...
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Demelza Carne, Elizabeth Chynoweth, Francis Poldark, Ross Poldark
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Era proprio nei momenti in cui non era con lui, quando era a casa sua nella dimora dei Boscawen, che Demelza sentiva ancora più forte di essere innamorata di Ross... Gli mancava tutto, il suono della sua voce, il suo sguardo profondo che pareva esprimere un'animo tanto tormentato e ribelle quanto gentile e buono, il profumo della sua pelle, la morbidezza delle sue labbra...

Capitava spesso, mentre era sola in camera, di ritrovarsi quasi a soffrire fisicamente per la sua assenza e si rendeva conto che non voleva più vivere così troppo a lungo. Abbracciava Garrick alla ricerca di calore, sprofondava il viso fra i cuscini e sognava di quando avrebbero potuto stare insieme per sempre in quella che sarebbe stata la loro casa. Per molto aveva avuto paura di lasciare ciò che la legava al passato ma adesso si sentiva pronta ad affrontare il futuro e sapeva che non poteva essere lì, dove era vissuta fino a quel momento.

Era incredibile che Ross le avesse chiesto di sposarlo così, con foga e senza pensarci troppo ma in fondo, si rendeva conto, anche questo faceva parte del suo carattere spigoloso, sfuggente e poco avvezzo a girare attorno alle cose. Sarebbe stata di nuovo sposa e il suo nuovo marito era un uomo che risvegliava in lei sentimenti ed emozioni uniche, che di certo sapeva di non aver provato con Hugh. Non c'era risentimento o amarezza nel ricordare il suo primo matrimonio fatto di tenerezze e sicuramente di molta inesperienza e ingenuità, Demelza sapeva che Hugh aveva fatto del suo meglio con lei e lei con lui, ma ora sapeva anche che non erano destinati a una vita lunga e felice insieme. Ross era diverso, era fuoco sulla sua pelle, nel suo cuore, catturava ogni fibra del suo essere con la sola presenza e Hugh non era mai stato nulla di tutto questo ma semplicemente una calda, rassicurante e gentile figura al suo fianco...

Se Falmouth avesse capito quanto stava succedendo fra loro, di certo non lo dava a vedere. Demelza sapeva che era un uomo furbo a cui non sfuggiva nulla e sapeva anche che era riservato su molte cose che affrontava solo nel momento giusto e di necessità. Sicuramente aveva capito più di quanto desse a vedere e di certo, prima o poi, avrebbe detto la sua.

In questo clima di strana sospensione delle cose, il giorno delle elezioni giunse veloce. Ross e Falmouth si erano visti spesso per concordare - e litigare - alla ricerca di una strategia comune e il lord aveva ottenuto di essere lui stesso a presentarlo come nuovo candidato alla platea di elettori del seggio. La cosa che aveva più sorpreso entrambi era stata la candidatura, a sua volta, di George Warleggan che mai aveva nascosto le sue ambizioni ad una scalata sociale e di certo non si sarebbe lasciato sfuggire l'opportunità di gareggiare con lui e, nei suoi migliori sogni, di batterlo.

La figura di George in quella strana singolar tenzone fra i due, incuriosiva Ross circa l'esito delle elezioni. George era potente ben più di lui e di certo era temuto da chi, volente o nolente, si era trovato ad avere debiti o affari in sospeso con la banca Warleggan. Molti voti gli sarebbero piovuti, più per obbligo che per effettiva fiducia e Ross sapeva che il suo avversario avrebbe potuto vincere proprio grazie a questo. George non era un uomo a cui interessava il benessere altrui e proprio per questo non era assolutamente adatto a Westminster e alla politica. Ma era potente e più punti in alto, più questo ha un peso. Non c'era nulla di puro e semplice nel fare politica, non c'erano sentimenti genuini volti a migliorare le cose per la collettività, c'erano solo biechi interessi e una folle corsa al potere e George incarnava tutto questo perfettamente. E tutto ciò era invece quello che aveva sempre tenuto lontano Ross da politica e finanza... Ma ora ci si sarebbe dovuto scontrare, contando sull'appoggio di un uomo potente più di George, Lord Falmouth, che dalla sua aveva un nome aristocratico ed antico, l'esperienza di un politico formato, mille agganci atti ad ottenere voti e una spregiudicatezza unita ad intelligenza che a George mancava.

L'esito di quelle elezioni era quanto di più incerto potesse esistere.

Dal canto suo Demelza si era preparata per quell'evento cercando di carpire da Falmouth qualche nozione politica, materia che forse l'aveva sempre incuriosita pur senza che lei cercasse di imparare qualcosa. Era una donna, sapeva che quel mondo le era precluso ma era sempre stata dotata di una grande voglia di imparare ed ora che Ross si stava avvicinando a quell'avventura, voleva farne parte in qualche modo. Ross le aveva detto che guardava alla loro unione come alla formazione di una squadra e le piaceva quell'idea... Ma se voleva davvero essere utile, qualcosa doveva pur imparare... A cena certe volte sollevava domande con Falmouth su come si decidessero le cose in Parlamento, quali fossero gli argomenti più importanti, come lui scegliesse le cause in cui battersi e certe volte si era trovata in disaccordo con lui e la cena si era risolta in vivaci battibecchi. Eppure Falmouth non era irritato dalla sua curiosità ma anzi, ne sembrava divertito e l'idea di esserle da mentore non pareva dispiacergli troppo. In realtà si vedeva come maestro di vita anche di Ross ma Demelza dubitava che il suo giovane pupillo guardasse a lui in quei termini. Ma questo, lei si guardava bene dal dirlo...

Il giorno delle elezioni pretese di essere presente alla votazione. Picchiò i piedi, cosa inusuale per lei, insistette, disse che era una cosa di famiglia e voleva esserci e alla fine ottenne da Falmouth il permesso di andare a Truro con lui e Ross. Demelza non avrebbe mai voluto mancare a quell'appuntamento e sebbene nemmeno Ross fosse entusiasta della sua presenza perché odiava l'idea che lei lo vedesse perdere malamente, lei sentiva di dovergli essere vicino.

Era una giornata primaverile serena ma ventosa, quella. Vestiti di tutto punto, sulla carrozza, i due uomini erano chiusi in un insolito silenzio e Demelza, nel suo vestito verde, li osservava incuriosita, domandandosi quali fossero i loro pensieri. Ross sembrava il più teso e forse era normale che lo fosse, era la prima volta che si trovava in una situazione del genere e avrebbe preferito fossero soli per potergli stare accanto e alleggerire la situazione come solo loro sapevano fare, ma la presenza di Falmouth rendeva chiaro che questo non era possibile. Per il lord ogni elezione rappresentava un solenne momento di sfoggio del proprio potere e per lui non c'era spazio per altro che non fossero le votazioni. "Sarà divertente, forse!" - esclamò, improvvisamente stanca di quel silenzio.

Falmouth la occhieggiò con sguardo di rimprovero. "Cosa?".

Lei alzò le spalle. "Vedere perdere quel George Warleggan! Non sembra uno che prende troppo alla leggera le sconfitte".

Ross le sorrise, lanciandole uno sguardo di intesa e affetto. Voleva vincere, per lei e per sentirsi degno della sua mano ed era tutto ciò che lo aveva spinto ad aderire a quel folle progetto. "In effetti lui non prende bene nemmeno le vittorie, non prende bene nulla!" - scherzò.

Falmouth sbuffò, incapace di stare al gioco. "Vediamo di vincere e di non stare a guardare i nostri avversari".

Quando arrivarono al palazzo dove si sarebbero svolte le votazioni, era tutto un via vai di uomini elegantemente vestiti e incipriati, di donne altere e maestose al loro seguito e di una folla di curiosi venuta a dare un occhio a chi, in teoria, avrebbe portato avanti i loro diritti.

"Non sono l'unica donna, allora" - osservò Demelza.

Falmouth si guardò attorno, riconoscendo lady Dunsey, Lady Bodrugan e la moglie di Lord Basset. "Molti uomini di potere amano esibire le proprie dame a questi eventi. La considero una pratica sciocca e per questo non avrei voluto che venissi... E' un luogo noioso questo, per te e per tutte loro. E un grande uomo politico non deve cercare di ottenere favori esibendo la propria graziosa consorte".

Demelza guardò Ross e poi di nuovo Falmouth. "Non sono d'accordo" - osò rispondere, rendendosi conto che era diventata terribilmente coraggiosa ultimamente e che stare zitta quando non ra d'accordo su qualcosa, era diventato incredibilmente difficile. Fino a due anni prima, MAI avrebbe osato rispondere così a Lord Falmouth ma ora era diversa e sentiva di avere il diritto di far sentire la sua voce.

Il lord infatti ne parve stupito. "Cosa?".

Lei annuì, fiera di mantenere la sua posizione e spiegare il suo pensiero. "Forse quelle donne non sono quì per essere esibite ma perché interessate all'evento e alla vita dei loro cari. Abbiamo... Sappiamo avere un'opinione anche noi circa i fatti della vita".

Ross sorrise ancora, sempre più affascinato da lei e dalla sua sfacciataggine.

Falmouth invece sospirò, prendendola sottobraccio. "Tu sei interessata perché sei un'anima vivace ed intelligente. Cosa che non possiamo dire di quelle altre lady...".

Salvato all'ultimo in modo furbo e un pò scorretto verso il genere femminile, pensò Demelza... Falmouth era un maestro ad uscirne bene dalle conversazioni difficili e ancora una volta ne aveva dato dimostrazione.

Stava per rispondere quando una voce sgradevole giunse alle loro spalle.

"Ross Poldark! Allora è vero, saremo avversari!".

Tutti e tre si voltarono, trovandosi davanti il viso compiaciuto e sicuro di George Warleggan, a braccetto con la sua affascinante moglie Elizabeth, vestita con un elegante abito rosso e nero pieno di pizzi e merletti.

Ross si irrigidì e Demelza fece altrettanto. Mai, MAI si erano trovati faccia a faccia da quando... da quando era successo quel che era successo, con tutto quello che ne era conseguito.

La giovane moglie di Warleggan, non si scompose e con sguardo austero, si esibì in un perfetto inchino. "Buona giornata" - sussurrò freddamente, guardando Ross quasi con odio.

Demelza captò subito il suo astio e anche se non sapeva fino in fondo cosa fosse successo fra loro, si sentì gelare in preda ad una strana ansia.

Ross divenne ancora più cupo e con un saluto frettoloso, cercò di avviarsi verso l'ingresso della sala.

La voce di George lo raggiunse alle spalle. "Fuggite già?".

Ross si voltò, osservandolo con aria di sfida. "Odio i convenevoli che voi invece sembrate amare tanto".

Si allontanò e Falmouth e Demelza gli andarono dietro dopo un altro frettoloso saluto. Falmouth apprezzava il modo di fare tenuto da Ross che non aveva dato spazio a provocazioni infantili e Demelza era stata grata di essersi lasciata entrambi i Warleggan alle spalle.

Entrarono nel salone, faceva un caldo assurdo ed era già gremito di uomini e donne che confabulavano da loro. Demelza deglutì, sentendo su di se il peso di quanto stava per accadere. "Vinceremo?".

Falmouth sbuffò. "Mi hai mai visto perdere?".

Si misero sulla sinistra del salone dove molti dei supporter di Falmouth lo aspettavano già. Demelza riconobbe alcuni dei lord perché in passato visti a casa per delle cene di lavoro e Ross riconobbe fra quei volti quello del suo amico e banchiere Pascoe. In fondo non era così spaventoso essere lì, giusto?

Anche i Warleggan entrarono nel salone, mettendosi sulla destra assieme a un gruppo di sostenitori. E dopo di loro, entrò il giudice che avrebbe presieduto alle votazioni. Si sedette al centro della sala, prese in mano il suo martelletto e lo picchiò sul seggio. Le votazioni potevano avere inizio.

"Come funziona?" - chiese Demelza.

"Credo che sia giunto il momento che io e il rappresenante del seggio di Warleggan presentiamo ai votanti i nostri pupilli" - disse Falmouth, aggiustandosi il colletto della camicia ed avvicinandosi al seggio.

L'uomo si allontanò e Demelza e Ross lo videro salire sullo scranno, pronto all'ennesimo e convincente discorso. Era un maestro in questo.

Demelza si avvicinò a Ross e finalmente, apparentemente soli, gli sfiorò la mano per dargli coraggio e lui la strinse. Il gioco ora si faceva duro...

"Demelza, da oggi cambierà tutto" - le sussurrò Ross.

"Diventerai un temibilissimo parlamentare".

Ross lanciò un'occhiata al suo passato, alla impassibile Elizabeth a pochi metri da lui, intenta a supportare suo marito da brava moglie e poi a Demelza, il suo futuro, la scelta adulta e consapevole. Anche se non si trattava proprio di scelta ma della bellissima opportunità che la vita gli aveva donato facendogliela incontrare. Il passato era stato torbido e pieno di errori, il futuro con lei poteva essere roseo e tutto da costruire... "Non parlavo di questo, parlavo di noi. Se vinco, potrò chiederti in moglie senza dare l'impressione di essere un idiota squattrinato che punta alla mano di una vera lady".

Demelza ridacchiò, la tensione generata dalla presenza di Elizabeth ormai lontana. "Vera lady? La monella di Illugan?".

Ross, grato di averla vicina, le strinse ancora più forte la mano e la voce di Falmouth li costrinse al silenzio. Iniziava la vera battaglia.


...


Il discorso di Falmouth non fu molto lungo, non è che Ross vantasse un curriculum tanto esorbitante da sperticarsi in lodi sul suo passato e quindi si limitò a parlare della sua grande voglia di fare e lavorare, dell'affetto della gente che aveva a che fare con lui e delle nobili origini della famiglia Poldark che di certo erano un valore aggiunto alla sua persona. Omettendo i passati di giocatore d'azzardo di Ross, le risse, la bancarottta, i debiti e il carattere non sempre allineato al timor della legge, forse poteva spuntare qualche voto in più.

Il discorso di Cary Warleggan sul nipote George invece fu forbito e ricco di particolari circa la grande visione degli affari del giovane, il suo fiuto per le imprese vincenti, la fine intelligenza e la capacità di tutelare gli interessi di tutti i votanti.

Ross, ascoltandolo, sbuffò divertito. Sembrava quasi convincente il caro Cary e se avesse dovuto votare lui stesso, in un momento di follia avrebbe potuto credergli e dare il suo voto a George...

Finite le rispettive presentazioni, i votanti iniziarono a sfilare davanti a loro, uno ad uno, scandendo ad alta voce il nome del loro prescelto.

Il primo voto fu per Ross ma poi ne vennero cinque, tutti di seguito, per George Warleggan. E Demelza tremò... Poi votò Falmouth, scandendo bene il nome del suo pupillo mentre lanciava occhiatacce eloquenti ai presenti in sala. Demelza conosceva bene quello sguardo che senza parole ma in maniera eloquente, ordinava a qualcuno di assecondare i suoi desideri. Era così che a casa comandava a bacchetta la servitù senza mai alzare la voce, bastava lo sguardo giusto e tutti capivano i suoi bisogni senza che lui avesse bisogno di formularli.

E dopo quello sguardo, arrivò un voto a Ross, poi un altro e poi un altro ancora. Poi ne giunse uno per George e poi uno ancora per Ross. E in perfetto pareggio, ora aspettavano l'ultimo elettore nelle cui mani dipendeva il destino dei due uomini e del distretto.

Sir Donald Reegen sospiro, si guardò attorno smarrito e poi dopo essersi accorto che mille occhi erano puntati su di lui, si chinò a scrivere il nome: Ross Poldark.

Falmouth, che ovviamente se lo aspettava e non aveva in previsione un risultato diverso, sorrise sornione senza scomporsi troppo ma Ross, forse per la prima volta in vita sua, si sentì le gambe di gelatina e rischiò di rovinare al suolo. Santo cielo, per una sicura follia era appena diventato Parlamentare di Westmister e quegli uomini dovevano essere pazzi da legare!

Demelza lo guardò senza fiato, felice per lui, per loro, per la Cornovaglia che con Ross avrebbe potuto davvero presentare nei luoghi di potere i propri problemi e forse anche proporre soluzioni. E incurante di tutto e tutti, di ogni segreto celato, di ogni sentimento taciuto, gettò le braccia alle sue spalle e lo abbracciò con forza così, in mezzo a una folla che non aveva occhi che per loro e che sicuramente da quel gesto avrebbe avuto molto di cui parlare nei giorni a venire. Ma non le importava, non più...

E lui la ricambiò, stringendola a se e rendendosi conto che non gliene importava nulla di essere stato eletto ma era felice per ciò che questo avrebbe comportato. E che tutti gli occhi fissi su di lui, compresi quelli stupiti di Elizabeth e quelli rosso fuoco di George, non gli erano di nessun interesse. Che pensassero quel che volevano! Strinse a se la donna che amava, la donna con cui si sentiva pronto a condividere nel bene e nel male la sua vita. Ora avrebbe potuto offrirle una vita degna con un marito degno... Avrebbe fatto del suo meglio per lei e per tutti quelli che avevano dimostrato di avere fiducia in lui... In quell'abbraccio, strinse il suo futuro. "Amore mio..." - sussurrò appena, al suo orecchio.

"Hai vinto!".

"Così pare". Ross la lasciò andare e si guardò attorno, smarrito, spaesato, rendendosi conto forse solo in quel momento che quegli uomini, da lui, si aspettavano qualcosa per la fiducia riposta.

"Poldark, dovresti dire qualcosa... tipo un discorso..." - gli suggerì Falmouth.

Ross si schiarì la voce sentendosi in impaccio e vagamente idiota come quando, da piccolo, zia Agatha lo metteva in piedi sulla sedia accanto a Francis e Verity per la recita della poesia di Natale davanti a tutti i parenti.

George Warleggan decise di non volerlo sentire e con passo spedito uscì dalla sala con un'espressione che prometteva fuoco e fiamme. Elizabeth, dietro di lui, lo seguì e prima di andarsene, osservò con disappunto Ross, il SUO Ross che un tempo la venerava, che stringeva fra le braccia la figlia arricchita di un minatore di Illugan. Ma non disse nulla e fece quello che il dovere le imponeva: essere una buona moglie.

Sparì dietro al portone al seguito di George e Ross, guardandosi in giro e rendendosi conto che non poteva sfuggire a quel passaggio obbligato, pronunciò il suo primo, impacciato discorso. "Beh signori, non posso che ringraziarvi per la fiducia che mi avete accordato. Forse scegliermi è stata una mosse folle e sicuramente coraggiosa da parte vostra e questo dovevo dirvelo, so davvero poco di politica e ancor meno di Westminster, ma Lord Falmouth ha fiducia in me e se per qualche strano motivo pensa che io possa fare bene, allora il mondo è il luogo più strano dell'universo e io rappresento appieno questa sua stranezza".

Demelza si mise una mano sulla bocca per non ridere. Giuda, era il discorso politico più astruso che avesse mai sentito e probabilmente a Falmouth, nell'udirlo, era spuntato un nuovo capello bianco. Ma questo era Ross, lui era così e la cosa bella era proprio quanto fosse imprevedibile.

Lord Falmouth, tossicchiando, si avvicinò per bloccarlo prima che dicesse altre sciocchezze. "Vi ringrazio per la fiducia, miei lords! Non sarà mal riposta, ve lo assicuro" - tagliò corto.

Pascoe e gli altri, sorrisero bonariamente. Ross era giovane, pieno di energia e di idee e tutti erano convinti che avrebbe fatto bene e che sarebbe andato sempre a fondo delle cose.

Ross si voltò verso Falmouth, stringendogli la mano. "Suppongo che ora si debba festeggiare, giusto? Funziona così?".

"Credo che ora sia il momento di studiare come si fa un discorso!" - lo rimbeccò Falmouth. "Un bambino della scuola di Demelza avrebbe saputo fare di meglio, ne sono certo".

Ross sorrise, da canaglia. "Beh, potrò studiare la lezione dopo un buon bicchiere di vino!".

Ma il Lord scosse la testa. "Oh, io ho da mettere giù un lungo programma politico da portare a Londra, non ho tempo per certe frivolezze. Ma tu fa pure, PER OGGI! Festeggia con Demelza, in fondo mi pare di capire che sia l'unica compagnia che ti aggrada, giusto?".

Demelza arrossì, era ormai decisamente evidente per negare... Ross colse la palla al balzo, prendendola per mano prima che Falmouth cambiasse idea. "Ve la riporto dopo cena".

Falmouth lo occhieggiò. "Ricorda che è una Lady e che al momento non è ancora la signora Poldark! Intesi?".

Ross e Demelza si guardarono in viso e poi scoppiarono a ridere. In effetti, temevano, a breve molto si sarebbe avuto da discutere con lui e Falmouth non avrebbe lasciato cadere così il discorso.

"La porterò a cena in un ristorante di Truro e poi subito a casa. Sono un gentiluomo".

A Demelza questo aspetto faceva sorridere e anche se Ross ne stava uscendo da signore davanti a Falmouth, in effetti nessuno dei due aveva voglia di rispettare l'etichetta troppo a lungo. Ma per quella sera sarebbe andato bene un ristorante, tante chiacchiere, tanti discorsi, tanti progetti sul futuro. Il resto avevano scelto di viverlo senza fretta e andava bene così... Anche se Falmouth questo non lo sapeva.

Il lord se ne andò e una volta rimasti soli, Demelza prese Ross sotto braccio. "E allora, mio caro parlamentare, mi porti a mangiare qualcosa? Ho una fame da lupi".

"Agli ordini, mia lady" - le rispose, pieno di insolito entusiasmo.


...


Fu una serata piacevole fatta di buon cibo, tante parole, tanta complicità, tanti baci dati quando la lasciò davanti casa da bravo cavaliere.

Demelza si sentiva emozionata, presto sarebbero stati sempre insieme e nulla avrebbe potuto dividerli.

Entrò in casa che ormai era tutto buio e tutti dormivano e quando raggiunse la sua stanza, trovò una lettera indirizzata a lei sul letto. Doveva essere stata recapitata nel pomeriggio o in serata e una domestica l'aveva portata lì perché la vedesse.

Accigliata, Demelza prese la busta, la aprì e ne lesse il contenuto.


"Devo parlarti di cose personali e importanti che riguardano Ross Poldark che ritengo tu debba sapere. Ti aspetto al negozio di Miss Tappert a Truro venerdì mattina alle dieci.

Elizabeth Warleggan".

  
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