[Dom]
“Conor?” chiamai a gran voce il mio coinquilino,
affacciandomi alla porta della zona giorno.
La stanza era vuota e dal mio amico non giunse nessuna
risposta.
Aggrottai la fronte e lanciai un’altra occhiata al display
del mio cellulare, dove campeggiava l’email aperta che avevo
appena ricevuto.
In poche falcate raggiunsi la porta della nostra camera e
vi sbirciai dentro: come sospettavo, Conor era sdraiato sul suo letto,
teneva
lo sguardo fisso su un enorme volume di Letteratura del Seicento e
portava un
paio di enormi cuffie alle orecchie.
Da quando gli si erano rotti gli auricolari, per studiare
utilizzava sempre quegli enormi affari per ascoltare musica; avendo
entrambe le
orecchie inondate di musica e isolate dall’ambiente
circostante, più di una
volta non aveva sentito i miei richiami.
Cercai di attirare la sua attenzione con una serie di
ampi gesti. Quando, qualche istante dopo, si accorse della mia
presenza,
sobbalzò spaventato e si affrettò a mettere in
pausa la musica. “Che c’è?”
domandò distrattamente, tenendo il segno sulla pagina con
una matita.
“Oggi dovrebbe arrivare l’ordine che ho fatto su
Amazon,
è in consegna. Quindi, per favore, fai attenzione se
qualcuno suona al
campanello, e se arriva il corriere ritira tutto tu.”
“Okay” rispose il mio amico, scribacchiando qualche
parola
sul quaderno degli appunti.
“E, mi raccomando, non aprire il pacco per nessuna
ragione al mondo: ci sono i regali di Natale
dentro” aggiunsi,
inchiodandolo con lo sguardo e assumendo un tono vagamente minaccioso.
“Sì, tranquillo” ribatté
ancora lui, voltando pagina e
afferrando un evidenziatore giallo.
Aggrottai le sopracciglia, dubbioso. “Ma mi stai
ascoltando?”
“Sì, certo, guarda che quello distratto tra i due
sei tu!
Adesso mi lasci in pace? Sono nel bel mezzo di un paragrafo, mi fai
perdere il
segno!” mi liquidò, trattenendo un sospiro e
accennando al libro.
Mi strinsi nelle spalle. “Va bene, me ne vado, non ti
incazzare… e attento al corriere!” conclusi,
dirigendomi verso l’ingresso.
Ultimamente, complice la nuova ondata di esami che si
faceva sempre più vicina, il mio coinquilino era piuttosto
distratto e
scontroso, preso com’era dallo studio; un po’ mi
preoccupava vederlo così,
prendeva molto a cuore l’università e in
prossimità delle sessioni cominciava a
dare di matto e farsi prendere dall’ansia.
Forse però era meglio reagire come lui piuttosto che
temporeggiare come facevo io – ci eravamo iscritti insieme,
ma io non avevo
dato neanche la metà degli esami che avrei dovuto.
Sospirai e cercai di scacciare via quei pensieri ben poco
rassicuranti mentre, immerso nell’aria frizzante di
metà dicembre, mi dirigevo
verso la fermata del bus. Una nuova giornata lavorativa mi attendeva,
dovevo
focalizzare la mia attenzione su quello.
Feci il mio ingresso in cucina e mi lasciai sfuggire un
sonoro sbadiglio. Non appena inquadrai la scena che mi si presentava
davanti,
tuttavia, non potei che sgranare gli occhi e tutta la stanchezza della
delirante giornata di lavoro al bar venne rimpiazzata da
perplessità e
confusione.
“Ciao” mi salutò Conor che, in piedi
sopra il tavolo
della cucina, stava legando un oggetto non meglio identificato al
lampadario.
“Ma cosa cazzo ci fai lassù?” lo
interrogai, sempre più
confuso. Solo a una seconda occhiata mi accorsi delle decorazioni
natalizie
sparse per la stanza e lo sbilenco e spelacchiato alberello stipato in
un
angolo, accanto alla portafinestra.
“Non dirmi che hai cominciato ad addobbare la casa senza
aspettarmi!” sbottai allora, incrociando le braccia
al petto e mettendo il
broncio.
“Mi annoiavo! E poi è già da una
settimana che avevo
intenzione di addobbare, ma tu non c’eri mai o eri troppo
stanco” si giustificò
lui, mentre raddrizzava il pendente a forma di fiocco di neve che aveva
appeso
al lampadario.
“Ma l’albero volevo farlo
anch’io!” mi lamentai
teatralmente, anche se in realtà non ero davvero arrabbiato.
Mi avvicinai
all’abete sintetico ed esaminai con fare critico le fioche
lucine – alcune già
fulminate – che lampeggiavano a intermittenza.
“Spalanca le braccia, fatti crescere le radici e stai
zitto: così puoi fare
l’albero” rispose Conor ironico, mentre scendeva
con cautela dal tavolo.
“Che spiritoso…” lo rimbeccai.
“Ti perdono soltanto se
hai ritirato il pacco di Amazon.”
Lui schioccò le dita e sorrise. “Ecco cosa mi
stavo
dimenticando! Certo, è arrivato stamattina, poco dopo che te
ne sei andato!
Vado a prenderlo” affermò, prima di uscire dalla
stanza e sparire in corridoio.
Tornò qualche istante più tardi con un enorme
cartone quadrato tra le braccia.
Senza dargli il tempo di aggiungere altro, glielo
strappai di mano e corsi in camera da letto, chiudendomici dentro;
dovevo
assolutamente aprirlo e controllare che ci fosse tutto e che gli
articoli
ordinati corrispondessero alle mie richieste. E Conor non poteva assolutamente
assistere all’apertura del pacco, visto che
l’ordine includeva anche il regalo
per lui.
Poggiai la scatola sul mio letto e mi adoperai per
aprirlo; tuttavia, dopo qualche istante, mi resi conto che qualcosa non
andava.
“Ma il pacco non è
sigillato…” borbottai tra me, notando
che l’imballaggio aveva ceduto troppo facilmente ed era
già danneggiato in
alcuni punti. Aggrottai le sopracciglia, ripresi il pacco tra le
braccia e
tornai nella zona giorno, dove il mio amico stava combattendo con una
ghirlanda
rossa e dorata.
“Conor?”
“Sì?”
“Quando hai ritirato il pacco, hai controllato che fosse
tutto a posto?”
Lui si voltò a guardarmi e sbatté un paio di
volte le
palpebre. “Mmh… in che senso?”
Accennai allo scatolone. “È come se qualcuno
l’avesse già
aperto prima di me. Non vorrei che il corriere avesse fatto qualche
stronzata e
mi avesse fottuto qualcosa… perché, se
così fosse, vado a incendiargli il
camion” dissi, cominciando ad alterarmi. Avevo sempre
ricevuto un buon servizio
da Amazon, non mi era mai capitata una cosa del genere.
“Ah sì? Beh… e come fai a dire che non
era ben chiuso?
Però non guardare me, io ho controllato ed era tutto
okay!” farfugliò con voce
troppo acuta ed esitante per risultare credibile, poi distolse lo
sguardo e
prese ad armeggiare nuovamente con la ghirlanda.
A quel punto un terribile sospetto si fece strada dentro di
me e istintivamente compii qualche passo verso il biondo. Non era
affatto bravo
a mentire, tantomeno con me.
“Conor, sei stato tu ad aprire il pacco?” lo
incalzai,
trucidandolo con un’occhiata.
“Io?!”
“Dimmi la verità, altrimenti ti appendo
all’albero di
Natale e ti ci lascio per tutte le feste!”
Lui inclinò appena il capo di lato e ridacchiò
nervosamente. “Ecco, può essere… ma
solo una sbirciatina…”
Mi battei una mano sulla fronte. “Ma io ti ammazzo, sei
un deficiente!”
“Dai, non è così grave! Apriamo sempre
i pacchi l’uno
dell’altro quando arrivano!” cercò di
minimizzare, mettendo su un sorriso
innocente.
“Questa volta ti avevo detto di non
farlo, per
nessuna ragione al mondo!”
“Davvero? Quando?” cadde dalle nuvole lui.
Sbuffai, mi sedetti sul divano e presi a frugare con
movimenti bruschi e frenetici dentro lo scatolone. Perlomeno
c’era tutto ed era
in condizioni perfette.
“Dai, Dom, non ti incazzare! Lo sai che sono troppo
curioso, non ho resistito!” ruppe il silenzio Conor con voce
implorante,
rivolgendomi un’occhiata da cane bastonato. Ancora con
l’addobbo rosso e oro
appeso al braccio, prese posto accanto a me e fissò lo
sguardo nel mio,
facendomi gli occhi dolci.
Quanto era tremendamente cretino! In quel momento lo
detestavo perché era riuscito a rovinare tutto, ma non
potevo davvero
prendermela quando metteva su quell’espressione da bimbo
pentito dopo aver
combinato una marachella.
Gli lanciai un’occhiata in tralice. “E invece mi
incazzo
perché volevo farti una sorpresa e tu hai mandato tutto a
puttane.”
Lui si accostò e recuperò all’interno
del pacco una
confezione in cartone contenente un paio di nuovi auricolari bluetooth.
“Questo
è il regalo per me, vero?”
Sbuffai rassegnato. “Sì. E tieni giù le
mani, ci manca
solo che abbiano pure il prezzo sopra” gli intimai,
strappandogli l’oggetto
dalle dita e rimettendolo al suo posto.
Forse me l’ero presa un po’ troppo a cuore, ma ci
tenevo
tantissimo a fare delle belle sorprese ai miei amici, soprattutto ora
che avevo
uno stipendio e potevo permettermelo; il regalo per Conor era il mio
asso nella
manica quell’anno, dato che non aveva mai avuto degli
auricolari bluetooth e
ripeteva sempre che li avrebbe voluti provare.
Dopo qualche istante di silenzio, Conor mi batté una
pacca sul braccio. “E dai, Dom, smettila di tenermi il muso!
Facciamo finta che
io non abbia visto niente: tu fai il pacchetto e il 25, quando apriremo
i
regali, fingerò di essere sorpreso! Ti va bene questa
faccia?” propose, per poi
spalancare occhi e bocca in un’espressione che voleva
sembrare sbalordita, ma
in conclusione non era per niente credibile.
I miei sforzi per trattenere le risate non valsero a
nulla, perché nel vedere quella smorfia scoppiai a ridere
all’istante e gli
diedi una leggera spinta all’indietro. “Che pezzo
di merda, per colpa tua non
posso neanche incazzarmi come dovrei!”
Conor scoppiò a ridere a sua volta, si sfilò la
ghirlanda
dal braccio e me la lanciò addosso. “Su,
coinquilino: non hai detto che volevi
aiutarmi ad addobbare la nostra casetta?”
Scansai la decorazione di lato e mi misi in piedi. “Un
attimo, metto via questo” affermai, accennando alla
confezione di cartone
sempre più disfatta.
Conor si alzò a sua volta e mi sfiorò un braccio
per
attirare la mia attenzione. Gli lanciai un’occhiata stranita
e notai che aveva
un sorrisetto dipinto sul viso – le fossette sulle guance e i
capelli
disordinati lo facevano sembrare proprio un bambino.
“Comunque volevo dirti grazie. È il miglior regalo
che
potessi ricevere” cinguettò, ampliando ancora di
più il suo sorriso.
Piegai appena la testa di lato e lo scrutai curioso. “Le
cuffie bluetooth, intendi? Ci credo, è da quando ti conosco
che rompi le palle
per…”
“No” mi interruppe, saltandomi improvvisamente al
collo e
intrappolandomi in un abbraccio. “Intendevo un amico come
te!”
Risi e ricambiai la sua stretta, facendogli poggiare il
mento sulla mia spalla e scompigliandogli affettuosamente i capelli.
Anche io
mi sentivo estremamente fortunato ad avere un amico dolce, divertente,
generoso
e sincero come Conor, e gli volevo un mondo di bene così,
anche con tutti i
suoi difetti.
Senza lasciarlo andare, mi allungai a prendere una
pallina rossa che stazionava sul tavolo, in attesa di essere posta
sull’albero,
e la appesi all’orecchio di Conor.
“Che coglione” commentò lui con una
risata.
“Smettila di insultarmi e approfittarti della mia
bontà,
altrimenti il tuo coinquilino preferito ti butta fuori di casa e ti fa
passare
le feste per strada” gli sussurrai all’orecchio,
poi sciolsi l’abbraccio e gli
battei una scherzosa pacca sul sedere. “Forza, decoriamo
questo fottuto abete
di plastica!”
🎁 🎁 🎁
Prompt
per la
challenge “Just stop for a minute and smile”:
24.
"Cosa ci fai lassù?"
32.
"È il miglior regalo che potessi
ricevere!"
Buone feste
a tutti e benvenuti nel mio nuovissimo progetto
che non potrei affatto permettermi di iniziare XD visto che i miiei OC,
dopo
avermi guardato male per averli abbandonati, ora stanno piangendo in un
angolo
e implorando la mia attenzione… MA EHI, quando
l’ispirazione chiama chi sono io
per obiettare? XD
Sì,
questo è il primo capitolo di una raccolta che
avrà orientativamente quattro capitoli (i primi due POV Dom,
gli ultimi due POV
Conor), tutte delle piccole slice of life sulla convivenza di questi
due
scemotti :3 ho troppe idee per loro!! Non mi stancherei mai di
celebrare la
loro amicizia (e il loro essere cretini insieme XD) *________*
E il fatto
che io abbia deciso di pubblicare questa
prima (parecchio sottotono, perdonatemi) scenetta proprio oggi, che
è il
compleanno di Conor, È UN CASO!!! Quest’anno
teoricamente avevo deciso di non scrivere
niente per i NBT ma, anche se questa non è una vera e
propria storia di
compleanno, ho deciso comunque di approfittare dell’occasione
per pubblicarla!
E, già che ci siamo, AUGUTI CONOR!
Stavolta non
ho fatto riferimento a nulla in particolare
nella realtà, è una slice of life che ho
partorito così, senza motivo XD
Tuttavia
lascio qualche piccola noticina per coloro
che non conoscono l’AU in cui queste storielle sono
ambientate: qui ovviamente
i NBT sono dei ragazzi normali (quando mai) e non famosi; Dom e Conor
sono
amici da tanto tempo, sono molto legati, tanto che hanno deciso di
iscriversi
all’università insieme (in Lettere) e prendere
insieme un appartamentino in
affitto. Conor è uno studente diligente, che studia per
tutti gli esami e frequenta
le lezioni; Dom, decisamente più svogliato e pigro, deve
però anche andare al
lavoro – è assunto come cameriere in un piccolo
bar vicino all’università e
deve fare degli orari piuttosto strambi e scomodi, oltre che parecchi
straordinari.
E…
per il momento mi fermo qui, ulteriori precisazioni
le troverete nei prossimi capitoli se sarà necessario!
Grazie a
chiunque sia giunto fin qui e ci sentiamo
prestissimo col prossimo capitolo *-*
Ancora
tantissimi auguri di buon Natale a tuttiiii!!! ♥
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