Il loro secondo incontro
avvenne nel piano terra della "Cupola", la
cui struttura era davvero simile a quella di una volta. I viaggiatori
che raggiungevano la Cupola sapevano che sarebbero stati ricompensati
dalla conoscenza, grazie a questa avrebbero potuto affrontare il
viaggio finale nel famigerato Occhio dell'Eden; la cui prima diceria
riguardava la perdita di tutta la luce alare, ossia nel loro caso di
morte certa.
Si
raccontava che fare ritorno dall'Eden fosse una tappa obbligata
nelle loro vite, ma che la scalata per raggiungerlo fosse ardua e piena
di pericoli, per tanto molti rinunciavano a metà strada.
All'interno
della Cupola vi erano delle porte apribili sbloccando
soltanto il loro meccanismo in modo simultaneo, a volte era necessario
l'aiuto di un altro viandante per questo; spesso il suo solo soccorso
non
bastava e richiedeva almeno altre due persone.
La
vetta era un viaggio verticale attraversando tutti i regni e tutta
la conoscenza acquisita finora, pertanto non tutti i viaggiatori
riuscivano a raggiungerla al primo tentativo, spesso si perdevano a
metà strada o restavano confusi. In questi casi l'aiuto di
qualcuno più esperto sarebbe stato fondamentale per
illuminare la via.
Quando
la vide non ci pensò due volte ad andarla ad aiutare; si
posizionò dalla parte opposta alla sua, accendendo la
fiaccola
della porta che lei era intenta ad aprire. Il meccanismo
scattò
e il portale si aprì spaccando il muro e lasciando
intravedere
un passaggio sotterraneo preceduto da delle scale.
"Serve
aiuto?" Le domandò, imitando le stesse identiche parole che
le rivolse quella volta prima, nel Deserto.
Lei
la guardò stupita, con la bocca un po' aperta, ma quando la
richiuse sorrideva e la mano era già tesa per invitarla a
seguirla. Non ci pensò due volte a seguirla e ad afferrarla,
finendo per essere trascinata in quel sotterraneo segreto correndo
giù per delle scale. Ciò che si parò
davanti ai
loro occhi fu così un enorme spazio vuoto, il cui percorso
proseguiva dal lato opposto dove un'apertura sul muro lasciava
intravedere uno squarcio e un altro corridoio. Prima ancora di
realizzarlo avevano già
spiccato il volo per atterrarci, poi di corsa puntarono verso sinistra
e ne seguirono il percorso raccogliendo la luce dalle candele
disseminate qua e in là.
Non
era solo veloce, sapeva anche dove dirigersi; sicuramente nemmeno era
la sua prima volta lì.
Era
anche diversa da come la ricordava: sembrava più alta e i
capelli parevano essersi allungati; il suo mantello non era
più
di quel doppio colore viola-arancione, ma di un bellissimo colore ciano
come il cielo limpido nella Terra dell'Erba. Si
soffermò sulla sua
espressione concentrata mentre correvano assieme, poi distolse lo
sguardo in basso per sorridere rassegnata. Al contrario suo aveva
ancora quel mantello color rosso, che la identificava come una novizia,
e
i capelli legati in due semplici code. Una pettinatura davvero base,
tipica delle neonate.
"Sai,
ho attraversato il Deserto. Ce l'ho fatta da sola. Non vedevo l'ora
d'incontrarti di nuovo e dirtelo."
La
loro corsa si arrestò, ma le loro mani non si lasciarono.
Lei
la guardò, ma come la volta prima ci mise un po' a
rispondere.
"Sono
contenta. Sei qui per dirmelo." Rispose e riprese a balzare, evitando
gli angoli più bui e puntando solo a quelli lucenti di
candele da
accendere. Volteggiarono in basso più di una volta, salirono
persino
una scala e scesero di nuovo; nel giro di ben poco tempo ritornarono
alla superficie, nel piano terra della Cupola. In quel momento la sua
mano la lasciò.
"Mmm...
tu non riesci a capire bene la mia lingua, vero?" Le domandò
prima che potesse innalzarsi in volo di nuovo e andarsene.
L'altra
le si avvicinò. Sì, era decisamente
più alta rispetto alla volta
scorsa; doveva tenere il mento sollevato in alto se voleva raggiungerle
gli occhi.
"Posso
capirti. Faccio fatica a parlarti. Dovrai avere
pazienza." Sorrise e poi spostò lo sguardo altrove,
esattamente dal
lato opposto dove si trovavano. Con un gesto puntò il dito
verso quella
direzione.
"Segreto."
Mormorò abbassando la mano.
"Cosa?"
Di
nuovo la sua mano venne afferrata e finirono per disegnare una parabola
in aria che conduceva verso quella parte indicata. Nel momento in cui
sembrò che stessero per andare a sbattere contro un muro
puntò i piedi
a terra e fece resistenza per far capire la sua riluttanza, allora
l'altra si fermò e la guardò con sguardo
pacifico.
"No
paura." La
rassicurò, porgendole nuovamente la mano; vedendola
così sicura di sé
si diede mentalmente della stupida. Un viaggiatore che ti offre la mano
è qualcuno che sa il fatto suo, sa dove portarti e cosa
mostrarti. Da
principiante quale lei era poteva solo lasciarsi trainare qua e in
là,
memorizzando i luoghi che le venivano mostrati.
Così
attraversarono la parete, che in realtà era priva di muro,
in uno
stretto cunicolo che conduceva in un prato segreto dove i fiori, color
raggi del sole, lo ricoprivano interamente. Anche lì la
viandante si
dilettò a fare su e giù per le rocciose pareti,
accendendo le poche
candele presenti per poi atterrare all'ingresso di un portale la cui
entrata pareva distorta. La piccola principiante lo osservò
col cuore
in gola, da un lato impaurita per l'ignoto e dall'altro consapevole di
non essere sola.
"La
guardiana qui è suscettibile. No entrare se non
le piaci." Allungando una mano la fece oltrepassare oltre. "Ma tu sei
con me e no problemi." Con uno strattone valicarono attraverso e
finirono verso un luogo di sole nuvole e cielo soleggiato.
La
principiante ne rimase meravigliata per l'improvviso e repentino cambio
di scenario: un vasto mare di nuvole e di cielo talmente infinito da
non sapere dove rivolgere lo sguardo, nemmeno si accorse che la sua
mano era stata lasciata e che l'altra si era alzata in volo planando
tra le nubi e sfruttando le correnti d'aria per raggiungere un piccolo
puntino bianco alto nel cielo. Era una barchetta, una piccola gondola
che fluttuava sospesa. Provò a fare lo stesso cercando di
scalare le
nuvole e di sfruttare le correnti per andare più in alto, ma
queste si
rivelarono troppo forti per le sue ali e la sbalzarono continuamente
via annullando i suoi tentativi.
Provò
vergogna nel vedersi così impacciata quando l'altra invece
era già seduta composta che l'aspettava.
"Perché
non ti siedi?" Le domandò a un tratto, quando
riuscì finalmente a raggiungere la prua della piccola
imbarazione.
"Non
riesco, è difficile. Vengo sbalzata via." Rispose con
fatica, sbattendo
freneticamente il suo mantello per tentare di opporre un minimo di
resistenza alla corrente. Fortunatamente l'altra le venne in soccorso,
afferrandole la mano e tirandola a sé. Ora le due potevano
entrambe
sedersi, una di fronte all'altra mentre la barchetta faceva il resto.
La
principiante giunse le mani sopra le sue gambe e si strinse forte le
dita, indecisa se guardarla o volgere lo sguardo all'orizzonte; stava
quasi per aprire bocca per spezzare quell'imbarazzante silenzio, ma fu
l'altra a farlo per prima.
"Mantello
Rosso. Così ti ho chiamata. Ti piace?"
Lei
sbatté le palpebre un paio di volte o più, non
sapendo esattamente cosa
rispondere. Finì solo per torturarsi le dita più
violentemente di poco
prima.
"Sì,
va bene. Se ti piace mi sta bene." Rispose alzando un poco il mento. "E
tu come ti chiami?"
Lei
sorrise e si pizzicò una di quelle lunghe ciocche color neve
che le accarezzavano le tempie del viso.
"Puoi
chiamarmi come ti pare, basta che ti piaccia."
Mantello
Rosso spostò il peso da un piede all'altro, godendosi quella
sensazione
di essere sospese nel vuoto, sole e tra le nuvole.
"Quando
sei nata?" Le domandò curiosa.
L'altra
lisciò la ciocca pensierosa prima di rispondere, poi la
lasciò andare e la riportò al suo posto dietro le
orecchie.
"Mi
sono mostrata una settimana prima della Stagione degli Incantesimi."
A
quel punto Mantello Rosso ricordò il periodo della sua
nascita: quel
giorno i viaggiatori come lei erano in fermento perché
un'imbarcazione
era apparsa nel mare nero del Deserto Dorato, lei vi era stata sopra
una volta sola e la destinazione di quella nave era un'arca perduta in
un'oasi del Deserto. Non era ancora in grado di capire il motivo dietro
a tanta eccitazione.
"Sei
più grande solo di una settimana, ma sei già
così esperta..." Constatò abbassando la voce,
voleva aggiungere "al
contrario di me", ma se lo tenne per sé.
"Prenditi
il tuo tempo." Le rispose dolcemente per incoraggiarla.
Altro
silenzio calò sopra la loro traversata in quel mare di
nuvole, Mantello
Rosso non amava i silenzi ma aveva anche esaurito gli argomenti. La
viaggiatrice davanti a lei nemmeno parlava, ma non poteva farle una
colpa visto che l'aveva già messa al corrente di non parlare
correttamente la sua lingua. Cercò nella sua mente qualsiasi
argomento
che potesse venire in suo soccorso, ma l'unico che trovò fu
davvero
banale e scontato.
"Dove
sono i tuoi amici dell'altra volta?"
La
vide sorprendersi a quella domanda fino ad allargare le labbra in un
sorriso un po' imbarazzato.
"Oh,
io... ho scordato loro." Terminò la frase con una risatina
nervosa, di
quelle che in tutto e per tutto concludevano il discorso. Mantello
Rosso non osò chiedere altro e restarono in silenzio per
almeno altri
cinque minuti buoni. A quel punto lei si alzò in piedi,
cercando
stabilità sulle sue gambe per non cedere alle correnti
d'aria.
"Penso
sia meglio che io vada." Le disse, senza nemmeno troppa convinzione. In
realtà non seppe più cosa fare o dire pertanto la
sua mente le imponeva
di scappare via.
L'altra
non si scompose, non si alzò nemmeno per salutarla; si
limitò solo ad annuire e basta.
"Ricordi
come si torna indietro?"
Anche
Mantello Rosso annuì in risposta; la verità era
che non voleva cedere,
ora che si era decisa ad andarsene, ma fu più forte di lei.
"E
tu? Rimani qui?" La risposta fu solo un cenno del capo.
Mantello
Rosso abbandonò la nave e si lasciò calare a
terra in direzione del
portale che riconduceva dentro la Cupola. Lo fece con non poche
difficoltà e con il rischio di venire sballottata via, ma ci
riuscì e i
suoi piedi toccarono terra.
Così
si concluse il loro secondo
incontro, con il cuore nel suo petto che batteva emozionata per averla
rivista di nuovo. L'ennesimo sguardo in alto, puntato a lei, era
l'augurio di poterla incrociare di nuovo.
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