cap5
Capitolo 5
- Non sei
obbligato, dovresti essere con Soo Jung.- ripetè Taemin con
quella che era oramai diventata una voce roca e singhiozzata.
Jongin scosse la testa.
-
Nini....è il vostro matrimonio dopotutto, lasciami in ospedale e
vai da lei.- insistette, tremendamente in colpa perché per
Jongin aveva lasciato Soo Jung da sola a scegliere il menu del pranzo
per accompagnarlo a quelle visite che li avrebbero impegnati quasi
tutta la giornata.
- Smettila,
anche lei è d'accordo.- gli disse esasperato Jongin, voleva
stargli accanto, aveva promesso a sua madre che si sarebbe preso cura
di lui e lo avrebbe fatto.
Taemin
continuò a fissare lo sguardo fuori dal finestrino, la
città che scorreva accanto a loro, ingara del dolore e dei
sensi di colpa che lo laceravano.
- Io non sono d'accordo.- bisbigliò quasi più a se stesso che al suo amore.
Jongin, per sua
sfortuna aveva un udito finissimo - Beh peccato che non sia il tuo
matrimonio ma il nostro.- lo zittì così, senza dargli una
vera possibilità di replica davanti a quell'ovvio, e doloroso,
fatto.
Taemin
sospirò lasciando che il resto del tragitto verso l'ospedale
scorresse con un piacevole sottofondo musicale. Normalmente avrebbe
canticchiato quelle canzoni famose che passavano alla radio, tirando
fuori le proprie qualità canore nei pezzi che gli stavano
più a cuore.
Adesso
però era obbligato al silenzio, il dottore gli aveva già
detto che con i danni che aveva portato la malattia sarebbe stato
impossibile tornare a cantare e Taemin aveva dovuto rinunciare tra le
lacrime a quella classe che Kwon Bo-ah si era fidata di
affidargli appena l'anno prima. Addio serate karaoke con Kibum, Minho,
Jinki e Jonghyun.
Addio tante cose.
Forse addio
persino al ballo, non aveva dormito tormentato dal pensiero di questa
visita. Se la malattia gli avesse portato via anche quello forse
avrebbe veramente preferito morire piuttosto che continuare a
vivere senza tutto ciò che amava, Jongin, il canto e il ballo.
L'Hanahaki gli stava portando via ogni cosa.
Jonghyun aveva
ragione, si sarebbe dovuto far operare mesi prima, ma il matrimonio di
Jongin era così vicino, doveva solo resistere un altro po'.
Jongin lo
lasciò entrare da solo dal dottore dopo una lunga mattinata tra
sale d'attesa, radiografie al torace, un'endoscopia e per finire una
broncoscopia.
Il dottor Cho
prese subito a visionare i referti e dalla sua faccia Taemin intuiva
che non doveva esserci scritto nulla di buono. Non che la continua
febbre, il dolore alla gola e al petto, l'irridigimento del collo e
delle spalle o le sempre più frequenti emicranie gli avessero
fatto credere di star migliorando.
- Dobbiamo anticipare l'operazione.- sentenziò dopo un interminabile silenzio.
- Non posso....non posso...- disse Taemin con tutta la forza e la voce che gli rimaneva.
Il dottor Cho
si abbassò gli occhiali quadrati sul naso - Tra questi referti e
le analisi che mi ha inviato non posso che insistere. Dobbiamo agire
ora, il suo Hanahaki si sviluppa troppo velocemente e non posso
ignorare l'aggravarsi dell'ipossia a cui si è aggiunta una
preoccupante ipertensione ateriosa. Lo sa cosa vuol dire?- fece una
picola pausa ma non aspettò risposta - Lo sforzo per respirare
nonostante i tralci già grava sul sistema respiratorio. La
mancanza di ossigeno rischia di inficiare sul muscolo cardiaco.-
- Un infarto?- bisbigliò Taemin stringendo forte tra le dita deboli il bordo della maglietta troppo grande che portava.
- Infarto?
Sì, se non subentra prima una crisi respiratoria
fatale....signor Lee, prendiamo una data almeno dieci giorni prima di
quella che ha fissato. Sono complicanze su cui non possiamo rischiare.-
c'era una certa visibile premura nella sua voce e nei suoi gesti, per
un attimo Taemin si sentì andare nel panico.
Sentiva i
peggioramenti, ma credeva di avere ancora abbastanza tempo, Jonghyun
era stato malato tanto quanto lui eppure non era mai arrivato a
sentirsi dire queste cose, perché per lui doveva essere
così veloce? Per il matrimonio? Perché era innamorato da
più tempo? Perché dio voleva punirlo di essersi
innamorato di un uomo, del suo migliore amico? Della persona che
avrebbe fatto e che aveva sempre fatto di tutto per lui?
Per un attimo
si sentì così in ansia da far impazzire il cuore fino a
sentirlo battere nelle orecchie mentre la vista gli si offuscava e
l'aria gli veniva a mancare.
Sentì solo il dottore scattere su di lui e posargli qualcosa sul volto.
Dopo un paio di
boccate dolorose come se mille coltelli gli si stessero conficcando nel
petto, realizzò che si trattava di una mascherina d'ossigeno.
Prese qualche boccata prima di poter tornare a parlare - Mi dia quello che vuole, non posso operarmi prima del ventinove.-
Negli occhi del
dottor Cho c'era l'ombra della rassegnazione, la stessa rassegnazione
che Taemin ricordava negli occhi del medico di suo padre, quando aveva
annunciato la sua morte.
"Un altro
paziente perso" era questo che stava pensando il suo dottore, Taemin lo
sapeva nel profondo del suo cuore eppure, con tutta la testardaggine di
cui era capace un cuore innamorato, doveva resistere un altro paio di
settimane.
Solo quattro settimane, doveva continuare a respirare solo quattro settimane poi sarebbe tutto finito.
Poi avrebbe potuto dire addio a Jongin una volta per tutte.
***
Era un'altra di quelle notti in cui Jongin si era rifiutato di lasciarlo solo.
Avevano cenato
da sua madre chiacchierando di vecchi ricordi e nuovi progetti. Sia lui
che sua madre avevano evitato più di ogni altra cosa di
accennare alla sua condizione, fingendo di non controllare le sue
condizioni con sguardi fugaci che Taemin non poteva non notare. Come
quello che gli avevano rivolto mentre contava le gocce di erbicida da
mescolare ad un bicchiere di acqua calda, convinti che fosse troppo
concentrato su quel gesto ordinario per accorgersene.
Si sentivano in
dovere di vegliare su di lui, lo capiva, per questo non osava
lamentarsi per quell'apprensività sempre più crescente
nei suoi confronti.
In quel momento
Jongin lo stava aiutando con l'ossigeno, era la prima sera in cui
avrebbe dovuto dormire con una mascherina fissata al volto; così
da evitare mal di testa e nausea mattutini per la bassa saturazione, o
la morte per quel che aveva capito dai discorsi del suo medico.
Una volta
pronti per la notte si sdraiarono a letto, l'uno accanto all'altro,
come era successo tante volte da bambini durante i loro pigiama party.
- Non vedo
l'ora della tua operazione, voglio che tu stia meglio il prima
possibile Minnie.- disse Jongin in dopo lunghi istanti di silenzio,
accarezzando con apprensione i capelli di Taemin.
Taemin chiuse
gli occhi, respirando profondamente gli afferrò la mano per
stringerla tra le proprie. Non era un gesto consueto tra di loro,
normalmente evitata questo genere di cose per non rendere ancora
più ambiguo un rapporto che già lo faceva soffrire
troppo.
Quella sera
però aveva bisogno di stringere la sua mano con la poca forza
che aveva, anche se le sue dita erano diventate ossute e i suoi muscoli
deboli.
Sentì
Jongin ricambiare il gesto senza dire nient'altro, Taemin non avrebbe
potuto dire nulla, avrebbe solo voluto urlare che lui non voleva
quell'operazione, che no, non sarebbe affatto stato meglio.
Si sarebbe svegliato perso, privo di una parte importante di sé, della sua metà.
- Ti voglio
bene Jongin.- lo disse in modo che potesse sentirlo anche oltre la
mascherina di plastica, ignorando le fitte alla gola martoriata.
Aveva tutta la
forza e il peso di un "Ti amo", ma lui era troppo vigliacco per
riempire il silenzio tra loro con un peso come quello.
Andava bene
così, si sarebbe goduto ogni attimo che gli rimaneva con Jongin,
lasciando che questo amore lo consumasse ancora un po'.
Note Autrice:
Ecco qui l'aggiornamento come da promessa <3
Un po'
più di introspezione nella mente tormentata di Taemin,
nell'aspetto patologico del suo "amore" per Jongin che lo porta a
rischiare persino la vita, ma anche un po' di tenerezza fra i due
prché Jongin è un caretaker nato.
Al prossimo capitolo, fatemi sapere quali sono le vostre aspettative visto che il finale si avvicina!
Blyth
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