notturni

di Marti Lestrange
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Ri-eccomi con una nuova parte di questa raccolta e quattro nuovi racconti, nati anche questi in occasione di una seconda drabble night, sempre organizzata da Gaia Bessie sul gruppo Facebook; T. e J. sono tornati; grazie a chiunque proseguirà con la lettura.
 



 


notturni.
parte seconda

 

 

I.
Prompt (proposto da Gaia Bessie):
“E noi non ci ricorderemo della pioggia in cui piangevo.”
— G. Angi

 

[T.]

 

È pioggia o sono lacrime? Sono bagnato e i capelli mi si sono incollati alla fronte — è pioggia. Sono bagnato e le tue dita mi si sono aggrappate alle guance — sono lacrime. È sempre stato così, tra noi: litighiamo, tu mi guardi e io grido; tu stai zitto, io fuggo; mi vieni a cercare, io piango. Poi mi asciughi le lacrime con i polpastrelli, freddi, me le levi via, e sfiori la mia fronte con la tua. Quando le mie labbra, calde, cercano le tue, allora so che per oggi starò bene. Staremo bene. 

 

[94 parole]

 

 

 

 

II.
Prompt (proposto da Lisbeth Salander):
“Fra le muraglia di cemento e gesso, sei una specie di fiore.”
— D. Buzzati

 

[J.]

 

La città è dura, ti graffia dentro, e lo smog ti mangia il cuore. I grattacieli sfiorano il cielo grigio, sempre grigio, e il cemento puzza di umanità e ferro. Il fiume scorre placido e, tra le sue acque, si annidano spiriti e tempeste. La città è dura, non è un posto per un ragazzino come me, e proprio qui, in mezzo a tutto questo grigio, ci sei tu, tu che sbocci anche in inverno, come un raro fiore di neve; tu che sbocci tra le mie mani ogni sera, fragile ma tenace; tu che modelli il mio corpo tra le tue mani grandi, come creta — o gesso. Tu che sorgi e tramonti per me, come un sole incessante.

 

[119 parole]

 

 

 

 

III.
Prompt (proposto da VigilanzaCostante):
“Siamo fatti di carne debole e cuori forti.”

 

[T.]

 

«Siamo fatti di carne debole e cuori forti», così mi diceva sempre la nonna, con la sua bianca e chiara saggezza. L’ho pensato subito, appena ci siamo conosciuti, tu e io. Eri solo un ragazzino dal naso sgraziato e i denti troppo grandi, ma i tuoi occhi… i tuoi occhi possedevano qualcosa di incommensurabilmente puro. Qualcosa che sapevo avrei voluto macchiare. E ho speso eterne notti e giorni inafferrabili trattenendo le mie mani, cercando di non cercarti, evitandoti in stanze troppo piccole, sperando però che non smettessi mai di guardarmi come se non potessi mai essere tuo — ché lo sono stato fin da subito, in verità. Carne debole e cuori forti, di questo siamo fatti.

 

[115 parole]

 

 

 

 

IV.
Prompt (proposto da LadyPalma):
“Se mi disprezzasse lo perdonerei, perché se mi amasse alla follia non potrei mai perdonarlo.”
— W. Shakespeare

 

[T.]

 

A volte penso che sarebbe stato molto più facile non amarti, semplicemente volerti bene come un fratello, provare affetto come verso un amico, ecco, non amarti — non perdermi dietro te, nella tua scia luminosa che si porta via le mie ombre, nel tuo sorriso che sa d’estate. A volte penso che se tu mi odiassi, sì, se mi odiassi, non sarebbe solo un disamore, no, ché saprebbe di disprezzo, ecco, se tu mi disprezzassi, allora, forse lo capirei — ti perdonerei; invece continui ad amarmi, tenace, testardo, caparbio, e sei folle — folle folle folle — e dimmi come posso io capirti?, come posso perdonarti?, come posso non amarti, allora? Non posso.

 

[109 parole]


 





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