Eureka
30 gennaio 1980
Mike entrò a casa di Trevor come se abitasse anche lui lì:
non si preoccupò di pulirsi i piedi sporchi di fango sullo zerbino, buttò il
giaccone bagnato di pioggia sul delicato divano bianco in alcantara e corse in cucina
a controllare se il padre dell’amico avesse lasciato un goccio di caffè nella
moka.
Non gli sfuggirono le occhiate apprensive e preoccupate del
padrone di casa, sapeva perfettamente che temeva di essere rimproverato dai
suoi genitori per colpa degli atteggiamenti del suo migliore amico.
Era proprio per questo che Mike aveva deciso di fargli un
regalo un po’ particolare per i suoi dodici anni: era giunto il momento per
Trevor di piantarla con quelle lagne da bambino impaurito, ormai stava
crescendo e – a dirla tutta – per Mike certe volte aveva degli atteggiamenti
fin troppo infantili.
«Se mio padre scopre che hai bevuto un’altra volta il suo
caffè, poi se la prende con me!» protestò Trevor, passandosi una mano tra le
ciocche castane e mosse.
Mike lo guardò e gli regalò un ghigno divertito. «Quando
imparerai a reagire e a farti rispettare? Sei un po’ troppo obbediente, amico.
E comunque, auguri. Adesso anche tu hai dodici anni e posso finalmente
spiegarti quello che non sai.»
Trevor sgranò gli occhi per un attimo e Mike riconobbe la
tipica confusione che l’amico mostrava quando lui cambiava repentinamente
argomento o diceva qualcosa che gli suonava strampalato.
Allora allargò il ghigno e, dopo aver finito di sorbire il
caffè, gli fece cenno di seguirlo.
«Che hai in mente? Dove stai…»
«In bagno» replicò Mike.
L’altro si agitò e tentò di fermarlo. «Cosa? Non possiamo
entrare in bagno insieme, mica siamo femmine!»
«Piantala» lo liquidò il più grande, spalancando la porta e
spingendolo dentro, per poi richiuderla e studiare l’ambiente circostante con
attenzione: la vasca era abbastanza grande, poteva essere una buona soluzione
per ciò che aveva in mente.
Si voltò verso l’amico e gli sorrise elettrizzato. «Trev,
adesso ti darò il tuo regalo di compleanno, così anche tu smetterai di essere
un moccioso» affermò. Detto questo, portò le mani sulle sue spalle e lo guardò
negli occhi: voleva assicurarsi che avesse capito.
Eppure Trevor era sempre più confuso e nelle sue iridi
castane Mike scorse qualcosa di simile alla paura.
Scoppiò a ridere e gli diede una leggera spinta. «Non avrai
mica paura?»
«C-cosa vuoi farmi? Perché non siamo rimasti in salotto a
giocare ai videogames?» farfugliò l’altro.
«Io? Ah, io non voglio farti niente, mica sono frocio! Farai
tutto da solo!» esclamò Mike sempre più divertito.
«Frocio? Ma cosa…»
Il più grande sbuffò e si slacciò velocemente i pantaloni,
per poi calarli senza troppe cerimonie insieme alle mutande. «Voglio insegnarti
una cosa importante e divertente. Io lo faccio sempre, ma da solo è anche
noioso…»
Trevor, terrorizzato, si schiacciò con la schiena contro la
porta del bagno e lo fissò senza riuscire a parlare, il labbro inferiore che
gli tremava leggermente.
«E dai, non fare quella faccia da idiota! Mica voglio
stuprarti, amico!» Mike rise e si indicò in mezzo alle gambe. «Hai mai provato
a masturbarti?» domandò candidamente.
«I-io… solo una volta, ma…»
«Principiante. Io lo faccio da tempo. Fa bene all’anima.»
«Ah sì? Mia nonna dice che pregare fa bene all’anima»
replicò Trevor, facendo un piccolo passo avanti.
Mike si sfilò definitivamente i pantaloni ed entrò nella
vasca, sedendosi comodamente e invitandolo a fare lo stesso. «Certo che pregare
fa bene all’anima: quando ti tocchi, preghi un sacco!»
«Davvero?» Il padrone di casa si grattò la nuca. «Ma, Mike?»
«Che c’è?»
«Non è sbagliato fare queste cose? Insieme, poi…»
Mike alzò gli occhi al cielo e sbuffò. Certe volte il suo
amico era veramente ingenuo, sembrava un marmocchio di cinque anni pieno di
paure; c’erano momenti in cui gli veniva voglia di gonfiarlo di botte perché si
comportava come un rammollito e non come uno di dodici anni.
«Davvero, e se poi arrivano i miei?» insistette Trevor a
disagio.
«Chi se ne fotte? Siediti con me e fai quello che faccio
io!» tagliò corto Mike, prendendo a massaggiarsi lentamente tra le gambe.
Già stava meglio, avvertiva il familiare sollievo di cui
ormai non riusciva più a fare a meno.
Trevor, a testa bassa, si sedette dentro la vasca con lui;
l’altro notò che non si era spogliato, teneva lo sguardo fisso sulle piastrelle
alla sua sinistra ed era piombato in un profondo imbarazzo.
«Forse anche io avrei dovuto regalarti un fottuto quaderno»
commentò, fermando la mano destra e allungando la sinistra a scrollare l’amico.
Trevor lo guardò negli occhi e Mike li trovò confusi e
spalancati; gli fece tenerezza, era così ingenuo e innocente. Ecco perché
voleva insegnargli tutto quello che sapeva.
Sorridendo, gli scompigliò i capelli e gli afferrò il polso.
«Dai, Trev. Va bene, è giusto. Ci divertiamo, vedrai che ti piacerà.»
«Davvero?»
«Davvero. Senti, non pensarci. Fallo e basta» gli suggerì.
«Ma tu non guardarmi, mi vergogno…»
«Ti vergogni di me? Conosco il tuo buco del culo meglio del
mio!» Mike scoppiò a ridere e tornò a muovere piano la mano destra tra le
proprie gambe.
Trevor si unì a lui in una risata nervosa, ma poco dopo si
slacciò maldestramente i pantaloni e fece timidamente scivolare una mano
all’interno. Mike notò che chiudeva gli occhi e si compiacque di vedere che non
riusciva a trattenere i sospiri di piacere che quel contatto gli procurava.
Ridacchiò e si concentrò su se stesso, senza mai perdere di
vista il viso dell’amico; in fondo voleva essere sicuro che stesse bene, Trevor
era come un fratello per lui.
Entrambi, seduti con le gambe incrociate dentro la vasca,
ridevano come matti ed erano decisamente più rilassati.
Mike osservò il viso del suo migliore amico e si rese conto
che era decisamente disteso, anche se un po’ sudato e arrossato. E,
soprattutto, non aveva più l’aspetto della faccia di un bambino di cinque anni.
«Ti è piaciuto il mio regalo, vero?» chiese Mike.
«Sì, beh… è stato divertente, avevi ragione.» L’altro
sorrise con un po’ più di malizia.
«Te l’avevo detto! Ti ricordi quando ho detto che la torta
di mia nonna era da orgasmo?»
Trevor annuì. «E questo cosa c’entrava?»
«Quella torta era come masturbarsi» spiegò Mike con ovvietà,
stringendosi nelle spalle. «O come bere il caffè che tuo padre lascia nella
moka. Come può sprecarlo così?»
«Non lo so.»
Proprio in quel momento si udirono dei rumori provenienti
dall’ingresso di casa, poi una voce maschile dal tono allegro riempì l’aria.
«Ometto, siamo a casa! Abbiamo portato i pasticcini! Dove
sei?»
Trevor tornò bruscamente alla realtà e impallidì sotto lo
sguardo divertito di Mike. Lo vide lanciare un’occhiata in mezzo alle sue
gambe, per poi spostare gli occhi terrorizzati sulla porta chiusa.
«Pasticcini? Ho fame, in effetti…» mormorò Mike,
sollevandosi dalla vasca per potersi ripulire con della carta igienica e
rivestire.
«E adesso cosa gli diciamo? Mi uccidono se scoprono che…»
sibilò impaurito il più piccolo.
«Lascia fare a me. Tu rimettiti in ordine, dai» lo rassicurò
Mike, già sapendo che scusa accampare per giustificare la loro condivisione del
bagno.
«Trevor? Ti ho detto mille volte di non chiuderti a chiave
in camera tua!» proseguì l’uomo, avvicinandosi alla porta del bagno.
Mike si infilò velocemente mutande e pantaloni e si affacciò
in corridoio, intercettando il padre del suo amico. «Siamo qui! Trevor non si
sentiva bene e l’ho accompagnato in bagno. Ha vomitato, poveretto» inventò.
«Vomitato?!» strillò la madre, affrettandosi a raggiungere
il figlio.
«Non preoccupatevi, l’ho aiutato io! Adesso sta bene! Anche
se è un po’ pallido, in effetti… ma sono sicuro che i pasticcini lo aiuteranno
a recuperare le forze!» blaterò Mike, lasciando entrare i genitori di Trevor
che, nel frattempo, si era rivestito e se ne stava seduto sul bordo della vasca
con lo sguardo basso.
«Niente pasticcini, non sono l’ideale per combattere il mal
di stomaco!» decise l’uomo, esaminando attentamente il volto del figlio.
«Tesoro, come stai?» si preoccupò la madre, chinandosi su di
lui per accarezzargli i capelli sudati.
«Sto bene, davvero, non è niente di che… voglio i
pasticcini» piagnucolò.
Mike ghignò e si leccò le labbra. «Eh no, Trev, hai
vomitato! I tuoi genitori hanno ragione. Ma tranquillo, amico mio, li mangio
anche per te. Va bene?» intervenne, facendogli l’occhiolino.
Trevor lo fulminò con un’occhiata e mise su un broncio che
lo fece nuovamente somigliare a un bambino di cinque anni.
Mike, però, era l’unico a sapere la verità sul suo migliore
amico e non avrebbe più dimenticato il modo in cui aveva goduto insieme a lui
mentre si masturbavano.
Trevor aveva dodici anni, stava crescendo e lo stava
rendendo sempre più orgoglioso.
I signori Dunn, dopo essersi tranquillizzati, lasciarono il
bagno e si diressero in cucina.
Mike fece per seguirli, impaziente di avventarsi sui
prelibati dolcetti, ma Trevor lo afferrò per il braccio e lo scosse.
«Che c’è?»
«Perché gli hai detto che ho vomitato? Adesso non posso
mangiare niente e oggi è il mio compleanno!» si lamentò.
«Preferisci che
sappiano la verità?» domandò Mike con un ghigno divertito.
«Certo che no!»
inorridì Trevor.
«Allora taci e
lasciami andare a mangiare! Ho decisamente voglia di un altro orgasmo!»
😊 😊 😊
AUGURI TREEEEEV
*______*
Ahahahahahahahah,
lettori, non sapete quanto ho riso mentre scrivevo questa roba XD
Mi è piaciuto un
sacco immaginare Trevor alle prese con l’ennesima strampalata idea di Mike, ed
ecco che qui si scopre quale regalo il cantante aveva in serbo per lui (???)
Io boh, comunque
non ho capito il dono AHAHAHAH XD
Povero, povero
Trevor! Lui era così innocente e tutto preoccupato, si vergognava anche se
immagino che lui e Mike si conoscano approfonditamente da tutta la vita e non
ce ne fosse proprio motivo; e Mike che, spudorato e disinibito come sempre – e
nemmeno troppo dolce XD –, lo fa diventare il suo allievo di masturbazione di
gruppo (????)
Abbiate pazienza,
non so nemmeno cosa sto scrivendo ^^” poveri i miei neuroni, si sono
disintegrati per via di questa raccoltina!
Ed era ovvio che i
genitori di Trevor arrivassero e li trovassero in condizioni discutibili…
chissà se fossero entrati in bagno mentre ancora erano seduti nella vasca con i
pantaloni calati, cos’avrebbero pensato XD
Meno male che Mike
ha avuto la brillante idea (???) di raccontare la storia del malore di Trevor,
solo che ora il festeggiato non può festeggiare AHAHAHAHAHAHAH XD
No vabbè, che
tenerezza mi fa questo ragazzo, cavoli!
La foto che trovate
in cima, come la precedente, l’ha scovata la mia cara Evelyn su Pinterest: ma
quanto è disagiante? XDD
E devo ringraziare
Evelyn anche per un piccolo prompt che mi ha suggerito quando, disperata, sono
corsa a lamentarmi perché non avevo idea di cosa scrivere per il compleanno di
Mike; così lei mi ha suggerito un paio di versi di An Hour In The Shower
dei Chicago, brano in cui il caro Terry Kath parla proprio di masturbazione XD
e cosa poteva esserci di più adatto? :P
Grazie a chiunque
abbia letto e mi abbia seguito in questa piccola raccolta dedicata a
un’adorabile coppia di amici come Mike e Trev! *___*
Alla prossima e
ancora tantissimi auguri di buon compleanno a Trevor (speriamo che almeno i
suoi cinquantatré anni comprendano più neuroni di quelli di Mike
AHAHAHAHAHAHAH) ♥
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