"Oh
Demelza, non so davvero come ringraziarti! Se non fossi quì,
ora
starei morendo d'ansia!" - esclamò Verity, vestita con il
suo
abito da sposa, davanti allo specchio, a pochi minuti dall'inizio
della cerimonia che l'avrebbe resa la signora Blamey.
Nella
sua camera da letto di Trenwith, circondata da stoffe, trine e
merletti, Demelza le finì di accomodare il velo. Era
deliziosa e il
suo abito da sposa, semplice e senza eccessivi fronzoli, sembrava
fatto apposta per esaltarne la figura gentile e i lineamenti
particolari. "Oh, non dirlo nemmeno! Sono io a dover ringraziare
te!" - esclamò, nel suo vestito color verde marino legato
alto
in vita e con una gonna morbida che correva lungo le sue gambe.
"Me?
Di cosa dovresti ringraziarmi?" - chiese Verity, stupita.
Demelza
si accarezzò il ventre che ormai stava diventando un
pò più
evidente. Da quando un mese prima aveva dato la notizia a Ross, era
come se il suo bambino avesse preso la rincorsa per crescere in
fretta e mostrarsi al mondo. "Di sposarti adesso e non fra due
mesi in modo da potermi permettere di presenziare con forme ancora
umane. In primavera sarei stata più simile a un orsa grassa
che a
una donna".
Verity
rise. "Oh, sciocchina! Sei così bella e lo sarai fino a
maggio".
"Sarò
grassa".
"Sarai
incinta, che è diverso. E Ross ti adora!". Verity
osservò
verso la porta chiusa che portava al corridoio e poi alle scale. "A
proposito, sei riuscita a fargli indossare un perfetto e austero
abito elegante! Come hai fatto? E' sempre stato restio a questo
genere di cose, odia le convenzioni e odia i vestiti troppo
elaborati".
Demelza
sospirò. "Oh, è stata una lotta, non credere! Ma
avevo dalla
mia parte un'arma segreta e ha dovuto soccombere".
"Quale
arma segreta?".
Demelza
si accarezzò il ventre,
poi fece un sorrisetto furbo.
"A una donna incinta non si dice mai di no! E poi avevo preso
appuntamento col sarto senza dirgli nulla e l'ho messo davanti al
fatto compiuto. Ha borbottato per alcuni giorni ma poi quando lo ha
trovato nel nostro salotto pronto a prendergli le misure, non ha
potuto cacciarlo via.
Ed inoltre gli ho ricordato che ti adora e che per te avrebbe dovuto
fare questo ed altro e questa motivazione ha fiaccato ogni sua
protesta residua".
Verity
rise. "Lo hai davvero cambiato! Nessuno saprebbe ottenere gli
stessi risultati con lui
con tanta grazia ed eleganza".
Demelza
le strizzò l'occhio. "Il matrimonio è fatto di
compromessi! Lo
imparerai a breve anche tu".
Quasi
ricordandosi in quell'istante di quel 'piccolo particolare',
che stava per sposarsi, Verity entrò di nuovo in agitazione
e
divenne rossa come un peperone. "Santo cielo, mi tremano le
gambe!".
"Andrà
bene".
La
sposa sospirò. "Sì, Andrew è un uomo
meraviglioso! Ma sarò
all'altezza?".
"Lo
sarai".
"E
i suoi figli? Quelli nati dal suo primo matrimonio?".
"Ti
adoreranno".
"Sicura?".
Demelza
annuì, poi riprese a sistemarle il vestito. "Sicura,
non si può non amarti alla follia".
Si
guardarono negli occhi e poi Verity la abbracciò
come si abbraccia una sorella o una migliore amica.
"Saremo una grande famiglia da oggi in poi
e sarà tutto bellissimo. Oggi il mio matrimonio, fra qualche
settimane il Natale tutti insieme e poi un nuovo promettente anno
pieno di belle novità.
Vorrei solo che Francis fosse quì
e sarebbe tutto perfetto".
Demelza
la strinse a se,
commossa.
"C'è, sono certa che da qualche parte lui c'è ed
è felice per
te".
"Speriamo"
- mormorò Verity
con gli occhi lucidi.
"E speriamo che la cerimonia sia bella e proceda senza intoppi.
Ho così paura che Ross e George...".
L'espressione
di Demelza si fece meno solare. George Warleggan ed Elizabeth avevano
accettato l'invito alle nozze e sarebbero stati in Chiesa e al
rinfresco ed in effetti aveva timore pure lei che qualche scintilla
sarebbe potuta
volare
fra suo marito e il suo eterno nemico e rivale, ma soprattutto temeva
la figura di Elizabeth che non vedeva da molto e il cui ultimo
incontro era stato infido e per nulla piacevole. Ma era un giorno di
festa e non avrebbe permesso a nulla e a nessuno di rovinare a Verity
il momento più atteso della sua vita ed era certa che lei e
Ross
sarebbero stati all'altezza di questo proponimento. "Ross non
ha motivo di attaccar briga con George e nemmeno di rivolgergli la
parola. Si ignoreranno, semplicemente...".
"Speriamo"
- disse Verity, prendendo un profondo respiro.
"So che per voi la loro presenza è complicata, ma non potevo
non invitarli.
"Non
devi giustificarti, è il tuo giorno e devi avere accanto chi
vuoi,
senza pensare agli altri". Demelza
le
sorrise, cercando così di rassicurarla.
I Warleggan partecipavano al matrimonio perché era un evento
mondano
che vedeva coinvolte due famiglie potenti e quindi di certo non
avrebbero dato scandalo, ma visti i trascorsi e i sentimenti in
gioco, sperava ardentemente che il passato non venisse a bussare alle
loro menti troppo prepotentemente. Voleva solo serenità per
gli
sposi e per se stessa e suo marito e si auspicava che soprattutto
Elizabeth desiderasse le stesse cose per l'affetto che l'aveva unita
a Verity
e per preservare la posizione sociale ed economica acquisita sposando
un Warleggan.
...
La
voce di Verity tremava mentre rispondeva alle domande di rito che il
Reverendo Halse le porgeva e anche il Capitano Blamey, impettito nel
suo elegante completo di capitano di vascello pareva parecchio
emozionato ed impacciato nel tono di voce. I suoi figli, due ragazzi
ormai quasi adulti, un maschio ed una femmina, stavano alla prima
panca dietro gli sposi, lui con gli occhi lucidi e lei forse con
l’espressione perplessa e spaventata di chi sa che
dovrà
affrontare grandi cambiamenti.
E
tutti attorno, i vari parenti degli sposi e i più intimi
amici di
famiglia.
Con
spocchia, George Warleggan aveva sgomitato per occupare i primi
banchi anche se non era parente diretto di nessuno degli sposi ed
ora, col suo elegante completo rosso porpora, accanto ad una
elegantissima e glaciale Elizabeth vestita in blu, osservava con
baldanza la cerimonia guardandosi in giro ogni tanto, di sottecchi,
per controllare che qualcuno degli invitati lo osservasse con
riverenza.
Seduto
accanto a sua moglie nelle file centrali, apparentemente annoiato,
Ross si allentò il colletto della camicia. “Mi sta
strozzando” –
borbottò, seduto fra Demelza e Lord Falmouth.
“Ross,
smettila!” – lo richiamò
all’ordine Demelza – “Non sei un
bambino”.
“Ma
mi strozza lo stesso! Quanto durerà?”.
Falmouth
sospirò. “Tutto il giorno, se comprendiamo anche
il banchetto a
Trenwith. E il mio sarto fa ottime e comode camicie, per la
cronaca”.
“Vorrei
essere del vostro stesso avviso” –
mormorò Ross, non troppo a
bassa voce.
Falmouth
alzò gli occhi al cielo chiedendosi quanto ci avrebbe messo
ad
addomesticarlo e soprattutto, se ci fosse riuscito. Fare di Ross
Poldark un lord o qualcosa di simile si stava rivelando la
più
grande sfida della sua vita… Osservò poi gli
sposi che,
impacciati, proseguivano nella loro cerimonia. “Comunque di
questo
passo, a furia di balbettìì, temo che
sarà lunga. Ma le cose vanno
come devono andare dopo tutto”.
“In
che senso?” – chiesero Ross e Demelza.
“Nemmeno
questa sposa è incinta oggi!”.
Ross
ridacchiò. “Oh, il capitano Blamey è un
signore e mia cugina una
donna dedita alle regole e alle buone maniere”.
Falmouth
scosse la testa. “Ma davanti all’amore a volte si
perde il
raziocinio” – commentò, guardando
Demelza e Ross in modo
eloquente. “Ma devo dire che anche voi vi siete comportati
bene e
vostro figlio nascerà quasi un anno dopo il sì
mettendo a tacere
sul nascere qualsiasi voce su un vostro EVENTUALE comportamento
sconsiderato”.
Ross
ridacchiò, pronto a sfidarlo in una singolar tenzone come
spesso
facevano su argomenti su cui non erano d’accordo.
“In questo caso
non si è trattato di bravura ma di fortuna”.
“ROSS!!!”
– lo richiamò Demelza, all’ordine,
fulminandolo con lo sguardo
completamente rossa in viso.
Falmouth
non gli diede spago e fece finta di non capire
quell’allusione.
“L’importante è il risultato e mi sembra
ottimo”.
Incurante
di quel simpatico battibecco, Verity e Andrew Blamey dissero il loro
sì e il Reverendo Halse li dichiarò marito e
moglie.
Ross
nella penombra della Chiesa sorrise. Era così felice per
Verity e
per la luce che il suo matrimonio e l’arrivo di Demelza
avevano
portato alla famiglia. Prese la mano di sua moglie e la strinse e
Demelza ricambiò. “Sono emozionata per
lei” – mormorò
Demelza.
Ross
la guardò. “Dopo tanto buio e disgrazie sai,
stranamente mi sento
ottimista per il futuro! Il nuovo anno porterà gioia come
non se ne
vedeva in famiglia da tanto”.
Demelza
poggiò la testa sulla sua spalla mentre gli sposi uscivano
di
Chiesa. Sentiva su di se le occhiataccie di Elizabeth ma non le
importava, quasi non le avvertiva e non avrebbe più permesso
che la
influenzassero. E nemmeno Ross che, a dirla tutta, non solo Elizabeth
non l’aveva cercata con lo sguardo ma si era anche tenuto a
distanza da qualsiasi tipo di battibecco con George. Era felice, quel
giorno ne aveva pieno motivo.
…
Il
banchetto di Trenwith, dove ogni portata era stata scelta
appositamente da zia Agatha senza che nessuno avesse potuto metterci
becco o approntare modifiche, fu luculliano. Torte di riso, faraone
ripiene, piccioni, patate e verdure di stagione, ottimo vino, salse
di ogni genere, frutta a volontà e una grande torta di crema
e
frutta invernale avevano lasciato gli ospiti a bocca aperta, tanto
che Ross fu costretto ad ammettere che non aveva mai visto tanta
ricchezza di cibo e Falmouth dovette dargli ragione. “Pensate
Ross,
tutto questo è grazie alla mia faccia tosta e alla mia
insistenza”.
“In
che senso?”.
Il
lord sorrise, sornione. “Pensate che disastro se non avessi
insistito per farvi riaprire la miniera. Ora sareste sommerso di
debiti, la Grace potrebbe giacere chiusa ed abbandonata e Demelza
sarebbe ancora una solitaria vedova… E voi un solitario
zitello”.
Non
c’era che dire, Falmouth era dotato di uno strano senso
dell’ironia
e non aveva peli sulla lingua ed in questo erano simili! E Ross si
rese conto che stava imparando ad apprezzare i loro poco ortodossi
scambi di vedute ed anzi, a trovarli stimolanti. Gli piaceva
quell’uomo che forse solo apparentemente era diverso da lui.
Certo,
di strada da fare per raggiungere il suo acume e la sua scaltrezza ne
aveva molta da fare ma per la prima volta in vita sua – e non
gli
era successo nemmeno con suo padre – Ross percepì
di avere accanto
un maestro del saper vivere e da cui imparare. “Vi ho onorato
del
vostro aiuto facendomi vestire dal vostro diabolico sarto, non vi
basta come ringraziamento?” – chiese, ironico.
Falmouth
lo occhieggiò divertito, avvicinandosi al tavolo dei vini
mentre
tutto attorno a loro la festa si svolgeva in una allegra calca fatta
di brindisi, chiacchiere e danze.
Demelza,
che si era intrattenuta a parlare con Agatha, si avvicinò a
Ross,
prendendolo sotto braccio. “Tua zia vuole vederti ballare la
gavotta!”.
“Mia
zia e il sarto vogliono vedermi morto!”.
Falmouth
rise, lasciando gli sposi da soli per andare a chiacchierare con un
ospite. “Il ballo… Tempo perso, a meno che non sia
da viatico per
intraprendere scambi politici. Ma fate pure…”.
Ross
osservò Demelza con occhi da cucciolo. “Odio
ballare!”.
Demelza
rise. “Lo so, ho detto a tua zia che viste le mie condizioni,
sarebbe meglio evitare”.
Ross
la baciò sulle labbra. “Ti amo!”.
Lei
gli accarezzò il mento. "Ma balleremo, prima o poi? Quando
non
sarò incinta magari...".
Ross
sospirò, fingendosi affranto. "Anche se odio ballare,
balleremo... Te lo prometto".
Si
sorrisero ma una vocetta fastidiosa li raggiunse alle spalle e quando
si voltarono, si trovarono faccia a faccia con Elizabeth e George
Warleggan che li avevano seguiti fino all'angolo riparato della sala
dove si erano rifugiati per stare tranquilli.
Demelza
impallidì lievemente e d'istinto si portò la mano
sul ventre come a
voler proteggere il suo bambino, Ross serrò la mascella
chiedendosi
da quanto tempo li stessero osservando e come comportarsi in quella
strana situazione che George avrebbe potuto evitare tranquillamente,
se avesse voluto. Ma i Warleggan non erano persone che sapevano stare
al loro posto ed erano portati alla ricerca dello scontro sempre e
comunque e questo, unito al fatto che lui non era molto fortunato
quando loro erano nei paraggi, lo portava con rassegnazione a
raccogliere l'ennesima sfida anche se di suo, era preoccupato per la
presenza di Elizabeth, per quanto successo fra loro e con Demelza e
per come questo avrebbe influito su quel faccia a faccia.
"Ross..."
- iniziò George - "Siete
sfuggente oggi! Vi
rintanate
negli angoli bui della casa e questa è la dimora di
famiglia,
dovreste
essere al centro della festa" - disse, sprezzante.
Ross,
poggiando la mano sulla spalla di Demelza, esibì un grosso
sorriso.
"Il centro della festa è riservato agli sposi, io sono un
semplice astante e non amo il baccano e la mondanità. A
differenza
vostra...".
George
alzò il mento, indispettito, poi cambiò
argomento. "So che la
vostra miniera frutta rame e denaro. Dopo tanti fallimenti deve
essere un sollievo per voi non dovervi più considerare
povero.
Certo, una sola miniera attiva è poca cosa, ma d'altronde
bisogna
accontentarsi se non si hanno mezzi per ambire a miglioramenti".
"Una
sola miniera è sufficente a garantire a molti una vita
dignitosa. Ed
è un sollievo poter
dare lavoro e poter pagare stipendi decorosi ai miei minatori. Per il
resto, la povertà non mi ha mai fatto paura".
Elizabeth,
di fianco a George, sorrise freddamente a Demelza fingendo che il
loro precedente incontro non fosse mai avvenuto. "Oh mia cara,
vi trovo molto diversa da come vi ricordavo. La vostra
vita è davvero cambiata molto e vedo che avete proseguito
spedita
per raggiungere i vostri intenti"
- disse, sibillina e ancora arrabbiata per non essere riuscita a
separarla da Ross.
C'era
rabbia nel tono di voce di Elizabeth, mascherata da tante buone
maniere che però non incantavano Demelza. Quella donna aveva
fatto
molto male a Ross in passato e aveva cercato di distruggere la
felicità che con lui, lei aveva ritrovato. Non glielo
avrebbe più
permesso. "E' stato un anno intenso fatto di scelte, lacrime,
rinascita e gioia".
George
la fissò con disprezzo. "Vedo che siete in attesa... In
fondo
voi donne nate dal popolo, si dice, fate meno fatica a rimanere
incinta".
Ross,
che si era ripromesso di non rovinare la festa di Verity, lo
bloccò
cercando di mantenere le buone maniere
anche se il desiderio di prenderlo a pugni si stava facendo forte.
"Per fortuna mia, è così! Siamo molto felici e ci
aspettiamo
le vostre felicitazioni, quando il mio erede sarà nato". Lo
disse a George ma il suo sguardo si fermò brevemente anche
su
Elizabeth. Era un messaggio chiaro: aveva fatto le sue scelte, aveva
sbagliato ma ora era esattamente dove voleva essere e in fondo, anche
Elizabeth. Dovevano solo andare avanti, senza lotte e invidie
reciproche, per le loro vite. Era ancora arrabbiato per quanto lei
aveva detto a Demelza ma in fondo era stato proprio grazie a lei che
il loro amore era sbocciato diventando completo, in un giorno magico
di primavera, sulla
loro spiaggia.
George
deglutì, impacciato e irritato
e sicuramente all'oscuro delle trame passate fra i suoi tre
interlocutori. "Siete
quindi esattamente dove vorreste essere?".
Ross
strinse a se Demelza. "Esattamente, sì".
"La
vita è fatta di scelte, George. E io e Ross abbiamo solo ed
unicamente ciò che abbiamo desiderato e costruito con fatica
e
passione. Come voi, del resto..."
- aggiunse Demelza.
"Scelte...?"
- bisbigliò Elizabeth.
"Scelte"
- rispose Ross, guardandola in viso e chiudendo ogni discorso residuo
fra loro.
George
prese con
stizza la
moglie sotto braccio, facendole segno di allontanarsi. "Mia
cara, non abbiamo ancora salutato Sir Basset".
"E'
vero" - rispose Elizabeth, salutando Ross e Demelza con un
tirato inchino,
desiderosa quanto il marito di andare via.
E
quando i Warleggan furono a parecchi metri da loro, Demelza
tirò un
sospiro di sollievo. "Non lo hai preso a pugni, è un
successo".
Lui
le sorrise, stringendola a se. "Credo che i veri successi siano
altri e oggi lo abbiamo ampiamente dimostrato. Il passato è
passato,
il futuro è frutto unicamente delle nostre scelte e del
nostro
impegno".
"Nessun
rimpianto?" - chiese Demelza.
"No,
non ne avrò mai!".
Scelte...
Ognuno aveva fatto le sue e ora rimpiangerle non aveva senso. Demelza
e Ross non avevano alcun desiderio e motivo di farlo, George aveva di
fatto ottenuto tutto ciò che desiderava ed Elizabeth... Beh,
forse
lei non era mai stata capace di scegliere davvero e più che
dal
cuore, si era fatta guidare da motivi futili che ne avevano decretato
l'infelicità e l'invidia per gli altri ma ora era troppo
tardi per
tornare indietro. Tutti loro avrebbero avuto la vita che si erano
costruiti con le proprie mani e in quel momento Demelza
pensò che
l'unica cosa che voleva insegnare a suo figlio era credere in se
stesso e lottare per ciò che voleva davvero senza accettare
compromessi. Era l'unica ricetta per la felicità. "Ti amo"
- disse a Ross, baciandolo lievemente sulle labbra.
"E
io amo te! E lei..." - rispose lui, accarezzandola sulla pancia.
"Lei?".
"Lei,
sono certo che sarà una lei! E che sarà la tua
più grande rivale".
Demelza
rise, contenta. Era felice, era nel posto giusto con la persona
giusta. Il resto non importava più.
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