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Autore: lady lina 77    23/01/2021    2 recensioni
La storia dei Romelza riscritta in modo del tutto nuovo, partendo da zero...
Lui è un giovane disilluso dall'amore che dopo aver trascorso tre anni a combattere in Virginia, torna in Cornovaglia e scopre che tutto il mondo che aveva lasciato è in distruzione, suo padre è morto lasciandolo pieno di debiti e il suo grande amore, Elizabeth, è in procinto di sposare suo cugino Francis.
Lei è una giovane ragazza povera di Illugan che viene presa per caso alle dipendenze dei Boscawen e finisce per sposare il nipote di Lord Falmouth, Hugh Armitage, un giovane dalla salute malferma che ha perso la testa per lei...
Ross e Demelza, anime sconosciute, lontane, le cui strade si incrocieranno in modo del tutto imprevisto scardinando ogni loro convinzione sull'amore, sulla vita e sul futuro...
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Demelza Carne, Elizabeth Chynoweth, Francis Poldark, Ross Poldark
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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"Oh Demelza, non so davvero come ringraziarti! Se non fossi quì, ora starei morendo d'ansia!" - esclamò Verity, vestita con il suo abito da sposa, davanti allo specchio, a pochi minuti dall'inizio della cerimonia che l'avrebbe resa la signora Blamey.
Nella sua camera da letto di Trenwith, circondata da stoffe, trine e merletti, Demelza le finì di accomodare il velo. Era deliziosa e il suo abito da sposa, semplice e senza eccessivi fronzoli, sembrava fatto apposta per esaltarne la figura gentile e i lineamenti particolari. "Oh, non dirlo nemmeno! Sono io a dover ringraziare te!" - esclamò, nel suo vestito color verde marino legato alto in vita e con una gonna morbida che correva lungo le sue gambe.
"Me? Di cosa dovresti ringraziarmi?" - chiese Verity, stupita.
Demelza si accarezzò il ventre che ormai stava diventando un pò più evidente. Da quando un mese prima aveva dato la notizia a Ross, era come se il suo bambino avesse preso la rincorsa per crescere in fretta e mostrarsi al mondo. "Di sposarti adesso e non fra due mesi in modo da potermi permettere di presenziare con forme ancora umane. In primavera sarei stata più simile a un orsa grassa che a una donna".
Verity rise. "Oh, sciocchina! Sei così bella e lo sarai fino a maggio".
"Sarò grassa".
"Sarai incinta, che è diverso. E Ross ti adora!". Verity osservò verso la porta chiusa che portava al corridoio e poi alle scale. "A proposito, sei riuscita a fargli indossare un perfetto e austero abito elegante! Come hai fatto? E' sempre stato restio a questo genere di cose, odia le convenzioni e odia i vestiti troppo elaborati".
Demelza sospirò. "Oh, è stata una lotta, non credere! Ma avevo dalla mia parte un'arma segreta e ha dovuto soccombere".
"Quale arma segreta?".
Demelza si accarezzò il ventre, poi fece un sorrisetto furbo. "A una donna incinta non si dice mai di no! E poi avevo preso appuntamento col sarto senza dirgli nulla e l'ho messo davanti al fatto compiuto. Ha borbottato per alcuni giorni ma poi quando lo ha trovato nel nostro salotto pronto a prendergli le misure, non ha potuto cacciarlo via. Ed inoltre gli ho ricordato che ti adora e che per te avrebbe dovuto fare questo ed altro e questa motivazione ha fiaccato ogni sua protesta residua".
Verity rise. "Lo hai davvero cambiato! Nessuno saprebbe ottenere gli stessi risultati con lui con tanta grazia ed eleganza".
Demelza le strizzò l'occhio. "Il matrimonio è fatto di compromessi! Lo imparerai a breve anche tu".
Quasi ricordandosi in quell'istante di quel 'piccolo particolare', che stava per sposarsi, Verity entrò di nuovo in agitazione e divenne rossa come un peperone. "Santo cielo, mi tremano le gambe!".
"Andrà bene".
La sposa sospirò. "Sì, Andrew è un uomo meraviglioso! Ma sarò all'altezza?".
"Lo sarai".
"E i suoi figli? Quelli nati dal suo primo matrimonio?".
"Ti adoreranno".
"Sicura?".
Demelza annuì, poi riprese a sistemarle il vestito. "Sicura, non si può non amarti alla follia".
Si guardarono negli occhi e poi Verity la abbracciò come si abbraccia una sorella o una migliore amica. "Saremo una grande famiglia da oggi in poi e sarà tutto bellissimo. Oggi il mio matrimonio, fra qualche settimane il Natale tutti insieme e poi un nuovo promettente anno pieno di belle novità. Vorrei solo che Francis fosse quì e sarebbe tutto perfetto".
Demelza la strinse a se, commossa. "C'è, sono certa che da qualche parte lui c'è ed è felice per te".
"Speriamo" - mormorò Verity con gli occhi lucidi. "E speriamo che la cerimonia sia bella e proceda senza intoppi. Ho così paura che Ross e George...".
L'espressione di Demelza si fece meno solare. George Warleggan ed Elizabeth avevano accettato l'invito alle nozze e sarebbero stati in Chiesa e al rinfresco ed in effetti aveva timore pure lei che qualche scintilla sarebbe potuta volare fra suo marito e il suo eterno nemico e rivale, ma soprattutto temeva la figura di Elizabeth che non vedeva da molto e il cui ultimo incontro era stato infido e per nulla piacevole. Ma era un giorno di festa e non avrebbe permesso a nulla e a nessuno di rovinare a Verity il momento più atteso della sua vita ed era certa che lei e Ross sarebbero stati all'altezza di questo proponimento. "Ross non ha motivo di attaccar briga con George e nemmeno di rivolgergli la parola. Si ignoreranno, semplicemente...".
"Speriamo" - disse Verity, prendendo un profondo respiro. "So che per voi la loro presenza è complicata, ma non potevo non invitarli.
"Non devi giustificarti, è il tuo giorno e devi avere accanto chi vuoi, senza pensare agli altri". Demelza le sorrise, cercando così di rassicurarla. I Warleggan partecipavano al matrimonio perché era un evento mondano che vedeva coinvolte due famiglie potenti e quindi di certo non avrebbero dato scandalo, ma visti i trascorsi e i sentimenti in gioco, sperava ardentemente che il passato non venisse a bussare alle loro menti troppo prepotentemente. Voleva solo serenità per gli sposi e per se stessa e suo marito e si auspicava che soprattutto Elizabeth desiderasse le stesse cose per l'affetto che l'aveva unita a Verity e per preservare la posizione sociale ed economica acquisita sposando un Warleggan.

...

La voce di Verity tremava mentre rispondeva alle domande di rito che il Reverendo Halse le porgeva e anche il Capitano Blamey, impettito nel suo elegante completo di capitano di vascello pareva parecchio emozionato ed impacciato nel tono di voce. I suoi figli, due ragazzi ormai quasi adulti, un maschio ed una femmina, stavano alla prima panca dietro gli sposi, lui con gli occhi lucidi e lei forse con l’espressione perplessa e spaventata di chi sa che dovrà affrontare grandi cambiamenti.
E tutti attorno, i vari parenti degli sposi e i più intimi amici di famiglia.
Con spocchia, George Warleggan aveva sgomitato per occupare i primi banchi anche se non era parente diretto di nessuno degli sposi ed ora, col suo elegante completo rosso porpora, accanto ad una elegantissima e glaciale Elizabeth vestita in blu, osservava con baldanza la cerimonia guardandosi in giro ogni tanto, di sottecchi, per controllare che qualcuno degli invitati lo osservasse con riverenza.
Seduto accanto a sua moglie nelle file centrali, apparentemente annoiato, Ross si allentò il colletto della camicia. “Mi sta strozzando” – borbottò, seduto fra Demelza e Lord Falmouth.
Ross, smettila!” – lo richiamò all’ordine Demelza – “Non sei un bambino”.
Ma mi strozza lo stesso! Quanto durerà?”.
Falmouth sospirò. “Tutto il giorno, se comprendiamo anche il banchetto a Trenwith. E il mio sarto fa ottime e comode camicie, per la cronaca”.
Vorrei essere del vostro stesso avviso” – mormorò Ross, non troppo a bassa voce.
Falmouth alzò gli occhi al cielo chiedendosi quanto ci avrebbe messo ad addomesticarlo e soprattutto, se ci fosse riuscito. Fare di Ross Poldark un lord o qualcosa di simile si stava rivelando la più grande sfida della sua vita… Osservò poi gli sposi che, impacciati, proseguivano nella loro cerimonia. “Comunque di questo passo, a furia di balbettìì, temo che sarà lunga. Ma le cose vanno come devono andare dopo tutto”.
In che senso?” – chiesero Ross e Demelza.
Nemmeno questa sposa è incinta oggi!”.
Ross ridacchiò. “Oh, il capitano Blamey è un signore e mia cugina una donna dedita alle regole e alle buone maniere”.
Falmouth scosse la testa. “Ma davanti all’amore a volte si perde il raziocinio” – commentò, guardando Demelza e Ross in modo eloquente. “Ma devo dire che anche voi vi siete comportati bene e vostro figlio nascerà quasi un anno dopo il sì mettendo a tacere sul nascere qualsiasi voce su un vostro EVENTUALE comportamento sconsiderato”.
Ross ridacchiò, pronto a sfidarlo in una singolar tenzone come spesso facevano su argomenti su cui non erano d’accordo. “In questo caso non si è trattato di bravura ma di fortuna”.
ROSS!!!” – lo richiamò Demelza, all’ordine, fulminandolo con lo sguardo completamente rossa in viso.
Falmouth non gli diede spago e fece finta di non capire quell’allusione. “L’importante è il risultato e mi sembra ottimo”.
Incurante di quel simpatico battibecco, Verity e Andrew Blamey dissero il loro sì e il Reverendo Halse li dichiarò marito e moglie.
Ross nella penombra della Chiesa sorrise. Era così felice per Verity e per la luce che il suo matrimonio e l’arrivo di Demelza avevano portato alla famiglia. Prese la mano di sua moglie e la strinse e Demelza ricambiò. “Sono emozionata per lei” – mormorò Demelza.
Ross la guardò. “Dopo tanto buio e disgrazie sai, stranamente mi sento ottimista per il futuro! Il nuovo anno porterà gioia come non se ne vedeva in famiglia da tanto”.
Demelza poggiò la testa sulla sua spalla mentre gli sposi uscivano di Chiesa. Sentiva su di se le occhiataccie di Elizabeth ma non le importava, quasi non le avvertiva e non avrebbe più permesso che la influenzassero. E nemmeno Ross che, a dirla tutta, non solo Elizabeth non l’aveva cercata con lo sguardo ma si era anche tenuto a distanza da qualsiasi tipo di battibecco con George. Era felice, quel giorno ne aveva pieno motivo.



Il banchetto di Trenwith, dove ogni portata era stata scelta appositamente da zia Agatha senza che nessuno avesse potuto metterci becco o approntare modifiche, fu luculliano. Torte di riso, faraone ripiene, piccioni, patate e verdure di stagione, ottimo vino, salse di ogni genere, frutta a volontà e una grande torta di crema e frutta invernale avevano lasciato gli ospiti a bocca aperta, tanto che Ross fu costretto ad ammettere che non aveva mai visto tanta ricchezza di cibo e Falmouth dovette dargli ragione. “Pensate Ross, tutto questo è grazie alla mia faccia tosta e alla mia insistenza”.
In che senso?”.
Il lord sorrise, sornione. “Pensate che disastro se non avessi insistito per farvi riaprire la miniera. Ora sareste sommerso di debiti, la Grace potrebbe giacere chiusa ed abbandonata e Demelza sarebbe ancora una solitaria vedova… E voi un solitario zitello”.
Non c’era che dire, Falmouth era dotato di uno strano senso dell’ironia e non aveva peli sulla lingua ed in questo erano simili! E Ross si rese conto che stava imparando ad apprezzare i loro poco ortodossi scambi di vedute ed anzi, a trovarli stimolanti. Gli piaceva quell’uomo che forse solo apparentemente era diverso da lui. Certo, di strada da fare per raggiungere il suo acume e la sua scaltrezza ne aveva molta da fare ma per la prima volta in vita sua – e non gli era successo nemmeno con suo padre – Ross percepì di avere accanto un maestro del saper vivere e da cui imparare. “Vi ho onorato del vostro aiuto facendomi vestire dal vostro diabolico sarto, non vi basta come ringraziamento?” – chiese, ironico.
Falmouth lo occhieggiò divertito, avvicinandosi al tavolo dei vini mentre tutto attorno a loro la festa si svolgeva in una allegra calca fatta di brindisi, chiacchiere e danze.
Demelza, che si era intrattenuta a parlare con Agatha, si avvicinò a Ross, prendendolo sotto braccio. “Tua zia vuole vederti ballare la gavotta!”.
Mia zia e il sarto vogliono vedermi morto!”.
Falmouth rise, lasciando gli sposi da soli per andare a chiacchierare con un ospite. “Il ballo… Tempo perso, a meno che non sia da viatico per intraprendere scambi politici. Ma fate pure…”.
Ross osservò Demelza con occhi da cucciolo. “Odio ballare!”.
Demelza rise. “Lo so, ho detto a tua zia che viste le mie condizioni, sarebbe meglio evitare”.
Ross la baciò sulle labbra. “Ti amo!”.
Lei gli accarezzò il mento. "Ma balleremo, prima o poi? Quando non sarò incinta magari...".
Ross sospirò, fingendosi affranto. "Anche se odio ballare, balleremo... Te lo prometto".
Si sorrisero ma una vocetta fastidiosa li raggiunse alle spalle e quando si voltarono, si trovarono faccia a faccia con Elizabeth e George Warleggan che li avevano seguiti fino all'angolo riparato della sala dove si erano rifugiati per stare tranquilli.
Demelza impallidì lievemente e d'istinto si portò la mano sul ventre come a voler proteggere il suo bambino, Ross serrò la mascella chiedendosi da quanto tempo li stessero osservando e come comportarsi in quella strana situazione che George avrebbe potuto evitare tranquillamente, se avesse voluto. Ma i Warleggan non erano persone che sapevano stare al loro posto ed erano portati alla ricerca dello scontro sempre e comunque e questo, unito al fatto che lui non era molto fortunato quando loro erano nei paraggi, lo portava con rassegnazione a raccogliere l'ennesima sfida anche se di suo, era preoccupato per la presenza di Elizabeth, per quanto successo fra loro e con Demelza e per come questo avrebbe influito su quel faccia a faccia.
"Ross..." - iniziò George - "Siete sfuggente oggi! Vi rintanate negli angoli bui della casa e questa è la dimora di famiglia, dovreste essere al centro della festa" - disse, sprezzante.
Ross, poggiando la mano sulla spalla di Demelza, esibì un grosso sorriso. "Il centro della festa è riservato agli sposi, io sono un semplice astante e non amo il baccano e la mondanità. A differenza vostra...".
George alzò il mento, indispettito, poi cambiò argomento. "So che la vostra miniera frutta rame e denaro. Dopo tanti fallimenti deve essere un sollievo per voi non dovervi più considerare povero. Certo, una sola miniera attiva è poca cosa, ma d'altronde bisogna accontentarsi se non si hanno mezzi per ambire a miglioramenti".
"Una sola miniera è sufficente a garantire a molti una vita dignitosa. Ed è un sollievo poter dare lavoro e poter pagare stipendi decorosi ai miei minatori. Per il resto, la povertà non mi ha mai fatto paura".
Elizabeth, di fianco a George, sorrise freddamente a Demelza fingendo che il loro precedente incontro non fosse mai avvenuto. "Oh mia cara, vi trovo molto diversa da come vi ricordavo. La vostra vita è davvero cambiata molto e vedo che avete proseguito spedita per raggiungere i vostri intenti" - disse, sibillina e ancora arrabbiata per non essere riuscita a separarla da Ross.
C'era rabbia nel tono di voce di Elizabeth, mascherata da tante buone maniere che però non incantavano Demelza. Quella donna aveva fatto molto male a Ross in passato e aveva cercato di distruggere la felicità che con lui, lei aveva ritrovato. Non glielo avrebbe più permesso. "E' stato un anno intenso fatto di scelte, lacrime, rinascita e gioia".
George la fissò con disprezzo. "Vedo che siete in attesa... In fondo voi donne nate dal popolo, si dice, fate meno fatica a rimanere incinta".
Ross, che si era ripromesso di non rovinare la festa di Verity, lo bloccò cercando di mantenere le buone maniere anche se il desiderio di prenderlo a pugni si stava facendo forte. "Per fortuna mia, è così! Siamo molto felici e ci aspettiamo le vostre felicitazioni, quando il mio erede sarà nato". Lo disse a George ma il suo sguardo si fermò brevemente anche su Elizabeth. Era un messaggio chiaro: aveva fatto le sue scelte, aveva sbagliato ma ora era esattamente dove voleva essere e in fondo, anche Elizabeth. Dovevano solo andare avanti, senza lotte e invidie reciproche, per le loro vite. Era ancora arrabbiato per quanto lei aveva detto a Demelza ma in fondo era stato proprio grazie a lei che il loro amore era sbocciato diventando completo, in un giorno magico di primavera, sulla loro spiaggia.
George deglutì, impacciato e irritato e sicuramente all'oscuro delle trame passate fra i suoi tre interlocutori. "Siete quindi esattamente dove vorreste essere?".
Ross strinse a se Demelza. "Esattamente, sì".
"La vita è fatta di scelte, George. E io e Ross abbiamo solo ed unicamente ciò che abbiamo desiderato e costruito con fatica e passione. Come voi, del resto..." - aggiunse Demelza.
"Scelte...?" - bisbigliò Elizabeth.
"Scelte" - rispose Ross, guardandola in viso e chiudendo ogni discorso residuo fra loro.
George prese con stizza la moglie sotto braccio, facendole segno di allontanarsi. "Mia cara, non abbiamo ancora salutato Sir Basset".
"E' vero" - rispose Elizabeth, salutando Ross e Demelza con un tirato inchino, desiderosa quanto il marito di andare via.
E quando i Warleggan furono a parecchi metri da loro, Demelza tirò un sospiro di sollievo. "Non lo hai preso a pugni, è un successo".
Lui le sorrise, stringendola a se. "Credo che i veri successi siano altri e oggi lo abbiamo ampiamente dimostrato. Il passato è passato, il futuro è frutto unicamente delle nostre scelte e del nostro impegno".
"Nessun rimpianto?" - chiese Demelza.
"No, non ne avrò mai!".
Scelte... Ognuno aveva fatto le sue e ora rimpiangerle non aveva senso. Demelza e Ross non avevano alcun desiderio e motivo di farlo, George aveva di fatto ottenuto tutto ciò che desiderava ed Elizabeth... Beh, forse lei non era mai stata capace di scegliere davvero e più che dal cuore, si era fatta guidare da motivi futili che ne avevano decretato l'infelicità e l'invidia per gli altri ma ora era troppo tardi per tornare indietro. Tutti loro avrebbero avuto la vita che si erano costruiti con le proprie mani e in quel momento Demelza pensò che l'unica cosa che voleva insegnare a suo figlio era credere in se stesso e lottare per ciò che voleva davvero senza accettare compromessi. Era l'unica ricetta per la felicità. "Ti amo" - disse a Ross, baciandolo lievemente sulle labbra.
"E io amo te! E lei..." - rispose lui, accarezzandola sulla pancia.
"Lei?".
"Lei, sono certo che sarà una lei! E che sarà la tua più grande rivale".
Demelza rise, contenta. Era felice, era nel posto giusto con la persona giusta. Il resto non importava più.








  
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