Exitus

di Fiore di Giada
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Il ronzio degli spari copre il campo di battaglia.
Le bombe deflagrano con un rombo assordante.
Corpi sani, palpitanti di giovinezza, si afflosciano in una mescolanza di sangue, moncherini e visceri.
Carlo avanza, intrepido, le mani strette attorno al fucile.
Aguzza lo sguardo. Coglie il bersaglio. Spara.
Il sangue dei suoi compagni schizza la sua divisa lercia.
Eppure, questo non conta.
Ad un tratto, un proiettile colpisce il giovane Carlo al petto.
Strabuzza gli occhi. Allarga le braccia, lasciando cadere il fucile.
Cade, lo sguardo fisso sul cielo grigio.
Il dolore dilania il suo corpo, ma non gli importa.
E’ felice di quell’esito.
Non avverte più il peso opprimente del confronto con la memoria dei soldati morti nel corso della guerra.
In quegli estremi, brevi istanti è divenuto uomo e non ha cercato alcuna scappatoia alle sue responsabilità.
Ha saputo affrontare la tempesta del conflitto, con animo privo di timore.
La viltà del suo passato è stata purificata dal suo coraggio presente.
Finalmente, si è compiuto il riscatto di una esistenza sbagliata e vuota.





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