Capitolo
15 -
Running Away -
Spalancai
gli occhi, ma rimasi rannicchiata su me stessa, incapace di muovere un
muscolo.
Non
poteva essere lì.
Non
poteva essere lui.
Doveva
trattarsi di un sogno.
Le
sue dita mi sfiorarono un braccio: i suoi polpastrelli sulla pelle
erano fin
troppo reali.
Forse
avevo completamente perso la testa, ma non m’importava.
Anche
se si fosse trattato di un’allucinazione, avevo bisogno di
lui in quel momento.
Mi
alzai lentamente e mi voltai con estrema calma.
Quasi
stramazzai al suolo, nel trovarmi davanti il vampiro dai capelli rossi.
Stranamente
non indossava il suo tipicp cappello, ma non ci badai troppo: sentivo
le gambe molli e
le mani tremare, tanta era l’emozione nel vederlo in piedi,
di fronte a me.
“Sei…
sei vivo.”, sussurrai, allungando una mano sul suo viso per
testare che fosse
reale.
Il
contatto con la pelle fredda mi diede i brividi: non era affatto un
sogno, ne’
il frutto della mia immaginazione.
Ma
nonostante questo, c’era qualcosa, in lui, una strana luce
nei suoi occhi.
Non
erano il solito verde smeraldo, vi erano diverse sfumature dorate a
riempire
l’iride.
Quando
mi artigliò i fianchi, sussultai.
Mi
strinse a sé e calò le sue labbra in un battito
di ciglia.
Non
opposi troppa resistenza, mi abbandonai presto al suo bacio.
Sentivo
che c’era qualcosa di sbagliato, sentivo che non avrei dovuto
farlo.
Non
c’era passione, in quel bacio, era come baciare un robot che
sapeva muovere le
labbra, ma che non trasmetteva alcun tipo di emozione.
Eppure
avevo bisogno di stare tra le sue braccia.
A
richiamare la mia attenzione, furono le zanne del vampiro, che
addentarono le
labbra, facendomi sanguinare.
Lui
continuò a leccare e a baciare la mia bocca, mentre
assaggiavo il mio stesso
sangue.
Poi
proseguì sul collo, mordendo e leccando anche lì.
E
mentre la testa continuava ad urlare di fermarmi, il corpo non le dava
ascolto,
io restavo inerme, mentre venivo privata del mio sangue… e
dei miei vestiti.
Avevo
notato come il vampiro mi avesse sollevato la gonna, insinuando una
mano sul
mio fondoschiena, stringendo talmente forte da graffiarmi.
Di
colpo una sensazione.
Non
era più la mia voce a gridare “fermati”,
nella mia testa, bensì una voce
maschile e ignota.
“Osserva
bene.”, ripeteva.
Puntai
lo sguardo sul vampiro dai capelli rossi e notai che il suo viso era
cambiato:
i suoi lineamenti erano più maturi, gli occhi non erano
affatto verdi ma
dorati.
Ed
io ero ricoperta di sangue e per metà svestita:
c’era qualcosa di profondamente
sbagliato.
Mi
allontanai bruscamente.
“Tu
non sei Raito.”
“Bitch-chan…”,
provò di nuovo ad avvicinarsi, ma indietreggiai, sistemando
il vestito che
indossavo.
“Raito
è morto. –, affermai e la voce si
incrinò appena. – E il Raito che amavo, non mi
avrebbe più chiamata sgualdrina,
se
fosse stato ancora in vita.”
L’altro
abbozzò un sorriso, un sorriso agghiacciante, degno di
Kanato.
Poi
la sua figura mutò completamente: i capelli si allungarono,
tingendosi di un
candido bianco, sfumato di rosa alle punte; le iridi divennero simili a
due
biglie d’oro, e la divisa scolastica lasciò il
posto ad un completo elegante,
adornato da un bavero bianco.
Deglutii
a fatica, poi la collera prese il sopravvento.
“Tu!
Sei un assassino e un pervertito!”
“Suvvia,
Mitsuko, dove sono le tue buone maniere?”, esordì
Karl Heinz.
Per
un secondo valutai l’opzione di soffocarlo a mani nude, ma
era una lotta persa
in partenza.
“Non
hai rispetto neppure per tuo figlio, lo hai usato per arrivare a me!
Quel sogno…
Era tutta una strategia!”, continuai.
Come
avevo potuto credere che Raito fosse vivo?
Come
avevo potuto lasciare che quel maniaco mi
toccasse in quel modo?
I
suoi morsi ancora bruciavano sulla cute: ero piuttosto debole, ma avrei
comunque tentato la fuga, sperando di incappare in qualche Sakamaki o
in
qualche Mukami.
Dov’erano
i miei poteri quando ne avevo bisogno?
“Ho
dovuto adottare una strategia per approcciarti più da
vicino.”
“Che
diavolo vuoi da me?”
Karl
Heinz mosse qualche passo nella mia direzione: lanciai
un’occhiata alle mie
spalle, pronta a scappare fuori dal roseto.
“Come
sai, ho un progetto. –, annunciò, girandomi
intorno come un predatore. – E
fin’ora tutti i miei figli, compresi quelli adottati,
si sono rivelati inutili.”
Quindi
perseguiva ancora il suo progetto per creare una nuova razza.
“E
probabilmente non sono l’unico che ha degli interessi nei
tuoi confronti. –,
dichiarò enigmatico, fermandosi davanti a me. –
Considerata la vampira che ha
fatto irruzione nella villa.”
Aggrottai
le sopracciglia: come poteva sapere?
“Oh
Shu e Reiji non te lo hanno detto? Sono venuti a farmi
visita.”
Il
mio cuore perse un battito.
Perché
mai Shu non avrebbe dovuto dirmelo? Avrei potuto capire il fratello
minore, ma
lui?
Pensavo
non ci fossero più segreti tra di noi.
Io
avevo omesso la questione “poteri”, ma avevo un
motivo ben preciso.
Perché
Shu non avrebbe dovuto rivelarmi le loro vere intenzioni?
“Mia
cara Mitsuko, continui ad illuderti di essere parte della famiglia. Ma
sei e
resterai sempre una Sposa Sacrificale, per loro.”
Quelle
parole mi colpirono come uno schiaffo, ma scossi il capo con vigore:
Karl Heinz
era astuto e subdolo, sapeva esattamente dove colpire.
Tuttavia,
sapevo bene di essere molto più di una mera Sposa
Sacrificale, sia per i
Sakamaki che per i Mukami.
“Tu
non conosci l’affetto, ne’ l’amore
–, risposi con decisione. - E i tuoi figli mi
vogliono bene, più di quanto ne abbiano mai voluto a
te.”
Notai
un brevissimo tentennamento da parte del vampiro, la sua maschera
affabile e
imperturbabile aveva vacillato per un secondo.
Ma
si ricompose in fretta, facendosi più serio.
“Inganna pure te stessa, con queste parole. Adesso, per
quanto piacevole possa
essere, non sono qui per conversare.”
Sentendo
quella frase, mi preparai a scappare.
“Allora
cosa vuoi?”
Di
nuovo quel sorriso folle sul suo volto.
“Voglio
che tu dia alla luce la mia nuova
razza di vampiri.”
Non
elaborai immediatamente il significato della frase, poi sgranai gli
occhi:
aveva tentato con i suoi figli, ma adesso non avrebbe atteso oltre, si
sarebbe
occupato personalmente della nuova progenie, e intuii subito in che
modo.
Scattai
fuori dal roseto, certa che mi avrebbe riacciuffato in un baleno,
tuttavia
sentii la sua risata alle mie spalle.
“Corri
pure Mitsuko. Non hai più scampo.”
Mi
affrettai a raggiungere la villa, ma lungo il viale per rientrare, mi
scontrai
con due corvi, che mi vennero incontro, brandendo i loro artigli: mi
piegai per
evitarli, e questi planarono di fronte a me.
Esitai
prima di continuare, i corvi stavano mutando forma: i loro artigli si
allungarono, mentre le piume svanivano, lasciando il posto a due
ragazzi con
gli occhi
interamente neri e la carnagione olivastra.1
I
loro canini erano affilati come quelli dei vampiri, ma lunghi fino al
mento.
Tremai:
che razza di creature erano quelle?
Si
avvicinarono con un sorriso orribile stampato in faccia.
Indietreggiai,
sperando che i miei poteri si manifestassero, considerato il pericolo
imminente.
Ma
per quanto tentassi di fare qualcosa, qualsiasi cosa, niente mi
riusciva:
nessun ramoscello, nessuna liana, neppure una misera rosa.
Ruotai
il busto, intenzionata a correre nella direzione opposta alla loro, ma
mi
paralizzai, trovandomi di fronte la bionda che aveva aggredito Shu: mi
sentii
in trappola.
Non
c’era traccia ne’ dei Sakamaki ne’ dei
Mukami.
“Sta’
giù!”, ordinò inaspettatamente la
vampira.
L’istinto
mi suggerì di seguire il comando, così mi
accovacciai sul terreno.
La
bionda lanciò due coltelli, che si conficcarono precisamente
nel petto delle
creature.
“Vieni!”,
gridò poi, allungando una mano.
Osservai
le creature sfilarsi gradualmente i pugnali dal petto, apparentemente
tranquilli, nonostante del sangue scuro sgorgasse dalle ferite in mezzo
al
torace.
Cercai
con lo sguardo qualche vampiro familiare, ma non c’era
nessuno nei dintorni.
“Non
vuoi scoprire da dove provengono i tuoi poteri?”
Sobbalzai.
Lei
sapeva.
“Come-“
“Non
c’è tempo. -, rimbeccò. –
Forza andiamo!”
Me
ne sarei pentita, non avevo alcun dubbio, tenendo conto delle
precedenti
esperienze.
Ma
io dovevo
sapere.
E
se avesse voluto uccidermi, di certo non mi avrebbe difesa da quei due.
Le
corsi incontro e le afferrai la mano, in quel modo ci teletrasportammo.
***
“Di
sicuro non è stato nostro padre a mandare quella
predatrice.”, commentò Reiji,
per spezzare quel silenzio imbarazzante che si era creato nella
limousine.
“No,
lui avrebbe mandato i suoi uccellacci.”
Trascorse
qualche istante, poi Shu riprese la parola.
“E
quindi tu ed Edith-“
“Preferirei
non parlarne.”, tagliò corto il fratello.
Il
biondo sorrise impercettibilmente, volgendo lo sguardo
all’esterno.
Il
cielo iniziava a tingersi di un lieve arancione, il che stava a
simboleggiare
l’arrivo dell’alba.
Erano
stati via parecchio tempo, ed erano anni che Shu non restava sveglio
tanto a
lungo.
Si
disse che, una volta giunti a casa, sarebbe sgattaiolato nella stanza
di
Mitsuko, avrebbe ignorato il suo blaterale e avrebbero dormito assieme,
proprio
come facevano
da bambini.
Anche
se lei sembrava non ricordarlo.
Ma
quando raggiunsero la villa, i due Sakamaki intuirono immediatamente
che
qualcosa non andava.
Non
appena scesi dalla limousine, le urla di Subaru e Ruki giunsero al loro
udito
super-sviluppato: provenivano dal giardino posteriore.
Shu
si materializzò nella serra con le rose, ma oltre al
fratello e al Mukami, vi
erano due Ghoul1
con mani
e piedi legati, la faccia sanguinante.
“Che
significa?”, domandò Reiji, anch’egli
comparso nel roseto.
“Significa
che il vostro lurido padre ha
rapito
Mitsuko. –, commentò Yuma a qualche metro di
distanza. – E ha mandato loro per
prenderla, anche se non vogliono parlare.”
Shu
sgranò gli occhi e serrò le mani a pugno.
Solitamente
era Subaru a perdere le staffe, ma ne aveva abbastanza di Karl Heinz e
dei suoi
trucchetti, stavolta avrebbe messo fine alla sua vita personalmente.
“Andiamo
a riprenderla allora.”
“Credevo
fossi più intelligente di questo qui.”, lo
interruppe Ruki, alludendo a Subaru.
L’albino
emise un grugnito, contemplando vari modi per disfarsi del Mukami.
“Non
possiamo fare irruzione nella villa di tuo padre, sai che è
potente.”
Shu
lo ignorò, scambiandosi un’occhiata col
fratellastro: sapeva che, se avesse
deciso di far visita a Karl Heinz, lui gli avrebbe dato man forte.
Ma
una mano si posò sulla sua spalla.
Reiji
lo guardava con un cipiglio severo.
“Sai
che ha ragione.”
Certo
che aveva ragione.
Karl
Heinz aveva vissuto per secoli, i suoi poteri erano cresciuti,
così anche le
sue conoscenze, il che lo rendeva ancor più pericoloso.
Non
era un caso che fosse diventato il “Re dei Vampiri”.
“E
poi c’è qualcosa che dovreste sapere su
Mitsuko.”, aggiunse Ruki, suscitando la
curiosità dei Sakamaki appena arrivati.
“Entriamo.”
“E
questi due?”, volle sapere Yuma.
“Se
non vogliono parlare, te ne puoi disfare.”
Solitamente
Ruki non condivideva la crudeltà dei Sakamaki, ma in quel
momento, sapendo
Mitsuko nelle mani di Karl Heinz, avrebbe risposto proprio come Reiji.
Yuma
afferrò i due Ghoul per il colletto, trascinandoli fuori
dalla serra.
“Sarò
di ritorno tra qualche minuto.”
Ruki
annuì, mentre seguiva i Sakamaki dentro la villa.
Ghoul1:
Nell’universo dei Diabolik Lovers, le razze dei demoni si
dividono in due
categorie: Demoni Superiori(che
comprendono i vampiri) e Demoni Inferiori (di cui fanno parte i Ghoul).
Anche
i Ghoul si nutrono di sangue e sono più forti e veloci
rispetto agli esseri
umani, non conosco il loro reale aspetto e ho deciso di inventarlo.
La
questione Demoni Superiori/inferiori verrà approfondita
più in là.
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