Louis Weasley - Beauty in peace
Una lieve brezza autunnale scompiglia i
capelli biondi di Louis, accompagnata dal profumo di salsedine e dal
leggero scroscio delle onde che si infrangono sulla spiaggia.
È
una bella giornata di fine settembre,
con un cielo luminoso e un sole pallido che gli accarezza la pelle.
Louis ha deciso di portare i suoi libri sulla cima della collinetta
che sovrasta Villa Conchiglia e di starsene lì a leggere,
lanciando
di tanto in tanto delle occhiate alla spiagga, al mare che si
distende davanti a lui, alla strada che da casa sua si inoltra tra
una coltre di alberi e conduce al villaggio di Tinworth.
Nonostante
cerchi di concentrarsi sulla
lettura, ogni tanto Louis si sente stringere il cuore da un quieto
senso di malinconia. Da quando anche Dominique è partita per
Hogwarts la vita è diventata molto più noiosa;
è strano cenare
senza le chiacchiere incessanti della sorella nelle orecchie o
passeggiare in spiaggia senza lei che insiste per farsi un bagno
nonostante l'acqua sia gelida. Gli mancano persino la musica a tutto
volume sparata dalla stanza di Dominique e le urla di Fleur che
minaccia di buttarle lo stereo giù dalla finestra.
Non
che a Louis piaccia così tanto il
caos. Lui è un tipo troppo sulle sue per prenderne parte, a
meno che
non si tratti di lanciarsi in un monologo sulle cose che ha appreso
dai suoi libri – pur essendo consapevole che alla maggior
parte
della gente non interessa poi così tanto sapere come vengono
lavorati i legni delle bacchette o come funzionano i sistemi di luce
elettrica sviluppati dai Babbani.
Ma
il caos è sempre stata una parte
integrante della sua vita e solo adesso inizia a rendersi conto di
quanto gli manchi esserne circondato.
Louis
chiude il libro e incrocia le gambe, spostando lo sguardo sulla
piccola lapide di pietra che si erge a pochi passi da lui. Ancora una
volta si ritrova a leggere la scritta “Qui
giace Dobby –
un elfo libero” e a chiedersi
quale storia vi si celi dietro.
Un'altra
folata di vento gli scompiglia i
capelli, stavolta fredda e pungente sulla nuca. Louis alza lo sguardo
e rimane stupito nel vedere che il sole è sparito dietro una
coltre
di nubi grigiastre che si ammassano nel cielo.
Recupera
i suoi libri, si alza e, dopo
un'ultima occhiata alla lapide di Dobby, si incammina svelto verso
casa.
La
pioggia inizia a cadere proprio nel
momento in cui Louis imbocca il vialetto che conduce alla porta
d'ingresso, già spalancata; sua madre lo sta aspettando
sulla
soglia, le sopracciglia contratte in un cipiglio severo.
-Entra,
Lou, altrimenti ti prenderai un
accidente!
-Sì,
ma'.
Louis
si stringe i libri al petto e segue
sua madre dentro casa, sospirando di sollievo quando si ritrova
davanti al caminetto già acceso del salottino. Fleur ha
già ripreso
posto sul divano accanto a Bill, che sta sfogliando la Gazzetta del
Profeta.
Mentre
si siede sul divanetto dirimpetto
a quello dei genitori, Louis pensa tristemente che tra qualche
settimana anche suo padre partirà per tornare a lavorare in
Egitto e
probabilmente starà via fino a Natale. In casa rimarranno
solo lui e
sua madre – senza contare Andromeda, che gli fa da babysitter
quando Fleur ha i turni alla bottega di Madama McLan.
Louis
sistema i libri sul bracciolo del
divano mentre Fleur parla tenendo una mano poggiata sulla spalla di
Bill, che ha appena messo via il giornale.
-Ti
rendi conto che Archer...
-Chi
sarebbe Archer?
-Il
prozio di Madama McLan! Quel poverino
ha quasi centoquarant'anni, ormai sta andando fuori di testa. Ha
preso la febbre ed è convinto di essersi beccato il vaiolo
di
drago...
-Lo
sapete che la cura per il vaiolo di
drago è stata inventata nel 1594 da Gunhilda de Gorsemoore?-
interviene prontamente Louis, guadagnandosi le occhiate ammirate dei
suoi genitori.
-Ma
bravo, Lou.- sorride Fleur. -Hai
visto quante cose sa nostro figlio, Bill?
-Con
tutti i libri che legge, non mi
stupirei se venisse su come Hermione.- risponde Bill divertito. -O
magari finirà in Corvonero. Ti piacerebbe finire in
Corvonero, Lou?
-Perché
no?- risponde lui, metitabondo.
Entrambe le sue sorelle e sua cugina Molly sono state smistate in
Grifondoro, come il resto della famiglia Weasley, ma a lui non
dispiacerebbe essere l'eccezione che conferma la regola; a differenza
di cosa dicono James e Rose, non pensa affatto che Corvonero sia la
casa della gente noiosa.
Ma
mancano ancora quattro anni alla sua
partenza per Hogwarts e Louis non ha intenzione di pensare adesso
allo Smistamento. Adesso ci sono domande più importanti che
gli
girano nella testa.
-Devo
chiedervi una cosa. Perché abbiamo
un elfo seppellito in giardino?
Fleur
e Bill si scambiano uno sguardo
sorpreso e Louis si rende conto che forse avrebbe fatto meglio a
porre una domanda meno macabra come “Chi
è Dobby?”.
-Beh,
Dobby era un elfo domestico morto
durante la guerra...- inizia suo padre.
-Quindi
era il vostro elfo domestico?- lo
interrompe Louis, sgranando gli occhi. Per un attimo immagina un
gruppo di maghi incappucciati che fanno esplodere la porta di casa
sua con un colpo di bacchetta, irrompono in cucina e uccidono un
piccolo elfo intento a lucidare i fornelli. -Per questo poi non ne
avete più voluto prenderne un altro? Perché
stavate troppo male per
Dobby?
-Oh,
no, non era il nostro elfo
domestico. È una lunga storia, mon chére.
Davvero una lunga
storia.
-Forse
potremmo dirgli qualcosa a
riguardo.- dice Bill, guadagnandosi un'occhiataccia da parte della
moglie.
-Bill,
ha sette anni!
-Quasi
otto.- ribatte Louis.
-Hai
ragione.- Bill sorride e Louis sa
che suo padre sta per svelargli qualcosa di quel periodo lontano e
oscuro di cui non si parla mai in famiglia – la guerra.
Non
che lui abbia bisogno di farsi raccontare i suoi eventi più
salienti; per quello gli è bastato trovare i suoi zii Harry,
Ron e
Hermione sulle figurine delle Cioccorane, leggere una copia di Storia
della magia contemporanea per giovani maghi e streghe (in
cui viene citato anche il resto della sua famiglia) e sentirsi
additare per le strade di Diagon Alley quando va a fare acquisti con
i suoi genitori.
-Devi
sapere che Dobby ha salvato la vita
dei tuoi zii.- esordisce Bill. -Zio Harry, zio Ron e zia Hermione.
Insieme riuscirono a scappare... beh, da una brutta situazione
durante la guerra. Vennero qui per trovare rifugio. Ma quando
arrivarono Dobby era ammalato ed è morto quasi subito. Tuo
zio Harry
decise di seppellirlo scavando la fossa senza l'uso della magia.
-È
stato un gesto bellissimo da parte
sua.- mormora Fleur, i cui occhi si sono velati di un'espressione
triste e remota, come se una parte di lei fosse improvvisamente
tornata indietro di anni.
-Di
cosa si era ammalato?- dice Louis,
sempre più curioso. Sa già che suo padre non gli
svelerà mai da
che tipo di “situazione” i suoi zii sono riusciti a
scappare
durante la guerra.
Bill
esita prima di rispondere; -Era
vecchio, molto vecchio, e non stava bene da tempo.
Louis
annuisce, sentendosi
improvvisamente molto triste per questo elfo che non ha mai
conosciuto ma che ha salvato la vita dei suoi zii.
-Perché
lo zio Harry ha scritto “elfo
libero?”- dice, consapevole di star facendo come
sempre troppe
domande. Ma dopotutto Louis è sempre stato così;
ha iniziato a
bombardare gli adulti di domande sul mondo sin dal momento in cui ha
imparato ad articolare delle parole semicoerenti.
-Perché
anni prima lo zio Harry l'aveva
liberato dalla famiglia di maghi per cui lavorava.- risponde Bill.
-Vedi, gli elfi domestici non sono sempre stati trattati bene.
C'erano delle famiglie che tendevano a vederli come schiavi, esseri
inferiori che non meritavano alcun diritto.
-Davvero?
-Già.
Devi ringraziare tua zia Hermione
se oggi gli elfi domestici lavorano solo sotto contratto e ricevono
uno stipendo più che dignitoso. Una volta non era affatto
così.
-Ma
è una cosa terribile.- mormora
Louis, aggrottando le sopracciglia in un'espressione costernata. Lui
non riuscirebbe mai a immaginare di trattare Ditty – l'elfa
domestica di Andromeda e Ted – come se fosse una schiava o
una
creatura non degna di rispetto.
-Per
fortuna oggi le cose sono
completamente diverse.- dice Fleur con un sorriso teso. Louis sa bene
che a sua madre non piace rimuginare troppo sulle cose tristi del
passato, così si limita a ricambiare il sorriso e afferra
uno dei
suoi libri dal bracciolo del divano, pronto a immergersi nella
lettura almeno fino a ora di cena. Lo apre e lo sfoglia fino al
capitolo che ha lasciato in sospeso, mentre i suoi genitori
riprendono a chiacchierare. Sta per iniziare a leggere, quando un
pensiero improvviso lo punge nel profondo; suo padre ha detto che
Dobby ha salvato la vita dei suoi zii. Ma se Dobby non ci fosse
stato? Forse i suoi zii non sarebbero più in vita. Forse la
guerra
non sarebbe mai stata vinta.
È
la prima volta che Louis pensa
concretamente alla morte, che per lui rappresenta ancora una
dimensione troppo astratta e troppo distante dalla sua
realtà. La
tristezza si trasforma di colpo in qualcosa di più pesante e
soffocante, e Louis si trova quasi spaventato mentre cerca di
scacciarla via, di aggrapparsi alla bellezza e alla
semplicità del
presente che lo circonda.
Non
pensarci. Non pensarci e basta., dice
una voce nella sua testa che lui decide di assecondare.
Il
calore del fuoco che lo riscalda
mentre la pioggia batte dolcemente contro i vetri. Il chiacchiericcio
dei suoi genitori. Il profumo dei mazzetti di rose e gelsomini che
sua madre ha appeso alle pareti del salotto, la consistenza della
carta liscia sotto i suoi polpastrelli e il profumo dell'inchiostro
che gli pizzica le narici, un profumo che lo inebria fin da quando ha
memoria.
È
anche grazie a Dobby se, adesso,
questo è tutto ciò a cui il piccolo Louis Weasley
può permettersi
di pensare.
La primavera
è in fiore il giorno in cui
Winky viene trovata morta nei suoi alloggi nei sotterranei di
Hogwarts. Il parco è pregno del profumo di rose appena
sbocciate e
il sole illumina i visi rigati dalle lacrime degli elfi domestici che
sono stati radunati sulle rive del Lago Nero dalla preside Thorne,
pronti a dare l'ultimo saluto a quel corpicino avvolto in un panno
bianco, destinato a essere seppellito ai margini della Foresta
Proibita.
Il
buio è già calato sul castello
quando un tredicenne dai lunghi capelli biondi e gli occhi
cristallini raggiunge l'angolo del parco dove una croce di legno
è
stata piantata nel terreno.
Louis
Weasley torna con la mente a un
pomeriggio piovoso di molti anni prima. Pensa a Dobby, a quel piccolo
eroe che da decenni riposa nel giardino della sua casa, a tutto
ciò
che quella figura dimenticata dalla storia ha significato per la sua
famiglia; se non fosse stato per Dobby, forse lui in questo momento
non esisterebbe neanche.
Louis
tira fuori dalla tasca del mantello
un mazzo di primule appena raccolte ai margini di un sentiero e le
poggia sul terreno. Le lacrime gli pizzicano gli occhi e lui si
sfrega le nocche sulle palpebre per scacciarle via, senza riuscire
tuttavia ad allontanare la tristezza viscerale che l'ha invaso.
Pensa
alla prima volta che ha visto
Winky, quando è entrato nelle cucine di Hogwarts insieme ad
Albus e
l'elfa è corsa loro incontro, li ha invitati a prendere una
cioccolata calda e li ha intrattenuti per ore con le sue storie sul
passato, sull'eroismo di Dobby, su quella terribile battaglia che ha
cambiato per sempre le sorti del mondo magico.
-Grazie
alla vostra famiglia noi non
viviamo più come schiavi.- aveva detto Winky, gli occhi
ricolmi di
lacrime, stringendo le mani di Albus e Louis. -Grazie a Harry Potter
e alla ragazza, la Granger. Per tanto tempo non l'ho capito ma adesso
so che finalmente siamo trattati come meritiamo, come esseri umani,
non come mostri.
Le
primule violette sembrano risplendere
nella penombra. Louis afferra la sua bacchetta e la scuote
finché
sul legno chiaro della croce non compare una scritta incisa nel fuoco
dorato; A Winky e alla libertà di tutti gli esseri
umani.
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