Capitolo 20
Nascita di una strega
Alba, Azaele e Merlino, si lasciarono
alle spalle la casa distrutta della signora Elena e camminarono
tutto il pomeriggio, o meglio, per lo più aveva camminato
Azaele portando di nuovo Alba sulle spalle.
Era ormai ora di cena quando
finalmente arrivarono alla Locanda dell'Agnello macellato1,
poco fuori Monterotondo. Azaele e Alba osservarono perplessi
l'insegna, ma aveva cominciato a piovere ed erano troppo stanchi per
cercare un'alternativa. Entrarono e presero due stanze, Alba era un
po' preoccupata, non aveva molti soldi, ma Azaele sorrise e pagò
per entrambi. Prima di salire in camera decisero di mangiare qualcosa
e si sedettero a un tavolo. L'oste li raggiunse poco dopo e servì
il piatto del giorno: agnello arrosto. Azaele e Alba, piuttosto
affamati, si dedicarono all'arrosto senza parlare.
Erano passati pochi minuti quando la
porta della locanda si aprì. Azaele sentì un brivido
improvviso lungo la schiena, si voltò e vide tre frati
incappucciati accomodarsi intorno a un tavolo, i suoi occhi
incrociarono quelli di un uomo alto e magro, dagli occhi neri e
freddi che sembrava il capo del gruppetto. "Sgherri
dell'inquisizione" pensò il demone irritato, l'uomo
sostenne il suo sguardo, un leggero sorriso gli increspò le
labbra come se avesse intuito la vera natura di Azaele. Il demone
stava per togliersi la soddisfazione di lasciare che i suoi occhi
diventassero completamente neri e bui, ma poi pensò ad Alba,
distolse lo sguardo dall'inquisitore e rivolse la sua attenzione
esclusivamente alla ragazza che stava raccontando brevemente la sua
vita.
Era cresciuta in una famiglia di
artigiani. Purtroppo quando lei e i suoi fratelli erano ancora
piccoli, la malaria si era portata via prima suo padre e poco dopo
sua madre. Per sopravvivere erano dovuti andare tutti a servizio. Lei
era stata fortunata perché era stata presa dalla signora Elena
che le aveva fatto un po' da madre e l'aveva spronata a cominciare a
studiare le erbe. Raccontò di come si era sempre sentita un
po' diversa dalle altre ragazze perché non era stata mai tanto
interessata a trovare un brav'uomo e sposarsi, quanto a studiare e
aiutare la gente senza dipendere da nessuno, proprio come la signora
Elena.
Azaele la osservava quasi ipnotizzato,
non gli era mai capitato di fermarsi a parlare con un mortale. Il suo
rapporto con gli umani, almeno fino a quel momento si era limitato ad
accompagnare le loro anime all'inferno e in quei frangenti non è
che ci fosse molto da chiacchierare. Con le donne aveva avuto qualche
scambio in più, giusto perché ogni tanto si
intratteneva piacevolmente con qualcuna di loro, ma anche in quei
casi una volta finito il divertimento lui e l'umana di turno si
salutavano cortesemente e ognuno andava per la sua strada. Azaele
infatti, non era mai stato interessato a prendersi una “compagna”,
non gli sembrava giusto condannare qualche ragazzina inesperta
all'Inferno. Preferiva scegliere donne che avevano solo voglia di
condividere il letto con lui per qualche ora e senza impegno. Almeno
era stato così fino a quando si era imbattuto in Alba.
Inizialmente, quando si era reso conto
di cosa stava succedendo, si era solo voluto divertire a mettere i
bastoni tra le ruote al branco di bifolchi che inseguivano la ragazza
dai lunghi capelli ricci e neri. Per questo, dopo averla vista
inciampare, aveva deciso di issarla sul ramo e nasconderla alla vista
dei contadini. Nel momento in cui l'aveva stretta tra le braccia
però, aveva sentito una strana sensazione di calore dentro il
petto che era aumentata sempre più nell'arco della giornata.
Durante la cena, mentre ascoltava la
ragazza raccontare la sua storia, a quella piacevole sensazione si
era aggiunta anche la consapevolezza di aver incontrato per la prima
volta in vita sua, qualcuno che potesse capire il senso di estraneità
che aveva provato fin dal primo giorno della sua vita infernale.
Erano millenni che si sentiva solo laggiù, a parte forse per
quelle poche volte che si era ritrovato a collaborare con Sael, il
demone timido e riservato che aveva un debole per Michele. Il
collega però aveva un carattere molto chiuso e nonostante si
dimostrasse sempre amichevole ed educato, tendeva a mantenere le
distanze.
Un'altra esperienza che aveva in
comune con Alba era la perdita dei genitori, anche se a dire il vero
nel suo caso si trattava di un vero e proprio abbandono. Azaele non
riusciva a capire come suo padre e suo madre avessero potuto compiere
un'azione così crudele e ne soffriva ancora. A volte si
chiedeva se la sua "ribellione" non fosse stato un
tentativo, inutile, di attirare l'attenzione dei suoi genitori.
"Ti sto annoiando?" domandò
improvvisamente Alba.
"No, certo che no!" rispose
il demone che si era accorto di essersi perso nei suoi pensieri. "È
solo che mi ritrovo nel tuo racconto!"
"Davvero?" domandò la
ragazza stupita.
"Già" sospirò
lui. "È tardi andiamo a dormire" concluse alzandosi.
Accompagnò Alba fino alla sua camera, rimanendo poi a fissarla
un po' imbarazzato. Si rese conto che desiderava passare la notte con
lei, ma aveva percepito che la ragazza non era mai stata con un uomo
e per quanto la desiderasse, non poteva pensare di farla diventare la
sua "compagna", Alba non si meritava di finire all'inferno
per colpa sua. La ragazza interruppe i suoi pensieri salutandolo con
un sorriso un po' malizioso "Allora buonanotte, a domani!"
"Uh, si certo a domani!"
rispose lui preso alla sprovvista.
Alba chiuse la porta, attese un attimo
e poi la riaprì, ma Azaele era già scomparso. La
ragazza sospirò delusa e dandosi della stupida richiuse la
porta.
In realtà Azaele era ancora lì,
invisibile e schiacciato contro il muro da Michele. "Che cosa
cerchi di fare Azaele? Se credi che ti permetta di possedere quella
ragazza e rovinarle la vita, ti sbagli!" sibilò l'angelo,
furente.
"Non sto cercando di rovinare la
vita di nessuno, idiota, sto cercando di salvarla dai bifolchi che
vogliono bruciarla viva solo perché cerca di aiutarli
curandoli con le erbe mediche! Tu e tutti voialtri siete solo dei
sadici, vorreste vedere tutte le ragazze come lei morire in modo
orribile!" rispose Azaele spingendolo via.
"Non ti permetto di insultare né
me, né i miei colleghi. Sai benissimo che certe cose terribili
accadono per istigazione dei tuoi indegni colleghi!" replicò
l'angelo assestandogli un pugno in piena faccia. Azaele si portò
una mano al viso "Ma sei impazzito? Per poco non mi hai rotto il
naso!" urlò saltando addosso a Michele e facendogli
perdere l'equilibrio. L'angelo cadde all'indietro rotolando giù
per le scale e portandosi dietro Azaele. Non fece in tempo a
rialzarsi che il demone gli restituì il pugno in faccia.
L'angelo, furibondo, lo afferrò
per i capelli e lo sbatté violentemente contro la porta della
locanda che si spalancò facendo finire il demone dentro una
pozzanghera.
Per qualche istante nella locanda calò
il silenzio mentre gli ospiti osservavano stupiti la porta ancora
aperta. L'oste commentò che doveva essere stato un colpo di
vento e andò a chiuderla. Tutti ricominciarono a chiacchierare
come se nulla fosse successo, tranne gli uomini incappucciati che si
scambiarono un breve cenno d'intesa.
Michele si avvicinò al demone e
lo tirò su dal fango, Azaele ne approfittò per
assestargli una gomitata nello stomaco. L'angelo si piegò in
due per il dolore, Azaele si fermò ansimando, si passò
una mano sul viso per pulirlo dal fango misto al sangue e gli domandò
"Ti basta?".
Michele non fece in tempo a rispondere
che una luce angelica lì investì in pieno, Azaele
cadde a terra urlando e contorcendosi per il dolore. Michele aprì
le ali per proteggerlo, si girò verso la fonte della luce e
implorò "Ti prego Ysrafael, basta, abbiamo capito!"
"Non ho sentito, il tuo amico!"
rispose gelido il supervisore angelico senza interrompere il raggio
di luce emesso dalla sua spada. "Ho capito, basta!" si
lamentò Azaele che si era rannicchiato in posizione fetale
cercando di rimanere il più possibile protetto dalle ali di
Michele. Israfael interruppe il raggio di luce "Allora
piantatela di comportarvi come due ragazzini! Michele vieni con me, è
in corso una scaramuccia tra soldati del Papa e truppe spagnole,
dobbiamo ritirare delle anime. Muoviti anche tu Azaele, alcune sono
destinate alla tua parte!"
"Non prendo ordini da un
supervisore angelico!" bofonchiò Azaele ancora a terra.
"Attento a come parli, demone!"
lo minacciò Yrafael alzando nuovamente la spada, Azaele si
nascose dietro Michele che intervenne "Ysrafael, perdonami, ma
Azaele purtroppo ha ragione, sai bene che non può obbedirti!
Forse è meglio aspettare che arrivi il suo supervisore!"
"Non c'è tempo per
aspettare i comodi dei demoni, dobbiamo andare!" rispose
Ysrafael. "Quanto a te, attento a quello che fai, la ragazza al
piano di sopra non è tua, prova a toccarla e te ne pentirai!"
aggiunse puntando la spada contro la gola di Azaele che evitò
di replicare, il supervisore angelico era già abbastanza teso,
non voleva rischiare di innervosirlo ulteriormente con qualche
battuta sarcastica.
I due angeli aprirono le ali e
lasciarono Azaele da solo a riflettere sul da farsi. Per il momento
non aveva ancora ricevuto alcuna chiamata da Safet e comunque l'idea
di lasciare Alba da sola lo preoccupava. Non erano tempi adatti per
lasciare una ragazza sola, in una locanda in cui avevano deciso di
sostare anche degli inquisitori, quei bastardi erano sempre in cerca
di qualche poveretta da torturare e condannare al rogo. Azaele li
odiava profondamente anche se riconosceva che avevano almeno il
merito di essere ottimi clienti infernali. Erano talmente corrotti
che molti di loro neanche si stupivano quando una volta esalato
l'ultimo respiro si trovavano di fronte lui e non un angelo.
Rientrò nella locanda
riflettendo sul da farsi e per la seconda volta incrociò lo
sguardo dell'inquisitore. Di nuovo preferì mostrarsi
indifferente, salì le scale e si stava avviando verso la sua
camera quando sentì un lamento provenire dalla camera di Alba.
Preoccupato si precipitò dentro e la trovò che piangeva
e si lamentava nel sonno chiamando Elena. Il demone la svegliò
dolcemente.
"Azaele" disse lei aprendo
gli occhi e abbracciandolo stretto "ho avuto un incubo
terribile"
"Ti stavi lamentando nel sonno,
sono entrato perché ho temuto che stessi male" rispose
lui stringendola tra le sue braccia.
"Ti prego Azaele rimani a dormire
qui con me" lo supplicò la ragazza.
"Alba, i… io non credo che
sia una buona idea" rispose lui a disagio.
"Perché? Sto bene con te,
sei gentile, premuroso e…" Alba arrossì e sussurrò
nascondendo il viso contro il petto di Azaele "... molto bello!"
Azaele non era abituato a sentirsi
fare dei complimenti e soprattutto non si era mai considerato molto
bello, al limite si sarebbe definito interessante o un tipo. Per
essere un ex angelo infatti, era abbastanza basso, superava a
malapena il metro e settanta, non era biondo e non aveva gli occhi
azzurri o verdi. Certo aveva un fisico asciutto e muscoloso, come la
maggior parte di angeli e demoni, ma insomma, se pensava ad una
definizione di molto bello gli veniva immediatamente in mente
Michele, non certo lui.
"Uh, bé... grazie!"
rispose un po' imbarazzato. "Tu sei bellissima e molto dolce e…
davvero, sei troppo… insomma non sarebbe giusto, capisci?"
farfugliò "Tu devi trovare un bravo ragazzo e…"
Lei sorrise dolcemente "Io l'ho
già trovato un bravo ragazzo. Mi ha salvato la vita e mi
protegge da ogni pericolo!"
Azaele deglutì "Si, ma io
non sono quello che pensi, voglio dire, non sono quello che… di
cui hai bisogno… tu credi… ma io…".
"Io so solo che non avevo mai
incontrato un uomo come te, prima d'ora, e che non ho mai provato per
nessuno quello che sento per te. Quando sono tra le tue braccia non
ho paura di nulla, perché so che ci sei tu a proteggermi!"
rispose lei stringendosi ancora di più a lui e guardandolo con
quei suoi grandi occhi verdi e innamorati.
Il demone, naufragò in quegli
occhi, in quel leggero profumo di lavanda che emanava dal corpo
morbido di lei, in quelle labbra così morbide e invitanti.
La attirò a sé e la
baciò a lungo e quando finalmente tornarono a respirare, lei
sussurrò "Io non voglio nessun altro che te!"
A quelle parole Azaele cedette
completamente e dimenticandosi della sua vera natura la baciò
e la accarezzò ancora e ancora, si liberò dei suoi
vestiti e di quelli di lei e quando capì che era arrivato il
momento l'amò dolcemente, abbandonandosi come non aveva mai
fatto prima e rendendosi conto che per la prima volta nella sua lunga
vita da immortale, stava provando quel sentimento che gli umani
chiamavano amore.
Ed era bellissimo.
#
Safet sbuffò, non era affatto
felice di quell'incarico, andare su e giù dalla terra
all'Inferno per accompagnare le anime dei soldati, era di una noia
mortale, soprattutto per lui che era più una creatura di
pensiero.
Fortunatamente Azaele, tanto per
cambiare, non aveva risposto alle sue convocazioni, per cui si era
dovuto allontanare dall'area di recupero anime e andare a scovare
dove si fosse cacciato, prima che qualche zelante collega se ne
accorgesse e riferisse la cosa agli Arcidiavoli.
Gli era bastato concentrarsi un po'
per individuare le tracce dell'aura di quello svampito e arrivare
alla Locanda dell'Agnello macellato. Ancora meno c'era voluto per
individuare la camera dove il demonietto, a quanto pareva, aveva
appena finito di sollazzarsi con una ragazza umana che sembrava
piuttosto giovane e carina e che dormiva abbracciata al suo petto.
Azaele sorrise e posò le labbra sui capelli della ragazza,
baciandoli delicatamente. Safet rimase interdetto. Non lo aveva mai
visto comportarsi in quel modo con una donna, sospirò e decise
di entrare comunque.
Azaele nel vederlo sussultò e
coprì immediatamente la ragazza addormentata.
Safet notò il gesto ma non fece
commenti, disse solo, cercando di assumere un tono abbastanza
distaccato "Sei in ritardo e come al solito fai finta di non
sentire le mie convocazioni! E risparmiami le solite scuse
fantasiose, lo vedo da me il motivo del tuo ritardo!"
Azaele provò a replicare, ma
Safet lo fermò "Vestiti e basta, ti ho detto che non
voglio sentire scuse. Quando avremo finito sarai libero di tornare
dalla tua compagna"
Azaele impallidì "Non è
la mia compagna e solo una come tante!"
"Ma davvero? Strano, perché
vedo un demone famiglio qui con voi!"
"Mi ha solo seguito, la sua
strega è morta e…" Merlino miagolò
indignato. Safet sorrise sarcastico "Non mi pare che la tua
versione coincida con quella di Myrddhinx"
Azaele cominciò a balbettare
"N...no, guarda che sta scherzando, ti sembro il tipo di demone
che si prende una compagna?"
"In effetti no, mi sembri più
il tipo di demone cretino che si è innamorato di una giovane
femmina umana e cerca di negare anche a se stesso di averla destinata
all'inferno" replicò lapidario Safet "Ora vestiti e
seguimi, non te lo ripeterò un'altra volta!"
"Safet, ti prego, ci sono dei
frati inquisitori al piano di sotto e come se non bastasse la ragazza
non sa nulla della mia vera natura, se l'abbandono adesso, senza
aiutarla ad accettare la sua nuova condizione, rischierà di
usare i suoi poteri inconsapevolmente e combinare qualcosa di
irreparabile!"
"Se dovesse succedere la colpa
sarà solo della tua sventatezza, avresti dovuto dirle chi eri,
permetterle di decidere consapevolmente se diventare o meno una
strega. Ora non c'è tempo per rimediare al tuo errore, ti
ordino di seguirmi, demone. Myrddhinx veglierà sulla ragazza
mentre tu sei impegnato a svolgere i tuoi compiti!"
Azaele abbassò la testa e non
osò più replicare, Safet gli aveva dato un ordine
chiaro e preciso, non aveva modo di rifiutarsi.
Si girò verso Alba, la osservò
dormire qualche istante e poi con la morte nel cuore seguì
Safet che si era lanciato fuori dalla finestra con le ali spiegate.
#
Il sole non era sorto da molto quando
Alba si svegliò e allungò una mano per cercare Azaele.
Ma al suo fianco non c'era nessuno. Si guardò intorno stupita,
l'unico essere vivente oltre a lei era Merlino che la fissava
muovendo nervosamente la coda. Pensò che probabilmente il
ragazzo era andato a recuperare la sua roba in camera e magari la
stava aspettando giù per fare colazione insieme e decidere
cosa fare. Mentre scendeva dal letto notò che la sua ferita
era completamente rimarginata e se ne stupì, anche se non si
trattava di nulla di grave, non si aspettava di guarire così
velocemente.
Si lavò e vestì in
fretta e provò a bussare alla porta della camera di Azaele. Il
ragazzo non rispose. Alba si accorse che la porta era solo socchiusa,
gettò uno sguardo dentro ma non c'era nessuno, sospirò
e decise di scendere, Merlino la seguì silenziosamente.
La sala da pranzo della locanda era
quasi vuota, gli unici avventori era tre frati incappucciati che la
osservarono insistentemente. Provò uno strano brivido e un
malessere profondo, ma evitò di rispondere al loro sguardo.
Erano frati inquisitori, gente da cui la signora Elena le aveva
sempre detto di tenersi lontana. Anche Merlino sembrava aver avuto lo
stesso pensiero perché si dileguò tra i tavoli senza
farsi notare.
Alba si avvicinò all'oste e gli
domandò se aveva visto Azaele. L'uomo scosse la testa e
rispose che non lo vedeva dalla sera prima.
La ragazza capì che il giovane
se n'era andato senza salutarla, ma non riusciva a credere che si
fosse semplicemente divertito per poi abbandonarla in quel modo.
Dentro di sé sapeva di avere stretto un legame profondo con
lui e che presto si sarebbero incontrati di nuovo. Decise di mangiare
qualcosa e partire al più presto per raggiungere Roma, dove
avrebbe sicuramente trovato un lavoro nuovo e, ne era certa, anche
Azaele.
Appena mise piede fuori dalla porta
riapparve Merlino che miagolò e le saltò in braccio con
un balzo, irrigidendosi come se fosse spaventato. La stessa Alba si
sentì gelare il sangue. “É il vostro gatto?”
domandò una voce fredda e tagliente alle sue spalle, la
ragazza si girò lentamente, ma sapeva già di chi era
quella voce. Guardò l'uomo incappucciato negli occhi e rispose
calma “É l'unico rimasto della cucciolata della mia
vecchia gatta, padre, era malata ed è morta poco dopo. Molte
persone scacciano dalle loro case i cuccioli di gatti neri, ma San
Francesco ci ha insegnato ad amare ogni creatura di nostro Signore,
non sono riuscita ad abbandonarlo al suo destino!”
L'incappucciato sembrò colpito
positivamente dal modo sincero in cui aveva risposto Alba, che in
realtà aveva mentito. Elena le aveva raccontato che Merlino un
giorno si era presentato alla sua porta e non se n'era più
andato, ma per qualche motivo la ragazza aveva intuito che era meglio
raccontare una storia diversa.
L'inquisitore domandò ancora
“Viaggi sola? Non è usuale per una giovane donna come
te!”
Alba cominciava a provare un forte mal
di testa e una sensazione di rabbia verso quell'uomo che si
permetteva di curiosare nella sua vita, ma ancora una volta capì
di dover mantenere la calma e rispondere con semplicità “Vado
a Roma a cercare servizio, padre, e a dire il vero fino a ieri non
ero sola, un giovane educato che faceva la mia stessa strada si è
offerto di accompagnarmi. Purtroppo stamattina ho scoperto che se n'è
andato via senza salutarmi. Ci sono rimasta un po' male, ma in fondo
non era un suo obbligo continuare il viaggio con me. Aveva i suoi
impegni e sarà dovuto partire presto!”
Ancora una volta l'inquisitore sembrò
soddisfatto, la giovane aveva ammesso di essere stata in compagnia
del giovane bruno con cui l'aveva vista cenare la sera prima. “Molto
bene, vai in pace ragazza e buona fortuna per il tuo lavoro!”
Alba rispose educatamente al saluto e
si avviò verso la strada che portava a Roma. Merlino stretto
tra le sue braccia, si rilassò e ricominciò a
respirare.
Nota 1: spero che John Landis non
venga mai a saperlo...
|