Non
ci volle molto per Milziade,Nym e Gordlack fuggire dall'accampamento
degli invasori,l'intenso aroma floreale che volteggiava nell'aria
dietro di loro si stava diffondendo a macchia d'olio per tutto il
campo,soldati ogni tipo,razza e grado veniva invaso da quella che
sembrava una nebbiola bluastra che si formava qualche secondo dopo
che la presenza di quel dolce aroma invadeva il naso e facesse
crollare a terra coloro che lo sentivano.
“In
nome di Odino,che diavolo è quella roba?” Chiese
il nano mentre
osservava il dilagarsi di quella nebbia dall'aspetto sinistro.
“Tu
pensa a muovere quel cavalluccio e non perderti in cose inutili,per
ora allontaniamoci da qui.”,disse Nym con tono calmo e
distaccato.
Il ritmo sostenuto delle tre cavalcature era molto e spinto al
massimo della loro prestanza,anche il più piccolo stava
dando sfogo
a tutte le sue energie e in qualche modo,nonostante le zampe tozze e
la statura più piccola riuscì a stare al passo
con gli altri due
cavalli,nonostante anche il peso dell'armatura che il nano si portava
appresso, Milziade era rimasto stupito da quanto quel piccolo equino
potesse essere resistente. Arrivarono nei pressi dell'ingresso
principale e la,dove i soldati a guardiato del perimetro del castrum
presidiavano la porta,ancora incerti sul da farsi,in quanto incerti e
confusi su quello che stava accadendo all'accampamento,dal loro punto
di vista c'erano i tre figuri che avevano fatto passare all'interno
del campo e ora stavano correndo verso l'uscita,dopo che una nube blu
si stava spostando per tutto l'accampamento. Per loro era chiaro come
il sole che c'entrassero qualcosa con tutto quello che stava
succedendo. Milziade li vide e sospettò che avrebbero
cercato di
formare il muro di scudi,così da impedire loro di fuggire
dal
campo,mentre gli arcieri posti sul muro li avrebbero bersagliati una
volta bloccati,bisognava fare qualcosa affinché
ciò non accadesse.
Fortuna che tra loro tre ci fosse un arciere.
“Nym,che
ne dici se....”,Milziade fece per parlare all'elfo ma questo
aveva
estratto l'arco e aveva già scagliato un paio di frecce
contemporaneamente e aggiustando leggermente la mira
scoccò,lasciando
che le tue asticelle appuntite facessero il loro lavoro. Mentre i
soldati si prepararono ad un approccio difensivo le due frecce
andarono a colpire i due soldati al centro della formazione di scudi
avrebbe tentato di trattenerli. Con tutto il metallo che avevano
addosso era difficile che un colpo diretto sarebbe stato mortale per
loro,ma c'era un buon motivo se gli elfi erano conosciuti come
tiratori provetti. Fece volare le due frecce che andarono dritte
contro due soldati al centro della formazione incompleta,il tempo di
sentire le frecce sibilare vicino ai loro volti che andarono a
sbattere contro le spalliere segmentate delle corazze e finire contro
l'orlo degli elmi,sorprendendo le due guardie che non riuscirono a
chiudere il muro per tempo,poiché si stavano già
trovando contro i
tre fuggiaschi a tutta velocità contro di loro. La
devastante carica
dei tre fu così intensa e aggressiva che i soldati che
tentarono di
bloccarli furono travolti dai cavalli e chi di loro fu spintonato o
investito si ritrovò a terra,ancora vivo ma molto
dolorante,permettendo così ai tre di uscire dalla porta
principale e
dirigersi in città e far ritorno alla torre. Entrare in un
accampamento imperiale, sconfiggerne il comandante e uscire vivi non
era un impresa che si poteva compiere come se nulla fosse e facendo
sorgere il dubbio che forse solo una volontà divina avrebbe
potuto
compiere un miracolo simile. Ma poi il mercenario si ricordò
che era
spuntata quella nebbia bluastra che stava infestando l'intero castrum
e pensò che ci fosse state veramente un intervento divino e
quel dio
ci tenesse veramente a lui allora non avrebbe salvato con quella
comparsa inaspettata del loto azzurro,per cui no, semplicemente se
l'erano cavata per un soffio. Quanto era bella quella
sensazione,sapere di essere ormai al sicuro e che anche gli arcieri
posti sulle mura tentavano di colpirli nonostante i loro bersagli
fossero a cavallo e ormai lontani tentarono comunque di
colpirli,senza il ben che minimo successo e lasciandoseli
scappare,solo per finire anche loro travolti da quel profumo
inebriante e collassare a terra anche loro.
“Ci
è andata bene,questa volta abbiamo rischiato veramente
grosso,di un
po' matto di un umano,come ci riesci?”, Chiese Gordlack
dubbioso
diretto a Milziade.
“Riesco
in cosa?”
“A
inimicarti tutti quelli con cui a che fare,ti conosciamo da meno di
ventiquattro ore e ti abbiamo visto combinare più casini di
un orco
in una taverna.”
“Forse
è dovuto al mio fascino,voglio dire,non sono io che cerco i
casini
sono i casini che cercano me. Io sono solo un umile mercenario che
cerca qualche incarico solo per poter riempire lo stomaco...e la
coppa del vino.”
“Sarà
ma secondo me porti sfortuna.”
Il
mercenario non disse nulla riguardo a quel giudizio,anche
perché
sentire Gordlack parlare non era esattamente tra le sue
priorità e
perciò non gli importò molto. La sua mente era
diretta
completamente altrove e diede un sguardo al castrum che si erano
lasciati indietro,un intera guarnigione pronta alla battaglia ora
giaceva a terra,addormenta e completamente indifesa,facile da
uccidere anche nel caso qualcuno fosse stato tanto resistente da non
giacere al suolo come tutti gli altri,si sarebbe ritrovato con gli
stessi effetti che sente un uomo dopo una gara di bevute con
l'ubriacone del villaggio e perciò vulnerabile. Il loto
azzurro,conosceva bene i suoi effetti e quanto potente potesse
essere, ma c'era una persona sola che conosceva in grado di farne una
nebbia tanto grande e densa da stendere così tante persone
in così
poco tempo e lui sperava vivamente che non fosse li in città
di
Aegis .Perché se le cose stavano a così allora
sarebbe stato meglio
tenersi pronti all'ennesimo incontro,cosa che non aveva intenzione di
fare. Ora che erano fuori pericolo poterono tornare nella
città-stato
di Aegis,dove le grinfie dell'impero non avrebbe potuto
raggiungerli,non con un esercito fuori gioco dal profumo di un fiore.
Aveva
perso,lei era stata mandata per sottomettere la città dalla
bianche
mura e aveva perso,era andata per catturare,o in quel caso,uccidere
una principessa traditrice e dichiarata nemico dallo stato e lei
aveva perso. Era stata insultata,umiliata e sbeffeggiata di fronte ai
suoi soldati,da un banale e patetico uomo da niente e lei aveva perso
per mano sua e di quel dannato cavallo. Era la giornata più
nera di
tutta la sua carriera militare. Il suo esercito era impotente,le sue
mire sulla principessa andate in fumo e lei era stata sconfitta di
fronte a tutti i suoi uomini e onta peggiore di quella non poteva
immaginarla. Lei non era caduta sotto l'influsso del loto azzurro per
via dell'elmo,reso magico anche quello e quindi poteva fornire una
protezione eccellente anche dalle sostanze volatili come quelle. Ma
anche se non respirava la stessa cosa che aveva steso la sua legione
era chiaro che la battaglia era ormai persa in partenza e l'assedio
era stato un fiasco completo e quando l'imperatore sarebbe venuto a
saperlo,perché sarebbe venuto a saperlo,avrebbe dovuto dare
spiegazioni di persona per quella disfatta e lei sapeva bene che
farlo arrabbiare era un rischio molto alto per essere uccisi di sua
mano,nel senso letterale del termine. Ma proprio quando le sorprese
erano finite ecco che ne arrivava un altra. Nel mezzo della fitta
nebbia blu intravide a malapena la figura di un uomo ancora in
piedi,ma non riusciva a definirlo con esattezza e quindi non poteva
vedere con chiarezza chi era ne tanto meno cosa voleva.
“Non
temere,Nevia Placidia Sannita,sappi solo che la tua ora non
è ancora
giunta e che il tuo imperatore ha bisogno ancora di te.”
“Chi
sei tu?”, disse lei debolmente mentre a malapena riusciva a
reggersi in piedi.
La
figura si fece ancora più vicino a Nevia mostrandosi
più
chiaramente allo sguardo della donna. Era un uomo giovane,dai capelli
corti e castani, con gli occhi verdi e indossava una lunga veste
bianca con sopra un corto mantello rosso decorato con due fibule
nere,al cui centro erano intagliati in un immagine di Giove e
nell'altra quella di Apollo.
“Chi
sei? E perché tu non sei svenuto come tutti gli altri?
Conosco ogni
sacerdote dentro la mia legione e tu non sei nessuno di loro.”
“Il
mio nome è Permone e in questo preciso istante non mi trovo
di
fronte a te.”
“Che
stai dicendo? Ti vedo con i miei stessi occhi.
“Puoi
star certa che non mi trovo fisicamente qui e se lo fossi non potrei
parlare con te. Ora,tu è il tuo esercito non potete
combattere
contro le forze di Aegis,tuttavia,posso offrirti protezione.”
“E
come?”
“Abbi
fede comandante,poiché il futuro si trova sulle ginocchia di
Giove.”
E
così dicendo l'immagine dell'uomo si dissolse poco alla
volta,come
una nube di fumo soffiata via da un vento immateriale,lasciando
basita la donna che non seppe spiegarsi cosa fosse appena successo.
Rimase da sola nel suo accampamento,senza possibilità di
vittoria,senza alcun soldato pronto al combattimento e senza alcuna
risposta su quello che era successo. Poteva solo aspettare senza
poter fare nulla.
I
tre fuggiaschi si erano ormai messi in salvo dalle grinfie della
legione che stava per assediare Aegis e nell'avvicinarsi alle bianche
mura videro i soldati alleati marciare nella loro direzione. Le prime
linee di fanteria erano ben visibili e si distinguevano molto
chiaramente per la loro formazione tipica degli opliti,una lunga
linea di uomini,armati di tutto punto che sfruttavano la presenza
dell'hoplon, il grande scudo rotondo originario delle terre di Argo e
con gli elmi visibili da lontano,tanto che erano riconoscibili a
grande distanza e dietro di essi vi erano anche le unità
più
leggere,come gli arcieri e i frombolieri,uomini dotati della
frombola,una lunga fionda fatta di cuio il compito principale era
lanciare sassi rotondi attentamente levigati per poter avere la
massima efficienza contro i nemici,che anche se ben protetti
rischiavano di restare tramortiti per colpa del sasso scagliato
contro le loro teste e nei casi più gravi anche la morta
immediata,cosa che faceva di quei propulsori di pelle animale delle
armi tanto semplici quanto letali. Ai lati della fanteria pesante e
dei tiratori erano presenti altre truppe,molto differenti da quelli
presenti nella zona centrale. Piccole squadre formate da individui
di ogni razza presente ad Aegis formavano le squadre più
disparate,ma tutte formate in modo da formare unità solide e
compatte. Come ad esempio i nani armati di lunghe lance a due mani in
grado di respingere le unità di cavalleria,gli gnomi
spadaccini
protetti da leggere protezioni metalliche e armati solo di una spada
corta dalla lama ricurva,ideale per attacchi veloci e schermagli
improvvisate,dato il vantaggio della loro bassa statura erano in
grado di spostarsi nella mischia generale con relativa
facilità e
rendere più difficile colpirli negli scontri ravvicinati.
I
tre si arrestarono un attimo di fronte all'armata che gli si muoveva
incontro e videro l'enorme muro prima linea avanzare come un sol
uomo,con una marzialità e una precisione tali da non
invidiare per
nulla le formazioni e l'addestramento delle legioni di Nova.
“E
per oggi abbiamo dato abbastanza ragazzi,consiglio vivamente di
tornare in città e goderci una pausa più che
meritata. Sia chiaro
però,io per almeno mezza giornata non voglio vedervi,giusto
il tempo
di riposarmi per conto mio.”,disse Milziade con tono
rilassato.
“E
con il consiglio come fai? Vorranno sapere com'è andata al
campo dei
noviani e capire cos'era quella nebbia blu comparsa
all'improvviso.”,
Disse Nym con tono serio.
“Sono
certo che voi due saprete compiere questa nobile impresa anche senza
di me,lascio tutto nelle vostre mani,ripongo una grande fiducia nelle
vostre capacità oratorie.”
Mentre
avanzavano verso le truppe i tre rallentarono la corsa,ormai in
prossimità della prima fila di opliti. Tra loro
però vi era
presente anche un individuo che col resto dell'esercito non centrava
assolutamente nulla. Era il mago,facilmente distinguibile con il suo
vecchio abito blu e il suo bastone,anche perché stava
fluttuando
sopra le truppe in movimento. All'improvviso l'intero esercito si
arrestò di colpo e l'unico a muoversi tra di loro fu la
figura del
mago che sorvolando i soldati si avvicinò al trio in
traiettoria
rapida e lineare.
“Che
notizie portate dall'accampamento dei nostri assalitori?”,
Chiese
il mago in tono piatto.
“E
tu che ci fai qui? Credevo che saresti rimasto a palazzo insieme a
quei simpaticoni del consiglio.”, Disse Milziade con tono
rilassato.
“Sono
venuto a verificare di persona se l'esito degli eventi e stato
proficuo per la nostra situazione. E poi, ho percepito la presenza di
un altro individuo,ma non saprei dire chi sia veramente. Voi intanto
andate,parleremo dopo.”
“Non
me lo faccio ripetere due volte.”, e senza neanche pensarci
su
Milziade si rimise in marcia verso la città,seguito dal nano
e dal
suo piccolo destriero,mentre si facevano spazio tra le formazione
dell'esercito cittadino. Nym invece restò fermo sul
posto,mentre
distrattamente osservava la sagoma del mercenario farsi sempre
più
piccola all'orizzonte,con dubbi e domande su chi fosse veramente
quello strano umano.
“Qualcosa
non va Nym?”, chiese il mago con tono garbato.
“No....però
quel mercenario è un tipo strano.”
“Che
intendi dire?”
“Non
lo so nemmeno io....però ho la strana sensazione che non la
racconti
giusta,temo che dovremmo stare attenti anche a lui.”
“Dici
che non c'è da fidarsi?”
“Assolutamente,non
partecipa a questa spedizione per dovere,ma per ricavarne un
profitto. Infondo è un mercenario,potrebbe passare
dall'altra parte
e venderci per un prezzo più alto.”
“N'è
dubito,gli ho imposto il marchio,sa bene cosa gli succederà
se
trasgredirà il suo compito. E poi il compenso per le sue
imprese è
già stato deciso è lui ha accettato di buon
grado. Puoi star certo
che non ci tradirà così facilmente. Ora
vai,stanno per giungere
problemi che al momento nessuno di voi può
affrontare”
E
senza discutere l'elfo avanzò in mezzo ai ranghi deciso a
seguire le
istruzioni del vecchio incantatore,mentre i soldati,ligi ai doveri
cittadini,attendevano immobili l'ennesimo ordine da eseguire. Nel
frattempo, Milziade e Gordlack raggiunsero le bianche mura della
città,la cui stazza rappresentava in tutto e per tutto il
valore
difensivo di quella difesa imponente,la cui vista meravigliava e
metteva in soggezione chiunque le ammirasse,che fossero
viaggiatori,locali o invasori. Fortunatamente il portone era rimasto
aperto per far uscire gli ultimi soldati della retroguardia ed
approfittando dell'occasione i due entrarono in città senza
troppe
scuse. Normalmente sarebbero stati fermati dalle guardie che
presidiavano la porta,ma visto che erano state date specifiche
direttive verso i tre accompagnatori di Lucilla e averli visto sia
andare che tornare non ebbero problemi a passare,anche se era
piuttosto insolito che degli stranieri potessero oltrepassare le mura
cittadine come se nulla fosse,sopratutto in quella situazione
critica. L'atmosfera in città era ben visibile
già dopo aver fatto
i primi passi in città, le molte persone presenti in strada
avevano
formato una massa preoccupata e timorosa di un attacco nemico,sapendo
bene che un esercito stava si assediando le mura della loro
città,ma
non si aspettavano certo uno scontro in campo aperto,cosa aveva
preoccupato la popolazione più del solito,non abituati alla
vista di
assalti diretti ad Aegis. Vedendo ciò il mercenario
girò lentamente
il cavallo di lato e si allontanò poco alla volta,un passo
dopo
l'altro e il nano accortosi della cosa lo richiamò a se.
“Ehi,dove
pensi di andare?”
“L'ho
detto prima, ci vediamo dopo.”
“Ma
dove vai?”
“Ovunque
possa trovare un minimo di pace,mettermi qualcosa di caldo nello
stomaco e riposarmi come merito. E poi dopo quello che ho fatto sono
un eroe,merito anche io una pausa no?”
E
così facendo Milziade se né
andò,lasciando Gordlack da solo col
suo piccolo cavallo,mentre la figura del mercenario si allontanava
sempre di più,mentre la folla,nervosa,restava nei pressi
della
porta,in attesa di ricevere risposta dall'esercito che sarebbe
tornato in città.
“FA
COME VUOI RAZZA DI STUPIDO,MA SE POI QUANDO TORNI A PALAZZO TI DANNO
UNA STRIGLIATA NON VENIRE A LAMENTARTI DA NOI
CHIARO?”,urlò il
nano per farsi sentire in mezzo alle mille voci li presenti,ma
l'umano non si girò e continuò per la sua strada
senza che abbia
ascoltato una singola parola del suo basso compagno di squadra,che
rimase li,in attesa di Nym che era rimasto indietro per ragioni che
il nano in quel non comprendeva. Milziade nel frattempo si
allontanato abbastanza da poter di nuovo sentirsi libero,proprio come
lo era il giorno precedente,prima si fosse unito a quello che lui
considerava una specie di circo ambulante. Molte persone intorno a
lui spingevano e sgomitavano per farsi spazio e giungere nei pressi
delle mura,dalla quale le guardie avrebbero dato notizia sull'esito
dello scontro con l'esercito invasore,che si era occupato poco fuori
alla città. Milziade sorrideva con amarezza pensando a tutta
la
fatica che aveva fatto per sopravvivere allo scontro quella pazza
furiosa del comandante noviano,giunto al campo solo per invitare,a
modo suo,un intera legione a lasciar perdere l'assedio e tornare a
presidiare i confini imperiali. Ci era riuscito rischiando anche di
perdere la testa e per questo non sarebbe stato ringraziato,fare la
vita del mercenario sarà stata anche fruttuosa per certi
versi,ma
buona parte del tempo era una vita ingrata. Potevi essere assunto per
fare la guardia ad un nobile che si era inimicato un rivale politico
e a fine contratto,se tutto andava bene,ricevevi per intero la paga
prestabilita e tanti saluti,senza neanche troppe cerimonie,oppure
potevi essere ingaggiato come cacciatore di mostri occasionale,non
molti uomini prezzolati andavano a scontrarsi con qualcuno che non
fosse un umano o una creature simile,troppi rischi e la maggior parte
di loro non tornava a casa. Ma per Milziade era diverso,aveva una
certa esperienza anche con creature all'infuori dell'ordinario,buona
parte delle volte erano delle tane di goblin oppure uno stormo di
arpie che aveva preso di mira nave di un commerciante di pesce. Ogni
lavoro andava bene,purché non fosse troppo
immorale,rifiutava sempre
lavori come sicario o la riscossione dei debiti,incarichi fin troppo
personali e di solito andavano a prendere un qualche poveretto che
probabilmente o non c'entrava niente o si era ritrovato in una
situazione sfortunata,Milziade era fatto così,nulla di
più e nulla
di meno, incarico,soldi,un altro incarico e altri soldi,la sua vita
era così e a lui non dispiaceva...il più delle
volte. Si era
inoltrato ancor di più tra le strade vicino alle mure
allontanandosi
dalla marmaglia che si era compattata vicino alle bianche difese
della città. Le strade erano quasi vuote e lui
continuò per la sua
strada incrociando di tanto in tanto qualche cittadino che si
rintanava in casa oppure un gruppo di ragazzini che venivano portati
a forza da i genitori a rientrare in casa per paura che potesse
succedergli qualcosa visto che buona parte delle guardie e dei
soldati erano fuori dalle mura a combattere e per strada c'era il
timore che squadre di furfanti e sciacalli occasionali girassero per
le vie secondarie e approfittare dell'occasione per derubare qualcuno
o entrare a casa di un ignaro cittadino e portare via denaro e
oggetti preziosi. Stava svoltando ad un angolo di una stradina
deserta,quando ad un certo punto sentì un leggero profumo
farsi
appena sentire nell'aria del vicolo,subito Milziade sentì il
bisogno
di mettere mano alla spada nel timore che anche lui svenisse come era
successo ai legionari nell'accampamento,ma subito si accorse che
l'odore era diverso,ugualmente buono,ma diverso. A naso avrebbe
potuto dire che ricordava un misto di latte e menta,cosa che lo fece
desistere dall'estrarre la lama,ma non per questo lo rese
più
rilassato e con sguardo perso nella via di fronte a lui si diede per
vinto capendo ormai con cosa avesse a che fare...o con chi.
“Puoi
anche uscire allo scoperto Amunet,immagino che lo spettacolo che ti
sei goduta prima ti sia decisamente piaciuto.”
E
da uno dei vicoli adiacenti uscì la snella figura di una
ragazza dai
tratti ameniti,ricordava bene i suoi occhi di gatta e il suo sguardo
furbo,con un leggero tratto di malizia nei suoi occhi,cosa che la
rendeva sensuale e al tempo stesso pericolosa,cosa che lui sapeva
bene e dalla quale cercava di stare attento il più
possibile.
“Vedo
che dopo tutto questo tempo ti ricordi ancora di me,allora
dimmi,com'è il tuo nuovo incarico?”, disse lei
mentre si
appoggiava al muro adiacente con fare attraente.
“Ne
ho avuto di migliori,ma non mi lamento più di tanto,tu
piuttosto
perché sei qui? Non dirmi che anche tu centri con questa
storia.”
“Io?
Mah chissà,forse percorriamo la stessa strada ma con
obbiettivi
differenti. Vedo che ti trovi bene con i tuoi nuovi amici,conoscenze
interessanti?”
“A
tal punto che intendo averci a che fare il meno possibile,tu del
resto da quello che ricordo non sei il tipo di persona che fa
amicizia con qualcuno se non né ricava un
profitto.”
“Così
mi ferisci soldatino,fai di me il mostro che non solo,sappi che non
fosse stato per me saresti caduto in mano di un esercito noviano e tu
sai bene che le legioni non ci vanno tenero con i prigionieri di loro
interesse.”
“E
se non fosse per me tu saresti stata spacciata decine di volte se non
fossi intervenuto io a salvarti,ti sei dimenticata di quella volta
che hai pensato bene di derubare un signore della guerra delle
tribù
libere nella sua stessa tenda?”
“Mi
era stato detto che il campo era libero e non correvo rischi,quella
guardia corrotta mi ha tradito all'ultimo. Tu piuttosto non ti eri
ritrovato solo,all'interno di una piramide dove guarda caso la
sottoscritta e giunta in tempo a salvarti la vita da un branco di
scarabei giganti?”
“E
stato un caso che avessero fatto il nido vicino alla camera del
tesoro e se proprio vuoi saperlo potevo anche scappare senza bisogno
del tuo aiuto,erano grossi ma per niente veloci. Comunque, se hai
qualcosa da dirmi fa in fretta,perché sto morendo di fame e
sentirti
parlare non riempirà il mio stomaco.”
“Conosco
un posto in città dove fanno autentica cucina Amenosita
degna di un
faraone. Vieni ti faccio strada.”
Lucilla
era ancora spossata per quello che le era successo quella mattina. Le
era stato portato un piatto di minestra di verdure,con pane morbido
come contorno nel caso il suo appetito avesse bisogno di qualcosa di
più sostanzioso che riempire lo stomaco,ma mangiò
quanto bastava
per rimettersi in forze e si rimise a letto,coperta e tenuta al caldo
nonostante fosse estate e fuori facesse un discreto caldo. Il suo
corpo era ancora debole e brividi freddi dovuti allo sforzo e alla
perdita di sangue che aveva vomitato in precedenza la rendevano
debole e incapace di fare un qualunque sforzo per potersi di nuovo
muovere con le proprie gambe. Osservava il soffitto,mentre con una
mano si stuzzicava l'anello che si era rimesso al dito facendolo
girare,cosa che faceva tutte le volte che sentiva il bisogno di
tornare alla mente a ricordi per lei importanti,se non addirittura
indispensabili. Ripensò a casa sua,vicino alla
città di Nova,dove
la villa di famiglia sorgeva in mezzo ad una natura bucolica e
tranquilla e le colline facevano da sfondo per il rilassante
panorama.
Ricordava
come i campi d'erba risplendevano alla luce del sole come un grande
mare di smeraldo e le colline erano grandi onde di terra immobili che
si illuminavano di un pallido arancione quando il sole sorgeva e poi
si tingevano di un forte arancione al tramonto. Da quello che
ricordava le era sempre piaciuto il giorno,il momento della giornata
più energico e vitale si potesse vivere e quando usciva per
giocare
in giardino o quando leggeva i testi degli antichi saggi sotto le
fronde del grande Olmo del suo giardino sentiva quella luce
raggiungerla anche tra le fronde degli alberi sentiva il calore del
sole toccarla delicatamente,dandogli un senso di benessere unico nel
suo genere e quella grande stella che svettava nel cielo come un re
glorioso la faceva sentire protetta e al sicuro. Ma crescendo si
accorse che per quanto caldo fosse il sole non poteva distruggere il
male che dimorava sulla superficie del mondo illuminato,male che
aveva travolto lei e suo padre due anni prima che lei lasciasse la
Domus Lucis senza il consenso imperiale e che il farlo l'aveva resa
una fuggitiva,una reietta della sua stessa casa,del suo stesso trono
e del suo stesso impero,che per diritto le aspettava e che le era
stato sottratto da Lucio Cornelio Silla,un uomo spietato e violento.
Non avrebbe mai potuto dimenticare,nemmeno volendo,il giorno in cui
la sua vita era cambiata per sempre,il giorno in cui aveva perso
tutto per colpa di un solo,singolo,uomo. Ricordava ancora il suo
volto,lo vide una sola volta,ma gli fu sufficiente per ricordarsi il
suo aspetto, occhi azzurri privi di qualsiasi pietà,pieni di
un
incandescente ferocia mentre sul volto,liscio e scultoreo,la
rigidità
dei muscoli del volto non traspiravano alcuna emozione, se non un
impassibile volontà di avanzare.
“Padre...”
Disse
la giovane mentre una lacrima traditrice le scese da un occhio
rivelando a se stessa che era tornata con la mente ad eventi
più
oscuri del presente. All'improvviso però udì due
colpi alla
porta,qualcuno stava bussando.
“Lucilla,sei
sveglia? Sono Braxus,posso entrare?”
Lei
si riprese dai suoi pensieri e portandosi una mano sulla parte
bagnata del volto si tolse i segni della goccia che le aveva rigato
il viso e si tolse dagli occhi l'acqua restante,scacciando insieme ad
essa buona parte della malinconia.
“Si...entra
pure.”,disse lei sforzandosi di alzare la voce.
La
porta si aprì e il giovane entrò nella stanza,poi
chiuse la porta
lentamente e in pochi passi fu vicino al letto dove Lucilla stava
passando la sua convalescenza. Sul volto di Braxus si poteva leggere
chiaramente uno sguardo preoccupato, poiché vedere la
ragazza
ridotta in quelle condizioni lo spaventava più di affrontare
un
branco di leoni,circondato ed armato solo di un pugnale.
“Come
stai?”,chiese lui titubante.
“Bene,il
mago dice che sono fuori pericolo,ma che ho ancora bisogno di un po'
di riposo. Pare che abbia rischiato di bruciarmi da sola,sono proprio
una stupida non trovi?”,disse lei ridacchiando alla fine
della
frase,come a voler sdrammatizzare la sua situazione.
“Ma
che dici? Non pensarlo neanche per scherzo,tu sei stata fortissima a
giungere fin qua con così poche persone a proteggerti,quello
che è
successo oggi è stata una cosa inaspettata certo,ma devi
tenere
conto anche del fatto che ti sei sottoposta ad uno sforzo immenso per
poter arrivare ad Aegis giunto in tempo per poterti sottrarre alle
grinfie di Silla,questo deve pur dire qualcosa.”
“Spero
di si,ho rischiato di morire per colpa di un incantesimo che ancora
non so gestire al meglio,mi spiace solo di darvi così tante
preoccupazioni.”
“Tu
adesso non pensarci e continua a riposarti,devi riprendere le energie
se no non potrai riprendere la missione. E comunque per ora non
potremo andare da nessuna parte finché quell'armata noviana
resta
accampata fuori dalle mura,quindi adesso stai calma e guarisci,va
bene?”
Lei
annuì con la testa mentre lui le rimboccava la calda coperta
che la
circondava,poi si guardò attorno e vide che la camera del
mago era
piena zeppa di pergamene,pietre runiche e altre curiosità
magiche.
C'erano ben tre scaffali,di cui due pieni zeppi di rotoli di papiro e
altri scritti di vario genere e un altro pieno di oggetti
curiosi,come una palla di cristallo,un mucchietto di pietre
runiche,un piccolo specchio col manico a forma di serpente e altre
cose della quale Braxus non ci capiva niente e che sapeva bene era
meglio non toccare.
“Comunque,ti
ringrazio per esserti unito anche tu in questa impresa. Il tuo aiuto
è più che apprezzato in questo gruppo.”
“Figurati
e poi da quanto tempo ci conosciamo? Quattro-cinque anni al massimo?
Se non fosse stato per tuo padre io avrei continuato a combattere
nell'anfiteatro fino alla mia liberazione o fino a quando non sarei
morto per mano di un altro gladiatore o tra le fauci di una bestia
feroce. Se sono libero e ho acquistato la mia dignità come
persona
lo devo a lui. Non hai nulla di cui dover ringraziare,anzi sono io
che devo a te e a tuo padre la persona che sono oggi.”
“Grazie,sei
un buon amico.”
“Si...amici.”
E
in quel momento la ragazza tornò a sorridere sapendo che al
suo
fianco aveva persone come Nym,Gordlack e Braxus della quale poteva
fidarsi ciecamente e sulla quale poteva contare quando lei si sentiva
più sola e l'aiuto di una mano amica si sarebbe mostrata a
lei con
lo stesso candore della luce di un sole di primavera pronto a
scacciare le tenebre quando più si sarebbero fatte cupe ed
opprimenti. Braxus dal canto suo sapeva che Lucilla era una ragazza
sensibile e che quando ne sentiva il bisogno avrebbe dovuto avere
qualcuno vicino a rincuorare la sua amica quando più
l'avrebbe vista
a terra e sconsolata. Ma dentro di lui qualcosa gli fece sentire un
piccolo vuoto vicino al cuore,sentirsi chiamare amico in qualche modo
lo faceva sentire bene quando stava con lei,ma allo stesso tempo era
come se una fitta nel petto lo facesse sentire male. Non sapeva
definirlo e forse era solo una sua impressione, ma in ogni caso le
sarebbe stato accanto per sempre,fino a che non sarebbe stato libero
dal suo giuramento,ma forse da qualche parte nel suo essere sperava
che quel giuramento non dovesse mai essere mai sciolto.
Ci
avevano impiegato meno di un ora a giungere nella taverna indicata da
Amunet. La vacca abbondante, una bettola che dall'aspetto esterno non
sembrava nulla di che,si trovava vicino alla strada principale.
Dall'aspetto non sembrava un posto così esclusivo,l'aspetto
era
quello di una classica taverna amenita,un grande edificio
rettangolare ricoperto da stucco bianco e l'immagine di una grossa
vacca dalle lunghe corna appuntite,con un grosso disco rosso in mezzo
ad esse a simboleggiare il sole,disegnata di profilo,nel tipico stile
del regno delle piramidi. Era facile dedurre che nonostante il
richiamo alla terra natia quella bettola non poteva essere stata
fatta allo stesso modo dello stile che voleva imitare,primo
perché
se fosse stata fatta veramente con mattoni di fango allora in caso di
pioggia violenta non sarebbe resistita nemmeno un giorno e inoltre il
tetto era fatto di legno e non con un semplice rivestimento di paglia
com'era tipico dei territori più caldi,per qualcuno che
aveva
viaggiato tanto come lui ne aveva viste di cose e di certo Milziade
avrebbe riconosciuto gli evidenti errori stilistici lontano miglia.
Ma aveva troppa fame per badare con voglia a queste attrazioni da
locali che avevano voglia di mangiare qualcosa di esotico e decise di
seguire la donna senza fare troppe storie dentro la locanda,ma prima
avrebbe lasciato Briseide nella piccola stalla li vicino,per
comodità
avrebbe potuta legarla fuori,ma essendo estate ed era mezzogiorno
passato era chiaro che la giornata sarebbe stata calda anche se si
fossero trovati in montagna e non se la sentiva di lasciarla sotto il
sole,per cui ci mise il suo tempo a legarla all'ombra vicino
all'abbeveratoio e ad una balla di fieno nel caso avesse avuto
fame,prese i soldi che aveva ricevuto come paga per scortato la
principessa fino ad Aegis e li divise a metà,una parte se la
sarebbe
tenuta con se e l'altra l'avrebbe lasciato dentro la
borsa,così nel
caso avesse perso i soldi in un modo o nell'altro né avrebbe
avuto
una parte con la sua fedele compagna così da aver un
gruzzolo
d'emergenza e alla fine entrò. Il locale all'interno era
molto più
apprezzabile di quello che sembrava dall'esterno,l'atmosfera
all'interno era colmo dell'odore del pane appena sfornato e il dolce
aroma delle tante pagnotte calde lo aveva già preso alla
gola,mentre
nel contempo aveva seguito la ragazza ad un basso tavolo,un piccolo
tavolino quasi a raso terra dove i clienti mangiavano sopra una
stuoia di papiro poggiata a terra sulla quale Milziade non si sentiva
poi così scomodo come credeva. Era molto che non aveva a che
fare
con le usanze tipiche di quella civiltà del deserto.
Arrivarono le
pietanze per entrambi:Amunet aveva preso un piatto d'anatra
accompagnata con verdure miste,un po' di pane non lievitato e un
bicchiere di vino rosso,mentre Milziade aveva preso un grosso pezzo
di manzo cotto in una salsa d'erba cipollina ed aglio,portato insieme
ad un piattino di dolci fatti di zucchero e mandorle,il tutto
accompagnato da un grande bicchiere di birra scura.
“Allora
Amunet,mi spieghi perché ti trovi in
città?”,chiese Milziade
mentre con un coltello tagliava una parte di carne e se la portava
alla bocca.
“Sei
serio? Sai già la risposta a questa
domanda.”,disse lei mentre
masticava un po' di pane.
“Ma
perché qui ad Aegis,se anche sei immischiata con questa
assurdità
sapevi benissimo che saremmo giunti fin qua,immagino però
che tu sia
giunta qui ben prima del nostro arrivo.”
“Una
settimana fa per l'esattezza,ma come ben sai non posso dirti nulla,se
non che tu e i tuoi nuovi amici siete in gravi guai.”
“Davvero?
Avanti dimmi qualcosa che non so.”,disse lui prima di bere un
sorso
di birra.
Lei
prese qualche pezzo d'anatra insieme a un po' di cipolla che
mandò
giù con un sorso di vino,si guardò attorno e poi
ricominciò a
parlare.
“Posso
solo dirti questo e sappi che te lo dico solo perché sei tu.
Il
regno di Amenosi ha iniziato a mandare spie in tutto l'impero,con lo
scopo di tenere conto delle vostre traccie,ovviamente sanno della
fuga di Lucilla dai suoi doveri come sacerdotessa di Apollo e queste
ha destato preoccupazioni al vertice del potere,sapendo che se
l'imperatore dovesse mettere le grinfie sul vostro bottino sarebbe
una catastrofe.”
“Posso
immaginarlo.”
Passò
una decina di minuti mentre tra un morso e un altro finivano il loro
pasto in tutta tranquillità,sopratutto per Milziade che
finalmente
era riuscito a staccarsi dal nano e dall'elfo e avere così
del tempo
tutto per se e potersi godere del meritato riposo. Certamente non
poteva dire che stare a contatto con quella gatta di Amunet lo
facesse sentire al sicuro,ma se non altro si poteva dire che lei era
del suo stesso ambiente e la cosa lo faceva sentire più suo
agio
pur non dimenticando di non adagiarsi sugli allori. Ora che i piatti
erano vuoti e il loro bere era concluso il mercenario si
guardò
attorno,notando che molti dei presenti erano ancora intenti a
mangiare e pensare agli affari propri,poi si rivolse alla ragazza con
tono tranquillo.
“Bene
Amunet,adesso che abbiamo finito che ti va di fare?”
“Non
saprei,tu a cosa pensavi?”,disse lei in maniera
provocante,alludendo a un qualche poco velato doppio senso.
“Alla
stessa cosa che pensavi tu...ma senza che i tuoi amici ci
seguano,sai,certe cose mi piace farle ancora alla vecchia
maniera.”,disse lui indicando due energumeni a qualche tavolo
indietro. Dalla faccia di Amunet si capiva la delusione di non essere
riuscita a farla al vecchio collega e che i suoi due scagnozzi che
gli facevano da guardie del corpo non erano passate inosservate.
Sapeva bene che Milziade era un tipo guardingo e attento ai
dettagli,ma si chiedeva sempre come riusciva ad essere così
intuitivo.
“Forse
la prossima volta mio caro,oggi la mia lista e piena di impegni e non
vorrei arrivare in ritardo.”
“Come
immaginavo...”
Il
guerriero si alzò,lasciò due scudi d'oro sul
tavolo.
“Tranquilla
offro io. E stato un piacere rincontrarti,ci vediamo.”
Disse
lui prima di allontanarsi ed uscire dal locale,mentre lei lo
osservava allontanarsi seguendo con lo sguardo interessato i
movimenti di quel corpo scultoreo e dei muscoli ben allenati del
mercenario che poco alla volta sparivano dalla sua vista.
“Prego
soldatino,il piacere e stato tutto mio.”
Parlò
tra se e se mentre pensò con riluttanza al dover sopprimere
i suoi
istinti animali,sapendo bene e più di una volta come
Milziade
sapesse quali fossero le abilità di Milziade,anche quelle
sotto le
coperte. Tirò un sospiro di rassegnazione e si
consolò a malapena
sapendo che quello non sarebbe stato il loro ultimo incontro.
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